venerdì 16 settembre 2011

Pirateria somala. Savina Caylyn: familiari ostaggi si agitano troppo?

Non si fa mai abbastanza per una persona cara che si sa in pericolo. Deve essere questa la convinzione che sta animando da settimane i familiari e amici dei marittimi italiani ostaggi, dall’altra parte del mondo, dei pirati somali. Eppure questa inquietudine potrebbe non essere condivisa da altri ritenendo che forse i familiari degli ostaggi si agitano troppo. E’ immaginabile il ragionamento che potrebbero fare costoro. In Somalia sono trattenuti, dallo scorso 8 febbraio, in ostaggio dai pirati somali la petroliera italiana, ‘SAVINA CAYLYN’ e il suo equipaggio composto da 5 italiani e 17 indiani. Ventidue uomini tenuti come animali in gabbia fino a quando qualcuno non pagherà per il loro rilascio un riscatto. I cinque italiani provengono uno da Trieste, due da Procida e uno da Piano di Sorrento, in Campania e il quinto da Gaeta nel Lazio. I 17 marittimi indiani provengono invece, da Mumbai, Kerala e altri stati dell'India. Chi non condivide potrebbe pensare che in questi giorni sembra che l’isteria abbia avuto il sopravvento sui familiari e amici dei 5 marittimi italiani prigionieri in Somalia. Come pure potrebbe criticare il fatto che non passa giorno che non giunga notizia di una loro iniziativa. E’ incomprensibile l’atteggiamento di queste persone, potrebbero pensare i dissidenti in quanto secondo loro in questo modo essi non lasciano lavorare bene il loro governo e in particolare la Farnesina che attraverso la sua Unità di Crisi cerca di avere tutto sotto controllo e di avere contatti diretti con i pirati somali. Risultato che però, a quanto pare forse il ministero degli Esteri, pur lavorando alacremente, non ha raggiunto. Mentre, i familiari, ‘scioccamente’ insistono nel voler sapere, conoscere come stanno i fatti. E’ davvero inaudita una simile presunzione potrebbe pensare chi dissente dalle loro manifestazioni e pensare ancora: “ Che posso rispondergli quelli della Farnesina, cosa posso inventarsi per acquietarli?”. Invece, nulla di più sbagliato. Non si fa mai abbastanza per chi si sa in pericolo. Ormai una cosa è certa, non si può più aspettare, non si deve! E’ giunto il momento che gli struzzi tirino fuori le loro teste dal terreno e agiscano. Non è più tempo per le stesse sterili ed inutili chiacchiere dietro cui si cerca di nascondere le solite verità inconfessabili. Il governo italiano, la Farnesina, il ministro della difesa intervengano, si muovano per riportare a casa sani e salvi tutti i cittadini italiani ostaggi dei pirati somali oppure dicano come stanno veramente le cose. Mentre sembra che predomini la parola ‘tergiversare’ nel frattempo, quei ‘poveri cristi’ stanno li in Somalia e non sono ne carne ne pesce. Sono solo degli ostaggi da scambiare con denaro. Però, di pagare un riscatto non se ne parla per niente. La politica scelta dal governo italiano, come molti altri governi, almeno ufficialmente, è quella di non trattare con i banditi e tantomeno pagare un riscatto. Se ci fossero negoziati questi sarebbero in corso solo tra armatore della nave, la ‘Fratelli D'Amato’ di Napoli e i pirati somali, mentre il governo italiano potrebbe giocare solo un discreto ruolo e dietro le quinte. Però, a quanto pare anche su quest’altro fronte si tira sul prezzo e, si rimanda. Dai 16 mln di dollari iniziali i pirati somali sono scesi a poco più di 10 mln di dollari, ma la controfferta non supera i 7 mln. Per ora sembra che probabilmente si cerca di prendere i pirati somali per stanchezza. Tutto questo però, sembra non essere ‘apprezzato’ in Italia da chi è a casa e che non accetta questa politica. Non accetta il dover aspettare mesi e mesi senza sapere se un giorno riabbracceranno i loro cari. I pirati somali lo sanno bene questo e hanno una sorta di sistema da seguire nella conduzione del sequestro. Una sorta di istruzioni su come comportarsi con gli ostaggi, che per loro valgono tanti bei biglietti verdi, specie se sono europei, e pertanto vanno tenuti in vita e in salute quanto basta. Una sorta di istruzione anche sul come comportarsi con i loro familiari come quando li fanno chiamare dagli ostaggi per spingere a pagare il riscatto. I parenti dei cinque marittimi italiani da settimane si sono giustamente mobilitati facendo riaccendere l’attenzione sull’intera vicenda. In questo modo hanno però, a detta della Farnesina, ‘minato’ il ‘serio’ lavoro condotto finora. La Farnesina nel frattempo stava infatti, faticosamente tessendo la tela lavorando silenziosamente nell’ombra, molto silenziosamente tanto che non se ne sa nulla. Più volte dal ministro degli Esteri, Franco Frattini è giunto l’invito a tenere bassa l’attenzione sulla vicenda per poter meglio condurre le trattative. Trattative che forse avverrebbero anche con l’appoggio del governo di transizione somalo di Mogadiscio. Come era stato, forse, per il Buccaneer, il rimorchiatore italiano sequestrato nel 2009 con 16 uomini di equipaggio tra cui 10 italiani e rilasciato dopo 4 mesi. Ai familiari dei marittimi italiani ostaggi in Somalia appare difficile accettare l’idea che l’attesa è l’atteggiamento più indicato in vicende del genere. Aspettare che i pirati mollino la preda dopo averla faticosamente catturata correndo mille rischi? Aspettare che cedano per stanchezza? Ad essi appare incomprensibile che non si accetti di pagare qualche milione di dollari per riavere indietro i loro cari ed invece, si tergiversa anche se poi, alla fine si pagherà lo stesso come è stato fatto per il Buccaneer. Loro lo sanno bene visto che i pirati somali finora non hanno mai mollato una preda senza il pagamento di un riscatto. Sanno che i predoni del mare sono disposti anche ad attendere mesi se non anni per giungere al loro scopo. Nel frattempo, dai brevi colloqui telefonici gli ostaggi appaiono molto provati e spaventati dalle durissime condizioni che stanno vivendo. Dopo la cattura nave ed equipaggio vengono affidati in custodia ad altri predoni che vanno a viverci a bordo insieme agli ostaggi. Una promiscuità forzata che conduce anche a situazioni esasperanti dettate dal prolungarsi del sequestro e dal fatto che i somali sono molto dediti a consumare grandi quantità di khat, foglie euforizzante che masticano di continuo, e a bere alcoolici. Una miscela esplosiva che trasforma la prigionia dei marittimi catturati in un vero inferno. Un'esperienza che segna anima, mente e corpo. Per cui meno dura il sequestro meglio è per gli ostaggi! Se ne ha testimonianza dal racconto fatto al loro ritorno in Patria dai marittimi del ‘Buccaneer’. In Somalia sono ostaggi anche altri 6 marittimi italiani. Si tratta di parte dell’equipaggio della MV italiana ‘ROSALIA D’AMATO’ catturata lo scorso 21 aprile. Sono altri 4 campani, due di Procida, uno di Vico Equense e un altro di Meta di Sorrento. Gli altri due italiani ostaggi dei pirati somali sono invece, entrambi siciliani. Il resto dell’equipaggio sono filippini. Le due navi italiane sono alla fonda di fronte alle coste somale del Puntland, regione semiautonoma della Somalia. Si tratta di un territorio costiero dove si trovano tutti i covi dei pirati somali e, che è ormai, conosciuto come la moderna Tortuga.

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Una fiammella accesa per tutte le persone che soffrono al mondo

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Nel mondo sono tante le persone che piangono e soffrono a loro dedico un affettuoso pensiero....

Unioni Civili

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A tutti quei bravi ragazzi morti per l'Italia

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Non mi abituerò mai a quest'immagine! Onore ai caduti

Nel mondo ogni giorno vengono compiute carneficine immani in cui le vittime sono inermi civili

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il volto di un immigrato

...a quei bravi ragazzi, figli dell'America di oggi, morti in guerra!

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DARFUR:NON C'E' PIU' TEMPO DA PERDERE!

IN DARFUR SONO DECINE SE NON CENTINAIA LE PERSONE CHE MUOIONO OGNI MESE...
FAI LORO DEL BENE... AIUTA I RIFUGIATI E I PROFUGHI DEL DARFUR FACENDO UNA DONAZIONE ALL'AGENZIA ONU PER I RIFUGIATI UNHCR CHIAMA LO 0680212304 PER SAPERE COME FARE....
RICORDATI BASTANO 31 EURO PER ACQUISTARE 8 COPERTE, 51 EURO PER UNA TENDA E 200 EURO PER DARE ASSISTENZA MEDICA A 25 FAMIGLIE...

Un bambino del Darfur

Un bambino del Darfur
aiuta ad aiutarlo sostieni le iniziative pro Darfur
In Darfur dal 2003 ad oggi sono state compiute esecuzioni, anche di massa, stupri, soprattutto di massa, nei confronti di donne, uomini e bambini e interi villaggi sono stati rasi al suolo. Il terrore è stato usato come pratica generalizzata e a sfondo razziale mentre lo stupro è diventato una vera e propria arma da guerra.
Il governo sudanese di Khartoum da parte sua ha bombardato senza sosta i civili, e ha reso sempre più difficili le operazioni di soccorso delle organizzazioni umanitarie nei confronti delle genti del Darfur, fino al punto di far scappare via la maggior parte delle Ong operanti nella regione sudanese e liberarsi così di scomodi testimoni di quanto accadeva in quei luoghi. La stessa tattica è stata seguita prima con i peacekeepers dell'Ua e poi con quelli dell'Onu...
Tutto il mondo è a conoscenza di quanto accade in quella remota regione sudanese e lancia denunce. Da un lato Washington parla di genocidio, dall’altro l'Onu parla di catastrofe umanitaria e di pulizia etnica.
Il tutto però resta nella totale impunità!
Intanto, dal Febbraio 2003 anno in cui è iniziata la ribellione della popolazione di etnia africana del Darfur, circa 6 milioni in maggioranza musulmana e in parte animista, contro il governo sudanese, musulmano ma integralista e soprattutto di etnia araba e bianca, è scoppiato il conflitto che ha causato finora circa 300mila morti e due milioni e mezzo di profughi. Una protesta nata per lo stato di totale abbandono e sfruttamento in cui la popolazione nera era tenuta. La repressione del governo centrale è stata spietata, soprattutto facendo uso dei Janjaweed, i diavoli a cavallo, che sono milizie nomadi di etnia araba che hanno compiuto tutti gli orrori possibili e inimmaginabili contro le genti del Darfur di etnia nera, per lo più contadini e pastori.

Il pianto di un innocente a Gaza

Il pianto di un innocente a Gaza
Ancora una volta il mondo intero si dovrebbe vergognare!!!
La guerra chi puo raccontarla? E' difficile farlo ma tutti possiamo immaginare come sia il sentire l'odore dei morti abbandonati nelle strade o sotto le macerie, il vedere i bambini che muoiono di fame accanto al cadavere della madre, il sentire il lamento dei feriti e lo strazio dei sopravvissuti, di chi si vede impotente e maledice chi gli ha portato via tutto.
Nella Striscia di Gaza siamo ormai quasi alla terza settimana di bombardamenti e inesorabilmente, come non potrebbe essere diversamente con tutta la tecnologia militare del 21° secolo che gli israeliani stanno usando, il numero dei morti tra i civili continuato ad aumentare, mentre l'esercito israeliano bombarda le loro case si moltiplicano tra i palestinesi le scene di disperazione e di dolore causati dagli effetti devastanti della guerra che certamente non sono cambiati nel tempo anzi al contrario.

Giugno 2009: La rivoluzione di velluto in Iran

Giugno 2009: La rivoluzione di velluto in Iran
Sono solidale con i persiani che manifestano

Il 12 giugno 2010 è caduto il primo anniversario delle contestate elezioni iraniane. Elezioni che decretarono la riconferma a presidente dell’Iran di Mahmud Ahmadinejad. Il Paese ha vissuto le prime ora di questa giornata con una calma carica di tensione che poi, è scoppiata nel pomeriggio intorno alle 16, le 13.30 italiane con i primi scontri tra manifestanti e forze di sicurezza nei pressi dell’Università Sharif di Teheran. Era impensabile che l’opposizione iraniana del movimento riformista dell’Onda Verde si facesse scappare questa occasione per proclamare il proprio dissenso al regime degli Ayatollah. I luoghi delle sanguinose proteste post elettorali di un anno fa si sono quindi di nuovo riempiti di manifestanti. Questo, nonostante l’appello dei leader dell’opposizione, Moussavi e Karroubi, a evitare di scendere in piazza e nonostante che le forze di sicurezza avessero preso posizione in vari punti strategici del centro di Teheran per prevenire manifestazioni. Nonostante le proteste e le accuse di brogli elettorali il contestato presidente Ahmadinejad ha potuto proseguire nel suo mandato, quasi certamente usurpato, grazie all’appoggio dell’ayatollah Ali Khamenei, la Guida Suprema. La lotta continuerà. Viva la Persia! Viva il movimento riformista!


i 44 presidenti degli Usa

i 44 presidenti degli Usa
da www.patrickmoberg.com/blog/id:420/november-4-2008

The President United States of America

The President United States of America
Barack Obama

E' morta Miriam Makeba

E' morta Miriam Makeba
Addio Mama Afrika....io continuerò a sognare...

Notes

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Italia. Violenza sessuale è allarme sociale


Dopo i recenti casi di stupri, a Roma, Bologna e Milano non si riesce quasi più a tenere il conto degli episodio di violenza sessuale che, dall'inizio dell'anno, si stanno susseguendo in Italia ad opera principalmente di stranieri. Un orribile reato che si verifica nelle grandi città metropolitane come nei piccoli centri urbani. Emergono dati da brividi dalle informazioni fornite dal Presidente facente funzioni del Tribunale di Como Giuseppe Anzani e dal Procuratore capo Alessandro Maria Lodolini. Ogni 4 giorni in Procura a Como arriva una denuncia per violenza sessuale. I fascicoli aperti tra luglio 2007 e giugno 2008 sono stati 89, tra violenze sessuali e pedofilia. Ma è solo la punta di un iceberg in quanto, il reato, per la quasi totalità è sommerso perché prevale ancora la paura e la vergogna a denunciare la violenza subita. Fino ad oggi la violenza che subivano le donne era soprattutto domestica, ma gli episodi di violenza che hanno visto protagoniste, loro malgrado, delle donne avvenuti negli ultimi giorni, per le strade, propongono una nuova emergenza. Un autorevole testimonianza è portata da Telefono Rosa che da anni conosce il fenomeno ed assiste le vittime. “Ciò che sta avvenendo dall'inizio dell'anno, precisa il presidente Maria Gabriella Carnieri Moscatelli, mi preoccupa. Non so se è solo l'effetto di maggiori denunce ma, dal nostro osservatorio, non era mai stato rilevata una cosa simile”. Gli avvenimenti degli ultimi giorni non fanno altro che conferma un'allarmante costante: in testa alla classifica degli autori di stupri ci sono gli stranieri. Il triste primato vede fra i primi i romeni, seguiti da marocchini e albanesi che sembra abbiano dato il via ad una esecrabile escalation di violenza contro le donne. Assodato che nella stragrande maggioranza dei casi questi episodi sono commessi da stranieri, spesso clandestini, ora si deve dare a tutto questo uno stop. Certezza della pena, custodia cautelare in carcere per chi è accusato di violenza sessuale ed esclusione di attenuanti per chi delinque sotto effetto di alcool e droghe. Tutto ovviamente tenendo conto di due elementi fondamentali: abbattere l'allarme sociale provocato da questo tipo di reati e tutelare la dignità della vittima, che va assicurata anche nel percorso dibattimentale.
Per raggiungere un risultato anzitutto è importante l'introduzione nel ddl sicurezza dell'obbligo del carcere per chi stupra. Forse il decreto 'anti-stupro' sarà pronto per venerdì esso dovrebbe contenere, come annunciato, importanti novità: gli accusati di stupro non potranno beneficiare della libertà condizionale, ci sarà un avvocato a spese dello Stato per le vittime di violenza sessuale, arriveranno nuovi presidi di polizia con relativi stanziamenti, saranno anticipate le norme contenute nel ddl anti-molestie che la Camera ha già approvato. Tra le altre cose, ci dovrebbero essere anche aggravanti se a commettere violenza sono familiari, partner o tutori; un pesante aggravio di pena se la vittima è sotto i 14 anni; uguale trattamento, invece, se la vittima è maggiorenne o appena sotto i 18; ergastolo sicuro, se allo stupro segue la morte della vittima. Mano pesante anche per i complici: nessuna possibilità di godere dei domiciliari neppure per i favoreggiatori.

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La scuola pubblica in Italia con la 'Riforma Gelmini'

Esprimo la mia piena solidarietà con tutti coloro che protestano contro la Legge 133/08 la cosidetta 'Riforma Gelmini'....

Le cifre presentate nel decreto fanno venire i brividi: i tagli previsti dal decreto legge 112, poi convertito nella legge 133/08, e gli ulteriori provvedimenti contenuti nel decreto 137 porteranno, a livello nazionale, ad una riduzione di circa 100mila posti tra il personale docente e di 43mila posti tra quello Ata (ausiliari, tecnici e amministrativi).
Per molti, anche per i non addetti ai lavori, l'effetto provocato dalla legge che in pratica azzererà in poco tempo le faticose conquiste di anni e anni, non solo in termini di posti di lavoro, ma anche di mission- educativa e di didattica, rende il momento dei più cupi e tristi degli ultimi anni. Ai tagli vanno poi sommati, le conseguenze che scaturiranno dalla reintroduzione del maestro unico nelle scuole elementari.
L'Europa chiede più scuola, più sapere e l'Italia che fa?
Il contrario!
Rientrodurre il maestro unico è compiere, di sicuro, un passo indietro di almeno mezzo secolo. Se non addirittura si ritorna al tempo del libro cuore, senza offesa per quel libro mio compagno di tanti pomeriggi.
Perchè tutto questo? Bella domanda!
Molto probabilmente si tenta di mascherare con questa supposta riforma quello che è il vero scopo del provvedimento: incassare o meglio risparmiare in poco meno di 4-5 anni 8miliardi di euro. Questa è la cifra stimata, che dovrebbe restare nelle casse dello stato.
Un risparmio quindi certo ottenuto tagliando centinaia di migliaia di posti di lavoro ma al contempo che produrrà anche un effetto negativo: quello di un drastico ridimensionamento del servizio scolastico pubblico in favore forse di quello privato. Inoltre un'altra diretta conseguenza della L.133/08 sarà la chiusura di decine e decine di plessi scolastici.
Molte scuole, soprattutto nei piccoli centri urbani, non ci saranno più. A scomparire sarà anche un altro degli elementi cardine dell'istruzione primaria italiana: il tempo pieno. Bisogna fare attenzione, chi sostiene che il tempo pieno non sarà toccato dalla riforma o che addirittura aumenterà mente sapendo di farlo.
Rifletteteci un poco e capirete perchè!
Se prima, per ogni 2 classi, c'erano 3 insegnanti d'ora in poi sarà uno per classe, a seguire e istruire dai 20 ai 30 alunni e che svolgerà il suo orario lavorativo settimanale esclusivamente di mattina. Pertanto al pomeriggio non potrà esserci altro che un sorta di dopo-scuola, trasformando il tempo pieno di fatto in un parcheggio pomeridiano per i bambini, che nulla ha da condividere con l'offerta didattica di cui fino ad ieri, prima della 'riforma Gelmini', gli alunni potevano usufruire con il tempo pieno.

...

ARRIVERA' PER NATALE UNA 'SOCIAL CARD' AD OLTRE 1MLN DI ITALIANI 'POVERI'

C’è un detto che dice: "meglio poco che niente!".
In questo caso tra il poco e il nulla ci sono così poche differenze che è difficile distinguerli.
La 'social card, almeno per il momento, sembra più l’ennesimo spot varato dal governo che piuttosto un provvedimento serio in grado di aiutare per davvero i più bisognosi.
Nessuno però si è ricordato di dire che ogni spesa effettuata con la 'social card' in automatico sarà data una commissione alla Mastercard che è la società che ha emmesso ed è la proprietà della card.
Bhe! Almeno qualcuno di certo ci guadagnerà da questa iniziativa...
Appare strano che un'iniziativa così benefica abbia comunque dei costi accessori...stranezze tutte italiane!

***

Parole....di Abraham Lincoln

Non si può arrivare alla prosperità

scoraggiando l'impresa.
Non si può rafforzare il debole
indebolendo il più forte.
Non si può aiutare chi è piccolo
abbattendo chi è grande.
Non si può aiutare il povero
distruggendo il ricco.
Non si possono aumentare le paghe
rovinando i datori di lavoro.
Non si può progredire serenamente
spendendo più del guadagno.
Non si può promuovere la fratellanza umana
predicando l'odio di classe.
Non si può instaurare la sicurezza sociale
adoperando denaro imprestato.
Non si può formare carattere e coraggioto
gliendo iniziativa e sicurezza.
Non si può aiutare continuamente
la gente facendo in sua vece quello che potrebbe
e dovrebbe fare da sola.

USA 2008: ELETTO PRESIDENTE BARACK OBAMA

USA 2008: ELETTO PRESIDENTE BARACK OBAMA

marito e padre

i due rivali

genere umano

GIOCHI OLIMPICI DI PECHINO

GIOCHI OLIMPICI DI PECHINO
da peacereporter

23/02/2002 - 02/07/2008 Ingrid Betancourt è stata liberata!

23/02/2002 - 02/07/2008                  Ingrid Betancourt è stata liberata!
faccio mia la gioia di tutti!

Finalmente liberi!!!

Finalmente liberi!!!

Grazie a loro la Betancourt è libera

Grazie a loro la Betancourt è libera
il ministro della Difesa colombiano Santos e il generale Montoya

Grazie Uribe!!

Grazie Uribe!!
La Betancourt ha incontrato il presidente colombiano Uribe che vinse le elezioni del 2002

madre e figlia!

madre e figlia!
Yolanda Pulecio e Ingrid Betancourt

le due Betancourt

le due Betancourt
Ingrid abbraccia la madre Yolanda

La gioia della libertà riconquistata

La gioia della libertà riconquistata
Ingrid Betancourt dopo la liberazione