venerdì 2 marzo 2012

Pirateria marittima: contro fenomeno si punta sostegno istituzioni Puntland e Somaliland

Nel contrasto alla pirateria marittima nel mare del Corno D’Africa nel 2012 si punta a raggiungere, se non superare, i risultati conseguiti nel 2011. Risultati che sono dovuti al cambio di strategia nella lotta alla pirateria marittima in atto.
In base a quanto accade al largo della Somalia è chiaro che i pirati somali assaltano le navi per prenderle in ostaggio insieme all’equipaggio e poi, dirottarle nei loro porti-covi, lungo i 345 km della costa del Puntland, regione semiautonoma del Nord est della Somalia, in attesa che l’armatore o il governo a cui appartiene la nave e l’equipaggio paghino un riscatto per il loro rilascio.
Quindi il fenomeno è un’attività criminale compiuta attraverso un sequestro a scopo estorsivo e pertanto deve essere combattuto con energia.
La pirateria marittima è andata sviluppandosi rapidamente nel mare del Corno d’Africa a causa della mancanza di un controllo delle acque costiere e per la situazione di anarchia esistente in Somalia che dal 1991 non ha un governo.
Attualmente a Mogadiscio è insediato un debole e fallimentare governo transitorio, il ‘Transitional Federal Government’, TFG, sponsorizzato dalla comunità internazionale e il cui mandato termina l’estate prossima dopo un rinnovo lo scorso giugno.
Per cui appare evidente alla comunità internazionale che ripristinando l’autorità di un governo legittimamente eletto dal popolo e istituendo una Guardia Costiera somala, il fenomeno dovrebbe scomparire.
Prima di giungere a questo è chiaro a tutti che occorre rafforzare le istituzioni di sicurezza e giudiziarie già esistenti in Somalia e nel nord e nord est del Paese africano dove vi sono due entità autonome, il Somaliland e il Puntland.
Di recente infatti, si registrano numerosi e positivi risultati nella lotta grazie all’aiuto che viene da questi due stati federali somali.
Questi due entità dopo la caduta del regime somalo di Siad Barre si sono autoproclamate autonome dal resto della Somalia. Non ricevendo alcun riconoscimento internazionale per la loro dichiarazione unilaterale di secessione per anni sono stati tenuti ‘fuori’ dalla lotta internazionale alla pirateria marittima. Ossia non hanno ricevuto aiuti di nessuna sorta come invece, li hanno ricevuto altri che però, hanno reso poco nel contributo dato a contrastare il fenomeno.
Da un po’ di tempo però, è in corso una sorta di riconsiderazione e si punta sul sostegno delle loro istituzioni di sicurezza e giudiziarie per assestare un duro colpo al fenomeno.
Per anni Puntland e Somaliland sono stati lasciati soli a battersi contro i pirati somali dislocati lungo il loro territorio. Una lotta in cui i due stati autonomi somali hanno dato filo da torcere alle gang del mare arrestando anche numerosi pirati. Pagando per questo un alto tributo in sangue, diversi i funzionari governativi, giudici e ministri, oltre che uomini delle forze di sicurezza, che sono stati uccisi per i loro impegno contro la pirateria marittima
Un significativo segnale che le cose stanno cambiando è stata la partecipazione, alla recente Conferenza di Londra sulla Somalia, di una delegazione del Somaliland guidata dal Presidente, Ahmed Mahamoud Silanyo e di una del Puntland guidata dal Presidente Abdirahman Mohamed Mohamud Farole.
Una partecipazione che potrebbe essere il primo passo verso un loro riconoscimento internazionale.
La comunità internazionale punta su questi due entità regionali somale per creare un sistema carcerario certificato dove imprigionare i pirati catturati.
A tal scopo verso di loro stanno venendo dirottati parte degli aiuti economici internazionali che vengono ogni anno elargiti alla Somalia, milioni e milioni di dollari nel nome del contrasto alla pirateria.
Gran parte delle nuove generazioni di avvocati, giudici e forze di polizia in Somaliland e Puntland sono stati infatti, formati grazie a questi aiuti.
I pirati somali catturati finora, circa un migliaio, sono distribuita in circa 20 Paesi diversi e quelli che non li possono ‘ospitare’ nelle loro prigioni si ‘appoggiano’ al Kenya e alle Seychelles e di recente alle Mauritius con i relativi oneri economici.
Una recente stima ha determinato che la gestione dei pirati catturati ha comportato un costo annuo, per la comunità internazionale, pari a circa 31 mln di dollari.
Purtroppo il sistema giudiziario di Kenya e Seychelles, per il troppo lavoro, è andato in tilt e specie il primo si è tirato fuori da ogni accordo, mentre le Seychelles centellinano l’accettazione di nuovi pirati catturati.
Una stima non ufficiale indica in circa 130 i pirati incarcerati in Kenya e in 200 quelli nelle Seychelles. Altri 500 sarebbero ospiti delle carceri somale comprese quelle del Somaliland e Puntland.
Il fatto che pochi Paesi vogliono accollarsi l’onere di giudicare e detenere i pirati arrestati ha comportato che numerose volte i predoni del mare catturati si sono visti rilasciare in quanto nessun Paese era disposto a perseguirli.
Una stima non ufficiale del ‘catch and release’, attuato specie dalle navi da guerra europee, indica intorno al 90 % del totale la percentuale di pirati arrestati e poi, semplicemente disarmati e lasciati andare via.
Un fatto questo che ha dato modo di pensare ai pirati di godere di immunità. Tanto è vero che alla vista di navi da guerra sono scappati solo quando erano dei Paesi che li perseguitano tra questi la Russia che si è dimostrata poco tollerante nei loro confronti.
Per questo motivo la comunità internazionale punta a istituire tribunali e prigioni direttamente in Somalia incentivando le autorità locali.
Quasi a voler mostrare di voler contribuire alla lotta ai pirati somali che operano lungo le aree costiere della Somalia il 21 febbraio scorso il Parlamento di Hargeisa, capitale della regione autonoma somala del Somaliland, ha approvato una legge anti-pirateria che criminalizza gli atti di pirateria.
In base a questa legge chiunque commetta un atto di pirateria rischia una pena detentiva di tra i 5 e i 20 anni. Chiunque utilizzi una nave per effettuare attacchi pirati rischia una pena detentiva tra i 10 e i 20 anni. Qualsiasi funzionario governativo sia coinvolto in atti di pirateria rischia pene detentive tra i 10 e i 25 anni.
Di recente al Somaliland sono stati devoluti aiuti economici per 1,5 mln di dollari. Denaro che è stato speso per la costruzione di una prigione che può ospitare fino a 400 detenuti. Si tratta della prima struttura carceraria aperta dopo 50 anni nella regione somala ed è parte del piano che prevede la costruzione di diverse altre prigioni in tutta la Somalia.
La struttura carceraria è stata edificata allo scopo di incarcerarvi i pirati somali catturati e attenuare in questo modo l'onere economico che grava sulla comunità economica dal fatto che attualmente i pirati catturati sono in gran parte trasferiti in altri stati regionali per essere giudicati e detenuti.
Allo studio anche l’esame della possibilità di creare tribunali speciali in Somalia per giudicare casi legati alla pirateria marittima.
Al momento il carcere ospita un numero esiguo di carcerati accusati di pirateria. Questo è dovuto al fatto che le autorità regionali per ora si rifiutano di accettare presunti pirati catturati al di fuori del suo territorio. Il timore è che immaginano ritorsioni nei confronti dei propri cittadini da parte di somali dediti alla pirateria che non sono del Somaliland.
Mentre in Puntland sono almeno due le prigioni destinate ad ospitare pirati somali e finanziate dalla comunità internazionale.
L’impegno del Somaliland si estende anche in mare. Per ora la Guardia Costiera del governo di Hargeisa dispone solo di 8 motovedette per pattugliare le sue acque territoriali comprendenti un’area di 600 km quadrati.
Attualmente il grosso del lavoro di pattugliamento nel mare al largo della Somalia lo fanno le navi da guerra inviate da almeno 25 Paesi in funzione antipirateria. Navi raggruppate in missioni internazionali o individuali.
Le principali missione sono l’‘Atalanta’ a guida dell’Unione Europea, Ue, la ‘Ocean Shield’ a guida Nato ma sotto l’egida ONU e la Joint Task Force 151 gestita dagli USA.
Per tutte il mandato è a tempo, e varia da 6 mesi rinnovabili a 12 e oltre.
Proprio in questi giorni l'Unione europea ha prorogato di altri 24 mesi, fino al dicembre 2014, la sua missione anti-pirateria ‘Atalanta’ attivata nel dicembre del 2008.
Il mandato per tutti è quello di proteggere le navi del Programma Alimentare Mondiale, PAM; proteggere, se necessario, altre navi; sorvegliare le acque al largo della Somalia, incluse quelle territoriali; prendere le misure necessarie, incluso l’uso della forza, per prevenire e porre fine agli attacchi dei pirati; arrestare, tenere in custodia i pirati in vista del loro trasferimento a un tribunale appropriato; tenere i contatti con gli Stati e le altre forze navali operanti nella regione.
La possibilità di entrare nelle acque territoriali somale da parte delle navi da guerra straniere in funzione antipirateria e per la scorta alle navi del PAM avviene in virtù della risoluzione ONU n. 1851.
La stessa risoluzione estende l’autorizzazione anche ad operare in terraferma per distruggere le basi dei pirati.
Il Somaliland ha preparato uno speciale corpo di commandos addestrati proprio nella lotta ai pirati sia a terra sia in mare.
Il 21 gennaio scorso è stata invece, compiuta la prima vera operazione antipirateria a terra da parte delle forze governative del Puntland. L’area interessata è stata quella costiera di Bossaso.
In ambedue i casi si tratta di personale per lo più formato grazie agli aiuti economici internazionali.
Di recente anche militari delle forze speciali USA e della Gran Bretagna hanno compiuto azioni mirate contro i pirati somali sulla terraferma.

Nessun commento:

DIRITTI E UTILIZZO RISERVATI

LA RIPRODUZIONE, TOTALE E PARZIALE, DEL CONTENUTO DI QUESTO BLOG, COMPRESO LE FOTO, E' CONSENTITA SOLO A CONDIZIONE CHE NON VENGA ALTERATO IL CONTENUTO E VENGA CITATA SEMPRE IL BLOG E AUTORE (fonte).
GRAZIE


Una fiammella accesa per tutte le persone che soffrono al mondo

Una fiammella accesa per tutte le persone che soffrono al mondo
Nel mondo sono tante le persone che piangono e soffrono a loro dedico un affettuoso pensiero....

Unioni Civili

Unioni Civili
SI ALLE UNIONI CIVILI NO ALLE ADOZIONI

STOP ALLE VIOLENZE IN SIRIA

Il mondo non può più stare a guardare mentre migliaia di siriani si vedono privati della libertà e della vita.....

Tutta la verità sul sequestro del rimorchiatore Buccaneer

Tutta la verità sul sequestro del rimorchiatore Buccaneer

Rivista e libro in vendita al sito www.liberoreporter.it

A tutti quei bravi ragazzi morti per l'Italia

A tutti quei bravi ragazzi morti per l'Italia
Non mi abituerò mai a quest'immagine! Onore ai caduti

Nel mondo ogni giorno vengono compiute carneficine immani in cui le vittime sono inermi civili

Nel mondo ogni giorno vengono compiute carneficine immani in cui le vittime sono inermi civili
in memoria di coloro che hanno versato il loro sangue a causa del terrorismo ed ora sono solo ombre!

sono solidale con gli immigrati clandestini

sono solidale con gli immigrati clandestini
il volto di un immigrato

...a quei bravi ragazzi, figli dell'America di oggi, morti in guerra!

...a quei bravi ragazzi, figli dell'America di oggi, morti in guerra!

DARFUR:NON C'E' PIU' TEMPO DA PERDERE!

IN DARFUR SONO DECINE SE NON CENTINAIA LE PERSONE CHE MUOIONO OGNI MESE...
FAI LORO DEL BENE... AIUTA I RIFUGIATI E I PROFUGHI DEL DARFUR FACENDO UNA DONAZIONE ALL'AGENZIA ONU PER I RIFUGIATI UNHCR CHIAMA LO 0680212304 PER SAPERE COME FARE....
RICORDATI BASTANO 31 EURO PER ACQUISTARE 8 COPERTE, 51 EURO PER UNA TENDA E 200 EURO PER DARE ASSISTENZA MEDICA A 25 FAMIGLIE...

Un bambino del Darfur

Un bambino del Darfur
aiuta ad aiutarlo sostieni le iniziative pro Darfur
In Darfur dal 2003 ad oggi sono state compiute esecuzioni, anche di massa, stupri, soprattutto di massa, nei confronti di donne, uomini e bambini e interi villaggi sono stati rasi al suolo. Il terrore è stato usato come pratica generalizzata e a sfondo razziale mentre lo stupro è diventato una vera e propria arma da guerra.
Il governo sudanese di Khartoum da parte sua ha bombardato senza sosta i civili, e ha reso sempre più difficili le operazioni di soccorso delle organizzazioni umanitarie nei confronti delle genti del Darfur, fino al punto di far scappare via la maggior parte delle Ong operanti nella regione sudanese e liberarsi così di scomodi testimoni di quanto accadeva in quei luoghi. La stessa tattica è stata seguita prima con i peacekeepers dell'Ua e poi con quelli dell'Onu...
Tutto il mondo è a conoscenza di quanto accade in quella remota regione sudanese e lancia denunce. Da un lato Washington parla di genocidio, dall’altro l'Onu parla di catastrofe umanitaria e di pulizia etnica.
Il tutto però resta nella totale impunità!
Intanto, dal Febbraio 2003 anno in cui è iniziata la ribellione della popolazione di etnia africana del Darfur, circa 6 milioni in maggioranza musulmana e in parte animista, contro il governo sudanese, musulmano ma integralista e soprattutto di etnia araba e bianca, è scoppiato il conflitto che ha causato finora circa 300mila morti e due milioni e mezzo di profughi. Una protesta nata per lo stato di totale abbandono e sfruttamento in cui la popolazione nera era tenuta. La repressione del governo centrale è stata spietata, soprattutto facendo uso dei Janjaweed, i diavoli a cavallo, che sono milizie nomadi di etnia araba che hanno compiuto tutti gli orrori possibili e inimmaginabili contro le genti del Darfur di etnia nera, per lo più contadini e pastori.

Il pianto di un innocente a Gaza

Il pianto di un innocente a Gaza
Ancora una volta il mondo intero si dovrebbe vergognare!!!
La guerra chi puo raccontarla? E' difficile farlo ma tutti possiamo immaginare come sia il sentire l'odore dei morti abbandonati nelle strade o sotto le macerie, il vedere i bambini che muoiono di fame accanto al cadavere della madre, il sentire il lamento dei feriti e lo strazio dei sopravvissuti, di chi si vede impotente e maledice chi gli ha portato via tutto.
Nella Striscia di Gaza siamo ormai quasi alla terza settimana di bombardamenti e inesorabilmente, come non potrebbe essere diversamente con tutta la tecnologia militare del 21° secolo che gli israeliani stanno usando, il numero dei morti tra i civili continuato ad aumentare, mentre l'esercito israeliano bombarda le loro case si moltiplicano tra i palestinesi le scene di disperazione e di dolore causati dagli effetti devastanti della guerra che certamente non sono cambiati nel tempo anzi al contrario.

Giugno 2009: La rivoluzione di velluto in Iran

Giugno 2009: La rivoluzione di velluto in Iran
Sono solidale con i persiani che manifestano

Il 12 giugno 2010 è caduto il primo anniversario delle contestate elezioni iraniane. Elezioni che decretarono la riconferma a presidente dell’Iran di Mahmud Ahmadinejad. Il Paese ha vissuto le prime ora di questa giornata con una calma carica di tensione che poi, è scoppiata nel pomeriggio intorno alle 16, le 13.30 italiane con i primi scontri tra manifestanti e forze di sicurezza nei pressi dell’Università Sharif di Teheran. Era impensabile che l’opposizione iraniana del movimento riformista dell’Onda Verde si facesse scappare questa occasione per proclamare il proprio dissenso al regime degli Ayatollah. I luoghi delle sanguinose proteste post elettorali di un anno fa si sono quindi di nuovo riempiti di manifestanti. Questo, nonostante l’appello dei leader dell’opposizione, Moussavi e Karroubi, a evitare di scendere in piazza e nonostante che le forze di sicurezza avessero preso posizione in vari punti strategici del centro di Teheran per prevenire manifestazioni. Nonostante le proteste e le accuse di brogli elettorali il contestato presidente Ahmadinejad ha potuto proseguire nel suo mandato, quasi certamente usurpato, grazie all’appoggio dell’ayatollah Ali Khamenei, la Guida Suprema. La lotta continuerà. Viva la Persia! Viva il movimento riformista!


i 44 presidenti degli Usa

i 44 presidenti degli Usa
da www.patrickmoberg.com/blog/id:420/november-4-2008

The President United States of America

The President United States of America
Barack Obama

E' morta Miriam Makeba

E' morta Miriam Makeba
Addio Mama Afrika....io continuerò a sognare...

Notes

***

Italia. Violenza sessuale è allarme sociale


Dopo i recenti casi di stupri, a Roma, Bologna e Milano non si riesce quasi più a tenere il conto degli episodio di violenza sessuale che, dall'inizio dell'anno, si stanno susseguendo in Italia ad opera principalmente di stranieri. Un orribile reato che si verifica nelle grandi città metropolitane come nei piccoli centri urbani. Emergono dati da brividi dalle informazioni fornite dal Presidente facente funzioni del Tribunale di Como Giuseppe Anzani e dal Procuratore capo Alessandro Maria Lodolini. Ogni 4 giorni in Procura a Como arriva una denuncia per violenza sessuale. I fascicoli aperti tra luglio 2007 e giugno 2008 sono stati 89, tra violenze sessuali e pedofilia. Ma è solo la punta di un iceberg in quanto, il reato, per la quasi totalità è sommerso perché prevale ancora la paura e la vergogna a denunciare la violenza subita. Fino ad oggi la violenza che subivano le donne era soprattutto domestica, ma gli episodi di violenza che hanno visto protagoniste, loro malgrado, delle donne avvenuti negli ultimi giorni, per le strade, propongono una nuova emergenza. Un autorevole testimonianza è portata da Telefono Rosa che da anni conosce il fenomeno ed assiste le vittime. “Ciò che sta avvenendo dall'inizio dell'anno, precisa il presidente Maria Gabriella Carnieri Moscatelli, mi preoccupa. Non so se è solo l'effetto di maggiori denunce ma, dal nostro osservatorio, non era mai stato rilevata una cosa simile”. Gli avvenimenti degli ultimi giorni non fanno altro che conferma un'allarmante costante: in testa alla classifica degli autori di stupri ci sono gli stranieri. Il triste primato vede fra i primi i romeni, seguiti da marocchini e albanesi che sembra abbiano dato il via ad una esecrabile escalation di violenza contro le donne. Assodato che nella stragrande maggioranza dei casi questi episodi sono commessi da stranieri, spesso clandestini, ora si deve dare a tutto questo uno stop. Certezza della pena, custodia cautelare in carcere per chi è accusato di violenza sessuale ed esclusione di attenuanti per chi delinque sotto effetto di alcool e droghe. Tutto ovviamente tenendo conto di due elementi fondamentali: abbattere l'allarme sociale provocato da questo tipo di reati e tutelare la dignità della vittima, che va assicurata anche nel percorso dibattimentale.
Per raggiungere un risultato anzitutto è importante l'introduzione nel ddl sicurezza dell'obbligo del carcere per chi stupra. Forse il decreto 'anti-stupro' sarà pronto per venerdì esso dovrebbe contenere, come annunciato, importanti novità: gli accusati di stupro non potranno beneficiare della libertà condizionale, ci sarà un avvocato a spese dello Stato per le vittime di violenza sessuale, arriveranno nuovi presidi di polizia con relativi stanziamenti, saranno anticipate le norme contenute nel ddl anti-molestie che la Camera ha già approvato. Tra le altre cose, ci dovrebbero essere anche aggravanti se a commettere violenza sono familiari, partner o tutori; un pesante aggravio di pena se la vittima è sotto i 14 anni; uguale trattamento, invece, se la vittima è maggiorenne o appena sotto i 18; ergastolo sicuro, se allo stupro segue la morte della vittima. Mano pesante anche per i complici: nessuna possibilità di godere dei domiciliari neppure per i favoreggiatori.

***

La scuola pubblica in Italia con la 'Riforma Gelmini'

Esprimo la mia piena solidarietà con tutti coloro che protestano contro la Legge 133/08 la cosidetta 'Riforma Gelmini'....

Le cifre presentate nel decreto fanno venire i brividi: i tagli previsti dal decreto legge 112, poi convertito nella legge 133/08, e gli ulteriori provvedimenti contenuti nel decreto 137 porteranno, a livello nazionale, ad una riduzione di circa 100mila posti tra il personale docente e di 43mila posti tra quello Ata (ausiliari, tecnici e amministrativi).
Per molti, anche per i non addetti ai lavori, l'effetto provocato dalla legge che in pratica azzererà in poco tempo le faticose conquiste di anni e anni, non solo in termini di posti di lavoro, ma anche di mission- educativa e di didattica, rende il momento dei più cupi e tristi degli ultimi anni. Ai tagli vanno poi sommati, le conseguenze che scaturiranno dalla reintroduzione del maestro unico nelle scuole elementari.
L'Europa chiede più scuola, più sapere e l'Italia che fa?
Il contrario!
Rientrodurre il maestro unico è compiere, di sicuro, un passo indietro di almeno mezzo secolo. Se non addirittura si ritorna al tempo del libro cuore, senza offesa per quel libro mio compagno di tanti pomeriggi.
Perchè tutto questo? Bella domanda!
Molto probabilmente si tenta di mascherare con questa supposta riforma quello che è il vero scopo del provvedimento: incassare o meglio risparmiare in poco meno di 4-5 anni 8miliardi di euro. Questa è la cifra stimata, che dovrebbe restare nelle casse dello stato.
Un risparmio quindi certo ottenuto tagliando centinaia di migliaia di posti di lavoro ma al contempo che produrrà anche un effetto negativo: quello di un drastico ridimensionamento del servizio scolastico pubblico in favore forse di quello privato. Inoltre un'altra diretta conseguenza della L.133/08 sarà la chiusura di decine e decine di plessi scolastici.
Molte scuole, soprattutto nei piccoli centri urbani, non ci saranno più. A scomparire sarà anche un altro degli elementi cardine dell'istruzione primaria italiana: il tempo pieno. Bisogna fare attenzione, chi sostiene che il tempo pieno non sarà toccato dalla riforma o che addirittura aumenterà mente sapendo di farlo.
Rifletteteci un poco e capirete perchè!
Se prima, per ogni 2 classi, c'erano 3 insegnanti d'ora in poi sarà uno per classe, a seguire e istruire dai 20 ai 30 alunni e che svolgerà il suo orario lavorativo settimanale esclusivamente di mattina. Pertanto al pomeriggio non potrà esserci altro che un sorta di dopo-scuola, trasformando il tempo pieno di fatto in un parcheggio pomeridiano per i bambini, che nulla ha da condividere con l'offerta didattica di cui fino ad ieri, prima della 'riforma Gelmini', gli alunni potevano usufruire con il tempo pieno.

...

ARRIVERA' PER NATALE UNA 'SOCIAL CARD' AD OLTRE 1MLN DI ITALIANI 'POVERI'

C’è un detto che dice: "meglio poco che niente!".
In questo caso tra il poco e il nulla ci sono così poche differenze che è difficile distinguerli.
La 'social card, almeno per il momento, sembra più l’ennesimo spot varato dal governo che piuttosto un provvedimento serio in grado di aiutare per davvero i più bisognosi.
Nessuno però si è ricordato di dire che ogni spesa effettuata con la 'social card' in automatico sarà data una commissione alla Mastercard che è la società che ha emmesso ed è la proprietà della card.
Bhe! Almeno qualcuno di certo ci guadagnerà da questa iniziativa...
Appare strano che un'iniziativa così benefica abbia comunque dei costi accessori...stranezze tutte italiane!

***

Parole....di Abraham Lincoln

Non si può arrivare alla prosperità

scoraggiando l'impresa.
Non si può rafforzare il debole
indebolendo il più forte.
Non si può aiutare chi è piccolo
abbattendo chi è grande.
Non si può aiutare il povero
distruggendo il ricco.
Non si possono aumentare le paghe
rovinando i datori di lavoro.
Non si può progredire serenamente
spendendo più del guadagno.
Non si può promuovere la fratellanza umana
predicando l'odio di classe.
Non si può instaurare la sicurezza sociale
adoperando denaro imprestato.
Non si può formare carattere e coraggioto
gliendo iniziativa e sicurezza.
Non si può aiutare continuamente
la gente facendo in sua vece quello che potrebbe
e dovrebbe fare da sola.

USA 2008: ELETTO PRESIDENTE BARACK OBAMA

USA 2008: ELETTO PRESIDENTE BARACK OBAMA

marito e padre

i due rivali

genere umano

GIOCHI OLIMPICI DI PECHINO

GIOCHI OLIMPICI DI PECHINO
da peacereporter

23/02/2002 - 02/07/2008 Ingrid Betancourt è stata liberata!

23/02/2002 - 02/07/2008                  Ingrid Betancourt è stata liberata!
faccio mia la gioia di tutti!

Finalmente liberi!!!

Finalmente liberi!!!

Grazie a loro la Betancourt è libera

Grazie a loro la Betancourt è libera
il ministro della Difesa colombiano Santos e il generale Montoya

Grazie Uribe!!

Grazie Uribe!!
La Betancourt ha incontrato il presidente colombiano Uribe che vinse le elezioni del 2002

madre e figlia!

madre e figlia!
Yolanda Pulecio e Ingrid Betancourt

le due Betancourt

le due Betancourt
Ingrid abbraccia la madre Yolanda

La gioia della libertà riconquistata

La gioia della libertà riconquistata
Ingrid Betancourt dopo la liberazione