Oggi visita-lampo al contingente tedesco in Afghanistan del cancelliere tedesco Angela Merkel. Il cancelliere tedesco si è recato a Kunduz, nel nord del Paese asiatico, dove è dispiegato gran parte del contingente di 4700 militari della Bundswehr nell'ambito della missione militare NATO-Isaf. Insieme al cancelliere anche il ministro della Difesa, Karl-Theodor zu Guttenberg, e il capo delle Forze armate, Volker Wieker. Per la Merkel è la terza volta, da quando è cancelliere, che si reca nel Paese asiatico. La prima era stata nel 2007 e poi, nel 2009. Per la prima volta dall'inizio della missione militare tedesca in Afghanistan, il cancelliere parlando ai militari ha qualificato come una "guerra" le operazioni compiute dalla NATO nel Paese asiatico. “L'impegno militare nell'Hindu Kush serve anche per la sicurezza della Germania. Senza questo non potremmo vivere così tranquilli ed occorre che ciò sia detto alla gente. La popolazione, a volte, vede questa operazione con scetticismo, ma tutto sommato è fiera di voi”, ha affermato la Merkel rivolgendosi ai militari. La missione ministeriale e governativa guidata dal cancelliere si è anche recata a Mazar-i-Sharif dove ha incontrato il presidente afghano, Hamid Karzai e il comandante delle truppe internazionali, il generale americano, David Petraeus. La visit
a cade alla vigilia dell’inizio del disimpegno dall’Afghanistan delle truppe della NATO-Isaf. Un disimpegno che dovrebbe avviarsi dal prossimo anno e dovrebbero iniziare gradualmente affidando ai militari afghani il controllo della sicurezza. A ritirarsi per primi, forse già nei prossimi quattro mesi, i militari stranieri dispiegati nella provincia di Herat dove operano le truppe italiane, mentre dovranno restare, per almeno altri due anni, quelli dispiegati nelle province di Kandahar e Helmand considerate turbolenti. Un calendario questo, messo a punto dal comandante NATO-Isaf, il generale americano David Petraeus. In pratica delle 34 provincie afghane quelle considerate veramente a rischio sono solo una decina, nel sud e nell'est del Paese. Mentre su 300 distretti il passaggio sarà possibile, senza problemi, in almeno due terzi. Tra i Paesi che presenti con loro militari in Afghanistan e che dal prossimo anno inizierà, di sicuro il ritiro del suo contingente, vi è la Germania. Ad annunciarlo, nei giorni scorsi il ministro degli Esteri, Guido Westerwelle nel corso di un’audizione al Bundestag. Si tratterà di un ritiro graduale e che dovrebbe concludersi entro il 2014. Nel mese di gennaio in merito dovrebbe pronunciarsi il parlamento tedesco, il Bundestag, chiamato a decidere sul prolungamento della permanenza del contingente tedesco in Afghanistan. Westerwelle ha spiegato che la formazione di 300mila poliziotti e soldati afghani affidata ad addestratori tedeschi è in via di completamento, in anticipo sulla data inizialmente prevista. Un fatto questo che consentirà che in alcune province dell'Afghanistan la responsabilità della sicurezza possa essere trasferita alle autorità locali già nel primo semestre del prossimo anno. Dipende proprio dal programma di addestramento delle forze afghane, il buon esito dell’exit strategy predisposta dalla NATO. La comunità internazionale per il suo buon fine vi investe oltre un miliardo di dollari al mese. Gli addestratori stranieri impiegati sono circa 3mila di cui oltre 500 sono italiani. In passato spesso è stata lamentata l'insufficienza di personale e una elevata percentuale di rinunce fra le reclute di alcune unità di polizia, a settembre a Kandahar erano state pari al 50 per cento. Attualmente sembra che questo sia stato superato ed ora l'esercito afghano può contare su una forza ben armata e addestrata di 144.638 unità, mentre la polizia su 116.367 unità. Nel solo 2010 sono stati addestrati 35mila agenti di polizia e 68mila soldati afghani. Nell'area controllata dalle truppe di Berlino, l'Hindu Kush nel nord-est dell'Afganistan, è molto forte la presenza di Talebani del nord. Tra i vari Paesi, impegnati in Afghanistan, che stanno decidendo le loro strategie non solo la Germania, ma anche gli USA, che insieme a Gran Bretagna è il Paese più impegnato in Afghanistan. La decisione presa da Washington è comune a tutti e prevede che il ritiro avvenga gradualmente e a partire, nel caso statunitense, dal luglio del 2011. L'obiettivo dell'Amministrazione Obama è però, quello di rimanere fino al 2014. Anno in cui prevede di aver completato il trasferimento del controllo della sicurezza alle forze afghane. L’exit strategy predisposta porterà lentamente e gradualmente al disimpegno militare straniero in Afghanistan di tutti i Paesi coinvolti. Un disimpegno che secondo le previsioni dovrebbe terminare entro il 2015. Il giorno della visita del cancelliere tedesco alle truppe di Berlino dispiegate in Afghanistan è coinciso anche con la morte di un sottufficiale tedesco che ha portato a 45 il numero dei caduti del contingente tedesco nella missione in Afghanistan, di cui otto solo quest'anno. In verità sono tutti i militari della coalizione internazionale, intervenuta nell’ottobre 2001 in soccorso del governo di Kabul e contro le forze ribelli Talebane e i miliziani di al Qaeda, a cadere come pere cotte vittime di imboscate, fuoco amico e attentati. Questi soldati operano nell’ambito della Forza internazionale di assistenza alla sicurezza, Isaf, sotto comando NATO. Come riporta il sito http://www.icasualties.org/ , che tiene la ‘conta’ dei militari stranieri morti nel Paese asiatico, dal 2001 ad oggi sono morti 2267 di questi soldati. Il ‘prezzo’ più alto, in vite umane, è stato pagato dagli USA con 1437 soldati morti. Dal primo gennaio 2010 sono 699 i soldati stranieri morti. Ventinove solo dall’inizio di dicembre. Gli ultimi due militari sono morti stamani nel nord e nell'est dell'Afghanistan. Con essi sale a quattro il bilancio dei caduti nelle ultime 24 ore. Nella maggior parte dei casi, i militari stranieri sono stati uccisi in azione, ma a volte cadono anche vittime dei famigerati IED. Gli ordigni rudimentali, ormai divenuti l’arma preferita dai ribelli che li collocano lungo le vie battute dai militari sia afghani sia stranieri. Uno dei militari morti ieri era un ufficiale francese ucciso in un’imboscata dai ribelli afghani nella valle di Alhasay, nella provincia di Kapisa nordest del Paese. Con questo morto sale a 51 il numero dei militari francesi che hanno perso la vita in Afghanistan dal 2001 ad oggi. Sono circa 3.850 i soldati francesi attualmente presenti in Afghanistan nell'ambito della missione della NATO. Un contingente militare dispiegato principalmente a Kapisa e nel distretto Surobi nel nord e nell’est dell’Afghanistan. Anche la Francia, pur restando fedele al suo impegno per sostenere la stabilizzazione dell'Afghanistan, dal prossimo anno gradualmente si disimpegnerà ritirando le sue unità da combattimento dal Paese asiatico.
a cade alla vigilia dell’inizio del disimpegno dall’Afghanistan delle truppe della NATO-Isaf. Un disimpegno che dovrebbe avviarsi dal prossimo anno e dovrebbero iniziare gradualmente affidando ai militari afghani il controllo della sicurezza. A ritirarsi per primi, forse già nei prossimi quattro mesi, i militari stranieri dispiegati nella provincia di Herat dove operano le truppe italiane, mentre dovranno restare, per almeno altri due anni, quelli dispiegati nelle province di Kandahar e Helmand considerate turbolenti. Un calendario questo, messo a punto dal comandante NATO-Isaf, il generale americano David Petraeus. In pratica delle 34 provincie afghane quelle considerate veramente a rischio sono solo una decina, nel sud e nell'est del Paese. Mentre su 300 distretti il passaggio sarà possibile, senza problemi, in almeno due terzi. Tra i Paesi che presenti con loro militari in Afghanistan e che dal prossimo anno inizierà, di sicuro il ritiro del suo contingente, vi è la Germania. Ad annunciarlo, nei giorni scorsi il ministro degli Esteri, Guido Westerwelle nel corso di un’audizione al Bundestag. Si tratterà di un ritiro graduale e che dovrebbe concludersi entro il 2014. Nel mese di gennaio in merito dovrebbe pronunciarsi il parlamento tedesco, il Bundestag, chiamato a decidere sul prolungamento della permanenza del contingente tedesco in Afghanistan. Westerwelle ha spiegato che la formazione di 300mila poliziotti e soldati afghani affidata ad addestratori tedeschi è in via di completamento, in anticipo sulla data inizialmente prevista. Un fatto questo che consentirà che in alcune province dell'Afghanistan la responsabilità della sicurezza possa essere trasferita alle autorità locali già nel primo semestre del prossimo anno. Dipende proprio dal programma di addestramento delle forze afghane, il buon esito dell’exit strategy predisposta dalla NATO. La comunità internazionale per il suo buon fine vi investe oltre un miliardo di dollari al mese. Gli addestratori stranieri impiegati sono circa 3mila di cui oltre 500 sono italiani. In passato spesso è stata lamentata l'insufficienza di personale e una elevata percentuale di rinunce fra le reclute di alcune unità di polizia, a settembre a Kandahar erano state pari al 50 per cento. Attualmente sembra che questo sia stato superato ed ora l'esercito afghano può contare su una forza ben armata e addestrata di 144.638 unità, mentre la polizia su 116.367 unità. Nel solo 2010 sono stati addestrati 35mila agenti di polizia e 68mila soldati afghani. Nell'area controllata dalle truppe di Berlino, l'Hindu Kush nel nord-est dell'Afganistan, è molto forte la presenza di Talebani del nord. Tra i vari Paesi, impegnati in Afghanistan, che stanno decidendo le loro strategie non solo la Germania, ma anche gli USA, che insieme a Gran Bretagna è il Paese più impegnato in Afghanistan. La decisione presa da Washington è comune a tutti e prevede che il ritiro avvenga gradualmente e a partire, nel caso statunitense, dal luglio del 2011. L'obiettivo dell'Amministrazione Obama è però, quello di rimanere fino al 2014. Anno in cui prevede di aver completato il trasferimento del controllo della sicurezza alle forze afghane. L’exit strategy predisposta porterà lentamente e gradualmente al disimpegno militare straniero in Afghanistan di tutti i Paesi coinvolti. Un disimpegno che secondo le previsioni dovrebbe terminare entro il 2015. Il giorno della visita del cancelliere tedesco alle truppe di Berlino dispiegate in Afghanistan è coinciso anche con la morte di un sottufficiale tedesco che ha portato a 45 il numero dei caduti del contingente tedesco nella missione in Afghanistan, di cui otto solo quest'anno. In verità sono tutti i militari della coalizione internazionale, intervenuta nell’ottobre 2001 in soccorso del governo di Kabul e contro le forze ribelli Talebane e i miliziani di al Qaeda, a cadere come pere cotte vittime di imboscate, fuoco amico e attentati. Questi soldati operano nell’ambito della Forza internazionale di assistenza alla sicurezza, Isaf, sotto comando NATO. Come riporta il sito http://www.icasualties.org/ , che tiene la ‘conta’ dei militari stranieri morti nel Paese asiatico, dal 2001 ad oggi sono morti 2267 di questi soldati. Il ‘prezzo’ più alto, in vite umane, è stato pagato dagli USA con 1437 soldati morti. Dal primo gennaio 2010 sono 699 i soldati stranieri morti. Ventinove solo dall’inizio di dicembre. Gli ultimi due militari sono morti stamani nel nord e nell'est dell'Afghanistan. Con essi sale a quattro il bilancio dei caduti nelle ultime 24 ore. Nella maggior parte dei casi, i militari stranieri sono stati uccisi in azione, ma a volte cadono anche vittime dei famigerati IED. Gli ordigni rudimentali, ormai divenuti l’arma preferita dai ribelli che li collocano lungo le vie battute dai militari sia afghani sia stranieri. Uno dei militari morti ieri era un ufficiale francese ucciso in un’imboscata dai ribelli afghani nella valle di Alhasay, nella provincia di Kapisa nordest del Paese. Con questo morto sale a 51 il numero dei militari francesi che hanno perso la vita in Afghanistan dal 2001 ad oggi. Sono circa 3.850 i soldati francesi attualmente presenti in Afghanistan nell'ambito della missione della NATO. Un contingente militare dispiegato principalmente a Kapisa e nel distretto Surobi nel nord e nell’est dell’Afghanistan. Anche la Francia, pur restando fedele al suo impegno per sostenere la stabilizzazione dell'Afghanistan, dal prossimo anno gradualmente si disimpegnerà ritirando le sue unità da combattimento dal Paese asiatico.
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