La difesa delle navi mercantili italiane dagli
attacchi pirati nelle aree a rischio pirateria potrà essere affidata dagli Armatori
italiani anche a guardie private armate, Security Contractor.
Con il passaggio a questa definitiva fase d’attuazione si
completano tutte le misure antipirateria in
vigore in Italia, Legge 130/2011 prima e il D.M. 266/2012 adesso.
In virtù di questo nuovo regolamento, sebbene
non sia mai stato soddisfatto appieno la necessità posta dagli armatori
italiani di dover difendere le loro navi dagli attacchi pirati, il Ministero dell'Interno (Dipartimento della Pubblica
Sicurezza) in collaborazione con la Confederazione Italiana Armatori,
Confitarma, ha autorizzato il primo provvedimento che
dà il via libera ai contractor a bordo di navi italiane.
Questo servizio dovrebbe integrare con quello già
espletato dalla Marina Militare italiana con i Nuclei Militari di Protezione,
NMP. In tutto sono disponibili 10 nuclei composti da sei militari di marina, gli specialisti del Reggimento San Marco.
Questi nuclei sono stati istituiti dalla legge 130/2011. Quest’ultima, per i fatti relativi alla vicenda dei due marò trattenuti
in India, si è dimostrata incompleta e non soddisfacente pienamente l'esigenza degli
Armatori italiani.
Da più parti si evidenziato soprattutto quanto fosse alta l’inadeguatezza dell'impiego di personale militare in attività che rientrano in una dinamica
commerciale e della loro adattabilità a servizi
che non sono preminentemente di combattimento ma, di prevenzione.
Comunque sia il ricorso ai
team di sicurezza armati a bordo delle navi nel mare infestato dai pirati si è
rivelato in poco più di un anno il solo
mezzo efficace per difendersi dalla pirateria marittima.
Seppure lentamente sempre più Paesi stanno
permettendo ai loro mercantili di imbarcare personale armato a bordo. A
secondo delle leggi vigenti in quei
Paesi questi, possono essere militati o contractor. Guardie private che in gran
parte ex militari delle forze speciali dei vari eserciti del mondo, in
particolare USA e Gran Bretagna, che per denaro compiono azioni di tipo
militari per conto di un privato, una società o di uno stato.
In Europa il primo Paese a ricorrere a team di sicurezza armati,
militari di marina, a bordo delle navi di bandiera è stato il Belgio. L’Italia finora si barcamenata tra mille difficoltà per cercare
di seguire la scia di quei Paesi che difendono le loro navi di bandiera con le
armi.
Con il D.M. 266/2012 è stato regolamentato il
ricorso alle guardie di sicurezza private armate a bordo delle navi mercantili
italiane contro gli atti di pirateria completando il sistema delineato dalla
legge 130/2011. Il DM prevede che il ricorso ai Security
Contractor sia però, consentito solo nel caso in cui non vi sono NMP
disponibili. Un’indisponibilità che deve essere dichiarata dal Ministero della
Difesa. Un passaggio quest’ultimo che ha suscitato diverse critiche da parte
degli Armatori che temono che possa essere causa di ritardi nella pianificazione
dei viaggi.
I requisiti delle guardie private, che saranno autorizzate a difendere le
navi commerciali italiane, sono, sempre secondo il DM 266/2012, che essi dovranno essere fornite da società
di sicurezza private e opereranno come dipendenti diretti degli Armatori essi
infatti, dovranno essere
iscritti al ruolo e da equipaggio. Le
guardie private armate imbarcate a difesa della nave di bandiera dai
pirati sono inoltre, tenute a seguire
specifici corsi di formazione organizzati dal Ministero dell'Interno di
concerto con il Ministero della Difesa e il Ministero dei Trasporti e il loro
numero non deve essere inferiore a quattro per ogni team.
Per il fatto che in Italia non esistono società
di sicurezza nazionali in grado di offrire questo tipo di servizio la difesa
della nave commerciale di bandiera è stata affidata alla ‘Triskel Services Ldt’.
Si tratta di un’azienda di sicurezza inglese che da qualche mese oltre a quelli
di Londra ha aperto uffici anche a Roma. La società di sicurezza inglese
impiegherà soprattutto personale specializzato italiano.
Ad inaugurare questa nuova modalità di difesa dai
pirati è stata la nave di bandiera ‘Pan Uno’ di proprietà della società
armatrice partenopea ‘Augustea Atlantica’.
Il
fenomeno della pirateria marittima al largo delle coste somale e Oceano Indiano
ha colpito direttamente l’Italia con i sequestri del rimorchiatore d’altura
‘Buccaneer’ della petroliera ‘Savina Caylyn’, della MV ‘Rosalia D’Amato’ e della
nave 'Enrico Ievoli'.
Si
tratta di sequestri che si sono risolti dopo lunghi mesi di prigionia per i
marittimi membri degli equipaggi delle navi catturate e solo, come sempre
accade in questi casi, dopo il
pagamento di un riscatto.
Facendo una rapida stima l’‘economia
della sicurezza’ conviene a chi se ne serve e a chi la offre. Il mercato è così
vasto che mediamente, nel loro complesso, gli armatori spendono in team di
sicurezza circa 3 - 4 ml di dollari al giorno.
Questi risultati raggiunti
in cosi poco tempo dimostrano che il contrasto militare al fenomeno della
pirateria marittima, promosso dal 2008 da diversi Paesi, è stato di fatto
innegabilmente un flop costato solo milioni di dollari spesi inutilmente e
forse anche con smoderatezza.
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