martedì 29 luglio 2008

Bosnia. Per i fatti di Srebrenica il tribunale di Sarajevo ha emesso le prime sentenze per genocidio

I giudici del Tribunale di Sarajevo per crimini di guerra hanno inflitto oggi dure pene ad alcuni degli esecutori del massacro di Sebrenica.
Sono stati comminati complessivamente 284 anni di reclusione ai sette serbo-bosniaci riconosciuti colpevoli di avere ''coscientemente'' partecipato al genocidio, compiuto nel 1995 dagli uomini agli ordini del generale Ratko Mladic a Srebrenica. In quella occasione dopo che i serbo-bosniaci presero Srebrenica, l'11 luglio 1995, i Caschi blu olandesi del Battaglione Dutchbat III, che avrebbero dovuto proteggere la città e i suoi abitanti, non opposero resistenza alle forze serbo-bosniache. I soldati della Rs misero da parte gli uomini, anche ragazzi appena adolescenti, dalle donne, li caricarono su camion e li fucilarono, gettando i corpi nelle fosse comuni. Quello di Srebrenica è considerato il più sanguinoso massacro compiuto in Europa dopo la Seconda guerra mondiale.
Milenko Trifunovic, Brano Djinic e Aleksandar Radovanovic sono stati condannati a 42 anni, Milos Stupar, Slobodan Jakovljevic e Branislava Medan a 40 e Petar Mitrovic a 38 anni di reclusione. Quattro coimputati, invece, sono stati prosciolti dall'accusa di genocidio. I sette condannati sono stati riconosciuti colpevoli di aver commesso genocidio, partecipando, tra l'altro, all'uccisione di oltre mille prigionieri musulmani nel magazzino della cooperativa agricola di Kravica, un villaggio sulla strada tra Srebrenica e Bratunac. Il Tribunale di Sarajevo, in cui lavorano anche magistrati internazionali, è stato costituito nel 2005 per continuare l'attività del Tribunale internazionale dell'Aja (Tpi), che deve concludere i processi di primo grado entro la fine del 2008 e quelli di appello entro la fine del 2010, quando dovrebbe anche chiudere i battenti. Quello che si è concluso oggi è stato il dibattimento in primo grado del primo processo contro imputati di genocidio. In precedenza i giudici di Sarajevo avevano portato a termine 16 procedimenti per crimini di guerra, mentre sono sotto processo altri settanta imputati cosiddetti minori, compresi i 20 procedimenti avviati dal Tpi e che il tribunale dell'Onu ha ceduto a quello di Sarajevo. La procura sta ancora vagliando le oltre mille denunce per crimini di guerra commessi in tutta la Bosnia durante il sanguinoso conflitto degli anni'90 e che interessano circa 10mila sospettati.
A 13 anni dalla strage di Srebrenica sono ancora molti i responsabili di quel massacro che sono sotto processo e in attesa di giudizio. Dopo l'arresto dell'ex leader dei serbo-bosniaci Radovan Karadzic, dei responsabili ancora in fuga ne resta uno solo: l'ex comandante dell'esercito serbo-bosniaco il generale Ratko Mladic.
Finora tra i condannati più importanti per grado di responsabilità nell'eccidio degli 8mila musulmani di Srebrenica è il generale Radislav Krstic, che diresse l'attacco contro la città bosniaca. La sua condanna a 35 anni per partecipazione al genocidio è stata confermata in appello nell'aprile 2004. Nel maggio del 2007 è stato invece condannato a 15 anni il colonnello Vidoje Blagojevic, mentre Dragan Jokic ha subito una condanna a 9 anni per crimini di guerra e contro l'umanità. Mentre nel dicembre del 2003 sono stati condannati anche gli ufficiali serbo-bosniaci Dragan Obrenovic e Momir Nikolic, rispettivamente a 17 e 27 anni di carcere. In appello la pena di Nikolic è stata ridotta a 20 anni.
Il primo condannato per i fatti di Srebrenica è stato l'ex soldato serbo-bosniaco Drazen Erdemovic, che è stato condannato nel 1998 a cinque anni di prigione, ma è stato liberato nel 2000.
Sono invece ancora sotto processo gli ex ufficiali Vinko Pandurevic, Ljubomir Borovcanin, Vujadin Popovic, Drago Nikolic e Ljubisa Beara. Mentre sono ancora in corso i processo contro i generali Milan Gvero e Radivoje Miletic, accusati di crimini di guerra e contro l'umanità per aver impedito agli aiuti umanitari di accedere nell'enclave. Gvero è sotto processo anche per aver partecipato alla cattura e detenzione dei musulmani di Srebrenica.
A tutt'oggi non è iniziato invece il processo contro l'ex capitano Milorad Trbic, accusato di genocidio per aver aiutato al trasporto dei musulmano-bosniaci verso il uogo delle esecuzioni, ma l'accusa ha richiesto per lui il trasferimento degli atti presso la giustizia bosniaca. L'ex capo di stato maggiore jugoslavo Momcilo Peresic, invece, deve ancora essere processato per aver fornito aiuto logistico alle armate serbo-bosniache. Il generale serbo Zdravko Tolimir, ex membro dell'alto comando dell'armata serbo-bosniaco, è in attesa di processo per genocidio, crimini di guerra e contro l'umanità per aver supervisionato le esecuzioni di massa.
Caso a parte è quello dell'ex presidente serbo Slobodan Milosevic, che era accusato per genocidio, crimini di guerra e contro l'umanità per le guerre balcaniche degli anni '90, ivi compresa la strage di Srebrenica. Milosevic, non ha concluso il suo iter processuale, perchè è deceduto nel carcere del Tribunale penale dell'Aja, dove sono detenuti anche gli altri imputati del Tpi, l'11 marzo 2006.
Se non fosse stato per il lavoro svolto dai giudici del Tribunale penale dell'Aja per l'ex Jugoslavia il mondo non avrebbe saputo praticamente nulla dei fatti di Srebenica. Il lavoro finora svolto dal Tpi su Srebrenica ha permesso di ricostruire l'intera dinamica della strage anche se rimangono alcune inquietanti zone d'ombra, che hanno fermato il tempo a quel luglio del 1995.
L'inchiesta ha permesso di svelare tutto il piano attuato dai militari serbo-bosniaci guidati dal generale Mladic. Un piano in cui era stato previsto che dopo la presa dell'enclave e le fucilazioni di massa degli oltre 8mila prigionieri, per lo più civili, si sarebbe dovuto provvedere all'occultamento dei cadaveri. Un'operazione questa che gli uomini di Mladic compirono in solo tre gironi dedicandosi con metodo e con capacità rendendo il dolore dei sopravvissuti ancor più struggente. Le indagini e i successivi processi attivati dal Tpi e la collaborazione prima del soldato Erdemovic (1996) e poi di alcuni ufficiali dell'esercito serbo-bosniaco come Dragan Obrenovic e Momir Nikolic (2003), hanno vanificato quello sforzo portando il mondo intero a conoscere in gran parte dei fatti accaduti a Srebrenica. L'Alta corte dell'Aja ha raccolto tutto il suo lavoro in un dossier che ha innescato un meccanismo a catena che è poi culminato nelle ammissioni di responsabilità dei vertici della Republika Srpska nel 2004, dopo appunto la pubblicazione del lavoro della Commissione istituita da Banja Luka su pressione dell'Alto Rappresentante.
E' stato un giovane commissario di polizia francese, Jean René Ruez, a coordinare l'inchiesta per conto della Procura dell'Aja. Ha iniziato il suo lavoro subito dopo la strage, il 20 luglio del 1995. Ruez ha pazientemente raccolto tutti gli elementi indiziari possibili, vagliato i racconti dei sopravvissuti, catalogato i reperti, incrociato i propri risultati con quelli delle inchieste giornalistiche, cercato i riscontri fossa dopo fossa. Grazie al suo lavoro e alla collaborazione di alcuni degli imputati alla fine ogni negazionismo è sfumato. Compreso il negazionismo di quanti ancora oggi in parte sostengono che i morti di Srebrenica non sono altro che soldati morti in combattimento. Non è così! Quei morti sono tutti prigionieri, civili e/o militari, che furono ammassati a migliaia e poi assassinati a sangue freddo e molti con le mani legate dietro alla schiena. Oggi grazie al lavoro svolto dal Tpi sulla dinamica della strage, la tempistica e la logistica non rimane in pratica più alcun mistero. Dall'inchiesta condotta dall'Alta corte dell'Aja è emerso un fatto sconcertante: le esecuzioni di massa non sono avvenute solo su montagne sperdute nella Bosnia dell'est, ma anche in contesti urbani. Una strage di queste dimensioni, nelle sue diverse fasi, ha impegnato verosimilmente centinaia se non addirittura migliaia di uomini. Ed ecco perchè negli anni è nata la polemica sul perchè processare e condannare pochi mentre sono stati in molti a compiere il massacro. E' emerso la questione della cosiddetta responsabilità collettiva. Inoltre si è polemizzato sul fatto che l'inchiesta ha messo in luce solo il ruolo e le responsabilità dell'esercito serbo-bosniaco, tutti gli imputati sono militari. E' chiaro che un'operazione di questa entità non poteva essere compiuta senza il sostegno della polizia e delle autorità civili di tutte le comunità locali coinvolte nella strage. Difficilmente un evento come quello del massacro di 8mila musulmani per il quale sono stati utilizzati come luoghi di esecuzione anche edifici pubblici poteva avvenire senza la complicità dei funzionari dell'amministrazione civile o delle forze di polizia locali. Queste categorie però sono state tenute fuori dall'inchiesta e dal dibattimento processurale . E' chiaro che diversamente dagli altri episodi che hanno caratterizzato il conflitto nei Balcani negli anni'90, a Srebrenica è stato messo in atto un vero e proprio piano di sterminio, il cui obiettivo era quello di eliminare i 'Bosniacchi' ( i bosniaci musulmani) dalla Bosnia orientale. il Tribunale penale dell'Aja per la ex Jugoslavia e poi la Corte Internazionale di Giustizia, hanno definito i fatti di Srebrenica “genocidio”. La motivazione di questa sentenza va ricercata nel fatto che sebbene la prima fase del massacro fu contrassegnata da vendette e omicidi individuali, subito dopo la caduta dell'enclave, venne seguita dalla decisione di eliminare tutti i prigionieri di sesso maschile. Liquidare anche un solo genere, quello maschile, corrisponde all'annientamento di una intera comunità, che non potrà più riprodursi. I vertici militari serbo-bosniaci si resero conto che non bastavano la “semplice” pulizia etnica per essere sicuri che i musulmani bosniaci non sarebbero più ritornati occorreva annientarli. Un altro punto oscuro rimane ad aleggiare sui fatti di Srebenica. I caschi blu olandesi presenti nell'enclave non hanno reagito all'attacco dell'esercito di Mladic ne impedito quanto è accaduto dopo la caduta dell'enclave musulmana. L'inchiesta non ha nemmeno rasentato questa dura realtà che nei fatti non è stato altro che un tradimento di quelle genti che si erano affidate ai peacekeepers dell'Onu per essere protette e aiutate. I caschi blu, prima canadesi e poi olandesi, inviati a Srebrenica, dopo che il generale Morrilon aveva dichiarato l'area 'zona protetta dall'Onu', avevano il mandato di disarmare le parti e garantire l'incolumità dei civili. Eppure essi vennero meno al loro mandato, non solo non disarmarono le parti in conflitto, specie i serbi, ma restarono a guardare quando le truppe serbo-bosniache cominciarono a rastrellare gli uomini e a condurli via verso i luoghi della loro fine. Gli olandesi erano acquartierati a Potocari in una ex fabbrica di batterie, in quel luogo hanno lasciato le traccie indelebili del loro disprezzo per i musulmani di bosnia. Scritte e graffiti testimoniano quanto non avessero il minimo interesse a rischiare nulla per proteggerli. I soldati olandesi lasciarono semplicemente il campo libero alle truppe serbe in arrivo, senza neanche sparare un solo colpo anzi cedendo a loro il proprio armamento. Tanto è vero che l'esercito serbo-bosniaco entrò a Srebrenica a bordo dei blindati bianchi dell'Onu. La popolazione corse loro incontro convinta che erano i loro salvatori e solo dopo si accorsero dell'inganno, ma ormai è troppo tardi. Non solo, i cashi blu olandesi nei giorni precedenti disarmarono tutti coloro che si erano posti a difesa dell'enclave musulmana, ma non tentarono di fare altrettanto con le famigerate formazioni assassine delle "Tigri bianche" di Arkan, delle "Acquile nere" di Mladic e delle unità dell'esercito jugoslavo. Secondo "Medici senza frontiere", i soldati olandesi si rifiutarono addirittura di occuparsi dei Bosniaci feriti o malati. Dopo la caduta della città esistono testimonianza che il comandante dei peacekeepers olandesi, Thomas Karremans, si scambiò regali con Mladic e brindò insieme a lui alla vittoria serba. Lo stesso governo olandese proibì a suoi soldati di parlare pubblicamente del genocidio avvenuto. I soldati del Dutchbat III al loro rientro in patria furono tenuti isolati per quattro giorni e nemmeno l'inviato speciale dell'Onu, Tadeusz Mazowiecki, potè intervistare i soldati. Ogni tipo di documentazione, fotografie e filmati furono sequestrati, Karremans fu promosso e sparì negli Usa nel suo nuovo ruolo di addetto militare. La responsabilità per aver tradito migliaia di persone poi uccise dai serbo-bosniaci, la mancata assistenza dei feriti e dei malati e per la complicità con gli assassini non è tanto dei singoli soldati quanto dei vertici dell'esercito e del governo olandese. Tanto è vero che a dare l'ordine di evacuazione ai caschi blu olandesi, senza preoccuparsi minimamente delle migliaia di abitanti di Srebrenica, affamati e disarmati in balia dei serbi non fu l'Onu ma il governo olandese. Nel dicembre 2006 quei soldati sono stati premiati con una medaglia dal governo olandese per la loro partecipazione alla missione in Bosnia. Un premio che rappresenta nella sua forma più evidente la persistente volontà di rimozione e l'incapacità di fare i conti con il passato. E' come se non fosse successo nulla. Anche se è successo, in ogni caso non riguardava e non riguarda la comunità internazionale e tanto meno l'Europa. Se l'Europa si autoassolve per le proprie responsabilità nel conflitto balcanico degli anni '90, o volta la testa dall'altro lato, sarà il segno della vittoria di chi come Karadzic e Mladic hanno basato la loro politica sul razzismo e la pulizia etnica.

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Una fiammella accesa per tutte le persone che soffrono al mondo

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Nel mondo sono tante le persone che piangono e soffrono a loro dedico un affettuoso pensiero....

Unioni Civili

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A tutti quei bravi ragazzi morti per l'Italia

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Nel mondo ogni giorno vengono compiute carneficine immani in cui le vittime sono inermi civili

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il volto di un immigrato

...a quei bravi ragazzi, figli dell'America di oggi, morti in guerra!

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DARFUR:NON C'E' PIU' TEMPO DA PERDERE!

IN DARFUR SONO DECINE SE NON CENTINAIA LE PERSONE CHE MUOIONO OGNI MESE...
FAI LORO DEL BENE... AIUTA I RIFUGIATI E I PROFUGHI DEL DARFUR FACENDO UNA DONAZIONE ALL'AGENZIA ONU PER I RIFUGIATI UNHCR CHIAMA LO 0680212304 PER SAPERE COME FARE....
RICORDATI BASTANO 31 EURO PER ACQUISTARE 8 COPERTE, 51 EURO PER UNA TENDA E 200 EURO PER DARE ASSISTENZA MEDICA A 25 FAMIGLIE...

Un bambino del Darfur

Un bambino del Darfur
aiuta ad aiutarlo sostieni le iniziative pro Darfur
In Darfur dal 2003 ad oggi sono state compiute esecuzioni, anche di massa, stupri, soprattutto di massa, nei confronti di donne, uomini e bambini e interi villaggi sono stati rasi al suolo. Il terrore è stato usato come pratica generalizzata e a sfondo razziale mentre lo stupro è diventato una vera e propria arma da guerra.
Il governo sudanese di Khartoum da parte sua ha bombardato senza sosta i civili, e ha reso sempre più difficili le operazioni di soccorso delle organizzazioni umanitarie nei confronti delle genti del Darfur, fino al punto di far scappare via la maggior parte delle Ong operanti nella regione sudanese e liberarsi così di scomodi testimoni di quanto accadeva in quei luoghi. La stessa tattica è stata seguita prima con i peacekeepers dell'Ua e poi con quelli dell'Onu...
Tutto il mondo è a conoscenza di quanto accade in quella remota regione sudanese e lancia denunce. Da un lato Washington parla di genocidio, dall’altro l'Onu parla di catastrofe umanitaria e di pulizia etnica.
Il tutto però resta nella totale impunità!
Intanto, dal Febbraio 2003 anno in cui è iniziata la ribellione della popolazione di etnia africana del Darfur, circa 6 milioni in maggioranza musulmana e in parte animista, contro il governo sudanese, musulmano ma integralista e soprattutto di etnia araba e bianca, è scoppiato il conflitto che ha causato finora circa 300mila morti e due milioni e mezzo di profughi. Una protesta nata per lo stato di totale abbandono e sfruttamento in cui la popolazione nera era tenuta. La repressione del governo centrale è stata spietata, soprattutto facendo uso dei Janjaweed, i diavoli a cavallo, che sono milizie nomadi di etnia araba che hanno compiuto tutti gli orrori possibili e inimmaginabili contro le genti del Darfur di etnia nera, per lo più contadini e pastori.

Il pianto di un innocente a Gaza

Il pianto di un innocente a Gaza
Ancora una volta il mondo intero si dovrebbe vergognare!!!
La guerra chi puo raccontarla? E' difficile farlo ma tutti possiamo immaginare come sia il sentire l'odore dei morti abbandonati nelle strade o sotto le macerie, il vedere i bambini che muoiono di fame accanto al cadavere della madre, il sentire il lamento dei feriti e lo strazio dei sopravvissuti, di chi si vede impotente e maledice chi gli ha portato via tutto.
Nella Striscia di Gaza siamo ormai quasi alla terza settimana di bombardamenti e inesorabilmente, come non potrebbe essere diversamente con tutta la tecnologia militare del 21° secolo che gli israeliani stanno usando, il numero dei morti tra i civili continuato ad aumentare, mentre l'esercito israeliano bombarda le loro case si moltiplicano tra i palestinesi le scene di disperazione e di dolore causati dagli effetti devastanti della guerra che certamente non sono cambiati nel tempo anzi al contrario.

Giugno 2009: La rivoluzione di velluto in Iran

Giugno 2009: La rivoluzione di velluto in Iran
Sono solidale con i persiani che manifestano

Il 12 giugno 2010 è caduto il primo anniversario delle contestate elezioni iraniane. Elezioni che decretarono la riconferma a presidente dell’Iran di Mahmud Ahmadinejad. Il Paese ha vissuto le prime ora di questa giornata con una calma carica di tensione che poi, è scoppiata nel pomeriggio intorno alle 16, le 13.30 italiane con i primi scontri tra manifestanti e forze di sicurezza nei pressi dell’Università Sharif di Teheran. Era impensabile che l’opposizione iraniana del movimento riformista dell’Onda Verde si facesse scappare questa occasione per proclamare il proprio dissenso al regime degli Ayatollah. I luoghi delle sanguinose proteste post elettorali di un anno fa si sono quindi di nuovo riempiti di manifestanti. Questo, nonostante l’appello dei leader dell’opposizione, Moussavi e Karroubi, a evitare di scendere in piazza e nonostante che le forze di sicurezza avessero preso posizione in vari punti strategici del centro di Teheran per prevenire manifestazioni. Nonostante le proteste e le accuse di brogli elettorali il contestato presidente Ahmadinejad ha potuto proseguire nel suo mandato, quasi certamente usurpato, grazie all’appoggio dell’ayatollah Ali Khamenei, la Guida Suprema. La lotta continuerà. Viva la Persia! Viva il movimento riformista!


i 44 presidenti degli Usa

i 44 presidenti degli Usa
da www.patrickmoberg.com/blog/id:420/november-4-2008

The President United States of America

The President United States of America
Barack Obama

E' morta Miriam Makeba

E' morta Miriam Makeba
Addio Mama Afrika....io continuerò a sognare...

Notes

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Italia. Violenza sessuale è allarme sociale


Dopo i recenti casi di stupri, a Roma, Bologna e Milano non si riesce quasi più a tenere il conto degli episodio di violenza sessuale che, dall'inizio dell'anno, si stanno susseguendo in Italia ad opera principalmente di stranieri. Un orribile reato che si verifica nelle grandi città metropolitane come nei piccoli centri urbani. Emergono dati da brividi dalle informazioni fornite dal Presidente facente funzioni del Tribunale di Como Giuseppe Anzani e dal Procuratore capo Alessandro Maria Lodolini. Ogni 4 giorni in Procura a Como arriva una denuncia per violenza sessuale. I fascicoli aperti tra luglio 2007 e giugno 2008 sono stati 89, tra violenze sessuali e pedofilia. Ma è solo la punta di un iceberg in quanto, il reato, per la quasi totalità è sommerso perché prevale ancora la paura e la vergogna a denunciare la violenza subita. Fino ad oggi la violenza che subivano le donne era soprattutto domestica, ma gli episodi di violenza che hanno visto protagoniste, loro malgrado, delle donne avvenuti negli ultimi giorni, per le strade, propongono una nuova emergenza. Un autorevole testimonianza è portata da Telefono Rosa che da anni conosce il fenomeno ed assiste le vittime. “Ciò che sta avvenendo dall'inizio dell'anno, precisa il presidente Maria Gabriella Carnieri Moscatelli, mi preoccupa. Non so se è solo l'effetto di maggiori denunce ma, dal nostro osservatorio, non era mai stato rilevata una cosa simile”. Gli avvenimenti degli ultimi giorni non fanno altro che conferma un'allarmante costante: in testa alla classifica degli autori di stupri ci sono gli stranieri. Il triste primato vede fra i primi i romeni, seguiti da marocchini e albanesi che sembra abbiano dato il via ad una esecrabile escalation di violenza contro le donne. Assodato che nella stragrande maggioranza dei casi questi episodi sono commessi da stranieri, spesso clandestini, ora si deve dare a tutto questo uno stop. Certezza della pena, custodia cautelare in carcere per chi è accusato di violenza sessuale ed esclusione di attenuanti per chi delinque sotto effetto di alcool e droghe. Tutto ovviamente tenendo conto di due elementi fondamentali: abbattere l'allarme sociale provocato da questo tipo di reati e tutelare la dignità della vittima, che va assicurata anche nel percorso dibattimentale.
Per raggiungere un risultato anzitutto è importante l'introduzione nel ddl sicurezza dell'obbligo del carcere per chi stupra. Forse il decreto 'anti-stupro' sarà pronto per venerdì esso dovrebbe contenere, come annunciato, importanti novità: gli accusati di stupro non potranno beneficiare della libertà condizionale, ci sarà un avvocato a spese dello Stato per le vittime di violenza sessuale, arriveranno nuovi presidi di polizia con relativi stanziamenti, saranno anticipate le norme contenute nel ddl anti-molestie che la Camera ha già approvato. Tra le altre cose, ci dovrebbero essere anche aggravanti se a commettere violenza sono familiari, partner o tutori; un pesante aggravio di pena se la vittima è sotto i 14 anni; uguale trattamento, invece, se la vittima è maggiorenne o appena sotto i 18; ergastolo sicuro, se allo stupro segue la morte della vittima. Mano pesante anche per i complici: nessuna possibilità di godere dei domiciliari neppure per i favoreggiatori.

***

La scuola pubblica in Italia con la 'Riforma Gelmini'

Esprimo la mia piena solidarietà con tutti coloro che protestano contro la Legge 133/08 la cosidetta 'Riforma Gelmini'....

Le cifre presentate nel decreto fanno venire i brividi: i tagli previsti dal decreto legge 112, poi convertito nella legge 133/08, e gli ulteriori provvedimenti contenuti nel decreto 137 porteranno, a livello nazionale, ad una riduzione di circa 100mila posti tra il personale docente e di 43mila posti tra quello Ata (ausiliari, tecnici e amministrativi).
Per molti, anche per i non addetti ai lavori, l'effetto provocato dalla legge che in pratica azzererà in poco tempo le faticose conquiste di anni e anni, non solo in termini di posti di lavoro, ma anche di mission- educativa e di didattica, rende il momento dei più cupi e tristi degli ultimi anni. Ai tagli vanno poi sommati, le conseguenze che scaturiranno dalla reintroduzione del maestro unico nelle scuole elementari.
L'Europa chiede più scuola, più sapere e l'Italia che fa?
Il contrario!
Rientrodurre il maestro unico è compiere, di sicuro, un passo indietro di almeno mezzo secolo. Se non addirittura si ritorna al tempo del libro cuore, senza offesa per quel libro mio compagno di tanti pomeriggi.
Perchè tutto questo? Bella domanda!
Molto probabilmente si tenta di mascherare con questa supposta riforma quello che è il vero scopo del provvedimento: incassare o meglio risparmiare in poco meno di 4-5 anni 8miliardi di euro. Questa è la cifra stimata, che dovrebbe restare nelle casse dello stato.
Un risparmio quindi certo ottenuto tagliando centinaia di migliaia di posti di lavoro ma al contempo che produrrà anche un effetto negativo: quello di un drastico ridimensionamento del servizio scolastico pubblico in favore forse di quello privato. Inoltre un'altra diretta conseguenza della L.133/08 sarà la chiusura di decine e decine di plessi scolastici.
Molte scuole, soprattutto nei piccoli centri urbani, non ci saranno più. A scomparire sarà anche un altro degli elementi cardine dell'istruzione primaria italiana: il tempo pieno. Bisogna fare attenzione, chi sostiene che il tempo pieno non sarà toccato dalla riforma o che addirittura aumenterà mente sapendo di farlo.
Rifletteteci un poco e capirete perchè!
Se prima, per ogni 2 classi, c'erano 3 insegnanti d'ora in poi sarà uno per classe, a seguire e istruire dai 20 ai 30 alunni e che svolgerà il suo orario lavorativo settimanale esclusivamente di mattina. Pertanto al pomeriggio non potrà esserci altro che un sorta di dopo-scuola, trasformando il tempo pieno di fatto in un parcheggio pomeridiano per i bambini, che nulla ha da condividere con l'offerta didattica di cui fino ad ieri, prima della 'riforma Gelmini', gli alunni potevano usufruire con il tempo pieno.

...

ARRIVERA' PER NATALE UNA 'SOCIAL CARD' AD OLTRE 1MLN DI ITALIANI 'POVERI'

C’è un detto che dice: "meglio poco che niente!".
In questo caso tra il poco e il nulla ci sono così poche differenze che è difficile distinguerli.
La 'social card, almeno per il momento, sembra più l’ennesimo spot varato dal governo che piuttosto un provvedimento serio in grado di aiutare per davvero i più bisognosi.
Nessuno però si è ricordato di dire che ogni spesa effettuata con la 'social card' in automatico sarà data una commissione alla Mastercard che è la società che ha emmesso ed è la proprietà della card.
Bhe! Almeno qualcuno di certo ci guadagnerà da questa iniziativa...
Appare strano che un'iniziativa così benefica abbia comunque dei costi accessori...stranezze tutte italiane!

***

Parole....di Abraham Lincoln

Non si può arrivare alla prosperità

scoraggiando l'impresa.
Non si può rafforzare il debole
indebolendo il più forte.
Non si può aiutare chi è piccolo
abbattendo chi è grande.
Non si può aiutare il povero
distruggendo il ricco.
Non si possono aumentare le paghe
rovinando i datori di lavoro.
Non si può progredire serenamente
spendendo più del guadagno.
Non si può promuovere la fratellanza umana
predicando l'odio di classe.
Non si può instaurare la sicurezza sociale
adoperando denaro imprestato.
Non si può formare carattere e coraggioto
gliendo iniziativa e sicurezza.
Non si può aiutare continuamente
la gente facendo in sua vece quello che potrebbe
e dovrebbe fare da sola.

USA 2008: ELETTO PRESIDENTE BARACK OBAMA

USA 2008: ELETTO PRESIDENTE BARACK OBAMA

marito e padre

i due rivali

genere umano

GIOCHI OLIMPICI DI PECHINO

GIOCHI OLIMPICI DI PECHINO
da peacereporter

23/02/2002 - 02/07/2008 Ingrid Betancourt è stata liberata!

23/02/2002 - 02/07/2008                  Ingrid Betancourt è stata liberata!
faccio mia la gioia di tutti!

Finalmente liberi!!!

Finalmente liberi!!!

Grazie a loro la Betancourt è libera

Grazie a loro la Betancourt è libera
il ministro della Difesa colombiano Santos e il generale Montoya

Grazie Uribe!!

Grazie Uribe!!
La Betancourt ha incontrato il presidente colombiano Uribe che vinse le elezioni del 2002

madre e figlia!

madre e figlia!
Yolanda Pulecio e Ingrid Betancourt

le due Betancourt

le due Betancourt
Ingrid abbraccia la madre Yolanda

La gioia della libertà riconquistata

La gioia della libertà riconquistata
Ingrid Betancourt dopo la liberazione