Rifiuti Napoli: Terzigno ‘chiusa’ per discarica

Prevista nel pomeriggio una seconda riunione tra il capo della Protezione civile, Guido Bertolaso e i sindaci dei quattro comuni del vesuviano coinvolti nella questione rifiuti scaturita dalle proteste per la discarica di Terzigno (NA). L'appuntamento è alle 16 sempre nel palazzo della prefettura a Napoli. All'incontro, che è il seguito di quello tenutosi ieri sera e terminato a tarda notte, parteciperanno Domenico Auricchio, Gennaro Langella, Gennaro Cirillo e Agnese Borrelli rispettivamente i sindaci di Terzigno, Boscoreale, Trecase e Boscotrecase. Un secondo incontro avente come scopo quello di definire come procedere per la messa in sicurezza e la bonifica della ex cava Sari. Si tratta della discarica attiva a Terzigno e che la popolazione contesta e ne chiede la chiusura. Non si è ancora discusso invece, sulla possibile apertura della nuova discarica, sempre a Terzigno, nell'ex cava Vitiello. Bertolaso ha più volte affermato che la priorità è cava Sari. Nel frattempo a Terzigno, dopo l'ennesima notte di scontri, con lanci di pietre e di ordigni artigianali e bottiglie incendiarie, con un bilancio di 6 feriti: 4 uomini delle forze dell’ordine, un fotografo e il custode dell’isola ecologica di Boscoreale, nessun auto compattatore ha sversato nella discarica. I cittadini sono decisi a non mollare. La rotonda di via Panoramica, divenuto il simbolo della resistenza dei ‘disobbedienti vesuviani’, è sempre popolata di gente che presidiano l'ingresso alla cava Sari. Nessuno ha intenzione di indietreggiare e far passare i camion con il loro carico di rifiuti da sversare nella discarica. In mattinata si sono registrate di nuovi tensioni tra le forze di polizia e i manifestanti. Poi, è ritornata la calma è il clima è diventato più disteso anche perchè non sono giunti autocompattatori. Il clima è ora quello di attesa. I manifestanti attendono soprattutto l'esito del nuovo vertice convocato nel pomeriggio in Prefettura a Napoli tra Bertolaso, ed i sindaci di Boscoreale, Terzigno, Trecase e Boscotrecase. In giro non si vedono più le persone che stanotte circolavano con il viso coperto da sciarpe e bandane. Per terra molte, tante le pietre smussate che nella notte sono state lanciate contro le forze dell’ordine. Qualcuno dei manifestanti brandiva anche spranghe di ferro. I cittadini di Boscoreale e Terzigno sono spaventati ma non demordono. Chi non partecipa alla protesta rimane barricato in casa. Non sembra placarsi la polemica per il fatto che ieri venerdì è stata bruciata un’altra bandiera italiana dai manifestanti. E’ accaduto alla rotonda di via Panoramica nei pressi della discarica. Si tratta della seconda dopo il tricolore bruciato, in piazza Pace a Boscoreale lo scorso giovedì. Un gesto quello di bruciare il vessillo di un Paese che è di indubbio valore democratico in quanto esso è spesso attuato nel mondo da chi vuole mostrare il suo disprezzo per il Paese di cui la bandiera è il simbolo. A Terzigno e a Boscoreale però, quella bruciata è la bandiera italiana. La bandiera dei manifestanti e quindi, il gesto assume un significato ancora più pesante gettando ancora di più tristezza e rabbia sulla vicenda che vede le popolazioni del vesuviano impegnate a rivendicare il loro diritto alla vita. Eppure ieri si sono viste anche alcune bandiere italiane sventolare sulla barricata innalzate dai manifestanti, come sventolavano alcuni secoli prima quando i patrioti italiani si battevano per l’Unità dell’Italia e la riconquista della propria identità di popolo unito sotto un unico vessillo, il tricolore. Nel frattempo si è saputo che sarebbe stati i disoccupati organizzati ad aver appiccato l’incendio a numerosi cassonetti dei rifiuti stanotte nella zona del centro storico di Napoli e nel quartiere del Vomero. Si è trattato di un'azione coordinata. Le fiamme sono state appiccate nel giro di pochi minuti contemporaneamente a cassonetti posti in via Foria, in via Miracoli, al Corso Umberto e in via San Domenico, al Vomero. Nei giorni scorsi già si erano verificati episodi analoghi. Quella dei disoccupati organizzati partenopei è una protesta che stanno conducendo da mesi con occupazioni di edifici pubblici, stazioni ferroviarie e marittime, monumenti e a vandalizzare arredi urbani, mezzi pubblici e cassonetti dei rifiuti urbani. Appena qualche giorno fa il procuratore di Napoli Giandomenico Lepore e il questore Santi Giuffrè avevano parlato del rischio di una saldatura tra la protesta di disoccupati organizzati e centri sociali e quella dei manifestanti anti-discarica di Terzigno.