lunedì 20 giugno 2011

Pirati somali: abusi nell’agire nel nome lotta pirateria marittima


Il fatto che nelle ultime settimane sono rimaste uccise numerose persone nel mare al largo delle coste della Somalia ha fatto scattare un campanello d’allarme. La domanda che sorge spontanea è: “Le armi sono la giusta risposta alla pirateria marittima?”. Dal 2008 è in corso nel mare del Corno D’Africa un tentativo di affrontare il fenomeno della pirateria marittima al largo della Somalia e poter consentire la libera navigazione ai mercantili di tutto il mondo. In quel mare ormai da tutti indicato come il ‘mare dei pirati’ sono dispiegate almeno 40 navi da guerra di oltre 20 Paesi che compiono pattugliamenti e scorte ai mercantili nell’ambito di missioni internazionali o in maniera individuale. Nell’ultimo anno però, le flotte internazionali hanno iniziato ad effettuare operazioni più energiche nei confronti dei pirati o presunti tali. Compiendo anche azioni preventive come il bloccare e controllare ogni imbarcazione. Questo però, ha innescato anche una sorta di abusi nell’agire nel nome della lotta alla pirateria marittima. Si sono verificati episodi di ‘eccessi’ che delineano chiaramente che è messa a rischio non solo la libera navigazione delle navi commerciali, ma anche l’attività dei pescatori che operano nel mare al largo della Somalia. Si fanno sempre più numerose testimonianze di ‘incontri’ tra navi da guerra e i pirati somali o presunti tali e tra mercantili, che i pirati cercano di arrembare, ma su cui vi sono imbarcati guardie armate. Queste testimonianze raccontano di sparatorie e uccisioni. Raccontano che molti somali usciti per andare a pescare non sono più tornati indietro o che sono finiti, innocenti, nelle carceri somale accusati di pirateria. Addirittura alcuni raccontano di episodi di abusi da parte delle navi da guerra senza però, indicarne la nazionalità. Potrebbe trattarsi, se confermato, di unità navali militari che operano nel ‘mare dei pirati’ in maniera individuale. Difficile credere che tali azioni possano essere compiute da quelle che operano nelle missioni navali internazionali anti pirateria. Qualcosa quindi comincia a non funzionare nel senso giusto nella lotta alla pirateria marittima al largo della Somalia. Forse si ricorre troppo facilmente all’uso delle armi. La procedura finora seguita di lanciare una serie ripetuta di 'Warning Shot', ossia 'attenzione, se non vi arrendete spariamo', sembra essere stata ormai messa da parte. Dalla minaccia di usare le maniere forti si è passato direttamente ai fatti. Sono specie le forze navali USA quelle che sembrano più intolleranti. In azioni, che hanno visto contrapposti pirati somali e navi della Marina Militare statunitense, sono stati uccisi nel corso di scontri a fuoco almeno una dozzina di presunti pirati e ne sono stati catturati diversi altri. Negli ultimi mesi, si sono registrati una serie di episodi simili che hanno visto protagonisti altre navi da guerra di diversa nazionalità. Questo però, non ha influito nel ridurre il numero degli attacchi pirati ai mercantili. Anzi, ha agito in senso contrario. Ogni volta che un pirata muore, ci sono molti altri pronti a sostituirlo e ovviamente, a vendicarlo. Un fatto questo che ha, di conseguenza, inasprito il confronto facendo salire vertiginosamente la violenza e la cattiveria. Un esempio vivo dell’involuzione della situazione è dato da quanto accaduto lo scorso 10 maggio quando la marina militare USA si è resa responsabile della morte di un capitano di un peschereccio di Taiwan. Marittimo e nave erano ostaggi dei pirati somali che utilizzavano l’imbarcazione come nave madre. Di fronte alle proteste del governo di Taiwan il governo americano ha promesso un'indagine approfondita. Le navi della Marina Militare statunitense sono però, sotto supervisione NATO e non del comando nazionale. In virtù di questo si sono rifiutati di rispondere alle richieste di un rapporto sull’incidente. Quello che sta accadendo però, ha subito innescato un dibattito sul questo uso, a volte inopportuno, delle armi. In particolare si è accesa una discussione sulla necessità della tutela armata o meno dei pescherecci e mercantili che solcano il mare al largo della Somalia. Da tempo, da più parti nel mondo, viene manifestata una riserva sul ricorso a personale armato, specie privato, a bordo di navi non militari. Una perplessità non dettata certamente dal quadro giuridico, che anche a livello internazionale non è contrario, ma proprio dalla ‘fragilità’ di questo ricorso ai vigilantes. Il principio su cui si basa questa esitazione è il principio della proporzionalità dell'uso della forza. Specialmente in Italia questo dibattito è molto sentito. In Parlamento è in discussione il ricorso a servizi di vigilanza privata per la protezione delle navi mercantili italiane. Almeno 4 proposte di legge in tal senso sono state presentate dai parlamentati del Pdl. Proposte che poi, sono confluite in un testo unico adottato anche da altri parlamentari, anche dell’opposizione, e che ora è in esame presso la Commissione Affari Costituzionali. Nel 2010 invece, era stato attuato uno studio sull'impiego di team militari a bordo dei mercantili. Uno studio condotto dalla Marina Militare italiana e che sembra non sia stato accolto con interesse o almeno ritenuto meno ‘vantaggioso’ del ricorso a guardie private. Lo studio è stato però, di recente di nuovo riportato in primo piano dall'Ammiraglio di Squadra, Bruno Branciforte, Capo di Stato Maggiore della Marina Militare. L’alto ufficiale ne ha avuto occasione nel corso della sua audizione dinanzi alla Commissione Difesa del Senato. “Il progetto potrebbe trovare piena realizzazione in pochi mesi e, basandosi sul presupposto di un finanziamento da parte dell'Armatoria Italiana interessata al progetto, non comporterebbe oneri aggiuntivi per la Difesa”, ha sottolineato l’Ammiraglio Branciforte. Il Capo di Stato Maggiore della Marina Militare nel suo intervento ha anche spiegato quanto sia cresciuta l’entità dei guadagni derivanti dalla pirateria e quanto sia alta la difficoltà di proteggere tutte le navi in transito nell'area ad 'alto rischio'. Ragioni che, per l’alto ufficiale della Marina Militare, costituiscono il motivo della continua crescita del fenomeno nel bacino somalo. In base a ciò, l’Ammiraglio Branciforte, ha illustrato un progetto derivato da questo studio e che prevede Team composti ciascuno da se militari della Marina, i cosiddetti ‘Nuclei militari di protezione’, NMP. Si tratta si militari specificamente addestrati ed autorizzati all'uso legittimo delle armi, da imbarcare a bordo delle navi mercantili italiane per metterle al riparo dall'attacco di pirati somali. Gli NMP manterrebbero una dipendenza diretta dalla Difesa, assumendo però la qualifica di agente di polizia giudiziaria. Il capitano del mercantile rimarrebbe responsabile della sicurezza e delle funzioni di Pg previste dal Codice della Navigazione. La legislazione applicata sarebbe quella del Codice penale militare di pace. Un progetto che prevede anche l'istallazione di una base logistica a Gibuti nel Golfo di Aden. Il ricorso all'impiego dei militari potrebbe rappresentare un'efficace e concreta soluzione alla necessità di trovare un’adeguata protezione dei mercantili italiane dalla minaccia dei pirati somali. Però, sembra che l’idea non piaccia a molti, specie chi dall’opportunità di poter imbarcare vigilantes a bordo dei mercantili spera di trarne il massimo profitto. Nel frattempo, i predoni del mare scorazzano quasi indisturbati e continuano ad compiere le loro azioni piratesche. Attualmente nelle loro mani vi sono due navi italiane. Si tratta della petroliera ‘Savina Caylyn’ e del cargo ‘Rosalia d'Amato’. Navi italiane sequestrate rispettivamente l’8 febbraio e il 21 aprile scorsi insieme ai loro equipaggio tra cui 11 marittimi italiani. Territorio italiano che è stato violato e cittadini italiani che sono stati fatti prigionieri e che sembra nessuno abbia saputo o voluto proteggere e difendere. Cosa ancora peggio, lavoratori del mare che ora sembra che nessuno cerchi di riportare, sani e salvi, a casa a riabbracciare i loro cari in Italia. Non è comprensibile il tergiversare di chi invece, dovrebbe agire di fronte ad una così tragica situazione. Finora sono state arrembate le navi di molti Paesi. Tutti, per riottenere il rilascio di navi ed equipaggi catturati, hanno dovuto pagare un riscatto.

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Una fiammella accesa per tutte le persone che soffrono al mondo

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Nel mondo sono tante le persone che piangono e soffrono a loro dedico un affettuoso pensiero....

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...a quei bravi ragazzi, figli dell'America di oggi, morti in guerra!

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DARFUR:NON C'E' PIU' TEMPO DA PERDERE!

IN DARFUR SONO DECINE SE NON CENTINAIA LE PERSONE CHE MUOIONO OGNI MESE...
FAI LORO DEL BENE... AIUTA I RIFUGIATI E I PROFUGHI DEL DARFUR FACENDO UNA DONAZIONE ALL'AGENZIA ONU PER I RIFUGIATI UNHCR CHIAMA LO 0680212304 PER SAPERE COME FARE....
RICORDATI BASTANO 31 EURO PER ACQUISTARE 8 COPERTE, 51 EURO PER UNA TENDA E 200 EURO PER DARE ASSISTENZA MEDICA A 25 FAMIGLIE...

Un bambino del Darfur

Un bambino del Darfur
aiuta ad aiutarlo sostieni le iniziative pro Darfur
In Darfur dal 2003 ad oggi sono state compiute esecuzioni, anche di massa, stupri, soprattutto di massa, nei confronti di donne, uomini e bambini e interi villaggi sono stati rasi al suolo. Il terrore è stato usato come pratica generalizzata e a sfondo razziale mentre lo stupro è diventato una vera e propria arma da guerra.
Il governo sudanese di Khartoum da parte sua ha bombardato senza sosta i civili, e ha reso sempre più difficili le operazioni di soccorso delle organizzazioni umanitarie nei confronti delle genti del Darfur, fino al punto di far scappare via la maggior parte delle Ong operanti nella regione sudanese e liberarsi così di scomodi testimoni di quanto accadeva in quei luoghi. La stessa tattica è stata seguita prima con i peacekeepers dell'Ua e poi con quelli dell'Onu...
Tutto il mondo è a conoscenza di quanto accade in quella remota regione sudanese e lancia denunce. Da un lato Washington parla di genocidio, dall’altro l'Onu parla di catastrofe umanitaria e di pulizia etnica.
Il tutto però resta nella totale impunità!
Intanto, dal Febbraio 2003 anno in cui è iniziata la ribellione della popolazione di etnia africana del Darfur, circa 6 milioni in maggioranza musulmana e in parte animista, contro il governo sudanese, musulmano ma integralista e soprattutto di etnia araba e bianca, è scoppiato il conflitto che ha causato finora circa 300mila morti e due milioni e mezzo di profughi. Una protesta nata per lo stato di totale abbandono e sfruttamento in cui la popolazione nera era tenuta. La repressione del governo centrale è stata spietata, soprattutto facendo uso dei Janjaweed, i diavoli a cavallo, che sono milizie nomadi di etnia araba che hanno compiuto tutti gli orrori possibili e inimmaginabili contro le genti del Darfur di etnia nera, per lo più contadini e pastori.

Il pianto di un innocente a Gaza

Il pianto di un innocente a Gaza
Ancora una volta il mondo intero si dovrebbe vergognare!!!
La guerra chi puo raccontarla? E' difficile farlo ma tutti possiamo immaginare come sia il sentire l'odore dei morti abbandonati nelle strade o sotto le macerie, il vedere i bambini che muoiono di fame accanto al cadavere della madre, il sentire il lamento dei feriti e lo strazio dei sopravvissuti, di chi si vede impotente e maledice chi gli ha portato via tutto.
Nella Striscia di Gaza siamo ormai quasi alla terza settimana di bombardamenti e inesorabilmente, come non potrebbe essere diversamente con tutta la tecnologia militare del 21° secolo che gli israeliani stanno usando, il numero dei morti tra i civili continuato ad aumentare, mentre l'esercito israeliano bombarda le loro case si moltiplicano tra i palestinesi le scene di disperazione e di dolore causati dagli effetti devastanti della guerra che certamente non sono cambiati nel tempo anzi al contrario.

Giugno 2009: La rivoluzione di velluto in Iran

Giugno 2009: La rivoluzione di velluto in Iran
Sono solidale con i persiani che manifestano

Il 12 giugno 2010 è caduto il primo anniversario delle contestate elezioni iraniane. Elezioni che decretarono la riconferma a presidente dell’Iran di Mahmud Ahmadinejad. Il Paese ha vissuto le prime ora di questa giornata con una calma carica di tensione che poi, è scoppiata nel pomeriggio intorno alle 16, le 13.30 italiane con i primi scontri tra manifestanti e forze di sicurezza nei pressi dell’Università Sharif di Teheran. Era impensabile che l’opposizione iraniana del movimento riformista dell’Onda Verde si facesse scappare questa occasione per proclamare il proprio dissenso al regime degli Ayatollah. I luoghi delle sanguinose proteste post elettorali di un anno fa si sono quindi di nuovo riempiti di manifestanti. Questo, nonostante l’appello dei leader dell’opposizione, Moussavi e Karroubi, a evitare di scendere in piazza e nonostante che le forze di sicurezza avessero preso posizione in vari punti strategici del centro di Teheran per prevenire manifestazioni. Nonostante le proteste e le accuse di brogli elettorali il contestato presidente Ahmadinejad ha potuto proseguire nel suo mandato, quasi certamente usurpato, grazie all’appoggio dell’ayatollah Ali Khamenei, la Guida Suprema. La lotta continuerà. Viva la Persia! Viva il movimento riformista!


i 44 presidenti degli Usa

i 44 presidenti degli Usa
da www.patrickmoberg.com/blog/id:420/november-4-2008

The President United States of America

The President United States of America
Barack Obama

E' morta Miriam Makeba

E' morta Miriam Makeba
Addio Mama Afrika....io continuerò a sognare...

Notes

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Italia. Violenza sessuale è allarme sociale


Dopo i recenti casi di stupri, a Roma, Bologna e Milano non si riesce quasi più a tenere il conto degli episodio di violenza sessuale che, dall'inizio dell'anno, si stanno susseguendo in Italia ad opera principalmente di stranieri. Un orribile reato che si verifica nelle grandi città metropolitane come nei piccoli centri urbani. Emergono dati da brividi dalle informazioni fornite dal Presidente facente funzioni del Tribunale di Como Giuseppe Anzani e dal Procuratore capo Alessandro Maria Lodolini. Ogni 4 giorni in Procura a Como arriva una denuncia per violenza sessuale. I fascicoli aperti tra luglio 2007 e giugno 2008 sono stati 89, tra violenze sessuali e pedofilia. Ma è solo la punta di un iceberg in quanto, il reato, per la quasi totalità è sommerso perché prevale ancora la paura e la vergogna a denunciare la violenza subita. Fino ad oggi la violenza che subivano le donne era soprattutto domestica, ma gli episodi di violenza che hanno visto protagoniste, loro malgrado, delle donne avvenuti negli ultimi giorni, per le strade, propongono una nuova emergenza. Un autorevole testimonianza è portata da Telefono Rosa che da anni conosce il fenomeno ed assiste le vittime. “Ciò che sta avvenendo dall'inizio dell'anno, precisa il presidente Maria Gabriella Carnieri Moscatelli, mi preoccupa. Non so se è solo l'effetto di maggiori denunce ma, dal nostro osservatorio, non era mai stato rilevata una cosa simile”. Gli avvenimenti degli ultimi giorni non fanno altro che conferma un'allarmante costante: in testa alla classifica degli autori di stupri ci sono gli stranieri. Il triste primato vede fra i primi i romeni, seguiti da marocchini e albanesi che sembra abbiano dato il via ad una esecrabile escalation di violenza contro le donne. Assodato che nella stragrande maggioranza dei casi questi episodi sono commessi da stranieri, spesso clandestini, ora si deve dare a tutto questo uno stop. Certezza della pena, custodia cautelare in carcere per chi è accusato di violenza sessuale ed esclusione di attenuanti per chi delinque sotto effetto di alcool e droghe. Tutto ovviamente tenendo conto di due elementi fondamentali: abbattere l'allarme sociale provocato da questo tipo di reati e tutelare la dignità della vittima, che va assicurata anche nel percorso dibattimentale.
Per raggiungere un risultato anzitutto è importante l'introduzione nel ddl sicurezza dell'obbligo del carcere per chi stupra. Forse il decreto 'anti-stupro' sarà pronto per venerdì esso dovrebbe contenere, come annunciato, importanti novità: gli accusati di stupro non potranno beneficiare della libertà condizionale, ci sarà un avvocato a spese dello Stato per le vittime di violenza sessuale, arriveranno nuovi presidi di polizia con relativi stanziamenti, saranno anticipate le norme contenute nel ddl anti-molestie che la Camera ha già approvato. Tra le altre cose, ci dovrebbero essere anche aggravanti se a commettere violenza sono familiari, partner o tutori; un pesante aggravio di pena se la vittima è sotto i 14 anni; uguale trattamento, invece, se la vittima è maggiorenne o appena sotto i 18; ergastolo sicuro, se allo stupro segue la morte della vittima. Mano pesante anche per i complici: nessuna possibilità di godere dei domiciliari neppure per i favoreggiatori.

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La scuola pubblica in Italia con la 'Riforma Gelmini'

Esprimo la mia piena solidarietà con tutti coloro che protestano contro la Legge 133/08 la cosidetta 'Riforma Gelmini'....

Le cifre presentate nel decreto fanno venire i brividi: i tagli previsti dal decreto legge 112, poi convertito nella legge 133/08, e gli ulteriori provvedimenti contenuti nel decreto 137 porteranno, a livello nazionale, ad una riduzione di circa 100mila posti tra il personale docente e di 43mila posti tra quello Ata (ausiliari, tecnici e amministrativi).
Per molti, anche per i non addetti ai lavori, l'effetto provocato dalla legge che in pratica azzererà in poco tempo le faticose conquiste di anni e anni, non solo in termini di posti di lavoro, ma anche di mission- educativa e di didattica, rende il momento dei più cupi e tristi degli ultimi anni. Ai tagli vanno poi sommati, le conseguenze che scaturiranno dalla reintroduzione del maestro unico nelle scuole elementari.
L'Europa chiede più scuola, più sapere e l'Italia che fa?
Il contrario!
Rientrodurre il maestro unico è compiere, di sicuro, un passo indietro di almeno mezzo secolo. Se non addirittura si ritorna al tempo del libro cuore, senza offesa per quel libro mio compagno di tanti pomeriggi.
Perchè tutto questo? Bella domanda!
Molto probabilmente si tenta di mascherare con questa supposta riforma quello che è il vero scopo del provvedimento: incassare o meglio risparmiare in poco meno di 4-5 anni 8miliardi di euro. Questa è la cifra stimata, che dovrebbe restare nelle casse dello stato.
Un risparmio quindi certo ottenuto tagliando centinaia di migliaia di posti di lavoro ma al contempo che produrrà anche un effetto negativo: quello di un drastico ridimensionamento del servizio scolastico pubblico in favore forse di quello privato. Inoltre un'altra diretta conseguenza della L.133/08 sarà la chiusura di decine e decine di plessi scolastici.
Molte scuole, soprattutto nei piccoli centri urbani, non ci saranno più. A scomparire sarà anche un altro degli elementi cardine dell'istruzione primaria italiana: il tempo pieno. Bisogna fare attenzione, chi sostiene che il tempo pieno non sarà toccato dalla riforma o che addirittura aumenterà mente sapendo di farlo.
Rifletteteci un poco e capirete perchè!
Se prima, per ogni 2 classi, c'erano 3 insegnanti d'ora in poi sarà uno per classe, a seguire e istruire dai 20 ai 30 alunni e che svolgerà il suo orario lavorativo settimanale esclusivamente di mattina. Pertanto al pomeriggio non potrà esserci altro che un sorta di dopo-scuola, trasformando il tempo pieno di fatto in un parcheggio pomeridiano per i bambini, che nulla ha da condividere con l'offerta didattica di cui fino ad ieri, prima della 'riforma Gelmini', gli alunni potevano usufruire con il tempo pieno.

...

ARRIVERA' PER NATALE UNA 'SOCIAL CARD' AD OLTRE 1MLN DI ITALIANI 'POVERI'

C’è un detto che dice: "meglio poco che niente!".
In questo caso tra il poco e il nulla ci sono così poche differenze che è difficile distinguerli.
La 'social card, almeno per il momento, sembra più l’ennesimo spot varato dal governo che piuttosto un provvedimento serio in grado di aiutare per davvero i più bisognosi.
Nessuno però si è ricordato di dire che ogni spesa effettuata con la 'social card' in automatico sarà data una commissione alla Mastercard che è la società che ha emmesso ed è la proprietà della card.
Bhe! Almeno qualcuno di certo ci guadagnerà da questa iniziativa...
Appare strano che un'iniziativa così benefica abbia comunque dei costi accessori...stranezze tutte italiane!

***

Parole....di Abraham Lincoln

Non si può arrivare alla prosperità

scoraggiando l'impresa.
Non si può rafforzare il debole
indebolendo il più forte.
Non si può aiutare chi è piccolo
abbattendo chi è grande.
Non si può aiutare il povero
distruggendo il ricco.
Non si possono aumentare le paghe
rovinando i datori di lavoro.
Non si può progredire serenamente
spendendo più del guadagno.
Non si può promuovere la fratellanza umana
predicando l'odio di classe.
Non si può instaurare la sicurezza sociale
adoperando denaro imprestato.
Non si può formare carattere e coraggioto
gliendo iniziativa e sicurezza.
Non si può aiutare continuamente
la gente facendo in sua vece quello che potrebbe
e dovrebbe fare da sola.

USA 2008: ELETTO PRESIDENTE BARACK OBAMA

USA 2008: ELETTO PRESIDENTE BARACK OBAMA

marito e padre

i due rivali

genere umano

GIOCHI OLIMPICI DI PECHINO

GIOCHI OLIMPICI DI PECHINO
da peacereporter

23/02/2002 - 02/07/2008 Ingrid Betancourt è stata liberata!

23/02/2002 - 02/07/2008                  Ingrid Betancourt è stata liberata!
faccio mia la gioia di tutti!

Finalmente liberi!!!

Finalmente liberi!!!

Grazie a loro la Betancourt è libera

Grazie a loro la Betancourt è libera
il ministro della Difesa colombiano Santos e il generale Montoya

Grazie Uribe!!

Grazie Uribe!!
La Betancourt ha incontrato il presidente colombiano Uribe che vinse le elezioni del 2002

madre e figlia!

madre e figlia!
Yolanda Pulecio e Ingrid Betancourt

le due Betancourt

le due Betancourt
Ingrid abbraccia la madre Yolanda

La gioia della libertà riconquistata

La gioia della libertà riconquistata
Ingrid Betancourt dopo la liberazione