I libici hanno sparato complessivamente quattro raffiche di mitra contro l’indifesa nave italiana. Lo scafo del peschereccio lungo il lato sinistro presentava 30 fori di ingresso di altrettanti proiettili.
Nelle acque internazionali del Mediterraneo si è consumata un'azione ostile e ingiustificata contro l'Italia. Un peschereccio di Mazara del Vallo ha subito un attacco da un mezzo navale libico. Non è la prima volta che accade. Nave ed equipaggio italiano in acque internazionali si sono dati alla fuga sotto il fuoco delle mitragliatrici libiche. Salvi per miracolo, i pescatori siciliani ancora non riescono a crederci per quanto è accaduto e non sono i soli. A sparare loro addosso sono stati i libici, ed erano a bordo di una delle sei navi, tre motovedette e tre pattugliatori, donate dall’Italia alla Libia per contrastare l'emigrazione clandestina. A bordo della motovedetta vi erano anche alcuni militari italiani come osservatori. Si tratta di personale della Guardia di Finanza che si trova in Libia per garantire la manutenzione ordinaria e l'efficienza delle unità navali. Questo in esecuzione degli accordi di cooperazione sottoscritti tra Roma e Tripoli nel 2007 per fronteggiare il fenomeno dell'immigrazione clandestina. Una presenza, quella degli osservatori italiani, a bordo delle ormai navi libiche che costa all’Italia 16 milioni di euro l'anno. La Libia si è scusata per quello che è successo. Almeno così ha riferito il ministro degli Interni Roberto Maroni. Non sono state però delle scuse pubbliche come sarebbe stato giusto, ma fatte dall’ambasciatore libico a Roma. Secondo il ministro Maroni: “c’è stato un errore di interpretazione. Posso immaginare che abbiano scambiato il peschereccio per una barca che non fermandosi all'alt potesse avere a bordo dei clandestini”. Il ministro ha aperto un'inchiesta per accertare le dinamiche della situazion
e e per evitare in futuro il ripetersi di una situazione del genere. L'opinione del ministro è che si sia trattato di un incidente grave, ma pur sempre un incidente. Incidente? Difficile crederci soprattutto per il fatto che i libici sapevano che erano entrati in contatto con un peschereccio italiano. Il comandante dell’imbarcazione si era identificato come moto-peschereccio, col numero di matricola e nazionalità. E poi, appare difficile credere che i libici possano averli scambiati per clandestini. Un barcone è molto differente da una nave da pesca di 36 metri. Nel frattempo, si è saputo che il ministro degli Esteri, Franco Frattini riferirà domani alla Camera sugli spari contro il peschereccio italiano partiti da una motovedetta libica, rispondendo ad un'interrogazione durante il Question time. Richieste al governo di riferire in Aula sono state avanzate anche dal leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini e dal capogruppo dell'IdV, Massimo Donadi. Parla di un incidente Maroni? Eppure il motopeschereccio italiano 'Ariete' si trovava in acque internazionali quando è stato mitragliato dai libici. Oltre a Gaspare Marrone, il comandante dell'Ariete, anche i dati del 'Blue box', una sorta di sistema Gps montato sui pescherecci di grossa stazza, confermano che l'imbarcazione è stata attaccata in acque ufficialmente non libiche. I dati raccolti dal rilevatore indicano infatti, che l’‘Ariete’ si trovasse a 30 miglia a nord di Zuwarah, una cittadina della costa libica. Dato che il diritto internazionale stabilisce che le acque territoriali si estendono ad un massimo di 12 miglia dalla costa di uno stato, l'Ariete si trovava 18 miglia fuori dalle acque territoriali libiche. Gheddafi però, rivendica la giurisdizione anche oltre le 12 miglia. Il Golfo della Sirte è tutto suo! I dati raccolti saranno acquisiti anche dai magistrati di Agrigento, che in merito hanno aperto un fascicolo ipotizzando anche il reato di tentato omicidio plurimo aggravato a carico di ignoti e ha disposto il sequestro del peschereccio sul quale verranno effettuati rilievi da parte del Ris dei carabinieri. Giuseppe Asaro, armatore dell'Ariete, intanto, si chiede chi sarà a risarcirgli i danni. La pesca è stata interrotta e la sua nave, l'Ariete, il moto peschereccio di Mazara del Vallo, crivellato di colpi da libici, è dovuto riparare a Lampedusa. “Il mio equipaggio non si è fermato all’alt, perchè sapevano bene cosa lo attendeva: sequestro dell'imbarcazione ed arresto con una lunga detenzione in un carcere libico”, ha spiegato Asaro. Nel racconto del comandante dell’Ariete tutto il dramma vissuto dai marittimi italiani in acque internazionali. “Questa è una motovedetta libica, fermati altrimenti ti sparano addosso”, sarebbe stato l'avvertimento giunto via radio in italiano al comandante della nave da pesca siciliana. “Alle prime raffiche sparate dalla motovedetta ho cambiato subito rotta per evitare la collisione con la motovedetta che si avvicinava all'Ariete”, ha spiegato il comandante Marrone aggiungendo che: “L'inseguimento in mare è proseguito dalle 1830 fino alle 23. Cambiavo continuamente rotta per evitare la collisione con la motovedetta che non ci mollava”. “Non crediamo che Gheddafi, come hanno affermato i ministri Maroni e Frattini, si sia rammaricato per aver sparato contro un nostro peschereccio. Anche se fosse, ciò non giustifica il grave episodio verificatosi in acque internazionali”, ha commentato la vicenda in una nota, Leoluca Orlando. “Non si può sparare, rischiando di uccidere nostri connazionali, magari con il sorriso sulle labbra, in amicizia, e poi giustificarsi con una semplice scusa. E' indegna la difesa del governo”, accusa il portavoce dell'IdV. “E` vergognoso che i ministri Maroni e Frattini invece di difendere i nostri pescatori ed alzare la voce, continuano a genuflettersi al dittatore libico in nome degli interessi economici del presidente del Consiglio”, ha aggiunto Orlando concludendo affermando che: “Il governo venga immediatamente in parlamento a riferire. L`Italia ha una sua storia e una sua dignità, non è un pied-à-terre della Libia”. Della stessa idea anche il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini. “Quello che è accaduto al peschereccio di Mazara, 'Ariete', è un episodio gravissimo e inquietante”, ha detto in aula alla Camera, il leader dell'Udc che ha anche chiesto che il governo riferisca immediatamente! Al Parlamento sui contenuti del trattato con la Libia. “Nella storia raramente si è verificato un episodio del genere noi chiediamo che la presidenza della Camera si faccia interprete nei confronti del governo della richiesta di riferire in aula al più presto”, ha aggiunto Casini che ha definito quanto accaduto “una pagina buia della nostra politica estera”. Ad insorgere sono anche i vescovi, che per bocca di monsignor Domenico Mogavero sono scesi in campo accusando il governo di inerzia.
Nelle acque internazionali del Mediterraneo si è consumata un'azione ostile e ingiustificata contro l'Italia. Un peschereccio di Mazara del Vallo ha subito un attacco da un mezzo navale libico. Non è la prima volta che accade. Nave ed equipaggio italiano in acque internazionali si sono dati alla fuga sotto il fuoco delle mitragliatrici libiche. Salvi per miracolo, i pescatori siciliani ancora non riescono a crederci per quanto è accaduto e non sono i soli. A sparare loro addosso sono stati i libici, ed erano a bordo di una delle sei navi, tre motovedette e tre pattugliatori, donate dall’Italia alla Libia per contrastare l'emigrazione clandestina. A bordo della motovedetta vi erano anche alcuni militari italiani come osservatori. Si tratta di personale della Guardia di Finanza che si trova in Libia per garantire la manutenzione ordinaria e l'efficienza delle unità navali. Questo in esecuzione degli accordi di cooperazione sottoscritti tra Roma e Tripoli nel 2007 per fronteggiare il fenomeno dell'immigrazione clandestina. Una presenza, quella degli osservatori italiani, a bordo delle ormai navi libiche che costa all’Italia 16 milioni di euro l'anno. La Libia si è scusata per quello che è successo. Almeno così ha riferito il ministro degli Interni Roberto Maroni. Non sono state però delle scuse pubbliche come sarebbe stato giusto, ma fatte dall’ambasciatore libico a Roma. Secondo il ministro Maroni: “c’è stato un errore di interpretazione. Posso immaginare che abbiano scambiato il peschereccio per una barca che non fermandosi all'alt potesse avere a bordo dei clandestini”. Il ministro ha aperto un'inchiesta per accertare le dinamiche della situazion
e e per evitare in futuro il ripetersi di una situazione del genere. L'opinione del ministro è che si sia trattato di un incidente grave, ma pur sempre un incidente. Incidente? Difficile crederci soprattutto per il fatto che i libici sapevano che erano entrati in contatto con un peschereccio italiano. Il comandante dell’imbarcazione si era identificato come moto-peschereccio, col numero di matricola e nazionalità. E poi, appare difficile credere che i libici possano averli scambiati per clandestini. Un barcone è molto differente da una nave da pesca di 36 metri. Nel frattempo, si è saputo che il ministro degli Esteri, Franco Frattini riferirà domani alla Camera sugli spari contro il peschereccio italiano partiti da una motovedetta libica, rispondendo ad un'interrogazione durante il Question time. Richieste al governo di riferire in Aula sono state avanzate anche dal leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini e dal capogruppo dell'IdV, Massimo Donadi. Parla di un incidente Maroni? Eppure il motopeschereccio italiano 'Ariete' si trovava in acque internazionali quando è stato mitragliato dai libici. Oltre a Gaspare Marrone, il comandante dell'Ariete, anche i dati del 'Blue box', una sorta di sistema Gps montato sui pescherecci di grossa stazza, confermano che l'imbarcazione è stata attaccata in acque ufficialmente non libiche. I dati raccolti dal rilevatore indicano infatti, che l’‘Ariete’ si trovasse a 30 miglia a nord di Zuwarah, una cittadina della costa libica. Dato che il diritto internazionale stabilisce che le acque territoriali si estendono ad un massimo di 12 miglia dalla costa di uno stato, l'Ariete si trovava 18 miglia fuori dalle acque territoriali libiche. Gheddafi però, rivendica la giurisdizione anche oltre le 12 miglia. Il Golfo della Sirte è tutto suo! I dati raccolti saranno acquisiti anche dai magistrati di Agrigento, che in merito hanno aperto un fascicolo ipotizzando anche il reato di tentato omicidio plurimo aggravato a carico di ignoti e ha disposto il sequestro del peschereccio sul quale verranno effettuati rilievi da parte del Ris dei carabinieri. Giuseppe Asaro, armatore dell'Ariete, intanto, si chiede chi sarà a risarcirgli i danni. La pesca è stata interrotta e la sua nave, l'Ariete, il moto peschereccio di Mazara del Vallo, crivellato di colpi da libici, è dovuto riparare a Lampedusa. “Il mio equipaggio non si è fermato all’alt, perchè sapevano bene cosa lo attendeva: sequestro dell'imbarcazione ed arresto con una lunga detenzione in un carcere libico”, ha spiegato Asaro. Nel racconto del comandante dell’Ariete tutto il dramma vissuto dai marittimi italiani in acque internazionali. “Questa è una motovedetta libica, fermati altrimenti ti sparano addosso”, sarebbe stato l'avvertimento giunto via radio in italiano al comandante della nave da pesca siciliana. “Alle prime raffiche sparate dalla motovedetta ho cambiato subito rotta per evitare la collisione con la motovedetta che si avvicinava all'Ariete”, ha spiegato il comandante Marrone aggiungendo che: “L'inseguimento in mare è proseguito dalle 1830 fino alle 23. Cambiavo continuamente rotta per evitare la collisione con la motovedetta che non ci mollava”. “Non crediamo che Gheddafi, come hanno affermato i ministri Maroni e Frattini, si sia rammaricato per aver sparato contro un nostro peschereccio. Anche se fosse, ciò non giustifica il grave episodio verificatosi in acque internazionali”, ha commentato la vicenda in una nota, Leoluca Orlando. “Non si può sparare, rischiando di uccidere nostri connazionali, magari con il sorriso sulle labbra, in amicizia, e poi giustificarsi con una semplice scusa. E' indegna la difesa del governo”, accusa il portavoce dell'IdV. “E` vergognoso che i ministri Maroni e Frattini invece di difendere i nostri pescatori ed alzare la voce, continuano a genuflettersi al dittatore libico in nome degli interessi economici del presidente del Consiglio”, ha aggiunto Orlando concludendo affermando che: “Il governo venga immediatamente in parlamento a riferire. L`Italia ha una sua storia e una sua dignità, non è un pied-à-terre della Libia”. Della stessa idea anche il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini. “Quello che è accaduto al peschereccio di Mazara, 'Ariete', è un episodio gravissimo e inquietante”, ha detto in aula alla Camera, il leader dell'Udc che ha anche chiesto che il governo riferisca immediatamente! Al Parlamento sui contenuti del trattato con la Libia. “Nella storia raramente si è verificato un episodio del genere noi chiediamo che la presidenza della Camera si faccia interprete nei confronti del governo della richiesta di riferire in aula al più presto”, ha aggiunto Casini che ha definito quanto accaduto “una pagina buia della nostra politica estera”. Ad insorgere sono anche i vescovi, che per bocca di monsignor Domenico Mogavero sono scesi in campo accusando il governo di inerzia.
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