sabato 21 maggio 2011

Somalia. lotta pirateria marittima: inutilità task force navale internazionali

Sono tante le ragioni per cui le flotte navali internazionali antipirateria somala non avranno mai modo di poter spazzare via la pirateria. Altrettanti quelle per le quali non saranno mai ritirate. Quella di creare una flotta navale militare internazionale con il compito di proteggere le navi cariche di aiuti umanitari e capace anche di contrastare il fenomeno della pirateria marittima nel mare del Corno d'Africa è stata una delle principali preoccupazione della comunità internazionale. Un intervento che però, non ha per nulla scoraggiato i 'banditi del mare' che appaiono sempre di più scatenati e inefrenabili. L'intervento militare navale internazionale è iniziato nel 2008 e, continua tuttora, condotto attraverso missioni internazionali NATO, Ue e di altri Paesi e anche in forma indipendente. Fu nel giugno 2008 infatti, che il Consiglio di Sicurezza dell'ONU approvò all'unanimità una risoluzione, la 1814, che autorizzava le navi delle marine da guerra di Paesi terzi a entrare nelle acque somale per inseguire i pirati in forza di una volontà di contrasto del fenomeno della pirateria nell'Oceano Indiano e sulla terra ferma. Con la risoluzione 1816 veniva istituita una missione navale con il compito di contrastare il fenomeno della pirateria e proteggere le navi in transito nel Golfo di Aden, soprattutto quelle con gli aiuti del Programma Alimentare Mondiale, PAM. Alla missione, da subito, presero parte Gran Bretagna, Germania, Grecia, Italia, Turchia e Stati Uniti. Una missione autorizzata per la prima volta il 9 ottobre 2008. Attualmente è denominata ‘Ocean Shield’ ed è gestita dalla NATO. Di risoluzioni del CdS ONU ne sono poi, seguite tante altre che autorizzano anche al ricorso alla forza: 1838 (2008), 1846 (2008) e, infine 1897 (2009), Nel frattempo Francia e Spagna, il 30 luglio dello stesso anno, annunciavano azioni congiunte contro i pirati, chiedendo anche l'intervento della comunità internazionale. Il Consiglio dei ministri degli Esteri dell'Unione europea, Ue, su sollecitazione dei due Paesi, dopo aver messo allo studio l'invio di una missione navale per proteggere le navi mercantili in navigazione nel mare al largo della Somalia infestato dai pirati, il 13 dicembre 2008 inviava nel 'mare dei pirati' una sua missione navale in chiave antipirateria. la missione ‘Atalanta'. Nel mare dei pirati dall'inizio del 2008 è operativo anche un dispositivo anti pirateria creato dal Pentagono e gestito dalla V Flotta USA, il 'Combined Task Force', Ctf 151. Inoltre, a pattugliare il Golfo di Aden vi sono anche navi militari del Canada, Russia, India, Giappone, Arabia Saudita, Corea del Sud, Cina, Australia e altri Paesi. Però, il primato di essersi attivata per primi nel Golfo di Aden in chiave anti pirati spetta all'Italia che intervenne nel 2005 con la fregata lanciamissili della Marina militare 'Granatiere'. Sulla scia di questo primato l’Italia è rimasta tra i primi, come Paesi, ad impegnarsi militarmente, politicamente e economicamente nella lotta alla pirateria marittima. Le unità navali militati battenti il tricolore partecipano a tutte le missioni internazionali sia ‘Atalanta’ sia ‘Ocean Shield’. Un impegno questo che comporta però, per i Paesi che vi prendono parte, il dover mettere a rischio le proprie navi e uomini e, inoltre, dover sostenere dei costi non irrisori che contemplano soprattutto il mantenimento di tali navi e uomini nel mare dei pirati. Una recente stima ha calcolato che il contrasto alla pirateria al largo della Somalia comporti per la comunità internazionale costi oltre gli 8 miliardi di dollari l'anno. Una somma che si stima potrebbe raggiungere i 13-15 miliardi di dollari entro il 2015. Il costo medio per il mantenimento di ogni unità navale da guerra varia infatti dai 100mila ai 200mila dollari al giorno. La stima fatta è ripartita tra costi carburante, viveri e indennità degli equipaggi. Il computo per difetto del costo della sola missione Ue Atalanta è di circa 2 milioni di euro al giorno pari a 720milioni all’anno. All’Italia una missione di circa tre mesi di un’unità navale della Marina Militare costa circa 9 milioni di euro. Da una prima analisi di questi dati si nota subito che i costi per mantenere le diverse flotte internazionali anti pirateria marittima nel mare dei pirati sono elevatissimi. Se questi costi li si rapporta poi, ai riscatti pagati finora in un anno, per riottenere indietro navi e uomini catturati dai pirati somali, circa 150-200 milioni di dollari. A conti fatti conviene più lasciare lavorare i pirati in tranquillità piuttosto che ‘infastidirli’. Perché di fatto è questo che fanno queste navi con la loro presenza nel mare al largo della Somalia danno solo fastidio ai pirati e null’altro visto che questi continuano a ‘lavorare’. Purtroppo questo ragionamento è solo utopistico in quanto non si può lasciare di certo che i pirati spadroneggino nelle acque al largo della Somalia almeno indisturbati. Per cui si sta cercando allora, in qualche modo, di alleggerire l’impegno internazionale ricorrendo per esempio, a pattugliamenti aerei anche con droni, gli aerei senza pilota, che hanno una lunga autonomia e capaci di operare sia di notte sia di giorno. Dall'inizio del loro impiego, da qualche mese, grazie al loro operato è stato possibile catturate due navi madri pirati e una dozzina di predoni del mare. Il ricorso ai droni è dettato anche dal fatto che l'area a rischio, che inizialmente era di 2,5 milioni di miglia quadrate, ora è praticamente raddoppiata. I pirati ormai sequestrano i mercantili anche in mare aperto a centinaia di miglia di distanza dalla costa somala. Le navi catturate sono poi dirottate verso le loro roccaforti lungo le aree costiere del Puntland. Qui le gang del mare, che controllano l’attività criminale, usano gli ostaggi come scudi umani. Un fatto questo adottato in quanto i pirati somali sanno bene che per la comunità internazionale tentare di liberare gli ostaggi sequestrati e le navi è considerato rischioso. A frenare è la paura che i pirati possano uccidere gli ostaggi per ritorsione. Ostaggi che va ricordato, per i pirati valgono milioni di dollari ma solo da vivi. Solo nel 2010 i predoni del mare hanno catturato quasi 1.200 marinai e 53 imbarcazioni. Mentre tuttora trattengono in ostaggio almeno una quarantina di imbarcazioni e almeno 700 marittimi. Si tratta di marinai di diversa nazionalità per lo più filippini, ma ci sono anche ucraini, rumeni, indiani, egiziani, cinesi e anche alcuni europei. Tra gli europei due sfortunati coniugi danesi e i loro tre figli minorenni e undici italiani. Tutto ciò sembra dimostrare ancora di più quanto sia infruttuoso lo sforzo che la comunità internazionale sta compiendo. Come a nulla sembra essere valso, nella lotta alla pirateria somala, anche il fatto che le varie marine militari delle missioni internazionali abbiano, dal mese di agosto 2008 e fino al maggio 2010, arrestato almeno 1.090 presunti pirati, mentre almeno 64 sono stati uccisi e almeno altri 24 sono rimasti feriti. Un duro colpo alla pirateria somala si potrebbe pensare di aver inferto visto che la popolazione pirata è stimata composta da non più di 1500 uomini divisi in 7 gang del mare. Ed invece, ancora una volta non è così. Degli oltre mille pirati catturati solo 480 sono stati detenuti o trasferiti per il procedimento penale. Gli altri sono stati rilasciati. Mentre il vuoto nei ranghi subito è stato sopperito da altri somali disposti a prendere il posto di quelli catturati. Una spiegazione la si trova nel fatto che è la povertà della Somalia e la mancanza di qualsiasi economia di lavoro a spingere la gente a fare il pirata. Un’altra verità è che chi si dedica alla pirateria marittima non ha paura di essere fatto prigioniero. Primo perché sa bene che non tutti i Paesi sono disposti a processarli e tantomeno a detenerli. Processare i pirati catturati è di pertinenza del Paese dell'imbarcazione attaccata o della nave da guerra intervenuta per sventare l'assalto. Però, possono processare i pirati anche Paesi che abbiano altri legami con il caso, ad esempio la nazionalità di membri dell'equipaggio attaccato. Quasi sempre questi Paesi si rifiutano di processare i pirati o fanno sapere di non poterlo fare nei tempi richiesti. Secondo essi sanno che se imprigionati vivranno meglio di come vivono da liberi. Hanno solo un problema, stare attenti da che farsi catturare. I predoni del mare sanno che se vengono catturati da una nave da guerra dell’Ue il peggiore che gli possa capitare è finire in una prigione europea dove li aspetta uno standard di vita migliore che nel loro Paese. Il problema per loro si crea se a catturarli sono navi da guerra russe, indiane o cinesi. In questo caso i pirati catturati sanno che verranno consegnati alle autorità dello Yemen, dove rischiano invece, di ricevere severe punizioni per quello che hanno fatto, compresa la pena di morte, e dove le condizioni di detenzione sono molto più severe che nelle carceri europee. A fronte di questa lotta alla pirateria appare sconsolante il fatto che il rilascio di ogni nave catturata è successiva solo al pagamento di un riscatto milionario. Un fatto questo che evidenza un particolare: La doppiezza del comportamento dei Paesi che partecipano alla lotta alla pirateria somala. Paesi che mentre da un lato si impegnano in costose missioni navali internazionali di pattugliamento anti pirateria nel mare del Corno d'Africa dall’altro trattano con gli stessi pirati che combattono e scendendo a patto con loro pagando un riscatto per ottenere il rilascio di quelle navi che avrebbero dovuto difendere e che invece, hanno lasciato catturare. Riscatti che poi, per giunta in parte vanno a finanziare la stessa attività piratesca che poi, questi Paesi cercano di contrastare. Una vera e propria contrapposizione.

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Una fiammella accesa per tutte le persone che soffrono al mondo

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Nel mondo sono tante le persone che piangono e soffrono a loro dedico un affettuoso pensiero....

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A tutti quei bravi ragazzi morti per l'Italia

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Nel mondo ogni giorno vengono compiute carneficine immani in cui le vittime sono inermi civili

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il volto di un immigrato

...a quei bravi ragazzi, figli dell'America di oggi, morti in guerra!

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DARFUR:NON C'E' PIU' TEMPO DA PERDERE!

IN DARFUR SONO DECINE SE NON CENTINAIA LE PERSONE CHE MUOIONO OGNI MESE...
FAI LORO DEL BENE... AIUTA I RIFUGIATI E I PROFUGHI DEL DARFUR FACENDO UNA DONAZIONE ALL'AGENZIA ONU PER I RIFUGIATI UNHCR CHIAMA LO 0680212304 PER SAPERE COME FARE....
RICORDATI BASTANO 31 EURO PER ACQUISTARE 8 COPERTE, 51 EURO PER UNA TENDA E 200 EURO PER DARE ASSISTENZA MEDICA A 25 FAMIGLIE...

Un bambino del Darfur

Un bambino del Darfur
aiuta ad aiutarlo sostieni le iniziative pro Darfur
In Darfur dal 2003 ad oggi sono state compiute esecuzioni, anche di massa, stupri, soprattutto di massa, nei confronti di donne, uomini e bambini e interi villaggi sono stati rasi al suolo. Il terrore è stato usato come pratica generalizzata e a sfondo razziale mentre lo stupro è diventato una vera e propria arma da guerra.
Il governo sudanese di Khartoum da parte sua ha bombardato senza sosta i civili, e ha reso sempre più difficili le operazioni di soccorso delle organizzazioni umanitarie nei confronti delle genti del Darfur, fino al punto di far scappare via la maggior parte delle Ong operanti nella regione sudanese e liberarsi così di scomodi testimoni di quanto accadeva in quei luoghi. La stessa tattica è stata seguita prima con i peacekeepers dell'Ua e poi con quelli dell'Onu...
Tutto il mondo è a conoscenza di quanto accade in quella remota regione sudanese e lancia denunce. Da un lato Washington parla di genocidio, dall’altro l'Onu parla di catastrofe umanitaria e di pulizia etnica.
Il tutto però resta nella totale impunità!
Intanto, dal Febbraio 2003 anno in cui è iniziata la ribellione della popolazione di etnia africana del Darfur, circa 6 milioni in maggioranza musulmana e in parte animista, contro il governo sudanese, musulmano ma integralista e soprattutto di etnia araba e bianca, è scoppiato il conflitto che ha causato finora circa 300mila morti e due milioni e mezzo di profughi. Una protesta nata per lo stato di totale abbandono e sfruttamento in cui la popolazione nera era tenuta. La repressione del governo centrale è stata spietata, soprattutto facendo uso dei Janjaweed, i diavoli a cavallo, che sono milizie nomadi di etnia araba che hanno compiuto tutti gli orrori possibili e inimmaginabili contro le genti del Darfur di etnia nera, per lo più contadini e pastori.

Il pianto di un innocente a Gaza

Il pianto di un innocente a Gaza
Ancora una volta il mondo intero si dovrebbe vergognare!!!
La guerra chi puo raccontarla? E' difficile farlo ma tutti possiamo immaginare come sia il sentire l'odore dei morti abbandonati nelle strade o sotto le macerie, il vedere i bambini che muoiono di fame accanto al cadavere della madre, il sentire il lamento dei feriti e lo strazio dei sopravvissuti, di chi si vede impotente e maledice chi gli ha portato via tutto.
Nella Striscia di Gaza siamo ormai quasi alla terza settimana di bombardamenti e inesorabilmente, come non potrebbe essere diversamente con tutta la tecnologia militare del 21° secolo che gli israeliani stanno usando, il numero dei morti tra i civili continuato ad aumentare, mentre l'esercito israeliano bombarda le loro case si moltiplicano tra i palestinesi le scene di disperazione e di dolore causati dagli effetti devastanti della guerra che certamente non sono cambiati nel tempo anzi al contrario.

Giugno 2009: La rivoluzione di velluto in Iran

Giugno 2009: La rivoluzione di velluto in Iran
Sono solidale con i persiani che manifestano

Il 12 giugno 2010 è caduto il primo anniversario delle contestate elezioni iraniane. Elezioni che decretarono la riconferma a presidente dell’Iran di Mahmud Ahmadinejad. Il Paese ha vissuto le prime ora di questa giornata con una calma carica di tensione che poi, è scoppiata nel pomeriggio intorno alle 16, le 13.30 italiane con i primi scontri tra manifestanti e forze di sicurezza nei pressi dell’Università Sharif di Teheran. Era impensabile che l’opposizione iraniana del movimento riformista dell’Onda Verde si facesse scappare questa occasione per proclamare il proprio dissenso al regime degli Ayatollah. I luoghi delle sanguinose proteste post elettorali di un anno fa si sono quindi di nuovo riempiti di manifestanti. Questo, nonostante l’appello dei leader dell’opposizione, Moussavi e Karroubi, a evitare di scendere in piazza e nonostante che le forze di sicurezza avessero preso posizione in vari punti strategici del centro di Teheran per prevenire manifestazioni. Nonostante le proteste e le accuse di brogli elettorali il contestato presidente Ahmadinejad ha potuto proseguire nel suo mandato, quasi certamente usurpato, grazie all’appoggio dell’ayatollah Ali Khamenei, la Guida Suprema. La lotta continuerà. Viva la Persia! Viva il movimento riformista!


i 44 presidenti degli Usa

i 44 presidenti degli Usa
da www.patrickmoberg.com/blog/id:420/november-4-2008

The President United States of America

The President United States of America
Barack Obama

E' morta Miriam Makeba

E' morta Miriam Makeba
Addio Mama Afrika....io continuerò a sognare...

Notes

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Italia. Violenza sessuale è allarme sociale


Dopo i recenti casi di stupri, a Roma, Bologna e Milano non si riesce quasi più a tenere il conto degli episodio di violenza sessuale che, dall'inizio dell'anno, si stanno susseguendo in Italia ad opera principalmente di stranieri. Un orribile reato che si verifica nelle grandi città metropolitane come nei piccoli centri urbani. Emergono dati da brividi dalle informazioni fornite dal Presidente facente funzioni del Tribunale di Como Giuseppe Anzani e dal Procuratore capo Alessandro Maria Lodolini. Ogni 4 giorni in Procura a Como arriva una denuncia per violenza sessuale. I fascicoli aperti tra luglio 2007 e giugno 2008 sono stati 89, tra violenze sessuali e pedofilia. Ma è solo la punta di un iceberg in quanto, il reato, per la quasi totalità è sommerso perché prevale ancora la paura e la vergogna a denunciare la violenza subita. Fino ad oggi la violenza che subivano le donne era soprattutto domestica, ma gli episodi di violenza che hanno visto protagoniste, loro malgrado, delle donne avvenuti negli ultimi giorni, per le strade, propongono una nuova emergenza. Un autorevole testimonianza è portata da Telefono Rosa che da anni conosce il fenomeno ed assiste le vittime. “Ciò che sta avvenendo dall'inizio dell'anno, precisa il presidente Maria Gabriella Carnieri Moscatelli, mi preoccupa. Non so se è solo l'effetto di maggiori denunce ma, dal nostro osservatorio, non era mai stato rilevata una cosa simile”. Gli avvenimenti degli ultimi giorni non fanno altro che conferma un'allarmante costante: in testa alla classifica degli autori di stupri ci sono gli stranieri. Il triste primato vede fra i primi i romeni, seguiti da marocchini e albanesi che sembra abbiano dato il via ad una esecrabile escalation di violenza contro le donne. Assodato che nella stragrande maggioranza dei casi questi episodi sono commessi da stranieri, spesso clandestini, ora si deve dare a tutto questo uno stop. Certezza della pena, custodia cautelare in carcere per chi è accusato di violenza sessuale ed esclusione di attenuanti per chi delinque sotto effetto di alcool e droghe. Tutto ovviamente tenendo conto di due elementi fondamentali: abbattere l'allarme sociale provocato da questo tipo di reati e tutelare la dignità della vittima, che va assicurata anche nel percorso dibattimentale.
Per raggiungere un risultato anzitutto è importante l'introduzione nel ddl sicurezza dell'obbligo del carcere per chi stupra. Forse il decreto 'anti-stupro' sarà pronto per venerdì esso dovrebbe contenere, come annunciato, importanti novità: gli accusati di stupro non potranno beneficiare della libertà condizionale, ci sarà un avvocato a spese dello Stato per le vittime di violenza sessuale, arriveranno nuovi presidi di polizia con relativi stanziamenti, saranno anticipate le norme contenute nel ddl anti-molestie che la Camera ha già approvato. Tra le altre cose, ci dovrebbero essere anche aggravanti se a commettere violenza sono familiari, partner o tutori; un pesante aggravio di pena se la vittima è sotto i 14 anni; uguale trattamento, invece, se la vittima è maggiorenne o appena sotto i 18; ergastolo sicuro, se allo stupro segue la morte della vittima. Mano pesante anche per i complici: nessuna possibilità di godere dei domiciliari neppure per i favoreggiatori.

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La scuola pubblica in Italia con la 'Riforma Gelmini'

Esprimo la mia piena solidarietà con tutti coloro che protestano contro la Legge 133/08 la cosidetta 'Riforma Gelmini'....

Le cifre presentate nel decreto fanno venire i brividi: i tagli previsti dal decreto legge 112, poi convertito nella legge 133/08, e gli ulteriori provvedimenti contenuti nel decreto 137 porteranno, a livello nazionale, ad una riduzione di circa 100mila posti tra il personale docente e di 43mila posti tra quello Ata (ausiliari, tecnici e amministrativi).
Per molti, anche per i non addetti ai lavori, l'effetto provocato dalla legge che in pratica azzererà in poco tempo le faticose conquiste di anni e anni, non solo in termini di posti di lavoro, ma anche di mission- educativa e di didattica, rende il momento dei più cupi e tristi degli ultimi anni. Ai tagli vanno poi sommati, le conseguenze che scaturiranno dalla reintroduzione del maestro unico nelle scuole elementari.
L'Europa chiede più scuola, più sapere e l'Italia che fa?
Il contrario!
Rientrodurre il maestro unico è compiere, di sicuro, un passo indietro di almeno mezzo secolo. Se non addirittura si ritorna al tempo del libro cuore, senza offesa per quel libro mio compagno di tanti pomeriggi.
Perchè tutto questo? Bella domanda!
Molto probabilmente si tenta di mascherare con questa supposta riforma quello che è il vero scopo del provvedimento: incassare o meglio risparmiare in poco meno di 4-5 anni 8miliardi di euro. Questa è la cifra stimata, che dovrebbe restare nelle casse dello stato.
Un risparmio quindi certo ottenuto tagliando centinaia di migliaia di posti di lavoro ma al contempo che produrrà anche un effetto negativo: quello di un drastico ridimensionamento del servizio scolastico pubblico in favore forse di quello privato. Inoltre un'altra diretta conseguenza della L.133/08 sarà la chiusura di decine e decine di plessi scolastici.
Molte scuole, soprattutto nei piccoli centri urbani, non ci saranno più. A scomparire sarà anche un altro degli elementi cardine dell'istruzione primaria italiana: il tempo pieno. Bisogna fare attenzione, chi sostiene che il tempo pieno non sarà toccato dalla riforma o che addirittura aumenterà mente sapendo di farlo.
Rifletteteci un poco e capirete perchè!
Se prima, per ogni 2 classi, c'erano 3 insegnanti d'ora in poi sarà uno per classe, a seguire e istruire dai 20 ai 30 alunni e che svolgerà il suo orario lavorativo settimanale esclusivamente di mattina. Pertanto al pomeriggio non potrà esserci altro che un sorta di dopo-scuola, trasformando il tempo pieno di fatto in un parcheggio pomeridiano per i bambini, che nulla ha da condividere con l'offerta didattica di cui fino ad ieri, prima della 'riforma Gelmini', gli alunni potevano usufruire con il tempo pieno.

...

ARRIVERA' PER NATALE UNA 'SOCIAL CARD' AD OLTRE 1MLN DI ITALIANI 'POVERI'

C’è un detto che dice: "meglio poco che niente!".
In questo caso tra il poco e il nulla ci sono così poche differenze che è difficile distinguerli.
La 'social card, almeno per il momento, sembra più l’ennesimo spot varato dal governo che piuttosto un provvedimento serio in grado di aiutare per davvero i più bisognosi.
Nessuno però si è ricordato di dire che ogni spesa effettuata con la 'social card' in automatico sarà data una commissione alla Mastercard che è la società che ha emmesso ed è la proprietà della card.
Bhe! Almeno qualcuno di certo ci guadagnerà da questa iniziativa...
Appare strano che un'iniziativa così benefica abbia comunque dei costi accessori...stranezze tutte italiane!

***

Parole....di Abraham Lincoln

Non si può arrivare alla prosperità

scoraggiando l'impresa.
Non si può rafforzare il debole
indebolendo il più forte.
Non si può aiutare chi è piccolo
abbattendo chi è grande.
Non si può aiutare il povero
distruggendo il ricco.
Non si possono aumentare le paghe
rovinando i datori di lavoro.
Non si può progredire serenamente
spendendo più del guadagno.
Non si può promuovere la fratellanza umana
predicando l'odio di classe.
Non si può instaurare la sicurezza sociale
adoperando denaro imprestato.
Non si può formare carattere e coraggioto
gliendo iniziativa e sicurezza.
Non si può aiutare continuamente
la gente facendo in sua vece quello che potrebbe
e dovrebbe fare da sola.

USA 2008: ELETTO PRESIDENTE BARACK OBAMA

USA 2008: ELETTO PRESIDENTE BARACK OBAMA

marito e padre

i due rivali

genere umano

GIOCHI OLIMPICI DI PECHINO

GIOCHI OLIMPICI DI PECHINO
da peacereporter

23/02/2002 - 02/07/2008 Ingrid Betancourt è stata liberata!

23/02/2002 - 02/07/2008                  Ingrid Betancourt è stata liberata!
faccio mia la gioia di tutti!

Finalmente liberi!!!

Finalmente liberi!!!

Grazie a loro la Betancourt è libera

Grazie a loro la Betancourt è libera
il ministro della Difesa colombiano Santos e il generale Montoya

Grazie Uribe!!

Grazie Uribe!!
La Betancourt ha incontrato il presidente colombiano Uribe che vinse le elezioni del 2002

madre e figlia!

madre e figlia!
Yolanda Pulecio e Ingrid Betancourt

le due Betancourt

le due Betancourt
Ingrid abbraccia la madre Yolanda

La gioia della libertà riconquistata

La gioia della libertà riconquistata
Ingrid Betancourt dopo la liberazione