mercoledì 9 marzo 2011

Pirateria somala: protesta familiare marittimo danese ostaggio pirati somali

Anche il familiare di un marittimo danese, ostaggio dei pirati somali, protesta contro il proprio governo. Un malcontento manifestato contro le autorità di Copenaghen in quanto, secondo questa persona, finora non avrebbe fatto nulla per garantire il rilascio del proprio familiare caduto in mano ai pirati somali e trattenuto in ostaggio da mesi. La protesta è stata innescata da Marjorie Onate, moglie di Eddy Opolo Lopez comandante del cargo danese Leopard di proprietà della compagnia marittima Schipcraft. Il marittimo di origine cilena, ma di nazionalità danese, è caduto nelle mani dei pirati somali insieme ad altri quattro membri dell’equipaggi, tutti filippini, lo scorso 12 gennaio quando il mercantile venne attaccato mentre era in navigazione nell’Oceano Indiano in rotta verso la Giordania. La moglie del comandante del Leopard, che vive con tutta la famiglia in Cile a Villa Alemana, ha rilasciato un’intervista, poi pubblicata lo scorso 5 marzo, al giornale cileno ‘El Mecurio de Valparaiso’. La moglie dell’ostaggio, come tutti gli altri familiari dei marittimi del cargo danese e non solo, sono da mesi in attesa di poter riabbracciare i loro cari tenuti in ostaggio in Somalia. La donna ha raccontato della sua triste esperienza al giornale cileno. Soprattutto ha fatto emergere quanto le famiglie dei marittimi ostaggi dei pirati somali sono sempre di più preoccupate per l’incolumità dei loro cari. La donna ha riferito che dopo il sequestro ha avuto due contatti telefonici con il marito che le avrebbe detto di essere tenuto prigioniero su di un’altra nave utilizzata come nave madre dai pirati che lo hanno anche picchiato e rotto la testa. La moglie del capitano del Leopard ha spiegato di aver intrapreso questa iniziativa per rendere pubblica la sua disperazione e per attirare l’attenzione del governo cileno sulla vicenda e sperare che questi potesse poi fare pressione su quello danese affinchè il marito possa ritornare a casa e riabbracciare lei e i loro tre figli di 2, 8 e 10 anni. Come è sua politica il governo danese ha rifiutato di trattare con i pirati somali e pagare il riscatto richiesto. Interpellato in merito, dallo stesso giornale cileno, il ministero degli Esteri danese ha spiegato che le autorità stanno facendo il possibile per trovare una soluzione all’intera vicenda. L’azione intrapresa dalla moglie del comandante del Leopard ha però, attivato una sorta di collaborazione tra il governo danese e quello cileno. Un fatto questo che si potrebbe rivelare positivo. Come era accaduto lo scorso primo marzo in Pakistan e prima ancora in India, ancora una volta i familiari di ostaggi trattenuti in Somalia si sono resi protagonisti di proteste contro i loro governi. Allora si trattò dei familiari dei marittimi del cargo egiziano MV Suez catturato lo scorso 2 agosto nel Golfo di Aden. Questo nuovo episodio si mostra, ancora una volta, come il segnale di un forte e crescente malessere tra i familiari dei marittimi ostaggi dei pirati somali. Marittimi, che per le condizioni in cui sono tenuti, definite spaventose, e per il fatto che sono soggetti ad ogni tipo di abuso sia fisico sia psicologico, come hanno raccontato tutti quelli che sono stati rilasciati una volta tornati a casa, sarebbero in condizioni critiche. Nei primi mesi dell’anno, oltre al capitano Lopez, sono caduti in mano ai pirati somali anche altri sette danesi. Si tratta della famiglia Johansen di Copenaghen, padre, madre e tre figli minorenni, caduti nelle mani dei predoni del mare lo scorso 24 febbraio, mentre erano in navigazione nell’Oceano Indiano a bordo del loro Yacht ING con cui stavano compiendo il giro del mondo in barca a vela dall’agosto 2009. Si tratta di Jan e Marie, e dei loro figli adolescenti, Rune, Hjalte e Naja, rispettivamente di 17, 15 e 13 anni. Con loro catturati anche due danesi membri dell’equipaggio. I sette ostaggi danesi stanno bene. I loro familiari hanno avuto contatti sia con gli ostaggi sia con i pirati che hanno chiesto un riscatto per rilasciarli. Questi sequestri di naviglio danese ed egiziano non sono altro che una parte di una lunga catena di arrembaggi alle navi mercantili che transitano nel mare al largo della Somalia. In queste acque e in quelle dell’Oceano Indiano quasi quotidianamente si susseguono attacchi pirati ai danni dei mercantili in transito. Si tratta di azioni criminali condotte da gang del mare che poi chiedono un riscatto per rilasciare navi e marinai sequestrati. Quello della pirateria marittima è un fenomeno cresciuto di molto negli ultimi anni al largo della Somalia. Esso è favorito soprattutto dal fatto che il Paese africano è dilaniato dalla guerra civile e che si trova nei pressi di una delle rotte marittime più importanti del mondo, quella che collega l’Oriente e l’Occidente. Qui gang del mare vi spadroneggiano e catturano mercantili e uomini trattenendoli in ostaggio fino a quando non ricevono un riscatto per il loro rilascio. Un riscatto che viene pagato dal governo del Paese di origine dei marittimi o dalla compagnia marittima proprietaria della nave. Nel 2010 gli ostaggi sequestrati dai pirati somali hanno raggiunto il numero record di 1181 marittimi. Secondo Ecoterra i pirati somali attualmente trattengono in ostaggio almeno 50 navi e almeno 700 marittimi di diverse nazionalità tra cui anche cittadini europei. Un bottino di navi e uomini mai registrato finora. Ostaggi trattenuti dai pirati somali finchè qualcuno non pagherà per il loro rilascio un riscatto. In quelle acque sono intervenute le marine militari di 25 Paesi che hanno inviato decine di navi da guerra a pattugliare il mare del Corno D’Africa e dell’Oceano Indiano. Uno sforzo, quello della comunità internazionale, dal costo di diversi milioni di dollari annui che però, che non sembra dare i frutti sperati almeno dal punto di vista del contrasto alla pirateria marittima. Una dimostrazione è il fatto che i pirati somali sono sempre di più i padroni del mare visto che continuano indisturbati nella loro attività criminale in lungo e in largo nell’Oceano indiano e nel mare del Corno D’Africa. Una sorta di riconoscimento di questo mezzo fallimento è dato dal fatto che nelle ultime settimane si comincia a parlare di iniziative diverse in seno alla comunità internazionale. La Russia in particolare, da sempre favorevole all’istituzione di un tribunale internazionale per giudicare e condannare i pirati somali catturati, nei giorni scorsi ha fatto circolare una bozza di risoluzione che impegnerebbe il Consiglio di sicurezza dell'ONU a dare urgentemente l’avvio alla discussione per l'istituzione di tre tribunali istituiti direttamente in Somalia per trattare i casi di pirateria. Le misure proposte da Mosca inoltre, prevedono che in Somalia si dia il via alla costruzione di due carceri per chi viene condannato per casi di pirateria. Alla proposta russa si è subito associata anche la Cina ed entrambi i Paesi chiedono che tutti gli altri membri dell’organizzazione del Palazzo di Vetro di impegnarsi ad emanare leggi per contrastare il fenomeno della pirateria marittima. Un fenomeno che nel giro di meno di due anni ha visto coinvolta direttamente anche l’Italia. Da ieri infatti, è un mese, che è stata catturata la superpetroliera italiana Savina Caylyn. A bordo della nave 22 membri d’equipaggio di cui 17 indiani e 5 italiani. Per loro, come per tutti gli altri ostaggi dei predoni del mare, l’incubo non è ancora finito. Ora sono trattenuti a bordo della loro nave ancorata al largo delle coste somale del Puntland. Sull’intera vicenda le autorità italiane hanno imposto il silenzio stampa. La giustificazione è stata, come fu nel 2009 quando venne catturato il rimorchiatore italiano Buccaneer con 16 marittimi a bordo di cui 10 italiani, quella di voler condurre le trattative con riserbo nell'intento di giungere ad una conclusione positiva della vicenda. Allora l’intera vicenda si risolse con un enorme figuraccia della Farnesina che alla fine arrivò anche a smentire di aver pagato un riscatto invece pagato. Se fosse stato vero, ma non lo è, sarebbe stato il primo caso al mondo in cui una nave ed il suo equipaggio veniva rilasciata senza il pagamento di un riscatto e quindi con una perdita economica per i pirati, invece l’Italia pagò ai pirati 4 milioni dollari, il più alto riscatto pagato fino a quel momento. Allora il riserbo imposto servì solo a nascondere le mancanze delle autorità italiane e ad innervosire i pirati somali. Ripetere lo stesso errore significa che la ‘lezione’ precedente non ha insegnato nulla.

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Una fiammella accesa per tutte le persone che soffrono al mondo

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Nel mondo sono tante le persone che piangono e soffrono a loro dedico un affettuoso pensiero....

Unioni Civili

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SI ALLE UNIONI CIVILI NO ALLE ADOZIONI

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Il mondo non può più stare a guardare mentre migliaia di siriani si vedono privati della libertà e della vita.....

Tutta la verità sul sequestro del rimorchiatore Buccaneer

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Rivista e libro in vendita al sito www.liberoreporter.it

A tutti quei bravi ragazzi morti per l'Italia

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Non mi abituerò mai a quest'immagine! Onore ai caduti

Nel mondo ogni giorno vengono compiute carneficine immani in cui le vittime sono inermi civili

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il volto di un immigrato

...a quei bravi ragazzi, figli dell'America di oggi, morti in guerra!

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DARFUR:NON C'E' PIU' TEMPO DA PERDERE!

IN DARFUR SONO DECINE SE NON CENTINAIA LE PERSONE CHE MUOIONO OGNI MESE...
FAI LORO DEL BENE... AIUTA I RIFUGIATI E I PROFUGHI DEL DARFUR FACENDO UNA DONAZIONE ALL'AGENZIA ONU PER I RIFUGIATI UNHCR CHIAMA LO 0680212304 PER SAPERE COME FARE....
RICORDATI BASTANO 31 EURO PER ACQUISTARE 8 COPERTE, 51 EURO PER UNA TENDA E 200 EURO PER DARE ASSISTENZA MEDICA A 25 FAMIGLIE...

Un bambino del Darfur

Un bambino del Darfur
aiuta ad aiutarlo sostieni le iniziative pro Darfur
In Darfur dal 2003 ad oggi sono state compiute esecuzioni, anche di massa, stupri, soprattutto di massa, nei confronti di donne, uomini e bambini e interi villaggi sono stati rasi al suolo. Il terrore è stato usato come pratica generalizzata e a sfondo razziale mentre lo stupro è diventato una vera e propria arma da guerra.
Il governo sudanese di Khartoum da parte sua ha bombardato senza sosta i civili, e ha reso sempre più difficili le operazioni di soccorso delle organizzazioni umanitarie nei confronti delle genti del Darfur, fino al punto di far scappare via la maggior parte delle Ong operanti nella regione sudanese e liberarsi così di scomodi testimoni di quanto accadeva in quei luoghi. La stessa tattica è stata seguita prima con i peacekeepers dell'Ua e poi con quelli dell'Onu...
Tutto il mondo è a conoscenza di quanto accade in quella remota regione sudanese e lancia denunce. Da un lato Washington parla di genocidio, dall’altro l'Onu parla di catastrofe umanitaria e di pulizia etnica.
Il tutto però resta nella totale impunità!
Intanto, dal Febbraio 2003 anno in cui è iniziata la ribellione della popolazione di etnia africana del Darfur, circa 6 milioni in maggioranza musulmana e in parte animista, contro il governo sudanese, musulmano ma integralista e soprattutto di etnia araba e bianca, è scoppiato il conflitto che ha causato finora circa 300mila morti e due milioni e mezzo di profughi. Una protesta nata per lo stato di totale abbandono e sfruttamento in cui la popolazione nera era tenuta. La repressione del governo centrale è stata spietata, soprattutto facendo uso dei Janjaweed, i diavoli a cavallo, che sono milizie nomadi di etnia araba che hanno compiuto tutti gli orrori possibili e inimmaginabili contro le genti del Darfur di etnia nera, per lo più contadini e pastori.

Il pianto di un innocente a Gaza

Il pianto di un innocente a Gaza
Ancora una volta il mondo intero si dovrebbe vergognare!!!
La guerra chi puo raccontarla? E' difficile farlo ma tutti possiamo immaginare come sia il sentire l'odore dei morti abbandonati nelle strade o sotto le macerie, il vedere i bambini che muoiono di fame accanto al cadavere della madre, il sentire il lamento dei feriti e lo strazio dei sopravvissuti, di chi si vede impotente e maledice chi gli ha portato via tutto.
Nella Striscia di Gaza siamo ormai quasi alla terza settimana di bombardamenti e inesorabilmente, come non potrebbe essere diversamente con tutta la tecnologia militare del 21° secolo che gli israeliani stanno usando, il numero dei morti tra i civili continuato ad aumentare, mentre l'esercito israeliano bombarda le loro case si moltiplicano tra i palestinesi le scene di disperazione e di dolore causati dagli effetti devastanti della guerra che certamente non sono cambiati nel tempo anzi al contrario.

Giugno 2009: La rivoluzione di velluto in Iran

Giugno 2009: La rivoluzione di velluto in Iran
Sono solidale con i persiani che manifestano

Il 12 giugno 2010 è caduto il primo anniversario delle contestate elezioni iraniane. Elezioni che decretarono la riconferma a presidente dell’Iran di Mahmud Ahmadinejad. Il Paese ha vissuto le prime ora di questa giornata con una calma carica di tensione che poi, è scoppiata nel pomeriggio intorno alle 16, le 13.30 italiane con i primi scontri tra manifestanti e forze di sicurezza nei pressi dell’Università Sharif di Teheran. Era impensabile che l’opposizione iraniana del movimento riformista dell’Onda Verde si facesse scappare questa occasione per proclamare il proprio dissenso al regime degli Ayatollah. I luoghi delle sanguinose proteste post elettorali di un anno fa si sono quindi di nuovo riempiti di manifestanti. Questo, nonostante l’appello dei leader dell’opposizione, Moussavi e Karroubi, a evitare di scendere in piazza e nonostante che le forze di sicurezza avessero preso posizione in vari punti strategici del centro di Teheran per prevenire manifestazioni. Nonostante le proteste e le accuse di brogli elettorali il contestato presidente Ahmadinejad ha potuto proseguire nel suo mandato, quasi certamente usurpato, grazie all’appoggio dell’ayatollah Ali Khamenei, la Guida Suprema. La lotta continuerà. Viva la Persia! Viva il movimento riformista!


i 44 presidenti degli Usa

i 44 presidenti degli Usa
da www.patrickmoberg.com/blog/id:420/november-4-2008

The President United States of America

The President United States of America
Barack Obama

E' morta Miriam Makeba

E' morta Miriam Makeba
Addio Mama Afrika....io continuerò a sognare...

Notes

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Italia. Violenza sessuale è allarme sociale


Dopo i recenti casi di stupri, a Roma, Bologna e Milano non si riesce quasi più a tenere il conto degli episodio di violenza sessuale che, dall'inizio dell'anno, si stanno susseguendo in Italia ad opera principalmente di stranieri. Un orribile reato che si verifica nelle grandi città metropolitane come nei piccoli centri urbani. Emergono dati da brividi dalle informazioni fornite dal Presidente facente funzioni del Tribunale di Como Giuseppe Anzani e dal Procuratore capo Alessandro Maria Lodolini. Ogni 4 giorni in Procura a Como arriva una denuncia per violenza sessuale. I fascicoli aperti tra luglio 2007 e giugno 2008 sono stati 89, tra violenze sessuali e pedofilia. Ma è solo la punta di un iceberg in quanto, il reato, per la quasi totalità è sommerso perché prevale ancora la paura e la vergogna a denunciare la violenza subita. Fino ad oggi la violenza che subivano le donne era soprattutto domestica, ma gli episodi di violenza che hanno visto protagoniste, loro malgrado, delle donne avvenuti negli ultimi giorni, per le strade, propongono una nuova emergenza. Un autorevole testimonianza è portata da Telefono Rosa che da anni conosce il fenomeno ed assiste le vittime. “Ciò che sta avvenendo dall'inizio dell'anno, precisa il presidente Maria Gabriella Carnieri Moscatelli, mi preoccupa. Non so se è solo l'effetto di maggiori denunce ma, dal nostro osservatorio, non era mai stato rilevata una cosa simile”. Gli avvenimenti degli ultimi giorni non fanno altro che conferma un'allarmante costante: in testa alla classifica degli autori di stupri ci sono gli stranieri. Il triste primato vede fra i primi i romeni, seguiti da marocchini e albanesi che sembra abbiano dato il via ad una esecrabile escalation di violenza contro le donne. Assodato che nella stragrande maggioranza dei casi questi episodi sono commessi da stranieri, spesso clandestini, ora si deve dare a tutto questo uno stop. Certezza della pena, custodia cautelare in carcere per chi è accusato di violenza sessuale ed esclusione di attenuanti per chi delinque sotto effetto di alcool e droghe. Tutto ovviamente tenendo conto di due elementi fondamentali: abbattere l'allarme sociale provocato da questo tipo di reati e tutelare la dignità della vittima, che va assicurata anche nel percorso dibattimentale.
Per raggiungere un risultato anzitutto è importante l'introduzione nel ddl sicurezza dell'obbligo del carcere per chi stupra. Forse il decreto 'anti-stupro' sarà pronto per venerdì esso dovrebbe contenere, come annunciato, importanti novità: gli accusati di stupro non potranno beneficiare della libertà condizionale, ci sarà un avvocato a spese dello Stato per le vittime di violenza sessuale, arriveranno nuovi presidi di polizia con relativi stanziamenti, saranno anticipate le norme contenute nel ddl anti-molestie che la Camera ha già approvato. Tra le altre cose, ci dovrebbero essere anche aggravanti se a commettere violenza sono familiari, partner o tutori; un pesante aggravio di pena se la vittima è sotto i 14 anni; uguale trattamento, invece, se la vittima è maggiorenne o appena sotto i 18; ergastolo sicuro, se allo stupro segue la morte della vittima. Mano pesante anche per i complici: nessuna possibilità di godere dei domiciliari neppure per i favoreggiatori.

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La scuola pubblica in Italia con la 'Riforma Gelmini'

Esprimo la mia piena solidarietà con tutti coloro che protestano contro la Legge 133/08 la cosidetta 'Riforma Gelmini'....

Le cifre presentate nel decreto fanno venire i brividi: i tagli previsti dal decreto legge 112, poi convertito nella legge 133/08, e gli ulteriori provvedimenti contenuti nel decreto 137 porteranno, a livello nazionale, ad una riduzione di circa 100mila posti tra il personale docente e di 43mila posti tra quello Ata (ausiliari, tecnici e amministrativi).
Per molti, anche per i non addetti ai lavori, l'effetto provocato dalla legge che in pratica azzererà in poco tempo le faticose conquiste di anni e anni, non solo in termini di posti di lavoro, ma anche di mission- educativa e di didattica, rende il momento dei più cupi e tristi degli ultimi anni. Ai tagli vanno poi sommati, le conseguenze che scaturiranno dalla reintroduzione del maestro unico nelle scuole elementari.
L'Europa chiede più scuola, più sapere e l'Italia che fa?
Il contrario!
Rientrodurre il maestro unico è compiere, di sicuro, un passo indietro di almeno mezzo secolo. Se non addirittura si ritorna al tempo del libro cuore, senza offesa per quel libro mio compagno di tanti pomeriggi.
Perchè tutto questo? Bella domanda!
Molto probabilmente si tenta di mascherare con questa supposta riforma quello che è il vero scopo del provvedimento: incassare o meglio risparmiare in poco meno di 4-5 anni 8miliardi di euro. Questa è la cifra stimata, che dovrebbe restare nelle casse dello stato.
Un risparmio quindi certo ottenuto tagliando centinaia di migliaia di posti di lavoro ma al contempo che produrrà anche un effetto negativo: quello di un drastico ridimensionamento del servizio scolastico pubblico in favore forse di quello privato. Inoltre un'altra diretta conseguenza della L.133/08 sarà la chiusura di decine e decine di plessi scolastici.
Molte scuole, soprattutto nei piccoli centri urbani, non ci saranno più. A scomparire sarà anche un altro degli elementi cardine dell'istruzione primaria italiana: il tempo pieno. Bisogna fare attenzione, chi sostiene che il tempo pieno non sarà toccato dalla riforma o che addirittura aumenterà mente sapendo di farlo.
Rifletteteci un poco e capirete perchè!
Se prima, per ogni 2 classi, c'erano 3 insegnanti d'ora in poi sarà uno per classe, a seguire e istruire dai 20 ai 30 alunni e che svolgerà il suo orario lavorativo settimanale esclusivamente di mattina. Pertanto al pomeriggio non potrà esserci altro che un sorta di dopo-scuola, trasformando il tempo pieno di fatto in un parcheggio pomeridiano per i bambini, che nulla ha da condividere con l'offerta didattica di cui fino ad ieri, prima della 'riforma Gelmini', gli alunni potevano usufruire con il tempo pieno.

...

ARRIVERA' PER NATALE UNA 'SOCIAL CARD' AD OLTRE 1MLN DI ITALIANI 'POVERI'

C’è un detto che dice: "meglio poco che niente!".
In questo caso tra il poco e il nulla ci sono così poche differenze che è difficile distinguerli.
La 'social card, almeno per il momento, sembra più l’ennesimo spot varato dal governo che piuttosto un provvedimento serio in grado di aiutare per davvero i più bisognosi.
Nessuno però si è ricordato di dire che ogni spesa effettuata con la 'social card' in automatico sarà data una commissione alla Mastercard che è la società che ha emmesso ed è la proprietà della card.
Bhe! Almeno qualcuno di certo ci guadagnerà da questa iniziativa...
Appare strano che un'iniziativa così benefica abbia comunque dei costi accessori...stranezze tutte italiane!

***

Parole....di Abraham Lincoln

Non si può arrivare alla prosperità

scoraggiando l'impresa.
Non si può rafforzare il debole
indebolendo il più forte.
Non si può aiutare chi è piccolo
abbattendo chi è grande.
Non si può aiutare il povero
distruggendo il ricco.
Non si possono aumentare le paghe
rovinando i datori di lavoro.
Non si può progredire serenamente
spendendo più del guadagno.
Non si può promuovere la fratellanza umana
predicando l'odio di classe.
Non si può instaurare la sicurezza sociale
adoperando denaro imprestato.
Non si può formare carattere e coraggioto
gliendo iniziativa e sicurezza.
Non si può aiutare continuamente
la gente facendo in sua vece quello che potrebbe
e dovrebbe fare da sola.

USA 2008: ELETTO PRESIDENTE BARACK OBAMA

USA 2008: ELETTO PRESIDENTE BARACK OBAMA

marito e padre

i due rivali

genere umano

GIOCHI OLIMPICI DI PECHINO

GIOCHI OLIMPICI DI PECHINO
da peacereporter

23/02/2002 - 02/07/2008 Ingrid Betancourt è stata liberata!

23/02/2002 - 02/07/2008                  Ingrid Betancourt è stata liberata!
faccio mia la gioia di tutti!

Finalmente liberi!!!

Finalmente liberi!!!

Grazie a loro la Betancourt è libera

Grazie a loro la Betancourt è libera
il ministro della Difesa colombiano Santos e il generale Montoya

Grazie Uribe!!

Grazie Uribe!!
La Betancourt ha incontrato il presidente colombiano Uribe che vinse le elezioni del 2002

madre e figlia!

madre e figlia!
Yolanda Pulecio e Ingrid Betancourt

le due Betancourt

le due Betancourt
Ingrid abbraccia la madre Yolanda

La gioia della libertà riconquistata

La gioia della libertà riconquistata
Ingrid Betancourt dopo la liberazione