Pirateria. Minacce ai marittimi del Buccaneer da parte dei pirati somali
I pirati somali, che trattengono in ostaggio 16 marinai di cui 10 italiani, 5 romeni e un croato, equipaggio del rimorchiatore italiano 'Buccaneer' dall'11 aprile scorso, hanno lanciato un ultimatum. Essi hanno parlato al telefono con il giornalista Massimo Alberizzi del Corriere della Sera che da settimane segue la vicenda da molto vicino. Uno dei pirati, in italiano, ha spiegato a Massimo che se entro 48 ore non 'iniziavano le trattative'
loro avrebbe fatto una brutta cosa. Non è stato chiarito cosa ma è ovvio pensare al peggio!
Anche oggi si torna a parlare della vicenda Buccaneer. Se ne era parlato per giorni, per settimane poi, ad un certo punto, sulla tutto era calato il silenzio. Un silenzio assordante! Nessuno sapeva darne una spiegazione. Ora è tutto chiaro! Ogni mediazione con i pirati somali che trattengono nelle loro mai il rimorchiatore italiano e il suo equipaggio era fallita! La verità sul fatto che se ci sono o ci sono state o ci saranno delle trattativa questo lo si saprà comunque solo quando tutto sarà finito. Una sola cosa è però certa1 La sorte degli ostaggi tra i quali 10 marittimi italiani è appesa ad un sottilissimo filo che si sta assottigliando sempre di più a mano a mano che trascorrono inesorabili i giorni. Quello che più spaventa è che trascorrono senza che si faccia o si possa fare nulla!
Incertezze, immobilismo, paure, silenzi, ricatti, tensioni, bugie e quant'altro hanno fatto e fanno da contorno all'intera vicenda.
Come volevasi dimostrate l'ultima telefonata fatta da Alberizzi ai pirati smentisce quanti finora avevano sostenuto che tra pirati e governo italiano era in corso una trattativa. Altrimenti essi non avrebbero detto “iniziare le trattative” ma avrebbero usato le parole “continuare le trattative”. Probabilmente un iniziale approccio c'era stato ma di certo si è interotto all'inizio del mese di maggio.
Gettava una grossa ombra sulla vicenda il fatto che finora nessuno avesse voluto o potuto spiegare se c'erano o meno trattative in corso. E ancora di più se esisteva effettivamente la volontà di pagare il riscatto di 2milioni di dollari chiesto dai pirati somali per il rilascio dei 10 marittimi italiani nelle loro mani da 53 giorni. Ora alla luce di questo ultimatum di 48 ore, in passato sembra che c'è ne sia stato un altro di 72 ore ma non era mai stato confermato o smentito, tutti potranno sapere e capire se veramente c'è la volontà e la capacità di riportare a casa sani e salvi i 10 italiani del Buccaneer.
A quasi 2 mesi dall'assalto dei pirati, nel Golfo di Aden, all'imbarcaziona italiana le autorità di Roma non sono ancora riuscite a venire fuori da questa ingarbugliata vicenda. La situazione del Buccaneer ancorato nei pressi di Las Quorey un villaggio sulla costa somala della regione semi-autonoma del Puntland, riconosciuto come covo dei Pirati è davvero drammatica. Lo testimonia l'altra telefonata che Massimo Alberizzi ha fatto nei giorni scorsi in cui ha parlato con il comandante del rimorchiatore italiano, Mario Iarloi. Il capitano in maniera drammatica e commovente ha denunciato che la loro condizione era delle peggiori e che erano ormai senza acqua potabile, cibo e medicinali. Iarloi nella telefonata lanciava anche un appello affinchè si faccia tutto il possibile e presto per la loro liberazione. Questo aveva già fatto scattare l'allarme e crescere in tutti le preoccupazione e l'angoscia per la sorte dei marittimi italiani ostaggi dei pirati. Parallelamente si era accentuata anche l'angoscia dei parenti in Italia sempre più isolati e privi di certezze. A rassicurare loro però, ci aveva pensato Margherita Boniver, inviato speciale del ministro degli Esteri, Franco Frattini, per le emergenze umanitarie, che già all'inizio del mese di maggio si era recata in missione in Somalia e nel Puntland per cercare di trovare appoggi nelle trattative con i pirati. Il sottosegretario ieri aveva affermato: “L'Italia continua a fare la sua parte, pur mantenendo il massimo riserbo sulle operazioni ed è pazzesco il solo poter immaginare che nessuno si occupi di una vicenda che interessa la vita di dieci connazionali”. “Governo, Farnesina e servizi, aveva assicurato, sono attivi ed èovvio che tutti gli organismi preposti, italiani ed internazionali, si stanno occupando della vicenda sin dal primo giorno”. “La richiesta del silenzio stampa, aveva concluso, serve per poter arrivare a risultati concreti nei modi e nei tempi migliori”. Nel contempo, quasi in sincronia, Silvio Bartolotti, general manager della Micoperi, società armatrice del rimorchiatore, si era subito affrettato a indurre a pensare che le dichiarazioni del comandante Iarloi potrebbero essergli state indotte dai sequestratori per garantirsi vie privilegiate per 'eventuali trattative'. Per 'scendere in campo' a difesa di questa sua teoria ossia che la telefonata era vera ma erano false le affermazioni del comandante, Bartolotti rompeva un silenzio stampa che durava da 52 giorni. Parole che oggi sono confutate dai fatti che tutti ormai sono venuti a consocenza. In Somalia, almeno fino ad oggi, non è in corso alcuna trattativa tra governo e pirati. Purtroppo l'Italia oggi paga per il fatto che per anni si è disinteressata della Somalia, ed ora non ha validi punti di riferimento sul territorio. Un motivo questo che spiega anche perchè a trattare per il rilascio degli ostaggi italiani fin dall'inizio non sarebbero stati in maniera diretta le autorità italiane ma terze persone tra cui lo stesso governo del Puntland. Quello stesso governo che si è sempre dichirato pronto ad un atto di forza per liberare gli ostaggi e si è detto contrario a trattative con i pirati se impostate su basi economiche. Un'idea quel del blitz a cui invece, il ministero degli Esteri italiano si è sempre detto contrario per non mettere a repentaglio la vita degli ostaggi. Però al contemnpo Frattini ha chiesto una liberazione incondizionata dei marinai italiani opponendosi al pagamento di un riscatto. Quel riscatto che oggi i pirati somali tornano a reclamare in cambio della liberazione dei 10 marittimi italiani. A 'giocare' a sfavore degli ostaggi sono intervente alcune circostanze: divergenze di vedute nell'affrontare la vicenda da parte delle diverse parti coinvolte, l'inconsueta intransigenza mostrata dal governo italiano nel non voler pagare alcun riscatto che ha creato dalla parte opposta un'eguale intransigenza a non voler più trattare ma a pretendere solo il pagamento del riscatto, l'impossibilità da parte della Farnesina di stabilire contatti diretti con i sequestratori e il doversi invece affidare a terze persone. In ultima analisiche non si siano registrati progressi nella vicenda, da oltre 50 giorni, la spiegazione si potrebbe trovare nel fatto che: i rapporti tra il governo italiano e quello del Puntland nell'ultimo periodo si siano molto incrinati. A dimostrazione di questo a Roma il 9 e il 10 giugno, in occasione alla riunione dell''International Contact Group', ICG, sulla Somalia per affrontare la questione pirateria e dove si parlerà anche del Buccaneer, vi parteciperanno i rappresentanti del governo e dell'opposizione in Somalia ma non interverranno quelli del governo del Puntland. Al vertice di fatto mancherà l'interlocutore più valido, quello che veramente potrebbe fare pressione sui pirati e far liberare i 10 marittimi italiani.
DIRITTI E UTILIZZO RISERVATI
LA RIPRODUZIONE, TOTALE E PARZIALE, DEL CONTENUTO DI QUESTO BLOG, COMPRESO LE FOTO, E' CONSENTITA SOLO A CONDIZIONE CHE NON VENGA ALTERATO IL CONTENUTO E VENGA CITATA SEMPRE IL BLOG E AUTORE (fonte).
GRAZIE
STOP ALLE VIOLENZE IN SIRIA
Il mondo non può più stare a guardare mentre migliaia di siriani si vedono privati della libertà e della vita.....
DARFUR:NON C'E' PIU' TEMPO DA PERDERE!
IN DARFUR SONO DECINE SE NON CENTINAIA LE PERSONE CHE MUOIONO OGNI MESE...
FAI LORO DEL BENE... AIUTA I RIFUGIATI E I PROFUGHI DEL DARFUR FACENDO UNA DONAZIONE ALL'AGENZIA ONU PER I RIFUGIATI UNHCR CHIAMA LO 0680212304 PER SAPERE COME FARE....
RICORDATI BASTANO 31 EURO PER ACQUISTARE 8 COPERTE, 51 EURO PER UNA TENDA E 200 EURO PER DARE ASSISTENZA MEDICA A 25 FAMIGLIE...
In Darfur dal 2003 ad oggi sono state compiute esecuzioni, anche di massa, stupri, soprattutto di massa, nei confronti di donne, uomini e bambini e interi villaggi sono stati rasi al suolo. Il terrore è stato usato come pratica generalizzata e a sfondo razziale mentre lo stupro è diventato una vera e propria arma da guerra.
Il governo sudanese di Khartoum da parte sua ha bombardato senza sosta i civili, e ha reso sempre più difficili le operazioni di soccorso delle organizzazioni umanitarie nei confronti delle genti del Darfur, fino al punto di far scappare via la maggior parte delle Ong operanti nella regione sudanese e liberarsi così di scomodi testimoni di quanto accadeva in quei luoghi. La stessa tattica è stata seguita prima con i peacekeepers dell'Ua e poi con quelli dell'Onu...
Tutto il mondo è a conoscenza di quanto accade in quella remota regione sudanese e lancia denunce. Da un lato Washington parla di genocidio, dall’altro l'Onu parla di catastrofe umanitaria e di pulizia etnica.
Il tutto però resta nella totale impunità!
Intanto, dal Febbraio 2003 anno in cui è iniziata la ribellione della popolazione di etnia africana del Darfur, circa 6 milioni in maggioranza musulmana e in parte animista, contro il governo sudanese, musulmano ma integralista e soprattutto di etnia araba e bianca, è scoppiato il conflitto che ha causato finora circa 300mila morti e due milioni e mezzo di profughi. Una protesta nata per lo stato di totale abbandono e sfruttamento in cui la popolazione nera era tenuta. La repressione del governo centrale è stata spietata, soprattutto facendo uso dei Janjaweed, i diavoli a cavallo, che sono milizie nomadi di etnia araba che hanno compiuto tutti gli orrori possibili e inimmaginabili contro le genti del Darfur di etnia nera, per lo più contadini e pastori.
La guerra chi puo raccontarla? E' difficile farlo ma tutti possiamo immaginare come sia il sentire l'odore dei morti abbandonati nelle strade o sotto le macerie, il vedere i bambini che muoiono di fame accanto al cadavere della madre, il sentire il lamento dei feriti e lo strazio dei sopravvissuti, di chi si vede impotente e maledice chi gli ha portato via tutto.
Nella Striscia di Gaza siamo ormai quasi alla terza settimana di bombardamenti e inesorabilmente, come non potrebbe essere diversamente con tutta la tecnologia militare del 21° secolo che gli israeliani stanno usando, il numero dei morti tra i civili continuato ad aumentare, mentre l'esercito israeliano bombarda le loro case si moltiplicano tra i palestinesi le scene di disperazione e di dolore causati dagli effetti devastanti della guerra che certamente non sono cambiati nel tempo anzi al contrario.
Il 12 giugno 2010 è caduto il primo anniversario delle contestate elezioni iraniane. Elezioni che decretarono la riconferma a presidente dell’Iran di Mahmud Ahmadinejad. Il Paese ha vissuto le prime ora di questa giornata con una calma carica di tensione che poi, è scoppiata nel pomeriggio intorno alle 16, le 13.30 italiane con i primi scontri tra manifestanti e forze di sicurezza nei pressi dell’Università Sharif di Teheran. Era impensabile che l’opposizione iraniana del movimento riformista dell’Onda Verde si facesse scappare questa occasione per proclamare il proprio dissenso al regime degli Ayatollah. I luoghi delle sanguinose proteste post elettorali di un anno fa si sono quindi di nuovo riempiti di manifestanti. Questo, nonostante l’appello dei leader dell’opposizione, Moussavi e Karroubi, a evitare di scendere in piazza e nonostante che le forze di sicurezza avessero preso posizione in vari punti strategici del centro di Teheran per prevenire manifestazioni. Nonostante le proteste e le accuse di brogli elettorali il contestato presidente Ahmadinejad ha potuto proseguire nel suo mandato, quasi certamente usurpato, grazie all’appoggio dell’ayatollah Ali Khamenei, la Guida Suprema. La lotta continuerà. Viva la Persia! Viva il movimento riformista!?xml:namespace>
Italia. Violenza sessuale è allarme sociale
Dopo i recenti casi di stupri, a Roma, Bologna e Milano non si riesce quasi più a tenere il conto degli episodio di violenza sessuale che, dall'inizio dell'anno, si stanno susseguendo in Italia ad opera principalmente di stranieri. Un orribile reato che si verifica nelle grandi città metropolitane come nei piccoli centri urbani. Emergono dati da brividi dalle informazioni fornite dal Presidente facente funzioni del Tribunale di Como Giuseppe Anzani e dal Procuratore capo Alessandro Maria Lodolini. Ogni 4 giorni in Procura a Como arriva una denuncia per violenza sessuale. I fascicoli aperti tra luglio 2007 e giugno 2008 sono stati 89, tra violenze sessuali e pedofilia. Ma è solo la punta di un iceberg in quanto, il reato, per la quasi totalità è sommerso perché prevale ancora la paura e la vergogna a denunciare la violenza subita. Fino ad oggi la violenza che subivano le donne era soprattutto domestica, ma gli episodi di violenza che hanno visto protagoniste, loro malgrado, delle donne avvenuti negli ultimi giorni, per le strade, propongono una nuova emergenza. Un autorevole testimonianza è portata da Telefono Rosa che da anni conosce il fenomeno ed assiste le vittime. “Ciò che sta avvenendo dall'inizio dell'anno, precisa il presidente Maria Gabriella Carnieri Moscatelli, mi preoccupa. Non so se è solo l'effetto di maggiori denunce ma, dal nostro osservatorio, non era mai stato rilevata una cosa simile”. Gli avvenimenti degli ultimi giorni non fanno altro che conferma un'allarmante costante: in testa alla classifica degli autori di stupri ci sono gli stranieri. Il triste primato vede fra i primi i romeni, seguiti da marocchini e albanesi che sembra abbiano dato il via ad una esecrabile escalation di violenza contro le donne. Assodato che nella stragrande maggioranza dei casi questi episodi sono commessi da stranieri, spesso clandestini, ora si deve dare a tutto questo uno stop. Certezza della pena, custodia cautelare in carcere per chi è accusato di violenza sessuale ed esclusione di attenuanti per chi delinque sotto effetto di alcool e droghe. Tutto ovviamente tenendo conto di due elementi fondamentali: abbattere l'allarme sociale provocato da questo tipo di reati e tutelare la dignità della vittima, che va assicurata anche nel percorso dibattimentale.
Per raggiungere un risultato anzitutto è importante l'introduzione nel ddl sicurezza dell'obbligo del carcere per chi stupra. Forse il decreto 'anti-stupro' sarà pronto per venerdì esso dovrebbe contenere, come annunciato, importanti novità: gli accusati di stupro non potranno beneficiare della libertà condizionale, ci sarà un avvocato a spese dello Stato per le vittime di violenza sessuale, arriveranno nuovi presidi di polizia con relativi stanziamenti, saranno anticipate le norme contenute nel ddl anti-molestie che la Camera ha già approvato. Tra le altre cose, ci dovrebbero essere anche aggravanti se a commettere violenza sono familiari, partner o tutori; un pesante aggravio di pena se la vittima è sotto i 14 anni; uguale trattamento, invece, se la vittima è maggiorenne o appena sotto i 18; ergastolo sicuro, se allo stupro segue la morte della vittima. Mano pesante anche per i complici: nessuna possibilità di godere dei domiciliari neppure per i favoreggiatori.
***
La scuola pubblica in Italia con la 'Riforma Gelmini'
Esprimo la mia piena solidarietà con tutti coloro che protestano contro la Legge 133/08 la cosidetta 'Riforma Gelmini'....
Le cifre presentate nel decreto fanno venire i brividi: i tagli previsti dal decreto legge 112, poi convertito nella legge 133/08, e gli ulteriori provvedimenti contenuti nel decreto 137 porteranno, a livello nazionale, ad una riduzione di circa 100mila posti tra il personale docente e di 43mila posti tra quello Ata (ausiliari, tecnici e amministrativi).
Per molti, anche per i non addetti ai lavori, l'effetto provocato dalla legge che in pratica azzererà in poco tempo le faticose conquiste di anni e anni, non solo in termini di posti di lavoro, ma anche di mission- educativa e di didattica, rende il momento dei più cupi e tristi degli ultimi anni. Ai tagli vanno poi sommati, le conseguenze che scaturiranno dalla reintroduzione del maestro unico nelle scuole elementari.
L'Europa chiede più scuola, più sapere e l'Italia che fa?
Il contrario!
Rientrodurre il maestro unico è compiere, di sicuro, un passo indietro di almeno mezzo secolo. Se non addirittura si ritorna al tempo del libro cuore, senza offesa per quel libro mio compagno di tanti pomeriggi.
Perchè tutto questo? Bella domanda!
Molto probabilmente si tenta di mascherare con questa supposta riforma quello che è il vero scopo del provvedimento: incassare o meglio risparmiare in poco meno di 4-5 anni 8miliardi di euro. Questa è la cifra stimata, che dovrebbe restare nelle casse dello stato.
Un risparmio quindi certo ottenuto tagliando centinaia di migliaia di posti di lavoro ma al contempo che produrrà anche un effetto negativo: quello di un drastico ridimensionamento del servizio scolastico pubblico in favore forse di quello privato. Inoltre un'altra diretta conseguenza della L.133/08 sarà la chiusura di decine e decine di plessi scolastici.
Molte scuole, soprattutto nei piccoli centri urbani, non ci saranno più. A scomparire sarà anche un altro degli elementi cardine dell'istruzione primaria italiana: il tempo pieno. Bisogna fare attenzione, chi sostiene che il tempo pieno non sarà toccato dalla riforma o che addirittura aumenterà mente sapendo di farlo.
Rifletteteci un poco e capirete perchè!
Se prima, per ogni 2 classi, c'erano 3 insegnanti d'ora in poi sarà uno per classe, a seguire e istruire dai 20 ai 30 alunni e che svolgerà il suo orario lavorativo settimanale esclusivamente di mattina. Pertanto al pomeriggio non potrà esserci altro che un sorta di dopo-scuola, trasformando il tempo pieno di fatto in un parcheggio pomeridiano per i bambini, che nulla ha da condividere con l'offerta didattica di cui fino ad ieri, prima della 'riforma Gelmini', gli alunni potevano usufruire con il tempo pieno.
...
ARRIVERA' PER NATALE UNA 'SOCIAL CARD' AD OLTRE 1MLN DI ITALIANI 'POVERI'
C’è un detto che dice: "meglio poco che niente!".
In questo caso tra il poco e il nulla ci sono così poche differenze che è difficile distinguerli.
La 'social card, almeno per il momento, sembra più l’ennesimo spot varato dal governo che piuttosto un provvedimento serio in grado di aiutare per davvero i più bisognosi.
Nessuno però si è ricordato di dire che ogni spesa effettuata con la 'social card' in automatico sarà data una commissione alla Mastercard che è la società che ha emmesso ed è la proprietà della card.
Bhe! Almeno qualcuno di certo ci guadagnerà da questa iniziativa...
Appare strano che un'iniziativa così benefica abbia comunque dei costi accessori...stranezze tutte italiane!
***
Parole....di Abraham Lincoln
Non si può arrivare alla prosperità scoraggiando l'impresa.Non si può rafforzare il deboleindebolendo il più forte.Non si può aiutare chi è piccoloabbattendo chi è grande.Non si può aiutare il poverodistruggendo il ricco.Non si possono aumentare le pagherovinando i datori di lavoro.Non si può progredire serenamentespendendo più del guadagno.Non si può promuovere la fratellanza umanapredicando l'odio di classe.Non si può instaurare la sicurezza socialeadoperando denaro imprestato.Non si può formare carattere e coraggiotogliendo iniziativa e sicurezza.Non si può aiutare continuamentela gente facendo in sua vece quello che potrebbee dovrebbe fare da sola.
Nessun commento:
Posta un commento