giovedì 13 gennaio 2011

Vertenza Fiat: da questa sera si vota a Mirafiore

Alle carrozzerie di Mirafiori di Torino si vota. E' iniziato il referendum. Il primo dei nove seggi allestiti per il voto è stato aperto alle 22 di stasera. I restanti seggi apriranno domani quando si voterà dalle 7.30 alle 13, per permettere il voto al turno del mattino, e poi dalle 14.30 alle 19.30 per far votare il turno pomeridiano. I seggi tutti insieme chiuderanno intorno alle 19,30 di domani. I lavoratori e le lavoratrici dello stabilimento torinese sono chiamati a votare per dire SI o NO all'accordo separato del 23 dicembre scorso per lo stabilimento torinese siglato da Fiat e i sindacati metalmeccanici di Fim, Uilm, Fismic, Ugl, e Associazione Capi e Quadri ad eccezione della Fiom e dei Cobas. Complessivamente la fabbrica automobilistica torinese ha promesso di investire un miliardo di euro a Mirafiori, ma solo se al referendum vinceranno i SI anche solo con il 51 per cento dei consensi. I risultati del referendum verranno resi noti sempre domani, ma a sera tardi, forse dopo le 22 o addirittura nella notte come avvenne per Pomigliano D’Arco (NA). Comunque sia già nel corso dello spoglio si potrà facilmente capire quale sia stato l’orientamento del voto. Un voto che sarà espresso dai dipendenti Fiat delle carrozzerie di Mirafiori di Torino, ma limitato a quelli dei reparti di lastratura, verniciatura e montaggio. In tutto 5.431 lavoratori, dei quali 453 impiegati. Una piccola avanguardia dei 17mila che lavorano a Mirafiore. Ad ogni lavoratore verrà consegnata una scheda di colore bianco contenente il quesito: “Sei favorevole all'ipotesi di accordo del 23 dicembre 2010?”. Sotto la domanda ci sono le due opzioni di risposta, SI o NO. A votare per primi gli operai del turno di notte e lo potranno fare fino alle due di domani mattina. Si tratta di circa 180 lavoratori. L'intero processo elettorale è gestito dagli stessi lavoratori che però, non possono essere delegati sindacali. Allo spoglio presenzieranno invece, delegati dei sindacati firmatari dell'intesa, e anche della Fiom e dei due comitati per il NO. Oggi e domani sono dunque due giorni decisivi. I lavoratori si trovano tra l'incudine e il martello. Da quanto sono tornati in fabbrica, dopo tre settimane di cassa integrazione, non hanno avuto un momento di pace. Essi si sono ritrovati come assediati dai media e dagli appartenenti al fronte del Si e quello del NO. Nei giorni scorsi si sono registrati anche dei momenti di tensione tra i sostenitori dell’uno e dell’altro che si sono fronteggiati davanti ai cancelli della fabbrica torinese a suon di urla, accompagnati anche da insulti e spintoni. In particolare al centro delle tensioni si sono ritrovati i delegati Fim. Anche oggi vigilia del voto, davanti ai cancelli della fabbrica, e in particolare di quelli delle carrozzerie di Mirafiori, è continuato il volantinaggio dei rappresentanti della Fiom, mentre all'interno dello stabilimento si è tenuta un'assemblea dei lavoratori a cui ha preso parte il segretario generale, Maurizio Landini affiancato dai vertici locali del sindacato, per illustrare i punti dell’accordo separato del 23 dicembre scorso e spiegare le ragioni del NO. “Non firmeremo l'accordo indipendentemente dall'esito del referendum che non è un referendum libero, ma è un plebiscito e insieme ai lavoratori decideremo le iniziative opportune perchè i diritti vengano garantiti”, ha poi affermato Landini al termine dell'assemblea. Anche Cobas e Usb si sono impegnati a informare i lavoratori sui punti dell’accordo. Non ci sono state invece, le preannunciate assemblee fuori dalla fabbrica indette dal fronte del SI. Assemblee che si dovevano tenere fuori dall'orario di lavoro presso la Parrocchia del Redentore adiacente ai cancelli delle carrozzerie Mirafiori. A Mirafiori circa il 49 per cento dei lavoratori è iscritto al sindacato. La Fiom è il primo sindacato con il 13 per cento dei lavoratori iscritti. Poi segue la Fim con il 12 per cento, la Fismic e la Uilm entrambe con il 10 per cento e l`Ugl con il 4 per cento. Sulla carta il fronte del SI al referendum sull'accordo separato del 23 dicembre scorso ha la maggioranza. La grande incognita sono però, quel 51 per cento di operai che non sono sindacalizzati. Come voteranno? L’orientamento tra gli operai sembra quello di voler far prevalere il SI anche se molti si vedono nelle posizioni prese dalla Fiom e condividono le ragioni del NO. Tutto ciò fa si che quella appena iniziata sia una battaglia all'ultimo voto. In tutti prevale la consapevolezza che la posta in gioco è il futuro di Mirafiori e, forse, della stessa presenza di Fiat in Italia. Forte è anche la consapevolezza che chi voterà SI lo farà soprattutto perchè non ha alternative. Stamani, a portare la loro solidarietà e a testimoniare la vicinanza agli operai di Mirafiori, sono arrivati da Pomigliano una rappresentanza di lavoratori, mentre una rappresentanza di Sindaci è giunta dalla Val di Susa. Oggi sono rientrati a Torino, dopo aver partecipato al Salone dell'auto di Detroit negli USA, anche il presidente Fiat, John Elkann e l’Ad, Sergio Marchionne. Questo referendum alla fine ha finito per dividere non solo i sindacati e gli operai, ma anche la politica e l`opinione pubblica nazionale. Oggi il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso ha ribadito che: “qualunque sia l'esito del referendum nella fabbrica ci torneremo. La Fiom è una grande organizzazione con migliaia di iscritti e non viene cancellata così. Bisogna evitare di attribuire all'amministratore delegato della Fiat il potere di cambiare la storia e le tradizioni del nostro Paese”. Il leader della Cgil è anche ritornato sulle dichiarazioni del Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi: “In un Paese normale un governo, di fronte a un'impresa che vuole fare investimenti, avrebbe fatto tutto diverso: avrebbe chiamato l'impresa e verificato gli investimenti. Non avendo fatto tutto ciò si fa spettacolo”. Mentre il segretario generale della Fiom, Landini ha ribadito che: “si tratta più di un ricatto che di un referendum, e che rischia di diventare un plebiscito in cui si può solamente dire ciò che chi comanda vuole che si dica”. In caso di vittoria dei No, Landini si è augurato che si facciano comunque gli investimenti a Mirafiori e si apra una vertenza in tutto il gruppo Fiat che non è mai stata aperta. “Noi continuiamo a pensare che sia necessario un intervento pubblico e siamo interessati ancora più di Marchionne che qui si continuino a produrre auto ma nel rispetto dei diritti. Non è possibile che Mirafiori chiuda a Torino si fanno auto da cento anni, si facevano prima si faranno dopo Marchionne, se qualcuno ha deciso di investire altrove non scarichi la responsabilità sui lavoratori”, ha concluso il leader Fiom. Per il ministro per lo Sviluppo Economico, Paolo Romani è invece, impensabile prendere in considerazione che si possa arrivare ad un'ipotesi di bocciatura dell'accordo da parte dei lavoratori. Da parte il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, nel confermare che il suo partito rispetterà l'esito del voto, attacca affermando che: “E’ incredibile la solitudine in cui sono stati lasciati i lavoratori e i sindacati, in un Paese in cui le stock option galoppano, l'evasione è al massimo, le riforme professionali sono state affidate agli ordini”.

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Una fiammella accesa per tutte le persone che soffrono al mondo

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Nel mondo sono tante le persone che piangono e soffrono a loro dedico un affettuoso pensiero....

Unioni Civili

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A tutti quei bravi ragazzi morti per l'Italia

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Non mi abituerò mai a quest'immagine! Onore ai caduti

Nel mondo ogni giorno vengono compiute carneficine immani in cui le vittime sono inermi civili

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in memoria di coloro che hanno versato il loro sangue a causa del terrorismo ed ora sono solo ombre!

sono solidale con gli immigrati clandestini

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il volto di un immigrato

...a quei bravi ragazzi, figli dell'America di oggi, morti in guerra!

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DARFUR:NON C'E' PIU' TEMPO DA PERDERE!

IN DARFUR SONO DECINE SE NON CENTINAIA LE PERSONE CHE MUOIONO OGNI MESE...
FAI LORO DEL BENE... AIUTA I RIFUGIATI E I PROFUGHI DEL DARFUR FACENDO UNA DONAZIONE ALL'AGENZIA ONU PER I RIFUGIATI UNHCR CHIAMA LO 0680212304 PER SAPERE COME FARE....
RICORDATI BASTANO 31 EURO PER ACQUISTARE 8 COPERTE, 51 EURO PER UNA TENDA E 200 EURO PER DARE ASSISTENZA MEDICA A 25 FAMIGLIE...

Un bambino del Darfur

Un bambino del Darfur
aiuta ad aiutarlo sostieni le iniziative pro Darfur
In Darfur dal 2003 ad oggi sono state compiute esecuzioni, anche di massa, stupri, soprattutto di massa, nei confronti di donne, uomini e bambini e interi villaggi sono stati rasi al suolo. Il terrore è stato usato come pratica generalizzata e a sfondo razziale mentre lo stupro è diventato una vera e propria arma da guerra.
Il governo sudanese di Khartoum da parte sua ha bombardato senza sosta i civili, e ha reso sempre più difficili le operazioni di soccorso delle organizzazioni umanitarie nei confronti delle genti del Darfur, fino al punto di far scappare via la maggior parte delle Ong operanti nella regione sudanese e liberarsi così di scomodi testimoni di quanto accadeva in quei luoghi. La stessa tattica è stata seguita prima con i peacekeepers dell'Ua e poi con quelli dell'Onu...
Tutto il mondo è a conoscenza di quanto accade in quella remota regione sudanese e lancia denunce. Da un lato Washington parla di genocidio, dall’altro l'Onu parla di catastrofe umanitaria e di pulizia etnica.
Il tutto però resta nella totale impunità!
Intanto, dal Febbraio 2003 anno in cui è iniziata la ribellione della popolazione di etnia africana del Darfur, circa 6 milioni in maggioranza musulmana e in parte animista, contro il governo sudanese, musulmano ma integralista e soprattutto di etnia araba e bianca, è scoppiato il conflitto che ha causato finora circa 300mila morti e due milioni e mezzo di profughi. Una protesta nata per lo stato di totale abbandono e sfruttamento in cui la popolazione nera era tenuta. La repressione del governo centrale è stata spietata, soprattutto facendo uso dei Janjaweed, i diavoli a cavallo, che sono milizie nomadi di etnia araba che hanno compiuto tutti gli orrori possibili e inimmaginabili contro le genti del Darfur di etnia nera, per lo più contadini e pastori.

Il pianto di un innocente a Gaza

Il pianto di un innocente a Gaza
Ancora una volta il mondo intero si dovrebbe vergognare!!!
La guerra chi puo raccontarla? E' difficile farlo ma tutti possiamo immaginare come sia il sentire l'odore dei morti abbandonati nelle strade o sotto le macerie, il vedere i bambini che muoiono di fame accanto al cadavere della madre, il sentire il lamento dei feriti e lo strazio dei sopravvissuti, di chi si vede impotente e maledice chi gli ha portato via tutto.
Nella Striscia di Gaza siamo ormai quasi alla terza settimana di bombardamenti e inesorabilmente, come non potrebbe essere diversamente con tutta la tecnologia militare del 21° secolo che gli israeliani stanno usando, il numero dei morti tra i civili continuato ad aumentare, mentre l'esercito israeliano bombarda le loro case si moltiplicano tra i palestinesi le scene di disperazione e di dolore causati dagli effetti devastanti della guerra che certamente non sono cambiati nel tempo anzi al contrario.

Giugno 2009: La rivoluzione di velluto in Iran

Giugno 2009: La rivoluzione di velluto in Iran
Sono solidale con i persiani che manifestano

Il 12 giugno 2010 è caduto il primo anniversario delle contestate elezioni iraniane. Elezioni che decretarono la riconferma a presidente dell’Iran di Mahmud Ahmadinejad. Il Paese ha vissuto le prime ora di questa giornata con una calma carica di tensione che poi, è scoppiata nel pomeriggio intorno alle 16, le 13.30 italiane con i primi scontri tra manifestanti e forze di sicurezza nei pressi dell’Università Sharif di Teheran. Era impensabile che l’opposizione iraniana del movimento riformista dell’Onda Verde si facesse scappare questa occasione per proclamare il proprio dissenso al regime degli Ayatollah. I luoghi delle sanguinose proteste post elettorali di un anno fa si sono quindi di nuovo riempiti di manifestanti. Questo, nonostante l’appello dei leader dell’opposizione, Moussavi e Karroubi, a evitare di scendere in piazza e nonostante che le forze di sicurezza avessero preso posizione in vari punti strategici del centro di Teheran per prevenire manifestazioni. Nonostante le proteste e le accuse di brogli elettorali il contestato presidente Ahmadinejad ha potuto proseguire nel suo mandato, quasi certamente usurpato, grazie all’appoggio dell’ayatollah Ali Khamenei, la Guida Suprema. La lotta continuerà. Viva la Persia! Viva il movimento riformista!


i 44 presidenti degli Usa

i 44 presidenti degli Usa
da www.patrickmoberg.com/blog/id:420/november-4-2008

The President United States of America

The President United States of America
Barack Obama

E' morta Miriam Makeba

E' morta Miriam Makeba
Addio Mama Afrika....io continuerò a sognare...

Notes

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Italia. Violenza sessuale è allarme sociale


Dopo i recenti casi di stupri, a Roma, Bologna e Milano non si riesce quasi più a tenere il conto degli episodio di violenza sessuale che, dall'inizio dell'anno, si stanno susseguendo in Italia ad opera principalmente di stranieri. Un orribile reato che si verifica nelle grandi città metropolitane come nei piccoli centri urbani. Emergono dati da brividi dalle informazioni fornite dal Presidente facente funzioni del Tribunale di Como Giuseppe Anzani e dal Procuratore capo Alessandro Maria Lodolini. Ogni 4 giorni in Procura a Como arriva una denuncia per violenza sessuale. I fascicoli aperti tra luglio 2007 e giugno 2008 sono stati 89, tra violenze sessuali e pedofilia. Ma è solo la punta di un iceberg in quanto, il reato, per la quasi totalità è sommerso perché prevale ancora la paura e la vergogna a denunciare la violenza subita. Fino ad oggi la violenza che subivano le donne era soprattutto domestica, ma gli episodi di violenza che hanno visto protagoniste, loro malgrado, delle donne avvenuti negli ultimi giorni, per le strade, propongono una nuova emergenza. Un autorevole testimonianza è portata da Telefono Rosa che da anni conosce il fenomeno ed assiste le vittime. “Ciò che sta avvenendo dall'inizio dell'anno, precisa il presidente Maria Gabriella Carnieri Moscatelli, mi preoccupa. Non so se è solo l'effetto di maggiori denunce ma, dal nostro osservatorio, non era mai stato rilevata una cosa simile”. Gli avvenimenti degli ultimi giorni non fanno altro che conferma un'allarmante costante: in testa alla classifica degli autori di stupri ci sono gli stranieri. Il triste primato vede fra i primi i romeni, seguiti da marocchini e albanesi che sembra abbiano dato il via ad una esecrabile escalation di violenza contro le donne. Assodato che nella stragrande maggioranza dei casi questi episodi sono commessi da stranieri, spesso clandestini, ora si deve dare a tutto questo uno stop. Certezza della pena, custodia cautelare in carcere per chi è accusato di violenza sessuale ed esclusione di attenuanti per chi delinque sotto effetto di alcool e droghe. Tutto ovviamente tenendo conto di due elementi fondamentali: abbattere l'allarme sociale provocato da questo tipo di reati e tutelare la dignità della vittima, che va assicurata anche nel percorso dibattimentale.
Per raggiungere un risultato anzitutto è importante l'introduzione nel ddl sicurezza dell'obbligo del carcere per chi stupra. Forse il decreto 'anti-stupro' sarà pronto per venerdì esso dovrebbe contenere, come annunciato, importanti novità: gli accusati di stupro non potranno beneficiare della libertà condizionale, ci sarà un avvocato a spese dello Stato per le vittime di violenza sessuale, arriveranno nuovi presidi di polizia con relativi stanziamenti, saranno anticipate le norme contenute nel ddl anti-molestie che la Camera ha già approvato. Tra le altre cose, ci dovrebbero essere anche aggravanti se a commettere violenza sono familiari, partner o tutori; un pesante aggravio di pena se la vittima è sotto i 14 anni; uguale trattamento, invece, se la vittima è maggiorenne o appena sotto i 18; ergastolo sicuro, se allo stupro segue la morte della vittima. Mano pesante anche per i complici: nessuna possibilità di godere dei domiciliari neppure per i favoreggiatori.

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La scuola pubblica in Italia con la 'Riforma Gelmini'

Esprimo la mia piena solidarietà con tutti coloro che protestano contro la Legge 133/08 la cosidetta 'Riforma Gelmini'....

Le cifre presentate nel decreto fanno venire i brividi: i tagli previsti dal decreto legge 112, poi convertito nella legge 133/08, e gli ulteriori provvedimenti contenuti nel decreto 137 porteranno, a livello nazionale, ad una riduzione di circa 100mila posti tra il personale docente e di 43mila posti tra quello Ata (ausiliari, tecnici e amministrativi).
Per molti, anche per i non addetti ai lavori, l'effetto provocato dalla legge che in pratica azzererà in poco tempo le faticose conquiste di anni e anni, non solo in termini di posti di lavoro, ma anche di mission- educativa e di didattica, rende il momento dei più cupi e tristi degli ultimi anni. Ai tagli vanno poi sommati, le conseguenze che scaturiranno dalla reintroduzione del maestro unico nelle scuole elementari.
L'Europa chiede più scuola, più sapere e l'Italia che fa?
Il contrario!
Rientrodurre il maestro unico è compiere, di sicuro, un passo indietro di almeno mezzo secolo. Se non addirittura si ritorna al tempo del libro cuore, senza offesa per quel libro mio compagno di tanti pomeriggi.
Perchè tutto questo? Bella domanda!
Molto probabilmente si tenta di mascherare con questa supposta riforma quello che è il vero scopo del provvedimento: incassare o meglio risparmiare in poco meno di 4-5 anni 8miliardi di euro. Questa è la cifra stimata, che dovrebbe restare nelle casse dello stato.
Un risparmio quindi certo ottenuto tagliando centinaia di migliaia di posti di lavoro ma al contempo che produrrà anche un effetto negativo: quello di un drastico ridimensionamento del servizio scolastico pubblico in favore forse di quello privato. Inoltre un'altra diretta conseguenza della L.133/08 sarà la chiusura di decine e decine di plessi scolastici.
Molte scuole, soprattutto nei piccoli centri urbani, non ci saranno più. A scomparire sarà anche un altro degli elementi cardine dell'istruzione primaria italiana: il tempo pieno. Bisogna fare attenzione, chi sostiene che il tempo pieno non sarà toccato dalla riforma o che addirittura aumenterà mente sapendo di farlo.
Rifletteteci un poco e capirete perchè!
Se prima, per ogni 2 classi, c'erano 3 insegnanti d'ora in poi sarà uno per classe, a seguire e istruire dai 20 ai 30 alunni e che svolgerà il suo orario lavorativo settimanale esclusivamente di mattina. Pertanto al pomeriggio non potrà esserci altro che un sorta di dopo-scuola, trasformando il tempo pieno di fatto in un parcheggio pomeridiano per i bambini, che nulla ha da condividere con l'offerta didattica di cui fino ad ieri, prima della 'riforma Gelmini', gli alunni potevano usufruire con il tempo pieno.

...

ARRIVERA' PER NATALE UNA 'SOCIAL CARD' AD OLTRE 1MLN DI ITALIANI 'POVERI'

C’è un detto che dice: "meglio poco che niente!".
In questo caso tra il poco e il nulla ci sono così poche differenze che è difficile distinguerli.
La 'social card, almeno per il momento, sembra più l’ennesimo spot varato dal governo che piuttosto un provvedimento serio in grado di aiutare per davvero i più bisognosi.
Nessuno però si è ricordato di dire che ogni spesa effettuata con la 'social card' in automatico sarà data una commissione alla Mastercard che è la società che ha emmesso ed è la proprietà della card.
Bhe! Almeno qualcuno di certo ci guadagnerà da questa iniziativa...
Appare strano che un'iniziativa così benefica abbia comunque dei costi accessori...stranezze tutte italiane!

***

Parole....di Abraham Lincoln

Non si può arrivare alla prosperità

scoraggiando l'impresa.
Non si può rafforzare il debole
indebolendo il più forte.
Non si può aiutare chi è piccolo
abbattendo chi è grande.
Non si può aiutare il povero
distruggendo il ricco.
Non si possono aumentare le paghe
rovinando i datori di lavoro.
Non si può progredire serenamente
spendendo più del guadagno.
Non si può promuovere la fratellanza umana
predicando l'odio di classe.
Non si può instaurare la sicurezza sociale
adoperando denaro imprestato.
Non si può formare carattere e coraggioto
gliendo iniziativa e sicurezza.
Non si può aiutare continuamente
la gente facendo in sua vece quello che potrebbe
e dovrebbe fare da sola.

USA 2008: ELETTO PRESIDENTE BARACK OBAMA

USA 2008: ELETTO PRESIDENTE BARACK OBAMA

marito e padre

i due rivali

genere umano

GIOCHI OLIMPICI DI PECHINO

GIOCHI OLIMPICI DI PECHINO
da peacereporter

23/02/2002 - 02/07/2008 Ingrid Betancourt è stata liberata!

23/02/2002 - 02/07/2008                  Ingrid Betancourt è stata liberata!
faccio mia la gioia di tutti!

Finalmente liberi!!!

Finalmente liberi!!!

Grazie a loro la Betancourt è libera

Grazie a loro la Betancourt è libera
il ministro della Difesa colombiano Santos e il generale Montoya

Grazie Uribe!!

Grazie Uribe!!
La Betancourt ha incontrato il presidente colombiano Uribe che vinse le elezioni del 2002

madre e figlia!

madre e figlia!
Yolanda Pulecio e Ingrid Betancourt

le due Betancourt

le due Betancourt
Ingrid abbraccia la madre Yolanda

La gioia della libertà riconquistata

La gioia della libertà riconquistata
Ingrid Betancourt dopo la liberazione