Per Batasuna la colpa dell’omicidio di Carrasco è di Zapatero e della sua politica

Il lungo elenco di vittime dell’Eta, stilato dal ministero dell’Interno spagnolo, segna una lunga scia di sangue, iniziata il 7 giugno 1968. Isaias Carrasco, l’ex consigliere comunale socialista di Mondragon ucciso dai separatisti baschi è la vittima numero ottocentoventidue e con cui ha compiuto il suo primo importante attentato del 2008 in Spagna. Quaranta anni di attentati interrotti solo nei 9 mesi del cessate il fuoco unilaterale dichiarato dai separatisti baschi il 22 marzo del 2006 che il 30 dicembre dello stesso anno l’Eta interruppe riprendendo gli atti terroristici con l’attentato all’aeroporto internazionale Barajas di Madrid, che costò la vita a due ecuadoriani. Da allora i vertici dell’organizzazione terroristica sono stati falcidiati da decine di arresti in Spagna e in Francia, dove molti hanno trovato rifugio. L’Eta è tornata a colpire alla vigilia di un importante appuntamento elettorale ed è nei fatti la continuazione della serie di atti terroristici iniziati dopo che, il 5 giugno dello scorso anno, l’organizzazione separatista basca aveva annunciato ufficialmente la fine della tregua osservata fino a quel momento. Ora l’allerta è al massimo livello. Lo stesso ministro dell’interno spagnolo, Alfredo Perez Rubalcaba, ha lanciato l’allarme per il rischio di nuovi attentati da parte dell’Eta, affermando che i terroristi potrebbero colpire ancora prima del voto, lo stesso giorno e fino a quando non si sarà concluso lo spoglio delle schede. Nel frattempo il braccio politico dei separatisti, il partito fuorilegge Batasuna, ha commentato, attraverso un comunicato, l’omicidio di Carrasco, affermando che è un segnale dell’inasprimento del conflitto politico e armato che vive ‘il nostro popolo’ e che il governo di Josè Luis Rodriguez Zapatero non ha voluto risolvere. Il braccio politico dell’Eta al tempo stesso si è rifiutata di condannare l’attentato affermando che: “la giostra folle delle condanne non aiuta a trovare una soluzione al conflitto ma punta solo a colpevolizzare la sinistra indipendentista”. “Bisogna andare alle radici del conflitto che i socialisti non hanno voluto risolvere ma invece, sostiene Batasuna, ha puntato ad allargare”. Batasuna ha ribadito che la chiave per la ricerca della pace sono l’autodeterminazione e la territorialità, cioè il diritto a decidere del popolo e il riconoscimento dell’esistenza di un Paese Basco formato da quattro regioni spagnole (Navarra inclusa) e tre francesi. Secondo quanto ha pubblicato il quotidiano ‘El Mundo’, la grande mente dell’omicidio è stato l’attuale responsabile dell’apparato militare dell’Eta, Francisco Javier Lopez Pena. Lo stesso che era stato tra i principali sostenitori della tregua armata da parte del movimento indipendentista basco e che ha fatto parte della delegazione del movimento basco nel corso del negoziato per trovare un accordo di pace con l’esecutivo di Madrid prima dell’attentato al Terminal 4 dell’aeroporto della capitale spagnola nel dicembre 2006. Lopez Pena, sopranominato Thierry, è stato recentement

e descritto da un esperto come un tipo paranoico, ossessionato dalla sicurezza che, paradossalmente, lo ha convertito in una persona insicura e irrazionalmente collerica. Anche se finora tutti i partiti hanno condannato l’uccisione dell’ex consigliere comunale socialista, la domanda che ora tutti si pongono e a cui nessuno può rispondere con certezza è se l’attentato avrà un impatto sul voto e di che tipo? Due anni fa Zapatero intraprese un negoziato con l’Eta a seguito della proclamazione di una tregua unilaterale del gruppo basco: dopo alcuni mesi di colloqui, la tregua fu spezzata da un attentato all’aeroporto di Madrid nel dicembre del 2006, in cui morirono due persone, e il negoziato finì. Al di là dell’aspra campagna politica che l’opposizione guidata dal Pp ha rivolto al leader socialista per rinfacciargli il negoziato e il suo fallimento, la trattativa con l’Eta è rimasto la macchia principale della legislatura di Zapatero, e lo ha costretto a intensificare la pressione sul gruppo basco e sulle formazioni politiche che l’appoggiano, con decine di arresti negli ultimi mesi e la sospensione di due partiti indipendentisti radicali considerati complici dell’Eta (Anv e Pctv). La vittima dell’ultimo attentato dell’Eta era un politico del Partito Socialista Basco, emanazione locale del Psoe,è questo potrebbe portare alla mobilitazione dell’elettorato socialista sono spesso più pigri di quelli popolari, e spingere i votanti indecisi a simpatizzare per i socialisti. Ma non è detto che possa andare proprio in questo modo. Tutti i sondaggi e tutti gli analisti delle ultime settimane sottolineavano quanto era necessario a Zapatero, per vincere, l’aumento della partecipazione al voto di domenica, possibilmente anche oltre il 75 per cento. Non a caso il premier socialista nelle sue dichiarazioni aveva sempre lanciato un sostanziale appello ad andare a votare. Ed nelle ore che hanno preceduto il voto come lui, quasi tutti gli esponenti socialisti hanno chiesto agli elettori di reagire recandosi alle urne. Molto più cauti sono stati invece i popolari: nessuno di loro ha fatto riferimenti alla partecipazione al voto, segno che l’attentato li mette in una posizione scomoda. “Tutti sanno quel che penso”, ha detto il loro leader Rajoy, alludendo alla sua condanna della politica di Zapatero verso l’Eta. In questo momento l’unità nazionale paga più delle rivendicazioni però, e Rajoy ha proseguito: “ colpevoli sono gli assassini dell’Eta”. Il leader popolare ha solo potuto ricordare che secondo il Pp l’unica opzione è la sconfitta del gruppo terrorista con la legge e le forze di sicurezza dello Stato. E ha chiesto agli spagnoli di essere “tutti uniti contro l’Eta”. Il Pp è cauto perché ha già sperimentato quattro anni fa a sue spese che una gestione affrettata e impulsiva di un attentato può ritorcersi contro il partito come un boomerang. Nel 2004, infatti, mancavano tre giorni al voto per le legislative spagnole: una, due, tre esplosioni e poi tutto il mondo poté vedere le immagini dei morti e dei feriti, appoggiati ai lampioni, seduti sui marciapiedi con gli sguardi persi e gli occhi gonfi. I terroristi colpirono in tre punti diversi, tutti snodi ferroviari, tutte linee di pendolari che arrivavano nella capitale, nell’ora di punta. Un intero quartiere diventò un ospedale da campo, un lugubre obitorio per i corpi e le membra staccate cui dare un nome. I morti alla fine furono 191. Alla fine la tristezza e il silenzio furono interrotti solo dal pianto di chi non si sentiva più sicuro, di chi poi nelle settimane che seguiranno avranno paura di salire su un treno pendolare, o di prendere la metropolitana, scrutando le facce e le borse degli altri passeggeri. Si dovette attendere le dieci del mattina che il pensiero di tutti, ma che nessuno aveva avuto il coraggio di esprimere, diventasse voce attraverso un messaggio del governo spagnolo, presieduto allora da José Maria Aznar ceh fece risuonare la parola Eta. Per il governo spagnolo la pista era quella basca. Ma verso mezzogiorno spuntò la pista islamica ma quella notizia non venne menzionata che a tarda sera. In mattinata era stato infatti ritrovato un camioncino ad Alcalà de Henares, hinterland di Madrid, che presentava all’interno tracce di esplosivo e in cui fu ritrovata una audiocassetta che conteneva versi del corano. La notizia però non fu diffusa anzi il ministro dell’interno spagnolo, Angel Acebes, raccontò agli spagnoli e al mondo intero che era colpa dell’Eta, e il premier Aznar a reti unificate affermò: “fermezza contro i terroristi”. Fu il giorno della grande menzogna. Il ministro degli esteri della destra Ana Palacio inviò addirittura un telegramma a tutte le ambasciate spagnole nel mondo il cui testo era: “approfittare di tutte le occasioni per confermare la matrice Eta e dissipare qualsiasi tipo di sospetto che ci possano essere altre mani dietro gli attentati”. Finalmente solo a tarda sera apparve in televisione il ministro dell’interno spagnolo, Acebes che parlò del furgone e del ritrovamento della cassetta in arabo, ma concluse affermando che l’unica e principale pista era è restava quella sull’Eta, frase che confermerà anche il giorno dopo, nonostante una telefonata dell’Eta che smentiva e l’intervento diretto di Arnaldo Otegi, il portavoce di Batasuna, che scartava la pista Eta e indicava quella integralista islamica. Una posizione che il governo di Madrid mantenne anche quando venne ritrovata la videocassetta in cui le Brigate Abu Hafs Al Masri rivendicavano gli attentati. Una menzogna che fece cadere nell’errore anche l’Onu, che per la prima volta votò una mozione di condanna all’Eta. Alla fine la società spagnola, affollò all’inverosimile le strade della capitale, gridando un solo slogan: “Queremos saber la verdad”. Vogliamo conoscere la verità. Il Partito Populare spagnolo a causa della grande menzogna, e della guerra in Iraq, venne scacciato dalla presidenza del governo.
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STOP ALLE VIOLENZE IN SIRIA
Il mondo non può più stare a guardare mentre migliaia di siriani si vedono privati della libertà e della vita.....
DARFUR:NON C'E' PIU' TEMPO DA PERDERE!
IN DARFUR SONO DECINE SE NON CENTINAIA LE PERSONE CHE MUOIONO OGNI MESE...
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RICORDATI BASTANO 31 EURO PER ACQUISTARE 8 COPERTE, 51 EURO PER UNA TENDA E 200 EURO PER DARE ASSISTENZA MEDICA A 25 FAMIGLIE...
In Darfur dal 2003 ad oggi sono state compiute esecuzioni, anche di massa, stupri, soprattutto di massa, nei confronti di donne, uomini e bambini e interi villaggi sono stati rasi al suolo. Il terrore è stato usato come pratica generalizzata e a sfondo razziale mentre lo stupro è diventato una vera e propria arma da guerra.
Il governo sudanese di Khartoum da parte sua ha bombardato senza sosta i civili, e ha reso sempre più difficili le operazioni di soccorso delle organizzazioni umanitarie nei confronti delle genti del Darfur, fino al punto di far scappare via la maggior parte delle Ong operanti nella regione sudanese e liberarsi così di scomodi testimoni di quanto accadeva in quei luoghi. La stessa tattica è stata seguita prima con i peacekeepers dell'Ua e poi con quelli dell'Onu...
Tutto il mondo è a conoscenza di quanto accade in quella remota regione sudanese e lancia denunce. Da un lato Washington parla di genocidio, dall’altro l'Onu parla di catastrofe umanitaria e di pulizia etnica.
Il tutto però resta nella totale impunità!
Intanto, dal Febbraio 2003 anno in cui è iniziata la ribellione della popolazione di etnia africana del Darfur, circa 6 milioni in maggioranza musulmana e in parte animista, contro il governo sudanese, musulmano ma integralista e soprattutto di etnia araba e bianca, è scoppiato il conflitto che ha causato finora circa 300mila morti e due milioni e mezzo di profughi. Una protesta nata per lo stato di totale abbandono e sfruttamento in cui la popolazione nera era tenuta. La repressione del governo centrale è stata spietata, soprattutto facendo uso dei Janjaweed, i diavoli a cavallo, che sono milizie nomadi di etnia araba che hanno compiuto tutti gli orrori possibili e inimmaginabili contro le genti del Darfur di etnia nera, per lo più contadini e pastori.
La guerra chi puo raccontarla? E' difficile farlo ma tutti possiamo immaginare come sia il sentire l'odore dei morti abbandonati nelle strade o sotto le macerie, il vedere i bambini che muoiono di fame accanto al cadavere della madre, il sentire il lamento dei feriti e lo strazio dei sopravvissuti, di chi si vede impotente e maledice chi gli ha portato via tutto.
Nella Striscia di Gaza siamo ormai quasi alla terza settimana di bombardamenti e inesorabilmente, come non potrebbe essere diversamente con tutta la tecnologia militare del 21° secolo che gli israeliani stanno usando, il numero dei morti tra i civili continuato ad aumentare, mentre l'esercito israeliano bombarda le loro case si moltiplicano tra i palestinesi le scene di disperazione e di dolore causati dagli effetti devastanti della guerra che certamente non sono cambiati nel tempo anzi al contrario.
Il 12 giugno 2010 è caduto il primo anniversario delle contestate elezioni iraniane. Elezioni che decretarono la riconferma a presidente dell’Iran di Mahmud Ahmadinejad. Il Paese ha vissuto le prime ora di questa giornata con una calma carica di tensione che poi, è scoppiata nel pomeriggio intorno alle 16, le 13.30 italiane con i primi scontri tra manifestanti e forze di sicurezza nei pressi dell’Università Sharif di Teheran. Era impensabile che l’opposizione iraniana del movimento riformista dell’Onda Verde si facesse scappare questa occasione per proclamare il proprio dissenso al regime degli Ayatollah. I luoghi delle sanguinose proteste post elettorali di un anno fa si sono quindi di nuovo riempiti di manifestanti. Questo, nonostante l’appello dei leader dell’opposizione, Moussavi e Karroubi, a evitare di scendere in piazza e nonostante che le forze di sicurezza avessero preso posizione in vari punti strategici del centro di Teheran per prevenire manifestazioni. Nonostante le proteste e le accuse di brogli elettorali il contestato presidente Ahmadinejad ha potuto proseguire nel suo mandato, quasi certamente usurpato, grazie all’appoggio dell’ayatollah Ali Khamenei, la Guida Suprema. La lotta continuerà. Viva la Persia! Viva il movimento riformista!?xml:namespace>
Italia. Violenza sessuale è allarme sociale
Dopo i recenti casi di stupri, a Roma, Bologna e Milano non si riesce quasi più a tenere il conto degli episodio di violenza sessuale che, dall'inizio dell'anno, si stanno susseguendo in Italia ad opera principalmente di stranieri. Un orribile reato che si verifica nelle grandi città metropolitane come nei piccoli centri urbani. Emergono dati da brividi dalle informazioni fornite dal Presidente facente funzioni del Tribunale di Como Giuseppe Anzani e dal Procuratore capo Alessandro Maria Lodolini. Ogni 4 giorni in Procura a Como arriva una denuncia per violenza sessuale. I fascicoli aperti tra luglio 2007 e giugno 2008 sono stati 89, tra violenze sessuali e pedofilia. Ma è solo la punta di un iceberg in quanto, il reato, per la quasi totalità è sommerso perché prevale ancora la paura e la vergogna a denunciare la violenza subita. Fino ad oggi la violenza che subivano le donne era soprattutto domestica, ma gli episodi di violenza che hanno visto protagoniste, loro malgrado, delle donne avvenuti negli ultimi giorni, per le strade, propongono una nuova emergenza. Un autorevole testimonianza è portata da Telefono Rosa che da anni conosce il fenomeno ed assiste le vittime. “Ciò che sta avvenendo dall'inizio dell'anno, precisa il presidente Maria Gabriella Carnieri Moscatelli, mi preoccupa. Non so se è solo l'effetto di maggiori denunce ma, dal nostro osservatorio, non era mai stato rilevata una cosa simile”. Gli avvenimenti degli ultimi giorni non fanno altro che conferma un'allarmante costante: in testa alla classifica degli autori di stupri ci sono gli stranieri. Il triste primato vede fra i primi i romeni, seguiti da marocchini e albanesi che sembra abbiano dato il via ad una esecrabile escalation di violenza contro le donne. Assodato che nella stragrande maggioranza dei casi questi episodi sono commessi da stranieri, spesso clandestini, ora si deve dare a tutto questo uno stop. Certezza della pena, custodia cautelare in carcere per chi è accusato di violenza sessuale ed esclusione di attenuanti per chi delinque sotto effetto di alcool e droghe. Tutto ovviamente tenendo conto di due elementi fondamentali: abbattere l'allarme sociale provocato da questo tipo di reati e tutelare la dignità della vittima, che va assicurata anche nel percorso dibattimentale.
Per raggiungere un risultato anzitutto è importante l'introduzione nel ddl sicurezza dell'obbligo del carcere per chi stupra. Forse il decreto 'anti-stupro' sarà pronto per venerdì esso dovrebbe contenere, come annunciato, importanti novità: gli accusati di stupro non potranno beneficiare della libertà condizionale, ci sarà un avvocato a spese dello Stato per le vittime di violenza sessuale, arriveranno nuovi presidi di polizia con relativi stanziamenti, saranno anticipate le norme contenute nel ddl anti-molestie che la Camera ha già approvato. Tra le altre cose, ci dovrebbero essere anche aggravanti se a commettere violenza sono familiari, partner o tutori; un pesante aggravio di pena se la vittima è sotto i 14 anni; uguale trattamento, invece, se la vittima è maggiorenne o appena sotto i 18; ergastolo sicuro, se allo stupro segue la morte della vittima. Mano pesante anche per i complici: nessuna possibilità di godere dei domiciliari neppure per i favoreggiatori.
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La scuola pubblica in Italia con la 'Riforma Gelmini'
Esprimo la mia piena solidarietà con tutti coloro che protestano contro la Legge 133/08 la cosidetta 'Riforma Gelmini'....
Le cifre presentate nel decreto fanno venire i brividi: i tagli previsti dal decreto legge 112, poi convertito nella legge 133/08, e gli ulteriori provvedimenti contenuti nel decreto 137 porteranno, a livello nazionale, ad una riduzione di circa 100mila posti tra il personale docente e di 43mila posti tra quello Ata (ausiliari, tecnici e amministrativi).
Per molti, anche per i non addetti ai lavori, l'effetto provocato dalla legge che in pratica azzererà in poco tempo le faticose conquiste di anni e anni, non solo in termini di posti di lavoro, ma anche di mission- educativa e di didattica, rende il momento dei più cupi e tristi degli ultimi anni. Ai tagli vanno poi sommati, le conseguenze che scaturiranno dalla reintroduzione del maestro unico nelle scuole elementari.
L'Europa chiede più scuola, più sapere e l'Italia che fa?
Il contrario!
Rientrodurre il maestro unico è compiere, di sicuro, un passo indietro di almeno mezzo secolo. Se non addirittura si ritorna al tempo del libro cuore, senza offesa per quel libro mio compagno di tanti pomeriggi.
Perchè tutto questo? Bella domanda!
Molto probabilmente si tenta di mascherare con questa supposta riforma quello che è il vero scopo del provvedimento: incassare o meglio risparmiare in poco meno di 4-5 anni 8miliardi di euro. Questa è la cifra stimata, che dovrebbe restare nelle casse dello stato.
Un risparmio quindi certo ottenuto tagliando centinaia di migliaia di posti di lavoro ma al contempo che produrrà anche un effetto negativo: quello di un drastico ridimensionamento del servizio scolastico pubblico in favore forse di quello privato. Inoltre un'altra diretta conseguenza della L.133/08 sarà la chiusura di decine e decine di plessi scolastici.
Molte scuole, soprattutto nei piccoli centri urbani, non ci saranno più. A scomparire sarà anche un altro degli elementi cardine dell'istruzione primaria italiana: il tempo pieno. Bisogna fare attenzione, chi sostiene che il tempo pieno non sarà toccato dalla riforma o che addirittura aumenterà mente sapendo di farlo.
Rifletteteci un poco e capirete perchè!
Se prima, per ogni 2 classi, c'erano 3 insegnanti d'ora in poi sarà uno per classe, a seguire e istruire dai 20 ai 30 alunni e che svolgerà il suo orario lavorativo settimanale esclusivamente di mattina. Pertanto al pomeriggio non potrà esserci altro che un sorta di dopo-scuola, trasformando il tempo pieno di fatto in un parcheggio pomeridiano per i bambini, che nulla ha da condividere con l'offerta didattica di cui fino ad ieri, prima della 'riforma Gelmini', gli alunni potevano usufruire con il tempo pieno.
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ARRIVERA' PER NATALE UNA 'SOCIAL CARD' AD OLTRE 1MLN DI ITALIANI 'POVERI'
C’è un detto che dice: "meglio poco che niente!".
In questo caso tra il poco e il nulla ci sono così poche differenze che è difficile distinguerli.
La 'social card, almeno per il momento, sembra più l’ennesimo spot varato dal governo che piuttosto un provvedimento serio in grado di aiutare per davvero i più bisognosi.
Nessuno però si è ricordato di dire che ogni spesa effettuata con la 'social card' in automatico sarà data una commissione alla Mastercard che è la società che ha emmesso ed è la proprietà della card.
Bhe! Almeno qualcuno di certo ci guadagnerà da questa iniziativa...
Appare strano che un'iniziativa così benefica abbia comunque dei costi accessori...stranezze tutte italiane!
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Parole....di Abraham Lincoln
Non si può arrivare alla prosperità scoraggiando l'impresa.Non si può rafforzare il deboleindebolendo il più forte.Non si può aiutare chi è piccoloabbattendo chi è grande.Non si può aiutare il poverodistruggendo il ricco.Non si possono aumentare le pagherovinando i datori di lavoro.Non si può progredire serenamentespendendo più del guadagno.Non si può promuovere la fratellanza umanapredicando l'odio di classe.Non si può instaurare la sicurezza socialeadoperando denaro imprestato.Non si può formare carattere e coraggiotogliendo iniziativa e sicurezza.Non si può aiutare continuamentela gente facendo in sua vece quello che potrebbee dovrebbe fare da sola.
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