lunedì 12 marzo 2012

Pirateria marittima: NATO lancia allerta per pescatori uccisi perché scambiati per pirati somali

La NATO ha recentemente lanciato un’allerta valida per tutti i comandanti di navi stimolata per il moltiplicarsi di casi in cui si registrano uccisioni di pescatori in mare perché scambiati per pirati somali.
http://www.aco.nato.int/weekly-piracy-assessment-.aspx

In tutti i casi si trattava di persone armate il cui avvicinamento a navi commerciali ha fatto scattare le misure di sicurezza approntate per difendersi dagli attacchi dei pirati.
In molti dei casi denunciati, spiega la NATO, si trattava però, di pescatori che si erano avvicinati per mettere in guardia il cargo dal fare attenzione alle loro reti calate in mare.
Si potrebbe trattare quindi di un sproporzionata reazione da parte dei team di sicurezza a bordo dei mercantili e pescherecci stranieri di fronte al solo sospetto che si trattassero di pirati.
Nel suo comunicato la NATO mette in guardia i comandanti delle navi dal ben distinguere i pescatori dai pirati somali. Inoltre, offrendo anche delle indicazioni come quella che i pescatori se sono armati lo sono solo di armi di piccolo calibro a differenza dei predoni del mare che invece, usano fucili semi automatici come i Kalashnikov.
L’equivoco nasce dal fatto che quella di uscire in mare armati è un’antica usanza dei pescatori, specie somali, per potersi difendere da eventuali assalti di chi vuole portare via loro la barca e il pescato.
Un pericolo accentuatosi con l’esplodere del fenomeno della pirateria marittima.
Sono infatti, sempre più frequenti i furti di barche di pescatori e di motori utilizzati poi, dalle gang del mare per la loro attività criminale.
Purtroppo per molti vedere un uomo armato in pieno oceano è sinonimo di pirata e questo induce ad una reazione a volta controllata a volta sproporzionata.
Lo ‘scorazzare’, avanti e indietro, per le acque che lambiscono le coste dei Paesi del Corno D’Africa e di quelli che si affacciano sull’Oceano Indiano di navi da guerra, mercantili e pescherecci stranieri ha reso quindi altamente a rischio la vita di tutti quelli che si dedicano ‘onestamente’ all’attività di pesca in quelle acque.
Il fatto che negli ultimi mesi sono aumentati in maniera eccessiva il numero di persone rimaste uccise o ferite nel mare al largo delle coste della Somalia e nell’Oceano Indiano sta quindi facendo scattare un campanello d’allarme.
In genere si tratta di persone che hanno incontrato in mare una nave da guerra che opera in quelle acque come forza di contrasto alla pirateria marittima o mercantili o pescherecci d’altura stranieri con a bordo guardie armate imbarcati per difenderli dai pirati somali.
La situazione è degenerata nell’ultimo anno.
Dal 2008 è in corso nel mare del Corno D’Africa un tentativo di affrontare militarmente il fenomeno della pirateria marittima al largo della Somalia e poter in questo modo consentire la libera navigazione ai mercantili di tutto il mondo lungo una delle più importanti rotte mondiali, quella che collega l’Asia all’Europa.
In quel mare ormai da tutti indicato come il ‘mare dei pirati’ sono dispiegate almeno 40 navi da guerra di oltre 25 Paesi che compiono pattugliamenti e scorte ai mercantili nell’ambito di missioni internazionali o in maniera individuale.
Dalla metà del primo semestre del 2011 le flotte militari internazionali hanno iniziato ad effettuare operazioni di contrasto più ‘energiche’ nei confronti dei pirati o presunti tali.
Azioni di contrasto che avvengono anche attraverso azioni preventive come il bloccare e controllare ogni tipo di imbarcazione che incrociano in mare.
Spesso i militari della marina per bloccare le navi sospette devono ricorrere anche all’uso delle armi in dotazione seguendo però, un ben preciso protocollo internazionale.
La procedura finora seguita da tutti è quella di lanciare una serie ripetuta di 'Warning Shot', ossia 'attenzione, se non vi fermate spariamo'.
Questo però, ha forse innescato anche una sorta di abusi nell’agire nel nome della lotta alla pirateria marittima e nella difesa delle navi commerciali.
Sembra infatti, che si siano verificati degli episodi di ‘eccessi’ che delineano chiaramente che è messa a rischio non solo la libera navigazione delle navi commerciali, ma forse anche l’attività dei pescatori che operano nel mare al largo della Somalia e Oceano Indiano.
Si fanno sempre più frequenti gli ‘incontri’ tra navi da guerra e pirati somali o presunti tali e tra mercantili e pescherecci stranieri, che i pirati cercano di arrembare, ma su cui vi sono però, imbarcati team di sicurezza armati.
Incontri che testimonianze raccontano seguiti da sparatorie e a volte con ferimenti e uccisioni.
I pescatori ormai evitano di allontanarsi dalla costa, al massimo arrivano a 2-3 miglia marine da essa, anche se sanno bene che è al largo che vi sono i pesci più grossi e pregiati come il tonno e lo sgombro. In questo modo però, essi sperano di evitare le navi militari, le navi da pesca e da carico straniere. Ci sarà certo un motivo!
Alcune testimonianze raccontano che molti pescatori, specie somali, usciti per andare a pescare non sono più tornati indietro o che sono finiti, innocenti, in carcere accusati di pirateria.
Addirittura sembra che esistano alcuni racconti di episodi di abusi da parte delle navi da guerra senza però, indicarne la nazionalità.
Potrebbe trattarsi, se confermato, di unità navali militari che operano nel ‘mare dei pirati’ in maniera individuale in azione di contrasto al fenomeno.
Difficile credere che tali azioni possano essere compiute da quelle che operano nelle missioni navali internazionali anti pirateria.
Quello che sta accadendo sta quindi innescando un dibattito sul questo uso, a volte inopportuno, delle armi.
In particolare si è accesa una discussione anche sulla necessità della tutela armata o meno a bordo dei pescherecci e mercantili che solcano il mare dei pirati.
Qualcuno ha iniziato a manifestata una riserva sul ricorso a personale armato, privato o militare, a bordo di navi commerciali.
Una perplessità non dettata certamente dal quadro giuridico, che, specie per le guardie private, a livello internazionale in linea generale non è contrario, ma dalla ‘fragilità’ del ricorso ai militari come ‘vigilantes’ a bordo dei mercantili. Militari che di fatto vengono affittati agli armatori.
Un utilizzo che, se non fatto bene, di conseguenza finisce per coinvolgere in un contratto con privati il governo dello stato a cui appartengono i militari.
Uno dei principi su cui si basa questa esitazione è anche il principio della proporzionalità dell'uso della forza che Paesi come la Spagna hanno superato vietando il ricorso ad armi di grosso calibro.
Comunque sia l’ONU lo scorso mese di febbraio ha reso noto che è stato proprio il ricorso ai team di sicurezza armati a bordo dei mercantili e pescherecci stranieri, abbinato con una maggior rigore nell’azione di contrasto da parte delle unità navali da guerra delle missioni internazionali di contrasto al fenomeno, a fare la differenza nella lotta alla pirateria somala nel 2011.
Anno il cui il fenomeno ha fatto registrare un sensibilissimo calo.
Questo porta a credere che forse basta solo ben regolamentarizzare la cosa.
A quale prezzo si sta ottenendo tutto questo?
Stime non ufficiali dicono che il ricorso alle guardie armate a bordo a difesa delle loro navi sia costato agli armatori, nel 2011, almeno 1 mld di dollari considerando che il costo medio giornaliero è stato di circa 3,5 ml di dollari al giorno.
Ancora una volta il costo del contrasto alla pirateria è ben superiore a quanto costi la pirateria stessa visto che una stima sostiene che nel 2011 i pirati abbiano incassato come riscatti poco più di 200 mln di dollari.
Alla fine forse il problema non è la pirateria, ma quello che vi ‘ruota’ intorno ossia un ‘Vorticoso giro d’affari’. Un mare di dollari che scorre nel ‘mare dei pirati’ e a cui tanti ambiscono attingere.

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Un bambino del Darfur

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aiuta ad aiutarlo sostieni le iniziative pro Darfur
In Darfur dal 2003 ad oggi sono state compiute esecuzioni, anche di massa, stupri, soprattutto di massa, nei confronti di donne, uomini e bambini e interi villaggi sono stati rasi al suolo. Il terrore è stato usato come pratica generalizzata e a sfondo razziale mentre lo stupro è diventato una vera e propria arma da guerra.
Il governo sudanese di Khartoum da parte sua ha bombardato senza sosta i civili, e ha reso sempre più difficili le operazioni di soccorso delle organizzazioni umanitarie nei confronti delle genti del Darfur, fino al punto di far scappare via la maggior parte delle Ong operanti nella regione sudanese e liberarsi così di scomodi testimoni di quanto accadeva in quei luoghi. La stessa tattica è stata seguita prima con i peacekeepers dell'Ua e poi con quelli dell'Onu...
Tutto il mondo è a conoscenza di quanto accade in quella remota regione sudanese e lancia denunce. Da un lato Washington parla di genocidio, dall’altro l'Onu parla di catastrofe umanitaria e di pulizia etnica.
Il tutto però resta nella totale impunità!
Intanto, dal Febbraio 2003 anno in cui è iniziata la ribellione della popolazione di etnia africana del Darfur, circa 6 milioni in maggioranza musulmana e in parte animista, contro il governo sudanese, musulmano ma integralista e soprattutto di etnia araba e bianca, è scoppiato il conflitto che ha causato finora circa 300mila morti e due milioni e mezzo di profughi. Una protesta nata per lo stato di totale abbandono e sfruttamento in cui la popolazione nera era tenuta. La repressione del governo centrale è stata spietata, soprattutto facendo uso dei Janjaweed, i diavoli a cavallo, che sono milizie nomadi di etnia araba che hanno compiuto tutti gli orrori possibili e inimmaginabili contro le genti del Darfur di etnia nera, per lo più contadini e pastori.

Il pianto di un innocente a Gaza

Il pianto di un innocente a Gaza
Ancora una volta il mondo intero si dovrebbe vergognare!!!
La guerra chi puo raccontarla? E' difficile farlo ma tutti possiamo immaginare come sia il sentire l'odore dei morti abbandonati nelle strade o sotto le macerie, il vedere i bambini che muoiono di fame accanto al cadavere della madre, il sentire il lamento dei feriti e lo strazio dei sopravvissuti, di chi si vede impotente e maledice chi gli ha portato via tutto.
Nella Striscia di Gaza siamo ormai quasi alla terza settimana di bombardamenti e inesorabilmente, come non potrebbe essere diversamente con tutta la tecnologia militare del 21° secolo che gli israeliani stanno usando, il numero dei morti tra i civili continuato ad aumentare, mentre l'esercito israeliano bombarda le loro case si moltiplicano tra i palestinesi le scene di disperazione e di dolore causati dagli effetti devastanti della guerra che certamente non sono cambiati nel tempo anzi al contrario.

Giugno 2009: La rivoluzione di velluto in Iran

Giugno 2009: La rivoluzione di velluto in Iran
Sono solidale con i persiani che manifestano

Il 12 giugno 2010 è caduto il primo anniversario delle contestate elezioni iraniane. Elezioni che decretarono la riconferma a presidente dell’Iran di Mahmud Ahmadinejad. Il Paese ha vissuto le prime ora di questa giornata con una calma carica di tensione che poi, è scoppiata nel pomeriggio intorno alle 16, le 13.30 italiane con i primi scontri tra manifestanti e forze di sicurezza nei pressi dell’Università Sharif di Teheran. Era impensabile che l’opposizione iraniana del movimento riformista dell’Onda Verde si facesse scappare questa occasione per proclamare il proprio dissenso al regime degli Ayatollah. I luoghi delle sanguinose proteste post elettorali di un anno fa si sono quindi di nuovo riempiti di manifestanti. Questo, nonostante l’appello dei leader dell’opposizione, Moussavi e Karroubi, a evitare di scendere in piazza e nonostante che le forze di sicurezza avessero preso posizione in vari punti strategici del centro di Teheran per prevenire manifestazioni. Nonostante le proteste e le accuse di brogli elettorali il contestato presidente Ahmadinejad ha potuto proseguire nel suo mandato, quasi certamente usurpato, grazie all’appoggio dell’ayatollah Ali Khamenei, la Guida Suprema. La lotta continuerà. Viva la Persia! Viva il movimento riformista!


i 44 presidenti degli Usa

i 44 presidenti degli Usa
da www.patrickmoberg.com/blog/id:420/november-4-2008

The President United States of America

The President United States of America
Barack Obama

E' morta Miriam Makeba

E' morta Miriam Makeba
Addio Mama Afrika....io continuerò a sognare...

Notes

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Italia. Violenza sessuale è allarme sociale


Dopo i recenti casi di stupri, a Roma, Bologna e Milano non si riesce quasi più a tenere il conto degli episodio di violenza sessuale che, dall'inizio dell'anno, si stanno susseguendo in Italia ad opera principalmente di stranieri. Un orribile reato che si verifica nelle grandi città metropolitane come nei piccoli centri urbani. Emergono dati da brividi dalle informazioni fornite dal Presidente facente funzioni del Tribunale di Como Giuseppe Anzani e dal Procuratore capo Alessandro Maria Lodolini. Ogni 4 giorni in Procura a Como arriva una denuncia per violenza sessuale. I fascicoli aperti tra luglio 2007 e giugno 2008 sono stati 89, tra violenze sessuali e pedofilia. Ma è solo la punta di un iceberg in quanto, il reato, per la quasi totalità è sommerso perché prevale ancora la paura e la vergogna a denunciare la violenza subita. Fino ad oggi la violenza che subivano le donne era soprattutto domestica, ma gli episodi di violenza che hanno visto protagoniste, loro malgrado, delle donne avvenuti negli ultimi giorni, per le strade, propongono una nuova emergenza. Un autorevole testimonianza è portata da Telefono Rosa che da anni conosce il fenomeno ed assiste le vittime. “Ciò che sta avvenendo dall'inizio dell'anno, precisa il presidente Maria Gabriella Carnieri Moscatelli, mi preoccupa. Non so se è solo l'effetto di maggiori denunce ma, dal nostro osservatorio, non era mai stato rilevata una cosa simile”. Gli avvenimenti degli ultimi giorni non fanno altro che conferma un'allarmante costante: in testa alla classifica degli autori di stupri ci sono gli stranieri. Il triste primato vede fra i primi i romeni, seguiti da marocchini e albanesi che sembra abbiano dato il via ad una esecrabile escalation di violenza contro le donne. Assodato che nella stragrande maggioranza dei casi questi episodi sono commessi da stranieri, spesso clandestini, ora si deve dare a tutto questo uno stop. Certezza della pena, custodia cautelare in carcere per chi è accusato di violenza sessuale ed esclusione di attenuanti per chi delinque sotto effetto di alcool e droghe. Tutto ovviamente tenendo conto di due elementi fondamentali: abbattere l'allarme sociale provocato da questo tipo di reati e tutelare la dignità della vittima, che va assicurata anche nel percorso dibattimentale.
Per raggiungere un risultato anzitutto è importante l'introduzione nel ddl sicurezza dell'obbligo del carcere per chi stupra. Forse il decreto 'anti-stupro' sarà pronto per venerdì esso dovrebbe contenere, come annunciato, importanti novità: gli accusati di stupro non potranno beneficiare della libertà condizionale, ci sarà un avvocato a spese dello Stato per le vittime di violenza sessuale, arriveranno nuovi presidi di polizia con relativi stanziamenti, saranno anticipate le norme contenute nel ddl anti-molestie che la Camera ha già approvato. Tra le altre cose, ci dovrebbero essere anche aggravanti se a commettere violenza sono familiari, partner o tutori; un pesante aggravio di pena se la vittima è sotto i 14 anni; uguale trattamento, invece, se la vittima è maggiorenne o appena sotto i 18; ergastolo sicuro, se allo stupro segue la morte della vittima. Mano pesante anche per i complici: nessuna possibilità di godere dei domiciliari neppure per i favoreggiatori.

***

La scuola pubblica in Italia con la 'Riforma Gelmini'

Esprimo la mia piena solidarietà con tutti coloro che protestano contro la Legge 133/08 la cosidetta 'Riforma Gelmini'....

Le cifre presentate nel decreto fanno venire i brividi: i tagli previsti dal decreto legge 112, poi convertito nella legge 133/08, e gli ulteriori provvedimenti contenuti nel decreto 137 porteranno, a livello nazionale, ad una riduzione di circa 100mila posti tra il personale docente e di 43mila posti tra quello Ata (ausiliari, tecnici e amministrativi).
Per molti, anche per i non addetti ai lavori, l'effetto provocato dalla legge che in pratica azzererà in poco tempo le faticose conquiste di anni e anni, non solo in termini di posti di lavoro, ma anche di mission- educativa e di didattica, rende il momento dei più cupi e tristi degli ultimi anni. Ai tagli vanno poi sommati, le conseguenze che scaturiranno dalla reintroduzione del maestro unico nelle scuole elementari.
L'Europa chiede più scuola, più sapere e l'Italia che fa?
Il contrario!
Rientrodurre il maestro unico è compiere, di sicuro, un passo indietro di almeno mezzo secolo. Se non addirittura si ritorna al tempo del libro cuore, senza offesa per quel libro mio compagno di tanti pomeriggi.
Perchè tutto questo? Bella domanda!
Molto probabilmente si tenta di mascherare con questa supposta riforma quello che è il vero scopo del provvedimento: incassare o meglio risparmiare in poco meno di 4-5 anni 8miliardi di euro. Questa è la cifra stimata, che dovrebbe restare nelle casse dello stato.
Un risparmio quindi certo ottenuto tagliando centinaia di migliaia di posti di lavoro ma al contempo che produrrà anche un effetto negativo: quello di un drastico ridimensionamento del servizio scolastico pubblico in favore forse di quello privato. Inoltre un'altra diretta conseguenza della L.133/08 sarà la chiusura di decine e decine di plessi scolastici.
Molte scuole, soprattutto nei piccoli centri urbani, non ci saranno più. A scomparire sarà anche un altro degli elementi cardine dell'istruzione primaria italiana: il tempo pieno. Bisogna fare attenzione, chi sostiene che il tempo pieno non sarà toccato dalla riforma o che addirittura aumenterà mente sapendo di farlo.
Rifletteteci un poco e capirete perchè!
Se prima, per ogni 2 classi, c'erano 3 insegnanti d'ora in poi sarà uno per classe, a seguire e istruire dai 20 ai 30 alunni e che svolgerà il suo orario lavorativo settimanale esclusivamente di mattina. Pertanto al pomeriggio non potrà esserci altro che un sorta di dopo-scuola, trasformando il tempo pieno di fatto in un parcheggio pomeridiano per i bambini, che nulla ha da condividere con l'offerta didattica di cui fino ad ieri, prima della 'riforma Gelmini', gli alunni potevano usufruire con il tempo pieno.

...

ARRIVERA' PER NATALE UNA 'SOCIAL CARD' AD OLTRE 1MLN DI ITALIANI 'POVERI'

C’è un detto che dice: "meglio poco che niente!".
In questo caso tra il poco e il nulla ci sono così poche differenze che è difficile distinguerli.
La 'social card, almeno per il momento, sembra più l’ennesimo spot varato dal governo che piuttosto un provvedimento serio in grado di aiutare per davvero i più bisognosi.
Nessuno però si è ricordato di dire che ogni spesa effettuata con la 'social card' in automatico sarà data una commissione alla Mastercard che è la società che ha emmesso ed è la proprietà della card.
Bhe! Almeno qualcuno di certo ci guadagnerà da questa iniziativa...
Appare strano che un'iniziativa così benefica abbia comunque dei costi accessori...stranezze tutte italiane!

***

Parole....di Abraham Lincoln

Non si può arrivare alla prosperità

scoraggiando l'impresa.
Non si può rafforzare il debole
indebolendo il più forte.
Non si può aiutare chi è piccolo
abbattendo chi è grande.
Non si può aiutare il povero
distruggendo il ricco.
Non si possono aumentare le paghe
rovinando i datori di lavoro.
Non si può progredire serenamente
spendendo più del guadagno.
Non si può promuovere la fratellanza umana
predicando l'odio di classe.
Non si può instaurare la sicurezza sociale
adoperando denaro imprestato.
Non si può formare carattere e coraggioto
gliendo iniziativa e sicurezza.
Non si può aiutare continuamente
la gente facendo in sua vece quello che potrebbe
e dovrebbe fare da sola.

USA 2008: ELETTO PRESIDENTE BARACK OBAMA

USA 2008: ELETTO PRESIDENTE BARACK OBAMA

marito e padre

i due rivali

genere umano

GIOCHI OLIMPICI DI PECHINO

GIOCHI OLIMPICI DI PECHINO
da peacereporter

23/02/2002 - 02/07/2008 Ingrid Betancourt è stata liberata!

23/02/2002 - 02/07/2008                  Ingrid Betancourt è stata liberata!
faccio mia la gioia di tutti!

Finalmente liberi!!!

Finalmente liberi!!!

Grazie a loro la Betancourt è libera

Grazie a loro la Betancourt è libera
il ministro della Difesa colombiano Santos e il generale Montoya

Grazie Uribe!!

Grazie Uribe!!
La Betancourt ha incontrato il presidente colombiano Uribe che vinse le elezioni del 2002

madre e figlia!

madre e figlia!
Yolanda Pulecio e Ingrid Betancourt

le due Betancourt

le due Betancourt
Ingrid abbraccia la madre Yolanda

La gioia della libertà riconquistata

La gioia della libertà riconquistata
Ingrid Betancourt dopo la liberazione