venerdì 22 aprile 2011

Pirati somali: il mondo sta perdendo la battaglia contro la pirateria


Ecco perché appare sempre più evidente e importante dare visibilità e risalto a queste situazioni in modo che vengano cercate nuove soluzioni e nuovi modi non solo per evitare che questi fenomeni si verifichino, ma per intervenire in maniera efficace.

Nei giorni scorsi il capo della diplomazia somala, Mohammad Abdulahi Omar Asharq ha dichiarato che: “la battaglia tra il mondo e i pirati sta per essere vinta dai pirati”. Secondo il plenipotenziario somalo la pirateria si sta diffondendo e per fermarla occorre cambiare strategia. “Il mondo ha finora risposto con solo contenimento. Questo non è produttivo, o efficace, o pratico, o moralmente difendibile”, ha detto il ministro somalo aggiungendo che: “La comunità internazionale deve fare i necessari e urgenti investimenti nelle forze di sicurezza somale per costruire la capacità dello stato e per stabilire la propria autorità nazionale. "Senza questa duplice strategia di autorità militare e di riforma politica, e senza la riconciliazione che il governo di transizione sta anche portando avanti, non si potrà porre fine alla guerra civile in Somalia”. L’occasione per affermare tali concetti è stata data al ministro degli esteri del governo di transizione della Somalia il 18 aprile scorso a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti. In quella data si è svolta la conferenza internazionale sulla lotta alla pirateria dal titolo, 'Sfida globale, risposte regionali: fornire un orientamento comune alla pirateria marittima'. Una due giorni di lavori nel corso della quale è emersa soprattutto la necessità di affrontare il fenomeno della pirateria con un approccio complessivo per sostenere la Somalia. Un concetto questo, ribadito soprattutto da Asharq. “Le operazioni militari, legali e finanziarie non bastano più. Per sconfiggere la pirateria che infesta i mari al largo del Corno D'Africa occorre intervenire alla radice della causa, ovvero sull'instabilità della Somalia”, ha dichiarato il ministro somalo. “La Somalia è stata abbandonata dalla comunità internazionale'”, ha denunciato sempre il capo della diplomazia somala affermando che: “la battaglia tra il mondo e i pirati è stata vinta dai pirati”. “I pirati utilizzano sempre più navi madre, armi pesanti, sofisticata tecnologia per intercettare le navi. Hanno preso in ostaggio 2mila persone nei soli ultimi due anni”. Asharq ha esortato la comunità internazionale ad agire ora per la stabilizzazione della Somalia, avvertendo che essa è l'unico modo di affrontare la questione della pirateria, che solo lo scorso anno ha fatto registrare quasi 290 milioni di dollari pagati come riscatto ai pirati. Un computo fatto dal ministro Asharq tenendo conto che, in media, le compagnie di trasporto marittimo pagano tra i 15 milioni e i 33 milioni di dollari per il rilascio di una nave. Appare difficile avvallare questi dati anche perchè nell'ultimo anno e mezzo non sono stati più divulgate informazioni riguardante i riscatti pagati dalle compagnie di trasporto marittimo o dai governi dei Paesi a cui appartenevano navi e uomini catturati. Una sorta di omissione voluta per nascondere forse una ‘vergogna’ internazionale. Le uniche informazioni rilasciate in merito sono state quelle fornite ai media dai pirati. Un rapido conteggio è però, possibile farlo. Guardando le statistiche degli attacchi pirati negli ultimi due anni e mezzo si può fare un rapido calcolo. Partendo dal 2009: 31 nave riscattate, in 10 casi la somma del riscatto è rimasta sconosciuta. La somma pagata come riscatto mediamente è stata di 2,1 milioni di dollari. Nel 2010: 17 navi riscattate, solo in 7 casi ci sono notizie sulle somme pagate. La somma pagata come riscatto mediamente è stata di 5,1 milioni di dollari. Nel 2011, primi tre mesi: 11 navi riscattate, in solo 5 casi la somma del riscatto è stata resa nota. In 4 casi questa è stata resa pubblica dagli stessi pirati. La somma pagata come riscatto mediamente è stata di 6,2 milioni dollari. Sommano e confrontando i conti tornano. Secondo informazioni raccolte pare che il costo medio lieviti anno dopo anno in quanto incide su esso la parte della negoziazione. Ai negoziatori, che sono o nominati dagli assicuratori o consigliati dagli stessi pirati, e quindi in poche parole sono della ‘famiglia’, va una sorta di percentuale di riscatto o del costo della nave. Da qui si deduce che più alto è il riscatto pagato più alta è la ricompensa. A buon intenditore poche parole. In merito al fenomeno della pirateria marittima, sempre a Dubai, è intervenuto il rappresentante ONU per la Somalia, Augustine Mahiga. Il diplomatico ha sottolineato che la soluzione alla pirateria somala deve essere anche a terra. “L'approccio ad esso deve essere prima di tutto politico in quanto non vi può essere solo una soluzione militare”, ha detto Mahiga aggiungendo che: “La pirateria è una delle conseguenze di due decenni di prolungata crisi politica in Somalia”. Il riferimento è al fatto che il Paese del Corno D’Africa è stato lacerato da decenni di guerra civile, dal momento che nel 1991 ci fu il rovesciamento del presidente Mohamed Siad Barre. In proposito, Mahiga ha inoltre, osservato che: “la mancanza di dialogo tra i diversi attori politici somali, e litigi tra leadership politica, rimane problematico”. L’alto funzionario ONU ha anche affermato che: “non dobbiamo aspettare per arrivare alla pace vera e proprio. Possiamo cominciare a rispondere ad alcune aree chiave di sviluppo nelle aree di relativa stabilità, come il Puntland e Somaliland”. La conferenza si è tenuta a Dubai in quanto la questione della pirateria è una delle grande preoccupazione per gli Emirati Arabi Uniti che annovera un gran numero di sue navi finite, negli ultimi anni, nelle mani dei pirati somali. Gli Emirati Arabi Uniti hanno impegnato circa 1,4 milioni dollari per combattere la pirateria. Il dato di fatto emerso dall’incontro di Dubai è che la Somalia, priva di un governo da 19 anni, è incapace di controllare le sue acque territoriali. Tutto ciò ha fatto, del mare al largo della Somalia, il teatro più critico nella lotta alla pirateria marittima. Di fatto la pirateria è divenuta una minaccia costante alla navigazione tra Europa e Asia. Per contrastare questo fenomeno, che frutta milioni di dollari in riscatti ai pirati, è stata creato il dispositivo anti pirateria creato dal Pentagono e gestito dalla V Flotta USA, Combined Task Force, Ctf-151, la missione dell’Alleanza Atlantica ‘Ocean Shield’ e la missione 'Atalanta' a guida Ue. Per tutti il compito è di intervenire militarmente contro i pirati. Nel corso dei lavori di Dubai sempre il ministro degli esteri somalo ha però, anche chiesto alle compagnie di trasporto marittimo di non pagare i riscatti ai pirati in quanto questo porta a rinnovare altri attacchi. Come a volergli dare ragione. In questi giorni l’International Maritime Bureau, IMB, ha diffuso un allarmante rapporto in cui afferma che nei primi tre mesi del 2011, in tutto il mondo, gli attacchi pirati sono aumentati in maniera vertiginosa. Un dato di fatto è che la pirateria ha reso sempre più pericolosa la navigazione al largo del Corno d'Africa e fatto lievitare i costi di navigazione delle navi mercantili e non solo.

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DARFUR:NON C'E' PIU' TEMPO DA PERDERE!

IN DARFUR SONO DECINE SE NON CENTINAIA LE PERSONE CHE MUOIONO OGNI MESE...
FAI LORO DEL BENE... AIUTA I RIFUGIATI E I PROFUGHI DEL DARFUR FACENDO UNA DONAZIONE ALL'AGENZIA ONU PER I RIFUGIATI UNHCR CHIAMA LO 0680212304 PER SAPERE COME FARE....
RICORDATI BASTANO 31 EURO PER ACQUISTARE 8 COPERTE, 51 EURO PER UNA TENDA E 200 EURO PER DARE ASSISTENZA MEDICA A 25 FAMIGLIE...

Un bambino del Darfur

Un bambino del Darfur
aiuta ad aiutarlo sostieni le iniziative pro Darfur
In Darfur dal 2003 ad oggi sono state compiute esecuzioni, anche di massa, stupri, soprattutto di massa, nei confronti di donne, uomini e bambini e interi villaggi sono stati rasi al suolo. Il terrore è stato usato come pratica generalizzata e a sfondo razziale mentre lo stupro è diventato una vera e propria arma da guerra.
Il governo sudanese di Khartoum da parte sua ha bombardato senza sosta i civili, e ha reso sempre più difficili le operazioni di soccorso delle organizzazioni umanitarie nei confronti delle genti del Darfur, fino al punto di far scappare via la maggior parte delle Ong operanti nella regione sudanese e liberarsi così di scomodi testimoni di quanto accadeva in quei luoghi. La stessa tattica è stata seguita prima con i peacekeepers dell'Ua e poi con quelli dell'Onu...
Tutto il mondo è a conoscenza di quanto accade in quella remota regione sudanese e lancia denunce. Da un lato Washington parla di genocidio, dall’altro l'Onu parla di catastrofe umanitaria e di pulizia etnica.
Il tutto però resta nella totale impunità!
Intanto, dal Febbraio 2003 anno in cui è iniziata la ribellione della popolazione di etnia africana del Darfur, circa 6 milioni in maggioranza musulmana e in parte animista, contro il governo sudanese, musulmano ma integralista e soprattutto di etnia araba e bianca, è scoppiato il conflitto che ha causato finora circa 300mila morti e due milioni e mezzo di profughi. Una protesta nata per lo stato di totale abbandono e sfruttamento in cui la popolazione nera era tenuta. La repressione del governo centrale è stata spietata, soprattutto facendo uso dei Janjaweed, i diavoli a cavallo, che sono milizie nomadi di etnia araba che hanno compiuto tutti gli orrori possibili e inimmaginabili contro le genti del Darfur di etnia nera, per lo più contadini e pastori.

Il pianto di un innocente a Gaza

Il pianto di un innocente a Gaza
Ancora una volta il mondo intero si dovrebbe vergognare!!!
La guerra chi puo raccontarla? E' difficile farlo ma tutti possiamo immaginare come sia il sentire l'odore dei morti abbandonati nelle strade o sotto le macerie, il vedere i bambini che muoiono di fame accanto al cadavere della madre, il sentire il lamento dei feriti e lo strazio dei sopravvissuti, di chi si vede impotente e maledice chi gli ha portato via tutto.
Nella Striscia di Gaza siamo ormai quasi alla terza settimana di bombardamenti e inesorabilmente, come non potrebbe essere diversamente con tutta la tecnologia militare del 21° secolo che gli israeliani stanno usando, il numero dei morti tra i civili continuato ad aumentare, mentre l'esercito israeliano bombarda le loro case si moltiplicano tra i palestinesi le scene di disperazione e di dolore causati dagli effetti devastanti della guerra che certamente non sono cambiati nel tempo anzi al contrario.

Giugno 2009: La rivoluzione di velluto in Iran

Giugno 2009: La rivoluzione di velluto in Iran
Sono solidale con i persiani che manifestano

Il 12 giugno 2010 è caduto il primo anniversario delle contestate elezioni iraniane. Elezioni che decretarono la riconferma a presidente dell’Iran di Mahmud Ahmadinejad. Il Paese ha vissuto le prime ora di questa giornata con una calma carica di tensione che poi, è scoppiata nel pomeriggio intorno alle 16, le 13.30 italiane con i primi scontri tra manifestanti e forze di sicurezza nei pressi dell’Università Sharif di Teheran. Era impensabile che l’opposizione iraniana del movimento riformista dell’Onda Verde si facesse scappare questa occasione per proclamare il proprio dissenso al regime degli Ayatollah. I luoghi delle sanguinose proteste post elettorali di un anno fa si sono quindi di nuovo riempiti di manifestanti. Questo, nonostante l’appello dei leader dell’opposizione, Moussavi e Karroubi, a evitare di scendere in piazza e nonostante che le forze di sicurezza avessero preso posizione in vari punti strategici del centro di Teheran per prevenire manifestazioni. Nonostante le proteste e le accuse di brogli elettorali il contestato presidente Ahmadinejad ha potuto proseguire nel suo mandato, quasi certamente usurpato, grazie all’appoggio dell’ayatollah Ali Khamenei, la Guida Suprema. La lotta continuerà. Viva la Persia! Viva il movimento riformista!


i 44 presidenti degli Usa

i 44 presidenti degli Usa
da www.patrickmoberg.com/blog/id:420/november-4-2008

The President United States of America

The President United States of America
Barack Obama

E' morta Miriam Makeba

E' morta Miriam Makeba
Addio Mama Afrika....io continuerò a sognare...

Notes

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Italia. Violenza sessuale è allarme sociale


Dopo i recenti casi di stupri, a Roma, Bologna e Milano non si riesce quasi più a tenere il conto degli episodio di violenza sessuale che, dall'inizio dell'anno, si stanno susseguendo in Italia ad opera principalmente di stranieri. Un orribile reato che si verifica nelle grandi città metropolitane come nei piccoli centri urbani. Emergono dati da brividi dalle informazioni fornite dal Presidente facente funzioni del Tribunale di Como Giuseppe Anzani e dal Procuratore capo Alessandro Maria Lodolini. Ogni 4 giorni in Procura a Como arriva una denuncia per violenza sessuale. I fascicoli aperti tra luglio 2007 e giugno 2008 sono stati 89, tra violenze sessuali e pedofilia. Ma è solo la punta di un iceberg in quanto, il reato, per la quasi totalità è sommerso perché prevale ancora la paura e la vergogna a denunciare la violenza subita. Fino ad oggi la violenza che subivano le donne era soprattutto domestica, ma gli episodi di violenza che hanno visto protagoniste, loro malgrado, delle donne avvenuti negli ultimi giorni, per le strade, propongono una nuova emergenza. Un autorevole testimonianza è portata da Telefono Rosa che da anni conosce il fenomeno ed assiste le vittime. “Ciò che sta avvenendo dall'inizio dell'anno, precisa il presidente Maria Gabriella Carnieri Moscatelli, mi preoccupa. Non so se è solo l'effetto di maggiori denunce ma, dal nostro osservatorio, non era mai stato rilevata una cosa simile”. Gli avvenimenti degli ultimi giorni non fanno altro che conferma un'allarmante costante: in testa alla classifica degli autori di stupri ci sono gli stranieri. Il triste primato vede fra i primi i romeni, seguiti da marocchini e albanesi che sembra abbiano dato il via ad una esecrabile escalation di violenza contro le donne. Assodato che nella stragrande maggioranza dei casi questi episodi sono commessi da stranieri, spesso clandestini, ora si deve dare a tutto questo uno stop. Certezza della pena, custodia cautelare in carcere per chi è accusato di violenza sessuale ed esclusione di attenuanti per chi delinque sotto effetto di alcool e droghe. Tutto ovviamente tenendo conto di due elementi fondamentali: abbattere l'allarme sociale provocato da questo tipo di reati e tutelare la dignità della vittima, che va assicurata anche nel percorso dibattimentale.
Per raggiungere un risultato anzitutto è importante l'introduzione nel ddl sicurezza dell'obbligo del carcere per chi stupra. Forse il decreto 'anti-stupro' sarà pronto per venerdì esso dovrebbe contenere, come annunciato, importanti novità: gli accusati di stupro non potranno beneficiare della libertà condizionale, ci sarà un avvocato a spese dello Stato per le vittime di violenza sessuale, arriveranno nuovi presidi di polizia con relativi stanziamenti, saranno anticipate le norme contenute nel ddl anti-molestie che la Camera ha già approvato. Tra le altre cose, ci dovrebbero essere anche aggravanti se a commettere violenza sono familiari, partner o tutori; un pesante aggravio di pena se la vittima è sotto i 14 anni; uguale trattamento, invece, se la vittima è maggiorenne o appena sotto i 18; ergastolo sicuro, se allo stupro segue la morte della vittima. Mano pesante anche per i complici: nessuna possibilità di godere dei domiciliari neppure per i favoreggiatori.

***

La scuola pubblica in Italia con la 'Riforma Gelmini'

Esprimo la mia piena solidarietà con tutti coloro che protestano contro la Legge 133/08 la cosidetta 'Riforma Gelmini'....

Le cifre presentate nel decreto fanno venire i brividi: i tagli previsti dal decreto legge 112, poi convertito nella legge 133/08, e gli ulteriori provvedimenti contenuti nel decreto 137 porteranno, a livello nazionale, ad una riduzione di circa 100mila posti tra il personale docente e di 43mila posti tra quello Ata (ausiliari, tecnici e amministrativi).
Per molti, anche per i non addetti ai lavori, l'effetto provocato dalla legge che in pratica azzererà in poco tempo le faticose conquiste di anni e anni, non solo in termini di posti di lavoro, ma anche di mission- educativa e di didattica, rende il momento dei più cupi e tristi degli ultimi anni. Ai tagli vanno poi sommati, le conseguenze che scaturiranno dalla reintroduzione del maestro unico nelle scuole elementari.
L'Europa chiede più scuola, più sapere e l'Italia che fa?
Il contrario!
Rientrodurre il maestro unico è compiere, di sicuro, un passo indietro di almeno mezzo secolo. Se non addirittura si ritorna al tempo del libro cuore, senza offesa per quel libro mio compagno di tanti pomeriggi.
Perchè tutto questo? Bella domanda!
Molto probabilmente si tenta di mascherare con questa supposta riforma quello che è il vero scopo del provvedimento: incassare o meglio risparmiare in poco meno di 4-5 anni 8miliardi di euro. Questa è la cifra stimata, che dovrebbe restare nelle casse dello stato.
Un risparmio quindi certo ottenuto tagliando centinaia di migliaia di posti di lavoro ma al contempo che produrrà anche un effetto negativo: quello di un drastico ridimensionamento del servizio scolastico pubblico in favore forse di quello privato. Inoltre un'altra diretta conseguenza della L.133/08 sarà la chiusura di decine e decine di plessi scolastici.
Molte scuole, soprattutto nei piccoli centri urbani, non ci saranno più. A scomparire sarà anche un altro degli elementi cardine dell'istruzione primaria italiana: il tempo pieno. Bisogna fare attenzione, chi sostiene che il tempo pieno non sarà toccato dalla riforma o che addirittura aumenterà mente sapendo di farlo.
Rifletteteci un poco e capirete perchè!
Se prima, per ogni 2 classi, c'erano 3 insegnanti d'ora in poi sarà uno per classe, a seguire e istruire dai 20 ai 30 alunni e che svolgerà il suo orario lavorativo settimanale esclusivamente di mattina. Pertanto al pomeriggio non potrà esserci altro che un sorta di dopo-scuola, trasformando il tempo pieno di fatto in un parcheggio pomeridiano per i bambini, che nulla ha da condividere con l'offerta didattica di cui fino ad ieri, prima della 'riforma Gelmini', gli alunni potevano usufruire con il tempo pieno.

...

ARRIVERA' PER NATALE UNA 'SOCIAL CARD' AD OLTRE 1MLN DI ITALIANI 'POVERI'

C’è un detto che dice: "meglio poco che niente!".
In questo caso tra il poco e il nulla ci sono così poche differenze che è difficile distinguerli.
La 'social card, almeno per il momento, sembra più l’ennesimo spot varato dal governo che piuttosto un provvedimento serio in grado di aiutare per davvero i più bisognosi.
Nessuno però si è ricordato di dire che ogni spesa effettuata con la 'social card' in automatico sarà data una commissione alla Mastercard che è la società che ha emmesso ed è la proprietà della card.
Bhe! Almeno qualcuno di certo ci guadagnerà da questa iniziativa...
Appare strano che un'iniziativa così benefica abbia comunque dei costi accessori...stranezze tutte italiane!

***

Parole....di Abraham Lincoln

Non si può arrivare alla prosperità

scoraggiando l'impresa.
Non si può rafforzare il debole
indebolendo il più forte.
Non si può aiutare chi è piccolo
abbattendo chi è grande.
Non si può aiutare il povero
distruggendo il ricco.
Non si possono aumentare le paghe
rovinando i datori di lavoro.
Non si può progredire serenamente
spendendo più del guadagno.
Non si può promuovere la fratellanza umana
predicando l'odio di classe.
Non si può instaurare la sicurezza sociale
adoperando denaro imprestato.
Non si può formare carattere e coraggioto
gliendo iniziativa e sicurezza.
Non si può aiutare continuamente
la gente facendo in sua vece quello che potrebbe
e dovrebbe fare da sola.

USA 2008: ELETTO PRESIDENTE BARACK OBAMA

USA 2008: ELETTO PRESIDENTE BARACK OBAMA

marito e padre

i due rivali

genere umano

GIOCHI OLIMPICI DI PECHINO

GIOCHI OLIMPICI DI PECHINO
da peacereporter

23/02/2002 - 02/07/2008 Ingrid Betancourt è stata liberata!

23/02/2002 - 02/07/2008                  Ingrid Betancourt è stata liberata!
faccio mia la gioia di tutti!

Finalmente liberi!!!

Finalmente liberi!!!

Grazie a loro la Betancourt è libera

Grazie a loro la Betancourt è libera
il ministro della Difesa colombiano Santos e il generale Montoya

Grazie Uribe!!

Grazie Uribe!!
La Betancourt ha incontrato il presidente colombiano Uribe che vinse le elezioni del 2002

madre e figlia!

madre e figlia!
Yolanda Pulecio e Ingrid Betancourt

le due Betancourt

le due Betancourt
Ingrid abbraccia la madre Yolanda

La gioia della libertà riconquistata

La gioia della libertà riconquistata
Ingrid Betancourt dopo la liberazione