mercoledì 5 ottobre 2011

Somalia: Mogadiscio vive il dopo al Shabaab nel terrore

Ieri una potente bomba ha scosso il centro della capitale della Somalia, Mogadiscio. Si è trattato di un camion carico di rottami di ferro e imbottito di esplosivo che è stato fatto saltare da un attentatore suicida nei pressi del cancello di un ministero del governo federale somalo. L’edificio colpito ospitava il ministero della Pubblica Istruzione e si trova in un complesso governativo in cui sono ubicati altri ministeri. Investito dall’esplosione anche il ‘Sahafi hotel’, che ospita funzionari governativi, e il quartier generale del Dipartimento Investigativo criminale. Il compound si trova nella zona K4 di Mogadiscio. Si tratta di un incrocio strategico che si trova sul percorso che collega la base della missione di pace dell'Unione africana in Somalia, Amisom, l'aeroporto e la sede del governo somalo. La sicurezza dell’intera area, è per questo, assicurata congiuntamente da soldati governativi e dai militari dell’ Amisom. Nonostante questo l’attentatore è riuscito nel suo intento. Non è chiaro ancora chi si volesse colpire, ma è certo che il mezzo esplodendo ha ucciso almeno 139 persone e ne ha ferite altrettanti. Si tratta per lo più di studenti, che in quel momento erano nel ministero per sostenere un esame per conseguire una borsa di studio offerta dal governo turco, funzionari di governo somalo e civili. L’episodio segna di fatto, in maniera cruenta e dopo due mesi di calma, il ritorno del terrorismo nella città somala oltre ad essere, per l’entità delle vittime, il più grave finora compiuto. A rivendicare l’attentato sono stati infatti, i miliziani islamici degli al Shabaab. Un gruppo terroristico che si contrappone al debole governo di transizione somalo, TFG, dal 2007 e che ormai controlla gran parte del Paese africano. Gli al Shabaab sono nati come movimento giovanile dell'Unione delle Corti islamiche, UCI, che governò il Paese fino al dicembre 2006, poi si sono trasformati in combattenti dopo la cacciata delll’UCI ad opera delle truppe etiopi accorse in aiuto del governo somalo e rimaste nel Paese fino al 2009. Tra gli al Shabaab militano parecchi combattenti estranei alla Somalia, provenienti dallo Yemen, Afghanistan e anche da Paesi occidentali. Giusto due mesi fa infatti, questi miliziani avevano abbandonato le aree che controllava nella capitale somala di Mogadiscio. Per mesi si erano confrontati con i caschi verdi dell’Unione africana della missione Amisom e le truppe governative del TFG senza concreti risultati. Nei mesi scorsi i militanti islamici hanno improvvisamente abbandonato le loro basi nella capitale somala e si sono ritirati nelle loro roccaforti nel sud e nel centro del Paese del Corno d’Africa. Il fatto che nelle ultime settimane a Mogadiscio sono state disinnescate numerose autobombe e alla luce dell’ultimo avvenimento è chiaro che si è trattato probabilmente di un cambiamento di tattica militare. I miliziani sembra abbiano ormai optato per gli attentati suicidi come mezzo per scalfire la ‘tenace’ resistenza dei governativi a Mogadiscio. Praticamente i mujahideen somali vogliono in questo modo concentrare le proprie energie proprio sulla città che è di fatto l’ultimo bastione in mano al governo somalo. Per attuare questa strategia, con il minor dispendio di energie e di uomini, si sono quindi ritirati dalla capitale per meglio operare dall’esterno con attacchi terroristici visto che il confronto diretto non aveva dato i frutti sperati anzi , le truppe dell’Ua e del governo somalo stavano riguadagnando terreno. Quello che è accaduto vanifica il tentativo del TFG di ‘spacciare’ alla comunità internazionale il ritiro degli al Shabaab come una sua grande vittoria. Il gruppo islamico è sempre operativo e mantiene il controllo sul territorio che ha strappato ai governativi e da quello che èacccaduto le sue cellule rimangono operative anche nella capitale somala. L'attuale governo federale di transizione, TFG, è stato chiamato nel 2004 dalla comunità internazionale, USA in testa, a guidare il processo di pace in Somalia in collaborazione con il Parlamento federale di transizione, TFP. Si è trattato del tentativo di creare, nel Paese del Corno d’Africa, un'amministrazione centrale funzionante dopo che, dalla caduta del dittatore Mohamed Siad Barre, avvenuta nel 1991, la Somalia è stata trascinata in lotte intestine che ne hanno disgregato economia e istituzioni trasformandolo lentamente in ‘ terra di nessuno’. Da allora questi combattimenti, tra signori della guerra, le forze governative e varie alleanze ribelli islamici, hanno causato la morte di migliaia di civili somali e sfollato dalle loro case altre centinaia di migliaia. Il mandato del TFG era quindi di riconciliazione del Paese, scrivere una nuova costituzione e organizzare elezioni democratiche. Nulla di tutto questo è stato fatto a fronte di un enorme gettito di denaro che la comunità internazionale, Italia in testa, ha versato nelle casse del governo somalo. Un mandato la cui scadenza era stata programmata per la fine dello scorso mese di agosto. Però, in virtù della partenza degli al Shabaab da Mogadiscio, con l'Accordo di Kampala, lo scorso 9 giugno questo mandato è stato poi, prorogato per altri 12 mesi, fino al 20 agosto 2012. Si tratta di una seconda proroga dopo quella biennale del gennaio del 2009. Confermati anche il capo dello stato, Sharif Sheikh Ahmed in carica dal gennaio del 2009 dopo le dimissioni di Abdullahi Mohamed Yusuf assassinato in questi giorni. Riconfermato anche il Presidente del Parlamento. Mentre è stato richiesto un rimpasto di governo è la nomina di un nuovo primo ministro somalo conseguente alle dimissioni, richieste, del premier Ahmed Mohamed Mohamed Abdullahi. Per cui a capo del nuovo governo somalo è stato nominato Abiwely Mohamed Ali, il quinto premier dal 2004, come rappresentante della regione separatista del Puntland, della regione del Galmudug e delle milizie filo-governativa degli Ahlu Sunna Wal Jamaa che hanno firmato l'accordo di giugno nella capitale ugandese. Si tratta di nuove entità politiche, sociali e militari che si sono andate ad aggiungere al già vasto scenario composto dal TFG e TFP. Questo accordo non è che l’ultimo, in ordine di tempo, di una serie di tentativi di risolvere la crisi somala. Tentativi ormai seriamente minati dalla sanguinosa avanzata islamista degli al Shabaab. Di recente la comunità internazionale aveva anche approvato una tabella di marcia. Si trattava di una sorta di roadmap del processo di pace in Somalia che si basava sul sostegno, principalmente economico, alle istituzioni federali transitorie somale, per ristabilire le condizioni di vivibilità a Mogadiscio dopo la ‘cacciata’ dei mujahideen. Un processo che ora è messo di nuovo in discussione. L’11 settembre scorso si era tenuto a New York anche un vertice sul Paese africano a margine dei lavori dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite. L'incontro era nato da una proposta del ministro degli Esteri, Franco Frattini, e dei suoi omologhi britannico e ugandese, William Hague e Sam Kutesa. Un vertice che ha visto la partecipazione di tanti Paesi donatori: Burundi, Cina, Italia, Gibuti, Etiopia, Francia, Kenia, Norvegia, Russia, Arabia Saudita, Somalia, Sudan, Uganda, Gran Bretagna, Stati Uniti, Turchia, Danimarca, Svezia e Giappone, oltre ai vertici dell'Unione africana, Ua, Unione europea, Ue, Lega araba e Organizzazione della conferenza islamica. Obiettivo del vertice è stato appunto esaminare e concordare l'attività futura del processo di pace somalo, sulla base degli accordi di Kampala del 9 giugno scorso, della roadmap concordata tra le parti somale il 6 settembre e il recente ritiro degli al Shabaab da Mogadiscio. Il vertice era nato anche dalla necessità di promuovere iniziative valide per affrontare anche la gravissima crisi umanitaria che sta colpendo la Somalia e la piaga della pirateria marittima. Quest’ultimo tema è stato promosso proprio dal capo della diplomazia italiana che da tempo si batte insistendo che questi fenomeni si combattono sulla terra e non soltanto pattugliando il Golfo di Aden. In Somalia son prigionieri ben 500 marittimi di diversa nazionalità tra cui 11 italiani. Si tratta dei membri degli equipaggi di almeno 34 navi, di cui due italiane, catturate dai pirati somali nel mare del Corno d’Africa e Oceano Indiano.

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Una fiammella accesa per tutte le persone che soffrono al mondo

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Nel mondo sono tante le persone che piangono e soffrono a loro dedico un affettuoso pensiero....

Unioni Civili

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SI ALLE UNIONI CIVILI NO ALLE ADOZIONI

STOP ALLE VIOLENZE IN SIRIA

Il mondo non può più stare a guardare mentre migliaia di siriani si vedono privati della libertà e della vita.....

Tutta la verità sul sequestro del rimorchiatore Buccaneer

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Rivista e libro in vendita al sito www.liberoreporter.it

A tutti quei bravi ragazzi morti per l'Italia

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Non mi abituerò mai a quest'immagine! Onore ai caduti

Nel mondo ogni giorno vengono compiute carneficine immani in cui le vittime sono inermi civili

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in memoria di coloro che hanno versato il loro sangue a causa del terrorismo ed ora sono solo ombre!

sono solidale con gli immigrati clandestini

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il volto di un immigrato

...a quei bravi ragazzi, figli dell'America di oggi, morti in guerra!

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DARFUR:NON C'E' PIU' TEMPO DA PERDERE!

IN DARFUR SONO DECINE SE NON CENTINAIA LE PERSONE CHE MUOIONO OGNI MESE...
FAI LORO DEL BENE... AIUTA I RIFUGIATI E I PROFUGHI DEL DARFUR FACENDO UNA DONAZIONE ALL'AGENZIA ONU PER I RIFUGIATI UNHCR CHIAMA LO 0680212304 PER SAPERE COME FARE....
RICORDATI BASTANO 31 EURO PER ACQUISTARE 8 COPERTE, 51 EURO PER UNA TENDA E 200 EURO PER DARE ASSISTENZA MEDICA A 25 FAMIGLIE...

Un bambino del Darfur

Un bambino del Darfur
aiuta ad aiutarlo sostieni le iniziative pro Darfur
In Darfur dal 2003 ad oggi sono state compiute esecuzioni, anche di massa, stupri, soprattutto di massa, nei confronti di donne, uomini e bambini e interi villaggi sono stati rasi al suolo. Il terrore è stato usato come pratica generalizzata e a sfondo razziale mentre lo stupro è diventato una vera e propria arma da guerra.
Il governo sudanese di Khartoum da parte sua ha bombardato senza sosta i civili, e ha reso sempre più difficili le operazioni di soccorso delle organizzazioni umanitarie nei confronti delle genti del Darfur, fino al punto di far scappare via la maggior parte delle Ong operanti nella regione sudanese e liberarsi così di scomodi testimoni di quanto accadeva in quei luoghi. La stessa tattica è stata seguita prima con i peacekeepers dell'Ua e poi con quelli dell'Onu...
Tutto il mondo è a conoscenza di quanto accade in quella remota regione sudanese e lancia denunce. Da un lato Washington parla di genocidio, dall’altro l'Onu parla di catastrofe umanitaria e di pulizia etnica.
Il tutto però resta nella totale impunità!
Intanto, dal Febbraio 2003 anno in cui è iniziata la ribellione della popolazione di etnia africana del Darfur, circa 6 milioni in maggioranza musulmana e in parte animista, contro il governo sudanese, musulmano ma integralista e soprattutto di etnia araba e bianca, è scoppiato il conflitto che ha causato finora circa 300mila morti e due milioni e mezzo di profughi. Una protesta nata per lo stato di totale abbandono e sfruttamento in cui la popolazione nera era tenuta. La repressione del governo centrale è stata spietata, soprattutto facendo uso dei Janjaweed, i diavoli a cavallo, che sono milizie nomadi di etnia araba che hanno compiuto tutti gli orrori possibili e inimmaginabili contro le genti del Darfur di etnia nera, per lo più contadini e pastori.

Il pianto di un innocente a Gaza

Il pianto di un innocente a Gaza
Ancora una volta il mondo intero si dovrebbe vergognare!!!
La guerra chi puo raccontarla? E' difficile farlo ma tutti possiamo immaginare come sia il sentire l'odore dei morti abbandonati nelle strade o sotto le macerie, il vedere i bambini che muoiono di fame accanto al cadavere della madre, il sentire il lamento dei feriti e lo strazio dei sopravvissuti, di chi si vede impotente e maledice chi gli ha portato via tutto.
Nella Striscia di Gaza siamo ormai quasi alla terza settimana di bombardamenti e inesorabilmente, come non potrebbe essere diversamente con tutta la tecnologia militare del 21° secolo che gli israeliani stanno usando, il numero dei morti tra i civili continuato ad aumentare, mentre l'esercito israeliano bombarda le loro case si moltiplicano tra i palestinesi le scene di disperazione e di dolore causati dagli effetti devastanti della guerra che certamente non sono cambiati nel tempo anzi al contrario.

Giugno 2009: La rivoluzione di velluto in Iran

Giugno 2009: La rivoluzione di velluto in Iran
Sono solidale con i persiani che manifestano

Il 12 giugno 2010 è caduto il primo anniversario delle contestate elezioni iraniane. Elezioni che decretarono la riconferma a presidente dell’Iran di Mahmud Ahmadinejad. Il Paese ha vissuto le prime ora di questa giornata con una calma carica di tensione che poi, è scoppiata nel pomeriggio intorno alle 16, le 13.30 italiane con i primi scontri tra manifestanti e forze di sicurezza nei pressi dell’Università Sharif di Teheran. Era impensabile che l’opposizione iraniana del movimento riformista dell’Onda Verde si facesse scappare questa occasione per proclamare il proprio dissenso al regime degli Ayatollah. I luoghi delle sanguinose proteste post elettorali di un anno fa si sono quindi di nuovo riempiti di manifestanti. Questo, nonostante l’appello dei leader dell’opposizione, Moussavi e Karroubi, a evitare di scendere in piazza e nonostante che le forze di sicurezza avessero preso posizione in vari punti strategici del centro di Teheran per prevenire manifestazioni. Nonostante le proteste e le accuse di brogli elettorali il contestato presidente Ahmadinejad ha potuto proseguire nel suo mandato, quasi certamente usurpato, grazie all’appoggio dell’ayatollah Ali Khamenei, la Guida Suprema. La lotta continuerà. Viva la Persia! Viva il movimento riformista!


i 44 presidenti degli Usa

i 44 presidenti degli Usa
da www.patrickmoberg.com/blog/id:420/november-4-2008

The President United States of America

The President United States of America
Barack Obama

E' morta Miriam Makeba

E' morta Miriam Makeba
Addio Mama Afrika....io continuerò a sognare...

Notes

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Italia. Violenza sessuale è allarme sociale


Dopo i recenti casi di stupri, a Roma, Bologna e Milano non si riesce quasi più a tenere il conto degli episodio di violenza sessuale che, dall'inizio dell'anno, si stanno susseguendo in Italia ad opera principalmente di stranieri. Un orribile reato che si verifica nelle grandi città metropolitane come nei piccoli centri urbani. Emergono dati da brividi dalle informazioni fornite dal Presidente facente funzioni del Tribunale di Como Giuseppe Anzani e dal Procuratore capo Alessandro Maria Lodolini. Ogni 4 giorni in Procura a Como arriva una denuncia per violenza sessuale. I fascicoli aperti tra luglio 2007 e giugno 2008 sono stati 89, tra violenze sessuali e pedofilia. Ma è solo la punta di un iceberg in quanto, il reato, per la quasi totalità è sommerso perché prevale ancora la paura e la vergogna a denunciare la violenza subita. Fino ad oggi la violenza che subivano le donne era soprattutto domestica, ma gli episodi di violenza che hanno visto protagoniste, loro malgrado, delle donne avvenuti negli ultimi giorni, per le strade, propongono una nuova emergenza. Un autorevole testimonianza è portata da Telefono Rosa che da anni conosce il fenomeno ed assiste le vittime. “Ciò che sta avvenendo dall'inizio dell'anno, precisa il presidente Maria Gabriella Carnieri Moscatelli, mi preoccupa. Non so se è solo l'effetto di maggiori denunce ma, dal nostro osservatorio, non era mai stato rilevata una cosa simile”. Gli avvenimenti degli ultimi giorni non fanno altro che conferma un'allarmante costante: in testa alla classifica degli autori di stupri ci sono gli stranieri. Il triste primato vede fra i primi i romeni, seguiti da marocchini e albanesi che sembra abbiano dato il via ad una esecrabile escalation di violenza contro le donne. Assodato che nella stragrande maggioranza dei casi questi episodi sono commessi da stranieri, spesso clandestini, ora si deve dare a tutto questo uno stop. Certezza della pena, custodia cautelare in carcere per chi è accusato di violenza sessuale ed esclusione di attenuanti per chi delinque sotto effetto di alcool e droghe. Tutto ovviamente tenendo conto di due elementi fondamentali: abbattere l'allarme sociale provocato da questo tipo di reati e tutelare la dignità della vittima, che va assicurata anche nel percorso dibattimentale.
Per raggiungere un risultato anzitutto è importante l'introduzione nel ddl sicurezza dell'obbligo del carcere per chi stupra. Forse il decreto 'anti-stupro' sarà pronto per venerdì esso dovrebbe contenere, come annunciato, importanti novità: gli accusati di stupro non potranno beneficiare della libertà condizionale, ci sarà un avvocato a spese dello Stato per le vittime di violenza sessuale, arriveranno nuovi presidi di polizia con relativi stanziamenti, saranno anticipate le norme contenute nel ddl anti-molestie che la Camera ha già approvato. Tra le altre cose, ci dovrebbero essere anche aggravanti se a commettere violenza sono familiari, partner o tutori; un pesante aggravio di pena se la vittima è sotto i 14 anni; uguale trattamento, invece, se la vittima è maggiorenne o appena sotto i 18; ergastolo sicuro, se allo stupro segue la morte della vittima. Mano pesante anche per i complici: nessuna possibilità di godere dei domiciliari neppure per i favoreggiatori.

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La scuola pubblica in Italia con la 'Riforma Gelmini'

Esprimo la mia piena solidarietà con tutti coloro che protestano contro la Legge 133/08 la cosidetta 'Riforma Gelmini'....

Le cifre presentate nel decreto fanno venire i brividi: i tagli previsti dal decreto legge 112, poi convertito nella legge 133/08, e gli ulteriori provvedimenti contenuti nel decreto 137 porteranno, a livello nazionale, ad una riduzione di circa 100mila posti tra il personale docente e di 43mila posti tra quello Ata (ausiliari, tecnici e amministrativi).
Per molti, anche per i non addetti ai lavori, l'effetto provocato dalla legge che in pratica azzererà in poco tempo le faticose conquiste di anni e anni, non solo in termini di posti di lavoro, ma anche di mission- educativa e di didattica, rende il momento dei più cupi e tristi degli ultimi anni. Ai tagli vanno poi sommati, le conseguenze che scaturiranno dalla reintroduzione del maestro unico nelle scuole elementari.
L'Europa chiede più scuola, più sapere e l'Italia che fa?
Il contrario!
Rientrodurre il maestro unico è compiere, di sicuro, un passo indietro di almeno mezzo secolo. Se non addirittura si ritorna al tempo del libro cuore, senza offesa per quel libro mio compagno di tanti pomeriggi.
Perchè tutto questo? Bella domanda!
Molto probabilmente si tenta di mascherare con questa supposta riforma quello che è il vero scopo del provvedimento: incassare o meglio risparmiare in poco meno di 4-5 anni 8miliardi di euro. Questa è la cifra stimata, che dovrebbe restare nelle casse dello stato.
Un risparmio quindi certo ottenuto tagliando centinaia di migliaia di posti di lavoro ma al contempo che produrrà anche un effetto negativo: quello di un drastico ridimensionamento del servizio scolastico pubblico in favore forse di quello privato. Inoltre un'altra diretta conseguenza della L.133/08 sarà la chiusura di decine e decine di plessi scolastici.
Molte scuole, soprattutto nei piccoli centri urbani, non ci saranno più. A scomparire sarà anche un altro degli elementi cardine dell'istruzione primaria italiana: il tempo pieno. Bisogna fare attenzione, chi sostiene che il tempo pieno non sarà toccato dalla riforma o che addirittura aumenterà mente sapendo di farlo.
Rifletteteci un poco e capirete perchè!
Se prima, per ogni 2 classi, c'erano 3 insegnanti d'ora in poi sarà uno per classe, a seguire e istruire dai 20 ai 30 alunni e che svolgerà il suo orario lavorativo settimanale esclusivamente di mattina. Pertanto al pomeriggio non potrà esserci altro che un sorta di dopo-scuola, trasformando il tempo pieno di fatto in un parcheggio pomeridiano per i bambini, che nulla ha da condividere con l'offerta didattica di cui fino ad ieri, prima della 'riforma Gelmini', gli alunni potevano usufruire con il tempo pieno.

...

ARRIVERA' PER NATALE UNA 'SOCIAL CARD' AD OLTRE 1MLN DI ITALIANI 'POVERI'

C’è un detto che dice: "meglio poco che niente!".
In questo caso tra il poco e il nulla ci sono così poche differenze che è difficile distinguerli.
La 'social card, almeno per il momento, sembra più l’ennesimo spot varato dal governo che piuttosto un provvedimento serio in grado di aiutare per davvero i più bisognosi.
Nessuno però si è ricordato di dire che ogni spesa effettuata con la 'social card' in automatico sarà data una commissione alla Mastercard che è la società che ha emmesso ed è la proprietà della card.
Bhe! Almeno qualcuno di certo ci guadagnerà da questa iniziativa...
Appare strano che un'iniziativa così benefica abbia comunque dei costi accessori...stranezze tutte italiane!

***

Parole....di Abraham Lincoln

Non si può arrivare alla prosperità

scoraggiando l'impresa.
Non si può rafforzare il debole
indebolendo il più forte.
Non si può aiutare chi è piccolo
abbattendo chi è grande.
Non si può aiutare il povero
distruggendo il ricco.
Non si possono aumentare le paghe
rovinando i datori di lavoro.
Non si può progredire serenamente
spendendo più del guadagno.
Non si può promuovere la fratellanza umana
predicando l'odio di classe.
Non si può instaurare la sicurezza sociale
adoperando denaro imprestato.
Non si può formare carattere e coraggioto
gliendo iniziativa e sicurezza.
Non si può aiutare continuamente
la gente facendo in sua vece quello che potrebbe
e dovrebbe fare da sola.

USA 2008: ELETTO PRESIDENTE BARACK OBAMA

USA 2008: ELETTO PRESIDENTE BARACK OBAMA

marito e padre

i due rivali

genere umano

GIOCHI OLIMPICI DI PECHINO

GIOCHI OLIMPICI DI PECHINO
da peacereporter

23/02/2002 - 02/07/2008 Ingrid Betancourt è stata liberata!

23/02/2002 - 02/07/2008                  Ingrid Betancourt è stata liberata!
faccio mia la gioia di tutti!

Finalmente liberi!!!

Finalmente liberi!!!

Grazie a loro la Betancourt è libera

Grazie a loro la Betancourt è libera
il ministro della Difesa colombiano Santos e il generale Montoya

Grazie Uribe!!

Grazie Uribe!!
La Betancourt ha incontrato il presidente colombiano Uribe che vinse le elezioni del 2002

madre e figlia!

madre e figlia!
Yolanda Pulecio e Ingrid Betancourt

le due Betancourt

le due Betancourt
Ingrid abbraccia la madre Yolanda

La gioia della libertà riconquistata

La gioia della libertà riconquistata
Ingrid Betancourt dopo la liberazione