domenica 30 ottobre 2011

La pirateria marittima è nata, in maniera occasionale, dai pescatori

Il fenomeno della pirateria marittima al largo della Somalia è nato, in maniera occasionale, dai pescatori. Inizialmente era come una forma di ritorsione alle navi da pesca dei Paesi industrializzati che depredavano il loro mare facendoli morire di fame. Ed ecco perché poi, è diventata anche un modo per cercare di procurarsi del cibo arrembando i cargo carichi di aiuti umanitari del PAM. I pescatori poi, hanno anche cercato di contrastare le navi che venivano a scaricare nel loro mare rifiuti tossici provenienti da ogni parte del mondo. In tutti i casi interi villaggi di pescatori, specie lungo la costa somala, ne hanno pagato le conseguenze con carestie e malattie. Soprattutto le malattie sono quelle che hanno decimato queste popolazioni costiere. Malattie derivanti dal micidiale cocktail di rifiuti tossici che è stato mandato a fondo nel mare della Somalia e che poi, ha contaminato tutti e tutto. Migliaia di somali sono morti e molti altri oggi soffrono di malattie da contaminazione industriale in un Paese dove invece, non esistono industrie.
Con il passare degli anni, visto che l’attività da pirata rendeva più di quella da pescatore, i somali hanno abbandonato gli ideali per cui avevano iniziato e si sono trasformati in veri e propri ‘predoni del mare’. Oggi il fenomeno sta fortemente danneggiando l’economia mondiale ed è diventato un rischio enorme per i marittimi che lavorano a bordo dei mercantili. In centinaia sono caduti nelle mani dei predoni del mare che li hanno usati come ostaggi e chiesto un riscatto in cambio del loro rilascio.
Inizialmente con le loro gesta i pirati somali hanno costretto le flotte da pesca provenienti da Francia, Spagna, Giappone, Russia, Corea del Sud, India, Italia e altri Paesi ad andare a pescare altrove. Tutto questo ha finito per farli tornare a pescare tanto e a guadagnare anche 200 dollari al mese con il pescato venduto. Però, questo è durato poco. Nel 2008 la comunità internazionale, USA, Francia e Spagna in testa, si è mobilitata per combattere i pirati.
A questo punto quella stessa comunità internazionale, che non si è mai preoccupata di soccorrere queste persone e nemmeno di proteggere le coste somale dalla depredazione e distruzione, ha assunto una dura posizione contro la pirateria marittima. Negli ultimi tre anni la pirateria somala è stata dichiarata la più grande minaccia regionale del Corno D’Africa. Una definizione che deriva dal fatto che ad essere minacciata è soprattutto una delle rotte commerciali più importanti del mondo, quella che collega l’Asia con l’Europa. Forse per accentuare questo pericolo, da sempre poi, è stato fatto passare il messaggio che i pirati somali sono dei feroci banditi. Addirittura si è cercato di associarli ai terroristi islamici. Anche se ciò fosse vero, è bene ricordarsi che si è giunti a questo punto solo per il fatto che è rimasta inascoltata la voce di chi, per anni, chiedeva la restituzione di un mare e delle sue ricchezze. Un mare da dove, per secoli, ne avevano tratto felicità e prosperità le popolazioni costiere. Voci che però, nessuno ha mai trasmesso all'opinione pubblica mondiale. In questo modo si è favorito la nascita del fenomeno della pirateria marittima. Ed ora, le gesta di poco più di un migliaio di pirati somali fanno più ‘rumore’ delle stragi di centinaia di civili, in tante parti del mondo, e della pietosa situazione delle centinaia di migliaia di rifugiati e profughi in Somalia e in altre parti del continente africano.
Ancora oggi però, coloro che si dedicano alla pesca, continuano a denunciare le illegalità di sempre: pesca di frodo e scarico di rifiuti tossici in mare. Purtroppo nemmeno ora nessuno li ascolta e tantomeno interviene. Nemmeno le navi da guerra, che si trovano nel mare del Corno D’Africa per contrastare i pirati. Nascondono il loro non intervenire dietro al fatto che non hanno un mandato per operare. Ironia della sorte però, gran parte dei rifiuti e dei pescatori di frodo provengono proprio da molti dei Paesi che oggi partecipano alla coalizione navale internazionale di contrasto ai pirati somali.
Alla fine ancora una volta i veri danneggiati restano sempre loro, i pescatori. Proprio coloro i quali si ritiene siano all’origine di questa attività criminale, come l’ha definita l’ONU. Per chi si dedica ancora all’attività di pesca nel ‘mare dei pirati’, così è definito il mare infestato dai pirati somali, incrociare una nave da guerra, un mercantile o uno dei pescherecci stranieri che ‘scorazzano’ nei mari dell'Africa orientale, specie nelle acque che lambiscono le coste somale, è diventato altamente pericoloso. I pescatori infatti, da tempo denunciano di essere vittime non solo dei pescherecci stranieri, ma anche delle marine militari internazionali e delle forze di sicurezza marittime dei Paesi che si affacciano sul mare del Corno d’Africa e impegnate in operazioni di pattugliamento anti – pirateria. Pertanto, chi decide di andare in mare a pescare si ritrova a dover fronteggiare enormi rischi. Persino gli stessi predoni del mare costituiscono una minaccia per i pescatori. Numerosi di loro infatti, hanno subito i furti delle barche e dei motori. Furti che si spiegano con il fatto che poi, questi vengono utilizzati dai pirati per compiere la loro attività criminale. Molti pescherecci sono infatti, utilizzati come ‘navi madri’. Si tratta delle navi appoggio da cui poi, i pirati somali lanciano i loro attacchi ai mercantili in alto mare. Una situazione questa, che ha portato ad un progressivo calo di chi si dedica alla pesca e quindi della quantità di pescato. Anche perché chi esce in mare per pescare evita di allontanarsi dalla costa. Al massimo si allontana non oltre le due miglia marine anche se sa bene che è al largo che vi sono i pesci più grossi e pregiati come il tonno e lo sgombro. Però, in questo modo sanno bene che evitano contatti con le navi militari e le navi da pesca straniere. Di conseguenza i guadagni nel settore sono diminuiti a danno dell’economia locale.
Molti governi dei Paesi che si affacciano sul mare del Corno d’Africa sono però, corsi ai ripari. Di recente, per proteggere i pescatori kenioti, il governo di Nairobi ha adottato alcune disposizioni. E’ stata vietata la pesca tra i distretti di Kiwayu Island e Ras Kiamboni, aree a rischio pirati situate lungo il confine marino tra il Kenya e la Somalia. Mentre tutte le barche da pesca che attraverseranno la zona dell'Oceano Indiano fino a Kiunga, a 15 chilometri dal confine somalo, saranno ispezionate dagli agenti della polizia marittima keniota. I pescatori poi, dovranno recarsi presso la stazione di polizia più vicina prima e dopo le battute di pesca nelle acque territoriali del Kenya. Disposizione questa, dettata dalla volontà di voler conoscere esattamente il numero di persone che escono per la pesca, l'orario di partenza e di rientro e i giorni trascorsi in alto mare. Alle imbarcazioni civili, invece, non sarà permesso viaggiare dopo le ore 18. Tanti pescatori non sono più tornati senza che nessuno sappia cosa gli sia capitato. In molti casi ‘marciscono’ in una prigione, ma in molti altri giacciono in fondo al mare.
Nei mesi scorsi è stato diffuso un rapporto dal titolo: ‘Il costo umano della pirateria somala’. Si tratta di un documento recuperabile dal sito web
http://oceansbeyondpiracy.org/cost-of-piracy/human-cost-somali-piracy
Ebbene esso non riporta alcuna indicazione secondo cui i pescatori dei mari dell’Africa Orientale, sono da tempo, vittime delle guardie armate delle società di sicurezza private o dei marinai delle navi da guerra che li uccidono o li imprigionano scambiandoli per pirati. Eppure da più parti giungono denuncie in tal senso. Il problema è reale e nasce soprattutto dal fatto che molti pescatori somali escono in mare aperto portando con se un’arma. Si tratta di una vecchia usanza nata dalla necessità di potersi difendere dai ladri. Purtroppo di questi tempi però, vedere un uomo armato in pieno Oceano è per molti sinonimo di pirata. Ed ecco che nasce l’equivoco. Un sospetto alimentato anche dal fatto appunto che il fenomeno della pirateria marittima è nato proprio dai pescatori.

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DARFUR:NON C'E' PIU' TEMPO DA PERDERE!

IN DARFUR SONO DECINE SE NON CENTINAIA LE PERSONE CHE MUOIONO OGNI MESE...
FAI LORO DEL BENE... AIUTA I RIFUGIATI E I PROFUGHI DEL DARFUR FACENDO UNA DONAZIONE ALL'AGENZIA ONU PER I RIFUGIATI UNHCR CHIAMA LO 0680212304 PER SAPERE COME FARE....
RICORDATI BASTANO 31 EURO PER ACQUISTARE 8 COPERTE, 51 EURO PER UNA TENDA E 200 EURO PER DARE ASSISTENZA MEDICA A 25 FAMIGLIE...

Un bambino del Darfur

Un bambino del Darfur
aiuta ad aiutarlo sostieni le iniziative pro Darfur
In Darfur dal 2003 ad oggi sono state compiute esecuzioni, anche di massa, stupri, soprattutto di massa, nei confronti di donne, uomini e bambini e interi villaggi sono stati rasi al suolo. Il terrore è stato usato come pratica generalizzata e a sfondo razziale mentre lo stupro è diventato una vera e propria arma da guerra.
Il governo sudanese di Khartoum da parte sua ha bombardato senza sosta i civili, e ha reso sempre più difficili le operazioni di soccorso delle organizzazioni umanitarie nei confronti delle genti del Darfur, fino al punto di far scappare via la maggior parte delle Ong operanti nella regione sudanese e liberarsi così di scomodi testimoni di quanto accadeva in quei luoghi. La stessa tattica è stata seguita prima con i peacekeepers dell'Ua e poi con quelli dell'Onu...
Tutto il mondo è a conoscenza di quanto accade in quella remota regione sudanese e lancia denunce. Da un lato Washington parla di genocidio, dall’altro l'Onu parla di catastrofe umanitaria e di pulizia etnica.
Il tutto però resta nella totale impunità!
Intanto, dal Febbraio 2003 anno in cui è iniziata la ribellione della popolazione di etnia africana del Darfur, circa 6 milioni in maggioranza musulmana e in parte animista, contro il governo sudanese, musulmano ma integralista e soprattutto di etnia araba e bianca, è scoppiato il conflitto che ha causato finora circa 300mila morti e due milioni e mezzo di profughi. Una protesta nata per lo stato di totale abbandono e sfruttamento in cui la popolazione nera era tenuta. La repressione del governo centrale è stata spietata, soprattutto facendo uso dei Janjaweed, i diavoli a cavallo, che sono milizie nomadi di etnia araba che hanno compiuto tutti gli orrori possibili e inimmaginabili contro le genti del Darfur di etnia nera, per lo più contadini e pastori.

Il pianto di un innocente a Gaza

Il pianto di un innocente a Gaza
Ancora una volta il mondo intero si dovrebbe vergognare!!!
La guerra chi puo raccontarla? E' difficile farlo ma tutti possiamo immaginare come sia il sentire l'odore dei morti abbandonati nelle strade o sotto le macerie, il vedere i bambini che muoiono di fame accanto al cadavere della madre, il sentire il lamento dei feriti e lo strazio dei sopravvissuti, di chi si vede impotente e maledice chi gli ha portato via tutto.
Nella Striscia di Gaza siamo ormai quasi alla terza settimana di bombardamenti e inesorabilmente, come non potrebbe essere diversamente con tutta la tecnologia militare del 21° secolo che gli israeliani stanno usando, il numero dei morti tra i civili continuato ad aumentare, mentre l'esercito israeliano bombarda le loro case si moltiplicano tra i palestinesi le scene di disperazione e di dolore causati dagli effetti devastanti della guerra che certamente non sono cambiati nel tempo anzi al contrario.

Giugno 2009: La rivoluzione di velluto in Iran

Giugno 2009: La rivoluzione di velluto in Iran
Sono solidale con i persiani che manifestano

Il 12 giugno 2010 è caduto il primo anniversario delle contestate elezioni iraniane. Elezioni che decretarono la riconferma a presidente dell’Iran di Mahmud Ahmadinejad. Il Paese ha vissuto le prime ora di questa giornata con una calma carica di tensione che poi, è scoppiata nel pomeriggio intorno alle 16, le 13.30 italiane con i primi scontri tra manifestanti e forze di sicurezza nei pressi dell’Università Sharif di Teheran. Era impensabile che l’opposizione iraniana del movimento riformista dell’Onda Verde si facesse scappare questa occasione per proclamare il proprio dissenso al regime degli Ayatollah. I luoghi delle sanguinose proteste post elettorali di un anno fa si sono quindi di nuovo riempiti di manifestanti. Questo, nonostante l’appello dei leader dell’opposizione, Moussavi e Karroubi, a evitare di scendere in piazza e nonostante che le forze di sicurezza avessero preso posizione in vari punti strategici del centro di Teheran per prevenire manifestazioni. Nonostante le proteste e le accuse di brogli elettorali il contestato presidente Ahmadinejad ha potuto proseguire nel suo mandato, quasi certamente usurpato, grazie all’appoggio dell’ayatollah Ali Khamenei, la Guida Suprema. La lotta continuerà. Viva la Persia! Viva il movimento riformista!


i 44 presidenti degli Usa

i 44 presidenti degli Usa
da www.patrickmoberg.com/blog/id:420/november-4-2008

The President United States of America

The President United States of America
Barack Obama

E' morta Miriam Makeba

E' morta Miriam Makeba
Addio Mama Afrika....io continuerò a sognare...

Notes

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Italia. Violenza sessuale è allarme sociale


Dopo i recenti casi di stupri, a Roma, Bologna e Milano non si riesce quasi più a tenere il conto degli episodio di violenza sessuale che, dall'inizio dell'anno, si stanno susseguendo in Italia ad opera principalmente di stranieri. Un orribile reato che si verifica nelle grandi città metropolitane come nei piccoli centri urbani. Emergono dati da brividi dalle informazioni fornite dal Presidente facente funzioni del Tribunale di Como Giuseppe Anzani e dal Procuratore capo Alessandro Maria Lodolini. Ogni 4 giorni in Procura a Como arriva una denuncia per violenza sessuale. I fascicoli aperti tra luglio 2007 e giugno 2008 sono stati 89, tra violenze sessuali e pedofilia. Ma è solo la punta di un iceberg in quanto, il reato, per la quasi totalità è sommerso perché prevale ancora la paura e la vergogna a denunciare la violenza subita. Fino ad oggi la violenza che subivano le donne era soprattutto domestica, ma gli episodi di violenza che hanno visto protagoniste, loro malgrado, delle donne avvenuti negli ultimi giorni, per le strade, propongono una nuova emergenza. Un autorevole testimonianza è portata da Telefono Rosa che da anni conosce il fenomeno ed assiste le vittime. “Ciò che sta avvenendo dall'inizio dell'anno, precisa il presidente Maria Gabriella Carnieri Moscatelli, mi preoccupa. Non so se è solo l'effetto di maggiori denunce ma, dal nostro osservatorio, non era mai stato rilevata una cosa simile”. Gli avvenimenti degli ultimi giorni non fanno altro che conferma un'allarmante costante: in testa alla classifica degli autori di stupri ci sono gli stranieri. Il triste primato vede fra i primi i romeni, seguiti da marocchini e albanesi che sembra abbiano dato il via ad una esecrabile escalation di violenza contro le donne. Assodato che nella stragrande maggioranza dei casi questi episodi sono commessi da stranieri, spesso clandestini, ora si deve dare a tutto questo uno stop. Certezza della pena, custodia cautelare in carcere per chi è accusato di violenza sessuale ed esclusione di attenuanti per chi delinque sotto effetto di alcool e droghe. Tutto ovviamente tenendo conto di due elementi fondamentali: abbattere l'allarme sociale provocato da questo tipo di reati e tutelare la dignità della vittima, che va assicurata anche nel percorso dibattimentale.
Per raggiungere un risultato anzitutto è importante l'introduzione nel ddl sicurezza dell'obbligo del carcere per chi stupra. Forse il decreto 'anti-stupro' sarà pronto per venerdì esso dovrebbe contenere, come annunciato, importanti novità: gli accusati di stupro non potranno beneficiare della libertà condizionale, ci sarà un avvocato a spese dello Stato per le vittime di violenza sessuale, arriveranno nuovi presidi di polizia con relativi stanziamenti, saranno anticipate le norme contenute nel ddl anti-molestie che la Camera ha già approvato. Tra le altre cose, ci dovrebbero essere anche aggravanti se a commettere violenza sono familiari, partner o tutori; un pesante aggravio di pena se la vittima è sotto i 14 anni; uguale trattamento, invece, se la vittima è maggiorenne o appena sotto i 18; ergastolo sicuro, se allo stupro segue la morte della vittima. Mano pesante anche per i complici: nessuna possibilità di godere dei domiciliari neppure per i favoreggiatori.

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La scuola pubblica in Italia con la 'Riforma Gelmini'

Esprimo la mia piena solidarietà con tutti coloro che protestano contro la Legge 133/08 la cosidetta 'Riforma Gelmini'....

Le cifre presentate nel decreto fanno venire i brividi: i tagli previsti dal decreto legge 112, poi convertito nella legge 133/08, e gli ulteriori provvedimenti contenuti nel decreto 137 porteranno, a livello nazionale, ad una riduzione di circa 100mila posti tra il personale docente e di 43mila posti tra quello Ata (ausiliari, tecnici e amministrativi).
Per molti, anche per i non addetti ai lavori, l'effetto provocato dalla legge che in pratica azzererà in poco tempo le faticose conquiste di anni e anni, non solo in termini di posti di lavoro, ma anche di mission- educativa e di didattica, rende il momento dei più cupi e tristi degli ultimi anni. Ai tagli vanno poi sommati, le conseguenze che scaturiranno dalla reintroduzione del maestro unico nelle scuole elementari.
L'Europa chiede più scuola, più sapere e l'Italia che fa?
Il contrario!
Rientrodurre il maestro unico è compiere, di sicuro, un passo indietro di almeno mezzo secolo. Se non addirittura si ritorna al tempo del libro cuore, senza offesa per quel libro mio compagno di tanti pomeriggi.
Perchè tutto questo? Bella domanda!
Molto probabilmente si tenta di mascherare con questa supposta riforma quello che è il vero scopo del provvedimento: incassare o meglio risparmiare in poco meno di 4-5 anni 8miliardi di euro. Questa è la cifra stimata, che dovrebbe restare nelle casse dello stato.
Un risparmio quindi certo ottenuto tagliando centinaia di migliaia di posti di lavoro ma al contempo che produrrà anche un effetto negativo: quello di un drastico ridimensionamento del servizio scolastico pubblico in favore forse di quello privato. Inoltre un'altra diretta conseguenza della L.133/08 sarà la chiusura di decine e decine di plessi scolastici.
Molte scuole, soprattutto nei piccoli centri urbani, non ci saranno più. A scomparire sarà anche un altro degli elementi cardine dell'istruzione primaria italiana: il tempo pieno. Bisogna fare attenzione, chi sostiene che il tempo pieno non sarà toccato dalla riforma o che addirittura aumenterà mente sapendo di farlo.
Rifletteteci un poco e capirete perchè!
Se prima, per ogni 2 classi, c'erano 3 insegnanti d'ora in poi sarà uno per classe, a seguire e istruire dai 20 ai 30 alunni e che svolgerà il suo orario lavorativo settimanale esclusivamente di mattina. Pertanto al pomeriggio non potrà esserci altro che un sorta di dopo-scuola, trasformando il tempo pieno di fatto in un parcheggio pomeridiano per i bambini, che nulla ha da condividere con l'offerta didattica di cui fino ad ieri, prima della 'riforma Gelmini', gli alunni potevano usufruire con il tempo pieno.

...

ARRIVERA' PER NATALE UNA 'SOCIAL CARD' AD OLTRE 1MLN DI ITALIANI 'POVERI'

C’è un detto che dice: "meglio poco che niente!".
In questo caso tra il poco e il nulla ci sono così poche differenze che è difficile distinguerli.
La 'social card, almeno per il momento, sembra più l’ennesimo spot varato dal governo che piuttosto un provvedimento serio in grado di aiutare per davvero i più bisognosi.
Nessuno però si è ricordato di dire che ogni spesa effettuata con la 'social card' in automatico sarà data una commissione alla Mastercard che è la società che ha emmesso ed è la proprietà della card.
Bhe! Almeno qualcuno di certo ci guadagnerà da questa iniziativa...
Appare strano che un'iniziativa così benefica abbia comunque dei costi accessori...stranezze tutte italiane!

***

Parole....di Abraham Lincoln

Non si può arrivare alla prosperità

scoraggiando l'impresa.
Non si può rafforzare il debole
indebolendo il più forte.
Non si può aiutare chi è piccolo
abbattendo chi è grande.
Non si può aiutare il povero
distruggendo il ricco.
Non si possono aumentare le paghe
rovinando i datori di lavoro.
Non si può progredire serenamente
spendendo più del guadagno.
Non si può promuovere la fratellanza umana
predicando l'odio di classe.
Non si può instaurare la sicurezza sociale
adoperando denaro imprestato.
Non si può formare carattere e coraggioto
gliendo iniziativa e sicurezza.
Non si può aiutare continuamente
la gente facendo in sua vece quello che potrebbe
e dovrebbe fare da sola.

USA 2008: ELETTO PRESIDENTE BARACK OBAMA

USA 2008: ELETTO PRESIDENTE BARACK OBAMA

marito e padre

i due rivali

genere umano

GIOCHI OLIMPICI DI PECHINO

GIOCHI OLIMPICI DI PECHINO
da peacereporter

23/02/2002 - 02/07/2008 Ingrid Betancourt è stata liberata!

23/02/2002 - 02/07/2008                  Ingrid Betancourt è stata liberata!
faccio mia la gioia di tutti!

Finalmente liberi!!!

Finalmente liberi!!!

Grazie a loro la Betancourt è libera

Grazie a loro la Betancourt è libera
il ministro della Difesa colombiano Santos e il generale Montoya

Grazie Uribe!!

Grazie Uribe!!
La Betancourt ha incontrato il presidente colombiano Uribe che vinse le elezioni del 2002

madre e figlia!

madre e figlia!
Yolanda Pulecio e Ingrid Betancourt

le due Betancourt

le due Betancourt
Ingrid abbraccia la madre Yolanda

La gioia della libertà riconquistata

La gioia della libertà riconquistata
Ingrid Betancourt dopo la liberazione