lunedì 7 novembre 2011

Pirateria marittima: pirati a caccia delle navi ‘indifese’

In questo periodo gli obiettivi più sensibili ad attacchi pirati al largo della Somalia sono le navi ‘indifese’. Si tratta di mercantili e pescherecci ritenuti ‘attaccabili’ dai predoni del mare perché, sono privi di difesa armata a bordo. Pur rimanendo alto il rischio per tutte le navi commerciali. Nelle ultime settimane i pirati somali stanno infatti, attaccando, quasi sempre, solo mercantili e pescherecci non dotati di protezione armata e per questo motivo ritenuti obiettivi più facile da conquistare. Con la fine della stagione dei monsoni i banditi del mare somali sono subito tornati a ‘cacciare’. Si è registrata infatti, nelle ultime settimane, dopo un lungo periodo di forzato ‘fermo stagionale’, una maggiore attività da parte dei pirati somali nel mare del Corno d’Africa e Oceano Indiano. In poco meno di un mese, dal 10 ottobre scorso, si sono registrati almeno 26 tentativi di catturare altrettanti navi. In merito, il quattro di ottobre scorso, era stato lanciato un ‘Warning’ dalla NATO. Il segnale di pericolo metteva in guardia, dopo il fermo stagionale, sulla possibilità di un aumento degli attacchi dei pirati somali a qualsiasi imbarcazione che solcasse le acque al largo della Somalia e dell’Oceano Indiano. Questo mare è ormai tristemente noto come il ‘mare dei pirati’. Le aree a forte rischio pirati sono a sud del Mar Rosso, attraverso lo stretto di Bab el-Mandeb fino al Golfo di Aden e al largo delle coste del bacino somalo e nell'Oceano Indiano. Ai pirati somali però, riesce sempre di meno di catturare una nave. Nell’ultimo rapporto sulla pirateria globale, datato 18 ottobre 2011, diffuso dall’International Chamber of Commerce, ICC, e dall’International Maritime Bureau, IMB, si evidenzia come, sebbene gli attacchi pirati nei primi 9 mesi del 2011 siano stati superiori allo stesso periodo del 2010, 199 contro 126, sono andati a buon fine solo 24 rispetto ai 35 dell’anno precedente. Tutto questo è stato reso possibile grazie al ricorso, da parte di un sempre maggiore numero di mercantili, a team di sicurezza a bordo. Infatti, la gran parte degli attacchi verificatisi negli ultimi mesi, sono stati, per lo più, respinti proprio dai team di sicurezza armati presenti a bordo delle navi arrembate. Sembra però, che ora i moderni filibustieri somali stiano correndo ai ripari. Essi si stanno organizzando in gruppi più forti e numerosi proprio per ‘contrastare’ le guardie armate, private o militari, imbarcate a bordo dei mercantili e pescherecci. Inoltre, il tutto presenta un rovescio della medaglia. I predoni del mare stanno infatti, iniziando a fare un distinguo. I pirati somali stanno attaccando, quasi sempre, solo le navi commerciali non dotate di protezione armata e per questo, obiettivi che essi ritengono più facile da conquistare. Un esempio vivo è la recente cattura della ‘MT Liquid Velvet’ con un equipaggio di 21 marittimi tutti di nazionalità filippina. Il sequestro risale allo scorso 31 ottobre. La riuscita nella cattura della nave sembra sia stata facilitata dalla mancanza degli standard di sicurezza a bordo. Standard ormai adottati da quasi tutti gli armatori per le loro navi. Significativamente il sequestro è giunto dopo oltre due mesi di ‘digiuno’ rompendo l’incantesimo che dal 20 agosto scorso impediva ai pirati somali di catturare un mercantile. Interrotta la sequenza negativa, le varie gang del mare, che operano nel ‘mare dei pirati’, hanno portato a segno altri sequestri. A cadere nelle loro mano dei pescherecci e i relativi equipaggio. Si tratta di navi che erano senza difesa armata a bordo. Tutto questo sta generando ulteriori preoccupazioni e angosce tra i lavoratori del mare. Sono in tanti quelli che caduti nelle mani dei predoni del mare sono ora trattenuti da questi in attesa che qualcuno paghi per il loro rilascio un riscatto. I predoni del mare presumono che gli armatori siano molto ricchi per cui le loro richieste di riscatto sono di diversi milioni di dollari. Difficile dire con certezza quanti siano in questo momento i marittimi catturati e trattenuti dai pirati somali a scopo estorsivo. Con molta probabilità sono diverse centinaia. La stima che più mette d’accordo tanti è di almeno 500 marittimi di diversa nazionalità. Di certo si sa che, solo il 10 per cento di essi provengono da Paesi OCSE, gli altri da Paesi come India, Ghana, Sudan, Sri Lanka, Vietnam, Pakistan, Egitto, Cina, Sri Lanka, Filippine e Yemen. Il calvario degli ostaggi è indescrivibile. Essi devono sopportare ogni forma di abuso che vanno dai maltrattamenti fisici ai psicologici, come bastonature e finte esecuzioni. Questi lavoratori del mare, insieme alle loro navi, sono trattenuti al largo dei covi pirati in Somalia. I principali covi si trovano lungo le zone costiere della Somalia e principalmente lungo i 345 km della costa della regione semiautonoma somala del Puntland. Un passaggio inquietante è che una quarantina di questi ostaggi sono trattenuti a terra o su altre navi. Si tratta dei membri dell'equipaggio della MT Asfalto Venture, MV Orna, SY Choizil, MV Leopard e parte dei membri dell’equipaggio della petroliera italiana Savina Caylyn. A terra, il livello di rischio e di disagio per gli ostaggi è superiore. Spesso, gli ostaggi sono tenuti in condizioni di base, ossia senza elettricità, senza servizi e cibo e acqua razionati. oi, per evitarne il rilevamento, spostano spesso gli ostaggi aumentando lo stress e la tensione. Anche se avvenuto dopo oltre 11 mesi, il recente rilascio dei marittimi della MV BLIDA fa ben sperare per gli altri ancora prigionieri in Somalia. La vicenda insegna che nonostante tutto quello che possa accadere, se le trattative sono condotte con capacità e si decide di pagare, si riesce a riportare a casa sani e salvi i lavoratori del mare trattenuti in ostaggio dai predoni del mare.Nel ‘mare dei pirati’ è in atto un vero e proprio stato di emergenza. E’ statisticamente rivelato che il 56 % degli attacchi pirati nel mondo sono condotti al largo della Somalia. I predoni del mare hanno ormai acquisito una decennale esperienza che mettono tutta a frutto. La loro minaccia alla rotta che unisce Asia e Europa, considerata la rotta più importante al mondo per il fatto che vi passa gran parte del petrolio diretto all’Occidente, cresce giorno dopo giorno creando una situazione che preoccupa sempre di più la comunità internazionale. Dopo che Il fenomeno ha visto la sua ‘esplosione’ nel 2008, in meno di tre anni le gang del mare somale sono riuscite a mettere in atto centinaia di attacchi incrementandoli e rincorrendo sempre di più a forme diverse di violenza sia negli assalti sia nel trattare gli equipaggi catturati. Mentre, nel 2009 e nel 2010 si registrava un attacco ogni 6 giorni, nel 2011 si sono registrati 2 e anche 3 attacchi nello stesso giorno. Quei lavoratori del mare che un tempo erano considerati ‘merce di scambio preziosa’, da mantenere in salute e in vita, oggi invece, sono anche usati come scudi umani e per assaltare altre navi. Un fatto quest’ultimo che ha portato ad un aumento delle vittime tra i marittimi equipaggi delle navi assaltate e catturate. Nell’ultimo rapporto sulla pirateria globale, datato 18 ottobre 2011, diffuso dall’International Chamber of Commerce, ICC, e dall’International Maritime Bureau, IMB si rivela che nei primi mesi del 2011 i pirati somali hanno catturato 625 marittimi, mentre 8 sono stati uccisi e 41 feriti nel corso dell’assalto o della prigionia. Nel tentativo di arginare il fenomeno della pirateria marittima sono state predisposte tre missioni navali militari internazionali di contrasto, CtF 151, Ocean Shield e Atalanta. Sono rispettivamente a guida USA, NATO e Ue. Questo però, non ha eliminato del tutto i rischi per i mercantili, oltre 40mila, che ogni anno navigano lungo la rotta Asia-Europa. Il fenomeno, che ha visto la sua ‘esplosione’ nel 2008, è ormai una vera e propria piaga. In meno di tre anni le gang del mare somale sono riuscite a mettere in scacco la comunità internazionale arrivando persino ad assaltare le stesse navi da guerra. Nel ‘mare dei pirati’ in agguato vi sono sempre uno o due barchini pirato pronti ad ‘aggredire’ la nave-preda di turno cercando di catturarla. In genere gli attacchi avvengono all’alba, anche se molti assalti si sono verificati anche di notte e durante il giorno. Quasi sempre nessuna nave da guerra delle coalizioni internazionali è a portata di ‘voce’. Un assalto dura massimo 15 minuti, mentre una nave da guerra anti pirati per intervenire in soccorso del mercantile assaltato ci può impiegare anche un giorno. Per ovviare a questo. nel Golfo di Aden dal 22 agosto del 2008, la missione navale del CTF 150, che pattuglia con navi da guerra il Mar Arabico e il mare lungo la costa del Corno D’Africa, ha istituito un corridoio nautico – marittimo militarizzato. Si tratta di una zona di protezione e di sicurezza, MSPA, di 8 miglia di larghezza e 550 miglia di lunghezza. Il corridoio è stato istituito per fornire un passaggio sicuro ai mercantili nel Golfo. A tutte le altre navi che viaggiano nel ‘mare dei pirati’ è invece, consigliato di tenersi ad almeno 600 miglia nautiche dalla costa somala. Purtroppo i mercantili sono soliti seguire la via più breve, passando per il Canale di Suez e il Golfo di Aden, per risparmiare sui costi. Questa rotta corre proprio lungo le coste della Somalia, acque battute dai predoni del mare alla caccia di una ‘preda’. Una recente indagine dell’International Marittime Organization, IMO, l'agenzia specializzata delle Nazioni Unite che si occupa della sicurezza della navigazione e della prevenzione dell'inquinamento marino da navi, ha indicato in maniera stimata che il traffico marittimo, che oggi rappresenta l'80 per cento del commercio mondiale, a causa del fenomeno della pirateria marittima sta perdendo, ogni anno, miliardi di dollari. Un fatto questo che sta portando ad una riduzione dei profitti spingendo le compagnie a farsi una concorrenza spietata tra di loro. Inoltre, dall’indagine emerge anche che negli ultimi anni si sta registrando un aumento del ricorso alle bandiere di comodo, oltre ad una corresponsione di stipendi sempre più ‘miserabili’ ai marittimi. A dimostrazione, il fatto che oltre il 90 per cento dei marittimi prigionieri in Somalia sono extra comunitari. Gli armatori infatti, per risparmiare sui costi tendono ad assumere marittimi di nazionalità extra comunitaria perché sono quelli più disposti a lavorare per salari molto più bassi di quelli che ricevono i marittimi comunitari.

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Una fiammella accesa per tutte le persone che soffrono al mondo

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Nel mondo sono tante le persone che piangono e soffrono a loro dedico un affettuoso pensiero....

Unioni Civili

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SI ALLE UNIONI CIVILI NO ALLE ADOZIONI

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Nel mondo ogni giorno vengono compiute carneficine immani in cui le vittime sono inermi civili

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il volto di un immigrato

...a quei bravi ragazzi, figli dell'America di oggi, morti in guerra!

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DARFUR:NON C'E' PIU' TEMPO DA PERDERE!

IN DARFUR SONO DECINE SE NON CENTINAIA LE PERSONE CHE MUOIONO OGNI MESE...
FAI LORO DEL BENE... AIUTA I RIFUGIATI E I PROFUGHI DEL DARFUR FACENDO UNA DONAZIONE ALL'AGENZIA ONU PER I RIFUGIATI UNHCR CHIAMA LO 0680212304 PER SAPERE COME FARE....
RICORDATI BASTANO 31 EURO PER ACQUISTARE 8 COPERTE, 51 EURO PER UNA TENDA E 200 EURO PER DARE ASSISTENZA MEDICA A 25 FAMIGLIE...

Un bambino del Darfur

Un bambino del Darfur
aiuta ad aiutarlo sostieni le iniziative pro Darfur
In Darfur dal 2003 ad oggi sono state compiute esecuzioni, anche di massa, stupri, soprattutto di massa, nei confronti di donne, uomini e bambini e interi villaggi sono stati rasi al suolo. Il terrore è stato usato come pratica generalizzata e a sfondo razziale mentre lo stupro è diventato una vera e propria arma da guerra.
Il governo sudanese di Khartoum da parte sua ha bombardato senza sosta i civili, e ha reso sempre più difficili le operazioni di soccorso delle organizzazioni umanitarie nei confronti delle genti del Darfur, fino al punto di far scappare via la maggior parte delle Ong operanti nella regione sudanese e liberarsi così di scomodi testimoni di quanto accadeva in quei luoghi. La stessa tattica è stata seguita prima con i peacekeepers dell'Ua e poi con quelli dell'Onu...
Tutto il mondo è a conoscenza di quanto accade in quella remota regione sudanese e lancia denunce. Da un lato Washington parla di genocidio, dall’altro l'Onu parla di catastrofe umanitaria e di pulizia etnica.
Il tutto però resta nella totale impunità!
Intanto, dal Febbraio 2003 anno in cui è iniziata la ribellione della popolazione di etnia africana del Darfur, circa 6 milioni in maggioranza musulmana e in parte animista, contro il governo sudanese, musulmano ma integralista e soprattutto di etnia araba e bianca, è scoppiato il conflitto che ha causato finora circa 300mila morti e due milioni e mezzo di profughi. Una protesta nata per lo stato di totale abbandono e sfruttamento in cui la popolazione nera era tenuta. La repressione del governo centrale è stata spietata, soprattutto facendo uso dei Janjaweed, i diavoli a cavallo, che sono milizie nomadi di etnia araba che hanno compiuto tutti gli orrori possibili e inimmaginabili contro le genti del Darfur di etnia nera, per lo più contadini e pastori.

Il pianto di un innocente a Gaza

Il pianto di un innocente a Gaza
Ancora una volta il mondo intero si dovrebbe vergognare!!!
La guerra chi puo raccontarla? E' difficile farlo ma tutti possiamo immaginare come sia il sentire l'odore dei morti abbandonati nelle strade o sotto le macerie, il vedere i bambini che muoiono di fame accanto al cadavere della madre, il sentire il lamento dei feriti e lo strazio dei sopravvissuti, di chi si vede impotente e maledice chi gli ha portato via tutto.
Nella Striscia di Gaza siamo ormai quasi alla terza settimana di bombardamenti e inesorabilmente, come non potrebbe essere diversamente con tutta la tecnologia militare del 21° secolo che gli israeliani stanno usando, il numero dei morti tra i civili continuato ad aumentare, mentre l'esercito israeliano bombarda le loro case si moltiplicano tra i palestinesi le scene di disperazione e di dolore causati dagli effetti devastanti della guerra che certamente non sono cambiati nel tempo anzi al contrario.

Giugno 2009: La rivoluzione di velluto in Iran

Giugno 2009: La rivoluzione di velluto in Iran
Sono solidale con i persiani che manifestano

Il 12 giugno 2010 è caduto il primo anniversario delle contestate elezioni iraniane. Elezioni che decretarono la riconferma a presidente dell’Iran di Mahmud Ahmadinejad. Il Paese ha vissuto le prime ora di questa giornata con una calma carica di tensione che poi, è scoppiata nel pomeriggio intorno alle 16, le 13.30 italiane con i primi scontri tra manifestanti e forze di sicurezza nei pressi dell’Università Sharif di Teheran. Era impensabile che l’opposizione iraniana del movimento riformista dell’Onda Verde si facesse scappare questa occasione per proclamare il proprio dissenso al regime degli Ayatollah. I luoghi delle sanguinose proteste post elettorali di un anno fa si sono quindi di nuovo riempiti di manifestanti. Questo, nonostante l’appello dei leader dell’opposizione, Moussavi e Karroubi, a evitare di scendere in piazza e nonostante che le forze di sicurezza avessero preso posizione in vari punti strategici del centro di Teheran per prevenire manifestazioni. Nonostante le proteste e le accuse di brogli elettorali il contestato presidente Ahmadinejad ha potuto proseguire nel suo mandato, quasi certamente usurpato, grazie all’appoggio dell’ayatollah Ali Khamenei, la Guida Suprema. La lotta continuerà. Viva la Persia! Viva il movimento riformista!


i 44 presidenti degli Usa

i 44 presidenti degli Usa
da www.patrickmoberg.com/blog/id:420/november-4-2008

The President United States of America

The President United States of America
Barack Obama

E' morta Miriam Makeba

E' morta Miriam Makeba
Addio Mama Afrika....io continuerò a sognare...

Notes

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Italia. Violenza sessuale è allarme sociale


Dopo i recenti casi di stupri, a Roma, Bologna e Milano non si riesce quasi più a tenere il conto degli episodio di violenza sessuale che, dall'inizio dell'anno, si stanno susseguendo in Italia ad opera principalmente di stranieri. Un orribile reato che si verifica nelle grandi città metropolitane come nei piccoli centri urbani. Emergono dati da brividi dalle informazioni fornite dal Presidente facente funzioni del Tribunale di Como Giuseppe Anzani e dal Procuratore capo Alessandro Maria Lodolini. Ogni 4 giorni in Procura a Como arriva una denuncia per violenza sessuale. I fascicoli aperti tra luglio 2007 e giugno 2008 sono stati 89, tra violenze sessuali e pedofilia. Ma è solo la punta di un iceberg in quanto, il reato, per la quasi totalità è sommerso perché prevale ancora la paura e la vergogna a denunciare la violenza subita. Fino ad oggi la violenza che subivano le donne era soprattutto domestica, ma gli episodi di violenza che hanno visto protagoniste, loro malgrado, delle donne avvenuti negli ultimi giorni, per le strade, propongono una nuova emergenza. Un autorevole testimonianza è portata da Telefono Rosa che da anni conosce il fenomeno ed assiste le vittime. “Ciò che sta avvenendo dall'inizio dell'anno, precisa il presidente Maria Gabriella Carnieri Moscatelli, mi preoccupa. Non so se è solo l'effetto di maggiori denunce ma, dal nostro osservatorio, non era mai stato rilevata una cosa simile”. Gli avvenimenti degli ultimi giorni non fanno altro che conferma un'allarmante costante: in testa alla classifica degli autori di stupri ci sono gli stranieri. Il triste primato vede fra i primi i romeni, seguiti da marocchini e albanesi che sembra abbiano dato il via ad una esecrabile escalation di violenza contro le donne. Assodato che nella stragrande maggioranza dei casi questi episodi sono commessi da stranieri, spesso clandestini, ora si deve dare a tutto questo uno stop. Certezza della pena, custodia cautelare in carcere per chi è accusato di violenza sessuale ed esclusione di attenuanti per chi delinque sotto effetto di alcool e droghe. Tutto ovviamente tenendo conto di due elementi fondamentali: abbattere l'allarme sociale provocato da questo tipo di reati e tutelare la dignità della vittima, che va assicurata anche nel percorso dibattimentale.
Per raggiungere un risultato anzitutto è importante l'introduzione nel ddl sicurezza dell'obbligo del carcere per chi stupra. Forse il decreto 'anti-stupro' sarà pronto per venerdì esso dovrebbe contenere, come annunciato, importanti novità: gli accusati di stupro non potranno beneficiare della libertà condizionale, ci sarà un avvocato a spese dello Stato per le vittime di violenza sessuale, arriveranno nuovi presidi di polizia con relativi stanziamenti, saranno anticipate le norme contenute nel ddl anti-molestie che la Camera ha già approvato. Tra le altre cose, ci dovrebbero essere anche aggravanti se a commettere violenza sono familiari, partner o tutori; un pesante aggravio di pena se la vittima è sotto i 14 anni; uguale trattamento, invece, se la vittima è maggiorenne o appena sotto i 18; ergastolo sicuro, se allo stupro segue la morte della vittima. Mano pesante anche per i complici: nessuna possibilità di godere dei domiciliari neppure per i favoreggiatori.

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La scuola pubblica in Italia con la 'Riforma Gelmini'

Esprimo la mia piena solidarietà con tutti coloro che protestano contro la Legge 133/08 la cosidetta 'Riforma Gelmini'....

Le cifre presentate nel decreto fanno venire i brividi: i tagli previsti dal decreto legge 112, poi convertito nella legge 133/08, e gli ulteriori provvedimenti contenuti nel decreto 137 porteranno, a livello nazionale, ad una riduzione di circa 100mila posti tra il personale docente e di 43mila posti tra quello Ata (ausiliari, tecnici e amministrativi).
Per molti, anche per i non addetti ai lavori, l'effetto provocato dalla legge che in pratica azzererà in poco tempo le faticose conquiste di anni e anni, non solo in termini di posti di lavoro, ma anche di mission- educativa e di didattica, rende il momento dei più cupi e tristi degli ultimi anni. Ai tagli vanno poi sommati, le conseguenze che scaturiranno dalla reintroduzione del maestro unico nelle scuole elementari.
L'Europa chiede più scuola, più sapere e l'Italia che fa?
Il contrario!
Rientrodurre il maestro unico è compiere, di sicuro, un passo indietro di almeno mezzo secolo. Se non addirittura si ritorna al tempo del libro cuore, senza offesa per quel libro mio compagno di tanti pomeriggi.
Perchè tutto questo? Bella domanda!
Molto probabilmente si tenta di mascherare con questa supposta riforma quello che è il vero scopo del provvedimento: incassare o meglio risparmiare in poco meno di 4-5 anni 8miliardi di euro. Questa è la cifra stimata, che dovrebbe restare nelle casse dello stato.
Un risparmio quindi certo ottenuto tagliando centinaia di migliaia di posti di lavoro ma al contempo che produrrà anche un effetto negativo: quello di un drastico ridimensionamento del servizio scolastico pubblico in favore forse di quello privato. Inoltre un'altra diretta conseguenza della L.133/08 sarà la chiusura di decine e decine di plessi scolastici.
Molte scuole, soprattutto nei piccoli centri urbani, non ci saranno più. A scomparire sarà anche un altro degli elementi cardine dell'istruzione primaria italiana: il tempo pieno. Bisogna fare attenzione, chi sostiene che il tempo pieno non sarà toccato dalla riforma o che addirittura aumenterà mente sapendo di farlo.
Rifletteteci un poco e capirete perchè!
Se prima, per ogni 2 classi, c'erano 3 insegnanti d'ora in poi sarà uno per classe, a seguire e istruire dai 20 ai 30 alunni e che svolgerà il suo orario lavorativo settimanale esclusivamente di mattina. Pertanto al pomeriggio non potrà esserci altro che un sorta di dopo-scuola, trasformando il tempo pieno di fatto in un parcheggio pomeridiano per i bambini, che nulla ha da condividere con l'offerta didattica di cui fino ad ieri, prima della 'riforma Gelmini', gli alunni potevano usufruire con il tempo pieno.

...

ARRIVERA' PER NATALE UNA 'SOCIAL CARD' AD OLTRE 1MLN DI ITALIANI 'POVERI'

C’è un detto che dice: "meglio poco che niente!".
In questo caso tra il poco e il nulla ci sono così poche differenze che è difficile distinguerli.
La 'social card, almeno per il momento, sembra più l’ennesimo spot varato dal governo che piuttosto un provvedimento serio in grado di aiutare per davvero i più bisognosi.
Nessuno però si è ricordato di dire che ogni spesa effettuata con la 'social card' in automatico sarà data una commissione alla Mastercard che è la società che ha emmesso ed è la proprietà della card.
Bhe! Almeno qualcuno di certo ci guadagnerà da questa iniziativa...
Appare strano che un'iniziativa così benefica abbia comunque dei costi accessori...stranezze tutte italiane!

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Parole....di Abraham Lincoln

Non si può arrivare alla prosperità

scoraggiando l'impresa.
Non si può rafforzare il debole
indebolendo il più forte.
Non si può aiutare chi è piccolo
abbattendo chi è grande.
Non si può aiutare il povero
distruggendo il ricco.
Non si possono aumentare le paghe
rovinando i datori di lavoro.
Non si può progredire serenamente
spendendo più del guadagno.
Non si può promuovere la fratellanza umana
predicando l'odio di classe.
Non si può instaurare la sicurezza sociale
adoperando denaro imprestato.
Non si può formare carattere e coraggioto
gliendo iniziativa e sicurezza.
Non si può aiutare continuamente
la gente facendo in sua vece quello che potrebbe
e dovrebbe fare da sola.

USA 2008: ELETTO PRESIDENTE BARACK OBAMA

USA 2008: ELETTO PRESIDENTE BARACK OBAMA

marito e padre

i due rivali

genere umano

GIOCHI OLIMPICI DI PECHINO

GIOCHI OLIMPICI DI PECHINO
da peacereporter

23/02/2002 - 02/07/2008 Ingrid Betancourt è stata liberata!

23/02/2002 - 02/07/2008                  Ingrid Betancourt è stata liberata!
faccio mia la gioia di tutti!

Finalmente liberi!!!

Finalmente liberi!!!

Grazie a loro la Betancourt è libera

Grazie a loro la Betancourt è libera
il ministro della Difesa colombiano Santos e il generale Montoya

Grazie Uribe!!

Grazie Uribe!!
La Betancourt ha incontrato il presidente colombiano Uribe che vinse le elezioni del 2002

madre e figlia!

madre e figlia!
Yolanda Pulecio e Ingrid Betancourt

le due Betancourt

le due Betancourt
Ingrid abbraccia la madre Yolanda

La gioia della libertà riconquistata

La gioia della libertà riconquistata
Ingrid Betancourt dopo la liberazione