domenica 30 dicembre 2012

Vicenda marò: ‘forse’ un atto di clemenza nei confronti di Latorre e Girone

Tutti gli interpreti della vicenda che vede in India due marò, Massimiliano LaTorre e Salvatore Girone, loro malgrado, protagonisti stanno eseguendo le loro mosse come se si trovassero su di una grande scacchiera. Il loro però, non è un gioco. Quello in corso è  forse una manovra per uscirne in maniera onorevole.
La vicenda, caratterizzata fin dall’inizio dall’atteggiamento intransigente delle autorità locali indiane del Kerala, ha finora visto contrapporsi da una parte l’Italia e dall’altra l’India.
In questa parte meridionale del Paese asiatico, nella città portuale di Kochi,  fino a pochi giorni fa vi erano trattenuti, anche se in regime di semilibertà, contro la loro volontà e quella del loro governo, i due sottoufficiali della Marina Militare italiana. Ora i due si trovano in permesso Italia.
Sconosciuti fino a 10 mesi fa LaTorre e Girone sono saltati alla ribalta della cronaca internazionale dopo che le autorità dello stato federale del Kerala senza se e senza ma li hanno accusati di aver ucciso, il 15 febbraio scorso, in mare, anche se per errore scambiandoli per pirati, due pescatori locali, Valentine Jalestine e Ajesh Binki. Per questo motivo i due marò sono stati presi e trattenuti.  Dovrebbero ora affrontare un processo in cui devono rispondere di diverse accuse. La più grave è quella di omicidio. Se giudicati colpevoli il codice penale indiano prevede una condanna all’ergastolo o a morte per impiccagione. Il Processo però, non si è ancora svolto. La prima udienza, originariamente prevista per il 25 luglio scorso, è stata rimandata più volte nel tempo. Non  può tenersi almeno fino a quando la Corte Suprema di New Delhi non si pronuncerà sulla giurisdizione del loro caso. Un pronunciamento atteso inutilmente finora e che di rinvio in rinvio ha trascinato la vicenda fino ad oggi generando in Italia non poche polemiche a volte anche inappropriate. La giurisdizione è contesa tra India e Italia. Per l’Italia l’incidente è accaduto in acque internazionali e quindi secondo il diritto internazionale le spetta la giurisdizione. Non è dello stesso parere il Kerala.
Lo stato federale del Paese asiatico, potenza nucleare e economica, rigetta ogni pretesa italiana affermando che i due militari devono essere giudicati dal tribunale di Kollam competente per giurisdizione in quanto i due pescatori morti erano originari di questo distretto.
Il governo centrale indiano si dice impotente contro il comportamento delle autorità locali indiane del Kerala. Un comportamento che è di fatto contrario al principio dal codice penale internazionale secondo cui gli organi dello Stato sono immuni dalla giurisdizione penale dello Stato straniero quando svolgono attività ‘iure imperii’.
Comunque sia è convinzione generale che la Corte Suprema indiana è difficile che si possa pronunciare contro la richiesta di giurisdizione richiamata dall'Italia in base al diritto internazionale.  Diversamente verrebbero meno tutti i valori giuridici che tengono insieme la giurisprudenza nazionale e internazionale, nel senso che chi si farebbe carico di una decisione contro macchierebbe il proprio onore e quello dell’istituzione che rappresenta. Ed eco spiegato il decidere del massimo organo giudiziario indiano di non decidere. Forse in questo modo gli indiani sperano di guadagnare tempo, forse aspettando  un ‘miracolo’, per uscire dalla situazione creatasi. Un palese tergiversare, da parte degli indiani, per poter fare dietrofront salvando però, ‘cavolo e capra’.
Una soluzione potrebbe venire dal governatore dello Stato indiano del Kerala, Oommen Chandy.  Tra i poteri del capo dell’esecutivo dello stato indiano vi è anche la facoltà di concessione della Grazia. Potrebbe essere questa la soluzione. Un atto di clemenza nei confronti dei due marò.
Forse la concessione del temporaneo rientro in patria dei due militari rappresenta proprio l’anticamera a questa possibile soluzione della vicenda. Anche perché, sebbene il loro rientro a Kochi in India è previsto entro il 10 gennaio prossimo, in Italia l’opinione condivisa da molti è che ora sia giunta il momento di trovare una soluzione, definitiva, per ‘tenere’ a casa i due marò italiani.
Kochi è la città indiana del Kerala in cui è iniziata questa vicenda dopo che la petroliera italiana ‘Enrica Lexie’, della società armatrice partenopea F.lli D’Amato, il 15 febbraio scorso, sebbene si trovasse già in acque internazionali, è tornata indietro dopo aver ricevuto la richiesta dalle autorità indiane. Una richiesta rivelatasi poi, un espediente per prendere il controllo della nave. La nave commerciale italiana, con a bordo sei militari italiani, che componevano un Nucleo Militare di Protezione, NMP, è tornata indietro per ordine dell’allora comandante, Umberto Vitelli che a sua volta eseguiva quello del suo Armatore come ha riferito, successivamente, davanti all’assemblea Parlamentare a Roma, il ministro degli Esteri Giulio Terzi. In questo modo due dei militari italiani a bordo, il capo nucleo e il suo vice, venivano gettati nelle braccia delle autorità dello stato meridionale indiano. La nave dopo un breve periodo sotto sequestro a Kochi, lo scorso mese di maggio, è tornata dal ‘suo’ armatore, mentre i due militari sono rimasti in India.
La concessione fatta dall’Alta Corte del Kerala a Latorre e Girone, il poter tornare, in via temporanea, in Patria per trascorrere le festività natalizie con le rispettive famiglie,  rappresenta una prima significativa concessione che, dopo tanta ostinazione, attesta che la contrapposizione tra le due parti si sta ammorbidendo o meglio, che forse si è trovato un ‘intesa’. Addirittura dopo tanto dire e fare sembra che i rapporti tra Italia e India siano diventati più distesi tanto da generare un inaspettato ottimismo. Le parole proferite  in questi giorni dai  rispettivi responsabili della diplomazia estera dei due Paesi sembrano infatti, indicare che forse un ‘accordo’ tra le due parti è stato raggiunto. Una svolta decisiva potrebbe quindi giungere a risolvere la vicenda nel migliore dei modi per tutti i suoi interpreti. Un primo passo è già stato compiuto.
La vicenda è stata finora contraddistinta da un duro scontro legale-diplomatico  tra Italia e India. Di mese in mese si è andati avanti a colpi di carta bollata e dichiarazioni velleitarie nell’apparente atteggiamento distaccato della comunità internazionale.
Un incomprensibile  atteggiamento quello indiano  dettato forse solo dal fatto che  dopo i primi momenti si sono poi, resi conto che hanno commesso un madornale errore e non sanno come rimediare. In pratica sono rimasti vittime della ‘caccia alle streghe’ di cui si sono fatti loro stessi fautori. Episodi come quello accaduto il 15 febbraio scorso al largo delle coste meridionali dell’India non sono nuovi nell’Oceano Indiano. I responsabili di questi atti non sono però, quasi mai individuati e puniti.  Sono però, numerosi i pescatori, non solo indiani, che vengono uccisi in mare dalle guardie armate dei mercantili  e anche dai militari di alcune navi da guerra perchè scambiati per pirati. In quella parte del mondo, in quel mare infestato dai pirati somali, chiunque è visto imbracciare un’arma o si avvicina troppo con la propria imbarcazione è considerato un predone del mare e come tale una minaccia. E’ usanza tra i pescatori dell’Oceano Indiano, per difesa, portarsi dietro un’arma. A testimonianza della possibilità di poter cadere in errore vi sono i numerosi comunicati diffusi e diretti ai comandanti delle navi a non scambiare semplici pescatori per pirati anche se sono armati indicando anche che le armi adottate dai pirati sono ben diverse. Per cui quando  gli indiani hanno creduto di aver messo le mani su due possibili responsabili di uno di questi episodi la sete di rivalsa ha oscurato le menti che poi, a freddo ragionando sono però, rinsavite, ma ormai il danno era fatto. Appare difficile credere che Latorre e Girone siano caduti in errore. Essi sono due specialisti della Marina Militare italiana appartenenti al Reggimento San Marco e come tali soggetti a speciali addestramenti e al rispetto di determinate regole. Anche per far parte degli NMP ne hanno seguito uno ad hoc. Per cui in tutti, indistintamente, si sono materializzati i dubbi sul loro reale coinvolgimento nell’episodio accaduto in mare e che ha condotto alla morte di due pescatori imbarcati sul peschereccio indiano ‘St. Anthony’. Quel giorno poi, nello stesso tratto di mare dove è accaduto l’incidente vi erano altre 4 navi commerciali tra cui la petroliera greca ‘Olympic Flair’ che praticamente messa a confronto con la ‘Enrica Lexie’ gli somiglia moltissimo per sagoma e colori, rosse e nere entrambi. Particolare questo che potrebbe aver ingannato chi a bordo del peschereccio pur non assistendo al fatto, infatti non vi sono testimoni oculari,  ha però,  riferito di aver visto una nave che si allontanava descrivendola di colore rossa e nera  e affermando  anche di non averne potuto leggere il nome. Il fatto poi, che anche il team di sicurezza privato, presente a bordo della nave greca, abbia quello stesso giorno respinto un attacco pirata lascia ampio spazio a timori. Forse un inconfessabile verità è alla base di questa intricata vicenda. E finalmente forse, tutti i suoi interpreti si stanno rendendo conto che per venirne a capo non sarà certo necessario svelarla, ma solo agire appunto, d’intesa.

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DARFUR:NON C'E' PIU' TEMPO DA PERDERE!

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FAI LORO DEL BENE... AIUTA I RIFUGIATI E I PROFUGHI DEL DARFUR FACENDO UNA DONAZIONE ALL'AGENZIA ONU PER I RIFUGIATI UNHCR CHIAMA LO 0680212304 PER SAPERE COME FARE....
RICORDATI BASTANO 31 EURO PER ACQUISTARE 8 COPERTE, 51 EURO PER UNA TENDA E 200 EURO PER DARE ASSISTENZA MEDICA A 25 FAMIGLIE...

Un bambino del Darfur

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aiuta ad aiutarlo sostieni le iniziative pro Darfur
In Darfur dal 2003 ad oggi sono state compiute esecuzioni, anche di massa, stupri, soprattutto di massa, nei confronti di donne, uomini e bambini e interi villaggi sono stati rasi al suolo. Il terrore è stato usato come pratica generalizzata e a sfondo razziale mentre lo stupro è diventato una vera e propria arma da guerra.
Il governo sudanese di Khartoum da parte sua ha bombardato senza sosta i civili, e ha reso sempre più difficili le operazioni di soccorso delle organizzazioni umanitarie nei confronti delle genti del Darfur, fino al punto di far scappare via la maggior parte delle Ong operanti nella regione sudanese e liberarsi così di scomodi testimoni di quanto accadeva in quei luoghi. La stessa tattica è stata seguita prima con i peacekeepers dell'Ua e poi con quelli dell'Onu...
Tutto il mondo è a conoscenza di quanto accade in quella remota regione sudanese e lancia denunce. Da un lato Washington parla di genocidio, dall’altro l'Onu parla di catastrofe umanitaria e di pulizia etnica.
Il tutto però resta nella totale impunità!
Intanto, dal Febbraio 2003 anno in cui è iniziata la ribellione della popolazione di etnia africana del Darfur, circa 6 milioni in maggioranza musulmana e in parte animista, contro il governo sudanese, musulmano ma integralista e soprattutto di etnia araba e bianca, è scoppiato il conflitto che ha causato finora circa 300mila morti e due milioni e mezzo di profughi. Una protesta nata per lo stato di totale abbandono e sfruttamento in cui la popolazione nera era tenuta. La repressione del governo centrale è stata spietata, soprattutto facendo uso dei Janjaweed, i diavoli a cavallo, che sono milizie nomadi di etnia araba che hanno compiuto tutti gli orrori possibili e inimmaginabili contro le genti del Darfur di etnia nera, per lo più contadini e pastori.

Il pianto di un innocente a Gaza

Il pianto di un innocente a Gaza
Ancora una volta il mondo intero si dovrebbe vergognare!!!
La guerra chi puo raccontarla? E' difficile farlo ma tutti possiamo immaginare come sia il sentire l'odore dei morti abbandonati nelle strade o sotto le macerie, il vedere i bambini che muoiono di fame accanto al cadavere della madre, il sentire il lamento dei feriti e lo strazio dei sopravvissuti, di chi si vede impotente e maledice chi gli ha portato via tutto.
Nella Striscia di Gaza siamo ormai quasi alla terza settimana di bombardamenti e inesorabilmente, come non potrebbe essere diversamente con tutta la tecnologia militare del 21° secolo che gli israeliani stanno usando, il numero dei morti tra i civili continuato ad aumentare, mentre l'esercito israeliano bombarda le loro case si moltiplicano tra i palestinesi le scene di disperazione e di dolore causati dagli effetti devastanti della guerra che certamente non sono cambiati nel tempo anzi al contrario.

Giugno 2009: La rivoluzione di velluto in Iran

Giugno 2009: La rivoluzione di velluto in Iran
Sono solidale con i persiani che manifestano

Il 12 giugno 2010 è caduto il primo anniversario delle contestate elezioni iraniane. Elezioni che decretarono la riconferma a presidente dell’Iran di Mahmud Ahmadinejad. Il Paese ha vissuto le prime ora di questa giornata con una calma carica di tensione che poi, è scoppiata nel pomeriggio intorno alle 16, le 13.30 italiane con i primi scontri tra manifestanti e forze di sicurezza nei pressi dell’Università Sharif di Teheran. Era impensabile che l’opposizione iraniana del movimento riformista dell’Onda Verde si facesse scappare questa occasione per proclamare il proprio dissenso al regime degli Ayatollah. I luoghi delle sanguinose proteste post elettorali di un anno fa si sono quindi di nuovo riempiti di manifestanti. Questo, nonostante l’appello dei leader dell’opposizione, Moussavi e Karroubi, a evitare di scendere in piazza e nonostante che le forze di sicurezza avessero preso posizione in vari punti strategici del centro di Teheran per prevenire manifestazioni. Nonostante le proteste e le accuse di brogli elettorali il contestato presidente Ahmadinejad ha potuto proseguire nel suo mandato, quasi certamente usurpato, grazie all’appoggio dell’ayatollah Ali Khamenei, la Guida Suprema. La lotta continuerà. Viva la Persia! Viva il movimento riformista!


i 44 presidenti degli Usa

i 44 presidenti degli Usa
da www.patrickmoberg.com/blog/id:420/november-4-2008

The President United States of America

The President United States of America
Barack Obama

E' morta Miriam Makeba

E' morta Miriam Makeba
Addio Mama Afrika....io continuerò a sognare...

Notes

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Italia. Violenza sessuale è allarme sociale


Dopo i recenti casi di stupri, a Roma, Bologna e Milano non si riesce quasi più a tenere il conto degli episodio di violenza sessuale che, dall'inizio dell'anno, si stanno susseguendo in Italia ad opera principalmente di stranieri. Un orribile reato che si verifica nelle grandi città metropolitane come nei piccoli centri urbani. Emergono dati da brividi dalle informazioni fornite dal Presidente facente funzioni del Tribunale di Como Giuseppe Anzani e dal Procuratore capo Alessandro Maria Lodolini. Ogni 4 giorni in Procura a Como arriva una denuncia per violenza sessuale. I fascicoli aperti tra luglio 2007 e giugno 2008 sono stati 89, tra violenze sessuali e pedofilia. Ma è solo la punta di un iceberg in quanto, il reato, per la quasi totalità è sommerso perché prevale ancora la paura e la vergogna a denunciare la violenza subita. Fino ad oggi la violenza che subivano le donne era soprattutto domestica, ma gli episodi di violenza che hanno visto protagoniste, loro malgrado, delle donne avvenuti negli ultimi giorni, per le strade, propongono una nuova emergenza. Un autorevole testimonianza è portata da Telefono Rosa che da anni conosce il fenomeno ed assiste le vittime. “Ciò che sta avvenendo dall'inizio dell'anno, precisa il presidente Maria Gabriella Carnieri Moscatelli, mi preoccupa. Non so se è solo l'effetto di maggiori denunce ma, dal nostro osservatorio, non era mai stato rilevata una cosa simile”. Gli avvenimenti degli ultimi giorni non fanno altro che conferma un'allarmante costante: in testa alla classifica degli autori di stupri ci sono gli stranieri. Il triste primato vede fra i primi i romeni, seguiti da marocchini e albanesi che sembra abbiano dato il via ad una esecrabile escalation di violenza contro le donne. Assodato che nella stragrande maggioranza dei casi questi episodi sono commessi da stranieri, spesso clandestini, ora si deve dare a tutto questo uno stop. Certezza della pena, custodia cautelare in carcere per chi è accusato di violenza sessuale ed esclusione di attenuanti per chi delinque sotto effetto di alcool e droghe. Tutto ovviamente tenendo conto di due elementi fondamentali: abbattere l'allarme sociale provocato da questo tipo di reati e tutelare la dignità della vittima, che va assicurata anche nel percorso dibattimentale.
Per raggiungere un risultato anzitutto è importante l'introduzione nel ddl sicurezza dell'obbligo del carcere per chi stupra. Forse il decreto 'anti-stupro' sarà pronto per venerdì esso dovrebbe contenere, come annunciato, importanti novità: gli accusati di stupro non potranno beneficiare della libertà condizionale, ci sarà un avvocato a spese dello Stato per le vittime di violenza sessuale, arriveranno nuovi presidi di polizia con relativi stanziamenti, saranno anticipate le norme contenute nel ddl anti-molestie che la Camera ha già approvato. Tra le altre cose, ci dovrebbero essere anche aggravanti se a commettere violenza sono familiari, partner o tutori; un pesante aggravio di pena se la vittima è sotto i 14 anni; uguale trattamento, invece, se la vittima è maggiorenne o appena sotto i 18; ergastolo sicuro, se allo stupro segue la morte della vittima. Mano pesante anche per i complici: nessuna possibilità di godere dei domiciliari neppure per i favoreggiatori.

***

La scuola pubblica in Italia con la 'Riforma Gelmini'

Esprimo la mia piena solidarietà con tutti coloro che protestano contro la Legge 133/08 la cosidetta 'Riforma Gelmini'....

Le cifre presentate nel decreto fanno venire i brividi: i tagli previsti dal decreto legge 112, poi convertito nella legge 133/08, e gli ulteriori provvedimenti contenuti nel decreto 137 porteranno, a livello nazionale, ad una riduzione di circa 100mila posti tra il personale docente e di 43mila posti tra quello Ata (ausiliari, tecnici e amministrativi).
Per molti, anche per i non addetti ai lavori, l'effetto provocato dalla legge che in pratica azzererà in poco tempo le faticose conquiste di anni e anni, non solo in termini di posti di lavoro, ma anche di mission- educativa e di didattica, rende il momento dei più cupi e tristi degli ultimi anni. Ai tagli vanno poi sommati, le conseguenze che scaturiranno dalla reintroduzione del maestro unico nelle scuole elementari.
L'Europa chiede più scuola, più sapere e l'Italia che fa?
Il contrario!
Rientrodurre il maestro unico è compiere, di sicuro, un passo indietro di almeno mezzo secolo. Se non addirittura si ritorna al tempo del libro cuore, senza offesa per quel libro mio compagno di tanti pomeriggi.
Perchè tutto questo? Bella domanda!
Molto probabilmente si tenta di mascherare con questa supposta riforma quello che è il vero scopo del provvedimento: incassare o meglio risparmiare in poco meno di 4-5 anni 8miliardi di euro. Questa è la cifra stimata, che dovrebbe restare nelle casse dello stato.
Un risparmio quindi certo ottenuto tagliando centinaia di migliaia di posti di lavoro ma al contempo che produrrà anche un effetto negativo: quello di un drastico ridimensionamento del servizio scolastico pubblico in favore forse di quello privato. Inoltre un'altra diretta conseguenza della L.133/08 sarà la chiusura di decine e decine di plessi scolastici.
Molte scuole, soprattutto nei piccoli centri urbani, non ci saranno più. A scomparire sarà anche un altro degli elementi cardine dell'istruzione primaria italiana: il tempo pieno. Bisogna fare attenzione, chi sostiene che il tempo pieno non sarà toccato dalla riforma o che addirittura aumenterà mente sapendo di farlo.
Rifletteteci un poco e capirete perchè!
Se prima, per ogni 2 classi, c'erano 3 insegnanti d'ora in poi sarà uno per classe, a seguire e istruire dai 20 ai 30 alunni e che svolgerà il suo orario lavorativo settimanale esclusivamente di mattina. Pertanto al pomeriggio non potrà esserci altro che un sorta di dopo-scuola, trasformando il tempo pieno di fatto in un parcheggio pomeridiano per i bambini, che nulla ha da condividere con l'offerta didattica di cui fino ad ieri, prima della 'riforma Gelmini', gli alunni potevano usufruire con il tempo pieno.

...

ARRIVERA' PER NATALE UNA 'SOCIAL CARD' AD OLTRE 1MLN DI ITALIANI 'POVERI'

C’è un detto che dice: "meglio poco che niente!".
In questo caso tra il poco e il nulla ci sono così poche differenze che è difficile distinguerli.
La 'social card, almeno per il momento, sembra più l’ennesimo spot varato dal governo che piuttosto un provvedimento serio in grado di aiutare per davvero i più bisognosi.
Nessuno però si è ricordato di dire che ogni spesa effettuata con la 'social card' in automatico sarà data una commissione alla Mastercard che è la società che ha emmesso ed è la proprietà della card.
Bhe! Almeno qualcuno di certo ci guadagnerà da questa iniziativa...
Appare strano che un'iniziativa così benefica abbia comunque dei costi accessori...stranezze tutte italiane!

***

Parole....di Abraham Lincoln

Non si può arrivare alla prosperità

scoraggiando l'impresa.
Non si può rafforzare il debole
indebolendo il più forte.
Non si può aiutare chi è piccolo
abbattendo chi è grande.
Non si può aiutare il povero
distruggendo il ricco.
Non si possono aumentare le paghe
rovinando i datori di lavoro.
Non si può progredire serenamente
spendendo più del guadagno.
Non si può promuovere la fratellanza umana
predicando l'odio di classe.
Non si può instaurare la sicurezza sociale
adoperando denaro imprestato.
Non si può formare carattere e coraggioto
gliendo iniziativa e sicurezza.
Non si può aiutare continuamente
la gente facendo in sua vece quello che potrebbe
e dovrebbe fare da sola.

USA 2008: ELETTO PRESIDENTE BARACK OBAMA

USA 2008: ELETTO PRESIDENTE BARACK OBAMA

marito e padre

i due rivali

genere umano

GIOCHI OLIMPICI DI PECHINO

GIOCHI OLIMPICI DI PECHINO
da peacereporter

23/02/2002 - 02/07/2008 Ingrid Betancourt è stata liberata!

23/02/2002 - 02/07/2008                  Ingrid Betancourt è stata liberata!
faccio mia la gioia di tutti!

Finalmente liberi!!!

Finalmente liberi!!!

Grazie a loro la Betancourt è libera

Grazie a loro la Betancourt è libera
il ministro della Difesa colombiano Santos e il generale Montoya

Grazie Uribe!!

Grazie Uribe!!
La Betancourt ha incontrato il presidente colombiano Uribe che vinse le elezioni del 2002

madre e figlia!

madre e figlia!
Yolanda Pulecio e Ingrid Betancourt

le due Betancourt

le due Betancourt
Ingrid abbraccia la madre Yolanda

La gioia della libertà riconquistata

La gioia della libertà riconquistata
Ingrid Betancourt dopo la liberazione