mercoledì 9 febbraio 2011

Pirateria somala: Pdl preme per servizi armati privati a bordo navi mercantili

In Italia è allarme per le navi italiane in giro per il mondo. Ieri l’ultimo episodio che ha visto protagonista la 'Savina Caylyn', petroliera italiana finita nelle mani dei pirati somali con 22 marinai a bordo, dei quali 5 italiani. Un episodio che ha innalzato di nuovo al rosso l’allerta per le navi italiane in navigazione nei mare del mondo. Dopo questo nuovo episodio di pirateria marittima in Italia si sta rispolverando l’idea di imbarcare Vigilantes anti-arrembaggio a bordo delle navi mercantili italiane. Uomini armati privati, dei contractor di fatto, che dovrebbero rendere sicura la navigazione delle navi italiane specie nelle acque infestate dai pirati. L’idea è fortemente sostenuta dal Pdl che in merito ha già presentato quattro proposte di legge sia alla Camera sia al Senato. I servizi armati di vigilanza a bordo dei loro mercantili li hanno adottati solo gli spagnoli in quanto la loro legislazione vieta che militari armati possano essere imbarcati su navi commerciali. Mentre francesi e belgi hanno optato, per la protezione delle loro navi mercantili, all’imbarco sulle medesime dei militari delle loro rispettive marine. Anche all’Italia nulla vieta di proteggere i propri connazionali e naviglio con militari della marina. Anzi è il contrario. In Italia non vi sono strumenti legislativi che consentano, alle navi mercantili, di imbarcare personale di sicurezza privato. Però, stranamente i parlamentari del Pdl firmatari delle iniziative di legge, e non solo, si stanno preoccupando di creare i presupposti contrari. Giusto ieri, nel giorno del sequestro della petroliera italiana, il senatore, Enrico Musso, gruppo Misto, ha sollecitato di calendarizzare la discussione del disegno di legge in materia di scorte armate alle unità mercantili e da pesca italiane. Il parlamentare ha definito questo ritardo come una colpevole inerzia del Parlamento, totalmente ingiustificata di fronte ad un fenomeno dilagante che costituisce un rischio per l'incolumità dei lavoratori marittimi e un significativo aumento dei costi della navigazione e del commercio internazionale. Il riferimento è al ddl presentato nel maggio 2010 da un gruppo di parlamentari. Un disegno di legge, che a detta di Musso, giace nelle due Commissioni alle quali è stato assegnato senza, di fatto, essere ancora stato preso in esame. Il senatore Musso non fa però, alcun accenno invece, al piano relativo all'impiego dei militari italiani su navi mercantili, predisposto lo scorso anno dallo Stato maggiore della Marina Militare e a cui i ministeri della Difesa e Infrastrutture non hanno mai dato risposta. Dello stesso avviso di Musso anche l’On Michele Scandroglio, Pdl, che ha chiesto di inserire urgentemente nei lavori della Commissione affari costituzionali la medesima proposta di legge. In più Scandroglio ha aggiunto: “Quello da noi proposto è un provvedimento a costo zero per il bilancio dello Stato e che metterebbe in sicurezza le navi italiane, sempre più spesso coinvolte in questo crescente fenomeno degli attacchi da parte dei pirati. E' un'iniziativa a nostro avviso indispensabile per garantire il diritto alla sicurezza e per scongiurare il rischio che l'armamento italiano si trovi nella condizione di dovere immatricolare le proprie unità con la bandiera di altro Stato, magari dell'Unione europea, con le evidenti negative ricadute economiche, fiscali e occupazionali che ne deriverebbero per il nostro Paese”. Un evidente pressing quello dei parlamentari del centrodestra che ha poi, trovato la sponda nel ministro della Difesa, Ignazio La Russa anche lui Pdl. Il ministro La Russa ha affermato che il governo sta valutando l'ipotesi di militari sulle navi mercantili che attraversano zone infestate dai pirati, ma non nasconde la sua perplessità, su quale fondamento non si capisce però, e preferisce l'idea dei contractor. Il ministro ha basato la sua affermazione spiegando che: “Credo che la soluzione migliore sia una modifica normativa per equiparare le navi alle banche, che hanno bisogno di sicurezza che viene gestita da guardie giurate”. Un affermazione, quella di La Russa, che è evidentemente in linea con il suo partito. Ancora il ministro ha spiegato che: “Mi pare difficile che militari possano essere sotto il comando di un pur bravo comandante civile mercantile”. Qui ci scappa un sorriso. Non esiste che militari siano posti al comando di un civile ed infatti, chi ha adottato questa misure, vedi Francia, Belgio e ultimamente la Corea del Sud, ha imbarcato una squadra al comando di un sottoufficiale e solo a lui fanno capo. Inoltre, finchè non vi sono atti di aggressione da parte dei pirati essi non hanno alcuna funzione sulla nave mercantile. Come se non ci fossero. Inoltre, il Belgio ha addirittura imposto agli armatori che ne richiedono l’ausilio il pagamento di una quota per il mantenimento dei militari a bordo delle navi mercantili. Cosa che infatti, è anche previsto nel piano relativo all'impiego dei militari italiani su navi mercantili predisposto dallo Stato maggiore della Marina Militare in collaborazione con Confitarma. Un piano, consegnato lo scorso anno ai ministeri competenti, che prevede tra l’altro, l'imbarco di piccoli gruppi di militari della marina e che a sostenere i costi di queste ‘scorte’, in tutto o in parte, siano gli stessi armatori. In tal senso Confitarma, da tempo, sollecita il Governo a dare il via libera a questo piano che inspiegabilmente resta chiuso in un cassetto, mentre dall’altro lato si spinge per iniziative parlamentarti che escludono il ricorso a militari professionisti dando spazio a civili armati. Appare una forzatura quando qualcuno in Italia afferma che le navi italiane sono esposte ai rischi e pericoli della pirateria marittima perché non vi è una legislatura che consentano alle navi mercantili di imbarcare personale di sicurezza privato. Senza chiedersi invece, perché il legislatore non ha dotato l’ordinamento italiano di strumenti legislativi in tal senso. Indubbiamente qualcosa deve essere fatto e anche al più presto. Ormai è chiaro che il fenomeno e la conseguente problematica inerente è in forte crescita. I dati parlano chiaro, si registra un aumento degli attacchi e dei sequestri. E’ chiaro che il forte dispiegamento di navi militari internazionale non basta più a garantire la sicurezza dei mercantili quando attraversano i mari infestati dai pirati. Purtroppo, specie nel mare della Somalia e Oceano Indiano, oggi epicentri della pirateria marittima, quest’area da pattugliare è così ampia che il lavoro, che nemmeno 500 navi potrebbe svolgere, lo può fare una flotta di una quarantina di navi da guerra. Allora a questo punto occorre attuare misure complementari, ma che certo non favoriscano eventuali speculazioni. L’opzione di adottare scorte militari a bordo delle navi è valida. Però, è pur sempre una misura che da un lato aumenterebbe la sicurezza, ma dall’altro potrebbe provocare una reazione degli assalitori, che sapendo della presenza di guardie armate a bordo, potrebbero fare uso delle loro armi non più a scopo intimidatorio, come accade ora, ma per colpire. In questo caso, si comincerebbero a contare, dopo le navi e i marinai tenuti in ostaggio anche quanti ne vengono uccisi nel corso degli arrembaggio. Occorre valutare fino a che punto tutto ciò converebbe. Poi, va fatta anche un’altra considerazione. Quando si parla di guardie private a bordo delle navi erroneamente si porta a pensare a quelle che si vedono in giro per le città. Invece, non è così, ci si riferisce ai cosiddetti contractor, le guardie private ‘famose’ nel mondo per il loro modo di fare spiccio e che a volte ha portato a l’uccisione di tante vittime innocenti, come in Iraq. Nel caso invece di militari della marina si parla di personale addestrato e professionalmente qualificato. Non dimenticandosi che i militari italiani hanno fama nel mondo per la loro capacità interlocutoria e mediatoria, come in Afghanistan. Forse una soluzione più valida potrebbe venire dall’istituzione di un tribunale internazionale. Un’idea questa fortemente voluta da molti Paesi, Russia in testa, ma osteggiata da altri, Somalia in testa. Eppure è risaputo che le gang del mare che operano nel mare del Corno D’Africa sono sei o sette e al loro soldo non vi sono che 1500 al massimo 2mila uomini. Purtroppo accade spesso che, per l'assenza di un quadro legale internazionale, spesso se dei pirati vengono catturati, questi poi vengono rimessi in libertà. Un fatto questo che da loro la certezza dell’impunità e limita molto l’azione deterrente della flotta internazionale presente nel loro mare. Nel senso che se vengono presi sanno che non gli viene fatto nulla. Infatti, senza una regolamentazione internazionale i vari Paesi si regolano individualmente e nella gran parte dei casi si limitano a trattenerli per qualche giorno. Inoltre, se una nave mercantile viene catturata, nessuna nave militare delle varie missioni anti pirateria può intervenire in alcun modo. Si deve limitare solo a monitorarne la situazione. Un fatto questo che provoca da parte dei pirati un’ulteriore certezza dell’impunità. A testimoniarlo gli sberleffi e gesti di sfida che i pirati lanciano alle navi militari quando queste giungono nei pressi della nave mercantile ormai catturata. Due grossi limiti a cui pare che i parlamentari italiani non siano interessati visto che in tal senso non hanno alimentato alcun dibattimento. Intanto, i pirati somali continuano i loro attacchi nel mare del Corno d’Africa e nell’Oceano Indiano. Un azione che mette a rischio la libera navigazione specie per le navi commerciali dei Paesi occidentali che attraverso il canale di Suez raggiungono l’altro ‘capo del mondo’.

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Una fiammella accesa per tutte le persone che soffrono al mondo

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Nel mondo sono tante le persone che piangono e soffrono a loro dedico un affettuoso pensiero....

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...a quei bravi ragazzi, figli dell'America di oggi, morti in guerra!

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DARFUR:NON C'E' PIU' TEMPO DA PERDERE!

IN DARFUR SONO DECINE SE NON CENTINAIA LE PERSONE CHE MUOIONO OGNI MESE...
FAI LORO DEL BENE... AIUTA I RIFUGIATI E I PROFUGHI DEL DARFUR FACENDO UNA DONAZIONE ALL'AGENZIA ONU PER I RIFUGIATI UNHCR CHIAMA LO 0680212304 PER SAPERE COME FARE....
RICORDATI BASTANO 31 EURO PER ACQUISTARE 8 COPERTE, 51 EURO PER UNA TENDA E 200 EURO PER DARE ASSISTENZA MEDICA A 25 FAMIGLIE...

Un bambino del Darfur

Un bambino del Darfur
aiuta ad aiutarlo sostieni le iniziative pro Darfur
In Darfur dal 2003 ad oggi sono state compiute esecuzioni, anche di massa, stupri, soprattutto di massa, nei confronti di donne, uomini e bambini e interi villaggi sono stati rasi al suolo. Il terrore è stato usato come pratica generalizzata e a sfondo razziale mentre lo stupro è diventato una vera e propria arma da guerra.
Il governo sudanese di Khartoum da parte sua ha bombardato senza sosta i civili, e ha reso sempre più difficili le operazioni di soccorso delle organizzazioni umanitarie nei confronti delle genti del Darfur, fino al punto di far scappare via la maggior parte delle Ong operanti nella regione sudanese e liberarsi così di scomodi testimoni di quanto accadeva in quei luoghi. La stessa tattica è stata seguita prima con i peacekeepers dell'Ua e poi con quelli dell'Onu...
Tutto il mondo è a conoscenza di quanto accade in quella remota regione sudanese e lancia denunce. Da un lato Washington parla di genocidio, dall’altro l'Onu parla di catastrofe umanitaria e di pulizia etnica.
Il tutto però resta nella totale impunità!
Intanto, dal Febbraio 2003 anno in cui è iniziata la ribellione della popolazione di etnia africana del Darfur, circa 6 milioni in maggioranza musulmana e in parte animista, contro il governo sudanese, musulmano ma integralista e soprattutto di etnia araba e bianca, è scoppiato il conflitto che ha causato finora circa 300mila morti e due milioni e mezzo di profughi. Una protesta nata per lo stato di totale abbandono e sfruttamento in cui la popolazione nera era tenuta. La repressione del governo centrale è stata spietata, soprattutto facendo uso dei Janjaweed, i diavoli a cavallo, che sono milizie nomadi di etnia araba che hanno compiuto tutti gli orrori possibili e inimmaginabili contro le genti del Darfur di etnia nera, per lo più contadini e pastori.

Il pianto di un innocente a Gaza

Il pianto di un innocente a Gaza
Ancora una volta il mondo intero si dovrebbe vergognare!!!
La guerra chi puo raccontarla? E' difficile farlo ma tutti possiamo immaginare come sia il sentire l'odore dei morti abbandonati nelle strade o sotto le macerie, il vedere i bambini che muoiono di fame accanto al cadavere della madre, il sentire il lamento dei feriti e lo strazio dei sopravvissuti, di chi si vede impotente e maledice chi gli ha portato via tutto.
Nella Striscia di Gaza siamo ormai quasi alla terza settimana di bombardamenti e inesorabilmente, come non potrebbe essere diversamente con tutta la tecnologia militare del 21° secolo che gli israeliani stanno usando, il numero dei morti tra i civili continuato ad aumentare, mentre l'esercito israeliano bombarda le loro case si moltiplicano tra i palestinesi le scene di disperazione e di dolore causati dagli effetti devastanti della guerra che certamente non sono cambiati nel tempo anzi al contrario.

Giugno 2009: La rivoluzione di velluto in Iran

Giugno 2009: La rivoluzione di velluto in Iran
Sono solidale con i persiani che manifestano

Il 12 giugno 2010 è caduto il primo anniversario delle contestate elezioni iraniane. Elezioni che decretarono la riconferma a presidente dell’Iran di Mahmud Ahmadinejad. Il Paese ha vissuto le prime ora di questa giornata con una calma carica di tensione che poi, è scoppiata nel pomeriggio intorno alle 16, le 13.30 italiane con i primi scontri tra manifestanti e forze di sicurezza nei pressi dell’Università Sharif di Teheran. Era impensabile che l’opposizione iraniana del movimento riformista dell’Onda Verde si facesse scappare questa occasione per proclamare il proprio dissenso al regime degli Ayatollah. I luoghi delle sanguinose proteste post elettorali di un anno fa si sono quindi di nuovo riempiti di manifestanti. Questo, nonostante l’appello dei leader dell’opposizione, Moussavi e Karroubi, a evitare di scendere in piazza e nonostante che le forze di sicurezza avessero preso posizione in vari punti strategici del centro di Teheran per prevenire manifestazioni. Nonostante le proteste e le accuse di brogli elettorali il contestato presidente Ahmadinejad ha potuto proseguire nel suo mandato, quasi certamente usurpato, grazie all’appoggio dell’ayatollah Ali Khamenei, la Guida Suprema. La lotta continuerà. Viva la Persia! Viva il movimento riformista!


i 44 presidenti degli Usa

i 44 presidenti degli Usa
da www.patrickmoberg.com/blog/id:420/november-4-2008

The President United States of America

The President United States of America
Barack Obama

E' morta Miriam Makeba

E' morta Miriam Makeba
Addio Mama Afrika....io continuerò a sognare...

Notes

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Italia. Violenza sessuale è allarme sociale


Dopo i recenti casi di stupri, a Roma, Bologna e Milano non si riesce quasi più a tenere il conto degli episodio di violenza sessuale che, dall'inizio dell'anno, si stanno susseguendo in Italia ad opera principalmente di stranieri. Un orribile reato che si verifica nelle grandi città metropolitane come nei piccoli centri urbani. Emergono dati da brividi dalle informazioni fornite dal Presidente facente funzioni del Tribunale di Como Giuseppe Anzani e dal Procuratore capo Alessandro Maria Lodolini. Ogni 4 giorni in Procura a Como arriva una denuncia per violenza sessuale. I fascicoli aperti tra luglio 2007 e giugno 2008 sono stati 89, tra violenze sessuali e pedofilia. Ma è solo la punta di un iceberg in quanto, il reato, per la quasi totalità è sommerso perché prevale ancora la paura e la vergogna a denunciare la violenza subita. Fino ad oggi la violenza che subivano le donne era soprattutto domestica, ma gli episodi di violenza che hanno visto protagoniste, loro malgrado, delle donne avvenuti negli ultimi giorni, per le strade, propongono una nuova emergenza. Un autorevole testimonianza è portata da Telefono Rosa che da anni conosce il fenomeno ed assiste le vittime. “Ciò che sta avvenendo dall'inizio dell'anno, precisa il presidente Maria Gabriella Carnieri Moscatelli, mi preoccupa. Non so se è solo l'effetto di maggiori denunce ma, dal nostro osservatorio, non era mai stato rilevata una cosa simile”. Gli avvenimenti degli ultimi giorni non fanno altro che conferma un'allarmante costante: in testa alla classifica degli autori di stupri ci sono gli stranieri. Il triste primato vede fra i primi i romeni, seguiti da marocchini e albanesi che sembra abbiano dato il via ad una esecrabile escalation di violenza contro le donne. Assodato che nella stragrande maggioranza dei casi questi episodi sono commessi da stranieri, spesso clandestini, ora si deve dare a tutto questo uno stop. Certezza della pena, custodia cautelare in carcere per chi è accusato di violenza sessuale ed esclusione di attenuanti per chi delinque sotto effetto di alcool e droghe. Tutto ovviamente tenendo conto di due elementi fondamentali: abbattere l'allarme sociale provocato da questo tipo di reati e tutelare la dignità della vittima, che va assicurata anche nel percorso dibattimentale.
Per raggiungere un risultato anzitutto è importante l'introduzione nel ddl sicurezza dell'obbligo del carcere per chi stupra. Forse il decreto 'anti-stupro' sarà pronto per venerdì esso dovrebbe contenere, come annunciato, importanti novità: gli accusati di stupro non potranno beneficiare della libertà condizionale, ci sarà un avvocato a spese dello Stato per le vittime di violenza sessuale, arriveranno nuovi presidi di polizia con relativi stanziamenti, saranno anticipate le norme contenute nel ddl anti-molestie che la Camera ha già approvato. Tra le altre cose, ci dovrebbero essere anche aggravanti se a commettere violenza sono familiari, partner o tutori; un pesante aggravio di pena se la vittima è sotto i 14 anni; uguale trattamento, invece, se la vittima è maggiorenne o appena sotto i 18; ergastolo sicuro, se allo stupro segue la morte della vittima. Mano pesante anche per i complici: nessuna possibilità di godere dei domiciliari neppure per i favoreggiatori.

***

La scuola pubblica in Italia con la 'Riforma Gelmini'

Esprimo la mia piena solidarietà con tutti coloro che protestano contro la Legge 133/08 la cosidetta 'Riforma Gelmini'....

Le cifre presentate nel decreto fanno venire i brividi: i tagli previsti dal decreto legge 112, poi convertito nella legge 133/08, e gli ulteriori provvedimenti contenuti nel decreto 137 porteranno, a livello nazionale, ad una riduzione di circa 100mila posti tra il personale docente e di 43mila posti tra quello Ata (ausiliari, tecnici e amministrativi).
Per molti, anche per i non addetti ai lavori, l'effetto provocato dalla legge che in pratica azzererà in poco tempo le faticose conquiste di anni e anni, non solo in termini di posti di lavoro, ma anche di mission- educativa e di didattica, rende il momento dei più cupi e tristi degli ultimi anni. Ai tagli vanno poi sommati, le conseguenze che scaturiranno dalla reintroduzione del maestro unico nelle scuole elementari.
L'Europa chiede più scuola, più sapere e l'Italia che fa?
Il contrario!
Rientrodurre il maestro unico è compiere, di sicuro, un passo indietro di almeno mezzo secolo. Se non addirittura si ritorna al tempo del libro cuore, senza offesa per quel libro mio compagno di tanti pomeriggi.
Perchè tutto questo? Bella domanda!
Molto probabilmente si tenta di mascherare con questa supposta riforma quello che è il vero scopo del provvedimento: incassare o meglio risparmiare in poco meno di 4-5 anni 8miliardi di euro. Questa è la cifra stimata, che dovrebbe restare nelle casse dello stato.
Un risparmio quindi certo ottenuto tagliando centinaia di migliaia di posti di lavoro ma al contempo che produrrà anche un effetto negativo: quello di un drastico ridimensionamento del servizio scolastico pubblico in favore forse di quello privato. Inoltre un'altra diretta conseguenza della L.133/08 sarà la chiusura di decine e decine di plessi scolastici.
Molte scuole, soprattutto nei piccoli centri urbani, non ci saranno più. A scomparire sarà anche un altro degli elementi cardine dell'istruzione primaria italiana: il tempo pieno. Bisogna fare attenzione, chi sostiene che il tempo pieno non sarà toccato dalla riforma o che addirittura aumenterà mente sapendo di farlo.
Rifletteteci un poco e capirete perchè!
Se prima, per ogni 2 classi, c'erano 3 insegnanti d'ora in poi sarà uno per classe, a seguire e istruire dai 20 ai 30 alunni e che svolgerà il suo orario lavorativo settimanale esclusivamente di mattina. Pertanto al pomeriggio non potrà esserci altro che un sorta di dopo-scuola, trasformando il tempo pieno di fatto in un parcheggio pomeridiano per i bambini, che nulla ha da condividere con l'offerta didattica di cui fino ad ieri, prima della 'riforma Gelmini', gli alunni potevano usufruire con il tempo pieno.

...

ARRIVERA' PER NATALE UNA 'SOCIAL CARD' AD OLTRE 1MLN DI ITALIANI 'POVERI'

C’è un detto che dice: "meglio poco che niente!".
In questo caso tra il poco e il nulla ci sono così poche differenze che è difficile distinguerli.
La 'social card, almeno per il momento, sembra più l’ennesimo spot varato dal governo che piuttosto un provvedimento serio in grado di aiutare per davvero i più bisognosi.
Nessuno però si è ricordato di dire che ogni spesa effettuata con la 'social card' in automatico sarà data una commissione alla Mastercard che è la società che ha emmesso ed è la proprietà della card.
Bhe! Almeno qualcuno di certo ci guadagnerà da questa iniziativa...
Appare strano che un'iniziativa così benefica abbia comunque dei costi accessori...stranezze tutte italiane!

***

Parole....di Abraham Lincoln

Non si può arrivare alla prosperità

scoraggiando l'impresa.
Non si può rafforzare il debole
indebolendo il più forte.
Non si può aiutare chi è piccolo
abbattendo chi è grande.
Non si può aiutare il povero
distruggendo il ricco.
Non si possono aumentare le paghe
rovinando i datori di lavoro.
Non si può progredire serenamente
spendendo più del guadagno.
Non si può promuovere la fratellanza umana
predicando l'odio di classe.
Non si può instaurare la sicurezza sociale
adoperando denaro imprestato.
Non si può formare carattere e coraggioto
gliendo iniziativa e sicurezza.
Non si può aiutare continuamente
la gente facendo in sua vece quello che potrebbe
e dovrebbe fare da sola.

USA 2008: ELETTO PRESIDENTE BARACK OBAMA

USA 2008: ELETTO PRESIDENTE BARACK OBAMA

marito e padre

i due rivali

genere umano

GIOCHI OLIMPICI DI PECHINO

GIOCHI OLIMPICI DI PECHINO
da peacereporter

23/02/2002 - 02/07/2008 Ingrid Betancourt è stata liberata!

23/02/2002 - 02/07/2008                  Ingrid Betancourt è stata liberata!
faccio mia la gioia di tutti!

Finalmente liberi!!!

Finalmente liberi!!!

Grazie a loro la Betancourt è libera

Grazie a loro la Betancourt è libera
il ministro della Difesa colombiano Santos e il generale Montoya

Grazie Uribe!!

Grazie Uribe!!
La Betancourt ha incontrato il presidente colombiano Uribe che vinse le elezioni del 2002

madre e figlia!

madre e figlia!
Yolanda Pulecio e Ingrid Betancourt

le due Betancourt

le due Betancourt
Ingrid abbraccia la madre Yolanda

La gioia della libertà riconquistata

La gioia della libertà riconquistata
Ingrid Betancourt dopo la liberazione