Primarie Usa, impazza l’Obama-mania è disfatta per Hillary Clinton

Il senatore dell’Illinois stravince e diventa il favorito
La vittoria di Barack Obama era attesa, ma non con questo margine. Obama si è aggiudicato tutti e tre le primarie democratiche in Virginia, Maryland e Distretto di Columbia contro la rivale Hillary Clinton, distaccando l’ex first lady con percentuali che mostrano come ormai il senatore afro-americano abbia il vento in poppa. Quello che era un testa a testa tra due candidati che si spartivano quasi equamente gli Stati in palio è ora una corsa in cui il senatore dell’Illinois è diventato il chiaro favorito, sorpassando la senatrice di New York anche nel numero di delegati necessari per ottenere la nomination. Obama ha vinto con il 63 percento dei voti in Virginia e con il 60 percento nel Maryland, mentre nella capitale Washington D.C. si è imposto addirittura con il 75 percento. E con queste vittorie può sorridere per aver vinto sette Stati a zero negli ultimi quattro giorni. Il candidato democratico che contende alla Clinton la nomination ha potuto godere come al solito del forte consenso tra gli afro-americani, ma soprattutto ha sottratto voti a Hillary anche tra le donne e gli ispanici, due fasce di popolazione finora più fedeli all’ex first lady. “I cinici adesso non possono più dire che la nostra speranza è falsa”, ha detto Obama, parlando a una folla a Madison, in Wisconsin. “Abbiamo vinto a est e a ovest, a nord e a sud - ha aggiunto -. Abbiamo vinto in Maryland, in Virginia, e sebbene abbiamo vinto anche a Washington questo movimento non si fermerà fino a quando non porteremo il cambiamento a Washington. Lo status quo non vincerà, non stavolta, non quest'anno”, ha concluso, senza fare il nome di Bill e Hillary Clinton, ma riferendosi a loro oltre che ai repubblicani. In Virginia, i democratici non vincevano, durante le elezioni presidenziali, dal 1964. Eppure alle primarie del 12 febbraio, il senatore dell’Illinois, da solo, ha raccolto più voti di tutti i candidati repubblicani messi insieme. Considerando che l’andamento è molto simile a livello nazionale, l’onda di entusiasmo e consenso che accompagna i democratici potrebbe rappresentare un problema per il partito del presidente George W. Bush durante le elezioni generali del 4 novembre. La senatrice di New York è ora in enorme difficoltà. Ha accolto la batosta correndo subito in Texas, lo Stato più popoloso dove non si è ancora votato, che lei conta di vincere il 4 marzo prossimo per ribaltare le sorti di una corsa che per lei ora si fa in salita. In mezzo ci saranno solo due appuntamenti elettorali minori, alle Hawaii e nel Wisconsin. Ma con le vittorie degli ultimi quattro giorni, Obama ha un’inerzia enorme e per rovesciarla Hillary ha bisogno di compiere un’impresa. Hillary Clinton fa la faccia feroce, sfodera le unghie, attacca Barack Obama e si prepara a usare ogni arma disponibile per resistere: compresa un’offensiva dagli esiti imprevedibili per cercare di recuperare i ‘delegati-fantasma’ di Florida e Michigan, rimasti nel limbo e ora diventati preziosi. I due Stati hanno celebrato le primarie a gennaio, contro le indicazioni del partito democratico, e sono stati puniti azzerando le loro delegazioni alla convention di Denver che incoronerà il candidato alla Casa Bianca. Un prezioso ‘bottino’, 210 delegati che spettavano alla Florida e 156 al Michigan, a cui la Clinton non vuole rinunciare. I delegati ancora da assegnare sono rimasti 1.082, riuscire a buttare di nuovo nella mischia i 366 delegati di Florida e Michigan riaprirebbe i giochi, specie dopo sette sconfitte consecutive. E alla fine la corsa alla Casa Bianca potrebbe sfociare in una nuova, epica battaglia della Florida. Come ‘Bush-Gore’ nel 2000, ma stavolta nell’ambito di una guerra civile in casa dei democratici. Dopo il Super Martedì, lo staff della Clinton, che i media americani descrivono nel caos, è in piena fase da regolamento dei conti. Nel weekend si è dimessa la manager numero uno, Patty Solis Doyle, e in questi giorni ne è uscito anche il vice della campagna, Mike Henry. Sebbene Obama sia avanti di un centinaio di delegati nei conteggi verso la nomination, né lui, né Hillary sembrano in grado di raggiungere la quota utile dei 2.025 delegati entro la metà di giugno, quando si concluderanno le primarie. In assenza di una resa di uno dei due contendenti come invece è accaduto ‘per il bene del partito’ tra i repubblicani con la defezione di Mitt Romney la prospettiva è che la decisione passi nelle mani di 756 ‘superdelegati’, esponenti del partito senza vincoli di voto alla convention. Sul fronte repubblicana, John McCain ha ormai consolidato il suo vantaggio facendo suoi gli stessi tre Stati, pur confermando le sue difficoltà tra gli elettori più conservatori e più religiosi. L’ex veterano del Vietnam ha vinto come previsto, prevalendo in modo netto in Maryland e Distretto di Columbia ma soffrendo in Virginia, dove ha vinto con il 50 percento dei voti contro il 41 percento del suo unico rivale rimasto, Mike Huckabee. Il senatore dell’Arizona ha raccolto più di 800 delegati che sommati con i 280 delegati ottenuti dopo l’appoggio dell’ex avversario Mitt Romney non ha ancora i numeri per assicurarsi la nomination. Deve superare il quorum di 1129 previsto dalle norme del partito anche se ne servono 1.191 per la nomination repubblicana. Huckabee, che ne ha circa 250, non intende mollare finchè McCain non avrà la vittoria matematica. “Ognuno ha diritto a votare - ha detto - Tutti devono avere la possibilità di effettuare una scelta. Molti stati devono ancora votare e molti delegati sono ancora in palio”. Se l’ex governatore dell’Arkansas continuerà a puntare i piedi e non rinuncerà alla corsa persa in partenza per la nomination repubblicana, il confronto potrebbe durare fino al 4 marzo, giorno delle primarie in Ohio, Texas e Rhode Island. Non basterà a chiudere con certezza matematica il conto neppure il confronto di martedì prossimo, in Wisconsin, dove sono in palio 40 delegati repubblicani. Poiché gran parte dei prossimi confronti assegneranno i delegati su base proporzionale, McCain è di fatto certo di ottenere la vittoria anche qualora perdesse ogni sfida.
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STOP ALLE VIOLENZE IN SIRIA
Il mondo non può più stare a guardare mentre migliaia di siriani si vedono privati della libertà e della vita.....
DARFUR:NON C'E' PIU' TEMPO DA PERDERE!
IN DARFUR SONO DECINE SE NON CENTINAIA LE PERSONE CHE MUOIONO OGNI MESE...
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RICORDATI BASTANO 31 EURO PER ACQUISTARE 8 COPERTE, 51 EURO PER UNA TENDA E 200 EURO PER DARE ASSISTENZA MEDICA A 25 FAMIGLIE...
In Darfur dal 2003 ad oggi sono state compiute esecuzioni, anche di massa, stupri, soprattutto di massa, nei confronti di donne, uomini e bambini e interi villaggi sono stati rasi al suolo. Il terrore è stato usato come pratica generalizzata e a sfondo razziale mentre lo stupro è diventato una vera e propria arma da guerra.
Il governo sudanese di Khartoum da parte sua ha bombardato senza sosta i civili, e ha reso sempre più difficili le operazioni di soccorso delle organizzazioni umanitarie nei confronti delle genti del Darfur, fino al punto di far scappare via la maggior parte delle Ong operanti nella regione sudanese e liberarsi così di scomodi testimoni di quanto accadeva in quei luoghi. La stessa tattica è stata seguita prima con i peacekeepers dell'Ua e poi con quelli dell'Onu...
Tutto il mondo è a conoscenza di quanto accade in quella remota regione sudanese e lancia denunce. Da un lato Washington parla di genocidio, dall’altro l'Onu parla di catastrofe umanitaria e di pulizia etnica.
Il tutto però resta nella totale impunità!
Intanto, dal Febbraio 2003 anno in cui è iniziata la ribellione della popolazione di etnia africana del Darfur, circa 6 milioni in maggioranza musulmana e in parte animista, contro il governo sudanese, musulmano ma integralista e soprattutto di etnia araba e bianca, è scoppiato il conflitto che ha causato finora circa 300mila morti e due milioni e mezzo di profughi. Una protesta nata per lo stato di totale abbandono e sfruttamento in cui la popolazione nera era tenuta. La repressione del governo centrale è stata spietata, soprattutto facendo uso dei Janjaweed, i diavoli a cavallo, che sono milizie nomadi di etnia araba che hanno compiuto tutti gli orrori possibili e inimmaginabili contro le genti del Darfur di etnia nera, per lo più contadini e pastori.
La guerra chi puo raccontarla? E' difficile farlo ma tutti possiamo immaginare come sia il sentire l'odore dei morti abbandonati nelle strade o sotto le macerie, il vedere i bambini che muoiono di fame accanto al cadavere della madre, il sentire il lamento dei feriti e lo strazio dei sopravvissuti, di chi si vede impotente e maledice chi gli ha portato via tutto.
Nella Striscia di Gaza siamo ormai quasi alla terza settimana di bombardamenti e inesorabilmente, come non potrebbe essere diversamente con tutta la tecnologia militare del 21° secolo che gli israeliani stanno usando, il numero dei morti tra i civili continuato ad aumentare, mentre l'esercito israeliano bombarda le loro case si moltiplicano tra i palestinesi le scene di disperazione e di dolore causati dagli effetti devastanti della guerra che certamente non sono cambiati nel tempo anzi al contrario.
Il 12 giugno 2010 è caduto il primo anniversario delle contestate elezioni iraniane. Elezioni che decretarono la riconferma a presidente dell’Iran di Mahmud Ahmadinejad. Il Paese ha vissuto le prime ora di questa giornata con una calma carica di tensione che poi, è scoppiata nel pomeriggio intorno alle 16, le 13.30 italiane con i primi scontri tra manifestanti e forze di sicurezza nei pressi dell’Università Sharif di Teheran. Era impensabile che l’opposizione iraniana del movimento riformista dell’Onda Verde si facesse scappare questa occasione per proclamare il proprio dissenso al regime degli Ayatollah. I luoghi delle sanguinose proteste post elettorali di un anno fa si sono quindi di nuovo riempiti di manifestanti. Questo, nonostante l’appello dei leader dell’opposizione, Moussavi e Karroubi, a evitare di scendere in piazza e nonostante che le forze di sicurezza avessero preso posizione in vari punti strategici del centro di Teheran per prevenire manifestazioni. Nonostante le proteste e le accuse di brogli elettorali il contestato presidente Ahmadinejad ha potuto proseguire nel suo mandato, quasi certamente usurpato, grazie all’appoggio dell’ayatollah Ali Khamenei, la Guida Suprema. La lotta continuerà. Viva la Persia! Viva il movimento riformista!?xml:namespace>
Italia. Violenza sessuale è allarme sociale
Dopo i recenti casi di stupri, a Roma, Bologna e Milano non si riesce quasi più a tenere il conto degli episodio di violenza sessuale che, dall'inizio dell'anno, si stanno susseguendo in Italia ad opera principalmente di stranieri. Un orribile reato che si verifica nelle grandi città metropolitane come nei piccoli centri urbani. Emergono dati da brividi dalle informazioni fornite dal Presidente facente funzioni del Tribunale di Como Giuseppe Anzani e dal Procuratore capo Alessandro Maria Lodolini. Ogni 4 giorni in Procura a Como arriva una denuncia per violenza sessuale. I fascicoli aperti tra luglio 2007 e giugno 2008 sono stati 89, tra violenze sessuali e pedofilia. Ma è solo la punta di un iceberg in quanto, il reato, per la quasi totalità è sommerso perché prevale ancora la paura e la vergogna a denunciare la violenza subita. Fino ad oggi la violenza che subivano le donne era soprattutto domestica, ma gli episodi di violenza che hanno visto protagoniste, loro malgrado, delle donne avvenuti negli ultimi giorni, per le strade, propongono una nuova emergenza. Un autorevole testimonianza è portata da Telefono Rosa che da anni conosce il fenomeno ed assiste le vittime. “Ciò che sta avvenendo dall'inizio dell'anno, precisa il presidente Maria Gabriella Carnieri Moscatelli, mi preoccupa. Non so se è solo l'effetto di maggiori denunce ma, dal nostro osservatorio, non era mai stato rilevata una cosa simile”. Gli avvenimenti degli ultimi giorni non fanno altro che conferma un'allarmante costante: in testa alla classifica degli autori di stupri ci sono gli stranieri. Il triste primato vede fra i primi i romeni, seguiti da marocchini e albanesi che sembra abbiano dato il via ad una esecrabile escalation di violenza contro le donne. Assodato che nella stragrande maggioranza dei casi questi episodi sono commessi da stranieri, spesso clandestini, ora si deve dare a tutto questo uno stop. Certezza della pena, custodia cautelare in carcere per chi è accusato di violenza sessuale ed esclusione di attenuanti per chi delinque sotto effetto di alcool e droghe. Tutto ovviamente tenendo conto di due elementi fondamentali: abbattere l'allarme sociale provocato da questo tipo di reati e tutelare la dignità della vittima, che va assicurata anche nel percorso dibattimentale.
Per raggiungere un risultato anzitutto è importante l'introduzione nel ddl sicurezza dell'obbligo del carcere per chi stupra. Forse il decreto 'anti-stupro' sarà pronto per venerdì esso dovrebbe contenere, come annunciato, importanti novità: gli accusati di stupro non potranno beneficiare della libertà condizionale, ci sarà un avvocato a spese dello Stato per le vittime di violenza sessuale, arriveranno nuovi presidi di polizia con relativi stanziamenti, saranno anticipate le norme contenute nel ddl anti-molestie che la Camera ha già approvato. Tra le altre cose, ci dovrebbero essere anche aggravanti se a commettere violenza sono familiari, partner o tutori; un pesante aggravio di pena se la vittima è sotto i 14 anni; uguale trattamento, invece, se la vittima è maggiorenne o appena sotto i 18; ergastolo sicuro, se allo stupro segue la morte della vittima. Mano pesante anche per i complici: nessuna possibilità di godere dei domiciliari neppure per i favoreggiatori.
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La scuola pubblica in Italia con la 'Riforma Gelmini'
Esprimo la mia piena solidarietà con tutti coloro che protestano contro la Legge 133/08 la cosidetta 'Riforma Gelmini'....
Le cifre presentate nel decreto fanno venire i brividi: i tagli previsti dal decreto legge 112, poi convertito nella legge 133/08, e gli ulteriori provvedimenti contenuti nel decreto 137 porteranno, a livello nazionale, ad una riduzione di circa 100mila posti tra il personale docente e di 43mila posti tra quello Ata (ausiliari, tecnici e amministrativi).
Per molti, anche per i non addetti ai lavori, l'effetto provocato dalla legge che in pratica azzererà in poco tempo le faticose conquiste di anni e anni, non solo in termini di posti di lavoro, ma anche di mission- educativa e di didattica, rende il momento dei più cupi e tristi degli ultimi anni. Ai tagli vanno poi sommati, le conseguenze che scaturiranno dalla reintroduzione del maestro unico nelle scuole elementari.
L'Europa chiede più scuola, più sapere e l'Italia che fa?
Il contrario!
Rientrodurre il maestro unico è compiere, di sicuro, un passo indietro di almeno mezzo secolo. Se non addirittura si ritorna al tempo del libro cuore, senza offesa per quel libro mio compagno di tanti pomeriggi.
Perchè tutto questo? Bella domanda!
Molto probabilmente si tenta di mascherare con questa supposta riforma quello che è il vero scopo del provvedimento: incassare o meglio risparmiare in poco meno di 4-5 anni 8miliardi di euro. Questa è la cifra stimata, che dovrebbe restare nelle casse dello stato.
Un risparmio quindi certo ottenuto tagliando centinaia di migliaia di posti di lavoro ma al contempo che produrrà anche un effetto negativo: quello di un drastico ridimensionamento del servizio scolastico pubblico in favore forse di quello privato. Inoltre un'altra diretta conseguenza della L.133/08 sarà la chiusura di decine e decine di plessi scolastici.
Molte scuole, soprattutto nei piccoli centri urbani, non ci saranno più. A scomparire sarà anche un altro degli elementi cardine dell'istruzione primaria italiana: il tempo pieno. Bisogna fare attenzione, chi sostiene che il tempo pieno non sarà toccato dalla riforma o che addirittura aumenterà mente sapendo di farlo.
Rifletteteci un poco e capirete perchè!
Se prima, per ogni 2 classi, c'erano 3 insegnanti d'ora in poi sarà uno per classe, a seguire e istruire dai 20 ai 30 alunni e che svolgerà il suo orario lavorativo settimanale esclusivamente di mattina. Pertanto al pomeriggio non potrà esserci altro che un sorta di dopo-scuola, trasformando il tempo pieno di fatto in un parcheggio pomeridiano per i bambini, che nulla ha da condividere con l'offerta didattica di cui fino ad ieri, prima della 'riforma Gelmini', gli alunni potevano usufruire con il tempo pieno.
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ARRIVERA' PER NATALE UNA 'SOCIAL CARD' AD OLTRE 1MLN DI ITALIANI 'POVERI'
C’è un detto che dice: "meglio poco che niente!".
In questo caso tra il poco e il nulla ci sono così poche differenze che è difficile distinguerli.
La 'social card, almeno per il momento, sembra più l’ennesimo spot varato dal governo che piuttosto un provvedimento serio in grado di aiutare per davvero i più bisognosi.
Nessuno però si è ricordato di dire che ogni spesa effettuata con la 'social card' in automatico sarà data una commissione alla Mastercard che è la società che ha emmesso ed è la proprietà della card.
Bhe! Almeno qualcuno di certo ci guadagnerà da questa iniziativa...
Appare strano che un'iniziativa così benefica abbia comunque dei costi accessori...stranezze tutte italiane!
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Parole....di Abraham Lincoln
Non si può arrivare alla prosperità scoraggiando l'impresa.Non si può rafforzare il deboleindebolendo il più forte.Non si può aiutare chi è piccoloabbattendo chi è grande.Non si può aiutare il poverodistruggendo il ricco.Non si possono aumentare le pagherovinando i datori di lavoro.Non si può progredire serenamentespendendo più del guadagno.Non si può promuovere la fratellanza umanapredicando l'odio di classe.Non si può instaurare la sicurezza socialeadoperando denaro imprestato.Non si può formare carattere e coraggiotogliendo iniziativa e sicurezza.Non si può aiutare continuamentela gente facendo in sua vece quello che potrebbee dovrebbe fare da sola.
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