Finora la vicenda si è sviluppata in maniera controversa. Per meglio dire in maniera equivoca.
In Italia Cesare Battisti è stato condannato all'ergastolo in contumacia come responsabile di 4 omicidi compiuti durante gli anni di piombo. Tre come concorrente nell'esecuzione, uno co-ideato ed eseguito da altri: Il 6 gennaio 1978 a Udine viene assassinato a bruciapelo e alle spalle mentre passeggiava con moglie e figli, Antonio Santoro, maresciallo della polizia penitenziaria. Dell'omicidio Battisti fu accusato dal pentito Pietro Mutti che poi, si assunse la responsabilità diretta dell'azione. Battisti avrebbe avuto solo un ruolo di copertura. La colpa di Santoro era quella di presunti maltrattamenti ai danni di detenuti. 16 febbraio 1979 a Santa Maria di Sala (Ve) viene ucciso Lino Sabbadin macellaio di Mestre. Anche in questo caso Battisti fece da copertura armata all'esecutore materiale Diego Giacomin. La colpa di Sabbadin essersi opposto con le armi ad un tentativo di rapina nel suo esercizio commerciale. 16 febbraio 1979 a Milano viene assassinato PierLuigi Torregiani un gioielliere. Battisti fu condannato come co-ideatore e co-organizzatore. Nel corso nell'agguato a Torreggiani venne coinvolto nella sparatoria anche suo figlio Alberto, che da quel giorno vive paralizzato su una sedia a rotelle. Torregiani era colpevole di aver ucciso il 22 gennaio precedente un rapinatore durante una tentata rapina in una pizzeria in cui si trovava con i gioielli che aveva mostrato ad una vendita televisiva. 19 aprile 1979 a Milano venne assassinato Andrea Campagna un agente della DIGOS. L'omicidio avvenne davanti a testimoni che riconobbero Battisti come l'esecutore materiale. La colpa di Campagna era di aver partecipato ai primi arresti legati al caso Torregiani. Per i fatti sopracitati Battisti si è sempre dichiarato innocente. Recentemente si è anche detto pronto ad incontrare i parenti delle vittime degli omicidi a lui contestati e ha dichiarato di avere già avuto un rapporto epistolare di amicizia, sincerità e rispetto con Alberto Torregiani. Circostanza questa, confermata da Torregiani il quale ha aggiunto che ha risposto come avrebbe fatto con chiunque altro gli avesse scritto.
Sulla mancata estradizione dell'ex terrorista dei Pac il governo italiano sembra chiudere entrambi gli occhi come se volesse accettarla dandola per scontata. Possibilità che appare come implicitamente confermata dalle ricostruzioni fatte in questi mesi da alcuni giornali brasiliani. Giornali, come il 'Fohla de Sao Paulo', che danno per certa la conferma dello status di rifugiato 'per ragioni umanitarie' all'ex terrorista. Il 'FSP' a gennaio aveva rivelato dalle sue colonne che il capo di Stato brasiliano avrebbe elaborato una 'strategia' al fine di giustificare il prolungamento dell'asilo politico per il terrorista italiano impedendone l'estradizione. Secondo quanto riportava la testata latinoamericana, sarebbe stato adottato un pacchetto di misure giuridiche e mediatiche per sostenere la tesi umanitaria.
Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, nei prossimi giorni sarà in visita ufficiale in Brasile. Una visita programmata da tempo, prevista in un primo momento per il 18 febbraio è poi, posticipata al 9 marzo prossimo. In quell'occasione il capo del governo italiano incontrerà il presidente brasiliano, Luiz Ignacio Lula da Silva. Di certo i due affronteranno tra gli altri anche il caso Battisti. Nel frattempo però, sembra quasi che Lula voglia prendere tempo circa la decisione che dovrà prendere sulla vicenda dell'ex terrorista rosso. Alla fine dello scorso anno infatti, il Supremo Tribunal Federal brasiliano, Stf, ha votato a favore dell'estradizione lasciando però, l'ultima parola, sul controverso caso, al capo dello Stato che non si è ancora pronunciato in merito. Il presidente brasiliano continua a posticipare la decisione finale che l'Alta Corte gli ha affidato. Tutto questo sembra, secondo alcuni analisti, faccia parte di una elaborata strategia. L'Stf si pronuncia a favore dell'estradizione, ma lascia la decisione finale a Lula. A questo punto due sono le possibilità o Lula decide di lasciare Battisti nel Paese, concedendogli l'asilo politico, oppure da il via libera alla sua estradizione avanzata da tempo dall'Italia. Come è stata concepita la cosa, in ambedue i casi il Brasile non viola il trattato di estradizione firmato tra Italia e Brasile. Questo perchè, anche se il capo dello Stato decide di lasciare Battisti in Brasile, il processo comunque potrà essere riaperto.
Di fronte a tutte queste incertezze che lasciano la porta aperta a tante soluzioni anche quelle che vanno nel senso opposto alla volontà dell'Italia. Il silenzio assordante del governo italiano si fa sempre più forte.
“C'è da augurarsi che non siano vere le notizia riferite dalla stampa brasiliana circa l'intenzione del presidente Lula di non estradare il terrorista Cesare Battisti in Italia, come del resto gli stessi organi supremi della giustizia brasiliana hanno deciso. L'ostruzionismo in atto è già preoccupante. L'intenzione poi di farsi beffe dell'Italia avrebbe nefaste conseguenze sui rapporti tra l'Italia e il Brasile”. Con queste parole, lo scorso 11 gennaio, il presidente del gruppo Pdl al Senato, Maurizio Gasparri commentava la notizia diffusa dal quotidiano 'Fohla de Sao Paulo'. Dopodiché più nulla fino a qualche giorno fa quando il presidente dell'UdC Rocco Buttiglione, in vista del viaggio di Berlusconi in Brasile ha affermato che: “Il premier Berlusconi...ha il dovere morale e istituzionale di incalzare il presidente Lula perchè proceda all'estradizione di Cesare Battisti. Ben vengano i rapporti economici e commerciali tra Italia e Brasile, ma la dignità dell'Italia non ha prezzo”. “Il quotidiano 'Avvenire' ha riportato le ricostruzione del giornale brasiliano 'Folha de Sao Paulo' in base alla quale ci sarebbe un accordo a far slittare la decisione di Lula un mese dopo la visita di Berlusconi, e questo perchè tale decisione sarebbe nella direzione di confermare lo status di rifugiato per motivi umanitari a Battisti, condannato in Italia per quattro omicidi”. “Sarebbe una decisione inaccettabile, ha continuato Buttiglione, cui il premier Berlusconi non deve sottostare ne' tantomeno deve dare l'impressione di un assenso”. “La mancata estradizione di Battisti sottintende che l'Italia negli anni del terrorismo, e forse anche adesso, non abbia rispettato i diritti civili. Al contrario noi ci gloriamo che l'Italia abbia battuto il terrorismo sul terreno della legalità, e chiunque lo neghi reca un grave affronto all'Italia e non è amico del nostro Paese”, ha aggiunto il presidente dell'UdC. “Non vorremmo che per ottenere qualche commessa in più si umiliasse la dignità della nazione, il dolore delle vittime e dei loro familiari, nonchè la nostra giustizia delegittimando platealmente la magistratura italiana. I giudici che hanno condannato Battisti sono onesti servitori dello Stato e il loro prestigio sta a cuore a tutti gli italiani”, ha concluso Buttiglione.
Parole che mostrano il clima che si respira in Italia intorno a questa vicenda e indicano chiaramente l'orientamento della politica italiana in merito. Di fronte a queste scenario sono molti quelli che non sanno che posizione prendere e si limitano ad attendere. Purtroppo però, a volte l'attendismo in cui ci si rifugia può anche condurre ad effetti sfavorevoli.
Lasciano molto pensare anche le recenti dichiarazioni rilasciate da Luis Roberto Barroso, uno delgi avvocati di Cesare Battisti in Brasile. Dichiarazioni che sembrano voler esprimere fiducia sulla possibilità di un 'NO' di Lula all'estradizione del terrorista e poi, anche volerne ribadire l'innocenza. Barroso ha affermato che: “La Francia ha recentemente negato l'estradizione di una ex terrorista italiana dello stesso periodo”, il riferimento è al caso dell'ex brigatista rossa Marina Petrella. L'episodio avvenne nel 2008, ma in quel caso le ragioni erano giustificate dal precario stato di salute della Petrella (ndr). La stessa Francia inoltre negò la prima richiesta di estradizione di Battisti, che rimase sul suolo francese per più di un decennio, il riferimento è al periodo francese quando Battisti, come tanti altri, beneficiò a lungo della dottrina Mitterrand (ndr). Ma non mi pare che tra Francia e Italia le relazioni siano peggiorate”, ha continuato l'avvocato. “Ecco perché penso che non ci sarà nessuna conseguenza negativa nelle relazioni tra Italia e Brasile se Battisti, come credo, non verrà estradato. La decisione finale spetta solo al presidente Lula. Il Supremo Tribunale Federale, la più alta carica brasiliana, ha riconosciuto espressamente che la competenza per questo tipo di decisione spetta al Presidente della Repubblica, che può fare una propria valutazione politica sulla questione. Nel caso il Presidente decida di non consegnare Battisti ci sono diversi appigli consistenti che possono giustificare la Sua decisione. E' importante dire anche che la competenza del Capo del Potere Esecutivo in questa materia è riconosciuta in molti Paesi, ad esempio gli Stati Uniti, la Spagna e la Francia. Non ci sarebbe quindi niente di eccezionale se il Brasile non concedesse l'estradizione di Battisti”, ha concluso l'avvocato Barroso.
Parole chiare, dirette, convinte che non lasciano spazio ad equivoci.
Quindi Cesare Battisti non verrà estradato in Italia? Non è possibile dare ora una risposta sincera e corretta, ma certamente sono in molti che non ne dubitano.
“Se Battisti è così tranquillo che il presidente Lula gli conceda l'immunità io non capisco perchè continui a parlare. Questo dimostra che invece, non ha questa grande sicurezza e che continua invece a fare grosse pressioni”. Le parole sono di Alberto Torregiani, il figlio dell'orefice Pierluigi, ucciso nel febbraio 1979 a Milano dai Pac. L'occasione per pronunciarle è stata un'intervista rilasciata a Cnr media. “Battisti ha il coraggio di venire davanti a me e dire 'Io sono innocente'? Vediamolo!”, ha concluso il figlio di una delle vittime per il cui omicidio Battisti è stato condannato in Italia. Lo scorso mese di gennaio Alberto aveva già commentato le indiscrezione pubblicate dai media brasiliani rilasciando un'intervista a un'intervista a Liberal: “Se la vicenda dovesse avere anche un fondo di verità, chiamerò a raccolta le associazioni delle vittime e scenderemo in piazza a gridare la nostra rabbia”. “Le pallottole di Battisti ci hanno strappato i nostri cari, ma il mancato rientro di un delinquente comune ci strapperebbe per sempre la fiducia nello Stato. E soprattutto la speranza. Sarebbe un tradimento dello Stato. Non si può barattare la dignità per quattro carri armati”. In un'altra intervista rilascita invece, a Cnr media aveva affermato che: “Qui si parla di un assassino, di uno che ha ucciso due persone e ne ha fatte uccidere altre due, uno che si è fatto beffe dell'Italia e della Francia, mi chiedo che cosa bisogna dimostrare ancora per far capire a certi personaggi che cosa deve essere fatto”.
Nel frattempo Battisti, in attesa di una decisione sulla sua estradizione in Italia, continua a dedicarsi all'attività che lo ha reso ricco e famoso, quella di scrittore noir. Un'arte questa acquisita nel corso della sua lunga latitanza. In questi giorni è in uscita in Brasile il suo nuovo libro dal titolo 'Ser bambu', Essere bambù edito dalla casa editrice brasiliana Martins Fontes. Nell'intenzione del suo autore il libro vuole essere una continuazione di 'La mia fuga senza fine', del 2007. Nelle pagine di questo nuova testo Battisti, mescolando finzione e riflessioni autobiografiche, continua a descriversi come un uomo in fuga permanente, con un destino incerto e senza nessuna sicurezza, perseguitato dalla paura e dalla solitudine nel tormento di quello che chiama 'la mia saga'. Tempestivo quanto ricco di significati. Al libro l'ex terrorista affida i suoi pensieri, idee e speranze, prima fra tutte quella di tornare ad essere un uomo libero.
Da ricordare che Battisti nel 2006 ha presentato un ricorso, contro la richiesta di estradizione in Italia, alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo. Ricorso respinto dalla Corte perchè dichiarato inammissibile in quanto manifestamente infondato.
Sull'intera vicenda pesa anche il pressing attuato su Lula da personalità del mondo politico e sociale internazionali tra questi il presidnete francese Nicolas Sarkozy la cui sensibilità umanitaria nei confronti dell'ex terrorista sembra sia dettata dall'amicizia che lega la First Lady Carla Bruni a Battisti.
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