mercoledì 10 febbraio 2016

FOIBE. Noi continueremo a raccontare ciò che a scuola non si insegna

Il termine “foibe” indica una particolarità geologica del terreno di zone della Venezia Giulia, dell’area istriana, fiumana e dalmata; sono infatti un aspetto tipico del paesaggio carsico, delle fenditure del terreno che si sono create a causa dell’erosione millenaria dell’acqua. Hanno spaccature molto profonde e possono avere una larghezza che varia dai pochi centimetri ad alcune decine di metri. Qui vennero gettati i corpi di migliaia di cittadini, un’utilissima alternativa alle fosse comuni; si trattava di veri e propri inghiottitoi di esseri umani, vivi o morti. Nell’autunno del 1943 e nella primavera del 1945 vennero gettati nelle foibe, sparse nell’entroterra istriano, i corpi delle vittime di una serie di esecuzioni sommarie su larga scala. Allo stesso scopo eliminatorio sono state usate anche altre cavità come le miniere di bauxite dell’Istria ed il pozzo della miniera di Basovizza. Le foibe sono il simbolo di atroci sevizie, compiute con l’intento di dare la massima sofferenza. Ai corpi, dopo torture orribili, venivano legate al collo di uomini e donne italiani ancora in vita, delle pesanti pietre, in modo che potessero cadere più in profondità e più velocemente, lacerandosi contro le appuntite rocce durante il percorso. Dalle testimonianze dei sopravvissuti si apprende che le fucilazioni avvenivano in massa sull’orlo delle foibe così da far precipitare direttamente i corpi, con il vantaggio di non dover ripulire nulla dopo l’esecuzione e che, se qualcuno non fosse morto sul colpo, una volta precipitato comunque non sarebbe sopravvissuto. In alcuni casi bloccavano i polsi e i piedi con del filo di ferro di ogni singola persona e, successivamente, legavano gli uni agli altri, sparavano al primo malcapitato del gruppo che ruzzolava rovinosamente nella foiba spingendo con sé tutti gli altri. Spesso dopo aver infoibato centinaia di persone lanciavano delle bombe: con il crollo si chiudevano le cavità. Una tragedia accomunabile ad altre epurazioni razziali che hanno giustamente indignato e sconvolto l’opinione pubblica mondiale. In questo caso, però, si tende a trascurare l’orrore subito dal nostro popolo, forse solo perché Italiani, fino al punto che questa tragedia non è stata nemmeno riportata nei libri scolastici. Dopo decenni è stato istituito il giorno della memoria, il 10 febbraio. Ricordare dovrebbe essere utile per evitare i medesimi errori.
Maria Luisa Mogno
Il lato più oscuro della storia italiana, dove il silenzio regna come cattivo maestro di vita, dove neppure la Pietà riesce a trovare pace.
Se proviamo a fissare l’inizio di una serie di fatti e avvenimenti storici che ci conducono fino al martirio delle foibe e alla tragedia dell’esodo delle popolazioni dalmate, giuliane ed istriane, è necessario ripercorrere il calendario storico dal 1918, anno in cui l’Italia ha ricevuto, come paese vincitore della prima guerra mondiale, tutto il territorio dell’Istria, incondizionatamente e senza nessun genere di consenso da parte delle decine di migliaia di slavi già insediati da anni in quelle zone. La scarsa intelligenza politica delle regie autorità italiane di quegli anni non ha saputo generare una sana politica di coinvolgimento di questi popoli, causando, anche se indirettamente, il nascere di movimenti slavi irredentisti. Nel concreto, si veniva a sostituire alla elastica e onestissima amministrazione austro-ungarica (capace da secoli di amministrare popoli ed etnie diverse del vasto impero asburgico) una sorta di brutta-copia di stampo borbonico-piemontese, estremamente burocratizzata e pasticciona. La situazione economica subì un crollo e gli stessi istriani e giuliani di lingua slava percepivano chiaramente la sensazione di sentirsi occupati in casa loro, rimpiangendo non poco il mantello protettivo dell’impero austro-ungarico. Negli anni seguenti, con l’instaurarsi del regime fascista, la politica amministrativa di quelle zone subisce un forte cambiamento: la nuova e più “efficiente” amministrazione mussoliniana tende a riordinarne l’assetto sociale semplicemente italianizzando il più possibile ogni suo aspetto, sia di costume che economico, comprimendo inevitabilmente e con una certa violenza usi e costumi slavi, ignorandone le tradizioni e limitandone persino l’uso della lingua. La stessa toponomastica ed i nomi dei paesi e delle città saranno scosse da questa improvvisa italianizzazione forzata. Stessa sorte toccò ai movimenti irredentisti slavi che furono letteralmente perseguitati e repressi. Purtroppo, se da una parte il fascismo cercò (in alcuni casi riuscendoci) di “rianimare” le nuove terre italiane anche con l’uso di mezzi decisamente poco ortodossi, dall’altra venne meno il controllo sulle singole azioni dei singoli gerarchi e capi militari di zona i quali operarono spesso con eccessiva violenza e metodi devastatori nei confronti delle minoranze slave. Sicuramente questo aspetto alimentò non poco l’odio verso gli italiani da parte slava: gli eventi della seconda guerra mondiale, poi, non fecero altro che acuire una situazione ormai già pesantemente compromessa, generando immediatamente una forte resistenza armata, caratterizzata da un feroce e maligno odio in un primo tempo a carattere politico (antifascista) che si rivelò in seguito ancora più forte ma ferocemente etnico e anti-italiano. Nell’autunno del 1943, subito dopo l’armistizio, nei territori dell’Istria abbandonati dalle milizie italiane e non ancora sotto il controllo dell’esercito tedesco, le bande armate partigiane slave, appoggiate anche da gente comune proveniente soprattutto dalle campagne, dettero inizio a quella repressione vendicativa che passerà tristemente alla storia come tragedia delle foibe: centinaia di cittadini italiani definiti “nemici del popolo” furono rastrellati sistematicamente, spogliati di ogni bene, umiliati e sottoposti ad ogni genere di sadica sevizia, torturati o più semplicemente fucilati e gettati nelle foibe. E’ necessario non dimenticare che la resistenza slava era quasi completamente caratterizzata e pilotata da un motore ideologico di stampo comunista che spaventò non poco gli italiani residenti in Istria e Dalmazia: la paura spinse, chi ne ebbe il tempo e la possibilità, ad una drammatica e disperata fuga per non cadere vittima di queste ritorsioni e rappresaglie perpetuate dagli “slavi rossi” con una disumana quanto gratuita ferocia. Questo scempio inumano vide il momento di massimo sviluppo durante l’occupazione jugoslava di Trieste, Gorizia e dell’Istria, dall’aprile al giugno del 1945, momento in cui l’esercito anglo-americano entra in Trieste, occupata dalle bande slavo-partigiane di Tito. Nel periodo compreso tra marzo ed aprile del 1945 gli anglo-americani e le armate jugoslave erano impegnati ognuno a giungere per primi ad occupare Trieste: furono proprio gli jugoslavi a raggiungere questo obiettivo. Gli ordini tassativi ed inequivocabili di Tito, tramite la voce del suo ministro degli esteri, furono immediatamente applicati: “Epurare subito” e “punire con severità tutti i fomentatori dello sciovinismo e dell’odio nazionale”. Era semplicemente il via libera a una carneficina sistematica di tutti gli italiani presenti nel territorio triestino, una cancellazione totale di ogni simbolo o espressione anche soltanto vagamente italiana. All’odio politico antifascista si unì velocemente un ben più forte odio razziale, alla necessità di punire e colpire i rappresentanti del “fu” regime fascista, si affianca la ben più bieca e cruenta epurazione etnica, tanto cruenta da permettere e giustificare anche l’epurazione dei partigiani comunisti italiani che avevano, fino ad un momento prima, combattuto al fianco dei compagni slavi. Il problema non era più, quindi, essere fascisti o antifascisti, essere con o contro il popolo: il problema era semplicemente rappresentato dall’essere italiani. Questa cieca “caccia all’italiano”, questa violentissima mattanza ebbe come risultato la deportazione, la tortura e l’infoibamento di circa diecimila persone tra civili e militari per mezzo di altrettanto umilianti processi farsa. Quando nel giugno del 1945 giunsero finalmente anche gli anglo-americani, fu tracciata la linea di demarcazione tra le due zone di occupazione, la zona A, limite che tutt’oggi definisce il confine orientale dello stato Italiano e la zona B. Purtroppo, però, la persecuzione degli italiani continuò per tutto il 1947 nella zona di amministrazione provvisoria jugoslava (zona B) sotto lo sguardo inerme delle forze anglo-americane. Tracciare un bilancio di questa atroce follia non è facile così come non è facile individuare i responsabili, diretti ed indiretti, che hanno permesso il nascere di questo tragico epilogo. E’ anche vero che non si può assolutamente tacere, con complice e colpevole silenzio, di fronte alla ricerca di una verità, di una ragione. Fino alla soglia dei primi anni duemila, è stata volontariamente insabbiata la tragedia delle foibe, il silenzio ha contribuito a nascondere colpe e mancanze, nessuno spazio sufficientemente esplicativo è rintracciabile nell’insegnamento, nei libri di storia, nessuno sforzo di ricordare lo strazio bestiale di così tante vite inutilmente falciate dall’odio razziale e politico.
LA COLPA DEGLI ALLEATI
In piena guerra fredda, per non rovinare i rapporti di “comodo” con la Jugoslavia che al tempo non rientrava con i paesi allineati ai sistemi comunisti europei (cioè sotto diretta influenza sovietica), gli americani e gli alleati occidentali si guardarono bene dall’indagare minimamente su quello che era accaduto durante la guerra di liberazione antifascista, perpetrata dalle bande slave e prolungata ben oltre il suo naturale essere. Né pensarono di pubblicizzare a quanto, loro stessi, avevano assistito durante l’occupazione di Trieste del giugno 1945. Perché tutto ciò? Semplice e storicamente comprovabile dalla fondamentale necessità di utilizzare la “rossa Jugoslavia” come paese cuscinetto tra il blocco occidentale ed il blocco “comunista sovietico”, al fine di tamponarne l’egemonia nei Balcani. Una scelta molto discutibile, sopratutto perché è costata la vita a migliaia di italiani innocenti. Anche a fine guerra fredda, con l’implosione dell’Impero Sovietico, non c’è stata nessuna ammissione ufficiale di questa sorta di “consenso”: infatti, come spiegare ad un’opinione pubblica ormai svincolata da ogni giogo ideologico, il vero motivo del loro volontario “non intervento” durante le carneficine etniche in Venezia Giulia? Come giustificare agli italiani stessi il fatto di aver consegnato direttamente ai macellai di Tito tutti quegli italiani (profughi civili e militari) che cercavano di sfuggire alle persecuzioni comuniste-slave pur di mantenersi “buono e amico” lo stesso Tito?
La colpa dei governanti della neo Repubblica italiana.
Stupidamente “simpatica” la reazione dei governi italiani dell’immediato dopoguerra che preferirono tacere e cercare di far dimenticare le foibe per non doversi responsabilizzare sulle questioni dei debiti di guerra e dei risarcimenti ai privati. Eh si, perché è bene dire e SAPERE che i beni espropriati agli italiani nelle zone interessate dell’esodo del dopoguerra sono stati risarciti con cifre avvilenti da “elemosina parrocchiale”. Riparlare della questione delle foibe significa rimettere sul piatto della bilancia gli indennizzi definitivi agli esuli. E poi, al tempo, perché irritare l’amico americano in un momento in cui “l’odore” dei fondi indispensabili alla ricostruzione (piano Marshall) si faceva sempre più forte e piacevole? Perché ricordare tutti quei morti, le foibe, la pulizia etnica slava, rischiando di mettere in imbarazzo a livello mondiale l’amico e liberatore americano per la sua non presa di posizione in merito? Meglio insabbiare, si, alla faccia di tutte quelle anime innocenti che mai avranno una tomba con un fiore.
La colpa del Partito comunista italiano e del CLN.
Dalla vicenda delle foibe ne esce molto male anche il Comitato di Liberazione Nazionale (CLN). Quando alle prime avvisaglie di epurazione etnica operate dalle bande armate di Tito, i tedeschi ed i fascisti proposero una sorta di tregua per cercare di far fronte comune contro questi, i vertici del CLN non accettarono, pagando con il sangue degli stessi partigiani italiani di estrazione comunista, massacrati dai “compagni slavi”. Perché? Eppure erano anche loro antifascisti, comunisti, no? Si, vero, ma con un piccolo fastidioso particolare: erano italiani. Se sulla tragedia delle foibe era prevedibile il silenzio responsabile ed interessato dei neogovernanti italiani, completamente assoggettati e servili agli interessi strategici ed alle visioni di equilibrio mondiale degli alleati anglo-americani, altrettanto prevedibile e colpevole è il silenzio del Partito Comunista Italiano. Il PCI non poteva certo far capire alla popolazione italiana che molti dei suoi leader avevano tacitamente assecondato e indirettamente appoggiato gli autori degli infoibamenti e delle deportazioni. I dirigenti del partito, nell’ottica internazionalista del grande disegno di una futura Europa comunista e della comune ideologia, erano completamente appiattiti sulle posizioni dei “compagni” slavi. Chiunque sostenesse il contrario, anche all’interno dello stesso partito, veniva tacciato di falso e menzognero. La lotta al nazi-fascismo, nemico comune dei popoli europei, aveva reso scioccamente ciechi i comunisti italiani, rendendoli volontariamente complici dei disegni espansionistici di Tito dell’immediato dopoguerra, avvallando l’occupazione dei territori italiani della Venezia Giulia, dell’Istria e della Dalmazia, chiudendo colpevolmente gli occhi di fronte allo scempio che si consumava a scapito degli italiani, anche di tutti quegli italiani antifascisti o compagni stessi di partito contrari all’annessione slava.
In quel momento, ipoteticamente parlando, le bande partigiane “rosse” italiane avrebbero avuto la forza di opporsi con le armi ai “compagni” slavi. Se il CLNAI (Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia) lo avesse ordinato forse sarebbe stata evitata l’occupazione slava. Ma ciò non fu fatto, semplicemente perché, dall’alto delle dirigenze del PCI, chiunque si opponeva all’esercito slavo era condannato e tacciato di fascismo. Stessa condanna espressa nei confronti dei profughi giuliani, in perfetta linea con quella slava, colpevoli di voler sfuggire dai “liberatori” e dal loro modello di società comunista. Lo stesso CLNAI fu “minacciato” dall’alta dirigenza comunista italiana con lo spauracchio della guerra civile se avesse avuto intenzione di schierarsi in opposizione alle scelte politico espansionistiche titine. Gli stessi profughi furono considerati alla stregua di scomodi “relitti repubblichini”, pericolosi focolai di criminalità; è importante, invece, precisare che i profughi, là dove trovarono rifugio, si distinsero per la loro laboriosità, la loro grande sensibilità civile e il loro rispetto per le leggi.
A più di sessanta anni da quei tragici e disumani avvenimenti che hanno portato così tanta sofferenza, ingiustizia e morte tra i nostri fratelli giuliani ed istriani, è importante spezzare la cortina di silenzio che ancora oggi resiste sulla questione delle foibe: più che ricercare colpevoli è importante che la memoria non si avvilisca nelle tenebre dell’oblio. Non dimenticare mai la follia ideologica e la criminale epurazione etnica è forse l’unico modo per rendere un po’ di giustizia a tutte quelle povere anime ed è sicuramente l’unico modo per lenire lo schiacciante senso di vergogna che ogni cittadino italiano, consapevole, prova, di fronte al termine foibe.

 Marco Ciacci
L`intervista alla Professoressa Ivanov
Esule di seconda generazione.
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Una fiammella accesa per tutte le persone che soffrono al mondo

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Nel mondo sono tante le persone che piangono e soffrono a loro dedico un affettuoso pensiero....

Unioni Civili

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SI ALLE UNIONI CIVILI NO ALLE ADOZIONI

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Il mondo non può più stare a guardare mentre migliaia di siriani si vedono privati della libertà e della vita.....

Tutta la verità sul sequestro del rimorchiatore Buccaneer

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A tutti quei bravi ragazzi morti per l'Italia

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Non mi abituerò mai a quest'immagine! Onore ai caduti

Nel mondo ogni giorno vengono compiute carneficine immani in cui le vittime sono inermi civili

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in memoria di coloro che hanno versato il loro sangue a causa del terrorismo ed ora sono solo ombre!

sono solidale con gli immigrati clandestini

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il volto di un immigrato

...a quei bravi ragazzi, figli dell'America di oggi, morti in guerra!

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DARFUR:NON C'E' PIU' TEMPO DA PERDERE!

IN DARFUR SONO DECINE SE NON CENTINAIA LE PERSONE CHE MUOIONO OGNI MESE...
FAI LORO DEL BENE... AIUTA I RIFUGIATI E I PROFUGHI DEL DARFUR FACENDO UNA DONAZIONE ALL'AGENZIA ONU PER I RIFUGIATI UNHCR CHIAMA LO 0680212304 PER SAPERE COME FARE....
RICORDATI BASTANO 31 EURO PER ACQUISTARE 8 COPERTE, 51 EURO PER UNA TENDA E 200 EURO PER DARE ASSISTENZA MEDICA A 25 FAMIGLIE...

Un bambino del Darfur

Un bambino del Darfur
aiuta ad aiutarlo sostieni le iniziative pro Darfur
In Darfur dal 2003 ad oggi sono state compiute esecuzioni, anche di massa, stupri, soprattutto di massa, nei confronti di donne, uomini e bambini e interi villaggi sono stati rasi al suolo. Il terrore è stato usato come pratica generalizzata e a sfondo razziale mentre lo stupro è diventato una vera e propria arma da guerra.
Il governo sudanese di Khartoum da parte sua ha bombardato senza sosta i civili, e ha reso sempre più difficili le operazioni di soccorso delle organizzazioni umanitarie nei confronti delle genti del Darfur, fino al punto di far scappare via la maggior parte delle Ong operanti nella regione sudanese e liberarsi così di scomodi testimoni di quanto accadeva in quei luoghi. La stessa tattica è stata seguita prima con i peacekeepers dell'Ua e poi con quelli dell'Onu...
Tutto il mondo è a conoscenza di quanto accade in quella remota regione sudanese e lancia denunce. Da un lato Washington parla di genocidio, dall’altro l'Onu parla di catastrofe umanitaria e di pulizia etnica.
Il tutto però resta nella totale impunità!
Intanto, dal Febbraio 2003 anno in cui è iniziata la ribellione della popolazione di etnia africana del Darfur, circa 6 milioni in maggioranza musulmana e in parte animista, contro il governo sudanese, musulmano ma integralista e soprattutto di etnia araba e bianca, è scoppiato il conflitto che ha causato finora circa 300mila morti e due milioni e mezzo di profughi. Una protesta nata per lo stato di totale abbandono e sfruttamento in cui la popolazione nera era tenuta. La repressione del governo centrale è stata spietata, soprattutto facendo uso dei Janjaweed, i diavoli a cavallo, che sono milizie nomadi di etnia araba che hanno compiuto tutti gli orrori possibili e inimmaginabili contro le genti del Darfur di etnia nera, per lo più contadini e pastori.

Il pianto di un innocente a Gaza

Il pianto di un innocente a Gaza
Ancora una volta il mondo intero si dovrebbe vergognare!!!
La guerra chi puo raccontarla? E' difficile farlo ma tutti possiamo immaginare come sia il sentire l'odore dei morti abbandonati nelle strade o sotto le macerie, il vedere i bambini che muoiono di fame accanto al cadavere della madre, il sentire il lamento dei feriti e lo strazio dei sopravvissuti, di chi si vede impotente e maledice chi gli ha portato via tutto.
Nella Striscia di Gaza siamo ormai quasi alla terza settimana di bombardamenti e inesorabilmente, come non potrebbe essere diversamente con tutta la tecnologia militare del 21° secolo che gli israeliani stanno usando, il numero dei morti tra i civili continuato ad aumentare, mentre l'esercito israeliano bombarda le loro case si moltiplicano tra i palestinesi le scene di disperazione e di dolore causati dagli effetti devastanti della guerra che certamente non sono cambiati nel tempo anzi al contrario.

Giugno 2009: La rivoluzione di velluto in Iran

Giugno 2009: La rivoluzione di velluto in Iran
Sono solidale con i persiani che manifestano

Il 12 giugno 2010 è caduto il primo anniversario delle contestate elezioni iraniane. Elezioni che decretarono la riconferma a presidente dell’Iran di Mahmud Ahmadinejad. Il Paese ha vissuto le prime ora di questa giornata con una calma carica di tensione che poi, è scoppiata nel pomeriggio intorno alle 16, le 13.30 italiane con i primi scontri tra manifestanti e forze di sicurezza nei pressi dell’Università Sharif di Teheran. Era impensabile che l’opposizione iraniana del movimento riformista dell’Onda Verde si facesse scappare questa occasione per proclamare il proprio dissenso al regime degli Ayatollah. I luoghi delle sanguinose proteste post elettorali di un anno fa si sono quindi di nuovo riempiti di manifestanti. Questo, nonostante l’appello dei leader dell’opposizione, Moussavi e Karroubi, a evitare di scendere in piazza e nonostante che le forze di sicurezza avessero preso posizione in vari punti strategici del centro di Teheran per prevenire manifestazioni. Nonostante le proteste e le accuse di brogli elettorali il contestato presidente Ahmadinejad ha potuto proseguire nel suo mandato, quasi certamente usurpato, grazie all’appoggio dell’ayatollah Ali Khamenei, la Guida Suprema. La lotta continuerà. Viva la Persia! Viva il movimento riformista!


i 44 presidenti degli Usa

i 44 presidenti degli Usa
da www.patrickmoberg.com/blog/id:420/november-4-2008

The President United States of America

The President United States of America
Barack Obama

E' morta Miriam Makeba

E' morta Miriam Makeba
Addio Mama Afrika....io continuerò a sognare...

Notes

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Italia. Violenza sessuale è allarme sociale


Dopo i recenti casi di stupri, a Roma, Bologna e Milano non si riesce quasi più a tenere il conto degli episodio di violenza sessuale che, dall'inizio dell'anno, si stanno susseguendo in Italia ad opera principalmente di stranieri. Un orribile reato che si verifica nelle grandi città metropolitane come nei piccoli centri urbani. Emergono dati da brividi dalle informazioni fornite dal Presidente facente funzioni del Tribunale di Como Giuseppe Anzani e dal Procuratore capo Alessandro Maria Lodolini. Ogni 4 giorni in Procura a Como arriva una denuncia per violenza sessuale. I fascicoli aperti tra luglio 2007 e giugno 2008 sono stati 89, tra violenze sessuali e pedofilia. Ma è solo la punta di un iceberg in quanto, il reato, per la quasi totalità è sommerso perché prevale ancora la paura e la vergogna a denunciare la violenza subita. Fino ad oggi la violenza che subivano le donne era soprattutto domestica, ma gli episodi di violenza che hanno visto protagoniste, loro malgrado, delle donne avvenuti negli ultimi giorni, per le strade, propongono una nuova emergenza. Un autorevole testimonianza è portata da Telefono Rosa che da anni conosce il fenomeno ed assiste le vittime. “Ciò che sta avvenendo dall'inizio dell'anno, precisa il presidente Maria Gabriella Carnieri Moscatelli, mi preoccupa. Non so se è solo l'effetto di maggiori denunce ma, dal nostro osservatorio, non era mai stato rilevata una cosa simile”. Gli avvenimenti degli ultimi giorni non fanno altro che conferma un'allarmante costante: in testa alla classifica degli autori di stupri ci sono gli stranieri. Il triste primato vede fra i primi i romeni, seguiti da marocchini e albanesi che sembra abbiano dato il via ad una esecrabile escalation di violenza contro le donne. Assodato che nella stragrande maggioranza dei casi questi episodi sono commessi da stranieri, spesso clandestini, ora si deve dare a tutto questo uno stop. Certezza della pena, custodia cautelare in carcere per chi è accusato di violenza sessuale ed esclusione di attenuanti per chi delinque sotto effetto di alcool e droghe. Tutto ovviamente tenendo conto di due elementi fondamentali: abbattere l'allarme sociale provocato da questo tipo di reati e tutelare la dignità della vittima, che va assicurata anche nel percorso dibattimentale.
Per raggiungere un risultato anzitutto è importante l'introduzione nel ddl sicurezza dell'obbligo del carcere per chi stupra. Forse il decreto 'anti-stupro' sarà pronto per venerdì esso dovrebbe contenere, come annunciato, importanti novità: gli accusati di stupro non potranno beneficiare della libertà condizionale, ci sarà un avvocato a spese dello Stato per le vittime di violenza sessuale, arriveranno nuovi presidi di polizia con relativi stanziamenti, saranno anticipate le norme contenute nel ddl anti-molestie che la Camera ha già approvato. Tra le altre cose, ci dovrebbero essere anche aggravanti se a commettere violenza sono familiari, partner o tutori; un pesante aggravio di pena se la vittima è sotto i 14 anni; uguale trattamento, invece, se la vittima è maggiorenne o appena sotto i 18; ergastolo sicuro, se allo stupro segue la morte della vittima. Mano pesante anche per i complici: nessuna possibilità di godere dei domiciliari neppure per i favoreggiatori.

***

La scuola pubblica in Italia con la 'Riforma Gelmini'

Esprimo la mia piena solidarietà con tutti coloro che protestano contro la Legge 133/08 la cosidetta 'Riforma Gelmini'....

Le cifre presentate nel decreto fanno venire i brividi: i tagli previsti dal decreto legge 112, poi convertito nella legge 133/08, e gli ulteriori provvedimenti contenuti nel decreto 137 porteranno, a livello nazionale, ad una riduzione di circa 100mila posti tra il personale docente e di 43mila posti tra quello Ata (ausiliari, tecnici e amministrativi).
Per molti, anche per i non addetti ai lavori, l'effetto provocato dalla legge che in pratica azzererà in poco tempo le faticose conquiste di anni e anni, non solo in termini di posti di lavoro, ma anche di mission- educativa e di didattica, rende il momento dei più cupi e tristi degli ultimi anni. Ai tagli vanno poi sommati, le conseguenze che scaturiranno dalla reintroduzione del maestro unico nelle scuole elementari.
L'Europa chiede più scuola, più sapere e l'Italia che fa?
Il contrario!
Rientrodurre il maestro unico è compiere, di sicuro, un passo indietro di almeno mezzo secolo. Se non addirittura si ritorna al tempo del libro cuore, senza offesa per quel libro mio compagno di tanti pomeriggi.
Perchè tutto questo? Bella domanda!
Molto probabilmente si tenta di mascherare con questa supposta riforma quello che è il vero scopo del provvedimento: incassare o meglio risparmiare in poco meno di 4-5 anni 8miliardi di euro. Questa è la cifra stimata, che dovrebbe restare nelle casse dello stato.
Un risparmio quindi certo ottenuto tagliando centinaia di migliaia di posti di lavoro ma al contempo che produrrà anche un effetto negativo: quello di un drastico ridimensionamento del servizio scolastico pubblico in favore forse di quello privato. Inoltre un'altra diretta conseguenza della L.133/08 sarà la chiusura di decine e decine di plessi scolastici.
Molte scuole, soprattutto nei piccoli centri urbani, non ci saranno più. A scomparire sarà anche un altro degli elementi cardine dell'istruzione primaria italiana: il tempo pieno. Bisogna fare attenzione, chi sostiene che il tempo pieno non sarà toccato dalla riforma o che addirittura aumenterà mente sapendo di farlo.
Rifletteteci un poco e capirete perchè!
Se prima, per ogni 2 classi, c'erano 3 insegnanti d'ora in poi sarà uno per classe, a seguire e istruire dai 20 ai 30 alunni e che svolgerà il suo orario lavorativo settimanale esclusivamente di mattina. Pertanto al pomeriggio non potrà esserci altro che un sorta di dopo-scuola, trasformando il tempo pieno di fatto in un parcheggio pomeridiano per i bambini, che nulla ha da condividere con l'offerta didattica di cui fino ad ieri, prima della 'riforma Gelmini', gli alunni potevano usufruire con il tempo pieno.

...

ARRIVERA' PER NATALE UNA 'SOCIAL CARD' AD OLTRE 1MLN DI ITALIANI 'POVERI'

C’è un detto che dice: "meglio poco che niente!".
In questo caso tra il poco e il nulla ci sono così poche differenze che è difficile distinguerli.
La 'social card, almeno per il momento, sembra più l’ennesimo spot varato dal governo che piuttosto un provvedimento serio in grado di aiutare per davvero i più bisognosi.
Nessuno però si è ricordato di dire che ogni spesa effettuata con la 'social card' in automatico sarà data una commissione alla Mastercard che è la società che ha emmesso ed è la proprietà della card.
Bhe! Almeno qualcuno di certo ci guadagnerà da questa iniziativa...
Appare strano che un'iniziativa così benefica abbia comunque dei costi accessori...stranezze tutte italiane!

***

Parole....di Abraham Lincoln

Non si può arrivare alla prosperità

scoraggiando l'impresa.
Non si può rafforzare il debole
indebolendo il più forte.
Non si può aiutare chi è piccolo
abbattendo chi è grande.
Non si può aiutare il povero
distruggendo il ricco.
Non si possono aumentare le paghe
rovinando i datori di lavoro.
Non si può progredire serenamente
spendendo più del guadagno.
Non si può promuovere la fratellanza umana
predicando l'odio di classe.
Non si può instaurare la sicurezza sociale
adoperando denaro imprestato.
Non si può formare carattere e coraggioto
gliendo iniziativa e sicurezza.
Non si può aiutare continuamente
la gente facendo in sua vece quello che potrebbe
e dovrebbe fare da sola.

USA 2008: ELETTO PRESIDENTE BARACK OBAMA

USA 2008: ELETTO PRESIDENTE BARACK OBAMA

marito e padre

i due rivali

genere umano

GIOCHI OLIMPICI DI PECHINO

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da peacereporter

23/02/2002 - 02/07/2008 Ingrid Betancourt è stata liberata!

23/02/2002 - 02/07/2008                  Ingrid Betancourt è stata liberata!
faccio mia la gioia di tutti!

Finalmente liberi!!!

Finalmente liberi!!!

Grazie a loro la Betancourt è libera

Grazie a loro la Betancourt è libera
il ministro della Difesa colombiano Santos e il generale Montoya

Grazie Uribe!!

Grazie Uribe!!
La Betancourt ha incontrato il presidente colombiano Uribe che vinse le elezioni del 2002

madre e figlia!

madre e figlia!
Yolanda Pulecio e Ingrid Betancourt

le due Betancourt

le due Betancourt
Ingrid abbraccia la madre Yolanda

La gioia della libertà riconquistata

La gioia della libertà riconquistata
Ingrid Betancourt dopo la liberazione