giovedì 18 ottobre 2012

Vicenda marò: gli indiani cercano di guadagnare tempo in attesa di vie d’uscite ‘miracolose’

Il 4 ottobre scorso dalle pagine della rivista indonesiana di politica internazionale ‘Strategic Review’ il ministro Terzi lanciava un interrogativo: “Quale Paese sarà disposto ad inviare suoi militari per proteggere le proprie navi, sapendo che rischierebbero l'arresto facendo il proprio dovere?". 
Un interrogativo che è un chiaro riferimento alla vicenda che vede protagonisti i due marò italiani trattenuti in India. Una vicenda che è soprattutto caratterizzata dall’atteggiamento intransigente dell’India che mette a rischio la lotta al fenomeno della pirateria marittima.
Per le prossime settimane sono attesi con trepidazione nuovi sviluppi del caso che vede coinvolti loro malgrado due marò italiani.
Si tratta di due sottoufficiali della Marina Militare, Massimiliano LaTorre e Salvatore Girone che si trovavano, come team di sicurezza, a bordo della petroliera Enrica Lexie e che sono accusati dalle autorità dello stato federale indiano del Kerala di aver ucciso, il 15 febbraio scorso, per errore in mare due pescatori locali. I due sarebbero stati scambiati dai marò per pirati somali.
L’Italia attende che l’India rispetti  pienamente il diritto internazionale. 
L'incidente infatti, sarebbe avvenuto quando la Enrica Lexie si trovava ormai a 22 miglia nautica dalle coste meridionali indiane, quindi oltre al limite internazionalmente riconosciuto delle 12 miglia.
Per questo motivo l’Italia sostiene che spetti ad essa giudicare e, se riconosciuti colpevoli condannare i due militari italiani.
Sono in aumento, o per lo meno se ne denunciano di più, i casi di pescatori uccisi per errore in mare dal personale dei team di sicurezza, militare o privato, impegnato a protezione delle navi mercantili di quei Paesi che hanno deciso di difendere le loro navi quando sono in transito nelle acque infestate dai predoni del mare  come Oceano Indiano e mare del Corno D’Africa. 
Oltre alla vicenda che vede, loro malgrado, coinvolti i due marò italiani vi sono anche altri casi i cui autori o presunti tali sono noti. Uno di questi è quello accaduto lo scorso mese di luglio quando ancora una volta un pescatore indiano è stato ucciso da militari americani che si trovavano a bordo della nave rifornimento della Marina Militare americana, USNS Rappahannock, o quello avvenuto lo scorso mese di agosto in cui sarebbe morto un pescatore ucciso da guardie armate russe imbarcate a bordo della petroliera norvegese, Nordic Fighter. Restano però, tantissimi i casi in cui invece, i responsabili sono rimasti anonimi. Nell’Oceano Indiano  in particolare sono tanti, tantissimi i pescatori che escono in mare per pescare e non fanno più ritorno.
Intanto, la vicenda dei due marò italiani va per le lunghe ed è al centro di una forte diatriba tra Italia e India. Una vera e propria battaglia legale, a colpi di istanze, è in corso da mesi, oltre 8 mesi, nello stato del Kerala.
Intanto, di pari passo procede il lavoro certosino della diplomazia italiana per riportare a casa i  due marò sani e salvi.
Ieri è giunto la ratifica dall’Aula della Camera, con un voto unanime, 458 SI, un astenuto e nessun contrario, all'Accordo Italia-India per il trasferimento dei condannati, siglato il 10 agosto  scorso tra i governi dei due Paesi. Il provvedimento è ora passato all'esame del Senato. 
Si tratta di un importante passo in avanti affinchè i cittadini italiani che si trovano nelle carceri indiane possano tornare in Italia.
L'intento è ovviamente quello di risolvere vicende come quelle dei due marò, ma anche di ‘dare una mano’ ad altri connazionali come Tomaso Bruno e Elisabetta Boncompagni. Si tratta dei due italiani condannati all'ergastolo in India per la morte di un loro compagno di viaggio, Francesco Montis e detenuti nel carcere indiano di Varanasi.
L’impressione comune a tanti è che gli indiani sulla vicenda dei due marò vogliano guadagnare tempo in attesa chissà di quale ‘miracolo’ che dimostri che essi siano dalla parte della ragione. Per tutti  chiaro che il comportamento delle autorità locali indiane del Kerala è contrario al principio dal codice penale internazionale che stabilisce che gli organi dello Stato sono immuni dalla giurisdizione penale dello Stato straniero quando svolgono attività ‘iure imperii’.
La convinzione generale è che la Corte Suprema indiana è difficile che si possa pronunciare contro la richiesta di giurisdizione richiamata dall'Italia in base al diritto internazionale.  Diversamente verrebbero meno tutti i valori giuridici che tengono insieme la giurisprudenza nazionale e internazionale ossia chi si farebbe carico di una decisione contro macchierebbe il proprio onore e quello dell’istituzione che rappresenta.
Con molta probabilità tutto questo tergiversare è solo un modo per cercare di salvare capra e cavolo.
Che i due fucilieri del reggimento San Marco, LaTorre e Girone, siano i veri responsabili della morte dei due pescatori indiani è del tutto da dimostrare e seppure fosse, il fatto è accaduto in acque internazionali dove l’India non ha giurisdizione e a bordo di una nave battente bandiera italiana.
In merito, è indubbiamente sindacabile il comportamento della Corte Suprema indiana, che deve sentenziare a riguardante del ricorso presentato dall’Italia proprio sulla giurisdizione da applicare nella vicenda.
Da questo verdetto dipende anche il processo per omicidio che si deve svolgere a Kollam a carico di LaTorre e Girone, e che è già stato rinviato innumerevoli volte. L’ultimo rinvio è all’8 novembre prossimo. Visti i presupposti si assisterà di certo ad un ennesimo rinvio.
Il massimo organo giudiziario indiano tergiversa e non emette la sua sentenza bloccando di fatto ogni procedimento penale nei confronti dei due militari italiani in India. Ed ora, si appresta anche  a celebrare due periodi di ferie legate a due importanti ricorrenze religiose. Questo organo giudiziario, che ha sede a New Delhi, resterà infatti, chiuso dal 22 al 27 ottobre e dal 12 al 17 novembre prossimi in occasione della festa di Dusshera e di quella del Diwali (o Festa delle Luci), che segna il Capodanno induista.
Una chiusura che di fatto prolunga ancora l’attesa per un verdetto che inspiegabilmente non arriva.
Eppure la Suprema Corte indiana si riunisce per deliberare su altre questioni tanto è vero che nei giorni scorsi ha sentenziato su una questione che forse non è meno importante, ma cronologicamente è seconda a quella dei due marò italiani. Il massimo organo giudiziario indiano ha ripermesso ai turisti di poter accedere nei 41 parchi nazionali dedicati alla protezione della tigre del Bengala dopo averlo vietato lo scorso 24 luglio.
Gli indiani, ‘anche se hanno il coltello dalla parte del manico’, stanno facendo davvero perdere la pazienza a tutti.
Nel frattempo, i due sottoufficiali di marina si trovano in libertà su cauzione a Kochi. Si tratta della città portuale indiana del Kerala da cui è iniziata questa vicenda dopo che la petroliera Enrica Lexie della società armatrice partenopea F.lli D’Amato è tornata indietro, sebbene si trovasse già in acque internazionali mettendo di fatto i due militari italiani nelle mani delle autorità dello stato meridionale indiano. La nave lo scorso mese di maggio è tornata dal ‘suo’ armatore, mentre i due militari sono rimasti in India.
Per questo motivo appare sempre più evidente a tutti che occorre elaborare una nuova giurisprudenza nei Paesi interessati da casi del genere.
Alla fine dello scorso mese, nel corso del suo intervento all’assemblea generale dell’ONU, il presidente del Consiglio, Mario Monti parlando della lotta alla pirateria in generale ha ricordato che questa può essere efficace solo se le nazioni cooperano in buona fede, secondo le regole fissate dai regolamenti internazionali e dalla convenzioni ONU, incluse quelle che difendono la giurisdizione dello Stato in acque internazionali. Un chiaro riferimento, senza nominarla, alla vicenda indiana. 
In quella stessa sede il primo ottobre scorso l'India ha ribadito le sue priorità nella lotta al terrorismo e alla pirateria, specialmente al largo della Somalia.
Parlando davanti ai membri dell’assemblea il ministro degli esteri indiano, S. M. Krishna ha affermato: “L'India continua ad essere seriamente preoccupata per la minaccia rappresentata dagli atti di pirateria”. Il ministro indiano ha voluto anche sottolineare la necessità di 'un'azione concertata a livello internazionale sotto l'egida dell'ONU in modo da poter garantire il benessere delle persone che lavorano in mare e delle loro famiglie. In mano ai pirati somali sono trattenuti in ostaggio almeno 40 marittimi di nazionalità indiana, alcuni anche da moltissimi mesi. Nei confronti degli indiani le gang del mare somale mostrano particolare interesse in quanto lo scorso anno il Paese asiatico è stato tra i loro principali ‘nemici’ dandogli moltissimo filo da torcere e riuscendo a catturare oltre un centinaio di pirati somali che ora sono ospitati nelle carcere indiane. Un’azione che poi, a metà anno è stato interrotta per il fatto che aveva scatenato ritorsioni nei confronti dei marittimi indiani catturati dai pirati somali. Ed è per questo motivo che sempre S.M. Krishna ha voluto sollecitare la comunità internazionale ad affrontare il problema serio dei marinai trattenuti in ostaggio dai pirati somali. Attualmente in mano alle gang del mare sono tenuti prigionieri almeno 200 marittimi di diversa nazionalità tra cui anche degli europei.
Successivamente, il 7 ottobre, 'India nel definire allarmante l'aumento degli attacchi dei pirati somali al largo delle coste della Somalia ha chiesto l'intervento della comunità internazionale e delle Nazioni Unite.
L'ambasciatore indiano presso le Nazioni Unite, Hardeep Singh ha suggerito la creazione di una forza navale antipirateria sotto lo stemma dell'ONU e il coordinamento tra le varie unità navali per eliminare il grave fenomeno.
Da tempo nel mare infestato dai pirati somali sono attive tre missioni navali internazionali di cui una europea e diverse altre in forma individuale per contrastare il fenomeno. La stessa India è impegnata con proprie navi da guerra in pattugliamenti antipirateria nel Golfo di Aden e nella parte orientale e nord orientale del Mar Arabico.
Evidentemente per molti la ‘mossa’ indiana è dettata dal fatto che nel periodo settembre-dicembre 2012 l’India è presidente del Gruppo di contatto sulla pirateria al largo della Costa della Somalia (CGPCS). Quale occasione migliore per imporsi nello scenario internazionale della lotta alla pirateria marittima e guadagnare il plauso dell’intera comunità.
Il numero uno della Farnesina, Giulio Terzi replicando alle parole di Krishna scriveva sul suo profilo di Twitter che: “C'è un solo modo affinchè l'India possa continuare a manifestare coerentemente la sua posizione contro la pirateria: rispettando il diritto internazionale. Lo stesso diritto che concede all'Italia la giurisdizione esclusiva su nostri marò”. A cui facevano eco quelle del numero due della diplomazia italiana, Staffan de Mistura: “Le preoccupazioni dell'India e dell'Italia sulla pirateria sono un motivo in più affinchè si protegga chi, come i nostri due marò, fa il suo dovere per proteggere le navi”.
Nei giorni scorsi il ministro degli Esteri ha di nuovo ribadito che i due marò italiani in India torneranno a casa. “Non sono in grado di dare una data ma torneranno a casa”, ha assicurato Terzi.

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DARFUR:NON C'E' PIU' TEMPO DA PERDERE!

IN DARFUR SONO DECINE SE NON CENTINAIA LE PERSONE CHE MUOIONO OGNI MESE...
FAI LORO DEL BENE... AIUTA I RIFUGIATI E I PROFUGHI DEL DARFUR FACENDO UNA DONAZIONE ALL'AGENZIA ONU PER I RIFUGIATI UNHCR CHIAMA LO 0680212304 PER SAPERE COME FARE....
RICORDATI BASTANO 31 EURO PER ACQUISTARE 8 COPERTE, 51 EURO PER UNA TENDA E 200 EURO PER DARE ASSISTENZA MEDICA A 25 FAMIGLIE...

Un bambino del Darfur

Un bambino del Darfur
aiuta ad aiutarlo sostieni le iniziative pro Darfur
In Darfur dal 2003 ad oggi sono state compiute esecuzioni, anche di massa, stupri, soprattutto di massa, nei confronti di donne, uomini e bambini e interi villaggi sono stati rasi al suolo. Il terrore è stato usato come pratica generalizzata e a sfondo razziale mentre lo stupro è diventato una vera e propria arma da guerra.
Il governo sudanese di Khartoum da parte sua ha bombardato senza sosta i civili, e ha reso sempre più difficili le operazioni di soccorso delle organizzazioni umanitarie nei confronti delle genti del Darfur, fino al punto di far scappare via la maggior parte delle Ong operanti nella regione sudanese e liberarsi così di scomodi testimoni di quanto accadeva in quei luoghi. La stessa tattica è stata seguita prima con i peacekeepers dell'Ua e poi con quelli dell'Onu...
Tutto il mondo è a conoscenza di quanto accade in quella remota regione sudanese e lancia denunce. Da un lato Washington parla di genocidio, dall’altro l'Onu parla di catastrofe umanitaria e di pulizia etnica.
Il tutto però resta nella totale impunità!
Intanto, dal Febbraio 2003 anno in cui è iniziata la ribellione della popolazione di etnia africana del Darfur, circa 6 milioni in maggioranza musulmana e in parte animista, contro il governo sudanese, musulmano ma integralista e soprattutto di etnia araba e bianca, è scoppiato il conflitto che ha causato finora circa 300mila morti e due milioni e mezzo di profughi. Una protesta nata per lo stato di totale abbandono e sfruttamento in cui la popolazione nera era tenuta. La repressione del governo centrale è stata spietata, soprattutto facendo uso dei Janjaweed, i diavoli a cavallo, che sono milizie nomadi di etnia araba che hanno compiuto tutti gli orrori possibili e inimmaginabili contro le genti del Darfur di etnia nera, per lo più contadini e pastori.

Il pianto di un innocente a Gaza

Il pianto di un innocente a Gaza
Ancora una volta il mondo intero si dovrebbe vergognare!!!
La guerra chi puo raccontarla? E' difficile farlo ma tutti possiamo immaginare come sia il sentire l'odore dei morti abbandonati nelle strade o sotto le macerie, il vedere i bambini che muoiono di fame accanto al cadavere della madre, il sentire il lamento dei feriti e lo strazio dei sopravvissuti, di chi si vede impotente e maledice chi gli ha portato via tutto.
Nella Striscia di Gaza siamo ormai quasi alla terza settimana di bombardamenti e inesorabilmente, come non potrebbe essere diversamente con tutta la tecnologia militare del 21° secolo che gli israeliani stanno usando, il numero dei morti tra i civili continuato ad aumentare, mentre l'esercito israeliano bombarda le loro case si moltiplicano tra i palestinesi le scene di disperazione e di dolore causati dagli effetti devastanti della guerra che certamente non sono cambiati nel tempo anzi al contrario.

Giugno 2009: La rivoluzione di velluto in Iran

Giugno 2009: La rivoluzione di velluto in Iran
Sono solidale con i persiani che manifestano

Il 12 giugno 2010 è caduto il primo anniversario delle contestate elezioni iraniane. Elezioni che decretarono la riconferma a presidente dell’Iran di Mahmud Ahmadinejad. Il Paese ha vissuto le prime ora di questa giornata con una calma carica di tensione che poi, è scoppiata nel pomeriggio intorno alle 16, le 13.30 italiane con i primi scontri tra manifestanti e forze di sicurezza nei pressi dell’Università Sharif di Teheran. Era impensabile che l’opposizione iraniana del movimento riformista dell’Onda Verde si facesse scappare questa occasione per proclamare il proprio dissenso al regime degli Ayatollah. I luoghi delle sanguinose proteste post elettorali di un anno fa si sono quindi di nuovo riempiti di manifestanti. Questo, nonostante l’appello dei leader dell’opposizione, Moussavi e Karroubi, a evitare di scendere in piazza e nonostante che le forze di sicurezza avessero preso posizione in vari punti strategici del centro di Teheran per prevenire manifestazioni. Nonostante le proteste e le accuse di brogli elettorali il contestato presidente Ahmadinejad ha potuto proseguire nel suo mandato, quasi certamente usurpato, grazie all’appoggio dell’ayatollah Ali Khamenei, la Guida Suprema. La lotta continuerà. Viva la Persia! Viva il movimento riformista!


i 44 presidenti degli Usa

i 44 presidenti degli Usa
da www.patrickmoberg.com/blog/id:420/november-4-2008

The President United States of America

The President United States of America
Barack Obama

E' morta Miriam Makeba

E' morta Miriam Makeba
Addio Mama Afrika....io continuerò a sognare...

Notes

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Italia. Violenza sessuale è allarme sociale


Dopo i recenti casi di stupri, a Roma, Bologna e Milano non si riesce quasi più a tenere il conto degli episodio di violenza sessuale che, dall'inizio dell'anno, si stanno susseguendo in Italia ad opera principalmente di stranieri. Un orribile reato che si verifica nelle grandi città metropolitane come nei piccoli centri urbani. Emergono dati da brividi dalle informazioni fornite dal Presidente facente funzioni del Tribunale di Como Giuseppe Anzani e dal Procuratore capo Alessandro Maria Lodolini. Ogni 4 giorni in Procura a Como arriva una denuncia per violenza sessuale. I fascicoli aperti tra luglio 2007 e giugno 2008 sono stati 89, tra violenze sessuali e pedofilia. Ma è solo la punta di un iceberg in quanto, il reato, per la quasi totalità è sommerso perché prevale ancora la paura e la vergogna a denunciare la violenza subita. Fino ad oggi la violenza che subivano le donne era soprattutto domestica, ma gli episodi di violenza che hanno visto protagoniste, loro malgrado, delle donne avvenuti negli ultimi giorni, per le strade, propongono una nuova emergenza. Un autorevole testimonianza è portata da Telefono Rosa che da anni conosce il fenomeno ed assiste le vittime. “Ciò che sta avvenendo dall'inizio dell'anno, precisa il presidente Maria Gabriella Carnieri Moscatelli, mi preoccupa. Non so se è solo l'effetto di maggiori denunce ma, dal nostro osservatorio, non era mai stato rilevata una cosa simile”. Gli avvenimenti degli ultimi giorni non fanno altro che conferma un'allarmante costante: in testa alla classifica degli autori di stupri ci sono gli stranieri. Il triste primato vede fra i primi i romeni, seguiti da marocchini e albanesi che sembra abbiano dato il via ad una esecrabile escalation di violenza contro le donne. Assodato che nella stragrande maggioranza dei casi questi episodi sono commessi da stranieri, spesso clandestini, ora si deve dare a tutto questo uno stop. Certezza della pena, custodia cautelare in carcere per chi è accusato di violenza sessuale ed esclusione di attenuanti per chi delinque sotto effetto di alcool e droghe. Tutto ovviamente tenendo conto di due elementi fondamentali: abbattere l'allarme sociale provocato da questo tipo di reati e tutelare la dignità della vittima, che va assicurata anche nel percorso dibattimentale.
Per raggiungere un risultato anzitutto è importante l'introduzione nel ddl sicurezza dell'obbligo del carcere per chi stupra. Forse il decreto 'anti-stupro' sarà pronto per venerdì esso dovrebbe contenere, come annunciato, importanti novità: gli accusati di stupro non potranno beneficiare della libertà condizionale, ci sarà un avvocato a spese dello Stato per le vittime di violenza sessuale, arriveranno nuovi presidi di polizia con relativi stanziamenti, saranno anticipate le norme contenute nel ddl anti-molestie che la Camera ha già approvato. Tra le altre cose, ci dovrebbero essere anche aggravanti se a commettere violenza sono familiari, partner o tutori; un pesante aggravio di pena se la vittima è sotto i 14 anni; uguale trattamento, invece, se la vittima è maggiorenne o appena sotto i 18; ergastolo sicuro, se allo stupro segue la morte della vittima. Mano pesante anche per i complici: nessuna possibilità di godere dei domiciliari neppure per i favoreggiatori.

***

La scuola pubblica in Italia con la 'Riforma Gelmini'

Esprimo la mia piena solidarietà con tutti coloro che protestano contro la Legge 133/08 la cosidetta 'Riforma Gelmini'....

Le cifre presentate nel decreto fanno venire i brividi: i tagli previsti dal decreto legge 112, poi convertito nella legge 133/08, e gli ulteriori provvedimenti contenuti nel decreto 137 porteranno, a livello nazionale, ad una riduzione di circa 100mila posti tra il personale docente e di 43mila posti tra quello Ata (ausiliari, tecnici e amministrativi).
Per molti, anche per i non addetti ai lavori, l'effetto provocato dalla legge che in pratica azzererà in poco tempo le faticose conquiste di anni e anni, non solo in termini di posti di lavoro, ma anche di mission- educativa e di didattica, rende il momento dei più cupi e tristi degli ultimi anni. Ai tagli vanno poi sommati, le conseguenze che scaturiranno dalla reintroduzione del maestro unico nelle scuole elementari.
L'Europa chiede più scuola, più sapere e l'Italia che fa?
Il contrario!
Rientrodurre il maestro unico è compiere, di sicuro, un passo indietro di almeno mezzo secolo. Se non addirittura si ritorna al tempo del libro cuore, senza offesa per quel libro mio compagno di tanti pomeriggi.
Perchè tutto questo? Bella domanda!
Molto probabilmente si tenta di mascherare con questa supposta riforma quello che è il vero scopo del provvedimento: incassare o meglio risparmiare in poco meno di 4-5 anni 8miliardi di euro. Questa è la cifra stimata, che dovrebbe restare nelle casse dello stato.
Un risparmio quindi certo ottenuto tagliando centinaia di migliaia di posti di lavoro ma al contempo che produrrà anche un effetto negativo: quello di un drastico ridimensionamento del servizio scolastico pubblico in favore forse di quello privato. Inoltre un'altra diretta conseguenza della L.133/08 sarà la chiusura di decine e decine di plessi scolastici.
Molte scuole, soprattutto nei piccoli centri urbani, non ci saranno più. A scomparire sarà anche un altro degli elementi cardine dell'istruzione primaria italiana: il tempo pieno. Bisogna fare attenzione, chi sostiene che il tempo pieno non sarà toccato dalla riforma o che addirittura aumenterà mente sapendo di farlo.
Rifletteteci un poco e capirete perchè!
Se prima, per ogni 2 classi, c'erano 3 insegnanti d'ora in poi sarà uno per classe, a seguire e istruire dai 20 ai 30 alunni e che svolgerà il suo orario lavorativo settimanale esclusivamente di mattina. Pertanto al pomeriggio non potrà esserci altro che un sorta di dopo-scuola, trasformando il tempo pieno di fatto in un parcheggio pomeridiano per i bambini, che nulla ha da condividere con l'offerta didattica di cui fino ad ieri, prima della 'riforma Gelmini', gli alunni potevano usufruire con il tempo pieno.

...

ARRIVERA' PER NATALE UNA 'SOCIAL CARD' AD OLTRE 1MLN DI ITALIANI 'POVERI'

C’è un detto che dice: "meglio poco che niente!".
In questo caso tra il poco e il nulla ci sono così poche differenze che è difficile distinguerli.
La 'social card, almeno per il momento, sembra più l’ennesimo spot varato dal governo che piuttosto un provvedimento serio in grado di aiutare per davvero i più bisognosi.
Nessuno però si è ricordato di dire che ogni spesa effettuata con la 'social card' in automatico sarà data una commissione alla Mastercard che è la società che ha emmesso ed è la proprietà della card.
Bhe! Almeno qualcuno di certo ci guadagnerà da questa iniziativa...
Appare strano che un'iniziativa così benefica abbia comunque dei costi accessori...stranezze tutte italiane!

***

Parole....di Abraham Lincoln

Non si può arrivare alla prosperità

scoraggiando l'impresa.
Non si può rafforzare il debole
indebolendo il più forte.
Non si può aiutare chi è piccolo
abbattendo chi è grande.
Non si può aiutare il povero
distruggendo il ricco.
Non si possono aumentare le paghe
rovinando i datori di lavoro.
Non si può progredire serenamente
spendendo più del guadagno.
Non si può promuovere la fratellanza umana
predicando l'odio di classe.
Non si può instaurare la sicurezza sociale
adoperando denaro imprestato.
Non si può formare carattere e coraggioto
gliendo iniziativa e sicurezza.
Non si può aiutare continuamente
la gente facendo in sua vece quello che potrebbe
e dovrebbe fare da sola.

USA 2008: ELETTO PRESIDENTE BARACK OBAMA

USA 2008: ELETTO PRESIDENTE BARACK OBAMA

marito e padre

i due rivali

genere umano

GIOCHI OLIMPICI DI PECHINO

GIOCHI OLIMPICI DI PECHINO
da peacereporter

23/02/2002 - 02/07/2008 Ingrid Betancourt è stata liberata!

23/02/2002 - 02/07/2008                  Ingrid Betancourt è stata liberata!
faccio mia la gioia di tutti!

Finalmente liberi!!!

Finalmente liberi!!!

Grazie a loro la Betancourt è libera

Grazie a loro la Betancourt è libera
il ministro della Difesa colombiano Santos e il generale Montoya

Grazie Uribe!!

Grazie Uribe!!
La Betancourt ha incontrato il presidente colombiano Uribe che vinse le elezioni del 2002

madre e figlia!

madre e figlia!
Yolanda Pulecio e Ingrid Betancourt

le due Betancourt

le due Betancourt
Ingrid abbraccia la madre Yolanda

La gioia della libertà riconquistata

La gioia della libertà riconquistata
Ingrid Betancourt dopo la liberazione