domenica 20 febbraio 2011

Pirateria somala: gli interessi e intrighi che ruotano intorno ai predoni del mare

Intorno al fenomeno della pirateria marittima in Somalia ruotano forti interessi e intrighi internazionali. Un mare di dollari si riversa nel mare dei pirati. Soldi che fanno gola a tanti. Oltre a quelli dei riscatti pagati finora, per riottenere indietro navi e uomini catturati dai pirati somali. Riscatti che sono tra i 100 -150 milioni di dollari almeno nel 2010, si devono aggiungere anche i costi delle spedizioni, aumentati vertiginosamente, e quelli per contrastare il fenomeno. Nonostante il contrasto però, gli assalti dei pirati somali nell'Oceano Indiano e al largo del Corno D’Africa non cessano anzi, i predoni del mare hanno affinato le proprie tecniche e ampliato il loro raggio d'azione. Questo rende, sentendo le tante voci che si elevano, il fenomeno della pirateria marittima è una minaccia per i commerci e il turismo marittimo, e la libera navigazione. Una minaccia resa forte dal fatto che i moderni filibustieri sono dotati di mezzi moderni e hi tech. I nuovi predoni del mare sanno adoperare con maestria internet e i sistemi satellitari di rilevamento e sono in grado di compiere transazioni bancarie e hanno contatti internazionali che poi, gli consentono di riciclare i proventi dei loro arrembaggi. I predoni del mare operano nelle acque della Somalia dove regna il caos ormai da oltre un ventennio e avanza la sua islamizzazione. Gruppi ribelli islamici filo al Qaeda ne controllano gran parte del territorio. Il principale è quello dello al Shabaab. Un gruppo che sembra che tragga anche guadagno dal fenomeno. E’ infatti, emerso in questi giorni che i miliziani di al Shabaab praticano il pizzo sui sequestri delle navi. Un pizzo che arriva fino al 20 per cento del riscatto pagato ai pirati somali per il rilascio della nave e suo equipaggio. Una vera e propria ‘camorra’ che sta prendendo piede da quando i miliziani islamici stanno prendendo il controllo delle città portuali lungo la costa nord-orientale della Somalia dove si trovano alcuni dei covi pirati. Qui infatti, trovano rifugio le varie gang del mare che scorazzano nel mare dei pirati. Queste sono più o meno sette e possono contare su un piccolo esercito di circa 2mila uomini. Nel corso degli anni questi pirati hanno raccolto larghi consensi popolari. Tanto è vero che intere cittadine portuali sono solidali e collaborano con loro partecipando anche alla gestione dei sequestri e alla ripartizione dei proventi. Un fatto questo che ha dato vita ad una sorta di moderna Tortuga da cui partono i moderni filibustieri per inoltrarsi, a bordo di barchini spinti da potenti motori, anche per centinaia di miglia all’interno dell'Oceano Indiano a caccia di una preda da abbordare. Un fatto questo, che in pochi anni ha fatto assumere al fenomeno preoccupanti dimensioni. Di recente l'IMB, l'International Maritime Bureau, con sede a Kuaka Lumpur in Malesya, ha reso noto un documento in cui indica che nel 2010 il fenomeno della pirateria ha raggiunto il suo picco assoluto in sette anni, con un totale di 445 tra abbordaggi e attacchi andati a vuoto, lo stesso numero che si era registrato nel 2003. Mentre l'organizzazione Ecoterra International, con sede in Kenya, ha reso noto che sono almeno 49 le navi e 815 i marittimi attualmente in mano ai pirati somali. Tra le navi e marittimi trattenuti in ostaggio, la petroliera italiana Savina Caylyn e cinque italiani. L'estendersi del pericolo ha indotto diversi Paesi a lanciare l'idea di creare un apposito Tribunale Penale Internazionale, Tpi, come quello già operante all'Aja per i crimini di guerra, contro l'umanità e il genocidio, per condannare gli atti di pirateria marittima. Una proposta però, osteggiata da molti altri Paesi, Somalia in testa. Il perché non è comprensibile in quanto l’istituzione di un tale istituto giuridico aiuterebbe a arrestare, giudicare e condannare i pirati catturati. Pirati che solo nei casi di flagranza di reato sono giudicati e condannati. Il più delle volte infatti, dopo essere stati catturati dai militari dei pattugliatori internazionali, soprattutto per la mancanza di testimoni, sono riportati sulla terraferma e rilasciati. Le regole d’ingaggio a cui sono vincolati i Paesi che partecipano alle varie missioni antipirateria sono molto limitative per loro e anche se i pirati vengono colti con le mani nel sacco non è sempre certa la pena. I pirati somali catturati in genere vengono consegnati alle autorità del Kenya. Con questo Paese africano la comunità internazionale ha siglato un accordo che gli consente di poter processare i filibustieri catturati e se condannati detenerli nelle propria carceri. Ovviamente questo passaggio ha un costo per la comunità internazionale che paga il disturbo al governo di Nairobi. Però, mentre da un lato si frena su una proposta dall’altro in tanti, moltissimi, spingono per un’altra. Da un po’ di tempo sta prendendo piede un progetto ideato e promosso dai Lloyd's di Londra. Un progetto che consiste nel creare una flotta navale armata privata da utilizzare per scortare i mercantili e difenderli da eventuali attacchi dei pirati somali. Per la quale sembra si stato scelto anche un nome: 'Convoy Escort Programme', 'Programma di Scorta ai Convogli'. L'obiettivo denunciato è quello di voler appunto difendere il commercio internazionale minacciato dai pirati somali. Il progetto prevede la formazione di una flotta di 18 navi. Si tratterebbe per lo più di navi mercantili convertite in navi da combattimento con un armamento in grado di respingere gli assalti dei pirati somali e su cui sarebbe imbarcata anche una Task force autorizzata ad aprire il fuoco contro gli assalitori. Un progetto che peserebbe economicamente sulla comunità internazionale. Esso dovrebbe avere un costo iniziale di circa 17 milioni di sterline, coperto in parte attingendo a fondi Ue destinati alla lotta alla pirateria marittima. Per la gestione non è stato invece, ancora fatto un calcolo. Il progetto una volta avuto il via libera potrebbe diventare operativo nell'arco di pochi mesi. La flotta navale privata dovrebbe operare sotto la supervisione della Royal Navy, la marina britannica, e l'equipaggio dovrebbe sottostare alle norme internazionali. Appare però, difficile credere quanto possa essere alto il suo contributo alla lotta alla pirateria somala. Soprattutto riuscire la dove poco stanno riuscendo le tre missioni navali militari internazionali operanti nel mare dei pirati. Si tratta del dispositivo anti pirateria creato dal Pentagono e gestito dalla V Flotta USA, Combined Task Force, Ctf-151, la missione dell’Alleanza Atlantica ‘Ocean Shield’ e la missione 'Atalanta' a guida Ue. Oltre alle decine di navi da guerra che operano individualmente. E’ impensabile che la dove hanno finora fallito, almeno in parte, le navi da guerra di ben 15 nazioni, presenti nel mare dei pirati dal 2008 in veste anti pirateria marittima, possa riuscirci una flottiglia di 18 navi mercantili armate per l’occasione. Nel mare del Corno D’Africa e dell’Oceano Indiano è in corso una sfida quotidiana, a volte impari, tra le potenze navali mondiali e i pirati somali ed ora una ‘Armada privata’ vorrebbe erigersi a risolutrice di tutto. Come se bastassero poche navi e pochi uomini armati per debellare il fenomeno della pirateria somala. I pirati somali sono arrivati persino ad attaccare le stesse navi da guerra figuriamoci dei mercantili ‘imitazione’ di una nave da guerra. Inoltre, finora il lavoro delle decine di pattugliatori navali militari è stato reso arduo in quanto l’area da pattugliare è vasta circa 2,5 milioni di chilometri quadrati. Un’area che nemmeno 500 navi potrebbero sorvegliare appieno. Pertanto, alla fine i ‘nuovi arrivi’ potrebbero solo aggregarsi alla ‘festa’, ma non potrebbero fare nulla di più. Una festa che frutta decine di milioni di dollari l’anno a chi vi partecipa. Un ricavo che viene soprattutto dalle spese che i Paesi che partecipano alle missioni anti pirateria devono sostenere. Il costo per il mantenimento di ogni nave da guerra, varia dai 100mila ai 200mila dollari al giorno. La stima fatta è ripartita tra costi carburante, viveri e manutenzione forniti dai Paesi che si affacciano sul mare dei pirati, Gibuti e Yemen in testa. Sul costo incidono anche le indennità dovute agli equipaggi militari delle navi. Indennità molto alte e che hanno scatenato una sorta di corsa alla missione. Il computo per difetto del costo della sola missione Ue Atalanta è di circa 2 milioni di euro al giorno pari a 720milioni all’anno. All’Italia una missione di circa tre mesi di un’unità navale della Marina Militare costa circa 9 milioni di euro. Da una prima analisi di questi dati si nota subito che i costi per mantenere le diverse flotte internazionali anti pirateria marittima nel mare dei pirati sono elevatissimi, quasi un miliardo di euro l’anno. Forse a fronte del costo da sostenere, a conti fatti, converrebbe più lasciare lavora i predoni del mare in pace che infastidirli. Però, forse interessi trasversali rendono questa ipotesi inapplicabile. In Italia però, la notizia di una flotta navale privata anti pirati somali è stata accolta positivamente. Il commento della Confederazione italiana degli Armatori, Confitarma, non si è fatto attendere. “Il progetto ideato dai Lloyd's di Londra di formare una propria flotta armata per scortare i mercantili e difenderli dagli attacchi dei pirati è un’ulteriore segnale della gravità della situazione e dell'esigenza di trovare al più presto soluzioni per garantire la libertà dei traffici marittimi e la sicurezza delle navi e degli equipaggi. Pur non avendo sufficienti informazioni su contenuti, termini e modalità del progetto per esprimere un parere, ritengo però che ogni iniziativa in tal senso è vista con favore”, ha affermato Paolo D'Amico, presidente di Confitarma ricordando che: “Quanto invece alle misure per proteggere le navi battenti bandiera tricolore l’armamento italiano da parte sua ha chiesto al Governo, già da parecchi mesi, la possibilità di avere personale armato sulle navi nazionali, esprimendo il suo favore per il progetto dello Stato Maggiore della Marina che prevede l'imbarco di militari italiani. Ma qualora tale soluzione non potesse essere adottata, gli armatori italiani sono disposti anche a misure che prevedano l'imbarco dei cosiddetti contractor privati”. Quella dei vigilantes privati a bordo dei mercantili italiani è un idea caldamente sostenuta non solo da alcuni armatori, ma anche da politici del Pdl e dallo stesso ministro della Difesa, Ignazio La Russa. La scorsa settimana parlamentari del partito al governo in Italia hanno presentato una proposta di legge per consentire l'utilizzo di vigilanti privati nelle navi mercantili. Una proposta messa in calendario alla commissione Affari Costituzionali della Camera. Un’ipotesi questa, ritenuta da molti da bocciare, Sindacato dei Marittimi, SDM, in testa. Per molti è ritenuta controproducente oltre che pericolosa. Questo perché oltre a mettere in pericolo l'incolumità dell’equipaggio, il tenere uomini armati a bordo delle navi mercantili comporterebbe di certo problemi di scalo nei porti commerciali di alcuni Paesi nel mondo in cui le armi sono proibite. Inoltre, qualcuno aveva anche fatto presente che la presenza di armi a bordo delle navi mercantili quanto potesse fungere da incentivo per i predoni del mare e spingerli ad attaccare la nave per impadronirsene. Per quanto riguarda il nuovo progetto avanzato dai Lloyd's di Londra è facile, alla luce delle esperienze passate, che privati operando in una terra di nessuno anzi in un mare di nessuno, com’è il mare dei pirati, questi potrebbero sentirsi legittimati ad agire secondo il proprio arbitrio. E le conseguenze sono facilmente immaginabili. Su come difendersi dagli assalti dei pirati somali se ne parla da anni. Il fenomeno è vecchio di almeno sei anni, ma mai, come negli ultimi tre, ha fatto sentire tutto il suo peso. Sulla questione si è aperto, a livello internazionale, un forte dibattito. L’attenzione in Italia sul fenomeno della pirateria marittima nel mare del Corno D’Africa è temporizzata. Sembra quasi che in Italia parlare di pirateria marittima sia quasi vietato o per lo meno sembra non interessare l’opinione pubblica nazionale. L’interesse si è però riacceso dopo che l'8 febbraio scorso una petroliera italiana, la 'Savina Caylin' è stata sequestrata dai pirati somali. Per molti è chiaro che come avvenne per il sequestro del Buccaneer, anche stavolta con 'Savina Caylin' l’andazzo sarà lo stesso e alla fine l’Italia pagherà il riscatto per ottenere il rilascio di uomini e nave.

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Una fiammella accesa per tutte le persone che soffrono al mondo

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Nel mondo sono tante le persone che piangono e soffrono a loro dedico un affettuoso pensiero....

Unioni Civili

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SI ALLE UNIONI CIVILI NO ALLE ADOZIONI

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Il mondo non può più stare a guardare mentre migliaia di siriani si vedono privati della libertà e della vita.....

Tutta la verità sul sequestro del rimorchiatore Buccaneer

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A tutti quei bravi ragazzi morti per l'Italia

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Non mi abituerò mai a quest'immagine! Onore ai caduti

Nel mondo ogni giorno vengono compiute carneficine immani in cui le vittime sono inermi civili

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il volto di un immigrato

...a quei bravi ragazzi, figli dell'America di oggi, morti in guerra!

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DARFUR:NON C'E' PIU' TEMPO DA PERDERE!

IN DARFUR SONO DECINE SE NON CENTINAIA LE PERSONE CHE MUOIONO OGNI MESE...
FAI LORO DEL BENE... AIUTA I RIFUGIATI E I PROFUGHI DEL DARFUR FACENDO UNA DONAZIONE ALL'AGENZIA ONU PER I RIFUGIATI UNHCR CHIAMA LO 0680212304 PER SAPERE COME FARE....
RICORDATI BASTANO 31 EURO PER ACQUISTARE 8 COPERTE, 51 EURO PER UNA TENDA E 200 EURO PER DARE ASSISTENZA MEDICA A 25 FAMIGLIE...

Un bambino del Darfur

Un bambino del Darfur
aiuta ad aiutarlo sostieni le iniziative pro Darfur
In Darfur dal 2003 ad oggi sono state compiute esecuzioni, anche di massa, stupri, soprattutto di massa, nei confronti di donne, uomini e bambini e interi villaggi sono stati rasi al suolo. Il terrore è stato usato come pratica generalizzata e a sfondo razziale mentre lo stupro è diventato una vera e propria arma da guerra.
Il governo sudanese di Khartoum da parte sua ha bombardato senza sosta i civili, e ha reso sempre più difficili le operazioni di soccorso delle organizzazioni umanitarie nei confronti delle genti del Darfur, fino al punto di far scappare via la maggior parte delle Ong operanti nella regione sudanese e liberarsi così di scomodi testimoni di quanto accadeva in quei luoghi. La stessa tattica è stata seguita prima con i peacekeepers dell'Ua e poi con quelli dell'Onu...
Tutto il mondo è a conoscenza di quanto accade in quella remota regione sudanese e lancia denunce. Da un lato Washington parla di genocidio, dall’altro l'Onu parla di catastrofe umanitaria e di pulizia etnica.
Il tutto però resta nella totale impunità!
Intanto, dal Febbraio 2003 anno in cui è iniziata la ribellione della popolazione di etnia africana del Darfur, circa 6 milioni in maggioranza musulmana e in parte animista, contro il governo sudanese, musulmano ma integralista e soprattutto di etnia araba e bianca, è scoppiato il conflitto che ha causato finora circa 300mila morti e due milioni e mezzo di profughi. Una protesta nata per lo stato di totale abbandono e sfruttamento in cui la popolazione nera era tenuta. La repressione del governo centrale è stata spietata, soprattutto facendo uso dei Janjaweed, i diavoli a cavallo, che sono milizie nomadi di etnia araba che hanno compiuto tutti gli orrori possibili e inimmaginabili contro le genti del Darfur di etnia nera, per lo più contadini e pastori.

Il pianto di un innocente a Gaza

Il pianto di un innocente a Gaza
Ancora una volta il mondo intero si dovrebbe vergognare!!!
La guerra chi puo raccontarla? E' difficile farlo ma tutti possiamo immaginare come sia il sentire l'odore dei morti abbandonati nelle strade o sotto le macerie, il vedere i bambini che muoiono di fame accanto al cadavere della madre, il sentire il lamento dei feriti e lo strazio dei sopravvissuti, di chi si vede impotente e maledice chi gli ha portato via tutto.
Nella Striscia di Gaza siamo ormai quasi alla terza settimana di bombardamenti e inesorabilmente, come non potrebbe essere diversamente con tutta la tecnologia militare del 21° secolo che gli israeliani stanno usando, il numero dei morti tra i civili continuato ad aumentare, mentre l'esercito israeliano bombarda le loro case si moltiplicano tra i palestinesi le scene di disperazione e di dolore causati dagli effetti devastanti della guerra che certamente non sono cambiati nel tempo anzi al contrario.

Giugno 2009: La rivoluzione di velluto in Iran

Giugno 2009: La rivoluzione di velluto in Iran
Sono solidale con i persiani che manifestano

Il 12 giugno 2010 è caduto il primo anniversario delle contestate elezioni iraniane. Elezioni che decretarono la riconferma a presidente dell’Iran di Mahmud Ahmadinejad. Il Paese ha vissuto le prime ora di questa giornata con una calma carica di tensione che poi, è scoppiata nel pomeriggio intorno alle 16, le 13.30 italiane con i primi scontri tra manifestanti e forze di sicurezza nei pressi dell’Università Sharif di Teheran. Era impensabile che l’opposizione iraniana del movimento riformista dell’Onda Verde si facesse scappare questa occasione per proclamare il proprio dissenso al regime degli Ayatollah. I luoghi delle sanguinose proteste post elettorali di un anno fa si sono quindi di nuovo riempiti di manifestanti. Questo, nonostante l’appello dei leader dell’opposizione, Moussavi e Karroubi, a evitare di scendere in piazza e nonostante che le forze di sicurezza avessero preso posizione in vari punti strategici del centro di Teheran per prevenire manifestazioni. Nonostante le proteste e le accuse di brogli elettorali il contestato presidente Ahmadinejad ha potuto proseguire nel suo mandato, quasi certamente usurpato, grazie all’appoggio dell’ayatollah Ali Khamenei, la Guida Suprema. La lotta continuerà. Viva la Persia! Viva il movimento riformista!


i 44 presidenti degli Usa

i 44 presidenti degli Usa
da www.patrickmoberg.com/blog/id:420/november-4-2008

The President United States of America

The President United States of America
Barack Obama

E' morta Miriam Makeba

E' morta Miriam Makeba
Addio Mama Afrika....io continuerò a sognare...

Notes

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Italia. Violenza sessuale è allarme sociale


Dopo i recenti casi di stupri, a Roma, Bologna e Milano non si riesce quasi più a tenere il conto degli episodio di violenza sessuale che, dall'inizio dell'anno, si stanno susseguendo in Italia ad opera principalmente di stranieri. Un orribile reato che si verifica nelle grandi città metropolitane come nei piccoli centri urbani. Emergono dati da brividi dalle informazioni fornite dal Presidente facente funzioni del Tribunale di Como Giuseppe Anzani e dal Procuratore capo Alessandro Maria Lodolini. Ogni 4 giorni in Procura a Como arriva una denuncia per violenza sessuale. I fascicoli aperti tra luglio 2007 e giugno 2008 sono stati 89, tra violenze sessuali e pedofilia. Ma è solo la punta di un iceberg in quanto, il reato, per la quasi totalità è sommerso perché prevale ancora la paura e la vergogna a denunciare la violenza subita. Fino ad oggi la violenza che subivano le donne era soprattutto domestica, ma gli episodi di violenza che hanno visto protagoniste, loro malgrado, delle donne avvenuti negli ultimi giorni, per le strade, propongono una nuova emergenza. Un autorevole testimonianza è portata da Telefono Rosa che da anni conosce il fenomeno ed assiste le vittime. “Ciò che sta avvenendo dall'inizio dell'anno, precisa il presidente Maria Gabriella Carnieri Moscatelli, mi preoccupa. Non so se è solo l'effetto di maggiori denunce ma, dal nostro osservatorio, non era mai stato rilevata una cosa simile”. Gli avvenimenti degli ultimi giorni non fanno altro che conferma un'allarmante costante: in testa alla classifica degli autori di stupri ci sono gli stranieri. Il triste primato vede fra i primi i romeni, seguiti da marocchini e albanesi che sembra abbiano dato il via ad una esecrabile escalation di violenza contro le donne. Assodato che nella stragrande maggioranza dei casi questi episodi sono commessi da stranieri, spesso clandestini, ora si deve dare a tutto questo uno stop. Certezza della pena, custodia cautelare in carcere per chi è accusato di violenza sessuale ed esclusione di attenuanti per chi delinque sotto effetto di alcool e droghe. Tutto ovviamente tenendo conto di due elementi fondamentali: abbattere l'allarme sociale provocato da questo tipo di reati e tutelare la dignità della vittima, che va assicurata anche nel percorso dibattimentale.
Per raggiungere un risultato anzitutto è importante l'introduzione nel ddl sicurezza dell'obbligo del carcere per chi stupra. Forse il decreto 'anti-stupro' sarà pronto per venerdì esso dovrebbe contenere, come annunciato, importanti novità: gli accusati di stupro non potranno beneficiare della libertà condizionale, ci sarà un avvocato a spese dello Stato per le vittime di violenza sessuale, arriveranno nuovi presidi di polizia con relativi stanziamenti, saranno anticipate le norme contenute nel ddl anti-molestie che la Camera ha già approvato. Tra le altre cose, ci dovrebbero essere anche aggravanti se a commettere violenza sono familiari, partner o tutori; un pesante aggravio di pena se la vittima è sotto i 14 anni; uguale trattamento, invece, se la vittima è maggiorenne o appena sotto i 18; ergastolo sicuro, se allo stupro segue la morte della vittima. Mano pesante anche per i complici: nessuna possibilità di godere dei domiciliari neppure per i favoreggiatori.

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La scuola pubblica in Italia con la 'Riforma Gelmini'

Esprimo la mia piena solidarietà con tutti coloro che protestano contro la Legge 133/08 la cosidetta 'Riforma Gelmini'....

Le cifre presentate nel decreto fanno venire i brividi: i tagli previsti dal decreto legge 112, poi convertito nella legge 133/08, e gli ulteriori provvedimenti contenuti nel decreto 137 porteranno, a livello nazionale, ad una riduzione di circa 100mila posti tra il personale docente e di 43mila posti tra quello Ata (ausiliari, tecnici e amministrativi).
Per molti, anche per i non addetti ai lavori, l'effetto provocato dalla legge che in pratica azzererà in poco tempo le faticose conquiste di anni e anni, non solo in termini di posti di lavoro, ma anche di mission- educativa e di didattica, rende il momento dei più cupi e tristi degli ultimi anni. Ai tagli vanno poi sommati, le conseguenze che scaturiranno dalla reintroduzione del maestro unico nelle scuole elementari.
L'Europa chiede più scuola, più sapere e l'Italia che fa?
Il contrario!
Rientrodurre il maestro unico è compiere, di sicuro, un passo indietro di almeno mezzo secolo. Se non addirittura si ritorna al tempo del libro cuore, senza offesa per quel libro mio compagno di tanti pomeriggi.
Perchè tutto questo? Bella domanda!
Molto probabilmente si tenta di mascherare con questa supposta riforma quello che è il vero scopo del provvedimento: incassare o meglio risparmiare in poco meno di 4-5 anni 8miliardi di euro. Questa è la cifra stimata, che dovrebbe restare nelle casse dello stato.
Un risparmio quindi certo ottenuto tagliando centinaia di migliaia di posti di lavoro ma al contempo che produrrà anche un effetto negativo: quello di un drastico ridimensionamento del servizio scolastico pubblico in favore forse di quello privato. Inoltre un'altra diretta conseguenza della L.133/08 sarà la chiusura di decine e decine di plessi scolastici.
Molte scuole, soprattutto nei piccoli centri urbani, non ci saranno più. A scomparire sarà anche un altro degli elementi cardine dell'istruzione primaria italiana: il tempo pieno. Bisogna fare attenzione, chi sostiene che il tempo pieno non sarà toccato dalla riforma o che addirittura aumenterà mente sapendo di farlo.
Rifletteteci un poco e capirete perchè!
Se prima, per ogni 2 classi, c'erano 3 insegnanti d'ora in poi sarà uno per classe, a seguire e istruire dai 20 ai 30 alunni e che svolgerà il suo orario lavorativo settimanale esclusivamente di mattina. Pertanto al pomeriggio non potrà esserci altro che un sorta di dopo-scuola, trasformando il tempo pieno di fatto in un parcheggio pomeridiano per i bambini, che nulla ha da condividere con l'offerta didattica di cui fino ad ieri, prima della 'riforma Gelmini', gli alunni potevano usufruire con il tempo pieno.

...

ARRIVERA' PER NATALE UNA 'SOCIAL CARD' AD OLTRE 1MLN DI ITALIANI 'POVERI'

C’è un detto che dice: "meglio poco che niente!".
In questo caso tra il poco e il nulla ci sono così poche differenze che è difficile distinguerli.
La 'social card, almeno per il momento, sembra più l’ennesimo spot varato dal governo che piuttosto un provvedimento serio in grado di aiutare per davvero i più bisognosi.
Nessuno però si è ricordato di dire che ogni spesa effettuata con la 'social card' in automatico sarà data una commissione alla Mastercard che è la società che ha emmesso ed è la proprietà della card.
Bhe! Almeno qualcuno di certo ci guadagnerà da questa iniziativa...
Appare strano che un'iniziativa così benefica abbia comunque dei costi accessori...stranezze tutte italiane!

***

Parole....di Abraham Lincoln

Non si può arrivare alla prosperità

scoraggiando l'impresa.
Non si può rafforzare il debole
indebolendo il più forte.
Non si può aiutare chi è piccolo
abbattendo chi è grande.
Non si può aiutare il povero
distruggendo il ricco.
Non si possono aumentare le paghe
rovinando i datori di lavoro.
Non si può progredire serenamente
spendendo più del guadagno.
Non si può promuovere la fratellanza umana
predicando l'odio di classe.
Non si può instaurare la sicurezza sociale
adoperando denaro imprestato.
Non si può formare carattere e coraggioto
gliendo iniziativa e sicurezza.
Non si può aiutare continuamente
la gente facendo in sua vece quello che potrebbe
e dovrebbe fare da sola.

USA 2008: ELETTO PRESIDENTE BARACK OBAMA

USA 2008: ELETTO PRESIDENTE BARACK OBAMA

marito e padre

i due rivali

genere umano

GIOCHI OLIMPICI DI PECHINO

GIOCHI OLIMPICI DI PECHINO
da peacereporter

23/02/2002 - 02/07/2008 Ingrid Betancourt è stata liberata!

23/02/2002 - 02/07/2008                  Ingrid Betancourt è stata liberata!
faccio mia la gioia di tutti!

Finalmente liberi!!!

Finalmente liberi!!!

Grazie a loro la Betancourt è libera

Grazie a loro la Betancourt è libera
il ministro della Difesa colombiano Santos e il generale Montoya

Grazie Uribe!!

Grazie Uribe!!
La Betancourt ha incontrato il presidente colombiano Uribe che vinse le elezioni del 2002

madre e figlia!

madre e figlia!
Yolanda Pulecio e Ingrid Betancourt

le due Betancourt

le due Betancourt
Ingrid abbraccia la madre Yolanda

La gioia della libertà riconquistata

La gioia della libertà riconquistata
Ingrid Betancourt dopo la liberazione