martedì 26 aprile 2011

Pirateria somala: attuare validi provvedimenti per salvare i lavoratori del mare ostaggi dei pirati somali

Della petroliera italiana ‘Savina Caylin’, catturata dai pirati somali l’8 febbraio scorso nell’Oceano Indiano, non si sa più nulla! A bordo cinque dei membri dell'equipaggio sono italiani: 3 campani, 1 laziale e 1 trentino. Nessun contatto è stato ancora stabilito con la motonave 'Rosalia D'Amato' catturata dai pirati somali nella notte tra il 20 e il 21 aprile scorso mentre navigava nel mare Arabico. A bordo tra i membri dell'equipaggio sei italiani: 4 campani e 2 siciliani. Si tratta in totale di undici italiani di cui ben quattro provenienti dall'isola di Procida (NA) e che sono tenuti in ostaggio dai pirati somali. Secondo le ultime notizie ‘riuscite a recuperare’ sembrerebbe che i pirati abbiano dirottato la motonave italiana verso le coste somale. Qui lungo il litorale del Puntland, territorio costiero nella regione semiautonoma della Somalia, si trovano tutti i covi dei pirati somali. Il territorio è ormai divenuto una nuova e moderna Tortuga. Qui alla fonda si trova anche la petroliera ‘Savina Caylin’. L'Unità di Crisi della Farnesina ‘segue attentamente l'evoluzione delle due vicende’. Questo è quanto è consentito sapere sui due episodi di pirateria marittima messi a segno dai pirati somali ai danni di due navi italiane e di cittadini italiani. Sul tutto vi è un ‘black out’ delle informazioni, figlio delle silenzio stampa imposto dal governo italiano. Un silenzio che il governo italiano ha giustificato con la necessità di riservatezza sulle operazioni in corso e sulle iniziative che s'intende assumere per la soluzione delle due delicate vicende. Una novità, rispetto agli altri episodi di pirateria marittima che hanno visto finora coinvolti uomini e navi italiane, è che la Farnesina sta operando in stretto raccordo con il Ministero della Difesa. Un connubio davvero straordinario! Sul fatto la Procura di Roma ha aperto un'inchiesta. Per il procuratore aggiunto Pietro Saviotti, titolare dell’inchiesta, i reati ipotizzati sono di pirateria e sequestro a scopo di terrorismo. Proprio oggi ai familiari di uno dei sei marittimi che si trovano a bordo della 'Rosalia D'Amato', Antonino Di Girolamo, ha telefonato il senatore Antonio D'Alì, Pdl. Il parlamentare li ha voluti rassicurare, mostrandosi ben informato rispetto ad altre fonti, affermando: “Sono fiducioso che, a breve, il mercantile potrà riprendere la navigazione sotto la scorta della nostra Marina militare”. Il deputato del Pdl ha persino spiegato ai familiari del Di Girolamo che a bordo tutti stanno bene e godono di buona salute. “I militari italiani controllano l'area in cui si trova la 'Rosalia d'Amato' mentre funzionari della Farnesina, e lo stesso ministro degli esteri, Franco Frattini, che ho più volte sentito in questi giorni, stanno seguendo puntualmente l'evolversi della situazione in collegamento con l'armatore”, ha affermato il parlamentare. In merito all’accaduto nei giorni scorsi era intervenuto anche il deputato Luigi Muro, Fli. “Il ripetersi dei fenomeni di pirateria a danno di navi italiane è oramai intollerabile. Con una mia interrogazione a risposta urgente, ho già sollevato il problema ancora sottovalutato dal governo italiano. Muro è anche presidente del consiglio comunale di Procida. L’isola del Golfo di Napoli da cui provengono quattro dei undici marittimi italiani trattenuti dai pirati somali. “Non è più sufficiente una posizione attendista e burocratica del governo, noncurante del fatto che le navi battenti bandiera italiana sono a tutti gli effetti territorio italiano”. Il senso dei due interventi va ricercato nel fatto che in Italia è in corso una sorta di spinta in avanti a far si che venga approvato un provvedimento che consenta di imbarcare a bordo dei mercantili italiani delle guardie private armate. Dei civili armati, dei contractor di fatto, che dovrebbero rendere sicura la navigazione delle navi italiane, specie nelle acque infestate dai pirati. L’idea è fortemente sostenuta dal Pdl che in merito ha già presentato quattro proposte di legge sia alla Camera sia al Senato. Questo ennesimo episodio di pirateria marittima, che vede vittima una nave italiana, ha funto di fatto, da sponda alle richieste di coloro i quali ritengono che vadano adottate urgenti misure a difesa della navigazione mercantile italiana. In Italia ‘purtroppo’ non vi sono strumenti legislativi che consentono, alle navi mercantili, di imbarcare personale di sicurezza privato. Mentre, nulla vieta di proteggere i propri connazionali e naviglio con militari della marina italiana. Però, inspiegabilmente i parlamentari del Pdl, che sono i firmatari delle iniziative di legge per permettere i servizi armati di vigilanza a bordo dei mercantili italiani, si stanno preoccupando di creare i presupposti contrari, ossia guardie private anziché militari della marina a bordo dei mercantili. Mentre da un lato si spinge con iniziative parlamentarti che di fatto escludono il ricorso a militari professionisti, come invece è previsto dalla legge, cercando di dare spazio a civili armati a bordo dei mercantili italiani. Dall’altro esiste un piano che prevede l’impiego dei militari italiani su navi mercantili. Un piano predisposto dallo Stato maggiore della Marina Militare italiana in collaborazione con Confitarma, è che sebbene sia stato consegnato lo scorso anno ai ministeri competenti, inspiegabilmente resta chiuso in un cassetto. Confitarma, da tempo, sollecita il Governo a dare il via libera a questo piano. Un piano che prevede tra l’altro, che a sostenere i costi di queste ‘scorte’, affidate ai professionisti della marina militare, in tutto o in parte, siano gli stessi armatori. Nel frattempo, la scorsa settimana dalla Camera di Commercio Internazionale, Icc, è giunto l’ appello ai governi a rafforzare la tutela della marina mercantile nel corno d'Africa e nella zona settentrionale dell'Oceano Indiano. Nella nota dell’Icc si legge che le azioni dei pirati al largo delle coste somale: “Sono azioni violente che non solo danneggiano il commercio internazionale e mettono a rischio la vita di migliaia di lavoratori del settore marittimo, ma rappresentano dei veri e propri crimini extraterritoriali che necessitano di una forte risposta internazionale nell'ambito della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto della navigazione”. L’intervento in un certo modo riporta al richiamo che la C.E. nelle scorse settimane ha inviato agli armatori italiani. La commissione europea ha segnalato che alcune unità mercantili italiane che attraversano le aree a rischio pirateria, non si attengono, come dovuto, alle raccomandazioni riportate nelle best management pract/ces vers/on 3, consultabili al link: www.mschoa.org/bmp3/documents/bmp3%20finallow.pdf . La notizia è stata pubblicata anche sul sito del Sindacato Marittimi, SDM, il 31 marzo scorso. http://www.sindacatomarittimi.eu/articoli.php?mode=search_ID&ID=598. Mentre, lo scorso venerdì 22 aprile, in merito al sequestro da parte dei pirati somali della nave 'Rosalia D'Amato', il sindacato confederale dei trasporti marittimi di Filt, Fit e Uilt ha diffuso una nota in cui nell’affermare che: “I nostri marittimi assieme a quelli di altri Paesi continuano a rischiare la vita affinchè un traffico vitale per le economie non si fermi. Il sindacato confederale dei trasporti è impegnato in ogni sede perchè venga posta fine al fenomeno della pirateria e più di un mese fa è stato chiesto un confronto con il Governo sul problema, senza ricevere alcuna risposta. In assenza di una rapida convocazione da parte del Governo viene proclamato lo stato di agitazione di tutti i marittimi italiani con possibilità di una grande mobilitazione nazionale. Inoltre saranno applicate le direttive del sindacato internazionale dei trasporti Itf nell'area dichiarata a rischio pirateria che prevedono la richiesta di tutti i marittimi di sbarcare prima dell'attraversamento, così come previsto nei contratti di lavoro internazionali. Ulteriori azioni comuni nell'interesse dell'economia nazionale, dell'armamento ed in particolare per la tutela dell'incolumità dei lavoratori marittimi saranno concordate il prossimo 28 aprile, in occasione dell'incontro con l'associazione degli armatori italiani Confitarma, per il rinnovo del contratto nazionale”. Il pensiero va a tutti i marittimi che sono ostaggi dei pirati somali. I predoni del mare una volta catturata la nave vi vivono a bordo insieme agli uomini del suo equipaggio. Una promiscuità forzata che conduce anche a situazioni esasperanti, dal momento che i somali sono molto dediti a consumare grandi quantità di khat, foglie euforizzante che masticano di continuo, e a bere alcoolici. La drammaticità del sequestro viene vissuta intensamente dai marittimi membri dell'equipaggio delle navi mercantili che sono stati catturati. La loro prigionia è di fatto un vero inferno. Un'esperienza che segna anima, mente e corpo. Tutto questo deve indurre a riflettere ed a spingere, chi ne ha potere, ad attuare al più presto quello che più ritiene utile per salvare questi lavoratori del mare che sono caduti nelle mani dei pirati somali.

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DARFUR:NON C'E' PIU' TEMPO DA PERDERE!

IN DARFUR SONO DECINE SE NON CENTINAIA LE PERSONE CHE MUOIONO OGNI MESE...
FAI LORO DEL BENE... AIUTA I RIFUGIATI E I PROFUGHI DEL DARFUR FACENDO UNA DONAZIONE ALL'AGENZIA ONU PER I RIFUGIATI UNHCR CHIAMA LO 0680212304 PER SAPERE COME FARE....
RICORDATI BASTANO 31 EURO PER ACQUISTARE 8 COPERTE, 51 EURO PER UNA TENDA E 200 EURO PER DARE ASSISTENZA MEDICA A 25 FAMIGLIE...

Un bambino del Darfur

Un bambino del Darfur
aiuta ad aiutarlo sostieni le iniziative pro Darfur
In Darfur dal 2003 ad oggi sono state compiute esecuzioni, anche di massa, stupri, soprattutto di massa, nei confronti di donne, uomini e bambini e interi villaggi sono stati rasi al suolo. Il terrore è stato usato come pratica generalizzata e a sfondo razziale mentre lo stupro è diventato una vera e propria arma da guerra.
Il governo sudanese di Khartoum da parte sua ha bombardato senza sosta i civili, e ha reso sempre più difficili le operazioni di soccorso delle organizzazioni umanitarie nei confronti delle genti del Darfur, fino al punto di far scappare via la maggior parte delle Ong operanti nella regione sudanese e liberarsi così di scomodi testimoni di quanto accadeva in quei luoghi. La stessa tattica è stata seguita prima con i peacekeepers dell'Ua e poi con quelli dell'Onu...
Tutto il mondo è a conoscenza di quanto accade in quella remota regione sudanese e lancia denunce. Da un lato Washington parla di genocidio, dall’altro l'Onu parla di catastrofe umanitaria e di pulizia etnica.
Il tutto però resta nella totale impunità!
Intanto, dal Febbraio 2003 anno in cui è iniziata la ribellione della popolazione di etnia africana del Darfur, circa 6 milioni in maggioranza musulmana e in parte animista, contro il governo sudanese, musulmano ma integralista e soprattutto di etnia araba e bianca, è scoppiato il conflitto che ha causato finora circa 300mila morti e due milioni e mezzo di profughi. Una protesta nata per lo stato di totale abbandono e sfruttamento in cui la popolazione nera era tenuta. La repressione del governo centrale è stata spietata, soprattutto facendo uso dei Janjaweed, i diavoli a cavallo, che sono milizie nomadi di etnia araba che hanno compiuto tutti gli orrori possibili e inimmaginabili contro le genti del Darfur di etnia nera, per lo più contadini e pastori.

Il pianto di un innocente a Gaza

Il pianto di un innocente a Gaza
Ancora una volta il mondo intero si dovrebbe vergognare!!!
La guerra chi puo raccontarla? E' difficile farlo ma tutti possiamo immaginare come sia il sentire l'odore dei morti abbandonati nelle strade o sotto le macerie, il vedere i bambini che muoiono di fame accanto al cadavere della madre, il sentire il lamento dei feriti e lo strazio dei sopravvissuti, di chi si vede impotente e maledice chi gli ha portato via tutto.
Nella Striscia di Gaza siamo ormai quasi alla terza settimana di bombardamenti e inesorabilmente, come non potrebbe essere diversamente con tutta la tecnologia militare del 21° secolo che gli israeliani stanno usando, il numero dei morti tra i civili continuato ad aumentare, mentre l'esercito israeliano bombarda le loro case si moltiplicano tra i palestinesi le scene di disperazione e di dolore causati dagli effetti devastanti della guerra che certamente non sono cambiati nel tempo anzi al contrario.

Giugno 2009: La rivoluzione di velluto in Iran

Giugno 2009: La rivoluzione di velluto in Iran
Sono solidale con i persiani che manifestano

Il 12 giugno 2010 è caduto il primo anniversario delle contestate elezioni iraniane. Elezioni che decretarono la riconferma a presidente dell’Iran di Mahmud Ahmadinejad. Il Paese ha vissuto le prime ora di questa giornata con una calma carica di tensione che poi, è scoppiata nel pomeriggio intorno alle 16, le 13.30 italiane con i primi scontri tra manifestanti e forze di sicurezza nei pressi dell’Università Sharif di Teheran. Era impensabile che l’opposizione iraniana del movimento riformista dell’Onda Verde si facesse scappare questa occasione per proclamare il proprio dissenso al regime degli Ayatollah. I luoghi delle sanguinose proteste post elettorali di un anno fa si sono quindi di nuovo riempiti di manifestanti. Questo, nonostante l’appello dei leader dell’opposizione, Moussavi e Karroubi, a evitare di scendere in piazza e nonostante che le forze di sicurezza avessero preso posizione in vari punti strategici del centro di Teheran per prevenire manifestazioni. Nonostante le proteste e le accuse di brogli elettorali il contestato presidente Ahmadinejad ha potuto proseguire nel suo mandato, quasi certamente usurpato, grazie all’appoggio dell’ayatollah Ali Khamenei, la Guida Suprema. La lotta continuerà. Viva la Persia! Viva il movimento riformista!


i 44 presidenti degli Usa

i 44 presidenti degli Usa
da www.patrickmoberg.com/blog/id:420/november-4-2008

The President United States of America

The President United States of America
Barack Obama

E' morta Miriam Makeba

E' morta Miriam Makeba
Addio Mama Afrika....io continuerò a sognare...

Notes

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Italia. Violenza sessuale è allarme sociale


Dopo i recenti casi di stupri, a Roma, Bologna e Milano non si riesce quasi più a tenere il conto degli episodio di violenza sessuale che, dall'inizio dell'anno, si stanno susseguendo in Italia ad opera principalmente di stranieri. Un orribile reato che si verifica nelle grandi città metropolitane come nei piccoli centri urbani. Emergono dati da brividi dalle informazioni fornite dal Presidente facente funzioni del Tribunale di Como Giuseppe Anzani e dal Procuratore capo Alessandro Maria Lodolini. Ogni 4 giorni in Procura a Como arriva una denuncia per violenza sessuale. I fascicoli aperti tra luglio 2007 e giugno 2008 sono stati 89, tra violenze sessuali e pedofilia. Ma è solo la punta di un iceberg in quanto, il reato, per la quasi totalità è sommerso perché prevale ancora la paura e la vergogna a denunciare la violenza subita. Fino ad oggi la violenza che subivano le donne era soprattutto domestica, ma gli episodi di violenza che hanno visto protagoniste, loro malgrado, delle donne avvenuti negli ultimi giorni, per le strade, propongono una nuova emergenza. Un autorevole testimonianza è portata da Telefono Rosa che da anni conosce il fenomeno ed assiste le vittime. “Ciò che sta avvenendo dall'inizio dell'anno, precisa il presidente Maria Gabriella Carnieri Moscatelli, mi preoccupa. Non so se è solo l'effetto di maggiori denunce ma, dal nostro osservatorio, non era mai stato rilevata una cosa simile”. Gli avvenimenti degli ultimi giorni non fanno altro che conferma un'allarmante costante: in testa alla classifica degli autori di stupri ci sono gli stranieri. Il triste primato vede fra i primi i romeni, seguiti da marocchini e albanesi che sembra abbiano dato il via ad una esecrabile escalation di violenza contro le donne. Assodato che nella stragrande maggioranza dei casi questi episodi sono commessi da stranieri, spesso clandestini, ora si deve dare a tutto questo uno stop. Certezza della pena, custodia cautelare in carcere per chi è accusato di violenza sessuale ed esclusione di attenuanti per chi delinque sotto effetto di alcool e droghe. Tutto ovviamente tenendo conto di due elementi fondamentali: abbattere l'allarme sociale provocato da questo tipo di reati e tutelare la dignità della vittima, che va assicurata anche nel percorso dibattimentale.
Per raggiungere un risultato anzitutto è importante l'introduzione nel ddl sicurezza dell'obbligo del carcere per chi stupra. Forse il decreto 'anti-stupro' sarà pronto per venerdì esso dovrebbe contenere, come annunciato, importanti novità: gli accusati di stupro non potranno beneficiare della libertà condizionale, ci sarà un avvocato a spese dello Stato per le vittime di violenza sessuale, arriveranno nuovi presidi di polizia con relativi stanziamenti, saranno anticipate le norme contenute nel ddl anti-molestie che la Camera ha già approvato. Tra le altre cose, ci dovrebbero essere anche aggravanti se a commettere violenza sono familiari, partner o tutori; un pesante aggravio di pena se la vittima è sotto i 14 anni; uguale trattamento, invece, se la vittima è maggiorenne o appena sotto i 18; ergastolo sicuro, se allo stupro segue la morte della vittima. Mano pesante anche per i complici: nessuna possibilità di godere dei domiciliari neppure per i favoreggiatori.

***

La scuola pubblica in Italia con la 'Riforma Gelmini'

Esprimo la mia piena solidarietà con tutti coloro che protestano contro la Legge 133/08 la cosidetta 'Riforma Gelmini'....

Le cifre presentate nel decreto fanno venire i brividi: i tagli previsti dal decreto legge 112, poi convertito nella legge 133/08, e gli ulteriori provvedimenti contenuti nel decreto 137 porteranno, a livello nazionale, ad una riduzione di circa 100mila posti tra il personale docente e di 43mila posti tra quello Ata (ausiliari, tecnici e amministrativi).
Per molti, anche per i non addetti ai lavori, l'effetto provocato dalla legge che in pratica azzererà in poco tempo le faticose conquiste di anni e anni, non solo in termini di posti di lavoro, ma anche di mission- educativa e di didattica, rende il momento dei più cupi e tristi degli ultimi anni. Ai tagli vanno poi sommati, le conseguenze che scaturiranno dalla reintroduzione del maestro unico nelle scuole elementari.
L'Europa chiede più scuola, più sapere e l'Italia che fa?
Il contrario!
Rientrodurre il maestro unico è compiere, di sicuro, un passo indietro di almeno mezzo secolo. Se non addirittura si ritorna al tempo del libro cuore, senza offesa per quel libro mio compagno di tanti pomeriggi.
Perchè tutto questo? Bella domanda!
Molto probabilmente si tenta di mascherare con questa supposta riforma quello che è il vero scopo del provvedimento: incassare o meglio risparmiare in poco meno di 4-5 anni 8miliardi di euro. Questa è la cifra stimata, che dovrebbe restare nelle casse dello stato.
Un risparmio quindi certo ottenuto tagliando centinaia di migliaia di posti di lavoro ma al contempo che produrrà anche un effetto negativo: quello di un drastico ridimensionamento del servizio scolastico pubblico in favore forse di quello privato. Inoltre un'altra diretta conseguenza della L.133/08 sarà la chiusura di decine e decine di plessi scolastici.
Molte scuole, soprattutto nei piccoli centri urbani, non ci saranno più. A scomparire sarà anche un altro degli elementi cardine dell'istruzione primaria italiana: il tempo pieno. Bisogna fare attenzione, chi sostiene che il tempo pieno non sarà toccato dalla riforma o che addirittura aumenterà mente sapendo di farlo.
Rifletteteci un poco e capirete perchè!
Se prima, per ogni 2 classi, c'erano 3 insegnanti d'ora in poi sarà uno per classe, a seguire e istruire dai 20 ai 30 alunni e che svolgerà il suo orario lavorativo settimanale esclusivamente di mattina. Pertanto al pomeriggio non potrà esserci altro che un sorta di dopo-scuola, trasformando il tempo pieno di fatto in un parcheggio pomeridiano per i bambini, che nulla ha da condividere con l'offerta didattica di cui fino ad ieri, prima della 'riforma Gelmini', gli alunni potevano usufruire con il tempo pieno.

...

ARRIVERA' PER NATALE UNA 'SOCIAL CARD' AD OLTRE 1MLN DI ITALIANI 'POVERI'

C’è un detto che dice: "meglio poco che niente!".
In questo caso tra il poco e il nulla ci sono così poche differenze che è difficile distinguerli.
La 'social card, almeno per il momento, sembra più l’ennesimo spot varato dal governo che piuttosto un provvedimento serio in grado di aiutare per davvero i più bisognosi.
Nessuno però si è ricordato di dire che ogni spesa effettuata con la 'social card' in automatico sarà data una commissione alla Mastercard che è la società che ha emmesso ed è la proprietà della card.
Bhe! Almeno qualcuno di certo ci guadagnerà da questa iniziativa...
Appare strano che un'iniziativa così benefica abbia comunque dei costi accessori...stranezze tutte italiane!

***

Parole....di Abraham Lincoln

Non si può arrivare alla prosperità

scoraggiando l'impresa.
Non si può rafforzare il debole
indebolendo il più forte.
Non si può aiutare chi è piccolo
abbattendo chi è grande.
Non si può aiutare il povero
distruggendo il ricco.
Non si possono aumentare le paghe
rovinando i datori di lavoro.
Non si può progredire serenamente
spendendo più del guadagno.
Non si può promuovere la fratellanza umana
predicando l'odio di classe.
Non si può instaurare la sicurezza sociale
adoperando denaro imprestato.
Non si può formare carattere e coraggioto
gliendo iniziativa e sicurezza.
Non si può aiutare continuamente
la gente facendo in sua vece quello che potrebbe
e dovrebbe fare da sola.

USA 2008: ELETTO PRESIDENTE BARACK OBAMA

USA 2008: ELETTO PRESIDENTE BARACK OBAMA

marito e padre

i due rivali

genere umano

GIOCHI OLIMPICI DI PECHINO

GIOCHI OLIMPICI DI PECHINO
da peacereporter

23/02/2002 - 02/07/2008 Ingrid Betancourt è stata liberata!

23/02/2002 - 02/07/2008                  Ingrid Betancourt è stata liberata!
faccio mia la gioia di tutti!

Finalmente liberi!!!

Finalmente liberi!!!

Grazie a loro la Betancourt è libera

Grazie a loro la Betancourt è libera
il ministro della Difesa colombiano Santos e il generale Montoya

Grazie Uribe!!

Grazie Uribe!!
La Betancourt ha incontrato il presidente colombiano Uribe che vinse le elezioni del 2002

madre e figlia!

madre e figlia!
Yolanda Pulecio e Ingrid Betancourt

le due Betancourt

le due Betancourt
Ingrid abbraccia la madre Yolanda

La gioia della libertà riconquistata

La gioia della libertà riconquistata
Ingrid Betancourt dopo la liberazione