Ieri in Darfur, la martoriata regione occidentale del Sudan teatro dal febbraio del 2003 di un violento conflitto interetnico,
sono stati uccisi 7 caschi blu della forza di pace mista Onu/Ua,
UNAMID incaricata di monitorare il processo di pace nella regione sudanese.
Questo attacco è stato classificato come il più violento
compiuto fino ad ora contro la forza di pace Onu/Ua.
Si è trattato di una vera e propria imboscata, la terza in tre settimane, condotta da miliziani
armati rimasti sconosciuti contro i militari della missione di Pace. Nel corso dell’attacco,
oltre ai 7 peacekeeper di nazionalità tanzanese che sono
rimasti uccisi, altri 17 sono invece, rimasti feriti tra questi anche due donne.
Questi nuovi morti portano ad una quarantina il numero di caschi
blu uccisi da quando la forza di pace è stata dispiegata in Darfur. Risale al marzo
del 2009 la prima uccisione di un casco blu.
Come sempre teatro dell’agguato alla pattuglia di militari è stata
l’area situata nei pressi di Nyala, il capoluogo del Darfur meridionale per l’esattezza
nei pressi della base dell'Unamid a Manawashi
dove sono acquartierate le truppe della Tanzania.
Anche se le circostanze della morte dei 7 militari non sono
ancora chiare, l'episodio accresce il timore per la sicurezza del contingente
dispiegato in Darfur.
Il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, si
è detto indignato per l'uccisione di questi sette caschi blu tanzaniani e il
ferimento di altri 17. L'Onu ha finora sempre condannato, definendoli un atto
'inaccettabile', ogni attacco contro la forza di pace in Darfur e chiesto che
non si ripetano. Il Consiglio di Sicurezza infine ogni volta ha invece, sempre
chiesto che i responsabili di questo crimine venissero portati di fronte alla
giustizia''. Appelli sempre disattesi dal governo di Khartoum.
La situazione in Darfur, nelle ultime settimane, sembra aver
preso una brutta piega e la tensione è fortemente salita.
La scorsa settimana l’area di Nyala è stata
teatro di scontri. Nel corso di questi scontri un cooperante umanitario è stato
ucciso
L’UNAMID è composta da circa 20mila tra militari
e poliziotti male equipaggiati e male addestrati che provengono per lo più da
altri Paesi africani, questo soprattutto per volere del governo di Khartoum. La
Missione di Pace è dispiegata in Darfur dal
gennaio del 2008 subentrando all'AMIS,
la forza di pace che era esclusivamente dell'Ua e dal 2005 era incaricata di
mantenere la pace in Darfur. La missione è stata fortemente
voluta dalla Comunità Internazionale ma la sua presenza, per ovvi motivi, incide poco sul terreno.
Sono invece, circa un migliaio gli operatori
umanitari.
Dal 4 marzo del 2009, quando
venne spiccato nei confronti del presidente sudanese Omar el Bashir e due
ministri del suo governo un mandato di cattura dal Tribunale Internazionale
dell’AJA per crimini contro l'umanità e di guerra commessi in Darfur, si sono
susseguite, una dopo l’altra, rappresaglie contro l'Unamid e gli operatori
umanitari.
La tragedia del Darfur è esplosa nel febbraio del 2003 quando le
popolazioni locali di etnia africana, allora circa 6 milioni, si ribellarono
alle angherie dei governanti di Khartoum di etnia araba. Da allora si calcola
che siano state uccise almeno 300mila persone e tra orrori senza fine siano
quasi 3 milioni i profughi e gli sfollati. In tutti e i due casi sono cifre ben
lontane dalla realtà, i morti sono molti di più e tra profughi interni ed
esterni ospitati nei fatiscenti e inadatti campi profughi costruiti per poco
più di 25mila persone e che invece, ne ospitano più del doppio, il loro numero
si aggira intorno ai 3-4 milioni.
Una vera e propria carneficina che dal 2003 sta decimando la
popolazione di colore della regione sud occidentale del Sudan.
Un'operazione di 'pulizia' magistralmente architettata e condotta
dall'etnia araba dominante nel Paese e di cui il presidente El Bashir è il
maggior fautore. Tutto questo mentre il
mondo intero resta a guardare o peggio gira le spalle.
Dal lontano 2003 poi, i gruppi di guerriglieri antigovernativi
si sono scissi e moltiplicati, diventando incontrollabile e addirittura senza
più seguire una strategia comune. Intanto nella regione, grande quanto la
Francia, hanno cominciato a proliferare bande armate di miliziani che in molti
ritengono armati e finanziati da Khartoum.
A loro sono affidati i lavori più 'sporchi' e il compito di
provocare la reazione armata sia dei ribelli antigovernativi sia dei
peacekeeping.
Ferdinando Pelliccia
Nessun commento:
Posta un commento