Aumentano le tensioni politiche e militari tra Venezuela, Ecuador e Colombia
Nell’interminabile ‘botta e risposta’ tra le parti emergerebbe che Chavez abbia pagato, per la liberazione di alcuni ostaggi, un riscatto alle Farc
Joaquin Gomez è stato designato successore di Raul Reyes, il portavoce delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc), ucciso in un attacco colombiano sabato scorso. Gomez il cui vero nome è Milton de Jesus Doncel, che fino ad ora era stato il comandante del Bloque Sur della guerriglia, è un uomo poco portato alle dichiarazioni e ai contatti ma molto vicino ai vertici della guerriglia. Il nuovo numero due delle Farc fece parte della delegazione mista governo-Farc, di cui era componente anche Reyes, che nel febbraio 2000, nell’ambito dei falliti negoziati di pace fra il presidente colombiano Andres Pastrana e il leader guerrigliero Manuel Marulanda Velez, visitò vari Paesi europei ed incontrò personalità italiane e della Santa Sede. La notizia diffusa con un comunicato dalle Farc è stata accompagnata anche dalla rivelazione che nel momento in cui Reyes è stato ucciso stava lavorando alla materializzazione di un incontro con il presidente francese Nicolas Sarkozy attraverso la mediazione del presidente venezuelano Hugo Chavez, con cui voleva trattare possibili soluzioni alla situazion

e degli ostaggi e in particolare di Ingrid Betancourt e raggiungere l’obiettivo dello scambio umanitario. Notizia confermata anche dal presidente dell’Ecuador Rafael Correa, il quale con un discorso alla nazione trasmesso dalla televisione, ha rivelato che il suo governo insieme al governo francese aveva chiuso un accordo con le Farc per la liberazione di 12 ostaggi, inclusa Ingrid Betancourt, ma che l’incursione delle forze armate colombiane ha compromesso l’operazione. Intanto il fronte della crisi scoppiata nel Sud America è in continuo movimento. Dalla Casa Bianca è stato reso noto che il presidente americano George W.Bush ha telefonato al suo omologo colombiano Alvaro Uribe per esprimergli il proprio e pieno sostegno ed ha annunciato che il presidente Usa farà una dichiarazione pubblica nelle prossime ore sulla crisi nei rapporti della Colombia con Ecuador e Venezuela. Da anticipazioni sembra che Bush esorterà anche il Senato americano ad approvare l’accordo di libero scambio con la Colombia. Nel frattempo il ministro della sicurezza ecuadoriano Gustavo Larrea, accusato dalla Colombia di avere rapporti con i guerriglieri marxisti delle Farc, ha confermato di aver incontrato Reyes ma solo nell’ambito di una missione internazionale che aveva lo scopo di liberare gli ostaggi della guerriglia. Il ministro ha quindi precisato di non aver mai tentato di raggiungere accordi con i ribelli, anzi ha affermato che li avrebbe invece messi in guardia dal mettere piede sul territorio dell'Ecuador. Il blitz attuato lo scorso sabato contro il campo delle Farc, in territorio ecuadoriano, ha avuto l’effetto di una bomba a Caracas e a Quito, perchè è avvenuto mentre da più parti si cercava di allacciare contatti miranti ad ottenere la liberazione degli ostaggi in mano ai guerriglieri. Sia il presidente venezuelano Hugo Chavez sia l’omologo ecuadoregno Rafael Correa, hanno condannato la violazione territoriale compiuta dalle truppe colombiane, ed hanno convocato i rispettivi consigli di sicurezza nazionale disponendo l’immediato invio di truppe alle frontiere (dieci battaglioni venezuelani e 3.200 uomini ecuadoriani), alzando come mai era avvenuto negli ultimi anni, la tensione militare nella regione. In questo scenario il presidente colombiano Alvaro Uribe è rimasto stranamente in silenzio. La direzione delle operazioni a Bogotà è stata assunta dal ministro della Difesa Juan Manuel Santos e dal vicepresidente della repubblica Francisco Santos, entrambi conosciuti per essere assertori della linea dura nel confronto delle Farc e per godere della stima della Casa Bianca. Unico suo intervento è stato un comunicato presidenziale stilato in sei punti, reso noto nella capitale colombiana, attraverso cui Uribe assicura che non sono in programma spostamenti di truppe alle frontiere, nonostante le decisioni prese in altro senso da Venezuela ed Ecuador, ma ribadisce con carattere di ufficialità le pesanti accuse ai due Paesi vicini di intesa segreta con i guerriglieri marxisti. Nel comunicato il presidente esprime tutte le sue preoccupazioni per eventuali accordi che violano la normativa internazionale che fa divieto ai Paesi di ospitare terroristi. La sostanza di tali accordi, annuncia Uribe, sarà fatta conoscere all’Organizzazione degli stati americani e all’Organizzazione delle Nazioni Unite. Un chiaro riferimento a quanto ha sostenuto il capo della polizia colombiana, il generale Oscar Naranjo, il quale ha affermato che dall'analisi dei file archiviati nei tre Pc recuperati dopo il blitz e di proprietà di Reyes, risulterebbero i contatti fra le Farc ed il governo ecuadoregno e perfino un finanziamento di 300 milioni di dollari da parte di quello venezuelano. Quanto sostenuto dal governo colombiano, che ritiene di essere nel giusto e vuole dare alla vicenda il massimo di risonanza internazionale, è stato seccamente smentito dalle parti interessate. Anzi al di là delle accuse arrivate da Bogotà sui finanziamenti alle milizie, forse quel denaro è il riscatto che Chavez ha sborsato ai guerriglieri per la liberazione di alcuni ostaggi che gli ha portato consensi e crediti nella comunità internazionale. In questo interminabile ‘botta e risposta’ tra le parti si è inserito anche il ministro dell’Interno del venezuela, Ramon Rodriguez Chacin, che ha accusato il generale Naranjo, di essere legato ad una organizzazione di narcotrafficanti, insieme a suo fratello Juan David in carcere in Germania per traffico di droga e al defunto capo di una organizzazione che trafficava droga, Wilber Varela, soprannominato Jabon. Il ministro venezuelano ha affermato che la fondatezza dell’informazione è data dal contenuto di un computer appartenuto a Jabon, e recuperato poco dopo la sua morte. Varela guidava una delle fazioni nelle quali si era diviso il Cartel del Norte della Valle del Cauca in Colombia e nonostante le autorità americane offrivano una ricompensa di 45 milioni di dollari a chi forniva informazioni che permettessero di catturarlo questo rimaneva ‘uccel di bosco’. Per Rodriguez, il narcotrafficante era protetto dal generale colombiano Naranjo e per questo era imprendibile. Nell’ambito dello scambio di accuse tra le parti si è inserito anche il ministro degli Esteri venezuelano Nicolas Maduro, che ha annunciato l’esistenza di prove che dimostrano che sono stati gli Stati Uniti a coordinare l’attacco di sabato scorso dalla base americana nella città ecuadoregna di Manta.
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STOP ALLE VIOLENZE IN SIRIA
Il mondo non può più stare a guardare mentre migliaia di siriani si vedono privati della libertà e della vita.....
DARFUR:NON C'E' PIU' TEMPO DA PERDERE!
IN DARFUR SONO DECINE SE NON CENTINAIA LE PERSONE CHE MUOIONO OGNI MESE...
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RICORDATI BASTANO 31 EURO PER ACQUISTARE 8 COPERTE, 51 EURO PER UNA TENDA E 200 EURO PER DARE ASSISTENZA MEDICA A 25 FAMIGLIE...
In Darfur dal 2003 ad oggi sono state compiute esecuzioni, anche di massa, stupri, soprattutto di massa, nei confronti di donne, uomini e bambini e interi villaggi sono stati rasi al suolo. Il terrore è stato usato come pratica generalizzata e a sfondo razziale mentre lo stupro è diventato una vera e propria arma da guerra.
Il governo sudanese di Khartoum da parte sua ha bombardato senza sosta i civili, e ha reso sempre più difficili le operazioni di soccorso delle organizzazioni umanitarie nei confronti delle genti del Darfur, fino al punto di far scappare via la maggior parte delle Ong operanti nella regione sudanese e liberarsi così di scomodi testimoni di quanto accadeva in quei luoghi. La stessa tattica è stata seguita prima con i peacekeepers dell'Ua e poi con quelli dell'Onu...
Tutto il mondo è a conoscenza di quanto accade in quella remota regione sudanese e lancia denunce. Da un lato Washington parla di genocidio, dall’altro l'Onu parla di catastrofe umanitaria e di pulizia etnica.
Il tutto però resta nella totale impunità!
Intanto, dal Febbraio 2003 anno in cui è iniziata la ribellione della popolazione di etnia africana del Darfur, circa 6 milioni in maggioranza musulmana e in parte animista, contro il governo sudanese, musulmano ma integralista e soprattutto di etnia araba e bianca, è scoppiato il conflitto che ha causato finora circa 300mila morti e due milioni e mezzo di profughi. Una protesta nata per lo stato di totale abbandono e sfruttamento in cui la popolazione nera era tenuta. La repressione del governo centrale è stata spietata, soprattutto facendo uso dei Janjaweed, i diavoli a cavallo, che sono milizie nomadi di etnia araba che hanno compiuto tutti gli orrori possibili e inimmaginabili contro le genti del Darfur di etnia nera, per lo più contadini e pastori.
La guerra chi puo raccontarla? E' difficile farlo ma tutti possiamo immaginare come sia il sentire l'odore dei morti abbandonati nelle strade o sotto le macerie, il vedere i bambini che muoiono di fame accanto al cadavere della madre, il sentire il lamento dei feriti e lo strazio dei sopravvissuti, di chi si vede impotente e maledice chi gli ha portato via tutto.
Nella Striscia di Gaza siamo ormai quasi alla terza settimana di bombardamenti e inesorabilmente, come non potrebbe essere diversamente con tutta la tecnologia militare del 21° secolo che gli israeliani stanno usando, il numero dei morti tra i civili continuato ad aumentare, mentre l'esercito israeliano bombarda le loro case si moltiplicano tra i palestinesi le scene di disperazione e di dolore causati dagli effetti devastanti della guerra che certamente non sono cambiati nel tempo anzi al contrario.
Il 12 giugno 2010 è caduto il primo anniversario delle contestate elezioni iraniane. Elezioni che decretarono la riconferma a presidente dell’Iran di Mahmud Ahmadinejad. Il Paese ha vissuto le prime ora di questa giornata con una calma carica di tensione che poi, è scoppiata nel pomeriggio intorno alle 16, le 13.30 italiane con i primi scontri tra manifestanti e forze di sicurezza nei pressi dell’Università Sharif di Teheran. Era impensabile che l’opposizione iraniana del movimento riformista dell’Onda Verde si facesse scappare questa occasione per proclamare il proprio dissenso al regime degli Ayatollah. I luoghi delle sanguinose proteste post elettorali di un anno fa si sono quindi di nuovo riempiti di manifestanti. Questo, nonostante l’appello dei leader dell’opposizione, Moussavi e Karroubi, a evitare di scendere in piazza e nonostante che le forze di sicurezza avessero preso posizione in vari punti strategici del centro di Teheran per prevenire manifestazioni. Nonostante le proteste e le accuse di brogli elettorali il contestato presidente Ahmadinejad ha potuto proseguire nel suo mandato, quasi certamente usurpato, grazie all’appoggio dell’ayatollah Ali Khamenei, la Guida Suprema. La lotta continuerà. Viva la Persia! Viva il movimento riformista!?xml:namespace>
Italia. Violenza sessuale è allarme sociale
Dopo i recenti casi di stupri, a Roma, Bologna e Milano non si riesce quasi più a tenere il conto degli episodio di violenza sessuale che, dall'inizio dell'anno, si stanno susseguendo in Italia ad opera principalmente di stranieri. Un orribile reato che si verifica nelle grandi città metropolitane come nei piccoli centri urbani. Emergono dati da brividi dalle informazioni fornite dal Presidente facente funzioni del Tribunale di Como Giuseppe Anzani e dal Procuratore capo Alessandro Maria Lodolini. Ogni 4 giorni in Procura a Como arriva una denuncia per violenza sessuale. I fascicoli aperti tra luglio 2007 e giugno 2008 sono stati 89, tra violenze sessuali e pedofilia. Ma è solo la punta di un iceberg in quanto, il reato, per la quasi totalità è sommerso perché prevale ancora la paura e la vergogna a denunciare la violenza subita. Fino ad oggi la violenza che subivano le donne era soprattutto domestica, ma gli episodi di violenza che hanno visto protagoniste, loro malgrado, delle donne avvenuti negli ultimi giorni, per le strade, propongono una nuova emergenza. Un autorevole testimonianza è portata da Telefono Rosa che da anni conosce il fenomeno ed assiste le vittime. “Ciò che sta avvenendo dall'inizio dell'anno, precisa il presidente Maria Gabriella Carnieri Moscatelli, mi preoccupa. Non so se è solo l'effetto di maggiori denunce ma, dal nostro osservatorio, non era mai stato rilevata una cosa simile”. Gli avvenimenti degli ultimi giorni non fanno altro che conferma un'allarmante costante: in testa alla classifica degli autori di stupri ci sono gli stranieri. Il triste primato vede fra i primi i romeni, seguiti da marocchini e albanesi che sembra abbiano dato il via ad una esecrabile escalation di violenza contro le donne. Assodato che nella stragrande maggioranza dei casi questi episodi sono commessi da stranieri, spesso clandestini, ora si deve dare a tutto questo uno stop. Certezza della pena, custodia cautelare in carcere per chi è accusato di violenza sessuale ed esclusione di attenuanti per chi delinque sotto effetto di alcool e droghe. Tutto ovviamente tenendo conto di due elementi fondamentali: abbattere l'allarme sociale provocato da questo tipo di reati e tutelare la dignità della vittima, che va assicurata anche nel percorso dibattimentale.
Per raggiungere un risultato anzitutto è importante l'introduzione nel ddl sicurezza dell'obbligo del carcere per chi stupra. Forse il decreto 'anti-stupro' sarà pronto per venerdì esso dovrebbe contenere, come annunciato, importanti novità: gli accusati di stupro non potranno beneficiare della libertà condizionale, ci sarà un avvocato a spese dello Stato per le vittime di violenza sessuale, arriveranno nuovi presidi di polizia con relativi stanziamenti, saranno anticipate le norme contenute nel ddl anti-molestie che la Camera ha già approvato. Tra le altre cose, ci dovrebbero essere anche aggravanti se a commettere violenza sono familiari, partner o tutori; un pesante aggravio di pena se la vittima è sotto i 14 anni; uguale trattamento, invece, se la vittima è maggiorenne o appena sotto i 18; ergastolo sicuro, se allo stupro segue la morte della vittima. Mano pesante anche per i complici: nessuna possibilità di godere dei domiciliari neppure per i favoreggiatori.
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La scuola pubblica in Italia con la 'Riforma Gelmini'
Esprimo la mia piena solidarietà con tutti coloro che protestano contro la Legge 133/08 la cosidetta 'Riforma Gelmini'....
Le cifre presentate nel decreto fanno venire i brividi: i tagli previsti dal decreto legge 112, poi convertito nella legge 133/08, e gli ulteriori provvedimenti contenuti nel decreto 137 porteranno, a livello nazionale, ad una riduzione di circa 100mila posti tra il personale docente e di 43mila posti tra quello Ata (ausiliari, tecnici e amministrativi).
Per molti, anche per i non addetti ai lavori, l'effetto provocato dalla legge che in pratica azzererà in poco tempo le faticose conquiste di anni e anni, non solo in termini di posti di lavoro, ma anche di mission- educativa e di didattica, rende il momento dei più cupi e tristi degli ultimi anni. Ai tagli vanno poi sommati, le conseguenze che scaturiranno dalla reintroduzione del maestro unico nelle scuole elementari.
L'Europa chiede più scuola, più sapere e l'Italia che fa?
Il contrario!
Rientrodurre il maestro unico è compiere, di sicuro, un passo indietro di almeno mezzo secolo. Se non addirittura si ritorna al tempo del libro cuore, senza offesa per quel libro mio compagno di tanti pomeriggi.
Perchè tutto questo? Bella domanda!
Molto probabilmente si tenta di mascherare con questa supposta riforma quello che è il vero scopo del provvedimento: incassare o meglio risparmiare in poco meno di 4-5 anni 8miliardi di euro. Questa è la cifra stimata, che dovrebbe restare nelle casse dello stato.
Un risparmio quindi certo ottenuto tagliando centinaia di migliaia di posti di lavoro ma al contempo che produrrà anche un effetto negativo: quello di un drastico ridimensionamento del servizio scolastico pubblico in favore forse di quello privato. Inoltre un'altra diretta conseguenza della L.133/08 sarà la chiusura di decine e decine di plessi scolastici.
Molte scuole, soprattutto nei piccoli centri urbani, non ci saranno più. A scomparire sarà anche un altro degli elementi cardine dell'istruzione primaria italiana: il tempo pieno. Bisogna fare attenzione, chi sostiene che il tempo pieno non sarà toccato dalla riforma o che addirittura aumenterà mente sapendo di farlo.
Rifletteteci un poco e capirete perchè!
Se prima, per ogni 2 classi, c'erano 3 insegnanti d'ora in poi sarà uno per classe, a seguire e istruire dai 20 ai 30 alunni e che svolgerà il suo orario lavorativo settimanale esclusivamente di mattina. Pertanto al pomeriggio non potrà esserci altro che un sorta di dopo-scuola, trasformando il tempo pieno di fatto in un parcheggio pomeridiano per i bambini, che nulla ha da condividere con l'offerta didattica di cui fino ad ieri, prima della 'riforma Gelmini', gli alunni potevano usufruire con il tempo pieno.
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ARRIVERA' PER NATALE UNA 'SOCIAL CARD' AD OLTRE 1MLN DI ITALIANI 'POVERI'
C’è un detto che dice: "meglio poco che niente!".
In questo caso tra il poco e il nulla ci sono così poche differenze che è difficile distinguerli.
La 'social card, almeno per il momento, sembra più l’ennesimo spot varato dal governo che piuttosto un provvedimento serio in grado di aiutare per davvero i più bisognosi.
Nessuno però si è ricordato di dire che ogni spesa effettuata con la 'social card' in automatico sarà data una commissione alla Mastercard che è la società che ha emmesso ed è la proprietà della card.
Bhe! Almeno qualcuno di certo ci guadagnerà da questa iniziativa...
Appare strano che un'iniziativa così benefica abbia comunque dei costi accessori...stranezze tutte italiane!
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Parole....di Abraham Lincoln
Non si può arrivare alla prosperità scoraggiando l'impresa.Non si può rafforzare il deboleindebolendo il più forte.Non si può aiutare chi è piccoloabbattendo chi è grande.Non si può aiutare il poverodistruggendo il ricco.Non si possono aumentare le pagherovinando i datori di lavoro.Non si può progredire serenamentespendendo più del guadagno.Non si può promuovere la fratellanza umanapredicando l'odio di classe.Non si può instaurare la sicurezza socialeadoperando denaro imprestato.Non si può formare carattere e coraggiotogliendo iniziativa e sicurezza.Non si può aiutare continuamentela gente facendo in sua vece quello che potrebbee dovrebbe fare da sola.
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