martedì 27 dicembre 2011

Pirateria: i pirati somali continuano ad essere una minaccia

Tremate i pirati son tornati a colpire. Dopo oltre due mesi, l’ultimo attacco andato a buon fine era avvenuto lo scorso 5 novembre con la cattura di un peschereccio, una nuova nave è caduta, al largo delle coste dell'Oman, nelle loro mani.
Si era cominciato a ben sperare dopo che il fenomeno della pirateria marittima aveva fatto registrare, dalla scorsa primavera, nel mare della Somalia e Oceano Indiano, pur rimanendo alti il numero degli attacchi ai mercantili, un forte calo degli arrembaggi pirati andati a buon fine.
Una delle ragioni per le quali sono sempre di più i fallimenti che le vittorie dei pirati somali, è stato il ricorso, da parte degli armatori, a team di sicurezza a bordo delle loro navi per difenderle.
Il ripetersi continuo di attacchi pirati aveva infatti, portato a far nascere una discussione in base alla quale era convinzione comune che i mercantili che solcano le acque infestate dai pirati godono di una elevata carenza di sicurezza. Una convinzione questa, che ha portato molti Paesi ad affermare che questo rende molto più facile il ‘lavoro’ ai predoni del mare e che quindi occorreva sanare questa lacuna. Così è stato fatto! Oggi sono sempre di più i Paesi che ricorrono a team di sicurezza, militari o privati, per difendere le navi di bandiera.
I fatti hanno dimostrato che avevano ragione i sostenitori che un mercantile ‘senza difese’ veniva facilmente abbordato e catturato dai pirati somali rispetto ad uno ‘difeso’.
Come lo sono molte delle cose al mondo così il fenomeno della pirateria marittima è un problema per molti, e al tempo stesso un business per pochi.
Per anni, per contrastare il fenomeno, sono stati messi in atto, nelle acque infestate dai pirati somali, dei costosissimi dispositivi navali anti pirateria, almeno 2 mld di dollari l’anno. Quello del Pentagono gestito dalla V Flotta USA, il Combined Task Force, Ctf-151, quello della missione dell’Alleanza Atlantica ‘Ocean Shield’ sotto l’egida dell’ONU e poi, della missione 'Atalanta' a guida Ue. Mentre, ai Paesi dell’area sono stati elargiti enormi aiuti economici sempre nel nome del contrasto ai pirati somali. Per cui il risultato raggiunto con i team di sicurezza ha al tempo stesso anche spinto, sia chi per anni ha cercato inutilmente di combattere la pirateria marittima sia chi ci ha ricavato guadagni, a fare tutto il possibile per limitare o anche contrastare il ricorso alle guardie armate, almeno quelle private. I primi perché il successo dei team di sicurezza li mette molto in imbarazzo e i secondi perché questo ‘successo’ equivale alla fine della cuccagna per loro.
Comunque sia i pirati somali negli anni si sono sempre adeguati ai vari ‘mutamenti’ del contrasto alla pirateria marittima e così avverrà di certo anche stavolta.
I predoni del mare vedendosi ridurre la loro capacità di dirottare una nave, ‘per colpa’ delle guardie armate a bordo hanno iniziato a cambiare strategia.
Spinti dalla disperazione poi, si sono messi alla ‘caccia’ di navi da attaccare senza preoccuparsi nemmeno delle avverse condizioni atmosferiche che finora li avevano tenuti invece, a ‘bada’.
Per farlo i predoni del mare si sono dotati di ‘navi madri’ in grado di solcare tutti i tipi di mare e in qualsiasi condizione atmosferica.
In questo modo i pirati somali saranno sempre una minaccia per la navigazione in quanto ancora in grado di catturare e dirottare un certo numero di navi.
Non saranno le decine di navi catturate in una settimana dei tempi d’oro, ma abbastanza per riempiere le loro casse con i soldi provenienti dai riscatti e rendere l’area interessata dal fenomeno insicura.
Quindi se a qualcuno era venuto in mente, anche solo per un momento, di pensare che la lotta alla pirateria marittima nel mare del Corno D’Africa era vinta, si è sbagliato di grosso.
Come si sbagliava chi pensava che il maltempo in atto nel bacino somalo avrebbe ridotto se non impedito ogni attività pirata.
Una convinzione questa che si basava sul fatto che finora, durante la stagione dei monsoni invernali, gli attacchi dei pirati somali al largo della Somalia si sono sempre ridotti per il maltempo e i predoni del mare sono stati costretti sempre ad una sorta di migrazione stagionale.
Le aree di azione dei pirati somali sono in genere le acque settentrionali, orientali e meridionali della Somalia. Aree che comprendono il Golfo di Aden e il Mar Rosso.
Con i Monsoni che impazzano con mare forza 7 e con onde alte anche 5 metri e più, essi hanno in genere attaccato le navi in acque più calme.
Gli attacchi hanno quindi, interessato soprattutto aree lontane come al largo del Kenya, della Tanzania, delle Seychelles, del Madagascar, del canale di Mozambico e nell'Oceano Indiano e mare Arabico, al largo dell’ Oman e della costa occidentale dell’India e delle Maldive.
Di recente la NATO ha però, lanciato un ‘Warning’ in cui invitava i comandanti delle navi alla massima attenzione indicando proprio le acque del bacino somalo come a rischio in quanto si era registrata un’alta attività pirata.
Come sempre, in questi casi, l’unica difesa valida è approntare misure protettive e in particolare occorre usare prudenza quando ci si addentra nelle acque infestate dalle gang del mare. A volte può fare la differenza anche saper agire in tempo prima di essere avvicinati dai barchini pirati ed impedire in qualche modo di essere attaccati.
I banditi del mare hanno come unico loro obiettivo catturare la nave, l'equipaggio e il carico intatti per poi, dirottarla verso i loro porti-covi situati lungo i 345 km della costa del Puntland, regione semiautonoma del Nord est della Somalia. Di fatto una moderna Tortuga.
Da qui poi, i pirati somali chiedono un riscatto in cambio del rilascio di nave e uomini e sono disposti ad attendere anche dei mesi pur di incassarlo. In questi mesi la trattativa viene affidata a dei negoziatori.
I pirati somali finora hanno sempre dimostrato di conoscere il valore della nave, del carico e la situazione finanziaria dell’armatore.
L’importo del riscatto è stato quindi, sempre quantificato in base a questi elementi. Questo almeno finora in quanto sembra che ora invece, i pirati somali, vedendosi ridurre la loro capacità di dirottare una nave, hanno iniziato a chiedere, in cambio del rilascio della nave e dei marittimi catturati, riscatti più elevati questo, a prescindere dagli elementi base elencati prima. Tutto questo nel chiaro intendo di ottenere il massimo realizzo dalle poche navi che riescono ancora a catturare.
Nel frattempo, il calvario dei marittimi ostaggi è indescrivibile. Essi devono sopportare ogni forma di abuso da parte dei loro carcerieri che vanno dai maltrattamenti fisici ai psicologici, come bastonature e finte esecuzioni. Solo il 10 per cento di essi provengono da Paesi OCSE, gli altri da Paesi come India, Ghana, Sudan, Sri Lanka, Vietnam, Pakistan, Egitto, Corea del Sud, Cina, Sri Lanka, Russia, Filippine e Yemen.
Nei soli ultimi due anni i predoni del mare hanno preso in ostaggio oltre 2mila marittimi.
In mano ai pirati somali vi sono la MV ‘ICEBERG 1’ battente bandiera di Panama e catturata il 29 marzo del 2010 con 24 marittimi a bordo, la MV ‘OLIP G’ battente bandiera Malta e catturata l’8 settembre del 2010 con 18 marittimi a bordo, la MV ‘ALBEDO’ battente bandiera Malaysia e catturata il 25 novembre del 2010 con 23 marittimi a bordo, la MV ‘ORNA’ battente bandiera Panama e catturata il 20 dicembre del 2010 con 19 marittimi a bordo, la MV ‘FAIRCHEM Bogey’ battente bandiera Isole Marshall e catturata il 20 agosto del 2011 con 21 marittimi a bordo e la MV ‘VELVET LIQUIDO’ battente bandiera Isole Marshall e catturata il 30 ottobre del 2011 con 22 marittimi a bordo.
Ad esse da ieri si è ora aggiunta anche la MV 'ENRICO IEVOLI' battente bandiera italiana con 18 marittimi a bordo, 6 italiani, i 5 ucraini e 7 indiani.
Inoltre, sono trattenute dalle gang del mare anche diverse barche da pesca con un centinaio di pescatori tra cui dei minori, mozzi a bordo di questi pescherecci.
Un fatto allarmante è poi, la condizione di circa 50 altri ostaggi, tra cui una donna sudafricana, che sono trattenuti a terra o su altre navi catturate. Si tratta dei membri dell'equipaggio della MT ‘ASFALTO VENTURE’, della MV ‘ORNA’, dello SY ‘CHOIZIL’, della MV ‘LEOPARD’, del FV’ PRANTALAY 12’, del FV ‘SHIUH FU n. 1’ e della MV ‘GEMINI’.
A terra, il livello di rischio e di disagio per gli ostaggi è superiore. Spesso, gli ostaggi sono tenuti in condizioni di base, ossia senza elettricità, senza servizi e cibo e acqua razionati. Poi, per evitarne il rilevamento, i pirati spostano spesso gli ostaggi aumentando per loro lo stress e la tensione.
Anche se avvenuto dopo oltre 10 mesi, il recente rilascio dei marittimi di un’altra nave italiana la petroliera ‘SAVINA CAYLYN’ ha fatto tornare a sperare per questi altri marittimi ancora prigionieri in Somalia.
La vicenda della petroliera italiana ha dimostrato a tutti, ancora una volta, che nonostante quello che possa accadere, se le trattative sono condotte con capacità e si decide di pagare senza tergiversare ulteriormente, si riesce a riportare a casa sani e salvi i lavoratori del mare trattenuti in ostaggio dai pirati somali. E’ risaputo che questi ultimi non chiedono altro che ‘money’ per lasciarli tornare a casa dai loro cari e che nessuno è mai tornato libero se prima non è stato pagato un riscatto. Lo sanno i pirati, lo sanno gli ostaggi e lo sanno anche i pesci per cui è inutile continuarci a prendere in giro.
Il problema non è se pagare o meno i riscatti, ma che la pirateria somala di certo non scomparirà in un futuro prossimo a meno che non interverranno alcuni cambiamenti radicali. Anzitutto la comunità internazionale deve intervenire alla radice della causa che è stata individuata nell'instabilità che regna in Somalia dal 1991 e poi procedere per stadi.
Incoraggiati soprattutto dalla mancanza di un'autorità locale, militare e politica, efficace i predoni del mare, che operano principalmente nel Golfo di Aden e Oceano Indiano, per oltre un decennio sono stati sempre più audaci fino a raggiungere gli attuali livelli di minaccia.
Per i 18 membri dell’equipaggio della MV 'ENRICO IEVOLI' è iniziata l’esperienza della prigionia in Somalia. Finora, alla meno peggio, l’hanno superata in tanti. Dei 6 marittimi italiani si sa che sono tutti siciliani. Il comandante della nave è di Mascali nel catanese, Agostino Musumeci, e il cuoco di bordo è di Pozzalo in provincia di Ragusa, Carmelo Sortino, mentre degli altri marittimi si conosce solo che provengono da Mazara del Vallo, Trapani, e Marsala. Insieme ai loro compagni di lavoro ucraini e indiani non gli resta che confidare sul loro armatore. La nave è di proprietà di una società armatrice italiana campana. Si tratta della ‘Marnavi Spa’ società di trasporti marittimi internazionali con sede in via S. Brigida a Napoli. La Marnavi è una società di navigazione specializzata in trasporti chimici e alimentari.
La nave italiana sembra che ora sia alla fonda al largo del covo pirata di Harardheere.

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DARFUR:NON C'E' PIU' TEMPO DA PERDERE!

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RICORDATI BASTANO 31 EURO PER ACQUISTARE 8 COPERTE, 51 EURO PER UNA TENDA E 200 EURO PER DARE ASSISTENZA MEDICA A 25 FAMIGLIE...

Un bambino del Darfur

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aiuta ad aiutarlo sostieni le iniziative pro Darfur
In Darfur dal 2003 ad oggi sono state compiute esecuzioni, anche di massa, stupri, soprattutto di massa, nei confronti di donne, uomini e bambini e interi villaggi sono stati rasi al suolo. Il terrore è stato usato come pratica generalizzata e a sfondo razziale mentre lo stupro è diventato una vera e propria arma da guerra.
Il governo sudanese di Khartoum da parte sua ha bombardato senza sosta i civili, e ha reso sempre più difficili le operazioni di soccorso delle organizzazioni umanitarie nei confronti delle genti del Darfur, fino al punto di far scappare via la maggior parte delle Ong operanti nella regione sudanese e liberarsi così di scomodi testimoni di quanto accadeva in quei luoghi. La stessa tattica è stata seguita prima con i peacekeepers dell'Ua e poi con quelli dell'Onu...
Tutto il mondo è a conoscenza di quanto accade in quella remota regione sudanese e lancia denunce. Da un lato Washington parla di genocidio, dall’altro l'Onu parla di catastrofe umanitaria e di pulizia etnica.
Il tutto però resta nella totale impunità!
Intanto, dal Febbraio 2003 anno in cui è iniziata la ribellione della popolazione di etnia africana del Darfur, circa 6 milioni in maggioranza musulmana e in parte animista, contro il governo sudanese, musulmano ma integralista e soprattutto di etnia araba e bianca, è scoppiato il conflitto che ha causato finora circa 300mila morti e due milioni e mezzo di profughi. Una protesta nata per lo stato di totale abbandono e sfruttamento in cui la popolazione nera era tenuta. La repressione del governo centrale è stata spietata, soprattutto facendo uso dei Janjaweed, i diavoli a cavallo, che sono milizie nomadi di etnia araba che hanno compiuto tutti gli orrori possibili e inimmaginabili contro le genti del Darfur di etnia nera, per lo più contadini e pastori.

Il pianto di un innocente a Gaza

Il pianto di un innocente a Gaza
Ancora una volta il mondo intero si dovrebbe vergognare!!!
La guerra chi puo raccontarla? E' difficile farlo ma tutti possiamo immaginare come sia il sentire l'odore dei morti abbandonati nelle strade o sotto le macerie, il vedere i bambini che muoiono di fame accanto al cadavere della madre, il sentire il lamento dei feriti e lo strazio dei sopravvissuti, di chi si vede impotente e maledice chi gli ha portato via tutto.
Nella Striscia di Gaza siamo ormai quasi alla terza settimana di bombardamenti e inesorabilmente, come non potrebbe essere diversamente con tutta la tecnologia militare del 21° secolo che gli israeliani stanno usando, il numero dei morti tra i civili continuato ad aumentare, mentre l'esercito israeliano bombarda le loro case si moltiplicano tra i palestinesi le scene di disperazione e di dolore causati dagli effetti devastanti della guerra che certamente non sono cambiati nel tempo anzi al contrario.

Giugno 2009: La rivoluzione di velluto in Iran

Giugno 2009: La rivoluzione di velluto in Iran
Sono solidale con i persiani che manifestano

Il 12 giugno 2010 è caduto il primo anniversario delle contestate elezioni iraniane. Elezioni che decretarono la riconferma a presidente dell’Iran di Mahmud Ahmadinejad. Il Paese ha vissuto le prime ora di questa giornata con una calma carica di tensione che poi, è scoppiata nel pomeriggio intorno alle 16, le 13.30 italiane con i primi scontri tra manifestanti e forze di sicurezza nei pressi dell’Università Sharif di Teheran. Era impensabile che l’opposizione iraniana del movimento riformista dell’Onda Verde si facesse scappare questa occasione per proclamare il proprio dissenso al regime degli Ayatollah. I luoghi delle sanguinose proteste post elettorali di un anno fa si sono quindi di nuovo riempiti di manifestanti. Questo, nonostante l’appello dei leader dell’opposizione, Moussavi e Karroubi, a evitare di scendere in piazza e nonostante che le forze di sicurezza avessero preso posizione in vari punti strategici del centro di Teheran per prevenire manifestazioni. Nonostante le proteste e le accuse di brogli elettorali il contestato presidente Ahmadinejad ha potuto proseguire nel suo mandato, quasi certamente usurpato, grazie all’appoggio dell’ayatollah Ali Khamenei, la Guida Suprema. La lotta continuerà. Viva la Persia! Viva il movimento riformista!


i 44 presidenti degli Usa

i 44 presidenti degli Usa
da www.patrickmoberg.com/blog/id:420/november-4-2008

The President United States of America

The President United States of America
Barack Obama

E' morta Miriam Makeba

E' morta Miriam Makeba
Addio Mama Afrika....io continuerò a sognare...

Notes

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Italia. Violenza sessuale è allarme sociale


Dopo i recenti casi di stupri, a Roma, Bologna e Milano non si riesce quasi più a tenere il conto degli episodio di violenza sessuale che, dall'inizio dell'anno, si stanno susseguendo in Italia ad opera principalmente di stranieri. Un orribile reato che si verifica nelle grandi città metropolitane come nei piccoli centri urbani. Emergono dati da brividi dalle informazioni fornite dal Presidente facente funzioni del Tribunale di Como Giuseppe Anzani e dal Procuratore capo Alessandro Maria Lodolini. Ogni 4 giorni in Procura a Como arriva una denuncia per violenza sessuale. I fascicoli aperti tra luglio 2007 e giugno 2008 sono stati 89, tra violenze sessuali e pedofilia. Ma è solo la punta di un iceberg in quanto, il reato, per la quasi totalità è sommerso perché prevale ancora la paura e la vergogna a denunciare la violenza subita. Fino ad oggi la violenza che subivano le donne era soprattutto domestica, ma gli episodi di violenza che hanno visto protagoniste, loro malgrado, delle donne avvenuti negli ultimi giorni, per le strade, propongono una nuova emergenza. Un autorevole testimonianza è portata da Telefono Rosa che da anni conosce il fenomeno ed assiste le vittime. “Ciò che sta avvenendo dall'inizio dell'anno, precisa il presidente Maria Gabriella Carnieri Moscatelli, mi preoccupa. Non so se è solo l'effetto di maggiori denunce ma, dal nostro osservatorio, non era mai stato rilevata una cosa simile”. Gli avvenimenti degli ultimi giorni non fanno altro che conferma un'allarmante costante: in testa alla classifica degli autori di stupri ci sono gli stranieri. Il triste primato vede fra i primi i romeni, seguiti da marocchini e albanesi che sembra abbiano dato il via ad una esecrabile escalation di violenza contro le donne. Assodato che nella stragrande maggioranza dei casi questi episodi sono commessi da stranieri, spesso clandestini, ora si deve dare a tutto questo uno stop. Certezza della pena, custodia cautelare in carcere per chi è accusato di violenza sessuale ed esclusione di attenuanti per chi delinque sotto effetto di alcool e droghe. Tutto ovviamente tenendo conto di due elementi fondamentali: abbattere l'allarme sociale provocato da questo tipo di reati e tutelare la dignità della vittima, che va assicurata anche nel percorso dibattimentale.
Per raggiungere un risultato anzitutto è importante l'introduzione nel ddl sicurezza dell'obbligo del carcere per chi stupra. Forse il decreto 'anti-stupro' sarà pronto per venerdì esso dovrebbe contenere, come annunciato, importanti novità: gli accusati di stupro non potranno beneficiare della libertà condizionale, ci sarà un avvocato a spese dello Stato per le vittime di violenza sessuale, arriveranno nuovi presidi di polizia con relativi stanziamenti, saranno anticipate le norme contenute nel ddl anti-molestie che la Camera ha già approvato. Tra le altre cose, ci dovrebbero essere anche aggravanti se a commettere violenza sono familiari, partner o tutori; un pesante aggravio di pena se la vittima è sotto i 14 anni; uguale trattamento, invece, se la vittima è maggiorenne o appena sotto i 18; ergastolo sicuro, se allo stupro segue la morte della vittima. Mano pesante anche per i complici: nessuna possibilità di godere dei domiciliari neppure per i favoreggiatori.

***

La scuola pubblica in Italia con la 'Riforma Gelmini'

Esprimo la mia piena solidarietà con tutti coloro che protestano contro la Legge 133/08 la cosidetta 'Riforma Gelmini'....

Le cifre presentate nel decreto fanno venire i brividi: i tagli previsti dal decreto legge 112, poi convertito nella legge 133/08, e gli ulteriori provvedimenti contenuti nel decreto 137 porteranno, a livello nazionale, ad una riduzione di circa 100mila posti tra il personale docente e di 43mila posti tra quello Ata (ausiliari, tecnici e amministrativi).
Per molti, anche per i non addetti ai lavori, l'effetto provocato dalla legge che in pratica azzererà in poco tempo le faticose conquiste di anni e anni, non solo in termini di posti di lavoro, ma anche di mission- educativa e di didattica, rende il momento dei più cupi e tristi degli ultimi anni. Ai tagli vanno poi sommati, le conseguenze che scaturiranno dalla reintroduzione del maestro unico nelle scuole elementari.
L'Europa chiede più scuola, più sapere e l'Italia che fa?
Il contrario!
Rientrodurre il maestro unico è compiere, di sicuro, un passo indietro di almeno mezzo secolo. Se non addirittura si ritorna al tempo del libro cuore, senza offesa per quel libro mio compagno di tanti pomeriggi.
Perchè tutto questo? Bella domanda!
Molto probabilmente si tenta di mascherare con questa supposta riforma quello che è il vero scopo del provvedimento: incassare o meglio risparmiare in poco meno di 4-5 anni 8miliardi di euro. Questa è la cifra stimata, che dovrebbe restare nelle casse dello stato.
Un risparmio quindi certo ottenuto tagliando centinaia di migliaia di posti di lavoro ma al contempo che produrrà anche un effetto negativo: quello di un drastico ridimensionamento del servizio scolastico pubblico in favore forse di quello privato. Inoltre un'altra diretta conseguenza della L.133/08 sarà la chiusura di decine e decine di plessi scolastici.
Molte scuole, soprattutto nei piccoli centri urbani, non ci saranno più. A scomparire sarà anche un altro degli elementi cardine dell'istruzione primaria italiana: il tempo pieno. Bisogna fare attenzione, chi sostiene che il tempo pieno non sarà toccato dalla riforma o che addirittura aumenterà mente sapendo di farlo.
Rifletteteci un poco e capirete perchè!
Se prima, per ogni 2 classi, c'erano 3 insegnanti d'ora in poi sarà uno per classe, a seguire e istruire dai 20 ai 30 alunni e che svolgerà il suo orario lavorativo settimanale esclusivamente di mattina. Pertanto al pomeriggio non potrà esserci altro che un sorta di dopo-scuola, trasformando il tempo pieno di fatto in un parcheggio pomeridiano per i bambini, che nulla ha da condividere con l'offerta didattica di cui fino ad ieri, prima della 'riforma Gelmini', gli alunni potevano usufruire con il tempo pieno.

...

ARRIVERA' PER NATALE UNA 'SOCIAL CARD' AD OLTRE 1MLN DI ITALIANI 'POVERI'

C’è un detto che dice: "meglio poco che niente!".
In questo caso tra il poco e il nulla ci sono così poche differenze che è difficile distinguerli.
La 'social card, almeno per il momento, sembra più l’ennesimo spot varato dal governo che piuttosto un provvedimento serio in grado di aiutare per davvero i più bisognosi.
Nessuno però si è ricordato di dire che ogni spesa effettuata con la 'social card' in automatico sarà data una commissione alla Mastercard che è la società che ha emmesso ed è la proprietà della card.
Bhe! Almeno qualcuno di certo ci guadagnerà da questa iniziativa...
Appare strano che un'iniziativa così benefica abbia comunque dei costi accessori...stranezze tutte italiane!

***

Parole....di Abraham Lincoln

Non si può arrivare alla prosperità

scoraggiando l'impresa.
Non si può rafforzare il debole
indebolendo il più forte.
Non si può aiutare chi è piccolo
abbattendo chi è grande.
Non si può aiutare il povero
distruggendo il ricco.
Non si possono aumentare le paghe
rovinando i datori di lavoro.
Non si può progredire serenamente
spendendo più del guadagno.
Non si può promuovere la fratellanza umana
predicando l'odio di classe.
Non si può instaurare la sicurezza sociale
adoperando denaro imprestato.
Non si può formare carattere e coraggioto
gliendo iniziativa e sicurezza.
Non si può aiutare continuamente
la gente facendo in sua vece quello che potrebbe
e dovrebbe fare da sola.

USA 2008: ELETTO PRESIDENTE BARACK OBAMA

USA 2008: ELETTO PRESIDENTE BARACK OBAMA

marito e padre

i due rivali

genere umano

GIOCHI OLIMPICI DI PECHINO

GIOCHI OLIMPICI DI PECHINO
da peacereporter

23/02/2002 - 02/07/2008 Ingrid Betancourt è stata liberata!

23/02/2002 - 02/07/2008                  Ingrid Betancourt è stata liberata!
faccio mia la gioia di tutti!

Finalmente liberi!!!

Finalmente liberi!!!

Grazie a loro la Betancourt è libera

Grazie a loro la Betancourt è libera
il ministro della Difesa colombiano Santos e il generale Montoya

Grazie Uribe!!

Grazie Uribe!!
La Betancourt ha incontrato il presidente colombiano Uribe che vinse le elezioni del 2002

madre e figlia!

madre e figlia!
Yolanda Pulecio e Ingrid Betancourt

le due Betancourt

le due Betancourt
Ingrid abbraccia la madre Yolanda

La gioia della libertà riconquistata

La gioia della libertà riconquistata
Ingrid Betancourt dopo la liberazione