martedì 27 novembre 2012

Pirateria marittima somala: il dramma dei marittimi indiani ostaggi dei pirati


I pirati somali puntano, metaforicamente parlando, il coltello alla gola dell’india. Ovviamente questo gli è dato modo di poterlo fare grazie al fatto che nelle loro mani trattengono, anche da anni, almeno una quarantina di marittimi di nazionalità indiana. Si tratta dei membri degli equipaggi di navi catturate nel corso degli ultimi anni. Una parte di essi si trovano prigionieri a bordo di navi dirottate, mentre altri si trovano a terra. Tutto questo ha comportato che nel mare della Somalia si consumi un dramma nel dramma.

Il duro braccio di ferro armato in atto tra India e pirati somali sta di fatto portando a gravi conseguenze per i marittimi indiani. I predoni del mare somali infatti, nell’intento di voler far ‘pagare’ all’India il suo forte impegno nella lotta alla pirateria marittima si stanno rivalendo sui marittimi di nazionalità indiana che cadono nelle loro mani. I pirati somali infatti, da tempo ormai, riservano ai membri degli equipaggi delle navi catturate che sono di nazionalità indiana un trattamento diverso dagli altri ostaggi di altra nazionalità. Addirittura anche quando viene pagato un riscatto, per il rilascio di una nave e del suo equipaggio, le gang del mare trattengono i marittimi di nazionalità indiana. Questo, a dimostrazione della loro forte voglia di volersi vendicare per il fatto che l’India detiene legalmente un centinaio di pirati somali catturati in mare dalle navi della sua Marina Militare. Purtroppo il rischio che marittimi indiani cadano nelle mani dei pirati somali è altissimo in quanto oltre il 10 percento del totale dei marittimi che lavorano per le compagnie di navigazione di tutto il mondo sono di nazionalità indiana.

Il fatto poi, che questi indiani sono dei lavoratori e non dei soldati, e che per mare non vanno a combattere una guerra, ma a lavorare e quindi non sono preparati a sopportare le angherie e le privazioni che invece, poi, subiscono cadendo nelle mani dei pirati somali ha finito per allarmare fortemente il governo di New Delhi preoccupato per i sui cittadini.

E’ un dato di fatto che i marittimi catturati dai pirati vivono un’esperienza che segna la loro vita e che coinvolge in maniera drammatica anche i loro familiari.

Ancor di più a mettere in allarme le autorità indiane il forte e crescente malessere che sta montando tra i familiari dei marittimi indiani trattenuti in ostaggio dai pirati somali. Familiari che si mostrano sempre più esasperati per il trascorrere inesorabile del tempo senza avere notizie certe dei loro cari e la certezza di poterli riabbracciare sani e salvi.

Dopo che lo scorso anno a centinaia, parenti e amici di marittimi ostaggi, sono anche scesi a protestare per le vie della capitale indiana New Delhi, le autorità indiane hanno cercato di correre ai ripari per evitare dannose situazioni interne. Alla fine l’India, dopo essere stato per mesi il Paese capofila nel contrasto alla pirateria marittima, ha dovuto, per forza maggiore, allentare la pressione militare sui pirati somali.

Di contrappasso però, dallo scorso mese di settembre il governo di New Delhi ha consentito alle navi commerciali di bandiera di poter  imbarcare guardie armate a bordo. ‘Security Contractor’ che hanno il compito di difenderle dagli attacchi pirati. Una difesa armata delle navi commerciali indiane fortemente voluta dagli Armatori indiani forti dei dati positivi  .

Nel frattempo, i predoni del mare hanno continuano a fare pressione sul governo indiano affinchè rilasci tutti i pirati somali detenuti nelle prigioni in India minacciando di rivalersi sui marittimi indiani ostaggi. Si tratta di almeno un centinaio di predoni del mare catturati negli ultimi due anni dalle navi da guerra indiane che operano nell’ambito del contrasto alla pirateria marittima al largo della Somalia. La gran parte di essi sono originari del Puntland, la regione semiautonoma indipendente somala e solo una minima parte provengono dalla Somalia.

Questa grave forma di ritorsione verso l’India è di fatto, anche un inquietante passaggio della pirateria marittima.

Attualmente sono prigionieri in Somalia marittimi indiani che erano membri degli equipaggi di diverse navi catturate e dirottate dai pirati somali. Alcune sono state sequestrata anche oltre due anni fa. Il computo contempla i 6 indiani parte dei 24 marittimi di equipaggio della ‘MV ICEBERG 1’ catturata il 29 marzo del 2010. I 2  indiani parte dei 23 marittimi dell’equipaggio della ‘MV ALBEDO’ catturata il 25 novembre del 2010. I 17 indiani parte dei 22 marittimi dell’equipaggio della ‘MV GRAZIA REALE’ catturata il 2 marzo scorso. Nei mesi scorsi i pirati somali hanno rilasciato un marittimo cingalese e 11 egiziani, trattenendo inspiegabilmente 4 marinai pachistani e 6 indiani membri dell’equipaggio della MV SUEZ. Mentre il 15 aprile del 2011 hanno rilasciato la MT ASFALTO VENTURE dopo l’ovvio pagamento di un riscatto di 3,5 mln di dollari. Insieme alla nave rilasciato anche il suo equipaggio composto da 15 marittimi. Tutti tranne i 7 marittimi indiani che ora si trovano prigionieri a terra in un remoto villaggio forse nella regione di Mudug a circa 20 chilometri da Harardheere.

In questi giorni proprio in merito ai marittimi indiani di questa nave la gang del mare che li trattiene si è rifatta viva chiedendo per il loro rilascio la liberazione di alcuni loro compagni rinchiusi nelle carceri indiane. La notizia è stata riportata nella sua edizione on line del 20 novembre scorso dal ‘The Hindu Business Line’.

Due dei sette marittimi sono originari dello stato federale indiano del Kerala. In virtù di questo, in merito alla vicenda si è espresso il primo ministro di questo stato meridionale indiano, Oommen Chandy che ha suggerito al governo centrale di assecondare le richieste dei pirati somali. Il governo indiano però, come tanti altri, almeno ufficialmente, non tratta con i pirati somali ne tantomeno paga i riscatti.

Secondo l’edizione odierna on line del ‘The Hindu Business Line’ sembra però, che molti membri del governo siano favorevoli allo scambio giustificandolo come un gesto umanitario verso i marittimi ormai prigionieri in Somalia da due anni. Un fatto questo che in India fa assumere il rientro a casa dei marittimi indiani, ancora in mano ai pirati somali, un valore particolare. Per cui il fatto di cedere alle pressioni della gang del mare che li tieni sequestrati non è considerato un gesto di debolezza da parte del governo indiano, ma è visto come un gesto appunto umanitario. Dalla parte delle autorità anche l’opinione pubblica indiana che vede di buon grado il cedere alle pressioni dei banditi del mare che trattengono i loro concittadini. Il timore, condiviso, è che però, il fatto potrebbe costituire un pericoloso precedente che se preso ad esempio da altre gang del mare, specie in un periodo di ‘magra’ per i predoni del mare come quello in corso, potrebbe creare non poche problematiche. Per cui la parola d’ordine che primeggia è ‘cautela’.

SecondoTill date, a total of 171 seafarers are being held hostage by Somali pirates, including four merchant vessels with 88 crew, seven fishing boats with another 4 crew and 29 seafarers held ashore with no ships. recenti stime attualmente nelle mani delle gang del mare somale vi sono almeno 180 marittimi di diversa nazionalità. Tutti trattenuti a bordo delle loro navi catturate in attesa che qualcuno paghi un riscatto per il loro rilascio. Ad essi vanno aggiunti altri 29 marittimi che sono senza nave e sono tenuti prigionieri a terra. Sono invece, almeno 5 le navi mercantili e diverse altre le barche da pesca catturate, dirottate e trattenute lungo la costa somala dove hanno i loro covi i pirati.

La diffusione su vasta scala della difesa armata delle navi mercantili, imbarcando team di sicurezza armati a bordo, sta diventando fonte di grosse preoccupazioni per i pirati somali. Alla fine l’attività piratesca si è drasticamente ridotta e nei primi dieci mesi del 2012 sono stati compiuti solo 34 attacchi di cui solo 5 andati a buon fine grazie alla presenza di team di sicurezza a bordo.

Tutto questo ha però, comportato il dover pagare, per gli atti di pirateria marittima, sGli attacchi di pirati Somali potrebbero salire a 250 nel 2011 da circa 200 in ciascuno dei due anni precedenti, si è temuto.empre più spesso un prezzo in sangue. Si tratta di quello versato dalle decine di vittime sia dalla parte pirata sia dalla parte dei marittimi delle navi assaltate. Senza contare il sangue versato da inermi pescatori che sono stati uccisi in mare per errore dalle guardie armate o dai militari delle marine straniere perché scambiati per pirati. In tanti usciti in mare per pescare non hanno mai più fatto ritorno a casa.

Whereas Somali pirates once rarely used violence, from January to March they killed seven sailors.La pirateria al largo della Somalia trae origine dallo scontento dei pescatori somali dovuto alla pesca illegale compiuta dalle navi da pesca provenienti da Paesi come Francia, Spagna, India, Italia, Giappone, Cina e tanti altri. Navi che illegalmente andavano a pescare nelle acque costiere somale ricche di tonno, pesce spada, aragoste e gamberi. Privando di fatto, i pescatori somali del pesce che dava loro sostentamento.  Quando poi, nel 2005 ci fu lo tsunami lungo la costa orientale dell'Africa emerse un altro grande scandalo. Tonnellate di rifiuti radioattivi e sostanze chimiche tossiche vennero sparpagliate dall’ondata di piena sulle spiagge. Rifiuti rimossi dal fondo del mare al largo della Somalia dove erano stati gettati da navi provenienti dai Paesi industrializzati. A causa di questo decine di migliaia di somali si sono ammalati di malattie cancerogene causate dal piombo eThere is heavy metal like cadmium and mercury.

metalli pesanti come il cadmio e il mercurio. Malattie tipiche dei Paesi industrializzati in un Paese dove invece, di industrie non vi è nemmeno l’ombra. Una prova questa che la Somalia è stata utilizzata per decenni, e forse ancora oggi, come un’immensa ‘dispensa’ dove andare a razziare  e come discarica per i rifiuti tossici, industriali e ospedalieri dell’Occidente e non solo.

Nel 2006 i pescatori somali, di fronte al colpevole immobilismo dell’ONU, a cui si appellarono per chiedere che venisse posto fine a quanto avveniva, decisero di reagire e iniziarono a usare le maniere forti per scacciare i pescherecci stranieri che andavano a depredare il loro mare. A quel punto le compagnie di pesca straniere reclutarono miliziani armati per intimidire i pescatori locali che dovettero a loro volta armarsi e combattere per difendere il loro diritto alla sopravvivenza. Il dado era tratto e da quel momento nessuno è potuto più tornare indietro e il resto è storia. Oggi i pirati somali, che sono ben lontani dai primi pescatori somali che imbracciarono un’arma per rivendicare i loro diritti, minacciano un’importante rotta commerciale quella tra Oriente e Occidente che passa attraverso l'Oceano Indiano e il Golfo di Aden e attraverso cui passa il 40% del commercio marittimo mondiale ed è seguita da almeno 40mila navi l’anno.That means the ransoms paid to the pirates by shipowners and their insurers are a mere fraction of piracy's true cost. Questo alla fine ha finito per fornire una scusa a molti Paesi, in gran parte gli stessi da cui provenivano le navi da pesca che pescavano di frodo nelle acque somale, di rinforzare la loro presenza soprattutto militare in quella parte del mondo e ancor peggio su mandato ONU.

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DARFUR:NON C'E' PIU' TEMPO DA PERDERE!

IN DARFUR SONO DECINE SE NON CENTINAIA LE PERSONE CHE MUOIONO OGNI MESE...
FAI LORO DEL BENE... AIUTA I RIFUGIATI E I PROFUGHI DEL DARFUR FACENDO UNA DONAZIONE ALL'AGENZIA ONU PER I RIFUGIATI UNHCR CHIAMA LO 0680212304 PER SAPERE COME FARE....
RICORDATI BASTANO 31 EURO PER ACQUISTARE 8 COPERTE, 51 EURO PER UNA TENDA E 200 EURO PER DARE ASSISTENZA MEDICA A 25 FAMIGLIE...

Un bambino del Darfur

Un bambino del Darfur
aiuta ad aiutarlo sostieni le iniziative pro Darfur
In Darfur dal 2003 ad oggi sono state compiute esecuzioni, anche di massa, stupri, soprattutto di massa, nei confronti di donne, uomini e bambini e interi villaggi sono stati rasi al suolo. Il terrore è stato usato come pratica generalizzata e a sfondo razziale mentre lo stupro è diventato una vera e propria arma da guerra.
Il governo sudanese di Khartoum da parte sua ha bombardato senza sosta i civili, e ha reso sempre più difficili le operazioni di soccorso delle organizzazioni umanitarie nei confronti delle genti del Darfur, fino al punto di far scappare via la maggior parte delle Ong operanti nella regione sudanese e liberarsi così di scomodi testimoni di quanto accadeva in quei luoghi. La stessa tattica è stata seguita prima con i peacekeepers dell'Ua e poi con quelli dell'Onu...
Tutto il mondo è a conoscenza di quanto accade in quella remota regione sudanese e lancia denunce. Da un lato Washington parla di genocidio, dall’altro l'Onu parla di catastrofe umanitaria e di pulizia etnica.
Il tutto però resta nella totale impunità!
Intanto, dal Febbraio 2003 anno in cui è iniziata la ribellione della popolazione di etnia africana del Darfur, circa 6 milioni in maggioranza musulmana e in parte animista, contro il governo sudanese, musulmano ma integralista e soprattutto di etnia araba e bianca, è scoppiato il conflitto che ha causato finora circa 300mila morti e due milioni e mezzo di profughi. Una protesta nata per lo stato di totale abbandono e sfruttamento in cui la popolazione nera era tenuta. La repressione del governo centrale è stata spietata, soprattutto facendo uso dei Janjaweed, i diavoli a cavallo, che sono milizie nomadi di etnia araba che hanno compiuto tutti gli orrori possibili e inimmaginabili contro le genti del Darfur di etnia nera, per lo più contadini e pastori.

Il pianto di un innocente a Gaza

Il pianto di un innocente a Gaza
Ancora una volta il mondo intero si dovrebbe vergognare!!!
La guerra chi puo raccontarla? E' difficile farlo ma tutti possiamo immaginare come sia il sentire l'odore dei morti abbandonati nelle strade o sotto le macerie, il vedere i bambini che muoiono di fame accanto al cadavere della madre, il sentire il lamento dei feriti e lo strazio dei sopravvissuti, di chi si vede impotente e maledice chi gli ha portato via tutto.
Nella Striscia di Gaza siamo ormai quasi alla terza settimana di bombardamenti e inesorabilmente, come non potrebbe essere diversamente con tutta la tecnologia militare del 21° secolo che gli israeliani stanno usando, il numero dei morti tra i civili continuato ad aumentare, mentre l'esercito israeliano bombarda le loro case si moltiplicano tra i palestinesi le scene di disperazione e di dolore causati dagli effetti devastanti della guerra che certamente non sono cambiati nel tempo anzi al contrario.

Giugno 2009: La rivoluzione di velluto in Iran

Giugno 2009: La rivoluzione di velluto in Iran
Sono solidale con i persiani che manifestano

Il 12 giugno 2010 è caduto il primo anniversario delle contestate elezioni iraniane. Elezioni che decretarono la riconferma a presidente dell’Iran di Mahmud Ahmadinejad. Il Paese ha vissuto le prime ora di questa giornata con una calma carica di tensione che poi, è scoppiata nel pomeriggio intorno alle 16, le 13.30 italiane con i primi scontri tra manifestanti e forze di sicurezza nei pressi dell’Università Sharif di Teheran. Era impensabile che l’opposizione iraniana del movimento riformista dell’Onda Verde si facesse scappare questa occasione per proclamare il proprio dissenso al regime degli Ayatollah. I luoghi delle sanguinose proteste post elettorali di un anno fa si sono quindi di nuovo riempiti di manifestanti. Questo, nonostante l’appello dei leader dell’opposizione, Moussavi e Karroubi, a evitare di scendere in piazza e nonostante che le forze di sicurezza avessero preso posizione in vari punti strategici del centro di Teheran per prevenire manifestazioni. Nonostante le proteste e le accuse di brogli elettorali il contestato presidente Ahmadinejad ha potuto proseguire nel suo mandato, quasi certamente usurpato, grazie all’appoggio dell’ayatollah Ali Khamenei, la Guida Suprema. La lotta continuerà. Viva la Persia! Viva il movimento riformista!


i 44 presidenti degli Usa

i 44 presidenti degli Usa
da www.patrickmoberg.com/blog/id:420/november-4-2008

The President United States of America

The President United States of America
Barack Obama

E' morta Miriam Makeba

E' morta Miriam Makeba
Addio Mama Afrika....io continuerò a sognare...

Notes

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Italia. Violenza sessuale è allarme sociale


Dopo i recenti casi di stupri, a Roma, Bologna e Milano non si riesce quasi più a tenere il conto degli episodio di violenza sessuale che, dall'inizio dell'anno, si stanno susseguendo in Italia ad opera principalmente di stranieri. Un orribile reato che si verifica nelle grandi città metropolitane come nei piccoli centri urbani. Emergono dati da brividi dalle informazioni fornite dal Presidente facente funzioni del Tribunale di Como Giuseppe Anzani e dal Procuratore capo Alessandro Maria Lodolini. Ogni 4 giorni in Procura a Como arriva una denuncia per violenza sessuale. I fascicoli aperti tra luglio 2007 e giugno 2008 sono stati 89, tra violenze sessuali e pedofilia. Ma è solo la punta di un iceberg in quanto, il reato, per la quasi totalità è sommerso perché prevale ancora la paura e la vergogna a denunciare la violenza subita. Fino ad oggi la violenza che subivano le donne era soprattutto domestica, ma gli episodi di violenza che hanno visto protagoniste, loro malgrado, delle donne avvenuti negli ultimi giorni, per le strade, propongono una nuova emergenza. Un autorevole testimonianza è portata da Telefono Rosa che da anni conosce il fenomeno ed assiste le vittime. “Ciò che sta avvenendo dall'inizio dell'anno, precisa il presidente Maria Gabriella Carnieri Moscatelli, mi preoccupa. Non so se è solo l'effetto di maggiori denunce ma, dal nostro osservatorio, non era mai stato rilevata una cosa simile”. Gli avvenimenti degli ultimi giorni non fanno altro che conferma un'allarmante costante: in testa alla classifica degli autori di stupri ci sono gli stranieri. Il triste primato vede fra i primi i romeni, seguiti da marocchini e albanesi che sembra abbiano dato il via ad una esecrabile escalation di violenza contro le donne. Assodato che nella stragrande maggioranza dei casi questi episodi sono commessi da stranieri, spesso clandestini, ora si deve dare a tutto questo uno stop. Certezza della pena, custodia cautelare in carcere per chi è accusato di violenza sessuale ed esclusione di attenuanti per chi delinque sotto effetto di alcool e droghe. Tutto ovviamente tenendo conto di due elementi fondamentali: abbattere l'allarme sociale provocato da questo tipo di reati e tutelare la dignità della vittima, che va assicurata anche nel percorso dibattimentale.
Per raggiungere un risultato anzitutto è importante l'introduzione nel ddl sicurezza dell'obbligo del carcere per chi stupra. Forse il decreto 'anti-stupro' sarà pronto per venerdì esso dovrebbe contenere, come annunciato, importanti novità: gli accusati di stupro non potranno beneficiare della libertà condizionale, ci sarà un avvocato a spese dello Stato per le vittime di violenza sessuale, arriveranno nuovi presidi di polizia con relativi stanziamenti, saranno anticipate le norme contenute nel ddl anti-molestie che la Camera ha già approvato. Tra le altre cose, ci dovrebbero essere anche aggravanti se a commettere violenza sono familiari, partner o tutori; un pesante aggravio di pena se la vittima è sotto i 14 anni; uguale trattamento, invece, se la vittima è maggiorenne o appena sotto i 18; ergastolo sicuro, se allo stupro segue la morte della vittima. Mano pesante anche per i complici: nessuna possibilità di godere dei domiciliari neppure per i favoreggiatori.

***

La scuola pubblica in Italia con la 'Riforma Gelmini'

Esprimo la mia piena solidarietà con tutti coloro che protestano contro la Legge 133/08 la cosidetta 'Riforma Gelmini'....

Le cifre presentate nel decreto fanno venire i brividi: i tagli previsti dal decreto legge 112, poi convertito nella legge 133/08, e gli ulteriori provvedimenti contenuti nel decreto 137 porteranno, a livello nazionale, ad una riduzione di circa 100mila posti tra il personale docente e di 43mila posti tra quello Ata (ausiliari, tecnici e amministrativi).
Per molti, anche per i non addetti ai lavori, l'effetto provocato dalla legge che in pratica azzererà in poco tempo le faticose conquiste di anni e anni, non solo in termini di posti di lavoro, ma anche di mission- educativa e di didattica, rende il momento dei più cupi e tristi degli ultimi anni. Ai tagli vanno poi sommati, le conseguenze che scaturiranno dalla reintroduzione del maestro unico nelle scuole elementari.
L'Europa chiede più scuola, più sapere e l'Italia che fa?
Il contrario!
Rientrodurre il maestro unico è compiere, di sicuro, un passo indietro di almeno mezzo secolo. Se non addirittura si ritorna al tempo del libro cuore, senza offesa per quel libro mio compagno di tanti pomeriggi.
Perchè tutto questo? Bella domanda!
Molto probabilmente si tenta di mascherare con questa supposta riforma quello che è il vero scopo del provvedimento: incassare o meglio risparmiare in poco meno di 4-5 anni 8miliardi di euro. Questa è la cifra stimata, che dovrebbe restare nelle casse dello stato.
Un risparmio quindi certo ottenuto tagliando centinaia di migliaia di posti di lavoro ma al contempo che produrrà anche un effetto negativo: quello di un drastico ridimensionamento del servizio scolastico pubblico in favore forse di quello privato. Inoltre un'altra diretta conseguenza della L.133/08 sarà la chiusura di decine e decine di plessi scolastici.
Molte scuole, soprattutto nei piccoli centri urbani, non ci saranno più. A scomparire sarà anche un altro degli elementi cardine dell'istruzione primaria italiana: il tempo pieno. Bisogna fare attenzione, chi sostiene che il tempo pieno non sarà toccato dalla riforma o che addirittura aumenterà mente sapendo di farlo.
Rifletteteci un poco e capirete perchè!
Se prima, per ogni 2 classi, c'erano 3 insegnanti d'ora in poi sarà uno per classe, a seguire e istruire dai 20 ai 30 alunni e che svolgerà il suo orario lavorativo settimanale esclusivamente di mattina. Pertanto al pomeriggio non potrà esserci altro che un sorta di dopo-scuola, trasformando il tempo pieno di fatto in un parcheggio pomeridiano per i bambini, che nulla ha da condividere con l'offerta didattica di cui fino ad ieri, prima della 'riforma Gelmini', gli alunni potevano usufruire con il tempo pieno.

...

ARRIVERA' PER NATALE UNA 'SOCIAL CARD' AD OLTRE 1MLN DI ITALIANI 'POVERI'

C’è un detto che dice: "meglio poco che niente!".
In questo caso tra il poco e il nulla ci sono così poche differenze che è difficile distinguerli.
La 'social card, almeno per il momento, sembra più l’ennesimo spot varato dal governo che piuttosto un provvedimento serio in grado di aiutare per davvero i più bisognosi.
Nessuno però si è ricordato di dire che ogni spesa effettuata con la 'social card' in automatico sarà data una commissione alla Mastercard che è la società che ha emmesso ed è la proprietà della card.
Bhe! Almeno qualcuno di certo ci guadagnerà da questa iniziativa...
Appare strano che un'iniziativa così benefica abbia comunque dei costi accessori...stranezze tutte italiane!

***

Parole....di Abraham Lincoln

Non si può arrivare alla prosperità

scoraggiando l'impresa.
Non si può rafforzare il debole
indebolendo il più forte.
Non si può aiutare chi è piccolo
abbattendo chi è grande.
Non si può aiutare il povero
distruggendo il ricco.
Non si possono aumentare le paghe
rovinando i datori di lavoro.
Non si può progredire serenamente
spendendo più del guadagno.
Non si può promuovere la fratellanza umana
predicando l'odio di classe.
Non si può instaurare la sicurezza sociale
adoperando denaro imprestato.
Non si può formare carattere e coraggioto
gliendo iniziativa e sicurezza.
Non si può aiutare continuamente
la gente facendo in sua vece quello che potrebbe
e dovrebbe fare da sola.

USA 2008: ELETTO PRESIDENTE BARACK OBAMA

USA 2008: ELETTO PRESIDENTE BARACK OBAMA

marito e padre

i due rivali

genere umano

GIOCHI OLIMPICI DI PECHINO

GIOCHI OLIMPICI DI PECHINO
da peacereporter

23/02/2002 - 02/07/2008 Ingrid Betancourt è stata liberata!

23/02/2002 - 02/07/2008                  Ingrid Betancourt è stata liberata!
faccio mia la gioia di tutti!

Finalmente liberi!!!

Finalmente liberi!!!

Grazie a loro la Betancourt è libera

Grazie a loro la Betancourt è libera
il ministro della Difesa colombiano Santos e il generale Montoya

Grazie Uribe!!

Grazie Uribe!!
La Betancourt ha incontrato il presidente colombiano Uribe che vinse le elezioni del 2002

madre e figlia!

madre e figlia!
Yolanda Pulecio e Ingrid Betancourt

le due Betancourt

le due Betancourt
Ingrid abbraccia la madre Yolanda

La gioia della libertà riconquistata

La gioia della libertà riconquistata
Ingrid Betancourt dopo la liberazione