venerdì 18 aprile 2014

Sud Sudan: tra massacri di civili e lotta per il potere si consuma una guerra rimasta nascosta agli occhi del mondo


Il Sud Sudan sembra non trovare più pace. Il neo stato africano è popolato da gente appartenente a diverse etnie. Si tratta di vere e proprie tribù da cui si distinguono per etnia quelle dei Ngok Dinka, che di fatto è la più numerosa e dominante, dei Lou Nuer, Acholi, Shilluk Kiir. Tra queste tribù è in corso una vera e propria faida, una vera e propria guerra interna nascosta che si combatte praticamente da sempre e che negli ultimi mesi è scoppiata in tutta la sua interezza. Tutto questo ha generato una vera e propria emergenza umanitaria. Il Programma alimentare mondiale, Pam, l'Unicef, l'Unhcr, l'Oim e l'Ocha ed altre agenzie umanitarie si sono mobilitate per fornire cibo, acqua ed altri aiuti.  Il peso maggiore è caduto sulle spalle dell’agenzia ONU per i profughi e i rifugiati, Unhcr, che è impegnata a sostenere, alla meglio, le migliaia di persone, almeno 800mila,  profughi interni che hanno abbandonato tutti i loro averi e le loro case nella speranza di sfuggire al dramma della guerra e rifugiarsi nei campi allestiti dall’agenzia ONU. Negli ultimi anni sono stati in migliaia le persone che hanno cambiato il loro status in profughi interni e rifugiati. Si stima che gran parte della sua popolazione sono ora profughi nei campi dell’Etiopia e del Kenya. Su una popolazione di circa 8 milioni di persone almeno 5 milioni si trovano al di fuori dei confini del Paese africano.  Oltre un milione solo negli ultimi mesi.

Purtroppo molte delle aree del territorio sud sudanese interessato dall’emergenza sono prive di infrastrutture è questo rende tutto più difficile per gli operatori umanitari. Ed è forse anche per questo motivo che si riesce a fare ben poco per i profughi. Molti di essi sono lasciati alla mercè dei miliziani armati dell’uno e dell’altro gruppo etnico che in quel momento ha il controllo della regione in cui si trovano i profughi e questo da vita ad episodi inenarrabili.  Purtroppo quanto accaduto in questi giorni dimostra che ormai l’escalation della violenza è ormai a livelli incontrollabili. Ieri, decine e decine di inermi individui sono stati brutalmente assassinati all’interno di un campo profughi a Bor nella regione di Jonglei, nell'est del Paese africano. A cadere sotto i colpi di miliziani armati appartenenti ad un gruppo etnico rivale che ha attaccato il campo profughi, sono stati donne, anziani e bambini appartenenti all’etnia Lou Nuer. Per loro nessuno scampo colpiti dalla furia omicida degli assalitori di etnia Dinka. Nemmeno l’ala protettiva stesa su di loro dai caschi blu della missione di pace ONU, la UNMISS, è servita a salvare loro la vita. Questi sono almeno 5500 peacekeepers dispiegati in Sud Sudan in base al Trattato di pace del 2005 firmato dopo decenni di guerra civile tra Nord e Sud. Quanto è accaduto ancora una volta ha fatto emergere l’aspetto più drammatico di questo neo stato africano ossia la guerra combattuta tra le diverse comunità al suo interno. Una guerra rimasta nascosta agli occhi del mondo, ma conosciuta dagli operatori umanitari che da anni operano in quella parte del mondo. Ancora una volta infatti,  l’origine di tutto è da ricercare nell’inimicizia tra le varie tribù di diversa etnie in cui si divide la popolazione civile sudanese ed in particolare quelle dei Dinka e dei Lou Nuer. Quindi, quello accaduto è un episodio legato alla lotta intestina combattuta tra le varie etnie. Il fatto però, è che stavolta questi scontri hanno generato un gravissimo evento che denota quanto la situazione ormai sia sfuggita di mano a tutti. Appare chiaro ormai che nessuno è più in grado di contenere le violenze, sia i soldati governativi sia i caschi blu dell’ONU.  La regione meridionale di quello che un tempo era un unico stato, il Sudan, e che da pochi anni, dal mese di luglio del 2011, è uno stato a se che si chiama Repubblica del Sudan del Sud, è ormai chiaramente insanguinata da scontri e violenze che hanno finito per sfociare nello scoppio dell'ennesimo conflitto inter-etnico in quella parte del mondo. Come sempre a farne le spese è l’inerme popolazione civile.
Il Sud Sudan è da sempre a maggioranza cristiana ed ha raggiunto l’indipendenza solo dopo mezzo secolo di lotta con il Sudan del Nord che è invece, arabofono e musulmano. Purtroppo come spesso accade, sconfitto il nemico comune che aveva unito nella lotta le varie etnie,  ora riesplodono in tutta la sua interezza le varie divisioni messe da parte durante il conflitto con il nemico comune. A causa di questa guerra ancora oggi gran parte della popolazione nel Sud Sudan pratica un'economia di sussistenza. 
Nel campo profughi di Bor sono ospitate circa 5mila persone. La maggior parte  di queste persone sono di etnia Lou Nuer. Si tratta di quella maggioritaria nella regione e nemica dei Dinka al potere invece, nel Paese. A questa etnia appartiene infatti, il presidente Salva Kiir Mayardit che nel mese di luglio scorso ha defenestrato il vicepresidente Riek Machar, un Nuer. Questo episodio è stata la scintilla che ha dato fuoco alla miccia che ha fatto detonare l’intero Paese dando vita dallo scorso mese di dicembre ad uno scontro aperto fra le due etnie che peggiora drammaticamente di giorno in giorno. Un sanguinoso scontro iniziato nella capitale Juba e poi, estesosi a macchia d’olio nel resto del Paese africano. Un chiaro segnale questo, del deterioramento del potere centrale fortemente minato dalla lotta per il potere. Una lotta lentamente trasformatasi in uno scontro etnico che ha per epicentro appunto la regione dello Jonglei. Causalmente si tratta dello Stato più grande dei 10 che costituiscono il Sud Sudan e dove vi sono i giacimenti petroliferi più ricchi del Paese il cui controllo è fondamentale per chi intende comandare nel neo stato africano.  Oltre al petrolio l’economia degli stati del Sud Sudan sono basate sull’allevamento e sulle risorse agricole.  Per cui le tribù che hanno il pieno controllo del petrolio sono considerate le più ricche e la ricchezza comporta poi, detenere il potere nel Paese. Proprio in questi giorni è in corso una vincente offensiva da parte delle forze ribelli fedeli dall'ex Vice Presidente Machar. I suoi miliziani in pochi giorni hanno già preso il controllo della città petrolifera di Bentiu, capitale dell'Unity State. Intanto, il presidente Kiir si sta fortemente armando nel tentativo di mantenere il potere a tutti i costi. Da più parti è accusato dello sfruttamento personale delle risorse naturali del Paese africano. 
Eppure la nascita della Repubblica del Sudan del Sud era stata salutata da tanti con enfasi e speranza. La speranza era che soprattutto si appianassero tutte quelle divisioni che fino ad allora avevano caratterizzato la quotidianità del Sudan quando era un solo stato. Ed invece, appena pochi mesi dopo, nel gennaio del 2012, scoppiarono, in alcune parti del Sud Sudan, i primi violenti e sanguinosi scontri inter-etnici contrassegnati, come sempre accade in quella parte del mondo, da massacri di gente inerme. Barbarie senza fine che anche allora si consumarono in particolare nello Stato di Jonglei. Allora però, a scatenare la furia omicida furono gli uomini di tribù rivali, allora quelle dei Lou Nuer che attaccarono l’etnia rivale dei Murle. In pochi giorni morirono in 3mila.
La tensione nel Sud Sudan. negli ultimi mesi, è cresciuta in maniera esponenziale giorno dopo giorno,  innescata dai tanti atti ostili al governo di Juba forse anche alimentati dall’esterno. Da una parte si sarebbe l’asse Pechino –Kampala che appoggerebbe Kiir e dall’altra l’asse Washigton-Khartoum che appoggerebbe Machar. E’ chiaro che la vittoria dell’una o dell’altra parte comporterà un radicale cambiamento degli scenari e dei protagonisti nella vita petrolifera nel Paese. L’eventuale cacciata di cinesi favorirà di certo le società petrolifere americane finora restate ai margini.
In questi mesi è stato lanciato anche un altro allarme. Diversi bambini sono stati uccisi durante i combattimenti di questi mesi in Sud Sudan. Gran parte di questi minori sono stati colpiti durante scontri a fuoco. Secondo l’Unicef ci sarebbero delle prove tangibili che tutte le parti del conflitto stanno reclutando bambini armandoli e addestrandoli al combattimento.
Ferdinando Pelliccia

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DARFUR:NON C'E' PIU' TEMPO DA PERDERE!

IN DARFUR SONO DECINE SE NON CENTINAIA LE PERSONE CHE MUOIONO OGNI MESE...
FAI LORO DEL BENE... AIUTA I RIFUGIATI E I PROFUGHI DEL DARFUR FACENDO UNA DONAZIONE ALL'AGENZIA ONU PER I RIFUGIATI UNHCR CHIAMA LO 0680212304 PER SAPERE COME FARE....
RICORDATI BASTANO 31 EURO PER ACQUISTARE 8 COPERTE, 51 EURO PER UNA TENDA E 200 EURO PER DARE ASSISTENZA MEDICA A 25 FAMIGLIE...

Un bambino del Darfur

Un bambino del Darfur
aiuta ad aiutarlo sostieni le iniziative pro Darfur
In Darfur dal 2003 ad oggi sono state compiute esecuzioni, anche di massa, stupri, soprattutto di massa, nei confronti di donne, uomini e bambini e interi villaggi sono stati rasi al suolo. Il terrore è stato usato come pratica generalizzata e a sfondo razziale mentre lo stupro è diventato una vera e propria arma da guerra.
Il governo sudanese di Khartoum da parte sua ha bombardato senza sosta i civili, e ha reso sempre più difficili le operazioni di soccorso delle organizzazioni umanitarie nei confronti delle genti del Darfur, fino al punto di far scappare via la maggior parte delle Ong operanti nella regione sudanese e liberarsi così di scomodi testimoni di quanto accadeva in quei luoghi. La stessa tattica è stata seguita prima con i peacekeepers dell'Ua e poi con quelli dell'Onu...
Tutto il mondo è a conoscenza di quanto accade in quella remota regione sudanese e lancia denunce. Da un lato Washington parla di genocidio, dall’altro l'Onu parla di catastrofe umanitaria e di pulizia etnica.
Il tutto però resta nella totale impunità!
Intanto, dal Febbraio 2003 anno in cui è iniziata la ribellione della popolazione di etnia africana del Darfur, circa 6 milioni in maggioranza musulmana e in parte animista, contro il governo sudanese, musulmano ma integralista e soprattutto di etnia araba e bianca, è scoppiato il conflitto che ha causato finora circa 300mila morti e due milioni e mezzo di profughi. Una protesta nata per lo stato di totale abbandono e sfruttamento in cui la popolazione nera era tenuta. La repressione del governo centrale è stata spietata, soprattutto facendo uso dei Janjaweed, i diavoli a cavallo, che sono milizie nomadi di etnia araba che hanno compiuto tutti gli orrori possibili e inimmaginabili contro le genti del Darfur di etnia nera, per lo più contadini e pastori.

Il pianto di un innocente a Gaza

Il pianto di un innocente a Gaza
Ancora una volta il mondo intero si dovrebbe vergognare!!!
La guerra chi puo raccontarla? E' difficile farlo ma tutti possiamo immaginare come sia il sentire l'odore dei morti abbandonati nelle strade o sotto le macerie, il vedere i bambini che muoiono di fame accanto al cadavere della madre, il sentire il lamento dei feriti e lo strazio dei sopravvissuti, di chi si vede impotente e maledice chi gli ha portato via tutto.
Nella Striscia di Gaza siamo ormai quasi alla terza settimana di bombardamenti e inesorabilmente, come non potrebbe essere diversamente con tutta la tecnologia militare del 21° secolo che gli israeliani stanno usando, il numero dei morti tra i civili continuato ad aumentare, mentre l'esercito israeliano bombarda le loro case si moltiplicano tra i palestinesi le scene di disperazione e di dolore causati dagli effetti devastanti della guerra che certamente non sono cambiati nel tempo anzi al contrario.

Giugno 2009: La rivoluzione di velluto in Iran

Giugno 2009: La rivoluzione di velluto in Iran
Sono solidale con i persiani che manifestano

Il 12 giugno 2010 è caduto il primo anniversario delle contestate elezioni iraniane. Elezioni che decretarono la riconferma a presidente dell’Iran di Mahmud Ahmadinejad. Il Paese ha vissuto le prime ora di questa giornata con una calma carica di tensione che poi, è scoppiata nel pomeriggio intorno alle 16, le 13.30 italiane con i primi scontri tra manifestanti e forze di sicurezza nei pressi dell’Università Sharif di Teheran. Era impensabile che l’opposizione iraniana del movimento riformista dell’Onda Verde si facesse scappare questa occasione per proclamare il proprio dissenso al regime degli Ayatollah. I luoghi delle sanguinose proteste post elettorali di un anno fa si sono quindi di nuovo riempiti di manifestanti. Questo, nonostante l’appello dei leader dell’opposizione, Moussavi e Karroubi, a evitare di scendere in piazza e nonostante che le forze di sicurezza avessero preso posizione in vari punti strategici del centro di Teheran per prevenire manifestazioni. Nonostante le proteste e le accuse di brogli elettorali il contestato presidente Ahmadinejad ha potuto proseguire nel suo mandato, quasi certamente usurpato, grazie all’appoggio dell’ayatollah Ali Khamenei, la Guida Suprema. La lotta continuerà. Viva la Persia! Viva il movimento riformista!


i 44 presidenti degli Usa

i 44 presidenti degli Usa
da www.patrickmoberg.com/blog/id:420/november-4-2008

The President United States of America

The President United States of America
Barack Obama

E' morta Miriam Makeba

E' morta Miriam Makeba
Addio Mama Afrika....io continuerò a sognare...

Notes

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Italia. Violenza sessuale è allarme sociale


Dopo i recenti casi di stupri, a Roma, Bologna e Milano non si riesce quasi più a tenere il conto degli episodio di violenza sessuale che, dall'inizio dell'anno, si stanno susseguendo in Italia ad opera principalmente di stranieri. Un orribile reato che si verifica nelle grandi città metropolitane come nei piccoli centri urbani. Emergono dati da brividi dalle informazioni fornite dal Presidente facente funzioni del Tribunale di Como Giuseppe Anzani e dal Procuratore capo Alessandro Maria Lodolini. Ogni 4 giorni in Procura a Como arriva una denuncia per violenza sessuale. I fascicoli aperti tra luglio 2007 e giugno 2008 sono stati 89, tra violenze sessuali e pedofilia. Ma è solo la punta di un iceberg in quanto, il reato, per la quasi totalità è sommerso perché prevale ancora la paura e la vergogna a denunciare la violenza subita. Fino ad oggi la violenza che subivano le donne era soprattutto domestica, ma gli episodi di violenza che hanno visto protagoniste, loro malgrado, delle donne avvenuti negli ultimi giorni, per le strade, propongono una nuova emergenza. Un autorevole testimonianza è portata da Telefono Rosa che da anni conosce il fenomeno ed assiste le vittime. “Ciò che sta avvenendo dall'inizio dell'anno, precisa il presidente Maria Gabriella Carnieri Moscatelli, mi preoccupa. Non so se è solo l'effetto di maggiori denunce ma, dal nostro osservatorio, non era mai stato rilevata una cosa simile”. Gli avvenimenti degli ultimi giorni non fanno altro che conferma un'allarmante costante: in testa alla classifica degli autori di stupri ci sono gli stranieri. Il triste primato vede fra i primi i romeni, seguiti da marocchini e albanesi che sembra abbiano dato il via ad una esecrabile escalation di violenza contro le donne. Assodato che nella stragrande maggioranza dei casi questi episodi sono commessi da stranieri, spesso clandestini, ora si deve dare a tutto questo uno stop. Certezza della pena, custodia cautelare in carcere per chi è accusato di violenza sessuale ed esclusione di attenuanti per chi delinque sotto effetto di alcool e droghe. Tutto ovviamente tenendo conto di due elementi fondamentali: abbattere l'allarme sociale provocato da questo tipo di reati e tutelare la dignità della vittima, che va assicurata anche nel percorso dibattimentale.
Per raggiungere un risultato anzitutto è importante l'introduzione nel ddl sicurezza dell'obbligo del carcere per chi stupra. Forse il decreto 'anti-stupro' sarà pronto per venerdì esso dovrebbe contenere, come annunciato, importanti novità: gli accusati di stupro non potranno beneficiare della libertà condizionale, ci sarà un avvocato a spese dello Stato per le vittime di violenza sessuale, arriveranno nuovi presidi di polizia con relativi stanziamenti, saranno anticipate le norme contenute nel ddl anti-molestie che la Camera ha già approvato. Tra le altre cose, ci dovrebbero essere anche aggravanti se a commettere violenza sono familiari, partner o tutori; un pesante aggravio di pena se la vittima è sotto i 14 anni; uguale trattamento, invece, se la vittima è maggiorenne o appena sotto i 18; ergastolo sicuro, se allo stupro segue la morte della vittima. Mano pesante anche per i complici: nessuna possibilità di godere dei domiciliari neppure per i favoreggiatori.

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La scuola pubblica in Italia con la 'Riforma Gelmini'

Esprimo la mia piena solidarietà con tutti coloro che protestano contro la Legge 133/08 la cosidetta 'Riforma Gelmini'....

Le cifre presentate nel decreto fanno venire i brividi: i tagli previsti dal decreto legge 112, poi convertito nella legge 133/08, e gli ulteriori provvedimenti contenuti nel decreto 137 porteranno, a livello nazionale, ad una riduzione di circa 100mila posti tra il personale docente e di 43mila posti tra quello Ata (ausiliari, tecnici e amministrativi).
Per molti, anche per i non addetti ai lavori, l'effetto provocato dalla legge che in pratica azzererà in poco tempo le faticose conquiste di anni e anni, non solo in termini di posti di lavoro, ma anche di mission- educativa e di didattica, rende il momento dei più cupi e tristi degli ultimi anni. Ai tagli vanno poi sommati, le conseguenze che scaturiranno dalla reintroduzione del maestro unico nelle scuole elementari.
L'Europa chiede più scuola, più sapere e l'Italia che fa?
Il contrario!
Rientrodurre il maestro unico è compiere, di sicuro, un passo indietro di almeno mezzo secolo. Se non addirittura si ritorna al tempo del libro cuore, senza offesa per quel libro mio compagno di tanti pomeriggi.
Perchè tutto questo? Bella domanda!
Molto probabilmente si tenta di mascherare con questa supposta riforma quello che è il vero scopo del provvedimento: incassare o meglio risparmiare in poco meno di 4-5 anni 8miliardi di euro. Questa è la cifra stimata, che dovrebbe restare nelle casse dello stato.
Un risparmio quindi certo ottenuto tagliando centinaia di migliaia di posti di lavoro ma al contempo che produrrà anche un effetto negativo: quello di un drastico ridimensionamento del servizio scolastico pubblico in favore forse di quello privato. Inoltre un'altra diretta conseguenza della L.133/08 sarà la chiusura di decine e decine di plessi scolastici.
Molte scuole, soprattutto nei piccoli centri urbani, non ci saranno più. A scomparire sarà anche un altro degli elementi cardine dell'istruzione primaria italiana: il tempo pieno. Bisogna fare attenzione, chi sostiene che il tempo pieno non sarà toccato dalla riforma o che addirittura aumenterà mente sapendo di farlo.
Rifletteteci un poco e capirete perchè!
Se prima, per ogni 2 classi, c'erano 3 insegnanti d'ora in poi sarà uno per classe, a seguire e istruire dai 20 ai 30 alunni e che svolgerà il suo orario lavorativo settimanale esclusivamente di mattina. Pertanto al pomeriggio non potrà esserci altro che un sorta di dopo-scuola, trasformando il tempo pieno di fatto in un parcheggio pomeridiano per i bambini, che nulla ha da condividere con l'offerta didattica di cui fino ad ieri, prima della 'riforma Gelmini', gli alunni potevano usufruire con il tempo pieno.

...

ARRIVERA' PER NATALE UNA 'SOCIAL CARD' AD OLTRE 1MLN DI ITALIANI 'POVERI'

C’è un detto che dice: "meglio poco che niente!".
In questo caso tra il poco e il nulla ci sono così poche differenze che è difficile distinguerli.
La 'social card, almeno per il momento, sembra più l’ennesimo spot varato dal governo che piuttosto un provvedimento serio in grado di aiutare per davvero i più bisognosi.
Nessuno però si è ricordato di dire che ogni spesa effettuata con la 'social card' in automatico sarà data una commissione alla Mastercard che è la società che ha emmesso ed è la proprietà della card.
Bhe! Almeno qualcuno di certo ci guadagnerà da questa iniziativa...
Appare strano che un'iniziativa così benefica abbia comunque dei costi accessori...stranezze tutte italiane!

***

Parole....di Abraham Lincoln

Non si può arrivare alla prosperità

scoraggiando l'impresa.
Non si può rafforzare il debole
indebolendo il più forte.
Non si può aiutare chi è piccolo
abbattendo chi è grande.
Non si può aiutare il povero
distruggendo il ricco.
Non si possono aumentare le paghe
rovinando i datori di lavoro.
Non si può progredire serenamente
spendendo più del guadagno.
Non si può promuovere la fratellanza umana
predicando l'odio di classe.
Non si può instaurare la sicurezza sociale
adoperando denaro imprestato.
Non si può formare carattere e coraggioto
gliendo iniziativa e sicurezza.
Non si può aiutare continuamente
la gente facendo in sua vece quello che potrebbe
e dovrebbe fare da sola.

USA 2008: ELETTO PRESIDENTE BARACK OBAMA

USA 2008: ELETTO PRESIDENTE BARACK OBAMA

marito e padre

i due rivali

genere umano

GIOCHI OLIMPICI DI PECHINO

GIOCHI OLIMPICI DI PECHINO
da peacereporter

23/02/2002 - 02/07/2008 Ingrid Betancourt è stata liberata!

23/02/2002 - 02/07/2008                  Ingrid Betancourt è stata liberata!
faccio mia la gioia di tutti!

Finalmente liberi!!!

Finalmente liberi!!!

Grazie a loro la Betancourt è libera

Grazie a loro la Betancourt è libera
il ministro della Difesa colombiano Santos e il generale Montoya

Grazie Uribe!!

Grazie Uribe!!
La Betancourt ha incontrato il presidente colombiano Uribe che vinse le elezioni del 2002

madre e figlia!

madre e figlia!
Yolanda Pulecio e Ingrid Betancourt

le due Betancourt

le due Betancourt
Ingrid abbraccia la madre Yolanda

La gioia della libertà riconquistata

La gioia della libertà riconquistata
Ingrid Betancourt dopo la liberazione