venerdì 3 febbraio 2012

Pirateria marittima: per i pirati somali sono mesi foschi

La pirateria marittima al largo della Somalia è destinata ad essere sconfitta. Tanti i segnali in tal senso, specie negli ultimi mesi grazie anche al fatto che la scena è cambiata.
Il fenomeno, nato nel febbraio 2005, ma che ha visto il suo culmine nel 2009, è costato finora alla comunità internazionale miliardi di dollari l’anno. Nel solo 2011 sono stati spesi, solo per contrastarlo, ben 7 miliardi di dollari.
Finora l’unica soluzione per ottenere il rilascio delle navi e dei marittimi caduti nelle mani delle gang del mare era stato quello di pagare un riscatto.
Tutti i governi e le compagnie marittime coinvolte in un atto di pirateria marittima, definito dall’ONU atto criminale, hanno dovuto sottostare alle richieste ricattatorie dei pirati somali per riuscire a sottrarre alla detenzione, alle violenze e a volte anche alla morte i loro connazionali o dipendenti.
Il pagamento dei riscatti ha però, finito per legittimare anzichè contrastare il fenomeno della pirateria marittima al largo della Somalia. Gli alti guadagni, un pirata somalo nel periodo buono riesce a guadagnare anche 10mila dollari in un anno, in un Paese in cui il reddito annuo non supera i 500 dollari, hanno spinto tanti a lanciarsi nell’avventura.
Per anni, almeno gli ultimi tre, nelle casse dei pirati somali sono stati versati mln di dollari in riscatti pagati per ottenere il rilascio di navi e marittimi, ma ancor di più sono entrati nelle tasche dei tanti personaggi che gravitano intorno al fenomeno, politici somali e assicuratori compresi. Un fatto questo che ha finito per trasformare il fenomeno in una sorta di miniera d’oro che in tanti, in un modo o in un altro, hanno cercato di sfruttare. Una vera e propria cuccagna a cui nessuno vorrebbe mai più rinunciare.
Per contrastare quello che piano piano si è rivelato una vera e propria piaga per la navigazione commerciale lungo la rotta che collega l’Asia con l’Europa passando nel mare del Corno D’Africa e Oceano Indiano si è mobilitata l’intera comunità internazionale. Uno straordinario impegno che ha visto accomunati per la stessa causa Paesi separati geograficamente da miglia e miglia e anche Paesi separati da interessi politici e militari contrastanti.
D’improvviso decine di navi da guerra, anche di ultima generazione, hanno solcato liberamente e senza vincoli le acque di quello che ormai per definizione è conosciuto come il ‘mare dei pirati’. Unico impegno per tutti è stato quello di dichiarare di voler contrastare la pirateria marittima al largo della Somalia. A fronte di un costo in riscatti di poche centinaia di mln di dollari annui la comunità internazionale ha invece, speso mld di dollari all’anno. Una buona stima di questo costo è possibile farla in base al costo giornaliero di una nave da guerra che è di circa 100mila dollari. La missione di un’unità navale da guerra dura in media tre mesi.
Sembrerebbe un controsenso che gli stessi Paesi che pagano i riscatti ai pirati somali poi, li combattano spendendo ancor di più di quanto gli costano in sequestri.
La risposta risiede nel fatto che nella gran parte dei casi il contrasto al fenomeno è di fatto una ‘giustificazione’. Nel nome di questa lotta ai pirati somali infatti, Paesi come Iran, Cina e Russia hanno potuto dislocare nell’Oceano Indiano intere flotte navali militari. Di fatto è stata mobilitata una forza smisurata per combattere poche migliaia di predoni del mare. Una forza che i pirati somali sono però, riusciti a tenere in scacco almeno fino allo scorso anno. Dopo le prime timide comparse di guardie armate a bordo dei mercantili di alcuni Paesi come Francia, Spagna, Belgio nel panorama somalo qualcosa è cambiato. Dopo l’estate scorsa infatti, gran parte delle 40mila navi che ogni anno attraversano il Golfo di Aden e l’Oceano Indiano hanno cominciato ad imbarcare team di sicurezza a bordo. Questa si è rivelata la mossa vincente nel contrasto alla pirateria marittima al largo della Somalia. La presenza di uomini armati a bordo dei mercanti ha complicato la vita ai pirati somali che si sono trovati di fronte non più indifesi lavoratori del mare, ma dei militari o paramilitari ben addestrati e armati. Con queste navi ‘difese’ i predoni del mare sono stati messi praticamente con le spalle al muro.
Dalle tre e a volte anche cinque navi al mese i pirati somali non sono riusciti nemmeno a catturarne una al mese. Dopo aver trattenuto per mesi decine di navi e centinaia di marittimi in attesa che qualcuno pagasse un riscatto per il loro rilascio. Attualmente i pirati somali trattengono in ostaggio appena una decina di grosse navi e una ventina di altre più piccole, per lo più navi da pesca, e poco più di 200 marittimi tra cui anche una donna e dei minori.
A rendere difficile la vita alle varie gang del mare somale non è però, solo il contrasto in mare, ma ora per la prima volta sono sotto pressione anche sulla terraferma. Questo accade da quando è stato messo in atto contro di loro un contrasto armato da parte della comunità internazionale, Gran Bretagna in testa, e dalle comunità locali somale, Somaliland e Puntland in testa.
Almeno mille pirati somali sono detenuti in 20 diversi Paesi del mondo e altre centinaia in Somalia.
In tanti sono i pirati somali che ormai trascorrono le loro esistenze in una tetra cella ospiti in una prigione somala o straniera. In particolare in tanti si trovano nelle prigioni dei Paesi del Corno d’Africa che si affacciano sul Golfo di Aden e Oceano Indiano. Si tratta di quegli stessi uomini che fino ad ieri l’altro hanno scorrazzato al largo delle loro coste ed ora sono sottoposti ad un duro regime carcerario che li sta duramente segnando nell’animo e nel corpo.
In fondo questi ‘banditi’ non sono che esseri umani e quindi non sono certo invincibili.
Se finora si era registrata una sorta di corsa ad ‘arruolarsi’ nella moderna filibusta perché gli uomini erano solleticati dalle voci di ricchezze facili, ora si comincia a registrare una carenze di uomini disposti a impegnarsi in questa attività criminale.
A causa d questa penuria i pirati somali ricorrono sempre di più all'uso di ‘navi madri’. Si tratta di imbarcazioni precedentemente catturate, che possono essere yacht, pescherecci, mercantili, e li usano poi, come unità di supporto a lungo raggio da cui lanciare i loro attacchi. I pirati somali in questo modo non devono più dividersi in piccoli gruppi per una battuta di ‘caccia’, ma restare tutti insieme su di una nave più grande, più veloce e con maggiore autonomia. In genere l’equipaggio originario di queste navi catturate rimangono a bordo e oltre ad espletare i loro ruoli a bordo costituiscono dei veri e propri scudi umani per i pirati somali con cui difendersi in caso di attacco di una nave da guerra straniera.
Quello che sta avvenendo ora in Somalia non è altro che il ‘raccolto’ di quello che si è seminato.
Per anni Paesi come la Gran Bretagna, Italia, USA hanno supportato il governo transitorio della Somalia, Tfg, con aiuti economici, sono almeno 9 i mld di dollari versati finora nelle casse del Tfg con gli scarsi risultati che sono sotto gli occhi di tutti. La comunità internazionale ha anche fornito assistenza, con uomini, mezzi e denaro, nella formazione di personale di polizia marittima.
I risultati però, si sono cominciati a vedere solo da quando gli aiuti sono stati indirizzati in maniera più ‘attenta’, complice un po’ gli scarsi risultati prodotti e un po’ la crisi economica mondiale, e anche ai governi degli stati autonomi somali del Puntland e Somaliland. Quest’ultimi non essendo stati mai riconosciuti come stati dalla comunità internazionale avevano finora avuto poche chance, ma ora il vento è cambiato e stanno avendo finalmente modo di dimostrare le loro capacità.
Dietro ai positivi risultati finalmente raggiunti si cela una verità. Quella che il governo somalo di Mogadiscio non ha e ne ha mai avuto la ‘forza’ di reprimere la pirateria marittima. Del resto come poteva se non controlla che una parte del Paese ed esiste ancora solo perché gode dell’appoggio delle truppe dell’Unione africana dispiegate a Mogadiscio.
I governi del Puntland e Somaliland appena hanno ricevuto il ‘sostegno’ della comunità internazionale hanno subito dimostrato la loro capacità contrastando fortemente le gang del mare fin nelle loro roccaforti. Questi due stati nel loro piccolo avevano finora cercato di fare del loro meglio per contrastare i pirati somali pagando anche un alto tributo di sangue per i funzionari pubblici e i politici che sono stati assassinati per il loro impegno nella lotta alle varie gang del mare che spadroneggiavano lungo le loro aree costiere attaccando i mercantili che vi transitavano.

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DARFUR:NON C'E' PIU' TEMPO DA PERDERE!

IN DARFUR SONO DECINE SE NON CENTINAIA LE PERSONE CHE MUOIONO OGNI MESE...
FAI LORO DEL BENE... AIUTA I RIFUGIATI E I PROFUGHI DEL DARFUR FACENDO UNA DONAZIONE ALL'AGENZIA ONU PER I RIFUGIATI UNHCR CHIAMA LO 0680212304 PER SAPERE COME FARE....
RICORDATI BASTANO 31 EURO PER ACQUISTARE 8 COPERTE, 51 EURO PER UNA TENDA E 200 EURO PER DARE ASSISTENZA MEDICA A 25 FAMIGLIE...

Un bambino del Darfur

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aiuta ad aiutarlo sostieni le iniziative pro Darfur
In Darfur dal 2003 ad oggi sono state compiute esecuzioni, anche di massa, stupri, soprattutto di massa, nei confronti di donne, uomini e bambini e interi villaggi sono stati rasi al suolo. Il terrore è stato usato come pratica generalizzata e a sfondo razziale mentre lo stupro è diventato una vera e propria arma da guerra.
Il governo sudanese di Khartoum da parte sua ha bombardato senza sosta i civili, e ha reso sempre più difficili le operazioni di soccorso delle organizzazioni umanitarie nei confronti delle genti del Darfur, fino al punto di far scappare via la maggior parte delle Ong operanti nella regione sudanese e liberarsi così di scomodi testimoni di quanto accadeva in quei luoghi. La stessa tattica è stata seguita prima con i peacekeepers dell'Ua e poi con quelli dell'Onu...
Tutto il mondo è a conoscenza di quanto accade in quella remota regione sudanese e lancia denunce. Da un lato Washington parla di genocidio, dall’altro l'Onu parla di catastrofe umanitaria e di pulizia etnica.
Il tutto però resta nella totale impunità!
Intanto, dal Febbraio 2003 anno in cui è iniziata la ribellione della popolazione di etnia africana del Darfur, circa 6 milioni in maggioranza musulmana e in parte animista, contro il governo sudanese, musulmano ma integralista e soprattutto di etnia araba e bianca, è scoppiato il conflitto che ha causato finora circa 300mila morti e due milioni e mezzo di profughi. Una protesta nata per lo stato di totale abbandono e sfruttamento in cui la popolazione nera era tenuta. La repressione del governo centrale è stata spietata, soprattutto facendo uso dei Janjaweed, i diavoli a cavallo, che sono milizie nomadi di etnia araba che hanno compiuto tutti gli orrori possibili e inimmaginabili contro le genti del Darfur di etnia nera, per lo più contadini e pastori.

Il pianto di un innocente a Gaza

Il pianto di un innocente a Gaza
Ancora una volta il mondo intero si dovrebbe vergognare!!!
La guerra chi puo raccontarla? E' difficile farlo ma tutti possiamo immaginare come sia il sentire l'odore dei morti abbandonati nelle strade o sotto le macerie, il vedere i bambini che muoiono di fame accanto al cadavere della madre, il sentire il lamento dei feriti e lo strazio dei sopravvissuti, di chi si vede impotente e maledice chi gli ha portato via tutto.
Nella Striscia di Gaza siamo ormai quasi alla terza settimana di bombardamenti e inesorabilmente, come non potrebbe essere diversamente con tutta la tecnologia militare del 21° secolo che gli israeliani stanno usando, il numero dei morti tra i civili continuato ad aumentare, mentre l'esercito israeliano bombarda le loro case si moltiplicano tra i palestinesi le scene di disperazione e di dolore causati dagli effetti devastanti della guerra che certamente non sono cambiati nel tempo anzi al contrario.

Giugno 2009: La rivoluzione di velluto in Iran

Giugno 2009: La rivoluzione di velluto in Iran
Sono solidale con i persiani che manifestano

Il 12 giugno 2010 è caduto il primo anniversario delle contestate elezioni iraniane. Elezioni che decretarono la riconferma a presidente dell’Iran di Mahmud Ahmadinejad. Il Paese ha vissuto le prime ora di questa giornata con una calma carica di tensione che poi, è scoppiata nel pomeriggio intorno alle 16, le 13.30 italiane con i primi scontri tra manifestanti e forze di sicurezza nei pressi dell’Università Sharif di Teheran. Era impensabile che l’opposizione iraniana del movimento riformista dell’Onda Verde si facesse scappare questa occasione per proclamare il proprio dissenso al regime degli Ayatollah. I luoghi delle sanguinose proteste post elettorali di un anno fa si sono quindi di nuovo riempiti di manifestanti. Questo, nonostante l’appello dei leader dell’opposizione, Moussavi e Karroubi, a evitare di scendere in piazza e nonostante che le forze di sicurezza avessero preso posizione in vari punti strategici del centro di Teheran per prevenire manifestazioni. Nonostante le proteste e le accuse di brogli elettorali il contestato presidente Ahmadinejad ha potuto proseguire nel suo mandato, quasi certamente usurpato, grazie all’appoggio dell’ayatollah Ali Khamenei, la Guida Suprema. La lotta continuerà. Viva la Persia! Viva il movimento riformista!


i 44 presidenti degli Usa

i 44 presidenti degli Usa
da www.patrickmoberg.com/blog/id:420/november-4-2008

The President United States of America

The President United States of America
Barack Obama

E' morta Miriam Makeba

E' morta Miriam Makeba
Addio Mama Afrika....io continuerò a sognare...

Notes

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Italia. Violenza sessuale è allarme sociale


Dopo i recenti casi di stupri, a Roma, Bologna e Milano non si riesce quasi più a tenere il conto degli episodio di violenza sessuale che, dall'inizio dell'anno, si stanno susseguendo in Italia ad opera principalmente di stranieri. Un orribile reato che si verifica nelle grandi città metropolitane come nei piccoli centri urbani. Emergono dati da brividi dalle informazioni fornite dal Presidente facente funzioni del Tribunale di Como Giuseppe Anzani e dal Procuratore capo Alessandro Maria Lodolini. Ogni 4 giorni in Procura a Como arriva una denuncia per violenza sessuale. I fascicoli aperti tra luglio 2007 e giugno 2008 sono stati 89, tra violenze sessuali e pedofilia. Ma è solo la punta di un iceberg in quanto, il reato, per la quasi totalità è sommerso perché prevale ancora la paura e la vergogna a denunciare la violenza subita. Fino ad oggi la violenza che subivano le donne era soprattutto domestica, ma gli episodi di violenza che hanno visto protagoniste, loro malgrado, delle donne avvenuti negli ultimi giorni, per le strade, propongono una nuova emergenza. Un autorevole testimonianza è portata da Telefono Rosa che da anni conosce il fenomeno ed assiste le vittime. “Ciò che sta avvenendo dall'inizio dell'anno, precisa il presidente Maria Gabriella Carnieri Moscatelli, mi preoccupa. Non so se è solo l'effetto di maggiori denunce ma, dal nostro osservatorio, non era mai stato rilevata una cosa simile”. Gli avvenimenti degli ultimi giorni non fanno altro che conferma un'allarmante costante: in testa alla classifica degli autori di stupri ci sono gli stranieri. Il triste primato vede fra i primi i romeni, seguiti da marocchini e albanesi che sembra abbiano dato il via ad una esecrabile escalation di violenza contro le donne. Assodato che nella stragrande maggioranza dei casi questi episodi sono commessi da stranieri, spesso clandestini, ora si deve dare a tutto questo uno stop. Certezza della pena, custodia cautelare in carcere per chi è accusato di violenza sessuale ed esclusione di attenuanti per chi delinque sotto effetto di alcool e droghe. Tutto ovviamente tenendo conto di due elementi fondamentali: abbattere l'allarme sociale provocato da questo tipo di reati e tutelare la dignità della vittima, che va assicurata anche nel percorso dibattimentale.
Per raggiungere un risultato anzitutto è importante l'introduzione nel ddl sicurezza dell'obbligo del carcere per chi stupra. Forse il decreto 'anti-stupro' sarà pronto per venerdì esso dovrebbe contenere, come annunciato, importanti novità: gli accusati di stupro non potranno beneficiare della libertà condizionale, ci sarà un avvocato a spese dello Stato per le vittime di violenza sessuale, arriveranno nuovi presidi di polizia con relativi stanziamenti, saranno anticipate le norme contenute nel ddl anti-molestie che la Camera ha già approvato. Tra le altre cose, ci dovrebbero essere anche aggravanti se a commettere violenza sono familiari, partner o tutori; un pesante aggravio di pena se la vittima è sotto i 14 anni; uguale trattamento, invece, se la vittima è maggiorenne o appena sotto i 18; ergastolo sicuro, se allo stupro segue la morte della vittima. Mano pesante anche per i complici: nessuna possibilità di godere dei domiciliari neppure per i favoreggiatori.

***

La scuola pubblica in Italia con la 'Riforma Gelmini'

Esprimo la mia piena solidarietà con tutti coloro che protestano contro la Legge 133/08 la cosidetta 'Riforma Gelmini'....

Le cifre presentate nel decreto fanno venire i brividi: i tagli previsti dal decreto legge 112, poi convertito nella legge 133/08, e gli ulteriori provvedimenti contenuti nel decreto 137 porteranno, a livello nazionale, ad una riduzione di circa 100mila posti tra il personale docente e di 43mila posti tra quello Ata (ausiliari, tecnici e amministrativi).
Per molti, anche per i non addetti ai lavori, l'effetto provocato dalla legge che in pratica azzererà in poco tempo le faticose conquiste di anni e anni, non solo in termini di posti di lavoro, ma anche di mission- educativa e di didattica, rende il momento dei più cupi e tristi degli ultimi anni. Ai tagli vanno poi sommati, le conseguenze che scaturiranno dalla reintroduzione del maestro unico nelle scuole elementari.
L'Europa chiede più scuola, più sapere e l'Italia che fa?
Il contrario!
Rientrodurre il maestro unico è compiere, di sicuro, un passo indietro di almeno mezzo secolo. Se non addirittura si ritorna al tempo del libro cuore, senza offesa per quel libro mio compagno di tanti pomeriggi.
Perchè tutto questo? Bella domanda!
Molto probabilmente si tenta di mascherare con questa supposta riforma quello che è il vero scopo del provvedimento: incassare o meglio risparmiare in poco meno di 4-5 anni 8miliardi di euro. Questa è la cifra stimata, che dovrebbe restare nelle casse dello stato.
Un risparmio quindi certo ottenuto tagliando centinaia di migliaia di posti di lavoro ma al contempo che produrrà anche un effetto negativo: quello di un drastico ridimensionamento del servizio scolastico pubblico in favore forse di quello privato. Inoltre un'altra diretta conseguenza della L.133/08 sarà la chiusura di decine e decine di plessi scolastici.
Molte scuole, soprattutto nei piccoli centri urbani, non ci saranno più. A scomparire sarà anche un altro degli elementi cardine dell'istruzione primaria italiana: il tempo pieno. Bisogna fare attenzione, chi sostiene che il tempo pieno non sarà toccato dalla riforma o che addirittura aumenterà mente sapendo di farlo.
Rifletteteci un poco e capirete perchè!
Se prima, per ogni 2 classi, c'erano 3 insegnanti d'ora in poi sarà uno per classe, a seguire e istruire dai 20 ai 30 alunni e che svolgerà il suo orario lavorativo settimanale esclusivamente di mattina. Pertanto al pomeriggio non potrà esserci altro che un sorta di dopo-scuola, trasformando il tempo pieno di fatto in un parcheggio pomeridiano per i bambini, che nulla ha da condividere con l'offerta didattica di cui fino ad ieri, prima della 'riforma Gelmini', gli alunni potevano usufruire con il tempo pieno.

...

ARRIVERA' PER NATALE UNA 'SOCIAL CARD' AD OLTRE 1MLN DI ITALIANI 'POVERI'

C’è un detto che dice: "meglio poco che niente!".
In questo caso tra il poco e il nulla ci sono così poche differenze che è difficile distinguerli.
La 'social card, almeno per il momento, sembra più l’ennesimo spot varato dal governo che piuttosto un provvedimento serio in grado di aiutare per davvero i più bisognosi.
Nessuno però si è ricordato di dire che ogni spesa effettuata con la 'social card' in automatico sarà data una commissione alla Mastercard che è la società che ha emmesso ed è la proprietà della card.
Bhe! Almeno qualcuno di certo ci guadagnerà da questa iniziativa...
Appare strano che un'iniziativa così benefica abbia comunque dei costi accessori...stranezze tutte italiane!

***

Parole....di Abraham Lincoln

Non si può arrivare alla prosperità

scoraggiando l'impresa.
Non si può rafforzare il debole
indebolendo il più forte.
Non si può aiutare chi è piccolo
abbattendo chi è grande.
Non si può aiutare il povero
distruggendo il ricco.
Non si possono aumentare le paghe
rovinando i datori di lavoro.
Non si può progredire serenamente
spendendo più del guadagno.
Non si può promuovere la fratellanza umana
predicando l'odio di classe.
Non si può instaurare la sicurezza sociale
adoperando denaro imprestato.
Non si può formare carattere e coraggioto
gliendo iniziativa e sicurezza.
Non si può aiutare continuamente
la gente facendo in sua vece quello che potrebbe
e dovrebbe fare da sola.

USA 2008: ELETTO PRESIDENTE BARACK OBAMA

USA 2008: ELETTO PRESIDENTE BARACK OBAMA

marito e padre

i due rivali

genere umano

GIOCHI OLIMPICI DI PECHINO

GIOCHI OLIMPICI DI PECHINO
da peacereporter

23/02/2002 - 02/07/2008 Ingrid Betancourt è stata liberata!

23/02/2002 - 02/07/2008                  Ingrid Betancourt è stata liberata!
faccio mia la gioia di tutti!

Finalmente liberi!!!

Finalmente liberi!!!

Grazie a loro la Betancourt è libera

Grazie a loro la Betancourt è libera
il ministro della Difesa colombiano Santos e il generale Montoya

Grazie Uribe!!

Grazie Uribe!!
La Betancourt ha incontrato il presidente colombiano Uribe che vinse le elezioni del 2002

madre e figlia!

madre e figlia!
Yolanda Pulecio e Ingrid Betancourt

le due Betancourt

le due Betancourt
Ingrid abbraccia la madre Yolanda

La gioia della libertà riconquistata

La gioia della libertà riconquistata
Ingrid Betancourt dopo la liberazione