martedì 25 gennaio 2011

Pirateria somala: misure di contrasto messe a dura prova

Continua l’azione dei pirati somali nel mare al largo della Somalia e nell’Oceano Indiano. Il fenomeno della pirateria marittima sta arrecando grossi problemi al traffico marittimo commerciale e questo nonostante siano in atto operazioni di contrasto. Nel ‘mare dei pirati’ sono state schierate numerose navi da guerra provenienti da ogni parte del mondo. Alcune operanti nell’ambito di missioni internazionali antipirateria marittima: ‘Atalanta’ dell'Ue e ‘Ocean Shield’ della NATO. Altre invece, operano individualmente, inviate dai propri Paesi per proteggere, in quelle acque, la navigazione delle proprie navi. Fino al 2009, le acque predilette dai pirati somali erano quelle del Golfo di Aden, a largo della Somalia e quelle del Mar Rosso e del Mar Arabico. Il fatto poi, che su quel tratto di mare si sono concentrati i controlli delle navi militari europee, statunitensi, russe, cinesi, iraniane, sud coreane, egiziane, australiane, giapponesi, indiane e di altre nazioni, che nel tempo sono riuscite anche a creare un corridoio di sicurezza, inaccessibile ai barchini dei pirati, ha reso possibile una diminuzione degli attacchi fino al 61 per cento. Però, nonostante questo successo nessuno ha cantato vittoria. Gli atti di pirateria sono infatti, continuati. Di fatto si sono ottenuti due effetti. Uno, che i pirati pur continuando la loro attività criminale in quelle acque si sono anche spostati più al largo e più verso sud e l’altro che questo ha fatto si che l'allarme pirateria marittima è scattato anche nelle acque del Kenya, Mozambico, Tanzania, Botswana e perfino in Sudafrica. Di conseguenza l'area a rischio è passata da 205 mila miglia quadrate di mare a 2,5 milioni di miglia quadrate. Il fatto poi, che il fenomeno è esploso così cruento anche in quelle aree, fino ad allora restate immuni, ha costretto i Paesi di interessati a correre ai ripari. La Comunità per lo sviluppo dei Paesi dell'Africa meridionale ha creato un centro per la gestione delle prime emergenze anche in quell’area. Il centro nevralgico della pirateria mondiale rimane comunque la Somalia dove lungo le sue coste i pirati hanno le loro roccaforti. Un fatto questo che ha trasformato le coste somale nella moderna Tortuga. E’ ovvio che a favorire tutto ciò è stato il collasso dello Stato somalo. La mancanza di controllo del territorio, da parte del debole governo di Mogadiscio appoggiato dall'Occidente è assediato dai gruppi di ribelli islamici che controllano gran parte della Somalia, ha consentito alle diverse gang del mare di poter lavorare indisturbate. Sembra che in tutto esse siano sette e che abbiano al loro soldo non più di 1.500 uomini. Un numero esiguo se rapportato all’ingente dispiegamento di uomini e mezzi impiegati per contrastarli. Un manipolo di filibustieri che sta riuscendo a mettere in scacco l’intera comunità internazionale. Ormai il loro giro d’affari è così ampio e i soldi che girano sono talmente tanti che hanno ramificazioni finanziarie dall'Europa agli Emirati Arabi, passando per il Libano. Un ruolo fondamentale lo riveste poi, il Kenya da dove i pirati conducono le trattative per il rilascio delle navi e degli equipaggi sequestrati e tenuti in ostaggi. Una volta guadagnato i soldi, a loro poi non resta che riciclarli. Secondo un recente rapporto internazionale a causa di questo fenomeno l'economia globale ci sta rimettendo tra i sette e i dodici miliardi di dollari all'anno. Senza contare le ingenti risorse economiche che Stati e privati sono costretti a mettere in campo per trattare il rilascio delle imbarcazioni e dei loro equipaggi tenuti in ostaggio dai pirati somali. Si stima che negli ultimi anni il business dei predoni del mare è quasi raddoppiato: 55 milioni di dollari del 2008, 80 milioni del 2009 e oltre 100 milioni nel 2010. Nel 2011 il trend sembra ancora in salita a giudicare dall’attività svolta, dai pirati somali, nei primi venti giorni del nuovo anno. Gli episodi di pirateria nell'Oceano Indiano sono diventati molto frequenti specie negli ultimi anni, soprattutto a causa dell'inasprirsi del conflitto in Somalia. La fame, la povertà sono le cause che spingono le popolazioni locali a compiere di queste azioni criminali per sopravvivere. Il 2009 è stato l’anno più terribile per le compagnie marittime commerciali. Compagnie che si sono viste catturate e trattenute in ostaggi, anche per mesi, le loro navi con carichi ed equipaggi. Un danno materiale ed economico non quantificabile, ma certamente di molte centinaia di milioni di dollari solo di riscatti. Si tratta di almeno quelli dichiarati, perchè qualcuno o non ha dichiarato ne il sequestro della nave ne tanto meno il pagamento del riscatto, o ha denunciato il sequestro, ma poi ha negato spudoratamente di aver pagato mai un riscatto, come il governo italiano. Cosa che non potrà mai essere vera in quanto a questo puntano i pirati e a null'altro, senza porsi limiti di tempo e modi per ottenerlo. Tra le navi catturate e poi rilasciate figurano il rimorchiatore italiano 'Buccaneer' con il suo equipaggio di 16 marittimi, dei quali 10 italiani, e il peschereccio d'altura spagnolo 'Alakrana' con 36 marittimi d'equipaggio di cui 16 spagnoli. Due navi accomunate dal fatto che gran parte dei loro membri d'equipaggio erano cittadini europei che si sono ritrovati improvvisamente ostaggi dei 'predoni del mare' che infestano l'Oceano Indiano. Marinai che, per ottenerne il rilascio, i loro Paesi hanno dovuto cedere al ricatto dei pirati somali, e pagare un forte riscatto che per entrambi le navi è stato di 4 milioni di euro. Solo dopo aver incassato il contante, la 'gang del mare', che li aveva in custodia, li ha rilasciati. A nulla è valso ogni tentativo di tergiversare o di cercare mediazioni impossibili. I pirati somali hanno come loro unico scopo, nel compiere la loro attività criminale, quella di ricavarci quanti più soldi è possibile dagli assalti. Assalti che compiono contro le navi commerciali che solcano il mare seguendo la rotta che porta dall'Oceano Atlantico verso l'Asia passando per il canale di Suez. Una rotta che ora è messa a dura prova dal fenomeno della pirateria marittima. Anche la settimana appena trascorsa è stata ricca di avvenimenti che hanno riguardato il fenomeno della pirateria marittima nel mare del Corno D’Africa. Ieri un cargo battente bandiera di Antigua e Barbuda è stato attaccato dai pirati somali al largo dell’arcipelago delle Seychelles. A bordo vi erano dodici membri di equipaggio, di diversa nazionalità: filippini, polacchi, russi e ucraini. La nave è di proprietà di una società tedesca, la ‘Beluga Management Gmbh’. Appena 24 ore prima un'altra gang del mare aveva sequestrato un cargo battente bandiera del Togo. Si tratta della ‘Khalid Mohie Eddin’ arrembata nel Mar Arabico del nord, a circa 330 miglia nautiche dal porto di Salalah in Oman. Il cargo era in navigazione da Singapore al porto yemenita di Hodeidah. Insieme alla nave catturato anche l’equipaggio composto da 25 marittimi, 22 siriani e 3 egiziani. Mentre una nave viene catturata un’altra viene rilasciata. Come in un circolo vizioso. Il 17 gennaio scorso i pirati somali hanno rilasciato la nave battente bandiera delle isole Marshall sequestrata nel mese di luglio dello scorso anno. Insieme alla nave hanno riconquistato la libertà anche l’equipaggio composto da 18 cittadini filippini. Non si conosce l’entità del riscatto pagato. La situazione nel ‘mare dei pirati, però, vive un continuo crescendo e impensierisce fortemente gli armatori specie di fronte alla inefficacia delle azioni di contrasto messe in atto dalla comunità internazionale. Per fine gennaio l'Associazione degli armatori della Danimarca intende organizzare a Copenaghen, una riunione internazionale sulla pirateria, in collaborazione con la Camera internazionale della navigazione. “Questo non è soltanto un problema marittimo che possiamo risolvere da soli, ma anche e soprattutto un problema geopolitico di sicurezza che richiede l'aiuto degli stati, poiché la pirateria al largo della Somalia è diventata un'industria”, ha affermato il vicepresidente dell’associazione, Jan Fritz Hansen. In effetti l’anno, che si è appena concluso, ha fatto registrare una serie di record in negativo. Il primo è quello del numero più alto finora registrato di marittimi trattenuti in ostaggio dai pirati. Secondo i dati diffusi dal Bureau Maritime International, BMI, in mano ai moderni filibustieri sono finiti 1181 marinai di varie nazionalità tutti membri degli equipaggi delle 53 navi catturate nel corso del 2010. Di questi, alla fine del mese di dicembre scorso, restavano nelle mani dei pirati somali 28 navi e 638 ostaggi. E al 24 gennaio il loro numero è già salito a 31 navi e 716 marittimi trattenuti in ostaggio. Inoltre, nel 2010 si è registrata anche la morte di almeno otto membri degli equipaggi delle navi attaccate. Purtroppo questa difficoltà, da parte della comunità internazionale, a contrastare il fenomeno della pirateria marittima, pur adottando valide misure che hanno comunque permesso di sventare numerosi assalti, è la conseguenza della mancanza sul territorio di un'autorità somala con cui confrontarsi. Il debole governo di Mogadiscio non ha alcun potere al di fuori della capitale somala. Nell’ambito del fenomeno sta poi, emergendo anche un altro inquietante contorno. Tra gli ostaggi in mano ai pirati somali vi sono anche dei minori e delle donne che si trovavano a bordo delle navi catturate e lo scorso mese di novembre è anche emersa una nuova situazione. Sono stati denunciati casi di 'Bambini-pirati'. Alcuni sono anche stati arrestati insieme a pirati adulti e sono stati accusati di atti di pirateria. La denuncia è venuta da Radhika Coomaraswamy, responsabile delle Nazioni Unite per i bambini coinvolti nei conflitti armati che nel corso di un viaggio in Somalia ha incontrato dei minori dediti a questa attività criminale. Ovviamente la prima preoccupazione del rappresentante ONU è stata quella che nessun bambino venga giudicato da un tribunale internazionale insieme agli adulti per atti di pirateria, ma venga riabilitato e reintegrato nella società come giusto sia. Senza dubbio appare sempre più evidente che il problema della pirateria in Somalia è una delle questioni internazionali che va affrontata e risolta al più presto prima che degeneri ancora di più. In questo contesto sta comunque dando un grosso apporto la Marina militare italiana. Le navi da guerra italiane sono fortemente impegnata nel mare del Corno D’Africa per garantire la libertà di navigazione e la sicurezza del traffico commerciale. Un impegno, quello della Marina militare italiana, che è cominciato nel 2005, con la partecipazione del pattugliatore Granatiere all'operazione 'Mare Sicuro', ed è proseguito con successo negli anni fino ad oggi.

Nessun commento:

DIRITTI E UTILIZZO RISERVATI

LA RIPRODUZIONE, TOTALE E PARZIALE, DEL CONTENUTO DI QUESTO BLOG, COMPRESO LE FOTO, E' CONSENTITA SOLO A CONDIZIONE CHE NON VENGA ALTERATO IL CONTENUTO E VENGA CITATA SEMPRE IL BLOG E AUTORE (fonte).
GRAZIE


Una fiammella accesa per tutte le persone che soffrono al mondo

Una fiammella accesa per tutte le persone che soffrono al mondo
Nel mondo sono tante le persone che piangono e soffrono a loro dedico un affettuoso pensiero....

Unioni Civili

Unioni Civili
SI ALLE UNIONI CIVILI NO ALLE ADOZIONI

STOP ALLE VIOLENZE IN SIRIA

Il mondo non può più stare a guardare mentre migliaia di siriani si vedono privati della libertà e della vita.....

Tutta la verità sul sequestro del rimorchiatore Buccaneer

Tutta la verità sul sequestro del rimorchiatore Buccaneer

Rivista e libro in vendita al sito www.liberoreporter.it

A tutti quei bravi ragazzi morti per l'Italia

A tutti quei bravi ragazzi morti per l'Italia
Non mi abituerò mai a quest'immagine! Onore ai caduti

Nel mondo ogni giorno vengono compiute carneficine immani in cui le vittime sono inermi civili

Nel mondo ogni giorno vengono compiute carneficine immani in cui le vittime sono inermi civili
in memoria di coloro che hanno versato il loro sangue a causa del terrorismo ed ora sono solo ombre!

sono solidale con gli immigrati clandestini

sono solidale con gli immigrati clandestini
il volto di un immigrato

...a quei bravi ragazzi, figli dell'America di oggi, morti in guerra!

...a quei bravi ragazzi, figli dell'America di oggi, morti in guerra!

DARFUR:NON C'E' PIU' TEMPO DA PERDERE!

IN DARFUR SONO DECINE SE NON CENTINAIA LE PERSONE CHE MUOIONO OGNI MESE...
FAI LORO DEL BENE... AIUTA I RIFUGIATI E I PROFUGHI DEL DARFUR FACENDO UNA DONAZIONE ALL'AGENZIA ONU PER I RIFUGIATI UNHCR CHIAMA LO 0680212304 PER SAPERE COME FARE....
RICORDATI BASTANO 31 EURO PER ACQUISTARE 8 COPERTE, 51 EURO PER UNA TENDA E 200 EURO PER DARE ASSISTENZA MEDICA A 25 FAMIGLIE...

Un bambino del Darfur

Un bambino del Darfur
aiuta ad aiutarlo sostieni le iniziative pro Darfur
In Darfur dal 2003 ad oggi sono state compiute esecuzioni, anche di massa, stupri, soprattutto di massa, nei confronti di donne, uomini e bambini e interi villaggi sono stati rasi al suolo. Il terrore è stato usato come pratica generalizzata e a sfondo razziale mentre lo stupro è diventato una vera e propria arma da guerra.
Il governo sudanese di Khartoum da parte sua ha bombardato senza sosta i civili, e ha reso sempre più difficili le operazioni di soccorso delle organizzazioni umanitarie nei confronti delle genti del Darfur, fino al punto di far scappare via la maggior parte delle Ong operanti nella regione sudanese e liberarsi così di scomodi testimoni di quanto accadeva in quei luoghi. La stessa tattica è stata seguita prima con i peacekeepers dell'Ua e poi con quelli dell'Onu...
Tutto il mondo è a conoscenza di quanto accade in quella remota regione sudanese e lancia denunce. Da un lato Washington parla di genocidio, dall’altro l'Onu parla di catastrofe umanitaria e di pulizia etnica.
Il tutto però resta nella totale impunità!
Intanto, dal Febbraio 2003 anno in cui è iniziata la ribellione della popolazione di etnia africana del Darfur, circa 6 milioni in maggioranza musulmana e in parte animista, contro il governo sudanese, musulmano ma integralista e soprattutto di etnia araba e bianca, è scoppiato il conflitto che ha causato finora circa 300mila morti e due milioni e mezzo di profughi. Una protesta nata per lo stato di totale abbandono e sfruttamento in cui la popolazione nera era tenuta. La repressione del governo centrale è stata spietata, soprattutto facendo uso dei Janjaweed, i diavoli a cavallo, che sono milizie nomadi di etnia araba che hanno compiuto tutti gli orrori possibili e inimmaginabili contro le genti del Darfur di etnia nera, per lo più contadini e pastori.

Il pianto di un innocente a Gaza

Il pianto di un innocente a Gaza
Ancora una volta il mondo intero si dovrebbe vergognare!!!
La guerra chi puo raccontarla? E' difficile farlo ma tutti possiamo immaginare come sia il sentire l'odore dei morti abbandonati nelle strade o sotto le macerie, il vedere i bambini che muoiono di fame accanto al cadavere della madre, il sentire il lamento dei feriti e lo strazio dei sopravvissuti, di chi si vede impotente e maledice chi gli ha portato via tutto.
Nella Striscia di Gaza siamo ormai quasi alla terza settimana di bombardamenti e inesorabilmente, come non potrebbe essere diversamente con tutta la tecnologia militare del 21° secolo che gli israeliani stanno usando, il numero dei morti tra i civili continuato ad aumentare, mentre l'esercito israeliano bombarda le loro case si moltiplicano tra i palestinesi le scene di disperazione e di dolore causati dagli effetti devastanti della guerra che certamente non sono cambiati nel tempo anzi al contrario.

Giugno 2009: La rivoluzione di velluto in Iran

Giugno 2009: La rivoluzione di velluto in Iran
Sono solidale con i persiani che manifestano

Il 12 giugno 2010 è caduto il primo anniversario delle contestate elezioni iraniane. Elezioni che decretarono la riconferma a presidente dell’Iran di Mahmud Ahmadinejad. Il Paese ha vissuto le prime ora di questa giornata con una calma carica di tensione che poi, è scoppiata nel pomeriggio intorno alle 16, le 13.30 italiane con i primi scontri tra manifestanti e forze di sicurezza nei pressi dell’Università Sharif di Teheran. Era impensabile che l’opposizione iraniana del movimento riformista dell’Onda Verde si facesse scappare questa occasione per proclamare il proprio dissenso al regime degli Ayatollah. I luoghi delle sanguinose proteste post elettorali di un anno fa si sono quindi di nuovo riempiti di manifestanti. Questo, nonostante l’appello dei leader dell’opposizione, Moussavi e Karroubi, a evitare di scendere in piazza e nonostante che le forze di sicurezza avessero preso posizione in vari punti strategici del centro di Teheran per prevenire manifestazioni. Nonostante le proteste e le accuse di brogli elettorali il contestato presidente Ahmadinejad ha potuto proseguire nel suo mandato, quasi certamente usurpato, grazie all’appoggio dell’ayatollah Ali Khamenei, la Guida Suprema. La lotta continuerà. Viva la Persia! Viva il movimento riformista!


i 44 presidenti degli Usa

i 44 presidenti degli Usa
da www.patrickmoberg.com/blog/id:420/november-4-2008

The President United States of America

The President United States of America
Barack Obama

E' morta Miriam Makeba

E' morta Miriam Makeba
Addio Mama Afrika....io continuerò a sognare...

Notes

***

Italia. Violenza sessuale è allarme sociale


Dopo i recenti casi di stupri, a Roma, Bologna e Milano non si riesce quasi più a tenere il conto degli episodio di violenza sessuale che, dall'inizio dell'anno, si stanno susseguendo in Italia ad opera principalmente di stranieri. Un orribile reato che si verifica nelle grandi città metropolitane come nei piccoli centri urbani. Emergono dati da brividi dalle informazioni fornite dal Presidente facente funzioni del Tribunale di Como Giuseppe Anzani e dal Procuratore capo Alessandro Maria Lodolini. Ogni 4 giorni in Procura a Como arriva una denuncia per violenza sessuale. I fascicoli aperti tra luglio 2007 e giugno 2008 sono stati 89, tra violenze sessuali e pedofilia. Ma è solo la punta di un iceberg in quanto, il reato, per la quasi totalità è sommerso perché prevale ancora la paura e la vergogna a denunciare la violenza subita. Fino ad oggi la violenza che subivano le donne era soprattutto domestica, ma gli episodi di violenza che hanno visto protagoniste, loro malgrado, delle donne avvenuti negli ultimi giorni, per le strade, propongono una nuova emergenza. Un autorevole testimonianza è portata da Telefono Rosa che da anni conosce il fenomeno ed assiste le vittime. “Ciò che sta avvenendo dall'inizio dell'anno, precisa il presidente Maria Gabriella Carnieri Moscatelli, mi preoccupa. Non so se è solo l'effetto di maggiori denunce ma, dal nostro osservatorio, non era mai stato rilevata una cosa simile”. Gli avvenimenti degli ultimi giorni non fanno altro che conferma un'allarmante costante: in testa alla classifica degli autori di stupri ci sono gli stranieri. Il triste primato vede fra i primi i romeni, seguiti da marocchini e albanesi che sembra abbiano dato il via ad una esecrabile escalation di violenza contro le donne. Assodato che nella stragrande maggioranza dei casi questi episodi sono commessi da stranieri, spesso clandestini, ora si deve dare a tutto questo uno stop. Certezza della pena, custodia cautelare in carcere per chi è accusato di violenza sessuale ed esclusione di attenuanti per chi delinque sotto effetto di alcool e droghe. Tutto ovviamente tenendo conto di due elementi fondamentali: abbattere l'allarme sociale provocato da questo tipo di reati e tutelare la dignità della vittima, che va assicurata anche nel percorso dibattimentale.
Per raggiungere un risultato anzitutto è importante l'introduzione nel ddl sicurezza dell'obbligo del carcere per chi stupra. Forse il decreto 'anti-stupro' sarà pronto per venerdì esso dovrebbe contenere, come annunciato, importanti novità: gli accusati di stupro non potranno beneficiare della libertà condizionale, ci sarà un avvocato a spese dello Stato per le vittime di violenza sessuale, arriveranno nuovi presidi di polizia con relativi stanziamenti, saranno anticipate le norme contenute nel ddl anti-molestie che la Camera ha già approvato. Tra le altre cose, ci dovrebbero essere anche aggravanti se a commettere violenza sono familiari, partner o tutori; un pesante aggravio di pena se la vittima è sotto i 14 anni; uguale trattamento, invece, se la vittima è maggiorenne o appena sotto i 18; ergastolo sicuro, se allo stupro segue la morte della vittima. Mano pesante anche per i complici: nessuna possibilità di godere dei domiciliari neppure per i favoreggiatori.

***

La scuola pubblica in Italia con la 'Riforma Gelmini'

Esprimo la mia piena solidarietà con tutti coloro che protestano contro la Legge 133/08 la cosidetta 'Riforma Gelmini'....

Le cifre presentate nel decreto fanno venire i brividi: i tagli previsti dal decreto legge 112, poi convertito nella legge 133/08, e gli ulteriori provvedimenti contenuti nel decreto 137 porteranno, a livello nazionale, ad una riduzione di circa 100mila posti tra il personale docente e di 43mila posti tra quello Ata (ausiliari, tecnici e amministrativi).
Per molti, anche per i non addetti ai lavori, l'effetto provocato dalla legge che in pratica azzererà in poco tempo le faticose conquiste di anni e anni, non solo in termini di posti di lavoro, ma anche di mission- educativa e di didattica, rende il momento dei più cupi e tristi degli ultimi anni. Ai tagli vanno poi sommati, le conseguenze che scaturiranno dalla reintroduzione del maestro unico nelle scuole elementari.
L'Europa chiede più scuola, più sapere e l'Italia che fa?
Il contrario!
Rientrodurre il maestro unico è compiere, di sicuro, un passo indietro di almeno mezzo secolo. Se non addirittura si ritorna al tempo del libro cuore, senza offesa per quel libro mio compagno di tanti pomeriggi.
Perchè tutto questo? Bella domanda!
Molto probabilmente si tenta di mascherare con questa supposta riforma quello che è il vero scopo del provvedimento: incassare o meglio risparmiare in poco meno di 4-5 anni 8miliardi di euro. Questa è la cifra stimata, che dovrebbe restare nelle casse dello stato.
Un risparmio quindi certo ottenuto tagliando centinaia di migliaia di posti di lavoro ma al contempo che produrrà anche un effetto negativo: quello di un drastico ridimensionamento del servizio scolastico pubblico in favore forse di quello privato. Inoltre un'altra diretta conseguenza della L.133/08 sarà la chiusura di decine e decine di plessi scolastici.
Molte scuole, soprattutto nei piccoli centri urbani, non ci saranno più. A scomparire sarà anche un altro degli elementi cardine dell'istruzione primaria italiana: il tempo pieno. Bisogna fare attenzione, chi sostiene che il tempo pieno non sarà toccato dalla riforma o che addirittura aumenterà mente sapendo di farlo.
Rifletteteci un poco e capirete perchè!
Se prima, per ogni 2 classi, c'erano 3 insegnanti d'ora in poi sarà uno per classe, a seguire e istruire dai 20 ai 30 alunni e che svolgerà il suo orario lavorativo settimanale esclusivamente di mattina. Pertanto al pomeriggio non potrà esserci altro che un sorta di dopo-scuola, trasformando il tempo pieno di fatto in un parcheggio pomeridiano per i bambini, che nulla ha da condividere con l'offerta didattica di cui fino ad ieri, prima della 'riforma Gelmini', gli alunni potevano usufruire con il tempo pieno.

...

ARRIVERA' PER NATALE UNA 'SOCIAL CARD' AD OLTRE 1MLN DI ITALIANI 'POVERI'

C’è un detto che dice: "meglio poco che niente!".
In questo caso tra il poco e il nulla ci sono così poche differenze che è difficile distinguerli.
La 'social card, almeno per il momento, sembra più l’ennesimo spot varato dal governo che piuttosto un provvedimento serio in grado di aiutare per davvero i più bisognosi.
Nessuno però si è ricordato di dire che ogni spesa effettuata con la 'social card' in automatico sarà data una commissione alla Mastercard che è la società che ha emmesso ed è la proprietà della card.
Bhe! Almeno qualcuno di certo ci guadagnerà da questa iniziativa...
Appare strano che un'iniziativa così benefica abbia comunque dei costi accessori...stranezze tutte italiane!

***

Parole....di Abraham Lincoln

Non si può arrivare alla prosperità

scoraggiando l'impresa.
Non si può rafforzare il debole
indebolendo il più forte.
Non si può aiutare chi è piccolo
abbattendo chi è grande.
Non si può aiutare il povero
distruggendo il ricco.
Non si possono aumentare le paghe
rovinando i datori di lavoro.
Non si può progredire serenamente
spendendo più del guadagno.
Non si può promuovere la fratellanza umana
predicando l'odio di classe.
Non si può instaurare la sicurezza sociale
adoperando denaro imprestato.
Non si può formare carattere e coraggioto
gliendo iniziativa e sicurezza.
Non si può aiutare continuamente
la gente facendo in sua vece quello che potrebbe
e dovrebbe fare da sola.

USA 2008: ELETTO PRESIDENTE BARACK OBAMA

USA 2008: ELETTO PRESIDENTE BARACK OBAMA

marito e padre

i due rivali

genere umano

GIOCHI OLIMPICI DI PECHINO

GIOCHI OLIMPICI DI PECHINO
da peacereporter

23/02/2002 - 02/07/2008 Ingrid Betancourt è stata liberata!

23/02/2002 - 02/07/2008                  Ingrid Betancourt è stata liberata!
faccio mia la gioia di tutti!

Finalmente liberi!!!

Finalmente liberi!!!

Grazie a loro la Betancourt è libera

Grazie a loro la Betancourt è libera
il ministro della Difesa colombiano Santos e il generale Montoya

Grazie Uribe!!

Grazie Uribe!!
La Betancourt ha incontrato il presidente colombiano Uribe che vinse le elezioni del 2002

madre e figlia!

madre e figlia!
Yolanda Pulecio e Ingrid Betancourt

le due Betancourt

le due Betancourt
Ingrid abbraccia la madre Yolanda

La gioia della libertà riconquistata

La gioia della libertà riconquistata
Ingrid Betancourt dopo la liberazione