domenica 13 luglio 2014

Pirateria somala. Marittimi MV Asphalt Venture ostaggi dei pirati somali: in India opinione pubblica preme per riportarli a casa

In Somalia nelle mani dei pirati somali sono trattenuti in ostaggio ancora decine di marittimi membri degli equipaggi di navi catturate. Tra questi lavoratori del mare anche i 7 marittimi di nazionalità indiana parte dell’equipaggio della MV Asphalt Venture. 
L’esperienza insegna che nonostante tutto quello che possa accadere, se le trattative sono condotte con capacità e si decide di pagare, si riesce a riportare a casa i lavoratori del mare prigionieri in Somalia. L’attenzione dei media sul fenomeno è limitata e a volte criticata. Per molti, specie gli Armatori, ogni notizia in merito che viene pubblicata serve solo ad aiutare i pirati a premere per ottenere un maggiore riscatto. Accuse che sono totalmente assurde e infondate in quanto ormai i predoni del mare hanno un loro listino prezzi. Il riscatto è quantificato in base alla ‘preda’ catturata e al Paese di bandiera della compagnia marittima proprietaria della nave. Però, a parte il fatto che si tratta di accuse assurde la gente ha diritto di sapere, di conoscere i fatti. Soprattutto i familiari dei marinai catturati devono conoscere le condizioni dei loro cari e quale possa essere il loro destino. E proprio in virtù di questo che non pochi media, tra cui Liberoreporter, non hanno mai cessato di tenere alta l’attenzione sul fenomeno e sul dramma che vivono i marittimi sequestrati dai pirati somali e non. Un dramma indescrivibile e molto spesso, specie negli ultimi tempi, che li porta oltre alla pazzia, anche alla morte. Un tragedia questa che stanno vivendo in prima persona i 7 marittimi indiani e tanti altri. 

Questi marittimi lavoravano a bordo della MV Asphalt Venture. Si tratta di una nave battente bandiera di Panama e di proprietà della società armatrice, OMCI Ship Management Pvt Ltd. Il cargo venne catturata nell’Oceano Indiano dai pirati somali il 28 settembre del 2010, mentre era in navigazione dal Kenya verso il porto di Durban in Sud Africa. Dopo il pagamento di un riscatto di 3,5 mln di dollari la nave e solo 8 dei 15 marittimi membri dell’equipaggio vennero poi, rilasciati dai pirati somali il 16 aprile del 2011. Tra gli otto marittimi rilasciato anche il comandante, Ramesh Singh.  In mano ai predoni del mare somali rimasero 7 marittimi tutti di nazionalità indiana che ora sono tenuti  da qualche parte in prigionia sulla terraferma.  
Questi uomini vennero trattenuti dai pirati come gesto di ritorsione per l'arresto, compiuto in quel periodo, di oltre 100 pirati somali da parte dei militari della Marina Militare indiana.  Quindi trattenuti nell’intento di voler far ‘pagare’ all’India il suo forte impegno in mare nel contrasto alla pirateria marittima. Un fatto questo che si è ripetuto più volte nel tempo con tanti altri marittimi indiani. Alla fine l’India, dopo essere stato, per mesi, il Paese capofila nel contrasto alla pirateria marittima, ha dovuto, per forza maggiore, allentare la pressione militare sui pirati somali per salvaguardare i lavoratori del mare indiani.
Nel mese di settembre del 2012 però, il governo di New Delhi ha consentito alle navi commerciali di bandiera di poter  imbarcare guardie armate a bordo per essere difese dagli attacchi pirati.
Dalla loro cattura,  questi 7 membri dell’equipaggio della nave, hanno trascorso quasi quattro anni in prigionia. Ormai nessuno crede più di rivederli liberi e soprattutto in vita. Anche se la gang del mare che li tiene in ostaggio si è rifatta viva in questi giorni ed  ha chiesto un nuovo riscatto in cambio del loro rilascio. Oltre al denaro, i pirati intendono scambiare i 7 membri dell'equipaggio della MV Asphalt Venture con i loro compagni detenuti nelle carceri indiane. Già nel novembre del 2012 la gang del mare somala, che ha in ostaggio i marittimi indiani, si era fatta avanti con le stesse richieste che vennero respinte al mittente.
Unico loro interlocutore è, purtroppo, rimasto solo il governo indiano in quanto  nel frattempo, la società armatrice della nave si è sciolta. Stavolta si spera che le cose vadano diversamente. Due dei sette marittimi sono originari dello stato federale indiano del Kerala ormai noto a tutti per la vicenda dei due marò. Gli altri sono dell’Andhra Pradesh, del Maharashtra e del Punjab. In queste regioni indiane vi è in corso una mobilitazione, coinvolgendo anche la politica locale,  per riportare a casa questi gli ostaggi-marittimi. Le loro famiglie ancora una volta si sono ritrovate insieme per lanciare un appello al governo indiano per un'azione immediata atta a ottenere il rilascio dei loro cari.  Un primo  passo in tal senso è stato compiuto lo scorso mese di gennaio. Ad inizio anno  l’Alta Corte indiana, preseduta dal giudice TS Thakur,  si è pronunciata in merito ad una petizione presentata dalla moglie di uno dei 7 marittimi indiani ostaggi dei pirati somali. La corte ha sollecitato tutta le parti, governo e ministeri, coinvolte a cercare di trovare una soluzione alla questione. Una richiesta che sembra sia stata accolta in quanto ad inizio del mese di luglio è stato poi, istituito un gruppo interministeriale, IMG, sotto il controllo del Ministero della Marina Mercantile. Lo scopo è quello di garantire il rilascio di tutti i marinai indiani ancora  prigionieri dei pirati somali. Il gruppo si sta coordinando anche con gli organismi internazionali. Un passo in avanti davvero significativo. Finora il governo indiano non aveva avviato una  sola azione forte e decisa per riportarli a casa sani e salvi. Stavolta  sembra si sia dato una mossa. Questo, sia per le proteste dei familiari dei marittimi indiani ostaggi in Somalia, cresciute d’intensità, sia perché  si cerca di correre ai ripari per evitare dannose situazioni interne che potrebbero avere risvolti anche politici. La mossa dei familiari di coinvolgere la politica locale è stata indovinata. La paura di perdere consensi ha spinto i olitici locali a fare pressione sul governo centrale indiano. Le prime manifestazioni di protesta di familiari di marittimi ostaggi dei pirati somali si sono registrate nel marzo del 2011. Quando prima a Karachi, in Pakistan e poi, in India, i familiari dei membri dell’equipaggio di un’altra nave, il mercantile ‘MV Suez’, catturato dai pirati somali il 2 agosto del 2010 nel Golfo di Aden, si radunarono per manifestare contro l’immobilismo dei rispettivi governi, pakistano e indiano, di fronte al dramma che stavano vivendo.
Purtroppo il governo indiano come tanti altri, almeno ufficialmente, non tratta con i pirati ne tantomeno paga i riscatti.  Stavolta però. sembra che molti membri del governo siano favorevoli allo scambio giustificandolo come un gesto umanitario verso i marittimi ormai prigionieri in Somalia da quasi quattro anni. Un fatto questo che in India fa assumere il rientro a casa dei marittimi indiani, ancora in mano ai pirati somali, un valore particolare. Per cui il fatto di cedere alle pressioni della gang del mare che li tieni sequestrati non è considerato un gesto di debolezza da parte del governo indiano, ma è visto come un gesto appunto umanitario. Dalla parte delle autorità anche l’opinione pubblica indiana che vede di buon grado il cedere alle pressioni dei banditi del mare che trattengono i loro concittadini. Il timore, condiviso, è che però, il fatto potrebbe costituire un pericoloso precedente che se preso ad esempio da altre gang del mare, specie in un periodo di ‘magra’ per i predoni del mare,  come quello in corso, potrebbe creare non poche problematiche. Per cui la parola d’ordine che primeggia è ‘cautela’. 
La disgrazia di cadere nelle mani dei pirati somali è toccata anche ai marittimi italiani. I primi sono stati i membri dell’equipaggio del rimorchiatore d’altura Buccaneer catturato nel Golfo di Aden  nel 2009. La prigionia è un vero inferno che ha lasciato un segno indelebile nell’anima, nella mente e nel corpo di ogni ex ostaggio.  Quasi tutti gli ex ostaggi non sono più tornati in mare.

Ferdinando Pelliccia

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Un bambino del Darfur

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aiuta ad aiutarlo sostieni le iniziative pro Darfur
In Darfur dal 2003 ad oggi sono state compiute esecuzioni, anche di massa, stupri, soprattutto di massa, nei confronti di donne, uomini e bambini e interi villaggi sono stati rasi al suolo. Il terrore è stato usato come pratica generalizzata e a sfondo razziale mentre lo stupro è diventato una vera e propria arma da guerra.
Il governo sudanese di Khartoum da parte sua ha bombardato senza sosta i civili, e ha reso sempre più difficili le operazioni di soccorso delle organizzazioni umanitarie nei confronti delle genti del Darfur, fino al punto di far scappare via la maggior parte delle Ong operanti nella regione sudanese e liberarsi così di scomodi testimoni di quanto accadeva in quei luoghi. La stessa tattica è stata seguita prima con i peacekeepers dell'Ua e poi con quelli dell'Onu...
Tutto il mondo è a conoscenza di quanto accade in quella remota regione sudanese e lancia denunce. Da un lato Washington parla di genocidio, dall’altro l'Onu parla di catastrofe umanitaria e di pulizia etnica.
Il tutto però resta nella totale impunità!
Intanto, dal Febbraio 2003 anno in cui è iniziata la ribellione della popolazione di etnia africana del Darfur, circa 6 milioni in maggioranza musulmana e in parte animista, contro il governo sudanese, musulmano ma integralista e soprattutto di etnia araba e bianca, è scoppiato il conflitto che ha causato finora circa 300mila morti e due milioni e mezzo di profughi. Una protesta nata per lo stato di totale abbandono e sfruttamento in cui la popolazione nera era tenuta. La repressione del governo centrale è stata spietata, soprattutto facendo uso dei Janjaweed, i diavoli a cavallo, che sono milizie nomadi di etnia araba che hanno compiuto tutti gli orrori possibili e inimmaginabili contro le genti del Darfur di etnia nera, per lo più contadini e pastori.

Il pianto di un innocente a Gaza

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Ancora una volta il mondo intero si dovrebbe vergognare!!!
La guerra chi puo raccontarla? E' difficile farlo ma tutti possiamo immaginare come sia il sentire l'odore dei morti abbandonati nelle strade o sotto le macerie, il vedere i bambini che muoiono di fame accanto al cadavere della madre, il sentire il lamento dei feriti e lo strazio dei sopravvissuti, di chi si vede impotente e maledice chi gli ha portato via tutto.
Nella Striscia di Gaza siamo ormai quasi alla terza settimana di bombardamenti e inesorabilmente, come non potrebbe essere diversamente con tutta la tecnologia militare del 21° secolo che gli israeliani stanno usando, il numero dei morti tra i civili continuato ad aumentare, mentre l'esercito israeliano bombarda le loro case si moltiplicano tra i palestinesi le scene di disperazione e di dolore causati dagli effetti devastanti della guerra che certamente non sono cambiati nel tempo anzi al contrario.

Giugno 2009: La rivoluzione di velluto in Iran

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Sono solidale con i persiani che manifestano

Il 12 giugno 2010 è caduto il primo anniversario delle contestate elezioni iraniane. Elezioni che decretarono la riconferma a presidente dell’Iran di Mahmud Ahmadinejad. Il Paese ha vissuto le prime ora di questa giornata con una calma carica di tensione che poi, è scoppiata nel pomeriggio intorno alle 16, le 13.30 italiane con i primi scontri tra manifestanti e forze di sicurezza nei pressi dell’Università Sharif di Teheran. Era impensabile che l’opposizione iraniana del movimento riformista dell’Onda Verde si facesse scappare questa occasione per proclamare il proprio dissenso al regime degli Ayatollah. I luoghi delle sanguinose proteste post elettorali di un anno fa si sono quindi di nuovo riempiti di manifestanti. Questo, nonostante l’appello dei leader dell’opposizione, Moussavi e Karroubi, a evitare di scendere in piazza e nonostante che le forze di sicurezza avessero preso posizione in vari punti strategici del centro di Teheran per prevenire manifestazioni. Nonostante le proteste e le accuse di brogli elettorali il contestato presidente Ahmadinejad ha potuto proseguire nel suo mandato, quasi certamente usurpato, grazie all’appoggio dell’ayatollah Ali Khamenei, la Guida Suprema. La lotta continuerà. Viva la Persia! Viva il movimento riformista!


i 44 presidenti degli Usa

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da www.patrickmoberg.com/blog/id:420/november-4-2008

The President United States of America

The President United States of America
Barack Obama

E' morta Miriam Makeba

E' morta Miriam Makeba
Addio Mama Afrika....io continuerò a sognare...

Notes

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Italia. Violenza sessuale è allarme sociale


Dopo i recenti casi di stupri, a Roma, Bologna e Milano non si riesce quasi più a tenere il conto degli episodio di violenza sessuale che, dall'inizio dell'anno, si stanno susseguendo in Italia ad opera principalmente di stranieri. Un orribile reato che si verifica nelle grandi città metropolitane come nei piccoli centri urbani. Emergono dati da brividi dalle informazioni fornite dal Presidente facente funzioni del Tribunale di Como Giuseppe Anzani e dal Procuratore capo Alessandro Maria Lodolini. Ogni 4 giorni in Procura a Como arriva una denuncia per violenza sessuale. I fascicoli aperti tra luglio 2007 e giugno 2008 sono stati 89, tra violenze sessuali e pedofilia. Ma è solo la punta di un iceberg in quanto, il reato, per la quasi totalità è sommerso perché prevale ancora la paura e la vergogna a denunciare la violenza subita. Fino ad oggi la violenza che subivano le donne era soprattutto domestica, ma gli episodi di violenza che hanno visto protagoniste, loro malgrado, delle donne avvenuti negli ultimi giorni, per le strade, propongono una nuova emergenza. Un autorevole testimonianza è portata da Telefono Rosa che da anni conosce il fenomeno ed assiste le vittime. “Ciò che sta avvenendo dall'inizio dell'anno, precisa il presidente Maria Gabriella Carnieri Moscatelli, mi preoccupa. Non so se è solo l'effetto di maggiori denunce ma, dal nostro osservatorio, non era mai stato rilevata una cosa simile”. Gli avvenimenti degli ultimi giorni non fanno altro che conferma un'allarmante costante: in testa alla classifica degli autori di stupri ci sono gli stranieri. Il triste primato vede fra i primi i romeni, seguiti da marocchini e albanesi che sembra abbiano dato il via ad una esecrabile escalation di violenza contro le donne. Assodato che nella stragrande maggioranza dei casi questi episodi sono commessi da stranieri, spesso clandestini, ora si deve dare a tutto questo uno stop. Certezza della pena, custodia cautelare in carcere per chi è accusato di violenza sessuale ed esclusione di attenuanti per chi delinque sotto effetto di alcool e droghe. Tutto ovviamente tenendo conto di due elementi fondamentali: abbattere l'allarme sociale provocato da questo tipo di reati e tutelare la dignità della vittima, che va assicurata anche nel percorso dibattimentale.
Per raggiungere un risultato anzitutto è importante l'introduzione nel ddl sicurezza dell'obbligo del carcere per chi stupra. Forse il decreto 'anti-stupro' sarà pronto per venerdì esso dovrebbe contenere, come annunciato, importanti novità: gli accusati di stupro non potranno beneficiare della libertà condizionale, ci sarà un avvocato a spese dello Stato per le vittime di violenza sessuale, arriveranno nuovi presidi di polizia con relativi stanziamenti, saranno anticipate le norme contenute nel ddl anti-molestie che la Camera ha già approvato. Tra le altre cose, ci dovrebbero essere anche aggravanti se a commettere violenza sono familiari, partner o tutori; un pesante aggravio di pena se la vittima è sotto i 14 anni; uguale trattamento, invece, se la vittima è maggiorenne o appena sotto i 18; ergastolo sicuro, se allo stupro segue la morte della vittima. Mano pesante anche per i complici: nessuna possibilità di godere dei domiciliari neppure per i favoreggiatori.

***

La scuola pubblica in Italia con la 'Riforma Gelmini'

Esprimo la mia piena solidarietà con tutti coloro che protestano contro la Legge 133/08 la cosidetta 'Riforma Gelmini'....

Le cifre presentate nel decreto fanno venire i brividi: i tagli previsti dal decreto legge 112, poi convertito nella legge 133/08, e gli ulteriori provvedimenti contenuti nel decreto 137 porteranno, a livello nazionale, ad una riduzione di circa 100mila posti tra il personale docente e di 43mila posti tra quello Ata (ausiliari, tecnici e amministrativi).
Per molti, anche per i non addetti ai lavori, l'effetto provocato dalla legge che in pratica azzererà in poco tempo le faticose conquiste di anni e anni, non solo in termini di posti di lavoro, ma anche di mission- educativa e di didattica, rende il momento dei più cupi e tristi degli ultimi anni. Ai tagli vanno poi sommati, le conseguenze che scaturiranno dalla reintroduzione del maestro unico nelle scuole elementari.
L'Europa chiede più scuola, più sapere e l'Italia che fa?
Il contrario!
Rientrodurre il maestro unico è compiere, di sicuro, un passo indietro di almeno mezzo secolo. Se non addirittura si ritorna al tempo del libro cuore, senza offesa per quel libro mio compagno di tanti pomeriggi.
Perchè tutto questo? Bella domanda!
Molto probabilmente si tenta di mascherare con questa supposta riforma quello che è il vero scopo del provvedimento: incassare o meglio risparmiare in poco meno di 4-5 anni 8miliardi di euro. Questa è la cifra stimata, che dovrebbe restare nelle casse dello stato.
Un risparmio quindi certo ottenuto tagliando centinaia di migliaia di posti di lavoro ma al contempo che produrrà anche un effetto negativo: quello di un drastico ridimensionamento del servizio scolastico pubblico in favore forse di quello privato. Inoltre un'altra diretta conseguenza della L.133/08 sarà la chiusura di decine e decine di plessi scolastici.
Molte scuole, soprattutto nei piccoli centri urbani, non ci saranno più. A scomparire sarà anche un altro degli elementi cardine dell'istruzione primaria italiana: il tempo pieno. Bisogna fare attenzione, chi sostiene che il tempo pieno non sarà toccato dalla riforma o che addirittura aumenterà mente sapendo di farlo.
Rifletteteci un poco e capirete perchè!
Se prima, per ogni 2 classi, c'erano 3 insegnanti d'ora in poi sarà uno per classe, a seguire e istruire dai 20 ai 30 alunni e che svolgerà il suo orario lavorativo settimanale esclusivamente di mattina. Pertanto al pomeriggio non potrà esserci altro che un sorta di dopo-scuola, trasformando il tempo pieno di fatto in un parcheggio pomeridiano per i bambini, che nulla ha da condividere con l'offerta didattica di cui fino ad ieri, prima della 'riforma Gelmini', gli alunni potevano usufruire con il tempo pieno.

...

ARRIVERA' PER NATALE UNA 'SOCIAL CARD' AD OLTRE 1MLN DI ITALIANI 'POVERI'

C’è un detto che dice: "meglio poco che niente!".
In questo caso tra il poco e il nulla ci sono così poche differenze che è difficile distinguerli.
La 'social card, almeno per il momento, sembra più l’ennesimo spot varato dal governo che piuttosto un provvedimento serio in grado di aiutare per davvero i più bisognosi.
Nessuno però si è ricordato di dire che ogni spesa effettuata con la 'social card' in automatico sarà data una commissione alla Mastercard che è la società che ha emmesso ed è la proprietà della card.
Bhe! Almeno qualcuno di certo ci guadagnerà da questa iniziativa...
Appare strano che un'iniziativa così benefica abbia comunque dei costi accessori...stranezze tutte italiane!

***

Parole....di Abraham Lincoln

Non si può arrivare alla prosperità

scoraggiando l'impresa.
Non si può rafforzare il debole
indebolendo il più forte.
Non si può aiutare chi è piccolo
abbattendo chi è grande.
Non si può aiutare il povero
distruggendo il ricco.
Non si possono aumentare le paghe
rovinando i datori di lavoro.
Non si può progredire serenamente
spendendo più del guadagno.
Non si può promuovere la fratellanza umana
predicando l'odio di classe.
Non si può instaurare la sicurezza sociale
adoperando denaro imprestato.
Non si può formare carattere e coraggioto
gliendo iniziativa e sicurezza.
Non si può aiutare continuamente
la gente facendo in sua vece quello che potrebbe
e dovrebbe fare da sola.

USA 2008: ELETTO PRESIDENTE BARACK OBAMA

USA 2008: ELETTO PRESIDENTE BARACK OBAMA

marito e padre

i due rivali

genere umano

GIOCHI OLIMPICI DI PECHINO

GIOCHI OLIMPICI DI PECHINO
da peacereporter

23/02/2002 - 02/07/2008 Ingrid Betancourt è stata liberata!

23/02/2002 - 02/07/2008                  Ingrid Betancourt è stata liberata!
faccio mia la gioia di tutti!

Finalmente liberi!!!

Finalmente liberi!!!

Grazie a loro la Betancourt è libera

Grazie a loro la Betancourt è libera
il ministro della Difesa colombiano Santos e il generale Montoya

Grazie Uribe!!

Grazie Uribe!!
La Betancourt ha incontrato il presidente colombiano Uribe che vinse le elezioni del 2002

madre e figlia!

madre e figlia!
Yolanda Pulecio e Ingrid Betancourt

le due Betancourt

le due Betancourt
Ingrid abbraccia la madre Yolanda

La gioia della libertà riconquistata

La gioia della libertà riconquistata
Ingrid Betancourt dopo la liberazione