martedì 26 giugno 2012

Pirateria marittima: gli armatori preferiscono i team di sicurezza privati

Gli armatori continuano a chiedere ai propri governi di poter ricorrere a team di sicurezza armati per difendere le proprie navi o meglio i propri interessi.
I team ‘preferiti’ sono prettamente quelli privati che impongono all’armatore minori regole da rispettare al pari di quelli militari.
Infatti, le regole di ingaggio che regolamentano l’attività dei team militari si basano sul principio dell'autodifesa. I militari devono attenersi ad un protocollo internazionale e limitarsi solo ad azioni che impediscono il sequestro della nave, ricorrendo al fuoco diretto sull’assalitore solo come ultima risorsa.
Con i privati praticamente non ci sono regole.
Appare chiaro quindi, che il problema di fondo sul ricorso a team di sicurezza a bordo delle navi commerciali di bandiera, nel contrasto alla pirateria marittima, è quello di assegnare il servizio ad una società di sicurezza privata ‘certificata’ o ricorrere all’utilizzo di militari attivi.
Alcuni governi, come quello italiano, preferisco impegnare i propri militari, altri se ne sono disinteressati mostrando indifferenza al problema. Altri ancora, come quello spagnolo, hanno cercato di regolamentare il servizio che per legge può essere fornito solo da società private spagnole, registrate presso il ministero degli Interni e con particolari autorizzazioni.
Gli armatori ovviamente preferiscono ricorrere ai team privati. In questo ultimo caso con tutte le conseguenze possibili.
Attualmente almeno il 40 % delle 40mila navi che ogni anno attraversano l’Oceano Indiano ricorrono a team di sicurezza armati a bordo.
Negli ultimi sei mesi del 2011 è stato stimato che i team di sicurezza a bordo di navi mercantili siano costati agli Armatori 1 mld di dollari.
A fare la parte da leoni per ora sono le agenzie di sicurezza private inglesi.
Un mercato quindi più che appetibile e a cui in tanti vorrebbero partecipare.
Questo però, ha innescato una vera e propria corsa alla costituzioni di società di sicurezza marittime che in molti casi si sono dimostrate inaffidabili.
Il fenomeno della pirateria marittima resta una costante minaccia per le navi commerciali al largo delle coste della Somalia e nell’Oceano Indiano.
Pur essendosi ridotta la percentuale della capacità di successo dei pirati somali in maniera decrescente passando dal 28 % del 2009 al 14 % del 2011 il fenomeno continua ad impegnare economicamente e militarmente la comunità internazionale.
Nel mare dell’Africa Orientale sono dispiegate infatti, decine di navi da guerra inviati da diversi Paesi come contrasto al fenomeno e sono raccolte in missioni internazionali o individuali.
Un contrasto che costa almeno 5 mld di dollari l’anno, ma che nel concreto non ha dato tutti i risultati sperati.
Purtroppo l'area a rischio pirati da pattugliare, che inizialmente era di 2,5 milioni di miglia quadrate, è, nel corso degli anni, praticamente raddoppiata in quanto i predoni del mare si sono sempre di più spinti al largo ricorrendo all’appoggio anche di ‘navi madri’. Per cui le navi da guerra dispiegate non riescono a controllarla tutta e accade che mentre si trovano in una parte dell’Oceano Indiano dall’altra i pirati entrano in azione.
Questo fa si che anche se il fenomeno è diminuito di forza, nei primi 6 mesi del 2012 si sono registrati solo 30 attacchi di cui solo 5 andati a buon fine, non è diminuito però, nella capacità di colpire.
Di recente poi, i pirati somali hanno anche aumentato la loro potenza di fuoco.
Le gang del mare infatti, per fronteggiare le nuove misure anti pirateria messe a punto negli ultimi sei mesi, come i team di sicurezza armati a bordo delle navi commerciali, attaccano quasi sempre le ‘navi indifese’ e si sono anche riarmati in maniera spaventosa anche con armi da guerra forse provenienti dagli arsenali libici.
A dimostrazione l’attacco pirata del 20 giugno scorso ai danni di una metaniera, la ‘LNG Aries’, al largo dell’Oman nell’Oceano Indiano. La nave è stata centrata almeno tre volte con proiettili anticarro. L’attacco è però, fallito.
Ormai dal 2008, anno dell’exploit del fenomeno, nel mare che bagna le coste orientali dell’Africa è successo di tutto.
Le gang del mare si sono rivelate un vero e proprio flagello e sono costate economicamente alla comunità internazionale una decine di miliardi di dollari all’anno tra riscatti, costi assicurativi, carburanti, difesa navi ecc.
Ai pirati di questi soldi sono andati però, solo mediamente 190 mln di dollari l’anno.
Un dato che la dice lunga e che aiuta a capire che chi ci guadagna da questa situazione non sono i pirati somali, ma chi ‘nuota’ nel contesto come assicuratori, finanziatori, mediatori e mercanti di armi.
Alla lunga poi, il fenomeno ha provocato anche effetti devastanti sugli equipaggi.
Fino ad oggi sono stati catturati e trattenuti in ostaggi almeno 3400 marittimi.
Mentre almeno 60 marinai sono morti o rimasti feriti.
Proprio in questi giorni è stato reso noto un documento in cui si denuncia che nel solo 2011 sono rimasti uccisi 35 lavoratori del mare.
Secondo la relazione ONU almeno 8 marittimi sono rimasti uccisi durante il sequestro e gli altri giustiziati dai pirati o morti per fame o malattia durante prigionia o mentre cercavano di fuggire o durante un blitz militare per cercare di liberarli.
Secondo le statistiche si tratta del numero più alto negli ultimi 4 anni.
Il periodo di prigionia per i lavoratori del mare catturati è stato mediamente di 5 mesi con punte anche di oltre 24 mesi.
Nessuna nave è mai stata rilasciata dai pirati somali senza che sia avvenuto il pagamento di un riscatto o ci sia stato un blitz militare per liberare gli ostaggi.
Una prigionia che è un vero e proprio inferno per i poveri marittimi ostaggi.
Per questi motivi i marittimi, specie gli europei, hanno paura di imbarcarsi su navi che devono percorrere rotti che attraversano il mare infestato dai pirati somali.
Di conseguenza gli armatori continuano a chiedere ai propri governi di poter ricorrere a team di sicurezza armati per difendere le proprie navi o meglio i propri interessi.
L’orientamento della stragrande maggioranza degli armatori è quella del ricorso ai team di sicurezza privati.
Sono almeno 160 le società che operano nel settore della sicurezza marittima in Somalia e il ricorso alle loro prestazioni, da parte degli armatori, è cresciuto notevolmente negli ultimi sei mesi.
Il ricorso a team di sicurezza privati costa all’armatore mediamente 60mila dollari a viaggio. Paradossalmente si registra un risparmio. Il non ricorrervi comporta un costo medio, per gli armatori, di circa 200mila dollari in più, in carburante. Questo, perché subentra la necessità di dover percorrere le aree infestate dai pirati a tutta forza o dover fare lunghi giri per evitarle.
In questo modo però, la difesa delle navi mercantili può capitare che venga affidata anche a delle persone dal ‘grilletto facile’.
Gran parte di queste neo nate società di sicurezza reclutano il loro personale da ex combattenti dell’Iraq e Afghanistan.
Ed ecco che quindi sono in aumento, nell’Oceano Indiano e al largo della Somalia, scontri a fuoco tra i pirati somali e i team di sicurezza privati presenti a bordo dei mercantili. Un fatto questo che di certo sta provocando vittime almeno dalla parte dei predoni del mare.
Sempre secondo un recente rapporto ONU il numero dei pirati morti nel 2011 è di circa un centinaio di cui il 70 % uccisi in scontri a fuoco con navi da guerra delle missioni antipirateria o dai team di sicurezza a bordo dei mercantili.
Molto probabilmente però, ci sono vittime innocenti anche tra i pescatori.
Non è possibile infatti, a volte poter distinguere agevolmente i pescatori dai predoni del mare. Ambedue usano lo stesso tipo di barche, anzi a volte i pirati le rubano agli stessi pescatori per utilizzarle per la loro attività criminale, ed entrambi sono armati.
E’ infatti, una vecchia ‘tradizione’ dei pescatori dell’Oceano Indiano di portarsi dietro un’arma per potersi difendere dai predoni in mare.
Purtroppo per molti un uomo armato in pieno Oceano è sinonimo di pirata ed ecco che nasce l’equivoco.
Tanti, molti i pescatori che usciti in mare per andare a pesca non hanno più fatto ritorno a casa facendo perdere ogni traccia di loro.
Notizie certe in merito però, non se ne hanno anche se già lo scorso mese di febbraio rapporti ONU riferivano che con molta probabilità diverse persone vengono uccise nell'Oceano Indiano dalle guardie private, ma la cosa non viene riferita.
Una sorta di omertà per coprire i fatti e misfatti dei team di sicurezza armati privati.
Una mezza conferma di quello che si sospetta viene dal crescente malumore che moltissimi comandanti di navi stanno esternando negli ultimi mesi in merito al ricorso dei loro armatori a guardie armate a bordo per difendere navi ed equipaggi dagli assalti dei pirati.
In molti sostengono che queste persone non hanno alcuna idea di come funzioni la procedura e sparano a qualsiasi barca si avvicini al mercantile di cui gli è stata affidata al difesa. Addirittura sembra che non sparino nemmeno colpi di avvertimento ma direttamente sulla barca.
Un fatto questo, che in passato, e forse ancora oggi, si verificava con le navi da guerra russe e indiane che operano in maniera individuale nell’Oceano Indiano in missioni di contrasto alla pirateria marittima.
Da queste navi da guerra, alla vista di barchini con a bordo presunti pirati somali, prima si sparava e poi si verificava se lo skiff costituiva o meno una minaccia.
Molti incidenti vengono nascosti anche se i comandanti delle navi hanno l’obbligo di denunciare all’UKMTO tutti quelli che avvengono.
Sembra che addirittura alcune società di sicurezza impongano per contratto agli armatori di tacere in merito
Fatto questo, che porta a pensare che chissà quante persone sono state uccise nell’Oceano Indiano in nome della lotta alla pirateria marittima e nessuno ne ha mai saputo nulla.
Un dato di fatto è che ad esempio i russi non hanno mai arrestato un pirata somalo o presunto tale. Mentre sono almeno un migliaio i pirati somali detenuti nelle prigioni di mezzo mondo.
Purtroppo a pesare su tutto la mancanza di regole precise che disciplinano l’uso delle armi in alto mare
Sono molti i Paesi che permettono guardie armate private a bordo delle navi di bandiera.
Tra questi gli USA, Regno Unito, Norvegia, Germania, Spagna, Panama, Russia, India, Giappone. Mentre altri permettono solo il ricorso a team militari. Tra questi il Belgio, la Francia, l’Italia.
Sul fatto che gli armatori preferiscono i team di sicurezza privati proprio dall’Italia viene una conferma.
Il Paese con la Legge 130 del 2011 ha istituito gli NMP, nuclei militari di protezione costituiti da militari italiani del Reggimento San Marco. Il costo di ogni missione è a carico degli armatori ed è molto inferiore a quello dei team privati. Un costo che corrisponde a circa 500 euro per ogni militare al giorno. Visto che un NMP è composto da sei militari e un viaggio dura mediamente 15 giorni il costo è quindi di circa 45mila dollari. Ebbene in Italia, dove gli Armatori sono molto potenti, è forte il fronte di chi vuole un capovolgimento portando sulle navi di bandiera team privati e non più militari.
Anche in Olanda il ‘partito’ dei pro vigilantes a bordo delle navi di bandiera è fortemente impegnato in una campagna di sensibilizzazione. Il governo olandese però, per bocca del suo ministro della Difesa, Hans Hillen si è detto contrario. Qui la ‘battaglia’ oltre che dagli Armatori è sostenuta anche dagli assicuratori.
Tante le navi mercantili di vari Paesi compreso l’Italia che dovendo navigare nel mare infestato dai pirati hanno cambiato la bandiera con quella di Paesi più permissivi e che permettono appunto il ricorso ai team di sicurezza armati privati a bordo dei mercantili.

Nessun commento:

DIRITTI E UTILIZZO RISERVATI

LA RIPRODUZIONE, TOTALE E PARZIALE, DEL CONTENUTO DI QUESTO BLOG, COMPRESO LE FOTO, E' CONSENTITA SOLO A CONDIZIONE CHE NON VENGA ALTERATO IL CONTENUTO E VENGA CITATA SEMPRE IL BLOG E AUTORE (fonte).
GRAZIE


Una fiammella accesa per tutte le persone che soffrono al mondo

Una fiammella accesa per tutte le persone che soffrono al mondo
Nel mondo sono tante le persone che piangono e soffrono a loro dedico un affettuoso pensiero....

Unioni Civili

Unioni Civili
SI ALLE UNIONI CIVILI NO ALLE ADOZIONI

STOP ALLE VIOLENZE IN SIRIA

Il mondo non può più stare a guardare mentre migliaia di siriani si vedono privati della libertà e della vita.....

Tutta la verità sul sequestro del rimorchiatore Buccaneer

Tutta la verità sul sequestro del rimorchiatore Buccaneer

Rivista e libro in vendita al sito www.liberoreporter.it

A tutti quei bravi ragazzi morti per l'Italia

A tutti quei bravi ragazzi morti per l'Italia
Non mi abituerò mai a quest'immagine! Onore ai caduti

Nel mondo ogni giorno vengono compiute carneficine immani in cui le vittime sono inermi civili

Nel mondo ogni giorno vengono compiute carneficine immani in cui le vittime sono inermi civili
in memoria di coloro che hanno versato il loro sangue a causa del terrorismo ed ora sono solo ombre!

sono solidale con gli immigrati clandestini

sono solidale con gli immigrati clandestini
il volto di un immigrato

...a quei bravi ragazzi, figli dell'America di oggi, morti in guerra!

...a quei bravi ragazzi, figli dell'America di oggi, morti in guerra!

DARFUR:NON C'E' PIU' TEMPO DA PERDERE!

IN DARFUR SONO DECINE SE NON CENTINAIA LE PERSONE CHE MUOIONO OGNI MESE...
FAI LORO DEL BENE... AIUTA I RIFUGIATI E I PROFUGHI DEL DARFUR FACENDO UNA DONAZIONE ALL'AGENZIA ONU PER I RIFUGIATI UNHCR CHIAMA LO 0680212304 PER SAPERE COME FARE....
RICORDATI BASTANO 31 EURO PER ACQUISTARE 8 COPERTE, 51 EURO PER UNA TENDA E 200 EURO PER DARE ASSISTENZA MEDICA A 25 FAMIGLIE...

Un bambino del Darfur

Un bambino del Darfur
aiuta ad aiutarlo sostieni le iniziative pro Darfur
In Darfur dal 2003 ad oggi sono state compiute esecuzioni, anche di massa, stupri, soprattutto di massa, nei confronti di donne, uomini e bambini e interi villaggi sono stati rasi al suolo. Il terrore è stato usato come pratica generalizzata e a sfondo razziale mentre lo stupro è diventato una vera e propria arma da guerra.
Il governo sudanese di Khartoum da parte sua ha bombardato senza sosta i civili, e ha reso sempre più difficili le operazioni di soccorso delle organizzazioni umanitarie nei confronti delle genti del Darfur, fino al punto di far scappare via la maggior parte delle Ong operanti nella regione sudanese e liberarsi così di scomodi testimoni di quanto accadeva in quei luoghi. La stessa tattica è stata seguita prima con i peacekeepers dell'Ua e poi con quelli dell'Onu...
Tutto il mondo è a conoscenza di quanto accade in quella remota regione sudanese e lancia denunce. Da un lato Washington parla di genocidio, dall’altro l'Onu parla di catastrofe umanitaria e di pulizia etnica.
Il tutto però resta nella totale impunità!
Intanto, dal Febbraio 2003 anno in cui è iniziata la ribellione della popolazione di etnia africana del Darfur, circa 6 milioni in maggioranza musulmana e in parte animista, contro il governo sudanese, musulmano ma integralista e soprattutto di etnia araba e bianca, è scoppiato il conflitto che ha causato finora circa 300mila morti e due milioni e mezzo di profughi. Una protesta nata per lo stato di totale abbandono e sfruttamento in cui la popolazione nera era tenuta. La repressione del governo centrale è stata spietata, soprattutto facendo uso dei Janjaweed, i diavoli a cavallo, che sono milizie nomadi di etnia araba che hanno compiuto tutti gli orrori possibili e inimmaginabili contro le genti del Darfur di etnia nera, per lo più contadini e pastori.

Il pianto di un innocente a Gaza

Il pianto di un innocente a Gaza
Ancora una volta il mondo intero si dovrebbe vergognare!!!
La guerra chi puo raccontarla? E' difficile farlo ma tutti possiamo immaginare come sia il sentire l'odore dei morti abbandonati nelle strade o sotto le macerie, il vedere i bambini che muoiono di fame accanto al cadavere della madre, il sentire il lamento dei feriti e lo strazio dei sopravvissuti, di chi si vede impotente e maledice chi gli ha portato via tutto.
Nella Striscia di Gaza siamo ormai quasi alla terza settimana di bombardamenti e inesorabilmente, come non potrebbe essere diversamente con tutta la tecnologia militare del 21° secolo che gli israeliani stanno usando, il numero dei morti tra i civili continuato ad aumentare, mentre l'esercito israeliano bombarda le loro case si moltiplicano tra i palestinesi le scene di disperazione e di dolore causati dagli effetti devastanti della guerra che certamente non sono cambiati nel tempo anzi al contrario.

Giugno 2009: La rivoluzione di velluto in Iran

Giugno 2009: La rivoluzione di velluto in Iran
Sono solidale con i persiani che manifestano

Il 12 giugno 2010 è caduto il primo anniversario delle contestate elezioni iraniane. Elezioni che decretarono la riconferma a presidente dell’Iran di Mahmud Ahmadinejad. Il Paese ha vissuto le prime ora di questa giornata con una calma carica di tensione che poi, è scoppiata nel pomeriggio intorno alle 16, le 13.30 italiane con i primi scontri tra manifestanti e forze di sicurezza nei pressi dell’Università Sharif di Teheran. Era impensabile che l’opposizione iraniana del movimento riformista dell’Onda Verde si facesse scappare questa occasione per proclamare il proprio dissenso al regime degli Ayatollah. I luoghi delle sanguinose proteste post elettorali di un anno fa si sono quindi di nuovo riempiti di manifestanti. Questo, nonostante l’appello dei leader dell’opposizione, Moussavi e Karroubi, a evitare di scendere in piazza e nonostante che le forze di sicurezza avessero preso posizione in vari punti strategici del centro di Teheran per prevenire manifestazioni. Nonostante le proteste e le accuse di brogli elettorali il contestato presidente Ahmadinejad ha potuto proseguire nel suo mandato, quasi certamente usurpato, grazie all’appoggio dell’ayatollah Ali Khamenei, la Guida Suprema. La lotta continuerà. Viva la Persia! Viva il movimento riformista!


i 44 presidenti degli Usa

i 44 presidenti degli Usa
da www.patrickmoberg.com/blog/id:420/november-4-2008

The President United States of America

The President United States of America
Barack Obama

E' morta Miriam Makeba

E' morta Miriam Makeba
Addio Mama Afrika....io continuerò a sognare...

Notes

***

Italia. Violenza sessuale è allarme sociale


Dopo i recenti casi di stupri, a Roma, Bologna e Milano non si riesce quasi più a tenere il conto degli episodio di violenza sessuale che, dall'inizio dell'anno, si stanno susseguendo in Italia ad opera principalmente di stranieri. Un orribile reato che si verifica nelle grandi città metropolitane come nei piccoli centri urbani. Emergono dati da brividi dalle informazioni fornite dal Presidente facente funzioni del Tribunale di Como Giuseppe Anzani e dal Procuratore capo Alessandro Maria Lodolini. Ogni 4 giorni in Procura a Como arriva una denuncia per violenza sessuale. I fascicoli aperti tra luglio 2007 e giugno 2008 sono stati 89, tra violenze sessuali e pedofilia. Ma è solo la punta di un iceberg in quanto, il reato, per la quasi totalità è sommerso perché prevale ancora la paura e la vergogna a denunciare la violenza subita. Fino ad oggi la violenza che subivano le donne era soprattutto domestica, ma gli episodi di violenza che hanno visto protagoniste, loro malgrado, delle donne avvenuti negli ultimi giorni, per le strade, propongono una nuova emergenza. Un autorevole testimonianza è portata da Telefono Rosa che da anni conosce il fenomeno ed assiste le vittime. “Ciò che sta avvenendo dall'inizio dell'anno, precisa il presidente Maria Gabriella Carnieri Moscatelli, mi preoccupa. Non so se è solo l'effetto di maggiori denunce ma, dal nostro osservatorio, non era mai stato rilevata una cosa simile”. Gli avvenimenti degli ultimi giorni non fanno altro che conferma un'allarmante costante: in testa alla classifica degli autori di stupri ci sono gli stranieri. Il triste primato vede fra i primi i romeni, seguiti da marocchini e albanesi che sembra abbiano dato il via ad una esecrabile escalation di violenza contro le donne. Assodato che nella stragrande maggioranza dei casi questi episodi sono commessi da stranieri, spesso clandestini, ora si deve dare a tutto questo uno stop. Certezza della pena, custodia cautelare in carcere per chi è accusato di violenza sessuale ed esclusione di attenuanti per chi delinque sotto effetto di alcool e droghe. Tutto ovviamente tenendo conto di due elementi fondamentali: abbattere l'allarme sociale provocato da questo tipo di reati e tutelare la dignità della vittima, che va assicurata anche nel percorso dibattimentale.
Per raggiungere un risultato anzitutto è importante l'introduzione nel ddl sicurezza dell'obbligo del carcere per chi stupra. Forse il decreto 'anti-stupro' sarà pronto per venerdì esso dovrebbe contenere, come annunciato, importanti novità: gli accusati di stupro non potranno beneficiare della libertà condizionale, ci sarà un avvocato a spese dello Stato per le vittime di violenza sessuale, arriveranno nuovi presidi di polizia con relativi stanziamenti, saranno anticipate le norme contenute nel ddl anti-molestie che la Camera ha già approvato. Tra le altre cose, ci dovrebbero essere anche aggravanti se a commettere violenza sono familiari, partner o tutori; un pesante aggravio di pena se la vittima è sotto i 14 anni; uguale trattamento, invece, se la vittima è maggiorenne o appena sotto i 18; ergastolo sicuro, se allo stupro segue la morte della vittima. Mano pesante anche per i complici: nessuna possibilità di godere dei domiciliari neppure per i favoreggiatori.

***

La scuola pubblica in Italia con la 'Riforma Gelmini'

Esprimo la mia piena solidarietà con tutti coloro che protestano contro la Legge 133/08 la cosidetta 'Riforma Gelmini'....

Le cifre presentate nel decreto fanno venire i brividi: i tagli previsti dal decreto legge 112, poi convertito nella legge 133/08, e gli ulteriori provvedimenti contenuti nel decreto 137 porteranno, a livello nazionale, ad una riduzione di circa 100mila posti tra il personale docente e di 43mila posti tra quello Ata (ausiliari, tecnici e amministrativi).
Per molti, anche per i non addetti ai lavori, l'effetto provocato dalla legge che in pratica azzererà in poco tempo le faticose conquiste di anni e anni, non solo in termini di posti di lavoro, ma anche di mission- educativa e di didattica, rende il momento dei più cupi e tristi degli ultimi anni. Ai tagli vanno poi sommati, le conseguenze che scaturiranno dalla reintroduzione del maestro unico nelle scuole elementari.
L'Europa chiede più scuola, più sapere e l'Italia che fa?
Il contrario!
Rientrodurre il maestro unico è compiere, di sicuro, un passo indietro di almeno mezzo secolo. Se non addirittura si ritorna al tempo del libro cuore, senza offesa per quel libro mio compagno di tanti pomeriggi.
Perchè tutto questo? Bella domanda!
Molto probabilmente si tenta di mascherare con questa supposta riforma quello che è il vero scopo del provvedimento: incassare o meglio risparmiare in poco meno di 4-5 anni 8miliardi di euro. Questa è la cifra stimata, che dovrebbe restare nelle casse dello stato.
Un risparmio quindi certo ottenuto tagliando centinaia di migliaia di posti di lavoro ma al contempo che produrrà anche un effetto negativo: quello di un drastico ridimensionamento del servizio scolastico pubblico in favore forse di quello privato. Inoltre un'altra diretta conseguenza della L.133/08 sarà la chiusura di decine e decine di plessi scolastici.
Molte scuole, soprattutto nei piccoli centri urbani, non ci saranno più. A scomparire sarà anche un altro degli elementi cardine dell'istruzione primaria italiana: il tempo pieno. Bisogna fare attenzione, chi sostiene che il tempo pieno non sarà toccato dalla riforma o che addirittura aumenterà mente sapendo di farlo.
Rifletteteci un poco e capirete perchè!
Se prima, per ogni 2 classi, c'erano 3 insegnanti d'ora in poi sarà uno per classe, a seguire e istruire dai 20 ai 30 alunni e che svolgerà il suo orario lavorativo settimanale esclusivamente di mattina. Pertanto al pomeriggio non potrà esserci altro che un sorta di dopo-scuola, trasformando il tempo pieno di fatto in un parcheggio pomeridiano per i bambini, che nulla ha da condividere con l'offerta didattica di cui fino ad ieri, prima della 'riforma Gelmini', gli alunni potevano usufruire con il tempo pieno.

...

ARRIVERA' PER NATALE UNA 'SOCIAL CARD' AD OLTRE 1MLN DI ITALIANI 'POVERI'

C’è un detto che dice: "meglio poco che niente!".
In questo caso tra il poco e il nulla ci sono così poche differenze che è difficile distinguerli.
La 'social card, almeno per il momento, sembra più l’ennesimo spot varato dal governo che piuttosto un provvedimento serio in grado di aiutare per davvero i più bisognosi.
Nessuno però si è ricordato di dire che ogni spesa effettuata con la 'social card' in automatico sarà data una commissione alla Mastercard che è la società che ha emmesso ed è la proprietà della card.
Bhe! Almeno qualcuno di certo ci guadagnerà da questa iniziativa...
Appare strano che un'iniziativa così benefica abbia comunque dei costi accessori...stranezze tutte italiane!

***

Parole....di Abraham Lincoln

Non si può arrivare alla prosperità

scoraggiando l'impresa.
Non si può rafforzare il debole
indebolendo il più forte.
Non si può aiutare chi è piccolo
abbattendo chi è grande.
Non si può aiutare il povero
distruggendo il ricco.
Non si possono aumentare le paghe
rovinando i datori di lavoro.
Non si può progredire serenamente
spendendo più del guadagno.
Non si può promuovere la fratellanza umana
predicando l'odio di classe.
Non si può instaurare la sicurezza sociale
adoperando denaro imprestato.
Non si può formare carattere e coraggioto
gliendo iniziativa e sicurezza.
Non si può aiutare continuamente
la gente facendo in sua vece quello che potrebbe
e dovrebbe fare da sola.

USA 2008: ELETTO PRESIDENTE BARACK OBAMA

USA 2008: ELETTO PRESIDENTE BARACK OBAMA

marito e padre

i due rivali

genere umano

GIOCHI OLIMPICI DI PECHINO

GIOCHI OLIMPICI DI PECHINO
da peacereporter

23/02/2002 - 02/07/2008 Ingrid Betancourt è stata liberata!

23/02/2002 - 02/07/2008                  Ingrid Betancourt è stata liberata!
faccio mia la gioia di tutti!

Finalmente liberi!!!

Finalmente liberi!!!

Grazie a loro la Betancourt è libera

Grazie a loro la Betancourt è libera
il ministro della Difesa colombiano Santos e il generale Montoya

Grazie Uribe!!

Grazie Uribe!!
La Betancourt ha incontrato il presidente colombiano Uribe che vinse le elezioni del 2002

madre e figlia!

madre e figlia!
Yolanda Pulecio e Ingrid Betancourt

le due Betancourt

le due Betancourt
Ingrid abbraccia la madre Yolanda

La gioia della libertà riconquistata

La gioia della libertà riconquistata
Ingrid Betancourt dopo la liberazione