lunedì 18 aprile 2011

Somalia: cresce l’esodo dei civili in fuga dalla guerra



Una delle più importanti emergenze del momento è quella della popolazione civile in fuga dal dramma della guerra civile in corso in Somalia. Sospesa tra guerra santa, conflitto civile, battaglia tribale e insurrezione patriottica, la Somalia è sconvolta dal compimento della più temuta catastrofe umanitaria del mondo. Per l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, Unhcr, in Somalia, il collasso dello stato, la spirale di violenza e l'anarchia, sommate alla povertà e siccità, hanno infatti, condotto il Paese ad una delle peggiori crisi umanitarie al mondo e a una sofferenze inaccettabili per la popolazione civile. Dopo l'Afghanistan e l'Iraq, la Somalia è il Paese che genera il più alto numero di profughi al mondo. Quella dei profughi nel Paese del Corno D’Africa è una situazione che l’Unhcr sta monitorando da anni. Secondo l’agenzia ONU la situazione è particolarmente delicata nelle regioni meridionali e centrali del Paese africano. In queste aree sono in corso continui combattimenti tra governativi e miliziani islamici. Le città coinvolte sono: Doolow, Bulo Hawo, Luuq, Elwaaq, Dhoobley, Diif e Taabdo. Un conflitto che sta avendo effetti devastanti sulla popolazione civile costringendo un numero sempre maggiore di persone alla fuga. Nel Paese del Corno d’Africa la gente è alla fame e allo stremo. Donne, bambini e vecchi scappano con tutti i mezzi possibili, anche a piedi. Un intero popolo è in fuga dal Paese, ma soprattutto dalla capitale Mogadiscio divenuta ormai un campo di battaglia. Una città devastata da un conflitto e che attende solo che si compia l'ultimo atto del suo destino. La popolazione civile cerca rifugio nelle tendopoli sperando nell'aiuto della Comunità internazionale. In molti però, non avendo i mezzi per lasciare Mogadiscio, sono rimasti intrappolati nella capitale somala. Questa gente, che è quello che resta della popolazione che un tempo popolava la capitale somala, trascorre le giornate all’interno delle buche scavate sotto il pavimento delle case per cercare riparo dai proiettili di mortaio o di artiglieria che cadono impietosi sulle abitazioni, sparati dall’una e dall’altra parte. Purtroppo i convogli umanitari non riescono a raggiungere le popolazioni civili. Molti sono assaltati dagli insorti che li rapinano per barattare cibo con armi. Oppure i governativi li bloccano per impedire i rifornimenti di cibo agli insorti. Gli stessi fuggitivi li assaltano per una manciata di riso. In queste condizioni purtroppo la distribuzione di aiuti umanitari è diventata rara. Finché gli scontri proseguiranno, nessuno sarà in grado di avere accesso e dare assistenza a queste persone e ciò le rende estremamente vulnerabili. Essi infatti, per sopravvivere sono costretti ad uscire di casa, in cerca di acqua e di cibo. Chi lo fa corre ricurvo tra auto bruciate e muri crollati e lo fa a suo rischio e pericolo. Sono centinaia i morti e i feriti colpiti da proiettili vaganti, schegge e mine. I morti e i feriti vengono lasciati lì dove cadono. Centinaia le donne stuprate, anche davanti ai loro parenti. Da gennaio a marzo di quest’anno sono aumentati di altre 33mila unità i profughi in Somalia. Secondo una recente stima il numero totale dei profughi e sfollati nel Paese africano è di quasi 2 milioni di persone. Si tratta di civili che sono stati costretti a lasciare le proprie case a causa dei combattimenti tra le forze del Governo federale di transizione, Tfg, e i miliziani islamici filo al Qaeda degli al Shabaab. Almeno la metà degli ultimi 33mila sfollati somali provengono dalla capitale Mogadiscio, una città da cui finora sono scappate oltre 372mila persone a causa delle furiose battaglie che vi imperversano. Solo il 60 per cento del territorio di Mogadiscio è sotto il controllo del governo di transizione somalo il resto è in mano ai miliziani islamici. A causa dell’insicurezza crescente a Mogadiscio fuggirne diventa sempre più pericoloso e molti abitanti sono costretti a rimanervi rinchiusi nelle loro abitazioni ‘ostaggi’ della guerra. Molte delle persone in fuga dalla capitale somala hanno creato una nuova Mogadiscio ad ovest della vecchia. Si tratta di un’area conosciuta come il corridoio di Afgooye dove negli ultimi tre anni oltre 400mila persone hanno creato un nuovo insediamento abitativo, il terzo per densità di popolazione in tutta la Somalia. Di fatto si tratta di un enorme accampamento formata da una giungla di tende costruite con la plastica all'interno delle quali vivono migliaia di persone. Rifugi precari che hanno ormai sostituito le normali abitazioni in pietra. Una parte della popolazione somala in fuga si è invece, riversata nei campi per sfollati interni nelle regioni del Basso e Medio Shabelle, nella Somalia centro-meridionale, e nelle regioni di Hiraan, Galgaduud e Mudug, nel centro del Paese africano. Gran parte dei somali che hanno cambiato il loro status in profughi invece, cercano rifugio nel confinante Kenya. Il Paese africano ospita oltre la metà dei 680mila somali fuggiti dal proprio Paese per cercare di sfuggire al dramma della guerra e rifugio nei Paesi confinanti. Nel Paese africano sono stati allestiti diversi campi per i profughi somali come il complesso di Dadaab composto da tre grossi campi. Si tratta di uno dei campi profughi più vecchi, più vasti e congestionati del Paese africano dove ogni mese i rifugiati continuano ad arrivare in migliaia e il cui numero è cresciuto progressivamente proprio negli ultimi tre mesi. Oltre 31mila dall’inizio dell’anno. A chi raggiunge questi campi viene dato un kit che contiene teli di plastica per alloggi temporanei, coperte, materassi, utensili per cucinare e sapone. Molti altri però, sono invece, in una situazione disperata, senza assistenza umanitaria e le condizioni di salute di molti di loro sono precarie. Di fatto questi somali sono abbandonati a se stessi. A pagare di più in questa crisi umanitaria sono i bambini. Nel Paese del Corno d'Africa la popolazione infantile a rischio supera le 200mila unità. La gran parte soffre di malnutrizione e malattie come diarrea acuta,. Stime fatte dagli operatori umanitari presenti sul posto orientano a pensare che siano circa 60mila i bambini gravemente malnutriti e a rischio di morte. Un tragico destino contro cui purtroppo, a nulla servono gli appelli che continuamente l’Unhcr lancia a tutti i gruppi armati attivi in Somalia. Un appello a tenere fuori gli scontri fuori dalle aree abitate dalla popolazione civile in modo da garantire che la loro incolumità non sia messa a rischio. Anche se il Kenya sostiene il peso maggiore di questa fuga di massa dalla Somalia in molti si sono rifugiati anche in Etiopia. In questo Paese il principale campo, quello di Bokolmanyo, nel sud-est dell’Etiopia, allestito all’inizio del 2009, ha ormai abbondantemente raggiunto la sua massima capacità che era di 22mila posti. La fuga è però, diretta anche verso altri Paesi quali Gibuti e Yemen. Purtroppo sempre più spesso la strada scelta per lasciare il Paese africano è quella via mare verso questi ultimi due Paesi. Ma in centinaia ogni mese perdono la vita in questo esodo. In molti si affidano a scafisti senza scrupoli, in migliaia rischiano la vita affrontando la pericolosa traversata del Golfo di Aden e del Mar Rosso per raggiungere lo Yemen o per arrivare in Europa attraverso il Mediterraneo. Ed è qui che si consuma un altro dramma. Questo nella totale indifferenza del mondo. Proprio in questi giorni l'Unhcr ha espresso allarme per il crescente numero di morti che si registrano nel Golfo di Aden. Gli ultimi morti si sono registrati la scorsa settimana quando almeno 16 persone sono morte annegate e altre cinque risultano disperse. Si è trattato di due drammatici incidenti che hanno coinvolto due imbarcazioni che trasportavano rispettivamente 45 e 79 persone di nazionalità somala, ma anche etiope. Ed è proprio mentre si consumava una delle due tragedie si è manifestata l’indifferenza dell’altro mondo quello cosiddetto civile. I sopravvissuti hanno raccontato che una nave della marina di uno stato straniero si è avvicinata all’imbarcazione in difficoltà, ma ignorando le richieste d'aiuto si è allontanata senza prestare soccorso. Il portavoce dell'Unhcr, Andrej Mahecic nel condannare l’episodio ha commentato affermando che: “Ciò costituisce un fatto preoccupante”. A bordo del battello vi erano 45 rifugiati somali, 35 uomini e 10 donne, 15 sono annegati tra cui 5 donne e altri 5 risultano disperse.

Nessun commento:

DIRITTI E UTILIZZO RISERVATI

LA RIPRODUZIONE, TOTALE E PARZIALE, DEL CONTENUTO DI QUESTO BLOG, COMPRESO LE FOTO, E' CONSENTITA SOLO A CONDIZIONE CHE NON VENGA ALTERATO IL CONTENUTO E VENGA CITATA SEMPRE IL BLOG E AUTORE (fonte).
GRAZIE


Una fiammella accesa per tutte le persone che soffrono al mondo

Una fiammella accesa per tutte le persone che soffrono al mondo
Nel mondo sono tante le persone che piangono e soffrono a loro dedico un affettuoso pensiero....

Unioni Civili

Unioni Civili
SI ALLE UNIONI CIVILI NO ALLE ADOZIONI

STOP ALLE VIOLENZE IN SIRIA

Il mondo non può più stare a guardare mentre migliaia di siriani si vedono privati della libertà e della vita.....

Tutta la verità sul sequestro del rimorchiatore Buccaneer

Tutta la verità sul sequestro del rimorchiatore Buccaneer

Rivista e libro in vendita al sito www.liberoreporter.it

A tutti quei bravi ragazzi morti per l'Italia

A tutti quei bravi ragazzi morti per l'Italia
Non mi abituerò mai a quest'immagine! Onore ai caduti

Nel mondo ogni giorno vengono compiute carneficine immani in cui le vittime sono inermi civili

Nel mondo ogni giorno vengono compiute carneficine immani in cui le vittime sono inermi civili
in memoria di coloro che hanno versato il loro sangue a causa del terrorismo ed ora sono solo ombre!

sono solidale con gli immigrati clandestini

sono solidale con gli immigrati clandestini
il volto di un immigrato

...a quei bravi ragazzi, figli dell'America di oggi, morti in guerra!

...a quei bravi ragazzi, figli dell'America di oggi, morti in guerra!

DARFUR:NON C'E' PIU' TEMPO DA PERDERE!

IN DARFUR SONO DECINE SE NON CENTINAIA LE PERSONE CHE MUOIONO OGNI MESE...
FAI LORO DEL BENE... AIUTA I RIFUGIATI E I PROFUGHI DEL DARFUR FACENDO UNA DONAZIONE ALL'AGENZIA ONU PER I RIFUGIATI UNHCR CHIAMA LO 0680212304 PER SAPERE COME FARE....
RICORDATI BASTANO 31 EURO PER ACQUISTARE 8 COPERTE, 51 EURO PER UNA TENDA E 200 EURO PER DARE ASSISTENZA MEDICA A 25 FAMIGLIE...

Un bambino del Darfur

Un bambino del Darfur
aiuta ad aiutarlo sostieni le iniziative pro Darfur
In Darfur dal 2003 ad oggi sono state compiute esecuzioni, anche di massa, stupri, soprattutto di massa, nei confronti di donne, uomini e bambini e interi villaggi sono stati rasi al suolo. Il terrore è stato usato come pratica generalizzata e a sfondo razziale mentre lo stupro è diventato una vera e propria arma da guerra.
Il governo sudanese di Khartoum da parte sua ha bombardato senza sosta i civili, e ha reso sempre più difficili le operazioni di soccorso delle organizzazioni umanitarie nei confronti delle genti del Darfur, fino al punto di far scappare via la maggior parte delle Ong operanti nella regione sudanese e liberarsi così di scomodi testimoni di quanto accadeva in quei luoghi. La stessa tattica è stata seguita prima con i peacekeepers dell'Ua e poi con quelli dell'Onu...
Tutto il mondo è a conoscenza di quanto accade in quella remota regione sudanese e lancia denunce. Da un lato Washington parla di genocidio, dall’altro l'Onu parla di catastrofe umanitaria e di pulizia etnica.
Il tutto però resta nella totale impunità!
Intanto, dal Febbraio 2003 anno in cui è iniziata la ribellione della popolazione di etnia africana del Darfur, circa 6 milioni in maggioranza musulmana e in parte animista, contro il governo sudanese, musulmano ma integralista e soprattutto di etnia araba e bianca, è scoppiato il conflitto che ha causato finora circa 300mila morti e due milioni e mezzo di profughi. Una protesta nata per lo stato di totale abbandono e sfruttamento in cui la popolazione nera era tenuta. La repressione del governo centrale è stata spietata, soprattutto facendo uso dei Janjaweed, i diavoli a cavallo, che sono milizie nomadi di etnia araba che hanno compiuto tutti gli orrori possibili e inimmaginabili contro le genti del Darfur di etnia nera, per lo più contadini e pastori.

Il pianto di un innocente a Gaza

Il pianto di un innocente a Gaza
Ancora una volta il mondo intero si dovrebbe vergognare!!!
La guerra chi puo raccontarla? E' difficile farlo ma tutti possiamo immaginare come sia il sentire l'odore dei morti abbandonati nelle strade o sotto le macerie, il vedere i bambini che muoiono di fame accanto al cadavere della madre, il sentire il lamento dei feriti e lo strazio dei sopravvissuti, di chi si vede impotente e maledice chi gli ha portato via tutto.
Nella Striscia di Gaza siamo ormai quasi alla terza settimana di bombardamenti e inesorabilmente, come non potrebbe essere diversamente con tutta la tecnologia militare del 21° secolo che gli israeliani stanno usando, il numero dei morti tra i civili continuato ad aumentare, mentre l'esercito israeliano bombarda le loro case si moltiplicano tra i palestinesi le scene di disperazione e di dolore causati dagli effetti devastanti della guerra che certamente non sono cambiati nel tempo anzi al contrario.

Giugno 2009: La rivoluzione di velluto in Iran

Giugno 2009: La rivoluzione di velluto in Iran
Sono solidale con i persiani che manifestano

Il 12 giugno 2010 è caduto il primo anniversario delle contestate elezioni iraniane. Elezioni che decretarono la riconferma a presidente dell’Iran di Mahmud Ahmadinejad. Il Paese ha vissuto le prime ora di questa giornata con una calma carica di tensione che poi, è scoppiata nel pomeriggio intorno alle 16, le 13.30 italiane con i primi scontri tra manifestanti e forze di sicurezza nei pressi dell’Università Sharif di Teheran. Era impensabile che l’opposizione iraniana del movimento riformista dell’Onda Verde si facesse scappare questa occasione per proclamare il proprio dissenso al regime degli Ayatollah. I luoghi delle sanguinose proteste post elettorali di un anno fa si sono quindi di nuovo riempiti di manifestanti. Questo, nonostante l’appello dei leader dell’opposizione, Moussavi e Karroubi, a evitare di scendere in piazza e nonostante che le forze di sicurezza avessero preso posizione in vari punti strategici del centro di Teheran per prevenire manifestazioni. Nonostante le proteste e le accuse di brogli elettorali il contestato presidente Ahmadinejad ha potuto proseguire nel suo mandato, quasi certamente usurpato, grazie all’appoggio dell’ayatollah Ali Khamenei, la Guida Suprema. La lotta continuerà. Viva la Persia! Viva il movimento riformista!


i 44 presidenti degli Usa

i 44 presidenti degli Usa
da www.patrickmoberg.com/blog/id:420/november-4-2008

The President United States of America

The President United States of America
Barack Obama

E' morta Miriam Makeba

E' morta Miriam Makeba
Addio Mama Afrika....io continuerò a sognare...

Notes

***

Italia. Violenza sessuale è allarme sociale


Dopo i recenti casi di stupri, a Roma, Bologna e Milano non si riesce quasi più a tenere il conto degli episodio di violenza sessuale che, dall'inizio dell'anno, si stanno susseguendo in Italia ad opera principalmente di stranieri. Un orribile reato che si verifica nelle grandi città metropolitane come nei piccoli centri urbani. Emergono dati da brividi dalle informazioni fornite dal Presidente facente funzioni del Tribunale di Como Giuseppe Anzani e dal Procuratore capo Alessandro Maria Lodolini. Ogni 4 giorni in Procura a Como arriva una denuncia per violenza sessuale. I fascicoli aperti tra luglio 2007 e giugno 2008 sono stati 89, tra violenze sessuali e pedofilia. Ma è solo la punta di un iceberg in quanto, il reato, per la quasi totalità è sommerso perché prevale ancora la paura e la vergogna a denunciare la violenza subita. Fino ad oggi la violenza che subivano le donne era soprattutto domestica, ma gli episodi di violenza che hanno visto protagoniste, loro malgrado, delle donne avvenuti negli ultimi giorni, per le strade, propongono una nuova emergenza. Un autorevole testimonianza è portata da Telefono Rosa che da anni conosce il fenomeno ed assiste le vittime. “Ciò che sta avvenendo dall'inizio dell'anno, precisa il presidente Maria Gabriella Carnieri Moscatelli, mi preoccupa. Non so se è solo l'effetto di maggiori denunce ma, dal nostro osservatorio, non era mai stato rilevata una cosa simile”. Gli avvenimenti degli ultimi giorni non fanno altro che conferma un'allarmante costante: in testa alla classifica degli autori di stupri ci sono gli stranieri. Il triste primato vede fra i primi i romeni, seguiti da marocchini e albanesi che sembra abbiano dato il via ad una esecrabile escalation di violenza contro le donne. Assodato che nella stragrande maggioranza dei casi questi episodi sono commessi da stranieri, spesso clandestini, ora si deve dare a tutto questo uno stop. Certezza della pena, custodia cautelare in carcere per chi è accusato di violenza sessuale ed esclusione di attenuanti per chi delinque sotto effetto di alcool e droghe. Tutto ovviamente tenendo conto di due elementi fondamentali: abbattere l'allarme sociale provocato da questo tipo di reati e tutelare la dignità della vittima, che va assicurata anche nel percorso dibattimentale.
Per raggiungere un risultato anzitutto è importante l'introduzione nel ddl sicurezza dell'obbligo del carcere per chi stupra. Forse il decreto 'anti-stupro' sarà pronto per venerdì esso dovrebbe contenere, come annunciato, importanti novità: gli accusati di stupro non potranno beneficiare della libertà condizionale, ci sarà un avvocato a spese dello Stato per le vittime di violenza sessuale, arriveranno nuovi presidi di polizia con relativi stanziamenti, saranno anticipate le norme contenute nel ddl anti-molestie che la Camera ha già approvato. Tra le altre cose, ci dovrebbero essere anche aggravanti se a commettere violenza sono familiari, partner o tutori; un pesante aggravio di pena se la vittima è sotto i 14 anni; uguale trattamento, invece, se la vittima è maggiorenne o appena sotto i 18; ergastolo sicuro, se allo stupro segue la morte della vittima. Mano pesante anche per i complici: nessuna possibilità di godere dei domiciliari neppure per i favoreggiatori.

***

La scuola pubblica in Italia con la 'Riforma Gelmini'

Esprimo la mia piena solidarietà con tutti coloro che protestano contro la Legge 133/08 la cosidetta 'Riforma Gelmini'....

Le cifre presentate nel decreto fanno venire i brividi: i tagli previsti dal decreto legge 112, poi convertito nella legge 133/08, e gli ulteriori provvedimenti contenuti nel decreto 137 porteranno, a livello nazionale, ad una riduzione di circa 100mila posti tra il personale docente e di 43mila posti tra quello Ata (ausiliari, tecnici e amministrativi).
Per molti, anche per i non addetti ai lavori, l'effetto provocato dalla legge che in pratica azzererà in poco tempo le faticose conquiste di anni e anni, non solo in termini di posti di lavoro, ma anche di mission- educativa e di didattica, rende il momento dei più cupi e tristi degli ultimi anni. Ai tagli vanno poi sommati, le conseguenze che scaturiranno dalla reintroduzione del maestro unico nelle scuole elementari.
L'Europa chiede più scuola, più sapere e l'Italia che fa?
Il contrario!
Rientrodurre il maestro unico è compiere, di sicuro, un passo indietro di almeno mezzo secolo. Se non addirittura si ritorna al tempo del libro cuore, senza offesa per quel libro mio compagno di tanti pomeriggi.
Perchè tutto questo? Bella domanda!
Molto probabilmente si tenta di mascherare con questa supposta riforma quello che è il vero scopo del provvedimento: incassare o meglio risparmiare in poco meno di 4-5 anni 8miliardi di euro. Questa è la cifra stimata, che dovrebbe restare nelle casse dello stato.
Un risparmio quindi certo ottenuto tagliando centinaia di migliaia di posti di lavoro ma al contempo che produrrà anche un effetto negativo: quello di un drastico ridimensionamento del servizio scolastico pubblico in favore forse di quello privato. Inoltre un'altra diretta conseguenza della L.133/08 sarà la chiusura di decine e decine di plessi scolastici.
Molte scuole, soprattutto nei piccoli centri urbani, non ci saranno più. A scomparire sarà anche un altro degli elementi cardine dell'istruzione primaria italiana: il tempo pieno. Bisogna fare attenzione, chi sostiene che il tempo pieno non sarà toccato dalla riforma o che addirittura aumenterà mente sapendo di farlo.
Rifletteteci un poco e capirete perchè!
Se prima, per ogni 2 classi, c'erano 3 insegnanti d'ora in poi sarà uno per classe, a seguire e istruire dai 20 ai 30 alunni e che svolgerà il suo orario lavorativo settimanale esclusivamente di mattina. Pertanto al pomeriggio non potrà esserci altro che un sorta di dopo-scuola, trasformando il tempo pieno di fatto in un parcheggio pomeridiano per i bambini, che nulla ha da condividere con l'offerta didattica di cui fino ad ieri, prima della 'riforma Gelmini', gli alunni potevano usufruire con il tempo pieno.

...

ARRIVERA' PER NATALE UNA 'SOCIAL CARD' AD OLTRE 1MLN DI ITALIANI 'POVERI'

C’è un detto che dice: "meglio poco che niente!".
In questo caso tra il poco e il nulla ci sono così poche differenze che è difficile distinguerli.
La 'social card, almeno per il momento, sembra più l’ennesimo spot varato dal governo che piuttosto un provvedimento serio in grado di aiutare per davvero i più bisognosi.
Nessuno però si è ricordato di dire che ogni spesa effettuata con la 'social card' in automatico sarà data una commissione alla Mastercard che è la società che ha emmesso ed è la proprietà della card.
Bhe! Almeno qualcuno di certo ci guadagnerà da questa iniziativa...
Appare strano che un'iniziativa così benefica abbia comunque dei costi accessori...stranezze tutte italiane!

***

Parole....di Abraham Lincoln

Non si può arrivare alla prosperità

scoraggiando l'impresa.
Non si può rafforzare il debole
indebolendo il più forte.
Non si può aiutare chi è piccolo
abbattendo chi è grande.
Non si può aiutare il povero
distruggendo il ricco.
Non si possono aumentare le paghe
rovinando i datori di lavoro.
Non si può progredire serenamente
spendendo più del guadagno.
Non si può promuovere la fratellanza umana
predicando l'odio di classe.
Non si può instaurare la sicurezza sociale
adoperando denaro imprestato.
Non si può formare carattere e coraggioto
gliendo iniziativa e sicurezza.
Non si può aiutare continuamente
la gente facendo in sua vece quello che potrebbe
e dovrebbe fare da sola.

USA 2008: ELETTO PRESIDENTE BARACK OBAMA

USA 2008: ELETTO PRESIDENTE BARACK OBAMA

marito e padre

i due rivali

genere umano

GIOCHI OLIMPICI DI PECHINO

GIOCHI OLIMPICI DI PECHINO
da peacereporter

23/02/2002 - 02/07/2008 Ingrid Betancourt è stata liberata!

23/02/2002 - 02/07/2008                  Ingrid Betancourt è stata liberata!
faccio mia la gioia di tutti!

Finalmente liberi!!!

Finalmente liberi!!!

Grazie a loro la Betancourt è libera

Grazie a loro la Betancourt è libera
il ministro della Difesa colombiano Santos e il generale Montoya

Grazie Uribe!!

Grazie Uribe!!
La Betancourt ha incontrato il presidente colombiano Uribe che vinse le elezioni del 2002

madre e figlia!

madre e figlia!
Yolanda Pulecio e Ingrid Betancourt

le due Betancourt

le due Betancourt
Ingrid abbraccia la madre Yolanda

La gioia della libertà riconquistata

La gioia della libertà riconquistata
Ingrid Betancourt dopo la liberazione