giovedì 1 dicembre 2011

Afghanistan: nel 2006 due cooperanti italiani morirono in circostanze misteriose a Kabul

Nel 2006 due cooperanti italiani morirono in circostanze misteriose e mai chiarite a Kabul in Afghanistan. Una morte ritenuta da molti sospetta. Nel novembre del 2011, a distanza di circa sei anni, se ne torna a parlare. Dopo tanto tempo continuano le indagini relative al caso. Il motivo è che si tratta di una vicenda dai tanti risvolti oscuri e, nonostante sia trascorso tanto tempo, ancora tutta da chiarire. I protagonisti, loro malgrado, della vicenda sono Stefano Siringo e Iendi Iannelli, 31 e 26 anni. I due morirono in circostanze misteriose il 16 febbraio del 2006 a Kabul. Ancora una volta si deve alla benevole caparbietà di un magistrato l’impegno a cercare di far luce sulla vicenda. A tenere ancora accesi i riflettori, forse per l’ultima volta, il gip di Roma Rosalba Liso che il 16 giugno del 2010 aveva riaperto l’inchiesta. Il gip Liso nell’aprire le indagini aveva ipotizzato che i due potevano essere stati uccisi perché stavano per rivelare i particolari di una truffa di circa 2 mln di euro sottratti ai fondi destinati alla ricostruzione dell’Afghanistan. Il loro dunque potrebbe essere stato un omicidio mascherato compiuto forse, perché Stefano e Iendi erano ormai diventati dei testimoni scomodi di un giro di false fatturazioni e distrazione di fondi. Il magistrato ha di nuovo respinto la richiesta di archiviazione presentata dal Pm Luca Palamara titolare dell’inchiesta sulla morte dei due giovani italiani. Per il gip il pm dovrà ancora procedere per omicidio volontario e svolgere altri accertamenti. Si allungano dunque di altri sei mesi le ‘speranze’ di far luce sulla morte dei due ragazzi di Roma.
Nel corso di questi circa 6 anni in più occasioni si è parlato della vicenda. L’ultima volta nel novembre 2010 quando il prof Marcello Chiarotti, consulente nominato dal pm Palamara, consegnò la perizia tossicologica dei due cooperanti romani.
Una perizia che di fatto, nella sostanza indica che la morte dei due giovani venne provocata.
Un atto di cui i responsabili finora però, non sono stati ancora identificate, anche perché forse non sono stati cercati.
La perizia del prof Chiarotti, una volta e per sempre, aveva inficiato la possibilità, se c’è ne fosse ancora stato bisogno, che i due ragazzi fossero degli eroinomani. Il prof Chiarotti infatti, nella sua relazione indicava che non era possibile affermare che i due giovani si fossero iniettati la droga spontaneamente e quindi lasciava spazio all’ipotesi che l’assunzione di eroina fosse stata forzata da qualcuno.
Il perito rivelava anche che la sostanza stupefacente sia stata iniettata in vena ai due giovani non più di due ore prima del decesso e ne indicava la percentuale che era superiore del 10 per cento a quella normalmente in vendita.
Si trattava quindi di eroina pura al 89 per cento. Una percentuale ‘letalissima’ di cui chiunque si droga ne ha conoscenza.
Spazzato via ogni dubbio a questo punto viene spontaneo chiedersi, perché sono stati uccisi?
Fin dall’inizio le famiglie dei due giovani hanno sempre cercato di tenere viva l’attenzione sul caso. Un atteggiamento, quest'ultimo, legato alla convinzione che i due fossero stati uccisi e non morti per overdose come l’autopsia aveva evidenziato. E’ convinzione di molti che i due erano venuti a conoscenza di un possibile traffico di fatture false tra agenzie ONU operanti in Afghanistan. Iannelli era infatti, impiegato come responsabile della logistica presso l’International Development Law Organization, Idlo. Si tratta di un organizzazione dell’ONU che si occupa di sviluppare i sistemi giudiziari nei Paesi del terzo mondo.
La vicenda richiama alla mente quella di Ilaria Alpi, giornalista Rai e inviata tg3, che insieme all’operatore Miran Hrovatin vennero uccisi in circostanze mai chiarite nel 1994 in Somalia. La loro condanna a morte venne emessa forse perché avevano scoperto un grosso traffico di armi e rifiuti tossici.
Andando a ritroso nel tempo si giunge fino al quel lontano mese di febbraio del 2006 e ci si ritrova nella capitale afghana Kabul. Sono i primi anni dell’intervento internazionale per aiutare il Paese asiatico messo in ginocchio dal regime dei Talebani e martoriato da una guerra che ancora oggi si combatte. Un fiume di aiuti, anche economici, vi giungevano da ogni parte del mondo, Italia compresa.
Si parla di circa mezzo miliardo di euro versati allora, solo dalla Farnesina. Fondi destinati soprattutto alla ricostruzione, ma anche a programmi e progetti.
Uno di questi era il ‘progetto giustizia’ per la ricostruzione del sistema giudiziario afghano di cui l’Italia era uno dei principali Paesi donatori. Un progetto costato almeno 30 mln di dollari. Poter gestire questi fondi diventò un affare d’oro. Per i progetti vengono contattate Ong nazionali e internazionali, che a loro volta ne contattano altre. In genere ne vengono coinvolte tre o quattro e nel passaggio da un intermediario ad un altro avviene una ‘scrematura’ dei fondi. Una stima dell’istituto di ricerca ‘CorpWatch’ rivala che ogni passaggio comporta una ‘trattenuta’ variabile tra il 6 e il 20 per cento della somma disponibile. Una dimostrazione questa, che la solidarietà è ormai diventata un business. Ovviamente per pochi eletti. In Afghanistan poi, è il luogo dove più si sono registrati gli sprechi e gli ammanchi.
Ed è in questo contesto che entrano in scena i due cooperanti italiani.
Fin dalle prime battute la vicenda si tinse di giallo circondata da un alone di mistero e strane concomitanze.
La cronaca del tempo racconta: La morte di Siringo e Iannelli viene scoperta la mattina del 16 febbraio 2006, ed è a quella data che ufficialmente si è fatta risalire la loro morte. Per molti però, la morte potrebbe risalire al 15 febbraio 2006, tra le 20,15 e le 21,33.
Stefano e Iendi erano due ragazzi di Roma e si erano trovati a Kabul ed erano diventati subito dei buoni amici. Stefano era esile, mentre Iendi era invece, alto e forte, era un ex giocatore di rugby. Il primo era un impiegato del ministero degli Esteri presso l’ufficio italiano giustizia e si trovava nel Paese asiatico da circa un anno, mentre l’altro era a Kabul da circa 5 mesi, e lavorava presso l’Organizzazione internazionale di diritto per lo sviluppo, Idlo. Iendi era contabile e si occupava del settore logistico. Vennero ritrovati entrambi morti nella camera che Iannelli aveva in uso presso la Guesthouse dell’Idlo. I due erano morti per avvelenamento. I corpi ne mostravano tutti i sintomi fisici, mentre non mostravano segni di violenza. Questa circostanza, fin dall’inizio, fece escludere una morte violenta.
La prima ipotesi, per spiegare il doppio decesso, fu che la morte era sopravvenuta per esalazioni da monossido di carbonio fuoriuscite da una stufa a gas. Ipotesi che venne poi, scartata in quanto la stufa nella stanza era elettrica. I medici dell’ospedale di Kabul però, confermarono la morte per avvelenamento, ma senza specificarne le cause.
A questo punto si fece strada l’ipotesi della droga. Alla fine risulterà proprio che entrambi sono stati stroncati da una dose letale di eroina. Una conclusione a cui si era giunti per il fatto che i due avevano nel loro sangue eroina. Questo venne affermato nonostante tutti siano stati concordi nel ribadire che essi non facessero uso di droghe.
La versione ufficiale della morte non ha mai infatti, convinto nessuno, specie chi li conosceva bene, anche perchè non trovò mai riscontri validi.
Per quanto riguarda il luogo del ritrovamento dei corpi. Quando giunsero i soccorsi, la stanza si presentò loro talmente perfetta, al punto da sembrare una scena costruita ad hoc.
Dopo aver abbattuto la porta della stanza, la chiave non venne trovata o almeno non subito e, stranamente venne trovata al di fuori della stanza stessa, i soccorritori trovano i corpi di Stefano e Iendi distesi in maniera ordinata sul letto con la testa sul cuscino. I due cadaveri, entrambi vestiti, si trovavano in una posizione quasi innaturale, come se li avessero adagiati. Nella stanza vi erano gli oggetti personali, come cellulari, computer, sigarette, sembrava tutto in ordine. Quelle che invece, era fuori dall’ordinarietà le evidenti tracce di eroina, sparse per tutta la stanza. Questo, come a voler fa ‘credere’ che in quel luogo vi fosse un uso continuo di stupefacenti. Un fatto questo, però, poco plausibile in quanto le stanze del Guesthouse, che ospitano i cooperanti, oltre ad essere praticamente accessibili a tutti, non sono mai chiuse a chiave. Sono accessibili soprattutto per il personale delle pulizie che provvedono quotidianamente a tenerle in ordine. Un fatto questo che non giustificava la presenza di tracce di eroina in giro per la stanza come se vi fosse lì lasciate nel tempo.
Inoltre, analizzando il Pc di Iendi non vi venne trovata alcuna traccia di attività, come se non fosse mai stato usato nei mesi che il giovane aveva lavorato per la Idlo nel Paese asiatico. Cosa questa del tutto impossibile e quindi sospetta. Manomesso?
Una prima autopsia effettuata sui loro corpi, eseguita a Roma, confermò che il decesso era avvenuto per un’overdose. I due presentavano una sola puntura da siringa sul braccio. Cosa questa, impossibile per un drogato che ne presenta diverse. Inoltre, l’autopsia eseguita sui cadaveri condusse alla scoperta di un altro buco sospetto, provocato da una ago. Un buco che per entrambi era sull’inguine e da cui potrebbe essere stata proprio iniettata da qualcuno la droga. Inoltre, i valori chimici rinvenuti nel sangue dei due ragazzi non indicava un uso abituale di droghe.
Dati quindi che confermerebbe la tesi sostenuta finora da chi li conosceva bene ossia che non erano dei tossici.
Per il fatto che Stefano e Iendi avevano dei fisici notevolmente differenti, la loro reazione ad un’iniezione letale di eroina sarebbe dovuta essere stata differente. Nel senso che almeno Iendi, avrebbe potuto resistere di più all’effetto della micidiale dose e quindi forse avere il tempo di dare l’allarme o per lo meno muoversi, scuotersi cosa, che da come sono stati ritrovati i corpi, così non sembra essere stato.
Fatto ancora più strano. I corpi dei due cooperanti sembra siano stati cremati dopo il loro arrivo in Italia e questo contrariamente alla volontà delle famiglie. Perché?
Il motivo potrebbe essere facile pensare quale sia.
Tantissimi dunque i misteri e i dubbi che ruotano intorno a questa intricata vicenda e a cui finora non si è riuscito a dare una spiegazione plausibile.
A cercare di fare chiarezza in merito è l’interrogazioni a risposta scritta presentata alla Camera nella seduta n. 376 del 30/9/2010 a firma degli On Antonio Rugghia e Francesco Tempestini del Pd. La risposta scritta all’interrogazione è giunta il 3 novembre 2010 a firma dell’allora sottosegretario agli esteri, Alfredo Mantica.
Ancora una volta non è stata fatta però, chiarezza anzi si è cercato di minimizzare l’accaduto. Eppure si legge nell’interrogazione che: “Marcello Rossano, collega e amico di Iannelli, ha dichiarato ai Carabinieri del nucleo investigativo di Roma che il responsabile del progetto Idlo a Kabul, all’epoca dei fatti, gli aveva riferito che Iannelli, pochi giorni prima del decesso, gli aveva confidato l’esistenza di false fatturazioni tra organizzazioni ONU: la Idlo e la Unops, United Nations Office for Project Services, quest’ultima si occupa di fornire servizi e offrire assistenza alle Nazioni per la realizzazione di progetti di sviluppo; sempre Rossano aveva riferito che a seguito di un controllo di bilancio, eseguito unitamente al successore di Iannelli, emersero doppie o false fatturazioni per un valore di circa 1,5 milioni di dollari. Tali circostanze sarebbero state confermate da Samuel Gonzales, un magistrato messicano anche lui a Kabul nel 2006 impegnato nel progetto dell’Idlo”.
Finora la Idlo non ha mai collaborato alle indagini e si è sempre appellata all’immunità diplomatica rifiutandosi di fatto di mostrare i bilanci sospetti alla magistratura.
Se si è in buona fede, perché assumere un simile atteggiamento?
Alla fine una sola cosa è certa. Questa tragica vicenda non deve essere dimenticata e si deve fare in modo di arrivare alla verità anche se inconfessabile.

1 commento:

Barbara Siringo ha detto...

Gentile sig. Pelliccia, la ringrazio per aver dato risalto ad una notizia così importante specialmente in un periodo in cui in Italia la magistratura è da molti delegittimata.
Ho molto apprezzato il suo articolo che riporta con esattezza le tante incongruenze che per anni il Pubblico Ministero ha voluto minimizzare se non addirittura nascondere.
Mi preme però precisare che in questi interminabili 2.113 giorni solo mio padre ed io abbiamo condotto una lotta, mi creda davvero dura e piena di difficoltà, perché la Verità fosse finalmente ammessa.
Solo noi come famiglia di Stefano infatti ci siamo opposti per ben due volte alle richieste di archiviazione come morte in conseguenza di altro reato presentate dal P.M. Luca Palamara.
Solo noi, con l’unico sostegno del nostro avvocato, abbiamo seguito giorno dopo giorno la lentissima evoluzione di questa vicenda.
Solo abbiamo assistito alle udienze e siamo intervenuti tramite il nostro avvocato Luciano Tonietti.
Mi creda, è davvero importante che questo sia chiaro a tutti, ognuno ha il suo modo di elaborare il dolore di una perdita così grave ma è giusto ricordare che UNA SOLA famiglia ha collaborato con le autorità e difeso con le unghie e con i denti la Verità che era già evidente dai primi giorni.
La ringrazio se vorrà tenere conto di questa mia.
Cordiali saluti
Barbara Siringo

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Un bambino del Darfur

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aiuta ad aiutarlo sostieni le iniziative pro Darfur
In Darfur dal 2003 ad oggi sono state compiute esecuzioni, anche di massa, stupri, soprattutto di massa, nei confronti di donne, uomini e bambini e interi villaggi sono stati rasi al suolo. Il terrore è stato usato come pratica generalizzata e a sfondo razziale mentre lo stupro è diventato una vera e propria arma da guerra.
Il governo sudanese di Khartoum da parte sua ha bombardato senza sosta i civili, e ha reso sempre più difficili le operazioni di soccorso delle organizzazioni umanitarie nei confronti delle genti del Darfur, fino al punto di far scappare via la maggior parte delle Ong operanti nella regione sudanese e liberarsi così di scomodi testimoni di quanto accadeva in quei luoghi. La stessa tattica è stata seguita prima con i peacekeepers dell'Ua e poi con quelli dell'Onu...
Tutto il mondo è a conoscenza di quanto accade in quella remota regione sudanese e lancia denunce. Da un lato Washington parla di genocidio, dall’altro l'Onu parla di catastrofe umanitaria e di pulizia etnica.
Il tutto però resta nella totale impunità!
Intanto, dal Febbraio 2003 anno in cui è iniziata la ribellione della popolazione di etnia africana del Darfur, circa 6 milioni in maggioranza musulmana e in parte animista, contro il governo sudanese, musulmano ma integralista e soprattutto di etnia araba e bianca, è scoppiato il conflitto che ha causato finora circa 300mila morti e due milioni e mezzo di profughi. Una protesta nata per lo stato di totale abbandono e sfruttamento in cui la popolazione nera era tenuta. La repressione del governo centrale è stata spietata, soprattutto facendo uso dei Janjaweed, i diavoli a cavallo, che sono milizie nomadi di etnia araba che hanno compiuto tutti gli orrori possibili e inimmaginabili contro le genti del Darfur di etnia nera, per lo più contadini e pastori.

Il pianto di un innocente a Gaza

Il pianto di un innocente a Gaza
Ancora una volta il mondo intero si dovrebbe vergognare!!!
La guerra chi puo raccontarla? E' difficile farlo ma tutti possiamo immaginare come sia il sentire l'odore dei morti abbandonati nelle strade o sotto le macerie, il vedere i bambini che muoiono di fame accanto al cadavere della madre, il sentire il lamento dei feriti e lo strazio dei sopravvissuti, di chi si vede impotente e maledice chi gli ha portato via tutto.
Nella Striscia di Gaza siamo ormai quasi alla terza settimana di bombardamenti e inesorabilmente, come non potrebbe essere diversamente con tutta la tecnologia militare del 21° secolo che gli israeliani stanno usando, il numero dei morti tra i civili continuato ad aumentare, mentre l'esercito israeliano bombarda le loro case si moltiplicano tra i palestinesi le scene di disperazione e di dolore causati dagli effetti devastanti della guerra che certamente non sono cambiati nel tempo anzi al contrario.

Giugno 2009: La rivoluzione di velluto in Iran

Giugno 2009: La rivoluzione di velluto in Iran
Sono solidale con i persiani che manifestano

Il 12 giugno 2010 è caduto il primo anniversario delle contestate elezioni iraniane. Elezioni che decretarono la riconferma a presidente dell’Iran di Mahmud Ahmadinejad. Il Paese ha vissuto le prime ora di questa giornata con una calma carica di tensione che poi, è scoppiata nel pomeriggio intorno alle 16, le 13.30 italiane con i primi scontri tra manifestanti e forze di sicurezza nei pressi dell’Università Sharif di Teheran. Era impensabile che l’opposizione iraniana del movimento riformista dell’Onda Verde si facesse scappare questa occasione per proclamare il proprio dissenso al regime degli Ayatollah. I luoghi delle sanguinose proteste post elettorali di un anno fa si sono quindi di nuovo riempiti di manifestanti. Questo, nonostante l’appello dei leader dell’opposizione, Moussavi e Karroubi, a evitare di scendere in piazza e nonostante che le forze di sicurezza avessero preso posizione in vari punti strategici del centro di Teheran per prevenire manifestazioni. Nonostante le proteste e le accuse di brogli elettorali il contestato presidente Ahmadinejad ha potuto proseguire nel suo mandato, quasi certamente usurpato, grazie all’appoggio dell’ayatollah Ali Khamenei, la Guida Suprema. La lotta continuerà. Viva la Persia! Viva il movimento riformista!


i 44 presidenti degli Usa

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da www.patrickmoberg.com/blog/id:420/november-4-2008

The President United States of America

The President United States of America
Barack Obama

E' morta Miriam Makeba

E' morta Miriam Makeba
Addio Mama Afrika....io continuerò a sognare...

Notes

***

Italia. Violenza sessuale è allarme sociale


Dopo i recenti casi di stupri, a Roma, Bologna e Milano non si riesce quasi più a tenere il conto degli episodio di violenza sessuale che, dall'inizio dell'anno, si stanno susseguendo in Italia ad opera principalmente di stranieri. Un orribile reato che si verifica nelle grandi città metropolitane come nei piccoli centri urbani. Emergono dati da brividi dalle informazioni fornite dal Presidente facente funzioni del Tribunale di Como Giuseppe Anzani e dal Procuratore capo Alessandro Maria Lodolini. Ogni 4 giorni in Procura a Como arriva una denuncia per violenza sessuale. I fascicoli aperti tra luglio 2007 e giugno 2008 sono stati 89, tra violenze sessuali e pedofilia. Ma è solo la punta di un iceberg in quanto, il reato, per la quasi totalità è sommerso perché prevale ancora la paura e la vergogna a denunciare la violenza subita. Fino ad oggi la violenza che subivano le donne era soprattutto domestica, ma gli episodi di violenza che hanno visto protagoniste, loro malgrado, delle donne avvenuti negli ultimi giorni, per le strade, propongono una nuova emergenza. Un autorevole testimonianza è portata da Telefono Rosa che da anni conosce il fenomeno ed assiste le vittime. “Ciò che sta avvenendo dall'inizio dell'anno, precisa il presidente Maria Gabriella Carnieri Moscatelli, mi preoccupa. Non so se è solo l'effetto di maggiori denunce ma, dal nostro osservatorio, non era mai stato rilevata una cosa simile”. Gli avvenimenti degli ultimi giorni non fanno altro che conferma un'allarmante costante: in testa alla classifica degli autori di stupri ci sono gli stranieri. Il triste primato vede fra i primi i romeni, seguiti da marocchini e albanesi che sembra abbiano dato il via ad una esecrabile escalation di violenza contro le donne. Assodato che nella stragrande maggioranza dei casi questi episodi sono commessi da stranieri, spesso clandestini, ora si deve dare a tutto questo uno stop. Certezza della pena, custodia cautelare in carcere per chi è accusato di violenza sessuale ed esclusione di attenuanti per chi delinque sotto effetto di alcool e droghe. Tutto ovviamente tenendo conto di due elementi fondamentali: abbattere l'allarme sociale provocato da questo tipo di reati e tutelare la dignità della vittima, che va assicurata anche nel percorso dibattimentale.
Per raggiungere un risultato anzitutto è importante l'introduzione nel ddl sicurezza dell'obbligo del carcere per chi stupra. Forse il decreto 'anti-stupro' sarà pronto per venerdì esso dovrebbe contenere, come annunciato, importanti novità: gli accusati di stupro non potranno beneficiare della libertà condizionale, ci sarà un avvocato a spese dello Stato per le vittime di violenza sessuale, arriveranno nuovi presidi di polizia con relativi stanziamenti, saranno anticipate le norme contenute nel ddl anti-molestie che la Camera ha già approvato. Tra le altre cose, ci dovrebbero essere anche aggravanti se a commettere violenza sono familiari, partner o tutori; un pesante aggravio di pena se la vittima è sotto i 14 anni; uguale trattamento, invece, se la vittima è maggiorenne o appena sotto i 18; ergastolo sicuro, se allo stupro segue la morte della vittima. Mano pesante anche per i complici: nessuna possibilità di godere dei domiciliari neppure per i favoreggiatori.

***

La scuola pubblica in Italia con la 'Riforma Gelmini'

Esprimo la mia piena solidarietà con tutti coloro che protestano contro la Legge 133/08 la cosidetta 'Riforma Gelmini'....

Le cifre presentate nel decreto fanno venire i brividi: i tagli previsti dal decreto legge 112, poi convertito nella legge 133/08, e gli ulteriori provvedimenti contenuti nel decreto 137 porteranno, a livello nazionale, ad una riduzione di circa 100mila posti tra il personale docente e di 43mila posti tra quello Ata (ausiliari, tecnici e amministrativi).
Per molti, anche per i non addetti ai lavori, l'effetto provocato dalla legge che in pratica azzererà in poco tempo le faticose conquiste di anni e anni, non solo in termini di posti di lavoro, ma anche di mission- educativa e di didattica, rende il momento dei più cupi e tristi degli ultimi anni. Ai tagli vanno poi sommati, le conseguenze che scaturiranno dalla reintroduzione del maestro unico nelle scuole elementari.
L'Europa chiede più scuola, più sapere e l'Italia che fa?
Il contrario!
Rientrodurre il maestro unico è compiere, di sicuro, un passo indietro di almeno mezzo secolo. Se non addirittura si ritorna al tempo del libro cuore, senza offesa per quel libro mio compagno di tanti pomeriggi.
Perchè tutto questo? Bella domanda!
Molto probabilmente si tenta di mascherare con questa supposta riforma quello che è il vero scopo del provvedimento: incassare o meglio risparmiare in poco meno di 4-5 anni 8miliardi di euro. Questa è la cifra stimata, che dovrebbe restare nelle casse dello stato.
Un risparmio quindi certo ottenuto tagliando centinaia di migliaia di posti di lavoro ma al contempo che produrrà anche un effetto negativo: quello di un drastico ridimensionamento del servizio scolastico pubblico in favore forse di quello privato. Inoltre un'altra diretta conseguenza della L.133/08 sarà la chiusura di decine e decine di plessi scolastici.
Molte scuole, soprattutto nei piccoli centri urbani, non ci saranno più. A scomparire sarà anche un altro degli elementi cardine dell'istruzione primaria italiana: il tempo pieno. Bisogna fare attenzione, chi sostiene che il tempo pieno non sarà toccato dalla riforma o che addirittura aumenterà mente sapendo di farlo.
Rifletteteci un poco e capirete perchè!
Se prima, per ogni 2 classi, c'erano 3 insegnanti d'ora in poi sarà uno per classe, a seguire e istruire dai 20 ai 30 alunni e che svolgerà il suo orario lavorativo settimanale esclusivamente di mattina. Pertanto al pomeriggio non potrà esserci altro che un sorta di dopo-scuola, trasformando il tempo pieno di fatto in un parcheggio pomeridiano per i bambini, che nulla ha da condividere con l'offerta didattica di cui fino ad ieri, prima della 'riforma Gelmini', gli alunni potevano usufruire con il tempo pieno.

...

ARRIVERA' PER NATALE UNA 'SOCIAL CARD' AD OLTRE 1MLN DI ITALIANI 'POVERI'

C’è un detto che dice: "meglio poco che niente!".
In questo caso tra il poco e il nulla ci sono così poche differenze che è difficile distinguerli.
La 'social card, almeno per il momento, sembra più l’ennesimo spot varato dal governo che piuttosto un provvedimento serio in grado di aiutare per davvero i più bisognosi.
Nessuno però si è ricordato di dire che ogni spesa effettuata con la 'social card' in automatico sarà data una commissione alla Mastercard che è la società che ha emmesso ed è la proprietà della card.
Bhe! Almeno qualcuno di certo ci guadagnerà da questa iniziativa...
Appare strano che un'iniziativa così benefica abbia comunque dei costi accessori...stranezze tutte italiane!

***

Parole....di Abraham Lincoln

Non si può arrivare alla prosperità

scoraggiando l'impresa.
Non si può rafforzare il debole
indebolendo il più forte.
Non si può aiutare chi è piccolo
abbattendo chi è grande.
Non si può aiutare il povero
distruggendo il ricco.
Non si possono aumentare le paghe
rovinando i datori di lavoro.
Non si può progredire serenamente
spendendo più del guadagno.
Non si può promuovere la fratellanza umana
predicando l'odio di classe.
Non si può instaurare la sicurezza sociale
adoperando denaro imprestato.
Non si può formare carattere e coraggioto
gliendo iniziativa e sicurezza.
Non si può aiutare continuamente
la gente facendo in sua vece quello che potrebbe
e dovrebbe fare da sola.

USA 2008: ELETTO PRESIDENTE BARACK OBAMA

USA 2008: ELETTO PRESIDENTE BARACK OBAMA

marito e padre

i due rivali

genere umano

GIOCHI OLIMPICI DI PECHINO

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da peacereporter

23/02/2002 - 02/07/2008 Ingrid Betancourt è stata liberata!

23/02/2002 - 02/07/2008                  Ingrid Betancourt è stata liberata!
faccio mia la gioia di tutti!

Finalmente liberi!!!

Finalmente liberi!!!

Grazie a loro la Betancourt è libera

Grazie a loro la Betancourt è libera
il ministro della Difesa colombiano Santos e il generale Montoya

Grazie Uribe!!

Grazie Uribe!!
La Betancourt ha incontrato il presidente colombiano Uribe che vinse le elezioni del 2002

madre e figlia!

madre e figlia!
Yolanda Pulecio e Ingrid Betancourt

le due Betancourt

le due Betancourt
Ingrid abbraccia la madre Yolanda

La gioia della libertà riconquistata

La gioia della libertà riconquistata
Ingrid Betancourt dopo la liberazione