venerdì 14 dicembre 2012

Vicenda marò: Latorre e Girone a casa a Natale (forse)

Il tempo medio di attesa per un pronunciamento della Corte Suprema indiana è di tre mesi. In base a questo dato sono in molti a ritenere che è imminente la pubblicazione in India dell’attesissima sentenza a riguardo della vicenda dei due marò.
L'Italia si aspetta che ci sia una svolta importante della vicenda dei due suoi militari trattenuti nello stato federale indiano del Kerala dal 15 febbraio scorso. Si tratta di due sottufficiali di marina, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, che sono in attesa di un processo per il ‘presunto’ omicidio di 2 pescatori indiani avvenuto in mare mentre svolgevano  attività anti-pirateria. Un’attività che, in virtù della legge 130 del 2011, stavano svolgendo a bordo della petroliera italiana ‘Enrica Lexie’ della società armatrice F.lli D’Amato di Napoli.
E’ anche forte in tutti l’augurio che qualcosa possa accadere e sblocchi la situazione prima delle festività natalizie. In questo modo i due militari della Marina Militare italiana potrebbero essere lasciati liberi di tornare a casa in Italia dalle loro famiglie. Potendo di fatto, festeggiare con loro le festività natalizie.
Difficile però, immaginare in che modo questo possa avvenire.

Forse potrebbe essere accolta l’istanza presentata, in via personale, stamani dai due militari all'Alta Corte del Kerala di poter trascorrere il Natale con le rispettive famiglie in Italia. Familiari che stamani il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano ha ricevuto al Quirinale. Ad accompagnarli il Ministro della Difesa, Giampaolo Di Paola e il Ministro degli Affari Esteri, Giulio Terzi.
Latorre e Girone attualmente non si trovano in carcere, ma si trovano a Kochi in regime di semilibertà da dove non possono però, allontanarsi e devono recarsi ogni giorno al commissariato di polizia locale per la firma di presenza.
A frenare l’ottimismo finora l’ostinazione mostrata da parte delle autorità locali indiane fin dall’inizio in tutta questa vicenda. Gli indiani sono convinti che ad uccidere i due poveri pescatori locali, Ajesh Bink di 25 anni e Valentine Jelastine di 45 anni, siano stati i due marò scambiandoli per pirati.
Non ci sono testimoni ne le prove però, le autorità del Kerala insistono e si mostrano fermi nella volontà di voler processare i due militari italiani per omicidio. Colpa che in India viene punita con l’ergastolo o la condanna a morte.
In Italia si sono creati diversi ‘partiti’ pro e contro una reazione decisa nei confronti dell’India. Qualcuno, contro l’ostinazione indiana, ha addirittura chiesto misure di ritorsione ai danni degli indiani che vivono e lavorano in Italia. Il clima che si respira è chiaramente pesante.
Nonostante tutto però, la sensazione che una svolta ci sarà è sempre più forte di giorno in giorno.
Un risultato che se ottenuto sarà certo tutto merito del lavoro silente e ininterrotto, che fin dalle prime ore, sta svolgendo la diplomazia italiana.
Gli indiani purtroppo hanno il coltello dalla parte del manico, nel senso che, avendo nelle loro mani i due marò dettano le regole del ‘gioco’. A questa situazione si è giunti perché il comandante dell’Enrica Lexie, Umberto Vitelli, pur trovandosi in acque internazionali, e quindi si poteva rifiutare come gli era stato chiesto da Roma, su invito delle autorità locali indiane e suggerimento del suo Armatore, ha ordinato di cambiare rotta e tornare indietro in acque territoriali indiane da dove poi, è stata scortata da navi da guerra indiane fino al porto di Kochi nel Kerala dove vi è restata fino al maggio scorso e dove i due marò sono stati costretti a scendere a terra e messi agli arresti. La nave successivamente è stata rilasciata insieme al suo equipaggio e ad altri 4 marò che completavano il team di sicurezza, NMP.
Difficile credere che gli indiani tornino sui loro passi anche se ormai si saranno resi conto, come tutti del resto, che hanno fatto una grossa cavolata arrestando i due marò. Del resto se alla fine di tutta questa storia si scoprisse anche che avevano torto di certo non ci farebbero una bella figura.
In virtù del fatto che finora hanno sempre respinto ogni tentativo da parte dell’Italia di voler contestare le loro accuse o di voler mediare in qualche modo, l’unica soluzione valida per salvare cavolo e capra potrebbe essere la ‘Grazia’.
Lo stato federale indiano del Kerala potrebbe graziare i due marò non dovendo quindi, nel contempo, dover riconoscere i propri torti, ma mostrandosi invece, magnanimo agli occhi del resto del Paese e del mondo intero.
L'Italia aspetta ‘pazientemente’ la decisione della Corte Suprema di Nuova Delhi che deve esprimersi sulla giurisdizione del caso. Il caso ha voluto che di recente sia stato nominato suo presidente il giudice Altamas Kabir. Si tratta dello stesso magistrato indiano che aveva in passato esaminato i ricorsi presentati finora dall’Italia all'Alta Corte del Kerala.
L’Italia chiede di potere giudicare in patria i due marò in virtù del pieno riconoscimento tanto della giurisdizione italiana, quanto dell'immunità funzionale che essi godevano in quanto il 15 febbraio scorso erano impegnati in una missione internazionale antipirateria. In merito, diversamente sarebbe calpestato il principio che un militare comandato a difendere le navi di bandiera dai pirati deve essere considerato responsabile delle sue azioni solo dal proprio Paese.
Di rinvio in rinvio ormai sono trascorsi oltre 3 mesi da quando il massimo organo giudiziario indiano è stata investito del caso e alla fine, dopo quelle estive si è giunti anche a quelle natalizie.
La Corte Suprema dovrebbe chiudere il 17 dicembre e riprendere le sue attività il 2 gennaio del 2013.
Sembra quasi uno scherzo ed intanto il tempo stringe e la pazienza comincia ad esaurirsi. Al ministro degli Esteri Giulio Terzi non bastano più le rassicurazioni del governo di New Delhi che l'India segue con attenzione la vicenda dei due militari italiani, ma che il governo centrale non ha i poteri di dare indicazioni alla Corte Suprema riguardo alla pubblicazione di una sentenza, assicurando però, che il sistema giudiziario indiano è imparziale ed indipendente.
In merito alla vicenda il 7 dicembre scorso in un'intervista al quotidiano online ‘Linkiesta’ il capo della diplomazia italiana ha dichiarato che l’Italia confida in una sentenza che sancisca il 'diritto dei due militari accusati di omicidio ad essere giudicati in Italia. Diversamente, ha promesso il numero uno della Farnesina, ci sarà una reazione.
L’Italia ha finora condotto la controversia con l’India basando la sua argomentazione sul fatto che la lotta alla pirateria marittima può essere efficace solo se si svolge nel pieno rispetto dei principi assoluti del diritto internazionale. Un principio che in questo caso sembra essere invece, stato ignorato volutamente. Se dovesse venire meno l’impegno di parte, se non di tutti, quei Paesi che sono ricorsi alla difesa armata delle navi di bandiera con l’impiego di militari attivi sarebbe un disastro. L'impiego di guardie armate a bordo delle navi commerciali, iniziato nell’estate del 2011, nel solo 2012 ha fatto diminuire dell'81 per cento il numero di attacchi di pirateria nel Golfo di Aden e nell'Oceano Indiano. Secondo dati della missione navale di contrasto al fenomeno dell’Ue, Eunavfor-Atalanta, nel corso del 2012 vi sono stati solo 34 attacchi da parte dei pirati somali, e solo 5 sono andati a buon fine. Lo scorso anno gli attacchi erano stati invece 176 e i sequestri 25.
L’atteggiamento dello stato federale indiano del Kerala è criticabile. Il 19 novembre scorso, per la prima volta, in Consiglio di Sicurezza dell'ONU nel corso del dibattito sulla pirateria marittima dedicato al mantenimento della pace e della sicurezza, proprio quando a presiedere la sessione vi era l’India, l'Unione europea per bocca di Ioannis Vrailas, capo della delegazione Ue, ha preso una posizione ferma, decisa e pubblica a sostegno della tesi dell’Italia sul caso dei due marò. Senza mai citare l'Italia o l'India Vrailas ha parlato esplicitamente di un caso di inosservanza dei principi di base della legge internazionale, riguardante lo status del personale militare in servizio attivo in una missione ufficiale di antipirateria, e la giurisdizione dello Stato di bandiera in acque internazionali. Un segnale forte e chiaro a livello internazionale a cui in tanti si erano appellati lamentandone l’assenza.
L’atteggiamento dell’ India sta cominciando a risvegliare la coscienza di tanti in Italia.
Si alza sempre più forte un coro unanime di voci che, con grande fermezza, chiedono il rispetto delle regole del diritto internazionale e soprattutto si schierano a sostegno della tesi del governo italiano.

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DARFUR:NON C'E' PIU' TEMPO DA PERDERE!

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FAI LORO DEL BENE... AIUTA I RIFUGIATI E I PROFUGHI DEL DARFUR FACENDO UNA DONAZIONE ALL'AGENZIA ONU PER I RIFUGIATI UNHCR CHIAMA LO 0680212304 PER SAPERE COME FARE....
RICORDATI BASTANO 31 EURO PER ACQUISTARE 8 COPERTE, 51 EURO PER UNA TENDA E 200 EURO PER DARE ASSISTENZA MEDICA A 25 FAMIGLIE...

Un bambino del Darfur

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aiuta ad aiutarlo sostieni le iniziative pro Darfur
In Darfur dal 2003 ad oggi sono state compiute esecuzioni, anche di massa, stupri, soprattutto di massa, nei confronti di donne, uomini e bambini e interi villaggi sono stati rasi al suolo. Il terrore è stato usato come pratica generalizzata e a sfondo razziale mentre lo stupro è diventato una vera e propria arma da guerra.
Il governo sudanese di Khartoum da parte sua ha bombardato senza sosta i civili, e ha reso sempre più difficili le operazioni di soccorso delle organizzazioni umanitarie nei confronti delle genti del Darfur, fino al punto di far scappare via la maggior parte delle Ong operanti nella regione sudanese e liberarsi così di scomodi testimoni di quanto accadeva in quei luoghi. La stessa tattica è stata seguita prima con i peacekeepers dell'Ua e poi con quelli dell'Onu...
Tutto il mondo è a conoscenza di quanto accade in quella remota regione sudanese e lancia denunce. Da un lato Washington parla di genocidio, dall’altro l'Onu parla di catastrofe umanitaria e di pulizia etnica.
Il tutto però resta nella totale impunità!
Intanto, dal Febbraio 2003 anno in cui è iniziata la ribellione della popolazione di etnia africana del Darfur, circa 6 milioni in maggioranza musulmana e in parte animista, contro il governo sudanese, musulmano ma integralista e soprattutto di etnia araba e bianca, è scoppiato il conflitto che ha causato finora circa 300mila morti e due milioni e mezzo di profughi. Una protesta nata per lo stato di totale abbandono e sfruttamento in cui la popolazione nera era tenuta. La repressione del governo centrale è stata spietata, soprattutto facendo uso dei Janjaweed, i diavoli a cavallo, che sono milizie nomadi di etnia araba che hanno compiuto tutti gli orrori possibili e inimmaginabili contro le genti del Darfur di etnia nera, per lo più contadini e pastori.

Il pianto di un innocente a Gaza

Il pianto di un innocente a Gaza
Ancora una volta il mondo intero si dovrebbe vergognare!!!
La guerra chi puo raccontarla? E' difficile farlo ma tutti possiamo immaginare come sia il sentire l'odore dei morti abbandonati nelle strade o sotto le macerie, il vedere i bambini che muoiono di fame accanto al cadavere della madre, il sentire il lamento dei feriti e lo strazio dei sopravvissuti, di chi si vede impotente e maledice chi gli ha portato via tutto.
Nella Striscia di Gaza siamo ormai quasi alla terza settimana di bombardamenti e inesorabilmente, come non potrebbe essere diversamente con tutta la tecnologia militare del 21° secolo che gli israeliani stanno usando, il numero dei morti tra i civili continuato ad aumentare, mentre l'esercito israeliano bombarda le loro case si moltiplicano tra i palestinesi le scene di disperazione e di dolore causati dagli effetti devastanti della guerra che certamente non sono cambiati nel tempo anzi al contrario.

Giugno 2009: La rivoluzione di velluto in Iran

Giugno 2009: La rivoluzione di velluto in Iran
Sono solidale con i persiani che manifestano

Il 12 giugno 2010 è caduto il primo anniversario delle contestate elezioni iraniane. Elezioni che decretarono la riconferma a presidente dell’Iran di Mahmud Ahmadinejad. Il Paese ha vissuto le prime ora di questa giornata con una calma carica di tensione che poi, è scoppiata nel pomeriggio intorno alle 16, le 13.30 italiane con i primi scontri tra manifestanti e forze di sicurezza nei pressi dell’Università Sharif di Teheran. Era impensabile che l’opposizione iraniana del movimento riformista dell’Onda Verde si facesse scappare questa occasione per proclamare il proprio dissenso al regime degli Ayatollah. I luoghi delle sanguinose proteste post elettorali di un anno fa si sono quindi di nuovo riempiti di manifestanti. Questo, nonostante l’appello dei leader dell’opposizione, Moussavi e Karroubi, a evitare di scendere in piazza e nonostante che le forze di sicurezza avessero preso posizione in vari punti strategici del centro di Teheran per prevenire manifestazioni. Nonostante le proteste e le accuse di brogli elettorali il contestato presidente Ahmadinejad ha potuto proseguire nel suo mandato, quasi certamente usurpato, grazie all’appoggio dell’ayatollah Ali Khamenei, la Guida Suprema. La lotta continuerà. Viva la Persia! Viva il movimento riformista!


i 44 presidenti degli Usa

i 44 presidenti degli Usa
da www.patrickmoberg.com/blog/id:420/november-4-2008

The President United States of America

The President United States of America
Barack Obama

E' morta Miriam Makeba

E' morta Miriam Makeba
Addio Mama Afrika....io continuerò a sognare...

Notes

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Italia. Violenza sessuale è allarme sociale


Dopo i recenti casi di stupri, a Roma, Bologna e Milano non si riesce quasi più a tenere il conto degli episodio di violenza sessuale che, dall'inizio dell'anno, si stanno susseguendo in Italia ad opera principalmente di stranieri. Un orribile reato che si verifica nelle grandi città metropolitane come nei piccoli centri urbani. Emergono dati da brividi dalle informazioni fornite dal Presidente facente funzioni del Tribunale di Como Giuseppe Anzani e dal Procuratore capo Alessandro Maria Lodolini. Ogni 4 giorni in Procura a Como arriva una denuncia per violenza sessuale. I fascicoli aperti tra luglio 2007 e giugno 2008 sono stati 89, tra violenze sessuali e pedofilia. Ma è solo la punta di un iceberg in quanto, il reato, per la quasi totalità è sommerso perché prevale ancora la paura e la vergogna a denunciare la violenza subita. Fino ad oggi la violenza che subivano le donne era soprattutto domestica, ma gli episodi di violenza che hanno visto protagoniste, loro malgrado, delle donne avvenuti negli ultimi giorni, per le strade, propongono una nuova emergenza. Un autorevole testimonianza è portata da Telefono Rosa che da anni conosce il fenomeno ed assiste le vittime. “Ciò che sta avvenendo dall'inizio dell'anno, precisa il presidente Maria Gabriella Carnieri Moscatelli, mi preoccupa. Non so se è solo l'effetto di maggiori denunce ma, dal nostro osservatorio, non era mai stato rilevata una cosa simile”. Gli avvenimenti degli ultimi giorni non fanno altro che conferma un'allarmante costante: in testa alla classifica degli autori di stupri ci sono gli stranieri. Il triste primato vede fra i primi i romeni, seguiti da marocchini e albanesi che sembra abbiano dato il via ad una esecrabile escalation di violenza contro le donne. Assodato che nella stragrande maggioranza dei casi questi episodi sono commessi da stranieri, spesso clandestini, ora si deve dare a tutto questo uno stop. Certezza della pena, custodia cautelare in carcere per chi è accusato di violenza sessuale ed esclusione di attenuanti per chi delinque sotto effetto di alcool e droghe. Tutto ovviamente tenendo conto di due elementi fondamentali: abbattere l'allarme sociale provocato da questo tipo di reati e tutelare la dignità della vittima, che va assicurata anche nel percorso dibattimentale.
Per raggiungere un risultato anzitutto è importante l'introduzione nel ddl sicurezza dell'obbligo del carcere per chi stupra. Forse il decreto 'anti-stupro' sarà pronto per venerdì esso dovrebbe contenere, come annunciato, importanti novità: gli accusati di stupro non potranno beneficiare della libertà condizionale, ci sarà un avvocato a spese dello Stato per le vittime di violenza sessuale, arriveranno nuovi presidi di polizia con relativi stanziamenti, saranno anticipate le norme contenute nel ddl anti-molestie che la Camera ha già approvato. Tra le altre cose, ci dovrebbero essere anche aggravanti se a commettere violenza sono familiari, partner o tutori; un pesante aggravio di pena se la vittima è sotto i 14 anni; uguale trattamento, invece, se la vittima è maggiorenne o appena sotto i 18; ergastolo sicuro, se allo stupro segue la morte della vittima. Mano pesante anche per i complici: nessuna possibilità di godere dei domiciliari neppure per i favoreggiatori.

***

La scuola pubblica in Italia con la 'Riforma Gelmini'

Esprimo la mia piena solidarietà con tutti coloro che protestano contro la Legge 133/08 la cosidetta 'Riforma Gelmini'....

Le cifre presentate nel decreto fanno venire i brividi: i tagli previsti dal decreto legge 112, poi convertito nella legge 133/08, e gli ulteriori provvedimenti contenuti nel decreto 137 porteranno, a livello nazionale, ad una riduzione di circa 100mila posti tra il personale docente e di 43mila posti tra quello Ata (ausiliari, tecnici e amministrativi).
Per molti, anche per i non addetti ai lavori, l'effetto provocato dalla legge che in pratica azzererà in poco tempo le faticose conquiste di anni e anni, non solo in termini di posti di lavoro, ma anche di mission- educativa e di didattica, rende il momento dei più cupi e tristi degli ultimi anni. Ai tagli vanno poi sommati, le conseguenze che scaturiranno dalla reintroduzione del maestro unico nelle scuole elementari.
L'Europa chiede più scuola, più sapere e l'Italia che fa?
Il contrario!
Rientrodurre il maestro unico è compiere, di sicuro, un passo indietro di almeno mezzo secolo. Se non addirittura si ritorna al tempo del libro cuore, senza offesa per quel libro mio compagno di tanti pomeriggi.
Perchè tutto questo? Bella domanda!
Molto probabilmente si tenta di mascherare con questa supposta riforma quello che è il vero scopo del provvedimento: incassare o meglio risparmiare in poco meno di 4-5 anni 8miliardi di euro. Questa è la cifra stimata, che dovrebbe restare nelle casse dello stato.
Un risparmio quindi certo ottenuto tagliando centinaia di migliaia di posti di lavoro ma al contempo che produrrà anche un effetto negativo: quello di un drastico ridimensionamento del servizio scolastico pubblico in favore forse di quello privato. Inoltre un'altra diretta conseguenza della L.133/08 sarà la chiusura di decine e decine di plessi scolastici.
Molte scuole, soprattutto nei piccoli centri urbani, non ci saranno più. A scomparire sarà anche un altro degli elementi cardine dell'istruzione primaria italiana: il tempo pieno. Bisogna fare attenzione, chi sostiene che il tempo pieno non sarà toccato dalla riforma o che addirittura aumenterà mente sapendo di farlo.
Rifletteteci un poco e capirete perchè!
Se prima, per ogni 2 classi, c'erano 3 insegnanti d'ora in poi sarà uno per classe, a seguire e istruire dai 20 ai 30 alunni e che svolgerà il suo orario lavorativo settimanale esclusivamente di mattina. Pertanto al pomeriggio non potrà esserci altro che un sorta di dopo-scuola, trasformando il tempo pieno di fatto in un parcheggio pomeridiano per i bambini, che nulla ha da condividere con l'offerta didattica di cui fino ad ieri, prima della 'riforma Gelmini', gli alunni potevano usufruire con il tempo pieno.

...

ARRIVERA' PER NATALE UNA 'SOCIAL CARD' AD OLTRE 1MLN DI ITALIANI 'POVERI'

C’è un detto che dice: "meglio poco che niente!".
In questo caso tra il poco e il nulla ci sono così poche differenze che è difficile distinguerli.
La 'social card, almeno per il momento, sembra più l’ennesimo spot varato dal governo che piuttosto un provvedimento serio in grado di aiutare per davvero i più bisognosi.
Nessuno però si è ricordato di dire che ogni spesa effettuata con la 'social card' in automatico sarà data una commissione alla Mastercard che è la società che ha emmesso ed è la proprietà della card.
Bhe! Almeno qualcuno di certo ci guadagnerà da questa iniziativa...
Appare strano che un'iniziativa così benefica abbia comunque dei costi accessori...stranezze tutte italiane!

***

Parole....di Abraham Lincoln

Non si può arrivare alla prosperità

scoraggiando l'impresa.
Non si può rafforzare il debole
indebolendo il più forte.
Non si può aiutare chi è piccolo
abbattendo chi è grande.
Non si può aiutare il povero
distruggendo il ricco.
Non si possono aumentare le paghe
rovinando i datori di lavoro.
Non si può progredire serenamente
spendendo più del guadagno.
Non si può promuovere la fratellanza umana
predicando l'odio di classe.
Non si può instaurare la sicurezza sociale
adoperando denaro imprestato.
Non si può formare carattere e coraggioto
gliendo iniziativa e sicurezza.
Non si può aiutare continuamente
la gente facendo in sua vece quello che potrebbe
e dovrebbe fare da sola.

USA 2008: ELETTO PRESIDENTE BARACK OBAMA

USA 2008: ELETTO PRESIDENTE BARACK OBAMA

marito e padre

i due rivali

genere umano

GIOCHI OLIMPICI DI PECHINO

GIOCHI OLIMPICI DI PECHINO
da peacereporter

23/02/2002 - 02/07/2008 Ingrid Betancourt è stata liberata!

23/02/2002 - 02/07/2008                  Ingrid Betancourt è stata liberata!
faccio mia la gioia di tutti!

Finalmente liberi!!!

Finalmente liberi!!!

Grazie a loro la Betancourt è libera

Grazie a loro la Betancourt è libera
il ministro della Difesa colombiano Santos e il generale Montoya

Grazie Uribe!!

Grazie Uribe!!
La Betancourt ha incontrato il presidente colombiano Uribe che vinse le elezioni del 2002

madre e figlia!

madre e figlia!
Yolanda Pulecio e Ingrid Betancourt

le due Betancourt

le due Betancourt
Ingrid abbraccia la madre Yolanda

La gioia della libertà riconquistata

La gioia della libertà riconquistata
Ingrid Betancourt dopo la liberazione