martedì 9 agosto 2011

Pirateria. Savina Caylyn: come per una strana magia se ne riparla

Come per una strana magia, dopo 53 giorni di black out, oggi si è tornati a parlare della Savina Caylyn. La nave è stata sequestrata dai pirati somali al largo della Somalia l'8 febbraio scorso. A bordo della superpetroliera italiana 5 italiani. Lavoratori del mare che ora sono ancora, dopo tanto tempo, in balìa dei pirati somali. Questi italiani sono: il comandante, Giuseppe Lubrano Lavadera campano di Procida, il terzo ufficiale di coperta, Crescenzo Guardascione campano di Procida, l’allievo di coperta, Gianmaria Cesaro campano di Piano di Sorrento, il direttore di macchine, Antonio Verrecchia laziale di Gaeta, l’ufficiale Eugenio Bon, di Trieste. Quest’ultimo ha ‘festeggiato’ il suo trentesimo compleanno in prigionia lo scorso 30 aprile. Con loro sono trattenuti in ostaggio, tenuti come animali in gabbia, anche 17 marittimi indiani. Non bisogna dimenticarsi anche di loro. Sono tutti degli esseri umani, tutti lavoratori del mare. Essi non sono di certo dei soldati e non vanno per i mari a combattere una guerra e pertanto, non sono preparati a sopportare le angherie e le privazioni che invece, ora stanno subendo dopo essere caduti nelle mani dei pirati somali. “Siamo come Robinson Crusoe. Ci hanno dato una lenza e ci tocca pescare il cibo in mare”, raccontava tempo fa al telefono ai suoi familiari in Italia Eugenio Bon. La posizione degli indiani è ancora più tragica degli italiani in quanto l'India è stato uno dei più attivi e aggressivi Paesi nella lotta al fenomeno della pirateria marittima. Le navi da guerra di New Delhi hanno perseguitato i pirati in lungo e in largo nel mare dei pirati e fino anche alla costa. A centinaia i pirati somali sono stati catturati e portati in prigione. Una battaglia, quella dell’India, tutta in solitario in quanto nessun’altro Paese si è associato a questa energica azione di contrasto che sembrava vincente. Alla fine, il governo indiano ha dovuto alzare le mani di fronte al fatto che i predoni del mare una volta preso atto di ciò hanno cominciato a rivalesi sui cittadini indiani che erano marittimi a bordo delle navi catturate. Un episodio che dovrebbe far meditare in quanto si capisce che forse non c’è volontà a chiudere la partita con le poche migliaia di somali che si sono dedicati alla pirateria nel mare del Corno D’Africa. Un fatto è certo. Il giro d’affari internazionale che ruota intorno al fenomeno della pirateria marittima è vastissimo. Un mare di verdi bigliettoni scorre nel mare dei pirati e a cui vogliono attingere in tanti. Come prima conseguenza sono lievitati fortemente i costi di spedizione. Inoltre, le compagnie assicuratrici hanno fortemente aumentato i premi assicurativi. Premi che gli armatori accettano di buon grado perché restano comunque più convenienti del seguire altre rotte per evitare i pirati compiendo giri più larghi e lunghi. Questo lo sanno bene gli assicuratori che mantengono i premi assicurativi entro certi limiti comunque vantaggiosi per loro. I premi pagati restano sempre inferiori ai riscatti pagati. . Eppure paragonando i costi in riscatti della pirateria, 250-300 mln di dollari all’anno, e i costi per le indennità di assicurazione, per le operazioni navali militari, i procedimenti giudiziari e i maggiori costi derivanti dalla necessità di trovare nuove rotte per le navi per evitare le zone a rischio, 7-12 mld l’anno, a conti fatti converrebbe più lasciare lavorare i pirati in tranquillità che ‘infastidirli’. Come del resto avviene nel mare dell’Africa occidentale dove al largo della Nigeria un sequestro di una nave al massimo dura 5 giorni. Purtroppo però, prevale una sterile ostinazione a contrastarli. Dopo giusto due mesi rispuntano le foto in B/n di alcuni dei marittimi della Savina Caylyn. Foto inviate il 9 giugno scorso per fax dai pirati somali ai loro familiari in Italia. Si tratta di ‘normalissime’ foto in cui si intravedono alcuni pirati somali, armati fino ai denti, e come potrebbe essere diversamente, che guardano a vista i loro ‘preziosi’ ostaggi europei. Merce preziosa in quanto sanno bene che i loro governi e le loro compagnie marittime prima o poi pagheranno dopo aver tergiversato inutilmente anche per mesi. Quella di mostrare i marittimi in prigionia fa parte delle tattiche adottata dai predoni del mare per fare pressioni sulle famiglie degli ostaggi affinchè spingano chi deve farlo a pagare il riscatto richiesto. Per la nave italiana la gang del mare ha chiesto 16 mln di dollari. Altra tattica seguita dai banditi del mare. Prima chiedono grosse cifre e poi fingono di accettare le trattative e di accontentarsi in genere della metà. Del resto è nell’indole dell’africano di mercanteggiare prima di cedere nella vendita. Tutti quelli che seguono questo fenomeno sanno bene che sono scenari da incubo quelli che aspettano i marittimi che cadono ostaggi dei pirati somali. I predoni del mare una volta catturata la nave l’affidano in custodia ad altri predoni-guardiani, esistono nelle gang del mare varie figure criminali a cui vanno associati degli specifici compiti, che vanno a viverci a bordo insieme ai marittimi-ostaggi. Una promiscuità forzata che conduce ovviamente anche a situazioni esasperanti che nascono soprattutto dal prolungasi del sequestro. Per cui meno dura la prigionia e meglio è per gli ostaggi! Inoltre, grava sul tutto anche il fatto che i somali sono dediti a consumare grandi quantità di khat, foglie euforizzante che masticano di continuo, e a bere alcoolici. Una miscela esplosiva che trasforma la prigionia dei marittimi catturati in un vero INFERNO. E’ certo che i sequestratori sfogano la loro ferocia e frustrazioni, in fondo è come se fossero anche loro prigionieri, sui poveri ostaggi con vessazioni di ogni genere. L'esperienza segna anima, mente e corpo dei marittimi. Se ne ha testimonianza dal racconto fatto, al loro ritorno in Patria, dai marittimi italiani del rimorchiatore d’altura ‘Buccaneer’. La nave italiana insieme al suo equipaggio di 16 marittimi venne tenuta in ostaggio per quasi 4 mesi dai pirati somali, allora un record per le navi italiane, dall’11 aprile al 9 agosto 2009. A bordo vi erano 10 marittimi italiani che hanno vissuto una terribile esperienza che ha segnato la vita di molti di loro e dei loro familiari. Allora vennero lasciati soli dallo Stato italiano e ancor peggio anche dopo sono stati lasciati soli ad affrontare i ‘fantasmi’ della loro prigionia. Tra essi ironia della sorte ancora dei campani. Erano in tre, i marittimi Bernardo Borrelli, Vincenzo Montella, Giovanni Vollaro. Oggi poi, sempre come per magia, in una nota della Farnesina si legge: “Il Ministero degli Esteri, attraverso l’Unità di Crisi è impegnato nel seguire la vicenda del sequestro della petroliera “Savina Caylyn” di proprietà della compagnia armatrice “Fratelli D’Amato S.p.A, fin dallo scorso 8 febbraio, giorno in cui la nave è stata attaccata e dirottata da pirati”. Sarebbe bello che il Signor Ministro Frattini o chi per lui, spiegasse quali siano gli strumenti operativi di cui si stanno servendo per affrontare e risolvere la questione. Inoltre, ha il sapore del fumo negli occhi l’attività politico-diplomatica che la Farnesina sbandiera. E chiaro che l’Inviato Speciale del Ministro Frattini per le Emergenze Umanitarie, Margherita Boniver non poteva più recarsi nella regione somala semiautonoma del Puntland dopo aver accusato apertamente e anche minacciato, nel 2009, anno del sequestro del Buccaneer, il Presidente Fahore di complicità con i pirati somali. In questo modo l’Italia perdeva un utile alleato riconosciuto da tanti come nemico dei pirati. A riprova il fatto che Fahore non parteciperà nemmeno all’incontro internazionale sulla pirateria del giugno 2009, pochi mesi dopo, a Roma. Per cui nella sua recente missione diplomatica la signora Boniver ha parlato con tutti, ma non con le persone giuste. Insomma ha perso tempo e denaro. A dimostrazione di ciò. Poche settimane dopo si è dovuto recare nel Puntland il Sottosegretario agli Affari Esteri, Alfredo Mantica. Il Senatore Mantica ha incontrato Fahore, forse promesso mari e monti, ma è tornato con un pugno di mosche. Forse se fossero giunte invece, delle scuse chissà! Per cui le parole della odierna nota della Farnesina suonano con sterili parole, un format già letto. Quando venne ‘preso’ il Buccaneer la ‘famosa’ unità di Crisi della Farnesina non aveva alcuna idea del come affrontare la questione che venne gestita attraverso canali non convenzionali, affidandosi a intermediari che in alcuni casi non ebbero scrupoli a sparire con il bottino. Alla fine la nave venne liberata, ma solo dopo il pagamento di un riscatto. Anche allora la Farnesina impose il silenzio stampa giustificandolo dalla necessità di riservatezza sulle operazioni in corso e sulle iniziative che s'intendano assumere per la soluzione della delicata vicenda. Ed invece, era solo un modo per camuffare la loro incapacità a trovare sul posto contatti sicuri con i pirati somali . Solo dopo aver attivato diversi canali e speso un bel po’ di dollari ci riuscirono. In cambio del Buccaneer ed equipaggio hanno dovuto rilasciare qualche pirata somalo, ospite nelle prigioni somale, e sganciare diversi milioni di dollari. Sono 4 quelli andati ai pirati somali, chiusi in 4 sacche cellofanate e consegnati in mare dai nostri militari. Altri sono andati ad ambigui intermediari e presunti funzionari del governo somalo. Ed ora la storia si ripete. Con la sola differenza che nel 2009 si trattava di poco più di una barchetta, ed ora è una superpetroliera quella che oggi i pirati somali trattengo in ostaggio in attesa che la società armatrice o il governo italiano, paghino un riscatto per il suo rilascio. Un riscatto che qualcuno pagherà, eccome se pagherà! Ufficialmente l'Italia, come molti altri Paesi, ha scelto di affrontare l'emergenza pirateria marittima con i metodi della trattativa diplomatica. Però, non è mai successo che i pirati abbiano rilasciato una nave senza ottenerne in cambio il pagamento di un riscatto. Attualmente i predoni del mare trattengono in ostaggio almeno 700 marittimi. Si tratta di marinai di diversa nazionalità tra cui filippini, ucraini, pakistani, rumeni, indiani, egiziani, cinesi, cingalesi e europei. Molti di loro sono in mano ai pirati anche da anni perché nessuno paga per riaverli indietro.

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Una fiammella accesa per tutte le persone che soffrono al mondo

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Nel mondo sono tante le persone che piangono e soffrono a loro dedico un affettuoso pensiero....

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SI ALLE UNIONI CIVILI NO ALLE ADOZIONI

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Tutta la verità sul sequestro del rimorchiatore Buccaneer

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A tutti quei bravi ragazzi morti per l'Italia

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Non mi abituerò mai a quest'immagine! Onore ai caduti

Nel mondo ogni giorno vengono compiute carneficine immani in cui le vittime sono inermi civili

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il volto di un immigrato

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DARFUR:NON C'E' PIU' TEMPO DA PERDERE!

IN DARFUR SONO DECINE SE NON CENTINAIA LE PERSONE CHE MUOIONO OGNI MESE...
FAI LORO DEL BENE... AIUTA I RIFUGIATI E I PROFUGHI DEL DARFUR FACENDO UNA DONAZIONE ALL'AGENZIA ONU PER I RIFUGIATI UNHCR CHIAMA LO 0680212304 PER SAPERE COME FARE....
RICORDATI BASTANO 31 EURO PER ACQUISTARE 8 COPERTE, 51 EURO PER UNA TENDA E 200 EURO PER DARE ASSISTENZA MEDICA A 25 FAMIGLIE...

Un bambino del Darfur

Un bambino del Darfur
aiuta ad aiutarlo sostieni le iniziative pro Darfur
In Darfur dal 2003 ad oggi sono state compiute esecuzioni, anche di massa, stupri, soprattutto di massa, nei confronti di donne, uomini e bambini e interi villaggi sono stati rasi al suolo. Il terrore è stato usato come pratica generalizzata e a sfondo razziale mentre lo stupro è diventato una vera e propria arma da guerra.
Il governo sudanese di Khartoum da parte sua ha bombardato senza sosta i civili, e ha reso sempre più difficili le operazioni di soccorso delle organizzazioni umanitarie nei confronti delle genti del Darfur, fino al punto di far scappare via la maggior parte delle Ong operanti nella regione sudanese e liberarsi così di scomodi testimoni di quanto accadeva in quei luoghi. La stessa tattica è stata seguita prima con i peacekeepers dell'Ua e poi con quelli dell'Onu...
Tutto il mondo è a conoscenza di quanto accade in quella remota regione sudanese e lancia denunce. Da un lato Washington parla di genocidio, dall’altro l'Onu parla di catastrofe umanitaria e di pulizia etnica.
Il tutto però resta nella totale impunità!
Intanto, dal Febbraio 2003 anno in cui è iniziata la ribellione della popolazione di etnia africana del Darfur, circa 6 milioni in maggioranza musulmana e in parte animista, contro il governo sudanese, musulmano ma integralista e soprattutto di etnia araba e bianca, è scoppiato il conflitto che ha causato finora circa 300mila morti e due milioni e mezzo di profughi. Una protesta nata per lo stato di totale abbandono e sfruttamento in cui la popolazione nera era tenuta. La repressione del governo centrale è stata spietata, soprattutto facendo uso dei Janjaweed, i diavoli a cavallo, che sono milizie nomadi di etnia araba che hanno compiuto tutti gli orrori possibili e inimmaginabili contro le genti del Darfur di etnia nera, per lo più contadini e pastori.

Il pianto di un innocente a Gaza

Il pianto di un innocente a Gaza
Ancora una volta il mondo intero si dovrebbe vergognare!!!
La guerra chi puo raccontarla? E' difficile farlo ma tutti possiamo immaginare come sia il sentire l'odore dei morti abbandonati nelle strade o sotto le macerie, il vedere i bambini che muoiono di fame accanto al cadavere della madre, il sentire il lamento dei feriti e lo strazio dei sopravvissuti, di chi si vede impotente e maledice chi gli ha portato via tutto.
Nella Striscia di Gaza siamo ormai quasi alla terza settimana di bombardamenti e inesorabilmente, come non potrebbe essere diversamente con tutta la tecnologia militare del 21° secolo che gli israeliani stanno usando, il numero dei morti tra i civili continuato ad aumentare, mentre l'esercito israeliano bombarda le loro case si moltiplicano tra i palestinesi le scene di disperazione e di dolore causati dagli effetti devastanti della guerra che certamente non sono cambiati nel tempo anzi al contrario.

Giugno 2009: La rivoluzione di velluto in Iran

Giugno 2009: La rivoluzione di velluto in Iran
Sono solidale con i persiani che manifestano

Il 12 giugno 2010 è caduto il primo anniversario delle contestate elezioni iraniane. Elezioni che decretarono la riconferma a presidente dell’Iran di Mahmud Ahmadinejad. Il Paese ha vissuto le prime ora di questa giornata con una calma carica di tensione che poi, è scoppiata nel pomeriggio intorno alle 16, le 13.30 italiane con i primi scontri tra manifestanti e forze di sicurezza nei pressi dell’Università Sharif di Teheran. Era impensabile che l’opposizione iraniana del movimento riformista dell’Onda Verde si facesse scappare questa occasione per proclamare il proprio dissenso al regime degli Ayatollah. I luoghi delle sanguinose proteste post elettorali di un anno fa si sono quindi di nuovo riempiti di manifestanti. Questo, nonostante l’appello dei leader dell’opposizione, Moussavi e Karroubi, a evitare di scendere in piazza e nonostante che le forze di sicurezza avessero preso posizione in vari punti strategici del centro di Teheran per prevenire manifestazioni. Nonostante le proteste e le accuse di brogli elettorali il contestato presidente Ahmadinejad ha potuto proseguire nel suo mandato, quasi certamente usurpato, grazie all’appoggio dell’ayatollah Ali Khamenei, la Guida Suprema. La lotta continuerà. Viva la Persia! Viva il movimento riformista!


i 44 presidenti degli Usa

i 44 presidenti degli Usa
da www.patrickmoberg.com/blog/id:420/november-4-2008

The President United States of America

The President United States of America
Barack Obama

E' morta Miriam Makeba

E' morta Miriam Makeba
Addio Mama Afrika....io continuerò a sognare...

Notes

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Italia. Violenza sessuale è allarme sociale


Dopo i recenti casi di stupri, a Roma, Bologna e Milano non si riesce quasi più a tenere il conto degli episodio di violenza sessuale che, dall'inizio dell'anno, si stanno susseguendo in Italia ad opera principalmente di stranieri. Un orribile reato che si verifica nelle grandi città metropolitane come nei piccoli centri urbani. Emergono dati da brividi dalle informazioni fornite dal Presidente facente funzioni del Tribunale di Como Giuseppe Anzani e dal Procuratore capo Alessandro Maria Lodolini. Ogni 4 giorni in Procura a Como arriva una denuncia per violenza sessuale. I fascicoli aperti tra luglio 2007 e giugno 2008 sono stati 89, tra violenze sessuali e pedofilia. Ma è solo la punta di un iceberg in quanto, il reato, per la quasi totalità è sommerso perché prevale ancora la paura e la vergogna a denunciare la violenza subita. Fino ad oggi la violenza che subivano le donne era soprattutto domestica, ma gli episodi di violenza che hanno visto protagoniste, loro malgrado, delle donne avvenuti negli ultimi giorni, per le strade, propongono una nuova emergenza. Un autorevole testimonianza è portata da Telefono Rosa che da anni conosce il fenomeno ed assiste le vittime. “Ciò che sta avvenendo dall'inizio dell'anno, precisa il presidente Maria Gabriella Carnieri Moscatelli, mi preoccupa. Non so se è solo l'effetto di maggiori denunce ma, dal nostro osservatorio, non era mai stato rilevata una cosa simile”. Gli avvenimenti degli ultimi giorni non fanno altro che conferma un'allarmante costante: in testa alla classifica degli autori di stupri ci sono gli stranieri. Il triste primato vede fra i primi i romeni, seguiti da marocchini e albanesi che sembra abbiano dato il via ad una esecrabile escalation di violenza contro le donne. Assodato che nella stragrande maggioranza dei casi questi episodi sono commessi da stranieri, spesso clandestini, ora si deve dare a tutto questo uno stop. Certezza della pena, custodia cautelare in carcere per chi è accusato di violenza sessuale ed esclusione di attenuanti per chi delinque sotto effetto di alcool e droghe. Tutto ovviamente tenendo conto di due elementi fondamentali: abbattere l'allarme sociale provocato da questo tipo di reati e tutelare la dignità della vittima, che va assicurata anche nel percorso dibattimentale.
Per raggiungere un risultato anzitutto è importante l'introduzione nel ddl sicurezza dell'obbligo del carcere per chi stupra. Forse il decreto 'anti-stupro' sarà pronto per venerdì esso dovrebbe contenere, come annunciato, importanti novità: gli accusati di stupro non potranno beneficiare della libertà condizionale, ci sarà un avvocato a spese dello Stato per le vittime di violenza sessuale, arriveranno nuovi presidi di polizia con relativi stanziamenti, saranno anticipate le norme contenute nel ddl anti-molestie che la Camera ha già approvato. Tra le altre cose, ci dovrebbero essere anche aggravanti se a commettere violenza sono familiari, partner o tutori; un pesante aggravio di pena se la vittima è sotto i 14 anni; uguale trattamento, invece, se la vittima è maggiorenne o appena sotto i 18; ergastolo sicuro, se allo stupro segue la morte della vittima. Mano pesante anche per i complici: nessuna possibilità di godere dei domiciliari neppure per i favoreggiatori.

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La scuola pubblica in Italia con la 'Riforma Gelmini'

Esprimo la mia piena solidarietà con tutti coloro che protestano contro la Legge 133/08 la cosidetta 'Riforma Gelmini'....

Le cifre presentate nel decreto fanno venire i brividi: i tagli previsti dal decreto legge 112, poi convertito nella legge 133/08, e gli ulteriori provvedimenti contenuti nel decreto 137 porteranno, a livello nazionale, ad una riduzione di circa 100mila posti tra il personale docente e di 43mila posti tra quello Ata (ausiliari, tecnici e amministrativi).
Per molti, anche per i non addetti ai lavori, l'effetto provocato dalla legge che in pratica azzererà in poco tempo le faticose conquiste di anni e anni, non solo in termini di posti di lavoro, ma anche di mission- educativa e di didattica, rende il momento dei più cupi e tristi degli ultimi anni. Ai tagli vanno poi sommati, le conseguenze che scaturiranno dalla reintroduzione del maestro unico nelle scuole elementari.
L'Europa chiede più scuola, più sapere e l'Italia che fa?
Il contrario!
Rientrodurre il maestro unico è compiere, di sicuro, un passo indietro di almeno mezzo secolo. Se non addirittura si ritorna al tempo del libro cuore, senza offesa per quel libro mio compagno di tanti pomeriggi.
Perchè tutto questo? Bella domanda!
Molto probabilmente si tenta di mascherare con questa supposta riforma quello che è il vero scopo del provvedimento: incassare o meglio risparmiare in poco meno di 4-5 anni 8miliardi di euro. Questa è la cifra stimata, che dovrebbe restare nelle casse dello stato.
Un risparmio quindi certo ottenuto tagliando centinaia di migliaia di posti di lavoro ma al contempo che produrrà anche un effetto negativo: quello di un drastico ridimensionamento del servizio scolastico pubblico in favore forse di quello privato. Inoltre un'altra diretta conseguenza della L.133/08 sarà la chiusura di decine e decine di plessi scolastici.
Molte scuole, soprattutto nei piccoli centri urbani, non ci saranno più. A scomparire sarà anche un altro degli elementi cardine dell'istruzione primaria italiana: il tempo pieno. Bisogna fare attenzione, chi sostiene che il tempo pieno non sarà toccato dalla riforma o che addirittura aumenterà mente sapendo di farlo.
Rifletteteci un poco e capirete perchè!
Se prima, per ogni 2 classi, c'erano 3 insegnanti d'ora in poi sarà uno per classe, a seguire e istruire dai 20 ai 30 alunni e che svolgerà il suo orario lavorativo settimanale esclusivamente di mattina. Pertanto al pomeriggio non potrà esserci altro che un sorta di dopo-scuola, trasformando il tempo pieno di fatto in un parcheggio pomeridiano per i bambini, che nulla ha da condividere con l'offerta didattica di cui fino ad ieri, prima della 'riforma Gelmini', gli alunni potevano usufruire con il tempo pieno.

...

ARRIVERA' PER NATALE UNA 'SOCIAL CARD' AD OLTRE 1MLN DI ITALIANI 'POVERI'

C’è un detto che dice: "meglio poco che niente!".
In questo caso tra il poco e il nulla ci sono così poche differenze che è difficile distinguerli.
La 'social card, almeno per il momento, sembra più l’ennesimo spot varato dal governo che piuttosto un provvedimento serio in grado di aiutare per davvero i più bisognosi.
Nessuno però si è ricordato di dire che ogni spesa effettuata con la 'social card' in automatico sarà data una commissione alla Mastercard che è la società che ha emmesso ed è la proprietà della card.
Bhe! Almeno qualcuno di certo ci guadagnerà da questa iniziativa...
Appare strano che un'iniziativa così benefica abbia comunque dei costi accessori...stranezze tutte italiane!

***

Parole....di Abraham Lincoln

Non si può arrivare alla prosperità

scoraggiando l'impresa.
Non si può rafforzare il debole
indebolendo il più forte.
Non si può aiutare chi è piccolo
abbattendo chi è grande.
Non si può aiutare il povero
distruggendo il ricco.
Non si possono aumentare le paghe
rovinando i datori di lavoro.
Non si può progredire serenamente
spendendo più del guadagno.
Non si può promuovere la fratellanza umana
predicando l'odio di classe.
Non si può instaurare la sicurezza sociale
adoperando denaro imprestato.
Non si può formare carattere e coraggioto
gliendo iniziativa e sicurezza.
Non si può aiutare continuamente
la gente facendo in sua vece quello che potrebbe
e dovrebbe fare da sola.

USA 2008: ELETTO PRESIDENTE BARACK OBAMA

USA 2008: ELETTO PRESIDENTE BARACK OBAMA

marito e padre

i due rivali

genere umano

GIOCHI OLIMPICI DI PECHINO

GIOCHI OLIMPICI DI PECHINO
da peacereporter

23/02/2002 - 02/07/2008 Ingrid Betancourt è stata liberata!

23/02/2002 - 02/07/2008                  Ingrid Betancourt è stata liberata!
faccio mia la gioia di tutti!

Finalmente liberi!!!

Finalmente liberi!!!

Grazie a loro la Betancourt è libera

Grazie a loro la Betancourt è libera
il ministro della Difesa colombiano Santos e il generale Montoya

Grazie Uribe!!

Grazie Uribe!!
La Betancourt ha incontrato il presidente colombiano Uribe che vinse le elezioni del 2002

madre e figlia!

madre e figlia!
Yolanda Pulecio e Ingrid Betancourt

le due Betancourt

le due Betancourt
Ingrid abbraccia la madre Yolanda

La gioia della libertà riconquistata

La gioia della libertà riconquistata
Ingrid Betancourt dopo la liberazione