martedì 20 dicembre 2011

Proteste in Egitto: una strategia della tensione (forse) dietro gli scontri

Nell’Egitto del dopo Mubarak non tira un buon vento. Quello che soffia è un vento di protesta. Dalla fine dello scorso mese di novembre infatti, è tornata alta la voce del dissenso nel Paese Medio Orientale. La protesta è rivolta contro i militari che detengono il potere in Egitto dopo la caduta di Hosni Mubarak avvenuta lo scorso 11 febbraio. Il popolo egiziano manifesta per chiedere ai militari di anticipare la fine della transizione e il passaggio dei poteri a un organismo civile. La piazza chiede anzitutto che le elezioni presidenziali, previste entro la fine del mese di giugno del 2012, si tengano già il 25 gennaio prossimo, primo anniversario della rivoluzione. Una rivoluzione che ha portato alla cacciata di Hosni Mubarack e la fine del suo regime.
“Lasciare il potere significherebbe tradire il popolo egiziano”, ha affermato qualche settimana fa il generale Moukhtar el-Moullah, componente del Consiglio supremo delle forze armate, Csfa.
In queste parole forse è contenuto tutto il senso di quello che sta accadendo da mesi in Egitto. I militari non intendono lasciare il potere come il popolo invece, chiede.
La sensazione è che i militari cerchino di guadagnare tempo nella consapevolezza che più si prolunga il periodo di transizione più si consolida il loro potere nel Paese.
Il fatto poi, che finora le manifestazioni sono sempre sfociate in violenti scontri tra manifestanti e forze di sicurezza lascia l’immaginazione spaziare enormemente.
Anzitutto viene spontaneo chiedersi a chi giova il fatto che in Egitto regni il caos?
E’ risaputo che una situazione caotica richiede misure di emergenza ed eccezionali giustificate appunto dall’eccezionalità della situazione. Finora è proprio per questa ragione che viene giustificata la presenza dei militari in strada in appoggio alla polizia.
Infatti, lo scorso mese di novembre il maggiore generale Mukhtar al-Mulla, un altro dei membri della Giunta, affermava: “L'interesse del Paese viene prima di ogni cosa e il Consiglio supremo delle forze armate è pronto a far tornare i soldati nelle caserme”. Quindi è la Giunta che li tiene in strada.
Però a volte la cura non salva l’ammalato. Stranamente ogni volta ad innescare gli scontri sono stati gli stessi agenti e militari che sono intervenuti per sgombrare i sit-in di protesta. Mentre, sul banco degli imputati è sempre salito l'eccessivo uso della forza da parte delle forze di sicurezza contro i manifestanti. Un eccesso che ha portato finora alla morte di decine di manifestanti e al ferimento di alcune migliaia. La maggior parte delle vittime sono decedute per ferite di arma da fuoco.
Sullo sfondo di questo malcontento poi, la prima tornata delle elezioni legislative in corso nel Paese. Un importante appuntamento elettorale che ‘per colpa’ dei disordini sta passando in secondo piano anche a livello internazionale. Intanto, il test elettorale sta facendo registrare la vittoria del partito dei Fratelli Musulmani e degli integralisti del partito salafita al Nour.
Con queste elezioni verrà eletto il nuovo parlamento egiziano che dovrà poi, redigere la nuova Costituzione.
Nel frattempo, sembra che il malcontento popolare non si plachi. Come il fuoco cova sotto la cenere, così le tensioni riesplodono quando si crede che si siano ormai placate. Un riesplodere che è quasi a scadenze periodiche, come se le si volesse alimentare di continuo. Inoltre, riesplodono puntuali e quasi sempre di venerdì.
Così è stato anche alla fine della scorsa settimana quando sono scoppiati i nuovi disordini che si protraggono da ormai 5 giorni. Scontri che sono continuati anche durante la notte scorsa e anche questa mattina.
A fronteggiarsi manifestanti e forze di sicurezza nei pressi di piazza Tahrir e viale di Qasr el Aini. Luoghi non molto lontano dai palazzi del potere nella capitale il Cairo.
I militari hanno cercato di disperdere inutilmente le persone radunatesi in sit-in di protesta. All’alba di oggi infatti, un centinaio di uomini, tra poliziotti e soldati, in assetto antisommossa hanno fatto irruzione nella piazza ed hanno cominciato a colpire pesantemente con bastoni tutti quelli che vi si trovavano in quel momento. I militari poi, hanno anche distrutto tutto quello che era sulla loro strada dando vita all’ennesima escalation di violenze.
L’eccesso e la durezza degli interventi delle forze di sicurezza nei confronti dei dimostranti ha portato in questi 5 giorni alla morte di almeno 13 persone, le ultime 2 stanotte, e al ferimento di almeno altre 600. La maggior parte delle vittime, come sempre, sono decedute per ferite di arma da fuoco.
Tra le vittime stavolta anche dei minori.
Il fatto che il ‘faccia a faccia’ in corso sfoci sempre in duri scontri sembra mostrare che non vi sia alcuna via di uscita.
Infatti, anche oggi si sono ripetute le accuse da ambo le parti di voler alimentare la tensione. Però, soprattutto alle forze di sicurezza è contestato l’uso contro i manifestanti di bastoni, gas lacrimogeni e proiettili veri oltre ad esercitare una brutale e ingiustificata violenza.
Il Consiglio supremo delle Forze Armate continua però, a respingere ogni accusa. Se è in buona fede a questo punto la situazione comincia a complicarsi in quanto significa che la Giunta non ha il controllo delle forze di sicurezza che fanno ciò che vogliono.
Dallo scorso venerdì si registrano infatti, solo cruenti scontri tra polizia e militari da un lato e manifestanti dall’altro, con brutali pestaggi di quest’ultimi da parte dei primi.
Violenze inaudite che hanno finito per ricevere la condanna unanime da parte della comunità internazionale.
Oggi si è levata alta e ferma la condanna anche del segretario generale dell'ONU, Ban Ki-moon che ha accusato le forze di sicurezza egiziane di un uso eccessivo della forza. Il ministro degli esteri inglese, William Hague ha invece, definito le violenze in contraddizione con il processo democratico per il quale l'Egitto si è impegnato. Mentre, è tornata a far sentire la sua voce di condanna il segretario di Stato americano, Hillary Clinton questa volta per condannare il trattamento riservato dai militare alle donne che manifestano. La Clinton ha definito scioccante quello che i militari hanno fatto ad una giovane manifestante che dopo averla picchiata e trascinata per terra l’hanno anche quasi denudata.
In merito in una nota a firma della Giunta militare al potere in Egitto si legge: “Il Consiglio supremo delle Forze Armate esprime il suo forte rammarico alle grandi donne d'Egitto sulle violazioni che si sono verificate durante i recenti incidenti nelle proteste all'esterno del parlamento e del governo”.
Purtroppo quello di questa donna non è un caso isolato. Finora sono stati denunciati numerosi casi di manifestanti donne che hanno subito abusi, che sono state umiliate e sottoposte a trattamenti mortificanti. Si sono registrati anche casi di aggressioni a sfondo sessuale che hanno interessato delle giornaliste.
Se la Giunta è in buona fede come a quanto pare vuole far credere allora vuol dire che è in corso una sorta di ‘campagna di tensione’ orchestrata chissà da chi e che il ‘maltrattare’ le donne egiziane che manifestano assomiglia tanto ad una sistematica strategia che mira a dissuaderle dal farlo.
Ancora una volta Mohamed el Baradei è tornato a tuonare contro l’operato delle forze di sicurezza egiziane. L’ex direttore generale dell'Agenzia atomica internazionale, Aiea, ha chiesto al Consiglio supremo delle forze armate di dare l'ordine ai militari di fermare immediatamente l'uso della forza contro i manifestanti. Il Premio Nobel e candidato alle presidenziali in Egitto del prossimo anno nell’invitare le forze armate a limitarsi alla protezione degli edifici pubblici ha chiesto che tutti, esercito e polizia, rispetteranno la legge e che i responsabili della sicurezza coinvolti negli scontri siano giudicati.
Una negazione contro chi afferma che non si sta procedendo giuridicamente contro gli autori di queste violenze, è giunta dal capo della giustizia militare, Adel al Morsi. Il procuratore militare oggi ha annunciato che la giustizia militare egiziana sta indagando su due casi che coinvolgono militari. Quello nelle violenze alla televisione pubblica avvenute il 9 ottobre scorso e quello sui test di verginità ai quali sono state costrette a sottoporsi delle manifestanti durante e poco dopo la rivoluzione dello scorso mese di gennaio.
Il ministro dell'Interno egiziano, Mohamed Ibrahim ha invece, sollecitato le forze di sicurezza ad agire con la massima moderazione nei confronti dei manifestanti.

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DARFUR:NON C'E' PIU' TEMPO DA PERDERE!

IN DARFUR SONO DECINE SE NON CENTINAIA LE PERSONE CHE MUOIONO OGNI MESE...
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Un bambino del Darfur

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aiuta ad aiutarlo sostieni le iniziative pro Darfur
In Darfur dal 2003 ad oggi sono state compiute esecuzioni, anche di massa, stupri, soprattutto di massa, nei confronti di donne, uomini e bambini e interi villaggi sono stati rasi al suolo. Il terrore è stato usato come pratica generalizzata e a sfondo razziale mentre lo stupro è diventato una vera e propria arma da guerra.
Il governo sudanese di Khartoum da parte sua ha bombardato senza sosta i civili, e ha reso sempre più difficili le operazioni di soccorso delle organizzazioni umanitarie nei confronti delle genti del Darfur, fino al punto di far scappare via la maggior parte delle Ong operanti nella regione sudanese e liberarsi così di scomodi testimoni di quanto accadeva in quei luoghi. La stessa tattica è stata seguita prima con i peacekeepers dell'Ua e poi con quelli dell'Onu...
Tutto il mondo è a conoscenza di quanto accade in quella remota regione sudanese e lancia denunce. Da un lato Washington parla di genocidio, dall’altro l'Onu parla di catastrofe umanitaria e di pulizia etnica.
Il tutto però resta nella totale impunità!
Intanto, dal Febbraio 2003 anno in cui è iniziata la ribellione della popolazione di etnia africana del Darfur, circa 6 milioni in maggioranza musulmana e in parte animista, contro il governo sudanese, musulmano ma integralista e soprattutto di etnia araba e bianca, è scoppiato il conflitto che ha causato finora circa 300mila morti e due milioni e mezzo di profughi. Una protesta nata per lo stato di totale abbandono e sfruttamento in cui la popolazione nera era tenuta. La repressione del governo centrale è stata spietata, soprattutto facendo uso dei Janjaweed, i diavoli a cavallo, che sono milizie nomadi di etnia araba che hanno compiuto tutti gli orrori possibili e inimmaginabili contro le genti del Darfur di etnia nera, per lo più contadini e pastori.

Il pianto di un innocente a Gaza

Il pianto di un innocente a Gaza
Ancora una volta il mondo intero si dovrebbe vergognare!!!
La guerra chi puo raccontarla? E' difficile farlo ma tutti possiamo immaginare come sia il sentire l'odore dei morti abbandonati nelle strade o sotto le macerie, il vedere i bambini che muoiono di fame accanto al cadavere della madre, il sentire il lamento dei feriti e lo strazio dei sopravvissuti, di chi si vede impotente e maledice chi gli ha portato via tutto.
Nella Striscia di Gaza siamo ormai quasi alla terza settimana di bombardamenti e inesorabilmente, come non potrebbe essere diversamente con tutta la tecnologia militare del 21° secolo che gli israeliani stanno usando, il numero dei morti tra i civili continuato ad aumentare, mentre l'esercito israeliano bombarda le loro case si moltiplicano tra i palestinesi le scene di disperazione e di dolore causati dagli effetti devastanti della guerra che certamente non sono cambiati nel tempo anzi al contrario.

Giugno 2009: La rivoluzione di velluto in Iran

Giugno 2009: La rivoluzione di velluto in Iran
Sono solidale con i persiani che manifestano

Il 12 giugno 2010 è caduto il primo anniversario delle contestate elezioni iraniane. Elezioni che decretarono la riconferma a presidente dell’Iran di Mahmud Ahmadinejad. Il Paese ha vissuto le prime ora di questa giornata con una calma carica di tensione che poi, è scoppiata nel pomeriggio intorno alle 16, le 13.30 italiane con i primi scontri tra manifestanti e forze di sicurezza nei pressi dell’Università Sharif di Teheran. Era impensabile che l’opposizione iraniana del movimento riformista dell’Onda Verde si facesse scappare questa occasione per proclamare il proprio dissenso al regime degli Ayatollah. I luoghi delle sanguinose proteste post elettorali di un anno fa si sono quindi di nuovo riempiti di manifestanti. Questo, nonostante l’appello dei leader dell’opposizione, Moussavi e Karroubi, a evitare di scendere in piazza e nonostante che le forze di sicurezza avessero preso posizione in vari punti strategici del centro di Teheran per prevenire manifestazioni. Nonostante le proteste e le accuse di brogli elettorali il contestato presidente Ahmadinejad ha potuto proseguire nel suo mandato, quasi certamente usurpato, grazie all’appoggio dell’ayatollah Ali Khamenei, la Guida Suprema. La lotta continuerà. Viva la Persia! Viva il movimento riformista!


i 44 presidenti degli Usa

i 44 presidenti degli Usa
da www.patrickmoberg.com/blog/id:420/november-4-2008

The President United States of America

The President United States of America
Barack Obama

E' morta Miriam Makeba

E' morta Miriam Makeba
Addio Mama Afrika....io continuerò a sognare...

Notes

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Italia. Violenza sessuale è allarme sociale


Dopo i recenti casi di stupri, a Roma, Bologna e Milano non si riesce quasi più a tenere il conto degli episodio di violenza sessuale che, dall'inizio dell'anno, si stanno susseguendo in Italia ad opera principalmente di stranieri. Un orribile reato che si verifica nelle grandi città metropolitane come nei piccoli centri urbani. Emergono dati da brividi dalle informazioni fornite dal Presidente facente funzioni del Tribunale di Como Giuseppe Anzani e dal Procuratore capo Alessandro Maria Lodolini. Ogni 4 giorni in Procura a Como arriva una denuncia per violenza sessuale. I fascicoli aperti tra luglio 2007 e giugno 2008 sono stati 89, tra violenze sessuali e pedofilia. Ma è solo la punta di un iceberg in quanto, il reato, per la quasi totalità è sommerso perché prevale ancora la paura e la vergogna a denunciare la violenza subita. Fino ad oggi la violenza che subivano le donne era soprattutto domestica, ma gli episodi di violenza che hanno visto protagoniste, loro malgrado, delle donne avvenuti negli ultimi giorni, per le strade, propongono una nuova emergenza. Un autorevole testimonianza è portata da Telefono Rosa che da anni conosce il fenomeno ed assiste le vittime. “Ciò che sta avvenendo dall'inizio dell'anno, precisa il presidente Maria Gabriella Carnieri Moscatelli, mi preoccupa. Non so se è solo l'effetto di maggiori denunce ma, dal nostro osservatorio, non era mai stato rilevata una cosa simile”. Gli avvenimenti degli ultimi giorni non fanno altro che conferma un'allarmante costante: in testa alla classifica degli autori di stupri ci sono gli stranieri. Il triste primato vede fra i primi i romeni, seguiti da marocchini e albanesi che sembra abbiano dato il via ad una esecrabile escalation di violenza contro le donne. Assodato che nella stragrande maggioranza dei casi questi episodi sono commessi da stranieri, spesso clandestini, ora si deve dare a tutto questo uno stop. Certezza della pena, custodia cautelare in carcere per chi è accusato di violenza sessuale ed esclusione di attenuanti per chi delinque sotto effetto di alcool e droghe. Tutto ovviamente tenendo conto di due elementi fondamentali: abbattere l'allarme sociale provocato da questo tipo di reati e tutelare la dignità della vittima, che va assicurata anche nel percorso dibattimentale.
Per raggiungere un risultato anzitutto è importante l'introduzione nel ddl sicurezza dell'obbligo del carcere per chi stupra. Forse il decreto 'anti-stupro' sarà pronto per venerdì esso dovrebbe contenere, come annunciato, importanti novità: gli accusati di stupro non potranno beneficiare della libertà condizionale, ci sarà un avvocato a spese dello Stato per le vittime di violenza sessuale, arriveranno nuovi presidi di polizia con relativi stanziamenti, saranno anticipate le norme contenute nel ddl anti-molestie che la Camera ha già approvato. Tra le altre cose, ci dovrebbero essere anche aggravanti se a commettere violenza sono familiari, partner o tutori; un pesante aggravio di pena se la vittima è sotto i 14 anni; uguale trattamento, invece, se la vittima è maggiorenne o appena sotto i 18; ergastolo sicuro, se allo stupro segue la morte della vittima. Mano pesante anche per i complici: nessuna possibilità di godere dei domiciliari neppure per i favoreggiatori.

***

La scuola pubblica in Italia con la 'Riforma Gelmini'

Esprimo la mia piena solidarietà con tutti coloro che protestano contro la Legge 133/08 la cosidetta 'Riforma Gelmini'....

Le cifre presentate nel decreto fanno venire i brividi: i tagli previsti dal decreto legge 112, poi convertito nella legge 133/08, e gli ulteriori provvedimenti contenuti nel decreto 137 porteranno, a livello nazionale, ad una riduzione di circa 100mila posti tra il personale docente e di 43mila posti tra quello Ata (ausiliari, tecnici e amministrativi).
Per molti, anche per i non addetti ai lavori, l'effetto provocato dalla legge che in pratica azzererà in poco tempo le faticose conquiste di anni e anni, non solo in termini di posti di lavoro, ma anche di mission- educativa e di didattica, rende il momento dei più cupi e tristi degli ultimi anni. Ai tagli vanno poi sommati, le conseguenze che scaturiranno dalla reintroduzione del maestro unico nelle scuole elementari.
L'Europa chiede più scuola, più sapere e l'Italia che fa?
Il contrario!
Rientrodurre il maestro unico è compiere, di sicuro, un passo indietro di almeno mezzo secolo. Se non addirittura si ritorna al tempo del libro cuore, senza offesa per quel libro mio compagno di tanti pomeriggi.
Perchè tutto questo? Bella domanda!
Molto probabilmente si tenta di mascherare con questa supposta riforma quello che è il vero scopo del provvedimento: incassare o meglio risparmiare in poco meno di 4-5 anni 8miliardi di euro. Questa è la cifra stimata, che dovrebbe restare nelle casse dello stato.
Un risparmio quindi certo ottenuto tagliando centinaia di migliaia di posti di lavoro ma al contempo che produrrà anche un effetto negativo: quello di un drastico ridimensionamento del servizio scolastico pubblico in favore forse di quello privato. Inoltre un'altra diretta conseguenza della L.133/08 sarà la chiusura di decine e decine di plessi scolastici.
Molte scuole, soprattutto nei piccoli centri urbani, non ci saranno più. A scomparire sarà anche un altro degli elementi cardine dell'istruzione primaria italiana: il tempo pieno. Bisogna fare attenzione, chi sostiene che il tempo pieno non sarà toccato dalla riforma o che addirittura aumenterà mente sapendo di farlo.
Rifletteteci un poco e capirete perchè!
Se prima, per ogni 2 classi, c'erano 3 insegnanti d'ora in poi sarà uno per classe, a seguire e istruire dai 20 ai 30 alunni e che svolgerà il suo orario lavorativo settimanale esclusivamente di mattina. Pertanto al pomeriggio non potrà esserci altro che un sorta di dopo-scuola, trasformando il tempo pieno di fatto in un parcheggio pomeridiano per i bambini, che nulla ha da condividere con l'offerta didattica di cui fino ad ieri, prima della 'riforma Gelmini', gli alunni potevano usufruire con il tempo pieno.

...

ARRIVERA' PER NATALE UNA 'SOCIAL CARD' AD OLTRE 1MLN DI ITALIANI 'POVERI'

C’è un detto che dice: "meglio poco che niente!".
In questo caso tra il poco e il nulla ci sono così poche differenze che è difficile distinguerli.
La 'social card, almeno per il momento, sembra più l’ennesimo spot varato dal governo che piuttosto un provvedimento serio in grado di aiutare per davvero i più bisognosi.
Nessuno però si è ricordato di dire che ogni spesa effettuata con la 'social card' in automatico sarà data una commissione alla Mastercard che è la società che ha emmesso ed è la proprietà della card.
Bhe! Almeno qualcuno di certo ci guadagnerà da questa iniziativa...
Appare strano che un'iniziativa così benefica abbia comunque dei costi accessori...stranezze tutte italiane!

***

Parole....di Abraham Lincoln

Non si può arrivare alla prosperità

scoraggiando l'impresa.
Non si può rafforzare il debole
indebolendo il più forte.
Non si può aiutare chi è piccolo
abbattendo chi è grande.
Non si può aiutare il povero
distruggendo il ricco.
Non si possono aumentare le paghe
rovinando i datori di lavoro.
Non si può progredire serenamente
spendendo più del guadagno.
Non si può promuovere la fratellanza umana
predicando l'odio di classe.
Non si può instaurare la sicurezza sociale
adoperando denaro imprestato.
Non si può formare carattere e coraggioto
gliendo iniziativa e sicurezza.
Non si può aiutare continuamente
la gente facendo in sua vece quello che potrebbe
e dovrebbe fare da sola.

USA 2008: ELETTO PRESIDENTE BARACK OBAMA

USA 2008: ELETTO PRESIDENTE BARACK OBAMA

marito e padre

i due rivali

genere umano

GIOCHI OLIMPICI DI PECHINO

GIOCHI OLIMPICI DI PECHINO
da peacereporter

23/02/2002 - 02/07/2008 Ingrid Betancourt è stata liberata!

23/02/2002 - 02/07/2008                  Ingrid Betancourt è stata liberata!
faccio mia la gioia di tutti!

Finalmente liberi!!!

Finalmente liberi!!!

Grazie a loro la Betancourt è libera

Grazie a loro la Betancourt è libera
il ministro della Difesa colombiano Santos e il generale Montoya

Grazie Uribe!!

Grazie Uribe!!
La Betancourt ha incontrato il presidente colombiano Uribe che vinse le elezioni del 2002

madre e figlia!

madre e figlia!
Yolanda Pulecio e Ingrid Betancourt

le due Betancourt

le due Betancourt
Ingrid abbraccia la madre Yolanda

La gioia della libertà riconquistata

La gioia della libertà riconquistata
Ingrid Betancourt dopo la liberazione