Pirateria. Vicenda Buccaneer: tutto sembra giocare a sfavore degli ostaggi
Fallita ogni mediazione con i pirati somali che trattengono nelle loro mai il rimorchiatore italiano 'Buccaneer' e il suo equipaggio ora sembra che tutti brancolino
nel buio. Se ne è parlato per giorni, per settimane. Si è 'scomodato' un sottosegretario di Stato che si è recato in missione in Somalia per incontrare le autorità della regione semiautonoma del Puntland. Però poi, ad un certo punto, sulla sorte degli uomini del Buccaneer è calato il silenzio. Un silenzio assordante! Perchè?
Ormai sono 52 giorni che il rimorchiatore italiano 'Buccaneer' di proprietà della Microperi, una società del ravennate, è nelle mani dei pirati somali che lo hanno catturato l'11 aprile scorso al largo del Golfo di Aden. A bordo ci sono i 16 membri dell'equipaggio tenuti in ostaggi in condizioni inimmaginabili. Dieci di loro sono italiani e 6 stranieri: 5 romeni e 1 croato. Molto probabilmente sono proprio quest'ultimi sei, ritenuti forse dai pirati 'merce meno preziosa', i 6 marittimi sbarcati dall'imbarcazione la scorsa settimana. La notizia ha trovato parzialmente conferma nelle parole di Mario Iarloi, comandante del rimorchiatore che però che ne ha specificato la nazionalità. Purtroppo le coste della Somalia al largo delle quali è alla fonda l'imbarcazione italiana è terra di nessuno. I satelliti infatti indicano il battello ancorato nei pressi di Las Quorey un villaggio sulla costa somala della regione semi-autonoma del Puntland, riconosciuto come covo dei Pirati. L'intera area ormai sfugge al controllo del governo somalo ed è infestata da gang di predoni in mare e da miliziani armati a terra e nessuno può escludere, come è già accaduto in casi precedenti, che i 6 ostaggi sbarcati possano essere 'passati' da una banda ad un'altra o scambiati o venduti come se fossero cose o animali. Però il motivo per il quale siano stati sbarcati potrebbe essere anche un altro. Forse dettato da esigenze logistiche oppure per evitare che le poche scorte alimentari e non solo, rimaste a bordo, possano essere dilapidate in poco tempo. Purtroppo non è mai giunto a destinazione l'autocarro carico di viveri e medicinali inviato da Gibuti all'inizio del mese scorso e tantomeno nessuno si è preoccupato di ciò. Da quando sono stati catturati, alcuni dei marittimi italiani hanno potuto telefonare diverse volte alle loro famiglie in Italia. Tra questi in paricolare Vincenzo Montella e Giovanni Vollaro. I due fanno parte del gruppo dei 10 italiani e sono di Torre del Greco, in provincia di Napoli. Nelle loro telefonate all'inizio rassicuravano i parenti sul loro stato di salute e cercavano di tranquillizzarli. Evidentemente avevano fiducia nel loro governo e credevano che la loro disavventura sarebbe teminata presto grazie all'intervento della diplomazia italiana. Poi con il passare delle settimane le loro telefonate si sono trasformate in lanconici appelli a fare presto, ad autarli ad uscire da quella situazione che li stava lentamente uccidendo. Dopodichè più nulla! L'ultimo contatto risale alla fine di aprile, il 24, quando Borrelli ha telefonato alla sorella e piangendo le aveva implorato di aiutarlo e a farlo in fretta. Dopo non è successo più nulla fino ai contatti con Mario Iarloi, comandante del Buccaneer, a fine maggioe poi all'inizio di giugno. Due telefonate che in tutta la loro drammaticità illustrano quello che sta accadendo. La cattura della nave italiana e il sequestro del suo equipaggio si sta tramutando in una tragedia! Quello che lascia senza parole è il comportamen
to del governo italiano. Il primo maggio scorso, Margherita Boniver, l'inviata speciale del ministro degli Esterti Franco Frattini, si è recata in Somalia per parlare con i membri del governo di transizione somalo e poi nel Puntland, sulle cui coste si è ormai costituita la nuova Tortuga legata a nomi di porti come quello di Ely, Harardhere e Bossaso. Purtroppo a quanto pare il suo viaggio è stato controproducente. Alla fine non si capisce come, è nata una sfida che ha portato la Boniver a chiedere l'immediata liberazione dell'equipaggio, accusando senza mezze parole il presidente della regione, Abdullahi Faroleh, che fino ad allora si era impegnato in prima persona in un tentativo di mediazione tra governo italiano e sequestratori, di connivenza con i pirati. Arrivando persino ad affermare che qualsiasi atto contro i marittimi italiani sarebbe stato considerato un atto ostile verso l'Italia. Dopo il suo rientro a Roma sulla vicenda è calato una spessa coltre di silenzio. Probabilmente da quel punto in poi la situazione è andata in stallo.
Nel frattempo sembra che della vicenda si stia interessando anche l'Agenzia informazione e sicurezza interna, Aise, l'intelligence italiana. Sembra addirittura che di recente sia entrato in 'gioco' anche l'intelligence americana che è più presente sul territorio avendo rapporti diretti con il governo di Mogadiscio. Purtroppo l'Italia oggi sta pagando il fatto che per anni si è disinteressata della Somalia, nonostante i forti legami coloniali tra i due Paesi, ed ora si ritrova a non avere punti di riferimento concreti sul territorio. Un motivo questo che spiega anche perchè a trattare per il rilascio degli ostaggi italiani non sarebbero in maniera diretta le autorità italiane ma terze persone.
Il ministero degli Esteri italiano, che ha da sempre escluso l'ipotesi di un blitz per non mettere a repentaglio la vita degli ostaggi, ha chiesto una liberazione incondizionata dei marinai italiani. Il governo del Puntland si è invece dichiato pronto ad un atto di forza per liberare gli ostaggi e si è detto contrario a trattative con i pirati se impostate su basi economiche. Pertanto si è creata una differenza di vedute e quindi di modi di affrontare la vicenda che hanno portato alla fine anche a far assumere, alle parti coinvolte, posizioni di intransigenza che ora giocano a sfavore degli ostaggi. Eppure la Farnesina è un'istituzione che ha dimostrato in tante altre occasioni di essere all'altezza del compito anche in condizioni difficili. Il ministro Frattini si dice continuamente aggiornato sugli sviluppi della vicenda. Inoltre, nello spiegare che tutto è sotto controllo, ribadisce la richiesta del massimo riserbo per evitare la diffusione di notizie che possano interferire nella vicenda e porre in
pericolo la sicurezza dell'equipaggio del Buccaner. “Tutti i canali aperti dal Governo, dalla Farnesina e dai servizi sono attivi ed è ovvio che tutti gli organismi preposti, italiani ed internazionali, si stanno occupando della vicenda sin dal primo giorno” ha affermato oggi la Boniver. “E' pazzesco il solo poter immaginare che nessuno si occupi di una vicenda che interessa la vita di dieci connazionali, ha aggiunto l'inviato del ministro degli Esteri per le emergenze umanitarie. Dimenticando però che nessuno gli ha mai contestato questo ma solo il fatto di essere in un vicolo cieco e di non cercare altre vie d'uscita, come il pagare il riscatto e chiudere la partita. Che è ben diverso! Sul riserbo al quale si appella la Boniver indicando ipotetici sforzi che si stanno compiendo per ottenere risultati concreti senza divulgarne l'esito. C'è molto da 'ridire'! E' risaputo che le trattative più tempo durano e minore è la possibilità di ottenere concreti risultati. Il fatto che stia trascorrendo tanto tempo non gioca certo a favore di nessuno. Lo stesso Iarloi, comandante del rimorchiatore, l'ha detto! La tensione continua a mordere i nervi di tutti. Sono principalmente le famiglie a patire per questa situazione. La loro sofferenza si vede nei loro volti e nei loro occhi. Inoltre il ministro Frattini dovrebbe anche spiegare come mai alla riunione dell''International Contact Group', ICG, sulla Somalia in programma a Roma, il 9 e il 10 giugno prossimi vi parteciperanno i rappresentanti del governo e
dell'opposizione in Somalia per affrontare la questione pirateria ma non interverranno anche quelli del governo del Puntland. Il vertice partirà dagli impegni assuntati dalla Conferenza di Bruxelles dello scorso aprile. Pertanto sarà un'incontro che dovrebbe servire a dare una risposta alle radici del fenomeno e da dove dovrebbero uscire le indicazioni da seguire per giungere al consolidamento del governo somalo e trovare una via da seguire per agire con forza per sradicare la pirateria da quell'area. Ovviamente si parlerà anche della vicenda del 'Buccaneer' in cui l'Italia è particolarmente coinvolta avendo dei suoi connazionali tra gli ostaggi. Al vertice però mancherà l'interlocutore più valido, quello che veramente potrebbe fare pressione sui pirati e far liberare i 10 marittimi italiani, i rappresentati del Puntland. Testimonianza questa di quanto i rapporti tra i due governi non siano molto facili ed ecco perchè forse non si registrano progressi nella vicenda. Nessuno avrebbe mai potuto immaginare che con tanti problemi che affliggono la società moderna i governi mondiali avrebbero dovuto occuparsi anche di una nuova piaga? I pirati! Per ora è affidato alla diplomazia internazionale la ricerca di modi e mezzi per tutelarsi da questo fenomeno. Nulla però esclude che in futuro si possa ricorrere anche all'uso della forza. I numeri del fenomeno della pirateria si fanno sempre più impressionanti e negli ultimi mesi esso ha anche subito un pericoloso salto di qualità che potrebbe portare a mille risvolti anche negativi. Nel mondo solcano i mari circa 50mila mercantili e di questi 22mila transitano, ogni anno, al largo del Corno d'Africa. Duemila poi, sono cargo a cui sono legati interessi italiani e 600 battono il tricolore. I pirati trattengono, come ostaggi, 290 marinai di diverse nazionalità equipaggi delle 17 navi ancora nelle loro mani, e tra questi il rimorchiatore italiano 'Buccaneer' con il suo equipaggio di cui 10 italiani.
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Il mondo non può più stare a guardare mentre migliaia di siriani si vedono privati della libertà e della vita.....
DARFUR:NON C'E' PIU' TEMPO DA PERDERE!
IN DARFUR SONO DECINE SE NON CENTINAIA LE PERSONE CHE MUOIONO OGNI MESE...
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RICORDATI BASTANO 31 EURO PER ACQUISTARE 8 COPERTE, 51 EURO PER UNA TENDA E 200 EURO PER DARE ASSISTENZA MEDICA A 25 FAMIGLIE...
In Darfur dal 2003 ad oggi sono state compiute esecuzioni, anche di massa, stupri, soprattutto di massa, nei confronti di donne, uomini e bambini e interi villaggi sono stati rasi al suolo. Il terrore è stato usato come pratica generalizzata e a sfondo razziale mentre lo stupro è diventato una vera e propria arma da guerra.
Il governo sudanese di Khartoum da parte sua ha bombardato senza sosta i civili, e ha reso sempre più difficili le operazioni di soccorso delle organizzazioni umanitarie nei confronti delle genti del Darfur, fino al punto di far scappare via la maggior parte delle Ong operanti nella regione sudanese e liberarsi così di scomodi testimoni di quanto accadeva in quei luoghi. La stessa tattica è stata seguita prima con i peacekeepers dell'Ua e poi con quelli dell'Onu...
Tutto il mondo è a conoscenza di quanto accade in quella remota regione sudanese e lancia denunce. Da un lato Washington parla di genocidio, dall’altro l'Onu parla di catastrofe umanitaria e di pulizia etnica.
Il tutto però resta nella totale impunità!
Intanto, dal Febbraio 2003 anno in cui è iniziata la ribellione della popolazione di etnia africana del Darfur, circa 6 milioni in maggioranza musulmana e in parte animista, contro il governo sudanese, musulmano ma integralista e soprattutto di etnia araba e bianca, è scoppiato il conflitto che ha causato finora circa 300mila morti e due milioni e mezzo di profughi. Una protesta nata per lo stato di totale abbandono e sfruttamento in cui la popolazione nera era tenuta. La repressione del governo centrale è stata spietata, soprattutto facendo uso dei Janjaweed, i diavoli a cavallo, che sono milizie nomadi di etnia araba che hanno compiuto tutti gli orrori possibili e inimmaginabili contro le genti del Darfur di etnia nera, per lo più contadini e pastori.
La guerra chi puo raccontarla? E' difficile farlo ma tutti possiamo immaginare come sia il sentire l'odore dei morti abbandonati nelle strade o sotto le macerie, il vedere i bambini che muoiono di fame accanto al cadavere della madre, il sentire il lamento dei feriti e lo strazio dei sopravvissuti, di chi si vede impotente e maledice chi gli ha portato via tutto.
Nella Striscia di Gaza siamo ormai quasi alla terza settimana di bombardamenti e inesorabilmente, come non potrebbe essere diversamente con tutta la tecnologia militare del 21° secolo che gli israeliani stanno usando, il numero dei morti tra i civili continuato ad aumentare, mentre l'esercito israeliano bombarda le loro case si moltiplicano tra i palestinesi le scene di disperazione e di dolore causati dagli effetti devastanti della guerra che certamente non sono cambiati nel tempo anzi al contrario.
Il 12 giugno 2010 è caduto il primo anniversario delle contestate elezioni iraniane. Elezioni che decretarono la riconferma a presidente dell’Iran di Mahmud Ahmadinejad. Il Paese ha vissuto le prime ora di questa giornata con una calma carica di tensione che poi, è scoppiata nel pomeriggio intorno alle 16, le 13.30 italiane con i primi scontri tra manifestanti e forze di sicurezza nei pressi dell’Università Sharif di Teheran. Era impensabile che l’opposizione iraniana del movimento riformista dell’Onda Verde si facesse scappare questa occasione per proclamare il proprio dissenso al regime degli Ayatollah. I luoghi delle sanguinose proteste post elettorali di un anno fa si sono quindi di nuovo riempiti di manifestanti. Questo, nonostante l’appello dei leader dell’opposizione, Moussavi e Karroubi, a evitare di scendere in piazza e nonostante che le forze di sicurezza avessero preso posizione in vari punti strategici del centro di Teheran per prevenire manifestazioni. Nonostante le proteste e le accuse di brogli elettorali il contestato presidente Ahmadinejad ha potuto proseguire nel suo mandato, quasi certamente usurpato, grazie all’appoggio dell’ayatollah Ali Khamenei, la Guida Suprema. La lotta continuerà. Viva la Persia! Viva il movimento riformista!?xml:namespace>
Italia. Violenza sessuale è allarme sociale
Dopo i recenti casi di stupri, a Roma, Bologna e Milano non si riesce quasi più a tenere il conto degli episodio di violenza sessuale che, dall'inizio dell'anno, si stanno susseguendo in Italia ad opera principalmente di stranieri. Un orribile reato che si verifica nelle grandi città metropolitane come nei piccoli centri urbani. Emergono dati da brividi dalle informazioni fornite dal Presidente facente funzioni del Tribunale di Como Giuseppe Anzani e dal Procuratore capo Alessandro Maria Lodolini. Ogni 4 giorni in Procura a Como arriva una denuncia per violenza sessuale. I fascicoli aperti tra luglio 2007 e giugno 2008 sono stati 89, tra violenze sessuali e pedofilia. Ma è solo la punta di un iceberg in quanto, il reato, per la quasi totalità è sommerso perché prevale ancora la paura e la vergogna a denunciare la violenza subita. Fino ad oggi la violenza che subivano le donne era soprattutto domestica, ma gli episodi di violenza che hanno visto protagoniste, loro malgrado, delle donne avvenuti negli ultimi giorni, per le strade, propongono una nuova emergenza. Un autorevole testimonianza è portata da Telefono Rosa che da anni conosce il fenomeno ed assiste le vittime. “Ciò che sta avvenendo dall'inizio dell'anno, precisa il presidente Maria Gabriella Carnieri Moscatelli, mi preoccupa. Non so se è solo l'effetto di maggiori denunce ma, dal nostro osservatorio, non era mai stato rilevata una cosa simile”. Gli avvenimenti degli ultimi giorni non fanno altro che conferma un'allarmante costante: in testa alla classifica degli autori di stupri ci sono gli stranieri. Il triste primato vede fra i primi i romeni, seguiti da marocchini e albanesi che sembra abbiano dato il via ad una esecrabile escalation di violenza contro le donne. Assodato che nella stragrande maggioranza dei casi questi episodi sono commessi da stranieri, spesso clandestini, ora si deve dare a tutto questo uno stop. Certezza della pena, custodia cautelare in carcere per chi è accusato di violenza sessuale ed esclusione di attenuanti per chi delinque sotto effetto di alcool e droghe. Tutto ovviamente tenendo conto di due elementi fondamentali: abbattere l'allarme sociale provocato da questo tipo di reati e tutelare la dignità della vittima, che va assicurata anche nel percorso dibattimentale.
Per raggiungere un risultato anzitutto è importante l'introduzione nel ddl sicurezza dell'obbligo del carcere per chi stupra. Forse il decreto 'anti-stupro' sarà pronto per venerdì esso dovrebbe contenere, come annunciato, importanti novità: gli accusati di stupro non potranno beneficiare della libertà condizionale, ci sarà un avvocato a spese dello Stato per le vittime di violenza sessuale, arriveranno nuovi presidi di polizia con relativi stanziamenti, saranno anticipate le norme contenute nel ddl anti-molestie che la Camera ha già approvato. Tra le altre cose, ci dovrebbero essere anche aggravanti se a commettere violenza sono familiari, partner o tutori; un pesante aggravio di pena se la vittima è sotto i 14 anni; uguale trattamento, invece, se la vittima è maggiorenne o appena sotto i 18; ergastolo sicuro, se allo stupro segue la morte della vittima. Mano pesante anche per i complici: nessuna possibilità di godere dei domiciliari neppure per i favoreggiatori.
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La scuola pubblica in Italia con la 'Riforma Gelmini'
Esprimo la mia piena solidarietà con tutti coloro che protestano contro la Legge 133/08 la cosidetta 'Riforma Gelmini'....
Le cifre presentate nel decreto fanno venire i brividi: i tagli previsti dal decreto legge 112, poi convertito nella legge 133/08, e gli ulteriori provvedimenti contenuti nel decreto 137 porteranno, a livello nazionale, ad una riduzione di circa 100mila posti tra il personale docente e di 43mila posti tra quello Ata (ausiliari, tecnici e amministrativi).
Per molti, anche per i non addetti ai lavori, l'effetto provocato dalla legge che in pratica azzererà in poco tempo le faticose conquiste di anni e anni, non solo in termini di posti di lavoro, ma anche di mission- educativa e di didattica, rende il momento dei più cupi e tristi degli ultimi anni. Ai tagli vanno poi sommati, le conseguenze che scaturiranno dalla reintroduzione del maestro unico nelle scuole elementari.
L'Europa chiede più scuola, più sapere e l'Italia che fa?
Il contrario!
Rientrodurre il maestro unico è compiere, di sicuro, un passo indietro di almeno mezzo secolo. Se non addirittura si ritorna al tempo del libro cuore, senza offesa per quel libro mio compagno di tanti pomeriggi.
Perchè tutto questo? Bella domanda!
Molto probabilmente si tenta di mascherare con questa supposta riforma quello che è il vero scopo del provvedimento: incassare o meglio risparmiare in poco meno di 4-5 anni 8miliardi di euro. Questa è la cifra stimata, che dovrebbe restare nelle casse dello stato.
Un risparmio quindi certo ottenuto tagliando centinaia di migliaia di posti di lavoro ma al contempo che produrrà anche un effetto negativo: quello di un drastico ridimensionamento del servizio scolastico pubblico in favore forse di quello privato. Inoltre un'altra diretta conseguenza della L.133/08 sarà la chiusura di decine e decine di plessi scolastici.
Molte scuole, soprattutto nei piccoli centri urbani, non ci saranno più. A scomparire sarà anche un altro degli elementi cardine dell'istruzione primaria italiana: il tempo pieno. Bisogna fare attenzione, chi sostiene che il tempo pieno non sarà toccato dalla riforma o che addirittura aumenterà mente sapendo di farlo.
Rifletteteci un poco e capirete perchè!
Se prima, per ogni 2 classi, c'erano 3 insegnanti d'ora in poi sarà uno per classe, a seguire e istruire dai 20 ai 30 alunni e che svolgerà il suo orario lavorativo settimanale esclusivamente di mattina. Pertanto al pomeriggio non potrà esserci altro che un sorta di dopo-scuola, trasformando il tempo pieno di fatto in un parcheggio pomeridiano per i bambini, che nulla ha da condividere con l'offerta didattica di cui fino ad ieri, prima della 'riforma Gelmini', gli alunni potevano usufruire con il tempo pieno.
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ARRIVERA' PER NATALE UNA 'SOCIAL CARD' AD OLTRE 1MLN DI ITALIANI 'POVERI'
C’è un detto che dice: "meglio poco che niente!".
In questo caso tra il poco e il nulla ci sono così poche differenze che è difficile distinguerli.
La 'social card, almeno per il momento, sembra più l’ennesimo spot varato dal governo che piuttosto un provvedimento serio in grado di aiutare per davvero i più bisognosi.
Nessuno però si è ricordato di dire che ogni spesa effettuata con la 'social card' in automatico sarà data una commissione alla Mastercard che è la società che ha emmesso ed è la proprietà della card.
Bhe! Almeno qualcuno di certo ci guadagnerà da questa iniziativa...
Appare strano che un'iniziativa così benefica abbia comunque dei costi accessori...stranezze tutte italiane!
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Parole....di Abraham Lincoln
Non si può arrivare alla prosperità scoraggiando l'impresa.Non si può rafforzare il deboleindebolendo il più forte.Non si può aiutare chi è piccoloabbattendo chi è grande.Non si può aiutare il poverodistruggendo il ricco.Non si possono aumentare le pagherovinando i datori di lavoro.Non si può progredire serenamentespendendo più del guadagno.Non si può promuovere la fratellanza umanapredicando l'odio di classe.Non si può instaurare la sicurezza socialeadoperando denaro imprestato.Non si può formare carattere e coraggiotogliendo iniziativa e sicurezza.Non si può aiutare continuamentela gente facendo in sua vece quello che potrebbee dovrebbe fare da sola.
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