lunedì 19 dicembre 2011

Manifestazioni in Egitto: il Paese finirà come la Siria?

L’Egitto non trova pace e anche oggi continuano gli scontri nella capitale, il Cairo. In città i manifestanti sono tornati per il quarto giorno consecutivo a confrontarsi con le forze di sicurezza egiziane. I militari si mostrano sempre più violenti e brutali nei confronti di chi scende in strada a manifestare contro il governo. Gli scontri sono ancora localizzati nei pressi dei palazzi governativi e in Piazza Tahrir, il luogo simbolo della rivoluzione popolare del 25 gennaio scorso. Ambedue i luoghi sono isolati dal resto della città con filo spinato e muri e sono controllati da polizia e militari in assetto antisommossa.
Le scene a cui si assiste e quanto ne consegue fa credere che nel Paese dei Faraoni sia ancora in atto la rivoluzione popolare. Sono infatti, scene già viste come pure i protagonisti. Stavolta però, il popolo protesta contro i militari che allora avevano contribuito alla cacciata di Hosni Mubarak.
La protesta popolare è dettata dalla volontà degli egiziani di ottenere una transizione rapida.
I militari infatti, si sono insediati alla guida del Paese dall’11 febbraio scorso, in maniera transitoria per gestire il dopo Mubarack. A governare il Paese vi è un Consiglio Supremo delle forze armate, Csfa, al capo del quale vi è il maresciallo Hussein Tantawi. La gente chiede che il Consiglio lasci subito il potere ai civili e non fra un paio di anni come da loro ‘pianificato’. Per ottenere quanto invocano il popolo egiziano ha dato vita, dalla fine del mese di novembre scorso, a innumerevoli sit-in nei luoghi simbolo del potere dello stato, specie intorno alla sede del Consiglio dei ministri e del Parlamento, ed anche in Piazza Tahrir, simbolo della rivoluzione. Poi, improvvisamente lo scorso venerdì il controllo della situazione è sfuggito di mano agli organizzatori dei sit-in. Forse anche fomentati da ‘agenti provocatori’, sono scoppiati i primi scontri tra manifestanti e forze di sicurezza egiziane e da allora non c’è stata più tregua. Sembra che quel ‘giorno di follia’ abbia dato il via libera ai militari. In questo modo le scene di pacifiche manifestazioni di dissenso delle scorse settimane hanno ‘lasciato’ lo spazio a scene di brutalità e di dura repressione condotta dai militari in questi lungi quattro giorni.
I soldati ricorrono ad una violenza inaudita e inspiegabile nei confronti di chi cerca, nonostante tutto, di manifestare pacificamente ancora le sue idee. Sembra che nel Paese si sia aperta una sorta di ‘caccia’ al manifestante. Non appena si forma un gruppo di persone queste vengono caricate e bastonate senza pietà, donne o uomini che siano.
Gli scontri tra manifestanti e forze di sicurezza si risolvono infatti, nei migliori dei casi, con brutali bastonature dei manifestanti. Non sempre però, non ci scappa il morto. Finora i morti accertati erano 9, tutti vittime della repressione, mentre i feriti sarebbero invece, circa 500. Stamani si sono registrate ulteriori vittime. Nel corso degli scontri scoppiati oggi tra le forze di sicurezza egiziane e manifestanti in piazza Tahrir sono morte altre 2 persone. Il numero delle vittime è quindi salito a 11. Tra essi vi sono anche due bambini di 12 e 14 anni. La notizia della morte dei due minori è stata resa nota da un portavoce del ministero della Sanità. La fonte ministeriale ha spiegato che i due bambini sono morti a seguito di fratture del cranio provocate dal lancio di blocchi di cemento, mentre almeno altre 6 vittime sono state uccise da colpi di arma da fuoco.
Una conferma questa alle tante accuse lanciate da giorni dai manifestati e da testimoni che le forze di sicurezza egiziane stanno sparando sui manifestanti e non solo con proiettili di gomma. Un’accusa che le autorità egiziane hanno finora sempre respinto.
Oltre ai morti e ai feriti ci sono almeno 181 persone che sono state arrestate. Per tutti l’accusa è di aver partecipato alle violenze e di aver attaccato i membri delle Forze armate e di resistenza a pubblico ufficiale.
Quello che sta accadendo in Egitto porta a fare un parallelismo con quanto sta avvenendo in Siria. Il timore è infatti, che da un momento all’altro, ‘calino i veli’ e venga fuori il vero aspetto di chi, vestendo i panni dei militari, cerca di mostrarsi paladino della rivoluzione e di giustificare le sue azioni come atto di difesa della rivoluzione.
Quando ciò accadrà, se accadrà, sarà la fine. Il popolo non avrà scampo a meno che non arrivino ‘soccorsi’.
L’Egitto però, non dovrebbe essere un’altra Siria in quanto tutto quello che sta accadendo nel Paese dei Faraoni infatti, sta suscitando un'ondata di sdegno e di protesta da parte della comunità internazionale.
E’ unanime la condanna dei metodi repressivi adottati dai militari contro i manifestanti.
Anche stamani è tornata a parlare il segretario di stato americano, Hillary Clinton si è detta molto preoccupata per le violenze in corso Egitto invitando le forze di sicurezza egiziane a rispettare i diritti di libera espressione pacifica e di assemblea e chiedendo a tutti gli egiziani ad astenersi da qualsiasi forma di violenza.
Anche l'Alto Commissariato ONU per i diritti umani, Navi Pillay ha condannato con fermezza la brutale repressione delle manifestazioni al Cairo. L’alto funzionario ONU ha espresso particolare preoccupazione per quella che appare una presa di mira deliberata delle donne manifestanti. Pillay ha nuovamente chiesto anche un'indagine imparziale e indipendente per tutti i casi di abuso e di repressione violenta dei manifestanti che si sono verificati negli ultimi mesi ed il rilascio immediato di tutti coloro che sono stati arrestati per aver tentato di esercitare i loro diritti.
Nel frattempo, sempre oggi, si è tenuta al Cairo un incontro tra governo e giornalisti. L’intento era da parte della Giunta di spiegare ala stampa episodi e fatti inerenti agli scontri degli ultimi giorni in corso nella capitale.
“Quello che è in corso non è una rivoluzione, ma un attacco all'Egitto”, ha spiegato ai giornalisti il primo ministro egiziano, Kamal el Ganzouri. “Nessuno creda che il sangue freddo mostrato dall'esercito sia segno di debolezza, ed è la patria che lo esige. Ma qualsiasi attacco all'esercito, alle sue basi ed ai suoi equipaggiamenti costituiscono una linea rossa, e si sbaglia chi pensa che non sarà contrastato con tutta la fermezza e la forza necessarie”, ha invece, affermato il viceministro della difesa egiziano, generale Adel Emara che ha anche definito i soldati degli eroi di cui il governo apprezza gli sforzi per quello che fanno per la patria. Per i loro comportamenti violenti, documentati da filmati, il generale ha spiegato che: “non ci si deve limitare a quelle immagini, ma si deve cercare di capire che cosa c’è dietro”. “I soldati intervengono quindi per proteggere gli edifici governativi, ma si diffondono voci su violenze delle forze dell'ordine. Si vede chiaramente che lo scopo è colpire lo Stato, non il regime, che è già caduto”, ha aggiunto il membro del Csfa che ha anche negato gli arresti di alcuni giornalisti accusando invece, alcuni media di affermare il falso.
Parole sinistre e ricce di significati inquietanti che non hanno per nulla dissipato le tante ombre che aleggiano sugli scontri di questi giorni al Cairo. Da queste parole appare chiaro che viene giustificato ogni brutale aggressione e bastonatura dei manifestanti da parte dei militari, anche se non fanno resistenza, questo in nome del ripristino della sicurezza e del controllo della piazza.
Come se non bastasse poi, il generale Emara ha fatto un annuncio: “Ci sono informazioni su un piano per incendiare la sede dell'Assemblea del popolo e ci dicono che è in corso un raduno di gente in piazza Tahrir per realizzare questo piano”. "Se i manifestanti prendono di mira le sedi governative allora è chiaro che sanno cosa stanno facendo e che seguono un'agenda precisa”, ha aggiunto il ministro.
Secondo il governo egiziano sarebbe quindi in atto un piano sistematico, un complotto per meglio dire, contro la sicurezza delle istituzioni e a metterlo in atto sarebbero chi in questi giorni manifesta in strada.
Come abbiano avuto queste informazioni i militari non lo hanno rivelato, ma è chiaro che a, questo punto, se ci saranno conferme, avranno carta bianca nel reprimere ogni forma di contestazione perché è un attacco allo stato.
Nel frattempo, preparano il terreno.
In un comunicato a firma del Consiglio Supremo delle forze armate, reso noto successivamente, si legge: “Forze ostili al popolo egiziano cercando di seminare discordia e alimentare la tensione tra l'Esercito e il popolo non solo negli ultimi episodi, ma anche nelle proteste di via Mohammed Mahmoud a ottobre e a fine novembre”.
E’ evidente che è in corso una sorta di campagna avente lo scopo di screditare i manifestanti e quindi vanificare le loro rivendicazioni e al tempo stesso giustificare la repressione.

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DARFUR:NON C'E' PIU' TEMPO DA PERDERE!

IN DARFUR SONO DECINE SE NON CENTINAIA LE PERSONE CHE MUOIONO OGNI MESE...
FAI LORO DEL BENE... AIUTA I RIFUGIATI E I PROFUGHI DEL DARFUR FACENDO UNA DONAZIONE ALL'AGENZIA ONU PER I RIFUGIATI UNHCR CHIAMA LO 0680212304 PER SAPERE COME FARE....
RICORDATI BASTANO 31 EURO PER ACQUISTARE 8 COPERTE, 51 EURO PER UNA TENDA E 200 EURO PER DARE ASSISTENZA MEDICA A 25 FAMIGLIE...

Un bambino del Darfur

Un bambino del Darfur
aiuta ad aiutarlo sostieni le iniziative pro Darfur
In Darfur dal 2003 ad oggi sono state compiute esecuzioni, anche di massa, stupri, soprattutto di massa, nei confronti di donne, uomini e bambini e interi villaggi sono stati rasi al suolo. Il terrore è stato usato come pratica generalizzata e a sfondo razziale mentre lo stupro è diventato una vera e propria arma da guerra.
Il governo sudanese di Khartoum da parte sua ha bombardato senza sosta i civili, e ha reso sempre più difficili le operazioni di soccorso delle organizzazioni umanitarie nei confronti delle genti del Darfur, fino al punto di far scappare via la maggior parte delle Ong operanti nella regione sudanese e liberarsi così di scomodi testimoni di quanto accadeva in quei luoghi. La stessa tattica è stata seguita prima con i peacekeepers dell'Ua e poi con quelli dell'Onu...
Tutto il mondo è a conoscenza di quanto accade in quella remota regione sudanese e lancia denunce. Da un lato Washington parla di genocidio, dall’altro l'Onu parla di catastrofe umanitaria e di pulizia etnica.
Il tutto però resta nella totale impunità!
Intanto, dal Febbraio 2003 anno in cui è iniziata la ribellione della popolazione di etnia africana del Darfur, circa 6 milioni in maggioranza musulmana e in parte animista, contro il governo sudanese, musulmano ma integralista e soprattutto di etnia araba e bianca, è scoppiato il conflitto che ha causato finora circa 300mila morti e due milioni e mezzo di profughi. Una protesta nata per lo stato di totale abbandono e sfruttamento in cui la popolazione nera era tenuta. La repressione del governo centrale è stata spietata, soprattutto facendo uso dei Janjaweed, i diavoli a cavallo, che sono milizie nomadi di etnia araba che hanno compiuto tutti gli orrori possibili e inimmaginabili contro le genti del Darfur di etnia nera, per lo più contadini e pastori.

Il pianto di un innocente a Gaza

Il pianto di un innocente a Gaza
Ancora una volta il mondo intero si dovrebbe vergognare!!!
La guerra chi puo raccontarla? E' difficile farlo ma tutti possiamo immaginare come sia il sentire l'odore dei morti abbandonati nelle strade o sotto le macerie, il vedere i bambini che muoiono di fame accanto al cadavere della madre, il sentire il lamento dei feriti e lo strazio dei sopravvissuti, di chi si vede impotente e maledice chi gli ha portato via tutto.
Nella Striscia di Gaza siamo ormai quasi alla terza settimana di bombardamenti e inesorabilmente, come non potrebbe essere diversamente con tutta la tecnologia militare del 21° secolo che gli israeliani stanno usando, il numero dei morti tra i civili continuato ad aumentare, mentre l'esercito israeliano bombarda le loro case si moltiplicano tra i palestinesi le scene di disperazione e di dolore causati dagli effetti devastanti della guerra che certamente non sono cambiati nel tempo anzi al contrario.

Giugno 2009: La rivoluzione di velluto in Iran

Giugno 2009: La rivoluzione di velluto in Iran
Sono solidale con i persiani che manifestano

Il 12 giugno 2010 è caduto il primo anniversario delle contestate elezioni iraniane. Elezioni che decretarono la riconferma a presidente dell’Iran di Mahmud Ahmadinejad. Il Paese ha vissuto le prime ora di questa giornata con una calma carica di tensione che poi, è scoppiata nel pomeriggio intorno alle 16, le 13.30 italiane con i primi scontri tra manifestanti e forze di sicurezza nei pressi dell’Università Sharif di Teheran. Era impensabile che l’opposizione iraniana del movimento riformista dell’Onda Verde si facesse scappare questa occasione per proclamare il proprio dissenso al regime degli Ayatollah. I luoghi delle sanguinose proteste post elettorali di un anno fa si sono quindi di nuovo riempiti di manifestanti. Questo, nonostante l’appello dei leader dell’opposizione, Moussavi e Karroubi, a evitare di scendere in piazza e nonostante che le forze di sicurezza avessero preso posizione in vari punti strategici del centro di Teheran per prevenire manifestazioni. Nonostante le proteste e le accuse di brogli elettorali il contestato presidente Ahmadinejad ha potuto proseguire nel suo mandato, quasi certamente usurpato, grazie all’appoggio dell’ayatollah Ali Khamenei, la Guida Suprema. La lotta continuerà. Viva la Persia! Viva il movimento riformista!


i 44 presidenti degli Usa

i 44 presidenti degli Usa
da www.patrickmoberg.com/blog/id:420/november-4-2008

The President United States of America

The President United States of America
Barack Obama

E' morta Miriam Makeba

E' morta Miriam Makeba
Addio Mama Afrika....io continuerò a sognare...

Notes

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Italia. Violenza sessuale è allarme sociale


Dopo i recenti casi di stupri, a Roma, Bologna e Milano non si riesce quasi più a tenere il conto degli episodio di violenza sessuale che, dall'inizio dell'anno, si stanno susseguendo in Italia ad opera principalmente di stranieri. Un orribile reato che si verifica nelle grandi città metropolitane come nei piccoli centri urbani. Emergono dati da brividi dalle informazioni fornite dal Presidente facente funzioni del Tribunale di Como Giuseppe Anzani e dal Procuratore capo Alessandro Maria Lodolini. Ogni 4 giorni in Procura a Como arriva una denuncia per violenza sessuale. I fascicoli aperti tra luglio 2007 e giugno 2008 sono stati 89, tra violenze sessuali e pedofilia. Ma è solo la punta di un iceberg in quanto, il reato, per la quasi totalità è sommerso perché prevale ancora la paura e la vergogna a denunciare la violenza subita. Fino ad oggi la violenza che subivano le donne era soprattutto domestica, ma gli episodi di violenza che hanno visto protagoniste, loro malgrado, delle donne avvenuti negli ultimi giorni, per le strade, propongono una nuova emergenza. Un autorevole testimonianza è portata da Telefono Rosa che da anni conosce il fenomeno ed assiste le vittime. “Ciò che sta avvenendo dall'inizio dell'anno, precisa il presidente Maria Gabriella Carnieri Moscatelli, mi preoccupa. Non so se è solo l'effetto di maggiori denunce ma, dal nostro osservatorio, non era mai stato rilevata una cosa simile”. Gli avvenimenti degli ultimi giorni non fanno altro che conferma un'allarmante costante: in testa alla classifica degli autori di stupri ci sono gli stranieri. Il triste primato vede fra i primi i romeni, seguiti da marocchini e albanesi che sembra abbiano dato il via ad una esecrabile escalation di violenza contro le donne. Assodato che nella stragrande maggioranza dei casi questi episodi sono commessi da stranieri, spesso clandestini, ora si deve dare a tutto questo uno stop. Certezza della pena, custodia cautelare in carcere per chi è accusato di violenza sessuale ed esclusione di attenuanti per chi delinque sotto effetto di alcool e droghe. Tutto ovviamente tenendo conto di due elementi fondamentali: abbattere l'allarme sociale provocato da questo tipo di reati e tutelare la dignità della vittima, che va assicurata anche nel percorso dibattimentale.
Per raggiungere un risultato anzitutto è importante l'introduzione nel ddl sicurezza dell'obbligo del carcere per chi stupra. Forse il decreto 'anti-stupro' sarà pronto per venerdì esso dovrebbe contenere, come annunciato, importanti novità: gli accusati di stupro non potranno beneficiare della libertà condizionale, ci sarà un avvocato a spese dello Stato per le vittime di violenza sessuale, arriveranno nuovi presidi di polizia con relativi stanziamenti, saranno anticipate le norme contenute nel ddl anti-molestie che la Camera ha già approvato. Tra le altre cose, ci dovrebbero essere anche aggravanti se a commettere violenza sono familiari, partner o tutori; un pesante aggravio di pena se la vittima è sotto i 14 anni; uguale trattamento, invece, se la vittima è maggiorenne o appena sotto i 18; ergastolo sicuro, se allo stupro segue la morte della vittima. Mano pesante anche per i complici: nessuna possibilità di godere dei domiciliari neppure per i favoreggiatori.

***

La scuola pubblica in Italia con la 'Riforma Gelmini'

Esprimo la mia piena solidarietà con tutti coloro che protestano contro la Legge 133/08 la cosidetta 'Riforma Gelmini'....

Le cifre presentate nel decreto fanno venire i brividi: i tagli previsti dal decreto legge 112, poi convertito nella legge 133/08, e gli ulteriori provvedimenti contenuti nel decreto 137 porteranno, a livello nazionale, ad una riduzione di circa 100mila posti tra il personale docente e di 43mila posti tra quello Ata (ausiliari, tecnici e amministrativi).
Per molti, anche per i non addetti ai lavori, l'effetto provocato dalla legge che in pratica azzererà in poco tempo le faticose conquiste di anni e anni, non solo in termini di posti di lavoro, ma anche di mission- educativa e di didattica, rende il momento dei più cupi e tristi degli ultimi anni. Ai tagli vanno poi sommati, le conseguenze che scaturiranno dalla reintroduzione del maestro unico nelle scuole elementari.
L'Europa chiede più scuola, più sapere e l'Italia che fa?
Il contrario!
Rientrodurre il maestro unico è compiere, di sicuro, un passo indietro di almeno mezzo secolo. Se non addirittura si ritorna al tempo del libro cuore, senza offesa per quel libro mio compagno di tanti pomeriggi.
Perchè tutto questo? Bella domanda!
Molto probabilmente si tenta di mascherare con questa supposta riforma quello che è il vero scopo del provvedimento: incassare o meglio risparmiare in poco meno di 4-5 anni 8miliardi di euro. Questa è la cifra stimata, che dovrebbe restare nelle casse dello stato.
Un risparmio quindi certo ottenuto tagliando centinaia di migliaia di posti di lavoro ma al contempo che produrrà anche un effetto negativo: quello di un drastico ridimensionamento del servizio scolastico pubblico in favore forse di quello privato. Inoltre un'altra diretta conseguenza della L.133/08 sarà la chiusura di decine e decine di plessi scolastici.
Molte scuole, soprattutto nei piccoli centri urbani, non ci saranno più. A scomparire sarà anche un altro degli elementi cardine dell'istruzione primaria italiana: il tempo pieno. Bisogna fare attenzione, chi sostiene che il tempo pieno non sarà toccato dalla riforma o che addirittura aumenterà mente sapendo di farlo.
Rifletteteci un poco e capirete perchè!
Se prima, per ogni 2 classi, c'erano 3 insegnanti d'ora in poi sarà uno per classe, a seguire e istruire dai 20 ai 30 alunni e che svolgerà il suo orario lavorativo settimanale esclusivamente di mattina. Pertanto al pomeriggio non potrà esserci altro che un sorta di dopo-scuola, trasformando il tempo pieno di fatto in un parcheggio pomeridiano per i bambini, che nulla ha da condividere con l'offerta didattica di cui fino ad ieri, prima della 'riforma Gelmini', gli alunni potevano usufruire con il tempo pieno.

...

ARRIVERA' PER NATALE UNA 'SOCIAL CARD' AD OLTRE 1MLN DI ITALIANI 'POVERI'

C’è un detto che dice: "meglio poco che niente!".
In questo caso tra il poco e il nulla ci sono così poche differenze che è difficile distinguerli.
La 'social card, almeno per il momento, sembra più l’ennesimo spot varato dal governo che piuttosto un provvedimento serio in grado di aiutare per davvero i più bisognosi.
Nessuno però si è ricordato di dire che ogni spesa effettuata con la 'social card' in automatico sarà data una commissione alla Mastercard che è la società che ha emmesso ed è la proprietà della card.
Bhe! Almeno qualcuno di certo ci guadagnerà da questa iniziativa...
Appare strano che un'iniziativa così benefica abbia comunque dei costi accessori...stranezze tutte italiane!

***

Parole....di Abraham Lincoln

Non si può arrivare alla prosperità

scoraggiando l'impresa.
Non si può rafforzare il debole
indebolendo il più forte.
Non si può aiutare chi è piccolo
abbattendo chi è grande.
Non si può aiutare il povero
distruggendo il ricco.
Non si possono aumentare le paghe
rovinando i datori di lavoro.
Non si può progredire serenamente
spendendo più del guadagno.
Non si può promuovere la fratellanza umana
predicando l'odio di classe.
Non si può instaurare la sicurezza sociale
adoperando denaro imprestato.
Non si può formare carattere e coraggioto
gliendo iniziativa e sicurezza.
Non si può aiutare continuamente
la gente facendo in sua vece quello che potrebbe
e dovrebbe fare da sola.

USA 2008: ELETTO PRESIDENTE BARACK OBAMA

USA 2008: ELETTO PRESIDENTE BARACK OBAMA

marito e padre

i due rivali

genere umano

GIOCHI OLIMPICI DI PECHINO

GIOCHI OLIMPICI DI PECHINO
da peacereporter

23/02/2002 - 02/07/2008 Ingrid Betancourt è stata liberata!

23/02/2002 - 02/07/2008                  Ingrid Betancourt è stata liberata!
faccio mia la gioia di tutti!

Finalmente liberi!!!

Finalmente liberi!!!

Grazie a loro la Betancourt è libera

Grazie a loro la Betancourt è libera
il ministro della Difesa colombiano Santos e il generale Montoya

Grazie Uribe!!

Grazie Uribe!!
La Betancourt ha incontrato il presidente colombiano Uribe che vinse le elezioni del 2002

madre e figlia!

madre e figlia!
Yolanda Pulecio e Ingrid Betancourt

le due Betancourt

le due Betancourt
Ingrid abbraccia la madre Yolanda

La gioia della libertà riconquistata

La gioia della libertà riconquistata
Ingrid Betancourt dopo la liberazione