domenica 16 ottobre 2011

Pirateria marittima: i pirati somali sanno essere anche umani

Quello compiuto dai pirati somali, nel corso della settimana appena conclusasi, è stato un vero e proprio gesto umanitario. La gang del mare, che li tratteneva in ostaggio, ha rilasciato due dei marittimi membri dell’equipaggio della MV BLIDA. Il cargo battente bandiera algerina è gestito da una società con sede in Grecia, la Sekur Holiding INC., mentre la proprietà è algerina, la International Bulk Cariers associata alla Compagnie Nationale de Navigation. La nave è in mano a pirati somali dallo scorso mese di gennaio. A bordo del mercantile vi sono 27 membri d'equipaggio, 17 sono di nazionalità algerina e altri 10 di diversa nazionalità. Si tratta di 6 ucraini, tra cui il comandante, 2 filippini, un giordano e un indonesiano. Due di questi lavoratori del mare erano gravemente ammalati e necessitavano di cure ospedaliere. Pertanto, come gesto umanitario, e non è la prima volta, i pirati somali li hanno rilasciati senza il pagamento di un riscatto. Ad essere stati rilasciati uno dei 17 marittimi algerini e un altro degli altri 10 di cui però, ancora non si conosce nazionalità. Da questo emerge un fatto che, mentre, i banditi somali sono disposti anche ad attendere mesi per rilasciare una nave e il suo equipaggio se i cambio non riceve un riscatto, dall’altro lato, per motivi umanitari, sono disposti anche a rilasciare dei marittimi se questi sono gravemente ammalati. Per cui i pirati somali sanno anche essere umani. Nei mesi scorsi proprio per sollecitare il governo di Algeri nel fare in modo che i marittimi della MV Blida tornassero a casa sani e salvi si è creato un vasto movimento d'opinione nel Paese nordaficano. Un movimento che assieme alle famiglie di questi lavoratori del mare ha inscenato numerose manifestazioni. L'Algeria, come tanti altri Paesi, non intende ne trattare ne pagare alcun riscatto, almeno ufficialmente, ai pirati somali. Lo scorso mese di luglio Moundeer Abdul-Rahman, uno dei 17 marinai algerini prigionieri in Somalia, aveva lanciato un appello al proprio governo. L’occasione gli era stata data da una telefonata fatta dalla nave ai familiari a casa in Algeria. Moundeer e gli altri ostaggi speravano di poter essere di ritorno a casa prima dell’inizio del mese sacro del Ramadan ossia all’inizio del mese di agosto. Così non è stato. Ad ottobre, a 10 mesi dal sequestro, sono ancora prigionieri dei pirati somali. Dopo la cattura della nave algerina, in Algeria, era stata creata un’unità di crisi composta da funzionari del ministero degli Esteri e dei Trasporti e membri della società nazionale algerina di navigazione marittima, CNAN. Lo scopo era di raccogliere informazioni e tenere i contatti con la nave e i sequestratori. Da allora però, l’unità di crisi non ha mai fornito notizie su eventuali esiti del lavoro svolto. Un copione già visto in altre parti del mondo e, che sottolinea quanto sembra essere sempre più palese ossia che i governi dei Paesi a cui appartengono i marittimi, che cadono nelle mani delle gang del mare somale, forse non facciano abbastanza per riportare a casa i loro connazionali. Al tempo stesso indica quanto sia alto il malessere e la sofferenza dei familiari degli ostaggi lasciati dai loro governi senza notizie sulla sorte dei loro cari. Uomini e nave sarebbero ostaggio di una gang del mare somala di Gaarad che inizialmente hanno chiesto per il loro rilascio un riscatto di circa 6 mln di dollari. Come sempre la cifra era trattabile tanto è vero che il negoziatore era riuscito a far scendere la cifra a circa 3 mln di dollari. Quando tutto era pronto per lo scambio è saltato l’accordo. I pirati hanno deciso che per meno di 6 mln di dollari non avrebbero mollato nave e uomini. Questa sembra essere una nuova tendenza delle gang del mare. Quella di far saltare gli accordi all'ultimo minuto, ha un solo intento, quello di ottenere più soldi. Purtroppo nel caso della MV Blida la cifra è al di sopra delle possibilità dell’armatore anche perchè la copertura assicurativa, di cui godeva la nave algerina, è di soli 2,5 mln di dollari. Questo non è il solo caso verificatosi. Un altro caso riguarda la MV Dover. In questo modo però, essi stanno solo facendo infuriare gli armatori spingendoli ancora di più ad essere meno inclini a trattare un riscatto, per avere nave e uomini indietro, con i pirati somali. Gli stessi armatori, ormai stretti da tempo nella morsa delle assicurazioni, sembrano ora stanchi delle ‘pretese’ delle gang del mare. Purtroppo, tutto questo è anche conseguenza del fatto che i pirati somali si stanno ritrovando con un numero sempre minor di navi tenute in ostaggio e in attesa del pagamento di un riscatto. Per cui ora essi sentono il bisogno realizzare il massimo profitto su quelle che sono in loro possesso. E’ stato stimato che la somma pagata come riscatto negli anni è aumentata mediamente di 36 volte rispetto al 2005 quando veniva pagato un riscatto di 150mila dollari. Oggi si paga tra i 5 e i 10 mln di dollari. L’attività criminale a cui si sono dedicati i somali frutta loro molto bene. Dopo che nel 2008 l’incasso era stato di 55 mln di dollari e, nel 2009 di quasi 100 mln di dollari, nel 2010 nelle casse dei pirati sono entrati oltre 100 mln di dollari e nei primi 9 mesi del 2011 i riscatti pagati hanno già superato quota 100 mln di dollari. Ed è forse per questo che nell'ultimo anno e mezzo non sono stati più divulgate informazioni riguardante i riscatti pagati dalle compagnie di trasporto marittimo o dai governi dei Paesi a cui appartenevano navi e uomini catturati. A trattare per il rilascio degli uomini e delle navi catturate sono le stesse compagnie marittime proprietarie della nave. Anche i governi dei Paesi da cui provengono i marittimi catturati sono coinvolti nella vicenda. Spesso sono proprio quest’ultimi che pagano la somma concordata per il rilascio di nave e uomini. Il costo medio di un sequestro lievita di anno in anno. Su di esso incide soprattutto la parte della negoziazione. Ai negoziatori, che sono o nominati dagli assicuratori o consigliati dagli stessi pirati, va una sorta di percentuale del riscatto. Questo induce a pensare che più alto è il riscatto pagato più alta è la loro ricompensa, per cui hanno tutto l’interesse a farlo essere alto.
Nel 2010 gli ostaggi caduti nelle mani dei pirati somali avevano raggiunto il numero record di 1181 marittimi. Attualmente si stima che nelle loro mani vi siano trattenute in ostaggio circa 30 navi e i loro equipaggi. Si tratta di almeno 500 marittimi di diversa nazionalità. Il 10 per cento di essi provengono da Paesi OCSE. Ci sono anche 11 italiani. Nelle loro mani però, anche altri marittimi. Si tratta di persone che i pirati trattengono senza una nave e che si trovano tenuti prigionieri a terra o su altre navi catturate. Tra questi gli equipaggi della MT Asfalto Venture, MV Orna, MV Leopard e la coppia di velisti sudafricani dello yacht SY Choizil catturati alla fine del 2010.
E’ certo che i sequestratori sfogano il loro malessere, per il protrassi del sequestro, sui poveri ostaggi con ferocia e con vessazioni di ogni genere. Dopo la cattura nave ed uomini dell’equipaggio vengono affidati in custodia ad altri predoni che vanno a viverci a bordo insieme agli ostaggi. Una promiscuità forzata che conduce anche a situazioni esasperanti dettate dal prolungarsi del sequestro e dal fatto che i somali sono molto dediti a consumare grandi quantità di khat, foglie euforizzante che masticano di continuo, e a bere alcoolici. Una miscela esplosiva che trasforma la prigionia dei marittimi catturati in un vero INFERNO. Un'esperienza che segna anima, mente e corpo. Per cui meno dura il sequestro meglio è per gli ostaggi!
Per un po’ di tempo non si è parlato di nuovi attacchi pirati, ma nelle ultime settimane sembra che il fenomeno della pirateria marittima si sia ‘risvegliato’. Questo è dovuto in parte al fatto che la stagione dei monsoni è terminata dalla metà del mese di settembre. Per cui i predoni del mare hanno potuto riprendere la loro attività. Con il tempo che è migliorato è scattato infatti, l’allerta per il timore di una nuova ondata di dirottamenti.
Il problema è che ora, di fronte ad una minore propensione degli armatori a pagare i riscatti, ad una maggiore difficoltà ad impadronirsi di un mercantile, a causa del fatto che un numero sempre maggiore di Paesi sta ricorrendo alla difesa dei proprio cargo con team di sicurezza armati a bordo di queste navi, i pirati somali possano dirigere la loro ‘attenzione’ verso obiettivi più facili. Obiettivi che potrebbero essere le barche a vela che navigano nell’Oceano Indiano. Finora diverse di questi yacht sono stati catturati. In tutti i casi si è trattato di un ripiego, da parte di predoni del mare, dopo un’infruttuosa caccia. Un altro problema che si sta concretizzando nella lotta al fenomeno della pirateria marittima è quello derivante dal fatto che molti Paesi stanno prendendo in considerazione l’idea di non rinnovare la loro partecipazione alle missioni navali di contrasto al fenomeno questo a causa di un forte ridimensionamento delle spese militari. Per cui nei prossimi mesi si prospetta un ridimensionamento della presenza navale militare nel ‘mare dei pirati’. Un fatto questo che aggrava ulteriormente la situazione. Questo in quanto le oltre 50 navi da guerra che pattugliavano il mare del Corno D’Africa e Oceano Indiano erano già in numero esiguo figuriamoci dopo la defezione di molti Paesi. Uno di questi potrebbe essere il Regno Unito.

Nessun commento:

DIRITTI E UTILIZZO RISERVATI

LA RIPRODUZIONE, TOTALE E PARZIALE, DEL CONTENUTO DI QUESTO BLOG, COMPRESO LE FOTO, E' CONSENTITA SOLO A CONDIZIONE CHE NON VENGA ALTERATO IL CONTENUTO E VENGA CITATA SEMPRE IL BLOG E AUTORE (fonte).
GRAZIE


Una fiammella accesa per tutte le persone che soffrono al mondo

Una fiammella accesa per tutte le persone che soffrono al mondo
Nel mondo sono tante le persone che piangono e soffrono a loro dedico un affettuoso pensiero....

Unioni Civili

Unioni Civili
SI ALLE UNIONI CIVILI NO ALLE ADOZIONI

STOP ALLE VIOLENZE IN SIRIA

Il mondo non può più stare a guardare mentre migliaia di siriani si vedono privati della libertà e della vita.....

Tutta la verità sul sequestro del rimorchiatore Buccaneer

Tutta la verità sul sequestro del rimorchiatore Buccaneer

Rivista e libro in vendita al sito www.liberoreporter.it

A tutti quei bravi ragazzi morti per l'Italia

A tutti quei bravi ragazzi morti per l'Italia
Non mi abituerò mai a quest'immagine! Onore ai caduti

Nel mondo ogni giorno vengono compiute carneficine immani in cui le vittime sono inermi civili

Nel mondo ogni giorno vengono compiute carneficine immani in cui le vittime sono inermi civili
in memoria di coloro che hanno versato il loro sangue a causa del terrorismo ed ora sono solo ombre!

sono solidale con gli immigrati clandestini

sono solidale con gli immigrati clandestini
il volto di un immigrato

...a quei bravi ragazzi, figli dell'America di oggi, morti in guerra!

...a quei bravi ragazzi, figli dell'America di oggi, morti in guerra!

DARFUR:NON C'E' PIU' TEMPO DA PERDERE!

IN DARFUR SONO DECINE SE NON CENTINAIA LE PERSONE CHE MUOIONO OGNI MESE...
FAI LORO DEL BENE... AIUTA I RIFUGIATI E I PROFUGHI DEL DARFUR FACENDO UNA DONAZIONE ALL'AGENZIA ONU PER I RIFUGIATI UNHCR CHIAMA LO 0680212304 PER SAPERE COME FARE....
RICORDATI BASTANO 31 EURO PER ACQUISTARE 8 COPERTE, 51 EURO PER UNA TENDA E 200 EURO PER DARE ASSISTENZA MEDICA A 25 FAMIGLIE...

Un bambino del Darfur

Un bambino del Darfur
aiuta ad aiutarlo sostieni le iniziative pro Darfur
In Darfur dal 2003 ad oggi sono state compiute esecuzioni, anche di massa, stupri, soprattutto di massa, nei confronti di donne, uomini e bambini e interi villaggi sono stati rasi al suolo. Il terrore è stato usato come pratica generalizzata e a sfondo razziale mentre lo stupro è diventato una vera e propria arma da guerra.
Il governo sudanese di Khartoum da parte sua ha bombardato senza sosta i civili, e ha reso sempre più difficili le operazioni di soccorso delle organizzazioni umanitarie nei confronti delle genti del Darfur, fino al punto di far scappare via la maggior parte delle Ong operanti nella regione sudanese e liberarsi così di scomodi testimoni di quanto accadeva in quei luoghi. La stessa tattica è stata seguita prima con i peacekeepers dell'Ua e poi con quelli dell'Onu...
Tutto il mondo è a conoscenza di quanto accade in quella remota regione sudanese e lancia denunce. Da un lato Washington parla di genocidio, dall’altro l'Onu parla di catastrofe umanitaria e di pulizia etnica.
Il tutto però resta nella totale impunità!
Intanto, dal Febbraio 2003 anno in cui è iniziata la ribellione della popolazione di etnia africana del Darfur, circa 6 milioni in maggioranza musulmana e in parte animista, contro il governo sudanese, musulmano ma integralista e soprattutto di etnia araba e bianca, è scoppiato il conflitto che ha causato finora circa 300mila morti e due milioni e mezzo di profughi. Una protesta nata per lo stato di totale abbandono e sfruttamento in cui la popolazione nera era tenuta. La repressione del governo centrale è stata spietata, soprattutto facendo uso dei Janjaweed, i diavoli a cavallo, che sono milizie nomadi di etnia araba che hanno compiuto tutti gli orrori possibili e inimmaginabili contro le genti del Darfur di etnia nera, per lo più contadini e pastori.

Il pianto di un innocente a Gaza

Il pianto di un innocente a Gaza
Ancora una volta il mondo intero si dovrebbe vergognare!!!
La guerra chi puo raccontarla? E' difficile farlo ma tutti possiamo immaginare come sia il sentire l'odore dei morti abbandonati nelle strade o sotto le macerie, il vedere i bambini che muoiono di fame accanto al cadavere della madre, il sentire il lamento dei feriti e lo strazio dei sopravvissuti, di chi si vede impotente e maledice chi gli ha portato via tutto.
Nella Striscia di Gaza siamo ormai quasi alla terza settimana di bombardamenti e inesorabilmente, come non potrebbe essere diversamente con tutta la tecnologia militare del 21° secolo che gli israeliani stanno usando, il numero dei morti tra i civili continuato ad aumentare, mentre l'esercito israeliano bombarda le loro case si moltiplicano tra i palestinesi le scene di disperazione e di dolore causati dagli effetti devastanti della guerra che certamente non sono cambiati nel tempo anzi al contrario.

Giugno 2009: La rivoluzione di velluto in Iran

Giugno 2009: La rivoluzione di velluto in Iran
Sono solidale con i persiani che manifestano

Il 12 giugno 2010 è caduto il primo anniversario delle contestate elezioni iraniane. Elezioni che decretarono la riconferma a presidente dell’Iran di Mahmud Ahmadinejad. Il Paese ha vissuto le prime ora di questa giornata con una calma carica di tensione che poi, è scoppiata nel pomeriggio intorno alle 16, le 13.30 italiane con i primi scontri tra manifestanti e forze di sicurezza nei pressi dell’Università Sharif di Teheran. Era impensabile che l’opposizione iraniana del movimento riformista dell’Onda Verde si facesse scappare questa occasione per proclamare il proprio dissenso al regime degli Ayatollah. I luoghi delle sanguinose proteste post elettorali di un anno fa si sono quindi di nuovo riempiti di manifestanti. Questo, nonostante l’appello dei leader dell’opposizione, Moussavi e Karroubi, a evitare di scendere in piazza e nonostante che le forze di sicurezza avessero preso posizione in vari punti strategici del centro di Teheran per prevenire manifestazioni. Nonostante le proteste e le accuse di brogli elettorali il contestato presidente Ahmadinejad ha potuto proseguire nel suo mandato, quasi certamente usurpato, grazie all’appoggio dell’ayatollah Ali Khamenei, la Guida Suprema. La lotta continuerà. Viva la Persia! Viva il movimento riformista!


i 44 presidenti degli Usa

i 44 presidenti degli Usa
da www.patrickmoberg.com/blog/id:420/november-4-2008

The President United States of America

The President United States of America
Barack Obama

E' morta Miriam Makeba

E' morta Miriam Makeba
Addio Mama Afrika....io continuerò a sognare...

Notes

***

Italia. Violenza sessuale è allarme sociale


Dopo i recenti casi di stupri, a Roma, Bologna e Milano non si riesce quasi più a tenere il conto degli episodio di violenza sessuale che, dall'inizio dell'anno, si stanno susseguendo in Italia ad opera principalmente di stranieri. Un orribile reato che si verifica nelle grandi città metropolitane come nei piccoli centri urbani. Emergono dati da brividi dalle informazioni fornite dal Presidente facente funzioni del Tribunale di Como Giuseppe Anzani e dal Procuratore capo Alessandro Maria Lodolini. Ogni 4 giorni in Procura a Como arriva una denuncia per violenza sessuale. I fascicoli aperti tra luglio 2007 e giugno 2008 sono stati 89, tra violenze sessuali e pedofilia. Ma è solo la punta di un iceberg in quanto, il reato, per la quasi totalità è sommerso perché prevale ancora la paura e la vergogna a denunciare la violenza subita. Fino ad oggi la violenza che subivano le donne era soprattutto domestica, ma gli episodi di violenza che hanno visto protagoniste, loro malgrado, delle donne avvenuti negli ultimi giorni, per le strade, propongono una nuova emergenza. Un autorevole testimonianza è portata da Telefono Rosa che da anni conosce il fenomeno ed assiste le vittime. “Ciò che sta avvenendo dall'inizio dell'anno, precisa il presidente Maria Gabriella Carnieri Moscatelli, mi preoccupa. Non so se è solo l'effetto di maggiori denunce ma, dal nostro osservatorio, non era mai stato rilevata una cosa simile”. Gli avvenimenti degli ultimi giorni non fanno altro che conferma un'allarmante costante: in testa alla classifica degli autori di stupri ci sono gli stranieri. Il triste primato vede fra i primi i romeni, seguiti da marocchini e albanesi che sembra abbiano dato il via ad una esecrabile escalation di violenza contro le donne. Assodato che nella stragrande maggioranza dei casi questi episodi sono commessi da stranieri, spesso clandestini, ora si deve dare a tutto questo uno stop. Certezza della pena, custodia cautelare in carcere per chi è accusato di violenza sessuale ed esclusione di attenuanti per chi delinque sotto effetto di alcool e droghe. Tutto ovviamente tenendo conto di due elementi fondamentali: abbattere l'allarme sociale provocato da questo tipo di reati e tutelare la dignità della vittima, che va assicurata anche nel percorso dibattimentale.
Per raggiungere un risultato anzitutto è importante l'introduzione nel ddl sicurezza dell'obbligo del carcere per chi stupra. Forse il decreto 'anti-stupro' sarà pronto per venerdì esso dovrebbe contenere, come annunciato, importanti novità: gli accusati di stupro non potranno beneficiare della libertà condizionale, ci sarà un avvocato a spese dello Stato per le vittime di violenza sessuale, arriveranno nuovi presidi di polizia con relativi stanziamenti, saranno anticipate le norme contenute nel ddl anti-molestie che la Camera ha già approvato. Tra le altre cose, ci dovrebbero essere anche aggravanti se a commettere violenza sono familiari, partner o tutori; un pesante aggravio di pena se la vittima è sotto i 14 anni; uguale trattamento, invece, se la vittima è maggiorenne o appena sotto i 18; ergastolo sicuro, se allo stupro segue la morte della vittima. Mano pesante anche per i complici: nessuna possibilità di godere dei domiciliari neppure per i favoreggiatori.

***

La scuola pubblica in Italia con la 'Riforma Gelmini'

Esprimo la mia piena solidarietà con tutti coloro che protestano contro la Legge 133/08 la cosidetta 'Riforma Gelmini'....

Le cifre presentate nel decreto fanno venire i brividi: i tagli previsti dal decreto legge 112, poi convertito nella legge 133/08, e gli ulteriori provvedimenti contenuti nel decreto 137 porteranno, a livello nazionale, ad una riduzione di circa 100mila posti tra il personale docente e di 43mila posti tra quello Ata (ausiliari, tecnici e amministrativi).
Per molti, anche per i non addetti ai lavori, l'effetto provocato dalla legge che in pratica azzererà in poco tempo le faticose conquiste di anni e anni, non solo in termini di posti di lavoro, ma anche di mission- educativa e di didattica, rende il momento dei più cupi e tristi degli ultimi anni. Ai tagli vanno poi sommati, le conseguenze che scaturiranno dalla reintroduzione del maestro unico nelle scuole elementari.
L'Europa chiede più scuola, più sapere e l'Italia che fa?
Il contrario!
Rientrodurre il maestro unico è compiere, di sicuro, un passo indietro di almeno mezzo secolo. Se non addirittura si ritorna al tempo del libro cuore, senza offesa per quel libro mio compagno di tanti pomeriggi.
Perchè tutto questo? Bella domanda!
Molto probabilmente si tenta di mascherare con questa supposta riforma quello che è il vero scopo del provvedimento: incassare o meglio risparmiare in poco meno di 4-5 anni 8miliardi di euro. Questa è la cifra stimata, che dovrebbe restare nelle casse dello stato.
Un risparmio quindi certo ottenuto tagliando centinaia di migliaia di posti di lavoro ma al contempo che produrrà anche un effetto negativo: quello di un drastico ridimensionamento del servizio scolastico pubblico in favore forse di quello privato. Inoltre un'altra diretta conseguenza della L.133/08 sarà la chiusura di decine e decine di plessi scolastici.
Molte scuole, soprattutto nei piccoli centri urbani, non ci saranno più. A scomparire sarà anche un altro degli elementi cardine dell'istruzione primaria italiana: il tempo pieno. Bisogna fare attenzione, chi sostiene che il tempo pieno non sarà toccato dalla riforma o che addirittura aumenterà mente sapendo di farlo.
Rifletteteci un poco e capirete perchè!
Se prima, per ogni 2 classi, c'erano 3 insegnanti d'ora in poi sarà uno per classe, a seguire e istruire dai 20 ai 30 alunni e che svolgerà il suo orario lavorativo settimanale esclusivamente di mattina. Pertanto al pomeriggio non potrà esserci altro che un sorta di dopo-scuola, trasformando il tempo pieno di fatto in un parcheggio pomeridiano per i bambini, che nulla ha da condividere con l'offerta didattica di cui fino ad ieri, prima della 'riforma Gelmini', gli alunni potevano usufruire con il tempo pieno.

...

ARRIVERA' PER NATALE UNA 'SOCIAL CARD' AD OLTRE 1MLN DI ITALIANI 'POVERI'

C’è un detto che dice: "meglio poco che niente!".
In questo caso tra il poco e il nulla ci sono così poche differenze che è difficile distinguerli.
La 'social card, almeno per il momento, sembra più l’ennesimo spot varato dal governo che piuttosto un provvedimento serio in grado di aiutare per davvero i più bisognosi.
Nessuno però si è ricordato di dire che ogni spesa effettuata con la 'social card' in automatico sarà data una commissione alla Mastercard che è la società che ha emmesso ed è la proprietà della card.
Bhe! Almeno qualcuno di certo ci guadagnerà da questa iniziativa...
Appare strano che un'iniziativa così benefica abbia comunque dei costi accessori...stranezze tutte italiane!

***

Parole....di Abraham Lincoln

Non si può arrivare alla prosperità

scoraggiando l'impresa.
Non si può rafforzare il debole
indebolendo il più forte.
Non si può aiutare chi è piccolo
abbattendo chi è grande.
Non si può aiutare il povero
distruggendo il ricco.
Non si possono aumentare le paghe
rovinando i datori di lavoro.
Non si può progredire serenamente
spendendo più del guadagno.
Non si può promuovere la fratellanza umana
predicando l'odio di classe.
Non si può instaurare la sicurezza sociale
adoperando denaro imprestato.
Non si può formare carattere e coraggioto
gliendo iniziativa e sicurezza.
Non si può aiutare continuamente
la gente facendo in sua vece quello che potrebbe
e dovrebbe fare da sola.

USA 2008: ELETTO PRESIDENTE BARACK OBAMA

USA 2008: ELETTO PRESIDENTE BARACK OBAMA

marito e padre

i due rivali

genere umano

GIOCHI OLIMPICI DI PECHINO

GIOCHI OLIMPICI DI PECHINO
da peacereporter

23/02/2002 - 02/07/2008 Ingrid Betancourt è stata liberata!

23/02/2002 - 02/07/2008                  Ingrid Betancourt è stata liberata!
faccio mia la gioia di tutti!

Finalmente liberi!!!

Finalmente liberi!!!

Grazie a loro la Betancourt è libera

Grazie a loro la Betancourt è libera
il ministro della Difesa colombiano Santos e il generale Montoya

Grazie Uribe!!

Grazie Uribe!!
La Betancourt ha incontrato il presidente colombiano Uribe che vinse le elezioni del 2002

madre e figlia!

madre e figlia!
Yolanda Pulecio e Ingrid Betancourt

le due Betancourt

le due Betancourt
Ingrid abbraccia la madre Yolanda

La gioia della libertà riconquistata

La gioia della libertà riconquistata
Ingrid Betancourt dopo la liberazione