I due Paesi sono da tempo in rotta di collisione a causa degli esperimenti missilistici condotti dal regime comunista di Pyongyang.
Tokio ha deciso di schierare e utilizzare il suo sofisticato 'scudo antibalistico'.
Scenari di guerra nel Mar del Giappone. La Corea del Nord va avanti con il suo programma di lancio di un controverso missile balistico per la messa in orbita di un presunto satellite e, sta facendo salire la tensione nella regione, minacciando anche la ripresa del suo contestato programma nucleare, abbandonato dopo l'accordo raggiu

nto nel settembre del 2005, in ritorsione ad ulteriori sanzioni da parte del Consiglio di sicurezza dell'Onu. Le forze armate di autodifesa giapponesi, ' Self-Defence Forces', Sdf, hanno già ricevuto l'ordine di abbattere il missile-satellite della Corea del Nord . Il 'count down' del missile, montato su una rampa di lancio a Musudan-ri, sulla costa nord-orientale del Paese, è programmato tra il 4 e l'8 aprile prossimo. Un ordine senza precedenti quello impartito dal ministro della Difesa nipponico, Yasukazu Hamada, alle Sdf del Paese del Sol Levante. Stando all'art.9 della Costituzione di stampo pacifista varata nel 1947 dopo la disfatta nella II guerra mondiale il Giappone è tenuto a 'rinunciare per sempre alla guerra', relegando le attività militari al solo scopo di autodifesa. Allo stesso tempo però, la legge del 1954 sulle funzioni della Sdf prevede scenari d'emergenza in cui, di fronte ad uno scenario di reale pericolo per persone e cose nell'arcipelago, e' consentita l'azione militare attiva in senso preventivo. In base a queste direttive il governo giapponese, nel corso di una riunione del Consiglio di sicurezza presieduta dal premier Taro Aso ha deciso di intervenire. Una decisione che cade giusto ad una settimana dall'inizio del periodo indicato dal governo di Pyongyang come utile per lanciare in orbita il satellite. Oltre ha sciogliere ogni riserva a riguardo dell'abbattimento del razzo nord coreano, il Giappone, ha deciso anche l'abbattimento dei suoi detriti nel caso questi costituiscano un rischio per il Paese. Un gesto che il regime di Kim Yong il ha già fatto sapere che interpreterebbe come una dichiarazione di guerra. Sarà difficile che questo scoraggi Tokio dall'agire. Mentre da una parte il governo nord coreano spiega che si tratta solo di un razzo sperimentale per le telecomunicazioni. Dall'altra i servizi di intelligence giapponesi, compresi quelli di Usa e Corea del Sud, ritengono essere invece l'ennesimo test del temuto 'Taepodong-2', il missile intercontine

ntale potenzialmente capace di montare e trasportare una testata nucleare arrivando fino all'Alaska e alle Hawaii. Un precedente test del Taepodong 2 sarebbe stato condotto dai nord coreani nel luglio del 2006 e sarebbe fallito. Sarà la prima volta, per il Giappone, il poter schierare e utilizzare il sistema Balistic missile defence, Bdm, messo a punto con l'aiuto di Washington. Si tratta di un sofisticato impianto di difesa basata sulla doppia linea di fuoco costituita da missili SM-3 montati sui Cacciatorpedinieri dispiegati nel Mar del Giappone e dai missili Patriot Advanced-Capability-3 collocati nella parte settentrionale del Paese. Le batterie di Patriot saranno trasferiti da Tokyo e riposizionati nelle prefetture di Akita e Iwate nel nord-est del Giappone, lungo quella che sarà presumibilmente la traiettoria seguita dal missile come anticipato dalla Corea del Nord alle agenzie internazionali del trasporto. Sarà la prima volta che verrà utilizzato lo 'scudo antibalistico' giapponese. Il sistema di contromisura, di carattere militare, contro le minacce di missile balistico oppure oggetti simili è stato avviato nel 2003 ma sulla sua reale efficacia, anche in base ai risultati contrastanti dei test effettuati, c'è incertezza, al punto che nei giorni scorsi esponenti dello stesso governo avevano espresso perplessità in base all'enorme difficoltà di calcolo della traiettoria di un presunto missile soprattutto se ancora nella sua fase di spinta. Nella capitale

nipponica però è ancora forte il ricordo del precedente lancio, definito per scopi pacifici dal regime comunista nell'agosto del 1998, quando un missile 'Taepodong-1' sorvolò il cielo del Giappone per poi inabissarsi nell'oceano Pacifico. Intanto lo scorso 27 marzo si è svolto l'incontro tra Stati Uniti e Corea del Sud e Giappone nell'ambito dei colloqui con il sestetto, Stati Uniti, Russia, Giappone, Corea Nord, Corea del Sud e Cina, avviati per risolvere la controversa questione del programma nucleare nordcoreano ora in fase di stallo, dallo scorso dicembre, per disaccordo sulle procedure di verifica. A Washington Wi Sun-lak, il capo dei negoziatori sudcoreani, nell'ambito del sestetto, e Akitaka Saiki, capo della delegazione giapponese e il neo emissario Usa per la Corea del Nord, Stephen Bosworth, e il rappresentante degli Stati Uniti nei negoziati a sei, Sung Kim, si sono incontrati per delle consultazioni su questioni legate alla Corea del Nord. Il vertice di Washington sulla questione nordcoreana è di fatto il primo da quando Barack Obama si è insediato alla Casa Bianca ed è servito per coordinare la risposta dei 3 Paesi all'iniziativa 'missilistica' della Corea del Nord. Giappone, Usa e Corea del Sud hanno giudicato unanimemente come una violazione delle risoluzioni 1.695 e 1718, adottate nel 2006 dal Consiglio di sicurezza dell'Onu che vietano qualsiasi sperimentazione di razzo o missile venga effettuata da parte del regime di Pyongyang e, su questo punto hanno dichiarato che intendono immediatamente interpellare il Consiglio stesso. La Corea del Nord, da parte sua, non molla e continua a ribadire il carattere pacifico del lancio del satellite. Aggiungendo che non vi è alcuna risoluzione dell'Onu che possa vietare a un Paese povero di esplorare lo spazio. Specialmente dopo che altri grandi Paesi dell'area come Russia, Cina e Giappone l'hanno fatto senza problemi. La situazione è davvero di quelle che non lasciano sperare in megli. Mentre la Forza aerea di autodifesa dell'arcipelago ha già cominciato a schierare i suoi Patriot attorno alla capitale e nel nord-est del Paese, la diplomazia internazionale è all'opera per cercare di trovare una soluzione conveniente per tutti. La Russia ha invitato la Corea del Nord a rinunciare al lancio del missile. “La situazione nella regione è tesa, e non bisogna creare tensioni su questo problema”, ha affermato il viceministro degli esteri di Mosca, Aleksei Borodavkin. “E' più giusto esaminare il tutto con calma, senza minacce reciproche, ha aggiunto, abbiamo chiaro che la situazione in Asia nordorientale è tesa, e per questo sarebbe meglio se i nostri partner nordcoreani si astenessero da tale lancio”. Il segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, ha invece bollato come provocazione il lancio del missile, rimarcando la violazione della risoluzione 1718 del Consiglio di sicurezza dell'Onu che inibisce a Pyongyang, tra l'altro, la vendita e sperimentazione di qualsiasi tipo d'arma. La Corea del Sud intanto, dopo aver definito la questione 'una sfida e una provocazione grave per sicurezza e stabilità della regione' sembra ora orientata all'ipotesi di inviare nel Mar del Giappone il suo incrociatore speciale battezzato 'Sejong il Grande' in onore di un famoso re coreano del XV secolo. La nave, varata lo scorso dicembre, è la prima unità navale della Marina sudcoreana con tecnologia antimissile Aegis e si dovrebbe aggiungere ai 4 incrociatori, 2 americani il McCain e il Chafee, e 2 giapponesi la Kongo e la Chokai, dotati tutti di tecnologia Aegis, già schierati nell'area. Un ulteriore terzo cacciatorpediniere Usa, il Stethem, ha già lasciato il porto di Aomori, nel nord del Giappone. Mentre una terza nave nipponica, la Kirishima, è in navigazione dalla base di Yokosuka, vicino Tokyo, ed avrà il compito di tracciare la traiettoria del missile-satellite. A margine della questione si inserisce anche la vicenda delle due giornaliste americane, Laura Ling e Euna Lee, reporter di Current Tv, il network di Al Gore, arrestate la scorsa settimana dalle guardie nordcoreane alla frontiera con la Cina. Le due donne sono state poi condotte a Pyongyang, dove sono ancora trattenute, e sottoposte a interrogatorio. L'episodio ha creato allarme a Washington visto che l'ultimo caso simile richiese, nel 1996, 3 mesi di negoziazioni per la liberazione di un cittadino americano arrestato in Corea del Nord, dopo aver attraversato il fiume Yalu che separa il Paese dalla Cina. Pertanto della vicenda ne è stato fatto carico la diplomazia internazionale e di certo se ne parlerà anche in occasione del G20 di Londra in programma il primo aprile.
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