sabato 28 marzo 2009

Pakistan. E' allarme rosso per gli attacchi terroristici

Diventa sempre più insostenibile la situazione in Pakistan dove il governo non riesce a fronteggiare l'emergenza terroristica in atto. Il Paese asiatico sembra, ormai, in balia dei terroristi che hanno, inspiegabilmente, campo libero dovunque. Negli ultimi mesi gli attentati si sono praticamente moltiplicati. La regione più colpita è quella al confine con l'Afghanistan, la regione tribale del Pakistan nord-occidentale, dove gli attacchi della guerriglia islamica filo talebana avvengo con regolarità e con chiari fini di contrasto all'alleanza fra Islamabad e Washington. Rispetto al passato sono aumentati anche gli attacchi contro i terminal e i convogli di rifornimenti alle forze della coalizione in Afghanistan, praticamente sono moltiplicati. Il 75 per cento dei rifornimenti arriva in Afghanistan passando proprio per il Pakistan.
Nei giorni scorsi quotidiano 'New York Times' in un servizio pubblicato ha messo in guardia sulla complessità della situazione in Pakistan sostenendo che agenti dell'Inter services intelligence, Isi, il potente servizio segreto pachistano, avrebbero fornito soldi, rifornimenti e assistenza ai talebani che si stanno potenziando per affrontare le forze internazionali stanziate in Afghanistan. Non bisogna dimenticare che al tempo dell'invasione sovietica dell'Afghanistan fu proprio l'Isi, su mandato degli americani, ad armare, addestrare e pagare i Talebani in versione anti russa. Certi legami difficilmente si rompono, specie quando ci sono in gioco milioni di dollari. La nuova politica della Casa Bianca, conosciuta come 'Afg-Pak', contempla un pacchetto di aiuti per Islamabad con una spesa di molti miliardi di dollari, a cui si aggiungeranno contributi dall'Europa, Giappone e Paesi del Golfo, per rafforzare le istituzioni pachistane e in particolare il presidente Asif Ali Zardari anche con la nascita di un governo di unità nazionale che associ il Partito del popolo pachistano, Ppp, del presidente e la Lega musulmana-N, Plm-N, dell'ex premier Nawaz Sharif.
Oggi la polizia pachistana ha fatto scattare lo stato di massima allerta nella città militare di Rawalpindi, poco lontano da Islamabad, per un sospetto attacco kamikaze. E' stato segnalato che un ragazzo di 12-13 anni, che indossa un uniforme e con in mano una racchetta o una mazza di cricket potrebbe essere un possibile Kamikaze. L'adolescente sarebbe entrato nell'area di Lal Kurti, dove è ubicato il quartier generale dell'esercito pachistano. La polizia teme un attacco terroristico ad uno dei militari ai vertici dell'esercito. Nel frattempo sono stati distrutti 12 camion nel nord ovest del Pakistan precisamente a Peshawar capoluogo della provincia della Frontiera del nord-ovest. Gli automezzi, carichi di rifornimenti per le forze della coalizione in Afghanistan, erano parcheggiati presso il terminal stradale di Farhad che è stato attaccato da miliziani armati di lanciarazzi e bombe incendiarie. Con la stessa tecnica, lo scorso venerdì, un commando di fondamentalisti islamici ha attaccato con armi automatiche e razzi un altro terminal nel Pakistan nord-occidentale utilizzato come base per inviare rifornimenti alle truppe della Nato in Afghanistan. Sono stati distrutti 12 container. Il terrorismo però, non corre solo su questo binario. Nel 2009 erano stati già due gli atti terroristici più gravi che avevano insanguinato il Paese. Il primo era stato compiuto il 5 febbraio scorso contro una moschea sciita a Dera Ghazi ed aveva provocato 35 morti. Il secondo il 20 febbraio scorso, in occasione del funerale di un leader sciita ucciso nel Pakistan nord- occidentale, con 30 morti. Ieri però, un kamikaze ha compiuto una vera e propria strage facendosi esplodere, all'inizio della preghiera del venerdì, in una moschea piena di fedeli a Jamrud. Sono morte oltre 70 persone, tra i quali anche 14 poliziotti, personalità locali e 20 paramilitari. Compiendo di fatto quello che è considerabile il secondo attentato più cruento nella storia del Pakistan dopo quello all'Hotel Marriott di Islamabad dello scorso mese di settembre, allora i morti furono 60. Jamrud è situata nella zona tribale del Pakistan, lungo la strada per il passo di Khyber crocevia strategico per i rifornimenti alle truppe americane e della Nato in Afghanistan che provengono da Karachi, la grande città portuale del sud del Pakistan. Proprio in questa regione semiautonoma, negli ultimi mesi, gli attacchi della guerriglia filo-talebana, che si oppongono all'accordo tra il governo di Islamabad e quello di Washington nella lotta al terrorismo, contro i convogli dei rifornimento e gli attacchi kamikaze hanno subito una forte impennata.
L'attentato alla moschea di Jamrud è giunto a poche ore dall'annuncio da parte del presidente americano, Barack Obama, della nuova strategia degli Usa per eliminare al Qaida dall'Afghanistan e dal Pakistan. Si tratta di una strategia unica, per Afghanistan e Pakistan perchè giudicati, dall'amministrazione Obama, come elementi di un unico problema, che prevede l'invio di 4mila soldati incaricati di addestrare le forze di sicurezza afgane e altri 17mila soldati che saranno dispiegati sul terreno. Per il presidente americano la zona più pericolosa è proprio la regione tribale alla frontiera tra i due Paesi confinanti. Una data che verrà ricordata anche per il cruento attacco dei terroristi. Come se la guerriglia islamica avesse voluto marcare con il sangue il giorno dell'annuncio della nuova strategia americana. A testimoniare quanto sia alto il rischio, in termini di sicurezza, nella regione tribale del Pakistan nord-occidentale, ieri, nonostante le forze di sicurezza pachistane fossero in allerta rossa, è avvenuta un'altra potente esplosione a Tehsil Landi Kotal poco lontano da Jamrud. Come se non bastasse in tutto questo, nella regione frontaliera, si è innestata quella che da tempo è una questione molto sentita nel Paese. Nel giro di poche ore aerei senza pilota, droni, quasi certamente americani hanno colpito edifici in diversi punti del Waziristan settentrionale e meridionale, causando numerose vittime tra i civili. Quest'area di frontiera è considerata il feudo della guerriglia fedele al Mullah, Baitullah Mehsud, considerato il responsabile di decine di attacchi suicidi in Pakistan e di attentati contro le forze della Nato in Afghanistan, nonchè il possibile regista dell'assassinio dell'ex premier Benazir Buttho avvenuto nel dicembre 2007. Da qui i movimenti fondamentalisti attaccano, per destabilizzarle, le province del Pakistan e dell'Afghanistan, e lanciano incursioni che raggiungono persino la capitale Kabul. Da tempo è in corso uno 'scontro' tra Washington e Islamabad. Quest'ultima nega ufficialmente di aver dato agli Stati Uniti un tacito assenso all'utilizzo dei droni per colpire al Qaida e ribelli talebani in Pakistan. In realtà secondo il 'The Wall Street journal' il presidente pachistano Zardari e il capo dell'esercito Ashfaq Kayani avrebbero dato il loro via libera ai raid americani con i droni nelle zone tribali, al confine tra Pakistan e Afghanistan, e decidendo, di comune accordo, anche i bersagli da colpire. Fino ad oggi gli attacchi Usa con droni sono stati circa 30 e hanno causato 300 morti, tra cui molti civili provocando dure reazioni tra questi ultimi. Tuttavia il portavoce del ministero degli Esteri pachistano, Abdul Basit, ha spiegato che il governo di Islamabad si augura che la politica degli attacchi missilistici, rivelatasi controproducente almeno politicamente, sarà presto modificata. Le regioni tribali del nord-ovest del Pakistan sono diventate il rifugio per le centinaia di talebani e combattenti di Al-Qaida che sono fuggiti dall'Afghanistan dopo che è stato rovesciato del regime fondamentalista Taleban, alla fine del 2001, grazie all'intervento della coalizione internazionale guidata dagli Usa. Da tempo Kabul e Washington accusano Islamabad di non fare abbastanza per impedire ai militanti islamici di varcare la frontiera e lanciare attacchi contro le forze americane e della Nato in territorio afgano. Per discutere del problema, il presidente afghano, Hamid Karzai, e quello pachistano, Asif Ali Zardari, avranno un incontro il 1 aprile prossimo ad Ankara. Di fatto sarà il terzo di questo tipo sotto l'egida della Turchia. Il primo si era tenuto nell'aprile del 2007 ad Ankara seguito poi, da una riunione a Istanbul nel dicembre 2008.

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Una fiammella accesa per tutte le persone che soffrono al mondo

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Nel mondo sono tante le persone che piangono e soffrono a loro dedico un affettuoso pensiero....

Unioni Civili

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SI ALLE UNIONI CIVILI NO ALLE ADOZIONI

STOP ALLE VIOLENZE IN SIRIA

Il mondo non può più stare a guardare mentre migliaia di siriani si vedono privati della libertà e della vita.....

Tutta la verità sul sequestro del rimorchiatore Buccaneer

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A tutti quei bravi ragazzi morti per l'Italia

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Non mi abituerò mai a quest'immagine! Onore ai caduti

Nel mondo ogni giorno vengono compiute carneficine immani in cui le vittime sono inermi civili

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in memoria di coloro che hanno versato il loro sangue a causa del terrorismo ed ora sono solo ombre!

sono solidale con gli immigrati clandestini

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il volto di un immigrato

...a quei bravi ragazzi, figli dell'America di oggi, morti in guerra!

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DARFUR:NON C'E' PIU' TEMPO DA PERDERE!

IN DARFUR SONO DECINE SE NON CENTINAIA LE PERSONE CHE MUOIONO OGNI MESE...
FAI LORO DEL BENE... AIUTA I RIFUGIATI E I PROFUGHI DEL DARFUR FACENDO UNA DONAZIONE ALL'AGENZIA ONU PER I RIFUGIATI UNHCR CHIAMA LO 0680212304 PER SAPERE COME FARE....
RICORDATI BASTANO 31 EURO PER ACQUISTARE 8 COPERTE, 51 EURO PER UNA TENDA E 200 EURO PER DARE ASSISTENZA MEDICA A 25 FAMIGLIE...

Un bambino del Darfur

Un bambino del Darfur
aiuta ad aiutarlo sostieni le iniziative pro Darfur
In Darfur dal 2003 ad oggi sono state compiute esecuzioni, anche di massa, stupri, soprattutto di massa, nei confronti di donne, uomini e bambini e interi villaggi sono stati rasi al suolo. Il terrore è stato usato come pratica generalizzata e a sfondo razziale mentre lo stupro è diventato una vera e propria arma da guerra.
Il governo sudanese di Khartoum da parte sua ha bombardato senza sosta i civili, e ha reso sempre più difficili le operazioni di soccorso delle organizzazioni umanitarie nei confronti delle genti del Darfur, fino al punto di far scappare via la maggior parte delle Ong operanti nella regione sudanese e liberarsi così di scomodi testimoni di quanto accadeva in quei luoghi. La stessa tattica è stata seguita prima con i peacekeepers dell'Ua e poi con quelli dell'Onu...
Tutto il mondo è a conoscenza di quanto accade in quella remota regione sudanese e lancia denunce. Da un lato Washington parla di genocidio, dall’altro l'Onu parla di catastrofe umanitaria e di pulizia etnica.
Il tutto però resta nella totale impunità!
Intanto, dal Febbraio 2003 anno in cui è iniziata la ribellione della popolazione di etnia africana del Darfur, circa 6 milioni in maggioranza musulmana e in parte animista, contro il governo sudanese, musulmano ma integralista e soprattutto di etnia araba e bianca, è scoppiato il conflitto che ha causato finora circa 300mila morti e due milioni e mezzo di profughi. Una protesta nata per lo stato di totale abbandono e sfruttamento in cui la popolazione nera era tenuta. La repressione del governo centrale è stata spietata, soprattutto facendo uso dei Janjaweed, i diavoli a cavallo, che sono milizie nomadi di etnia araba che hanno compiuto tutti gli orrori possibili e inimmaginabili contro le genti del Darfur di etnia nera, per lo più contadini e pastori.

Il pianto di un innocente a Gaza

Il pianto di un innocente a Gaza
Ancora una volta il mondo intero si dovrebbe vergognare!!!
La guerra chi puo raccontarla? E' difficile farlo ma tutti possiamo immaginare come sia il sentire l'odore dei morti abbandonati nelle strade o sotto le macerie, il vedere i bambini che muoiono di fame accanto al cadavere della madre, il sentire il lamento dei feriti e lo strazio dei sopravvissuti, di chi si vede impotente e maledice chi gli ha portato via tutto.
Nella Striscia di Gaza siamo ormai quasi alla terza settimana di bombardamenti e inesorabilmente, come non potrebbe essere diversamente con tutta la tecnologia militare del 21° secolo che gli israeliani stanno usando, il numero dei morti tra i civili continuato ad aumentare, mentre l'esercito israeliano bombarda le loro case si moltiplicano tra i palestinesi le scene di disperazione e di dolore causati dagli effetti devastanti della guerra che certamente non sono cambiati nel tempo anzi al contrario.

Giugno 2009: La rivoluzione di velluto in Iran

Giugno 2009: La rivoluzione di velluto in Iran
Sono solidale con i persiani che manifestano

Il 12 giugno 2010 è caduto il primo anniversario delle contestate elezioni iraniane. Elezioni che decretarono la riconferma a presidente dell’Iran di Mahmud Ahmadinejad. Il Paese ha vissuto le prime ora di questa giornata con una calma carica di tensione che poi, è scoppiata nel pomeriggio intorno alle 16, le 13.30 italiane con i primi scontri tra manifestanti e forze di sicurezza nei pressi dell’Università Sharif di Teheran. Era impensabile che l’opposizione iraniana del movimento riformista dell’Onda Verde si facesse scappare questa occasione per proclamare il proprio dissenso al regime degli Ayatollah. I luoghi delle sanguinose proteste post elettorali di un anno fa si sono quindi di nuovo riempiti di manifestanti. Questo, nonostante l’appello dei leader dell’opposizione, Moussavi e Karroubi, a evitare di scendere in piazza e nonostante che le forze di sicurezza avessero preso posizione in vari punti strategici del centro di Teheran per prevenire manifestazioni. Nonostante le proteste e le accuse di brogli elettorali il contestato presidente Ahmadinejad ha potuto proseguire nel suo mandato, quasi certamente usurpato, grazie all’appoggio dell’ayatollah Ali Khamenei, la Guida Suprema. La lotta continuerà. Viva la Persia! Viva il movimento riformista!


i 44 presidenti degli Usa

i 44 presidenti degli Usa
da www.patrickmoberg.com/blog/id:420/november-4-2008

The President United States of America

The President United States of America
Barack Obama

E' morta Miriam Makeba

E' morta Miriam Makeba
Addio Mama Afrika....io continuerò a sognare...

Notes

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Italia. Violenza sessuale è allarme sociale


Dopo i recenti casi di stupri, a Roma, Bologna e Milano non si riesce quasi più a tenere il conto degli episodio di violenza sessuale che, dall'inizio dell'anno, si stanno susseguendo in Italia ad opera principalmente di stranieri. Un orribile reato che si verifica nelle grandi città metropolitane come nei piccoli centri urbani. Emergono dati da brividi dalle informazioni fornite dal Presidente facente funzioni del Tribunale di Como Giuseppe Anzani e dal Procuratore capo Alessandro Maria Lodolini. Ogni 4 giorni in Procura a Como arriva una denuncia per violenza sessuale. I fascicoli aperti tra luglio 2007 e giugno 2008 sono stati 89, tra violenze sessuali e pedofilia. Ma è solo la punta di un iceberg in quanto, il reato, per la quasi totalità è sommerso perché prevale ancora la paura e la vergogna a denunciare la violenza subita. Fino ad oggi la violenza che subivano le donne era soprattutto domestica, ma gli episodi di violenza che hanno visto protagoniste, loro malgrado, delle donne avvenuti negli ultimi giorni, per le strade, propongono una nuova emergenza. Un autorevole testimonianza è portata da Telefono Rosa che da anni conosce il fenomeno ed assiste le vittime. “Ciò che sta avvenendo dall'inizio dell'anno, precisa il presidente Maria Gabriella Carnieri Moscatelli, mi preoccupa. Non so se è solo l'effetto di maggiori denunce ma, dal nostro osservatorio, non era mai stato rilevata una cosa simile”. Gli avvenimenti degli ultimi giorni non fanno altro che conferma un'allarmante costante: in testa alla classifica degli autori di stupri ci sono gli stranieri. Il triste primato vede fra i primi i romeni, seguiti da marocchini e albanesi che sembra abbiano dato il via ad una esecrabile escalation di violenza contro le donne. Assodato che nella stragrande maggioranza dei casi questi episodi sono commessi da stranieri, spesso clandestini, ora si deve dare a tutto questo uno stop. Certezza della pena, custodia cautelare in carcere per chi è accusato di violenza sessuale ed esclusione di attenuanti per chi delinque sotto effetto di alcool e droghe. Tutto ovviamente tenendo conto di due elementi fondamentali: abbattere l'allarme sociale provocato da questo tipo di reati e tutelare la dignità della vittima, che va assicurata anche nel percorso dibattimentale.
Per raggiungere un risultato anzitutto è importante l'introduzione nel ddl sicurezza dell'obbligo del carcere per chi stupra. Forse il decreto 'anti-stupro' sarà pronto per venerdì esso dovrebbe contenere, come annunciato, importanti novità: gli accusati di stupro non potranno beneficiare della libertà condizionale, ci sarà un avvocato a spese dello Stato per le vittime di violenza sessuale, arriveranno nuovi presidi di polizia con relativi stanziamenti, saranno anticipate le norme contenute nel ddl anti-molestie che la Camera ha già approvato. Tra le altre cose, ci dovrebbero essere anche aggravanti se a commettere violenza sono familiari, partner o tutori; un pesante aggravio di pena se la vittima è sotto i 14 anni; uguale trattamento, invece, se la vittima è maggiorenne o appena sotto i 18; ergastolo sicuro, se allo stupro segue la morte della vittima. Mano pesante anche per i complici: nessuna possibilità di godere dei domiciliari neppure per i favoreggiatori.

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La scuola pubblica in Italia con la 'Riforma Gelmini'

Esprimo la mia piena solidarietà con tutti coloro che protestano contro la Legge 133/08 la cosidetta 'Riforma Gelmini'....

Le cifre presentate nel decreto fanno venire i brividi: i tagli previsti dal decreto legge 112, poi convertito nella legge 133/08, e gli ulteriori provvedimenti contenuti nel decreto 137 porteranno, a livello nazionale, ad una riduzione di circa 100mila posti tra il personale docente e di 43mila posti tra quello Ata (ausiliari, tecnici e amministrativi).
Per molti, anche per i non addetti ai lavori, l'effetto provocato dalla legge che in pratica azzererà in poco tempo le faticose conquiste di anni e anni, non solo in termini di posti di lavoro, ma anche di mission- educativa e di didattica, rende il momento dei più cupi e tristi degli ultimi anni. Ai tagli vanno poi sommati, le conseguenze che scaturiranno dalla reintroduzione del maestro unico nelle scuole elementari.
L'Europa chiede più scuola, più sapere e l'Italia che fa?
Il contrario!
Rientrodurre il maestro unico è compiere, di sicuro, un passo indietro di almeno mezzo secolo. Se non addirittura si ritorna al tempo del libro cuore, senza offesa per quel libro mio compagno di tanti pomeriggi.
Perchè tutto questo? Bella domanda!
Molto probabilmente si tenta di mascherare con questa supposta riforma quello che è il vero scopo del provvedimento: incassare o meglio risparmiare in poco meno di 4-5 anni 8miliardi di euro. Questa è la cifra stimata, che dovrebbe restare nelle casse dello stato.
Un risparmio quindi certo ottenuto tagliando centinaia di migliaia di posti di lavoro ma al contempo che produrrà anche un effetto negativo: quello di un drastico ridimensionamento del servizio scolastico pubblico in favore forse di quello privato. Inoltre un'altra diretta conseguenza della L.133/08 sarà la chiusura di decine e decine di plessi scolastici.
Molte scuole, soprattutto nei piccoli centri urbani, non ci saranno più. A scomparire sarà anche un altro degli elementi cardine dell'istruzione primaria italiana: il tempo pieno. Bisogna fare attenzione, chi sostiene che il tempo pieno non sarà toccato dalla riforma o che addirittura aumenterà mente sapendo di farlo.
Rifletteteci un poco e capirete perchè!
Se prima, per ogni 2 classi, c'erano 3 insegnanti d'ora in poi sarà uno per classe, a seguire e istruire dai 20 ai 30 alunni e che svolgerà il suo orario lavorativo settimanale esclusivamente di mattina. Pertanto al pomeriggio non potrà esserci altro che un sorta di dopo-scuola, trasformando il tempo pieno di fatto in un parcheggio pomeridiano per i bambini, che nulla ha da condividere con l'offerta didattica di cui fino ad ieri, prima della 'riforma Gelmini', gli alunni potevano usufruire con il tempo pieno.

...

ARRIVERA' PER NATALE UNA 'SOCIAL CARD' AD OLTRE 1MLN DI ITALIANI 'POVERI'

C’è un detto che dice: "meglio poco che niente!".
In questo caso tra il poco e il nulla ci sono così poche differenze che è difficile distinguerli.
La 'social card, almeno per il momento, sembra più l’ennesimo spot varato dal governo che piuttosto un provvedimento serio in grado di aiutare per davvero i più bisognosi.
Nessuno però si è ricordato di dire che ogni spesa effettuata con la 'social card' in automatico sarà data una commissione alla Mastercard che è la società che ha emmesso ed è la proprietà della card.
Bhe! Almeno qualcuno di certo ci guadagnerà da questa iniziativa...
Appare strano che un'iniziativa così benefica abbia comunque dei costi accessori...stranezze tutte italiane!

***

Parole....di Abraham Lincoln

Non si può arrivare alla prosperità

scoraggiando l'impresa.
Non si può rafforzare il debole
indebolendo il più forte.
Non si può aiutare chi è piccolo
abbattendo chi è grande.
Non si può aiutare il povero
distruggendo il ricco.
Non si possono aumentare le paghe
rovinando i datori di lavoro.
Non si può progredire serenamente
spendendo più del guadagno.
Non si può promuovere la fratellanza umana
predicando l'odio di classe.
Non si può instaurare la sicurezza sociale
adoperando denaro imprestato.
Non si può formare carattere e coraggioto
gliendo iniziativa e sicurezza.
Non si può aiutare continuamente
la gente facendo in sua vece quello che potrebbe
e dovrebbe fare da sola.

USA 2008: ELETTO PRESIDENTE BARACK OBAMA

USA 2008: ELETTO PRESIDENTE BARACK OBAMA

marito e padre

i due rivali

genere umano

GIOCHI OLIMPICI DI PECHINO

GIOCHI OLIMPICI DI PECHINO
da peacereporter

23/02/2002 - 02/07/2008 Ingrid Betancourt è stata liberata!

23/02/2002 - 02/07/2008                  Ingrid Betancourt è stata liberata!
faccio mia la gioia di tutti!

Finalmente liberi!!!

Finalmente liberi!!!

Grazie a loro la Betancourt è libera

Grazie a loro la Betancourt è libera
il ministro della Difesa colombiano Santos e il generale Montoya

Grazie Uribe!!

Grazie Uribe!!
La Betancourt ha incontrato il presidente colombiano Uribe che vinse le elezioni del 2002

madre e figlia!

madre e figlia!
Yolanda Pulecio e Ingrid Betancourt

le due Betancourt

le due Betancourt
Ingrid abbraccia la madre Yolanda

La gioia della libertà riconquistata

La gioia della libertà riconquistata
Ingrid Betancourt dopo la liberazione