mercoledì 13 aprile 2011

Pirateria marittima: altri marittimi e nave italiana sfuggono assalto pirati

Un’altra nave battente bandiera italiana è stata attaccata dai pirati somali. Si tratta della ‘Alessandra Bottiglieri’. La nave fa parte della flotta della compagnia di navigazione napoletana Giuseppe Bottiglieri Shipping Company Spa di Torre del Greco con sede in Piazza Bovio a Napoli. La nave varata nel 1982 in origine si chiamava Ugo de Carlini ed è impiegata sulle grandi rotte internazionali per la movimentazione di carichi di minerali, carbone e grano. L'attacco pirata è avvenuto intorno alle 15 ora italiana al largo del porto di Cotonou in Benin. L' ‘Alessandra Bottiglieri’ era in attesa di poter attraccare e scaricare il suo carico. A compiere l’arrembaggio una decina di pirati a bordo due barchini veloci. Il loro tentativo di attacco è stato per fortuna respinto. A bordo della nave 22 marittimi. Si tratta dei membri dell’equipaggio composti da 6 italiani e 16 indiani. A finire nel mirino dei predoni del mare somali ancora una volta una nave di una società armatoriale napoletana. Nelle mani dei pirati somali è infatti, dall’8 febbraio scorso, la petroliera italiana ‘Savina Caylin’ della compagnia marittima partenopea Fratelli D’Amato. Insieme alla nave, catturata nell’Oceano Indiano ed ora alla fonda al largo del covo pirata di Harardheere sulle coste del Puntland, la moderna Tortuga, trattenuto in ostaggio anche il suo equipaggio di 5 italiani e 17 indiani. Praticamente se ai moderni filibustieri fosse riuscito il colpo avrebbero raddoppiato uomini e navi loro ostaggi. I pirati non rilasceranno mai quelli che hanno in mano. Non lo faranno almeno finchè il governo italiano o la loro compagnia di navigazione non pagheranno un riscatto. Della vicenda della ‘Savina Caylin’ proprio oggi ha parlato il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Elio Vito. Il membro del governo Berlusconi l’ha fatto rispondendo durante il ‘Question Time’ a un'interpellanza del deputato Luigi Musso, Fli. Il ministro Vito ha affermato: “la Farnesina, insieme a tutti i componenti di governo, sta assicurando la massima collaborazione per la tutela dell'equipaggio e si tiene in costante contatto con i familiari dei cinque italiani a bordo”. Il ministro ha anche ricordato che il governo si è immediatamente attivato dopo che la nave è stata sequestrata mentre navigava nelle acque dell'Oceano indiano. Vito ha anche spiegato che i familiari dell'equipaggio hanno potuto comunicare direttamente con i propri cari ricevendo rassicurazioni sulle condizioni di vita a bordo. Dopo l’intervento del ministro il deputato Musso ha auspicato un più forte interessamento del governo alla vicenda senza delegare all'armatore la trattativa che sarebbe in corso. Il pessimismo che ruota intorno alla vicenda della petroliera italiana viene soprattutto dai familiari dei 5 marittimi italiani ostaggi dei pirati somali. Di loro, in verità, hanno ben poche notizie. Dopo che l’11 febbraio scorso la Fregata ‘Zeffiro’ della Marina Militare italiana, allora operante nel mare dei pirati nell’ambito della missione antipirateria della Ue, Atalanta e che ora ha lasciato la zona, era giunta a ridosso della petroliera dopo un lungo inseguimento una volta che era stato lanciato dalla petroliera l’allarme attacco pirata, non hanno saputo più nulla. Farnesina e ministero della Difesa hanno imposto un black out alle informazioni per poter meglio operare. In verità si è creata una situazione di stallo di cui ne stanno pagando le conseguenza soprattutto i cinque marittimi italiani: il comandante, Giuseppe Lubrano Lavadera campano di Procida, il terzo ufficiale di coperta, Crescenzo Guardascione campano di Procida, l’allievo di coperta, Gianmaria Cesaro campano di Piano di Sorrento, il direttore di macchine, Antonio Verrecchia laziale di Gaeta, il marittimo Eugenio Bon, trentino di Trieste. Dalle poche notizie filtrate pare che siano guardati a vista e che si debbano procurare il cibo da soli, pescandolo nel mare che li circonda. “Siamo come Robinson Crusoe. Ci hanno dato una lenza e ci tocca pescare il cibo in mare”, ha raccontato al telefono ai suoi familiari in Italia Eugenio Bon, uno dei cinque ostaggi italiani in mano ai pirati somali. Eugenio compie 30 anni, il prossimo 30 aprile. Forse lo festeggerà in prigionia. Ufficialmente l'Italia ha scelto di affrontare l'emergenza pirateria marittima con i metodi della trattativa diplomatica. Però, finora non è mai successo che i pirati abbiano rilasciato una nave senza ottenerne in cambio il pagamento di un riscatto. Anche se lo nega l’Italia ha finora sempre pagato! Chi è a casa in Italia si chiede continuamente e con angoscia come sta il proprio caro e cosa si stia realmente facendo per garantire il suo ritorno a casa sano e salvo. Queste persone che sono in Italia si chiedono quali siano i risultati finora raggiunti dal Ministro degli affari Esteri. Essi però, sono senza notizie, senza rassicurazioni ed è immaginabile la risposta che ricevono quasi in automatico: “l’Unità di crisi della Farnesina è al lavoro, non vi preoccupate”. Ed invece, visti i precedenti, bisogna preoccuparsi. Questi uomini di mare sono dei lavoratori e non certo dei soldati. Essi non vanno nel mare del Corno D’Africa a combattere una guerra, ma a lavorare e di conseguenza non sono preparati a sopportare le angherie e le privazioni che invece, si sa che chi cade nelle mani dei pirati somali subisce. La certezza viene anche dal racconto fatto al loro ritorno in Patria dai marittimi del rimorchiatore d’altura ‘Buccaneer’. La nave italiana insieme al suo equipaggio venne tenuta in ostaggio per quasi 4 mesi dai pirati somali, dall’11 aprile al 9 agosto 2009. A bordo oltre a 10 rumeni vi erano 6 marittimi italiani. I marittimi del Buccaneer hanno vissuto una terribile esperienza che ha segnato la vita di molti di loro e dei loro familiari. Il peggio è che sono stati lasciati soli dallo Stato ad affrontare i ‘fantasmi’ della loro prigionia. Anche allora, come nel caso della Savina Caylin, la Farnesina impose il silenzio stampa giustificandolo dalla necessità di riservatezza sulle operazioni in corso e sulle iniziative che s'intendano assumere per la soluzione della delicata vicenda. Ed invece, è emerso poi, che era solo un modo per camuffare la loro impossibilità a gestire la vicenda senza validi contatti sul posto. In cambio del Buccaneer e del suo equipaggio hanno dovuto scambiare qualche prigioniero somalo, rilasciato dalle prigioni somale, e sganciare diversi milioni di dollari. Sono almeno 4 quelli andati ai pirati somali. Altri sono andati ad ambigui intermediari e presunti funzionari del governo somalo.

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Una fiammella accesa per tutte le persone che soffrono al mondo

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Nel mondo sono tante le persone che piangono e soffrono a loro dedico un affettuoso pensiero....

Unioni Civili

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SI ALLE UNIONI CIVILI NO ALLE ADOZIONI

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Il mondo non può più stare a guardare mentre migliaia di siriani si vedono privati della libertà e della vita.....

Tutta la verità sul sequestro del rimorchiatore Buccaneer

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Non mi abituerò mai a quest'immagine! Onore ai caduti

Nel mondo ogni giorno vengono compiute carneficine immani in cui le vittime sono inermi civili

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il volto di un immigrato

...a quei bravi ragazzi, figli dell'America di oggi, morti in guerra!

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DARFUR:NON C'E' PIU' TEMPO DA PERDERE!

IN DARFUR SONO DECINE SE NON CENTINAIA LE PERSONE CHE MUOIONO OGNI MESE...
FAI LORO DEL BENE... AIUTA I RIFUGIATI E I PROFUGHI DEL DARFUR FACENDO UNA DONAZIONE ALL'AGENZIA ONU PER I RIFUGIATI UNHCR CHIAMA LO 0680212304 PER SAPERE COME FARE....
RICORDATI BASTANO 31 EURO PER ACQUISTARE 8 COPERTE, 51 EURO PER UNA TENDA E 200 EURO PER DARE ASSISTENZA MEDICA A 25 FAMIGLIE...

Un bambino del Darfur

Un bambino del Darfur
aiuta ad aiutarlo sostieni le iniziative pro Darfur
In Darfur dal 2003 ad oggi sono state compiute esecuzioni, anche di massa, stupri, soprattutto di massa, nei confronti di donne, uomini e bambini e interi villaggi sono stati rasi al suolo. Il terrore è stato usato come pratica generalizzata e a sfondo razziale mentre lo stupro è diventato una vera e propria arma da guerra.
Il governo sudanese di Khartoum da parte sua ha bombardato senza sosta i civili, e ha reso sempre più difficili le operazioni di soccorso delle organizzazioni umanitarie nei confronti delle genti del Darfur, fino al punto di far scappare via la maggior parte delle Ong operanti nella regione sudanese e liberarsi così di scomodi testimoni di quanto accadeva in quei luoghi. La stessa tattica è stata seguita prima con i peacekeepers dell'Ua e poi con quelli dell'Onu...
Tutto il mondo è a conoscenza di quanto accade in quella remota regione sudanese e lancia denunce. Da un lato Washington parla di genocidio, dall’altro l'Onu parla di catastrofe umanitaria e di pulizia etnica.
Il tutto però resta nella totale impunità!
Intanto, dal Febbraio 2003 anno in cui è iniziata la ribellione della popolazione di etnia africana del Darfur, circa 6 milioni in maggioranza musulmana e in parte animista, contro il governo sudanese, musulmano ma integralista e soprattutto di etnia araba e bianca, è scoppiato il conflitto che ha causato finora circa 300mila morti e due milioni e mezzo di profughi. Una protesta nata per lo stato di totale abbandono e sfruttamento in cui la popolazione nera era tenuta. La repressione del governo centrale è stata spietata, soprattutto facendo uso dei Janjaweed, i diavoli a cavallo, che sono milizie nomadi di etnia araba che hanno compiuto tutti gli orrori possibili e inimmaginabili contro le genti del Darfur di etnia nera, per lo più contadini e pastori.

Il pianto di un innocente a Gaza

Il pianto di un innocente a Gaza
Ancora una volta il mondo intero si dovrebbe vergognare!!!
La guerra chi puo raccontarla? E' difficile farlo ma tutti possiamo immaginare come sia il sentire l'odore dei morti abbandonati nelle strade o sotto le macerie, il vedere i bambini che muoiono di fame accanto al cadavere della madre, il sentire il lamento dei feriti e lo strazio dei sopravvissuti, di chi si vede impotente e maledice chi gli ha portato via tutto.
Nella Striscia di Gaza siamo ormai quasi alla terza settimana di bombardamenti e inesorabilmente, come non potrebbe essere diversamente con tutta la tecnologia militare del 21° secolo che gli israeliani stanno usando, il numero dei morti tra i civili continuato ad aumentare, mentre l'esercito israeliano bombarda le loro case si moltiplicano tra i palestinesi le scene di disperazione e di dolore causati dagli effetti devastanti della guerra che certamente non sono cambiati nel tempo anzi al contrario.

Giugno 2009: La rivoluzione di velluto in Iran

Giugno 2009: La rivoluzione di velluto in Iran
Sono solidale con i persiani che manifestano

Il 12 giugno 2010 è caduto il primo anniversario delle contestate elezioni iraniane. Elezioni che decretarono la riconferma a presidente dell’Iran di Mahmud Ahmadinejad. Il Paese ha vissuto le prime ora di questa giornata con una calma carica di tensione che poi, è scoppiata nel pomeriggio intorno alle 16, le 13.30 italiane con i primi scontri tra manifestanti e forze di sicurezza nei pressi dell’Università Sharif di Teheran. Era impensabile che l’opposizione iraniana del movimento riformista dell’Onda Verde si facesse scappare questa occasione per proclamare il proprio dissenso al regime degli Ayatollah. I luoghi delle sanguinose proteste post elettorali di un anno fa si sono quindi di nuovo riempiti di manifestanti. Questo, nonostante l’appello dei leader dell’opposizione, Moussavi e Karroubi, a evitare di scendere in piazza e nonostante che le forze di sicurezza avessero preso posizione in vari punti strategici del centro di Teheran per prevenire manifestazioni. Nonostante le proteste e le accuse di brogli elettorali il contestato presidente Ahmadinejad ha potuto proseguire nel suo mandato, quasi certamente usurpato, grazie all’appoggio dell’ayatollah Ali Khamenei, la Guida Suprema. La lotta continuerà. Viva la Persia! Viva il movimento riformista!


i 44 presidenti degli Usa

i 44 presidenti degli Usa
da www.patrickmoberg.com/blog/id:420/november-4-2008

The President United States of America

The President United States of America
Barack Obama

E' morta Miriam Makeba

E' morta Miriam Makeba
Addio Mama Afrika....io continuerò a sognare...

Notes

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Italia. Violenza sessuale è allarme sociale


Dopo i recenti casi di stupri, a Roma, Bologna e Milano non si riesce quasi più a tenere il conto degli episodio di violenza sessuale che, dall'inizio dell'anno, si stanno susseguendo in Italia ad opera principalmente di stranieri. Un orribile reato che si verifica nelle grandi città metropolitane come nei piccoli centri urbani. Emergono dati da brividi dalle informazioni fornite dal Presidente facente funzioni del Tribunale di Como Giuseppe Anzani e dal Procuratore capo Alessandro Maria Lodolini. Ogni 4 giorni in Procura a Como arriva una denuncia per violenza sessuale. I fascicoli aperti tra luglio 2007 e giugno 2008 sono stati 89, tra violenze sessuali e pedofilia. Ma è solo la punta di un iceberg in quanto, il reato, per la quasi totalità è sommerso perché prevale ancora la paura e la vergogna a denunciare la violenza subita. Fino ad oggi la violenza che subivano le donne era soprattutto domestica, ma gli episodi di violenza che hanno visto protagoniste, loro malgrado, delle donne avvenuti negli ultimi giorni, per le strade, propongono una nuova emergenza. Un autorevole testimonianza è portata da Telefono Rosa che da anni conosce il fenomeno ed assiste le vittime. “Ciò che sta avvenendo dall'inizio dell'anno, precisa il presidente Maria Gabriella Carnieri Moscatelli, mi preoccupa. Non so se è solo l'effetto di maggiori denunce ma, dal nostro osservatorio, non era mai stato rilevata una cosa simile”. Gli avvenimenti degli ultimi giorni non fanno altro che conferma un'allarmante costante: in testa alla classifica degli autori di stupri ci sono gli stranieri. Il triste primato vede fra i primi i romeni, seguiti da marocchini e albanesi che sembra abbiano dato il via ad una esecrabile escalation di violenza contro le donne. Assodato che nella stragrande maggioranza dei casi questi episodi sono commessi da stranieri, spesso clandestini, ora si deve dare a tutto questo uno stop. Certezza della pena, custodia cautelare in carcere per chi è accusato di violenza sessuale ed esclusione di attenuanti per chi delinque sotto effetto di alcool e droghe. Tutto ovviamente tenendo conto di due elementi fondamentali: abbattere l'allarme sociale provocato da questo tipo di reati e tutelare la dignità della vittima, che va assicurata anche nel percorso dibattimentale.
Per raggiungere un risultato anzitutto è importante l'introduzione nel ddl sicurezza dell'obbligo del carcere per chi stupra. Forse il decreto 'anti-stupro' sarà pronto per venerdì esso dovrebbe contenere, come annunciato, importanti novità: gli accusati di stupro non potranno beneficiare della libertà condizionale, ci sarà un avvocato a spese dello Stato per le vittime di violenza sessuale, arriveranno nuovi presidi di polizia con relativi stanziamenti, saranno anticipate le norme contenute nel ddl anti-molestie che la Camera ha già approvato. Tra le altre cose, ci dovrebbero essere anche aggravanti se a commettere violenza sono familiari, partner o tutori; un pesante aggravio di pena se la vittima è sotto i 14 anni; uguale trattamento, invece, se la vittima è maggiorenne o appena sotto i 18; ergastolo sicuro, se allo stupro segue la morte della vittima. Mano pesante anche per i complici: nessuna possibilità di godere dei domiciliari neppure per i favoreggiatori.

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La scuola pubblica in Italia con la 'Riforma Gelmini'

Esprimo la mia piena solidarietà con tutti coloro che protestano contro la Legge 133/08 la cosidetta 'Riforma Gelmini'....

Le cifre presentate nel decreto fanno venire i brividi: i tagli previsti dal decreto legge 112, poi convertito nella legge 133/08, e gli ulteriori provvedimenti contenuti nel decreto 137 porteranno, a livello nazionale, ad una riduzione di circa 100mila posti tra il personale docente e di 43mila posti tra quello Ata (ausiliari, tecnici e amministrativi).
Per molti, anche per i non addetti ai lavori, l'effetto provocato dalla legge che in pratica azzererà in poco tempo le faticose conquiste di anni e anni, non solo in termini di posti di lavoro, ma anche di mission- educativa e di didattica, rende il momento dei più cupi e tristi degli ultimi anni. Ai tagli vanno poi sommati, le conseguenze che scaturiranno dalla reintroduzione del maestro unico nelle scuole elementari.
L'Europa chiede più scuola, più sapere e l'Italia che fa?
Il contrario!
Rientrodurre il maestro unico è compiere, di sicuro, un passo indietro di almeno mezzo secolo. Se non addirittura si ritorna al tempo del libro cuore, senza offesa per quel libro mio compagno di tanti pomeriggi.
Perchè tutto questo? Bella domanda!
Molto probabilmente si tenta di mascherare con questa supposta riforma quello che è il vero scopo del provvedimento: incassare o meglio risparmiare in poco meno di 4-5 anni 8miliardi di euro. Questa è la cifra stimata, che dovrebbe restare nelle casse dello stato.
Un risparmio quindi certo ottenuto tagliando centinaia di migliaia di posti di lavoro ma al contempo che produrrà anche un effetto negativo: quello di un drastico ridimensionamento del servizio scolastico pubblico in favore forse di quello privato. Inoltre un'altra diretta conseguenza della L.133/08 sarà la chiusura di decine e decine di plessi scolastici.
Molte scuole, soprattutto nei piccoli centri urbani, non ci saranno più. A scomparire sarà anche un altro degli elementi cardine dell'istruzione primaria italiana: il tempo pieno. Bisogna fare attenzione, chi sostiene che il tempo pieno non sarà toccato dalla riforma o che addirittura aumenterà mente sapendo di farlo.
Rifletteteci un poco e capirete perchè!
Se prima, per ogni 2 classi, c'erano 3 insegnanti d'ora in poi sarà uno per classe, a seguire e istruire dai 20 ai 30 alunni e che svolgerà il suo orario lavorativo settimanale esclusivamente di mattina. Pertanto al pomeriggio non potrà esserci altro che un sorta di dopo-scuola, trasformando il tempo pieno di fatto in un parcheggio pomeridiano per i bambini, che nulla ha da condividere con l'offerta didattica di cui fino ad ieri, prima della 'riforma Gelmini', gli alunni potevano usufruire con il tempo pieno.

...

ARRIVERA' PER NATALE UNA 'SOCIAL CARD' AD OLTRE 1MLN DI ITALIANI 'POVERI'

C’è un detto che dice: "meglio poco che niente!".
In questo caso tra il poco e il nulla ci sono così poche differenze che è difficile distinguerli.
La 'social card, almeno per il momento, sembra più l’ennesimo spot varato dal governo che piuttosto un provvedimento serio in grado di aiutare per davvero i più bisognosi.
Nessuno però si è ricordato di dire che ogni spesa effettuata con la 'social card' in automatico sarà data una commissione alla Mastercard che è la società che ha emmesso ed è la proprietà della card.
Bhe! Almeno qualcuno di certo ci guadagnerà da questa iniziativa...
Appare strano che un'iniziativa così benefica abbia comunque dei costi accessori...stranezze tutte italiane!

***

Parole....di Abraham Lincoln

Non si può arrivare alla prosperità

scoraggiando l'impresa.
Non si può rafforzare il debole
indebolendo il più forte.
Non si può aiutare chi è piccolo
abbattendo chi è grande.
Non si può aiutare il povero
distruggendo il ricco.
Non si possono aumentare le paghe
rovinando i datori di lavoro.
Non si può progredire serenamente
spendendo più del guadagno.
Non si può promuovere la fratellanza umana
predicando l'odio di classe.
Non si può instaurare la sicurezza sociale
adoperando denaro imprestato.
Non si può formare carattere e coraggioto
gliendo iniziativa e sicurezza.
Non si può aiutare continuamente
la gente facendo in sua vece quello che potrebbe
e dovrebbe fare da sola.

USA 2008: ELETTO PRESIDENTE BARACK OBAMA

USA 2008: ELETTO PRESIDENTE BARACK OBAMA

marito e padre

i due rivali

genere umano

GIOCHI OLIMPICI DI PECHINO

GIOCHI OLIMPICI DI PECHINO
da peacereporter

23/02/2002 - 02/07/2008 Ingrid Betancourt è stata liberata!

23/02/2002 - 02/07/2008                  Ingrid Betancourt è stata liberata!
faccio mia la gioia di tutti!

Finalmente liberi!!!

Finalmente liberi!!!

Grazie a loro la Betancourt è libera

Grazie a loro la Betancourt è libera
il ministro della Difesa colombiano Santos e il generale Montoya

Grazie Uribe!!

Grazie Uribe!!
La Betancourt ha incontrato il presidente colombiano Uribe che vinse le elezioni del 2002

madre e figlia!

madre e figlia!
Yolanda Pulecio e Ingrid Betancourt

le due Betancourt

le due Betancourt
Ingrid abbraccia la madre Yolanda

La gioia della libertà riconquistata

La gioia della libertà riconquistata
Ingrid Betancourt dopo la liberazione