sabato 6 marzo 2010

Iraq. Un Paese al voto. Oggi versato ancora sangue alla vigilia del voto di domani

Gli ultimi giorni prima delle elezioni generali di domani in Iraq, le seconde nel Paese dalla fine del regime di Saddam, sono stati caratterizzati da una serie di attentati terroristici. L'ultimo proprio oggi. Stamani infatti, alla vigilia del voto di domenica un'autobomba è esplosa nella città santa per gli sciiti di Najaf, a sud di Bagdad, uccidendo 7 persone e ferendone altre 50. L'autobomba era stata lasciata in un parcheggio dove sostano per lo più gli autobus dei pellegrini iraniani che si recano al mausoleo dell'Imam Alì che ogni anno attira milioni di pellegrini sciiti iracheni e iraniani. Per questo motivo la maggior parte delle vittime, 4 morti e 37 feriti, sono iraniani. L'obiettivo preso di mira oggi dai terroristi è un luogo solitamente molto controllato, ancor di più in questi giorni di vigilia delle elezioni. Eppure i mujahedeen sono riusciti a colpire. Tutto questo finisce per far montare ancora di più la tensione nel Paese, specie in queste ultime ore di campagna elettorale che si concluderà domani quando 19 milioni di iracheni di 18 diverse province torneranno alle urne. Dietro a questi attacchi c'è la mano di al Qaeda che ieri ha invitato gli iracheni a boicottare il voto ed ha dichiarato il 'coprifuoco' nelle ore del voto, dalle 6 del mattino alle 6 del pomeriggio, in tutto l'Iraq e in particolare nelle zone sunnite. Lo stesso Abu Omar al-Baghdadi, leader dello 'Stato Islamico dell'Iraq', il gruppo terroristico che opera nel Paese e che è legato ad al Qaeda, ha minacciato l'utilizzo delle armi contro chi sfiderà il coprifuoco e per distruggere le sedi elettorali, circa 10mila in tutto il Paese. Nel mirino dei terroristi filo al Qaeda ci sono principalmente i seggi dove è prevista una forte affluenza di sunniti, che questa volta, a differenza del 2005, non diserteranno le urne. Dopo aver imposto, per motivi di sicurezza, dalle 22.00 di oggi alle 07.00 di lunedì il divieto di circolazione a tutti i veicoli non autorizzati e chiuso tutti gli aeroporti e le frontiere. Per cercare di garantire la sicurezza, il governo iracheno ha deciso di schierare 200mila uomini, tra soldati e forze di polizia, che presidieranno le sezioni elettorali. Reclutate dalla polizia anche 600 donne di provata fiducia che avranno il compito di perquisire tutte le elettrici che domenica si recheranno alle urne nella provincia sunnita di al-Anbar. Questo allo scopo di impedire infiltrazione di attentatrici suicide all'interno dei seggi. Cosa questa, che è invece, accaduto in passato per l'impossibilità da parte dei poliziotti di perquisire le elettrici. Saranno impiegate 2 per ogni sezione elettorale. Nel frattempo il premier uscente Nuri al-Maliki, alla guida di un governo a maggioranza sciita e appoggiato dal suo partito, l'Alleanza per lo Stato di diritto, che ha vinto le elezioni provinciali del 2009, si è detto di essere sicuro nella sua riconferma. La sua figura politica è stata però, indebolita dalla recente ondata di attentati che ha insanguinato il Paese. Ad incalzarlo però, l'ex primo ministro del primo governo dell'era post-Saddam, Iyad Allawi che può contare sul supporto delle aree sunnite. Attualmente è leader del Blocco iracheno, di cui fanno parte personalità sunnite come il vice presidente Tarek al Hashemi. In passato è stato membro del Partito Baath, l'ex partito di Saddam Hussein, dal 1961 al 1971. Si oppone alla debaatificazione. Il ministro delle finanze Baqer Jaber Solagh che è stato anche ministro dell'Interno dall'aprile 2005 al maggio 2006. I sunniti lo accusano di aver creato degli squadroni della morte in seno alla polizia, ma lui ha sempre respinto questa accusa. L'ex vicepremier Ahmed Chalabi. Tra tutti è il più controverso degli uomini politici. E' stato uno degli artefici dell'invasione del 2003 in quanto fu lui a presentare all'amministrazione americana alcune delle prove riconosciute poi, false sulle armi di distruzione di massa di Saddam Hussein. Vice primo ministro tra l'aprile del 2005 e il maggio 2006, è diventato la bestia nera degli USA, che lo considerano al pari di un agente dell'Iran. Chalabi è membro dell'Alleanza nazionale irachena, e potrebbe essere il candidato del capo radicale Moqtada al Sadr alla carica di capo del governo. Il vicepresidente Adel Abdel Mahdi che nel 2006, nel corso di una votazione in seno alla coalizione sciita per designare il candidato alla carica di primo ministro, era stato battuto per un solo voto da Maliki. Mahdi è un aperto sostenitore dell'economia di mercato e della decentralizzazione. Il ministro dell'Interno Jawad Bolani, un laico che vuole chiudere il capitolo della debaatificazione. Bolani non ha mai lasciato l'Iraq, e spera di essere il candidato del compromesso. Il fatto che siano 6 i candidati sciiti a contendersi la poltrona di premier denota un'alta frammentazione della politica irachena. Anche se questo non rappresenta una negatività. La scelta di un candidato da parte degli elettori infatti, sarà influenzata quindi anche dal fatto che siano politici secolaristi e religiosi, che siano autoritari e impegnati al rispetto dei principi delle democrazie tradizionali. Comunque sia per questa chiara frammentazione della politica che ha portato a candidarsi alle legislative oltre 6.529 candidati di 86 formazioni politiche diverse. E' facile pensare che è praticamente impossibile che un singolo partito possa riuscire a conquistare i 163 seggi necessari, su 325, per formare il nuovo governo. Quindi con molta probabilità, alla fine, il nuovo esecutivo nascerà adottando la formula di un governo di coalizione anche se per arrivarci ci vorranno però, dei mesi. Al di là del risultato però, è in che modo esso nascerà, dopo che gli iracheni avranno scelto il loro nuovo parlamento. Nel senso che l'importante è soprattutto che l'Iraq non scivoli di nuovo nel caos post elettorale, e riprenda la violenza settaria tra sciiti e sunniti, sulle cui ceneri in molti soffiano da tempo, al Qaeda in testa. Dal voto di certo emergeranno le prime indicazioni su se e quale tipo di democrazia prenderò piede nel Paese medio orientale nei prossimi anni. Il voto sarà monitorato da osservatori locali, fra dipendenti per lo più di organizzazioni non governative irachene e rappresentanti dei partiti. Circa 30mila sono gli osservatori che sono stati formati dalla Missione di assistenza all'Iraq delle Nazioni Unite, Unami, il cui personale monitorerà il voto in tutto il Paese. Oltre 80, fra organizzazioni internazionali e missioni diplomatiche, sono state invitate a osservare il voto. Le operazioni di voto sono iniziate già da giovedì con il cosiddetto 'voto speciale', riservato agli agenti delle forze di sicurezza e ai detenuti, ai pazienti ricoverati negli ospedali, al personale delle strutture carcerarie e di quelle ospedaliere. I prigionieri, i malati e il personale sanitario votano per corrispondenza. Con questa modalità votano anche gli sfollati interni che sono circa 97mila, in base alle registrazioni effettuate per le elezioni. Da ieri e fino a domenica invece, stanno votando gli iracheni che si trovano in Siria, Giordania, Libano, Egitto, Turchia, Emirati Arabi Uniti, Iran, Gran Bretagna, Svezia, Germania, Danimarca, Paesi Bassi, Austria, Stati Uniti, Canada e Australia. Il dato più rilevante sarà quello degli iracheni in Siria, circa un milione. Le operazioni di conteggio dei voti inizieranno nei seggi, dopo la loro chiusura domenica sera. Lo scrutinio delle schede votate con il 'voto speciale' degli iracheni all'estero e degli sfollati interni inizierà invece, da lunedì presso i centri provinciali. I risultati finali delle elezioni verranno annunciati solo dopo che l'Alta Commissione Elettorale Indipendente, Ihec, avrà esaminato tutti gli eventuali ricorsi presentati e saranno certificati dalla Corte suprema federale. Entro 15 giorni dalla data in cui la Corte Suprema avrà convalidato i risultati del voto, il presidente uscente del Parlamento dovrà convocare una seduta della nuova Assemblea. Verranno quindi eletti il nuovo presidente e i due suoi vice. Il presidente avrà poi 15 giorni di tempo per conferire alla persona indicata dalla lista uscita vincitrice dal voto l'incarico di formare il nuovo governo. Il premier incaricato avrà allora 30 giorni per mettere a punto la squadra del nuovo l'esecutivo. Se non riuscirà nell'intento si provvederà con una nuova nomina.

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Una fiammella accesa per tutte le persone che soffrono al mondo

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Nel mondo sono tante le persone che piangono e soffrono a loro dedico un affettuoso pensiero....

Unioni Civili

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SI ALLE UNIONI CIVILI NO ALLE ADOZIONI

STOP ALLE VIOLENZE IN SIRIA

Il mondo non può più stare a guardare mentre migliaia di siriani si vedono privati della libertà e della vita.....

Tutta la verità sul sequestro del rimorchiatore Buccaneer

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Rivista e libro in vendita al sito www.liberoreporter.it

A tutti quei bravi ragazzi morti per l'Italia

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Non mi abituerò mai a quest'immagine! Onore ai caduti

Nel mondo ogni giorno vengono compiute carneficine immani in cui le vittime sono inermi civili

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in memoria di coloro che hanno versato il loro sangue a causa del terrorismo ed ora sono solo ombre!

sono solidale con gli immigrati clandestini

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il volto di un immigrato

...a quei bravi ragazzi, figli dell'America di oggi, morti in guerra!

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DARFUR:NON C'E' PIU' TEMPO DA PERDERE!

IN DARFUR SONO DECINE SE NON CENTINAIA LE PERSONE CHE MUOIONO OGNI MESE...
FAI LORO DEL BENE... AIUTA I RIFUGIATI E I PROFUGHI DEL DARFUR FACENDO UNA DONAZIONE ALL'AGENZIA ONU PER I RIFUGIATI UNHCR CHIAMA LO 0680212304 PER SAPERE COME FARE....
RICORDATI BASTANO 31 EURO PER ACQUISTARE 8 COPERTE, 51 EURO PER UNA TENDA E 200 EURO PER DARE ASSISTENZA MEDICA A 25 FAMIGLIE...

Un bambino del Darfur

Un bambino del Darfur
aiuta ad aiutarlo sostieni le iniziative pro Darfur
In Darfur dal 2003 ad oggi sono state compiute esecuzioni, anche di massa, stupri, soprattutto di massa, nei confronti di donne, uomini e bambini e interi villaggi sono stati rasi al suolo. Il terrore è stato usato come pratica generalizzata e a sfondo razziale mentre lo stupro è diventato una vera e propria arma da guerra.
Il governo sudanese di Khartoum da parte sua ha bombardato senza sosta i civili, e ha reso sempre più difficili le operazioni di soccorso delle organizzazioni umanitarie nei confronti delle genti del Darfur, fino al punto di far scappare via la maggior parte delle Ong operanti nella regione sudanese e liberarsi così di scomodi testimoni di quanto accadeva in quei luoghi. La stessa tattica è stata seguita prima con i peacekeepers dell'Ua e poi con quelli dell'Onu...
Tutto il mondo è a conoscenza di quanto accade in quella remota regione sudanese e lancia denunce. Da un lato Washington parla di genocidio, dall’altro l'Onu parla di catastrofe umanitaria e di pulizia etnica.
Il tutto però resta nella totale impunità!
Intanto, dal Febbraio 2003 anno in cui è iniziata la ribellione della popolazione di etnia africana del Darfur, circa 6 milioni in maggioranza musulmana e in parte animista, contro il governo sudanese, musulmano ma integralista e soprattutto di etnia araba e bianca, è scoppiato il conflitto che ha causato finora circa 300mila morti e due milioni e mezzo di profughi. Una protesta nata per lo stato di totale abbandono e sfruttamento in cui la popolazione nera era tenuta. La repressione del governo centrale è stata spietata, soprattutto facendo uso dei Janjaweed, i diavoli a cavallo, che sono milizie nomadi di etnia araba che hanno compiuto tutti gli orrori possibili e inimmaginabili contro le genti del Darfur di etnia nera, per lo più contadini e pastori.

Il pianto di un innocente a Gaza

Il pianto di un innocente a Gaza
Ancora una volta il mondo intero si dovrebbe vergognare!!!
La guerra chi puo raccontarla? E' difficile farlo ma tutti possiamo immaginare come sia il sentire l'odore dei morti abbandonati nelle strade o sotto le macerie, il vedere i bambini che muoiono di fame accanto al cadavere della madre, il sentire il lamento dei feriti e lo strazio dei sopravvissuti, di chi si vede impotente e maledice chi gli ha portato via tutto.
Nella Striscia di Gaza siamo ormai quasi alla terza settimana di bombardamenti e inesorabilmente, come non potrebbe essere diversamente con tutta la tecnologia militare del 21° secolo che gli israeliani stanno usando, il numero dei morti tra i civili continuato ad aumentare, mentre l'esercito israeliano bombarda le loro case si moltiplicano tra i palestinesi le scene di disperazione e di dolore causati dagli effetti devastanti della guerra che certamente non sono cambiati nel tempo anzi al contrario.

Giugno 2009: La rivoluzione di velluto in Iran

Giugno 2009: La rivoluzione di velluto in Iran
Sono solidale con i persiani che manifestano

Il 12 giugno 2010 è caduto il primo anniversario delle contestate elezioni iraniane. Elezioni che decretarono la riconferma a presidente dell’Iran di Mahmud Ahmadinejad. Il Paese ha vissuto le prime ora di questa giornata con una calma carica di tensione che poi, è scoppiata nel pomeriggio intorno alle 16, le 13.30 italiane con i primi scontri tra manifestanti e forze di sicurezza nei pressi dell’Università Sharif di Teheran. Era impensabile che l’opposizione iraniana del movimento riformista dell’Onda Verde si facesse scappare questa occasione per proclamare il proprio dissenso al regime degli Ayatollah. I luoghi delle sanguinose proteste post elettorali di un anno fa si sono quindi di nuovo riempiti di manifestanti. Questo, nonostante l’appello dei leader dell’opposizione, Moussavi e Karroubi, a evitare di scendere in piazza e nonostante che le forze di sicurezza avessero preso posizione in vari punti strategici del centro di Teheran per prevenire manifestazioni. Nonostante le proteste e le accuse di brogli elettorali il contestato presidente Ahmadinejad ha potuto proseguire nel suo mandato, quasi certamente usurpato, grazie all’appoggio dell’ayatollah Ali Khamenei, la Guida Suprema. La lotta continuerà. Viva la Persia! Viva il movimento riformista!


i 44 presidenti degli Usa

i 44 presidenti degli Usa
da www.patrickmoberg.com/blog/id:420/november-4-2008

The President United States of America

The President United States of America
Barack Obama

E' morta Miriam Makeba

E' morta Miriam Makeba
Addio Mama Afrika....io continuerò a sognare...

Notes

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Italia. Violenza sessuale è allarme sociale


Dopo i recenti casi di stupri, a Roma, Bologna e Milano non si riesce quasi più a tenere il conto degli episodio di violenza sessuale che, dall'inizio dell'anno, si stanno susseguendo in Italia ad opera principalmente di stranieri. Un orribile reato che si verifica nelle grandi città metropolitane come nei piccoli centri urbani. Emergono dati da brividi dalle informazioni fornite dal Presidente facente funzioni del Tribunale di Como Giuseppe Anzani e dal Procuratore capo Alessandro Maria Lodolini. Ogni 4 giorni in Procura a Como arriva una denuncia per violenza sessuale. I fascicoli aperti tra luglio 2007 e giugno 2008 sono stati 89, tra violenze sessuali e pedofilia. Ma è solo la punta di un iceberg in quanto, il reato, per la quasi totalità è sommerso perché prevale ancora la paura e la vergogna a denunciare la violenza subita. Fino ad oggi la violenza che subivano le donne era soprattutto domestica, ma gli episodi di violenza che hanno visto protagoniste, loro malgrado, delle donne avvenuti negli ultimi giorni, per le strade, propongono una nuova emergenza. Un autorevole testimonianza è portata da Telefono Rosa che da anni conosce il fenomeno ed assiste le vittime. “Ciò che sta avvenendo dall'inizio dell'anno, precisa il presidente Maria Gabriella Carnieri Moscatelli, mi preoccupa. Non so se è solo l'effetto di maggiori denunce ma, dal nostro osservatorio, non era mai stato rilevata una cosa simile”. Gli avvenimenti degli ultimi giorni non fanno altro che conferma un'allarmante costante: in testa alla classifica degli autori di stupri ci sono gli stranieri. Il triste primato vede fra i primi i romeni, seguiti da marocchini e albanesi che sembra abbiano dato il via ad una esecrabile escalation di violenza contro le donne. Assodato che nella stragrande maggioranza dei casi questi episodi sono commessi da stranieri, spesso clandestini, ora si deve dare a tutto questo uno stop. Certezza della pena, custodia cautelare in carcere per chi è accusato di violenza sessuale ed esclusione di attenuanti per chi delinque sotto effetto di alcool e droghe. Tutto ovviamente tenendo conto di due elementi fondamentali: abbattere l'allarme sociale provocato da questo tipo di reati e tutelare la dignità della vittima, che va assicurata anche nel percorso dibattimentale.
Per raggiungere un risultato anzitutto è importante l'introduzione nel ddl sicurezza dell'obbligo del carcere per chi stupra. Forse il decreto 'anti-stupro' sarà pronto per venerdì esso dovrebbe contenere, come annunciato, importanti novità: gli accusati di stupro non potranno beneficiare della libertà condizionale, ci sarà un avvocato a spese dello Stato per le vittime di violenza sessuale, arriveranno nuovi presidi di polizia con relativi stanziamenti, saranno anticipate le norme contenute nel ddl anti-molestie che la Camera ha già approvato. Tra le altre cose, ci dovrebbero essere anche aggravanti se a commettere violenza sono familiari, partner o tutori; un pesante aggravio di pena se la vittima è sotto i 14 anni; uguale trattamento, invece, se la vittima è maggiorenne o appena sotto i 18; ergastolo sicuro, se allo stupro segue la morte della vittima. Mano pesante anche per i complici: nessuna possibilità di godere dei domiciliari neppure per i favoreggiatori.

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La scuola pubblica in Italia con la 'Riforma Gelmini'

Esprimo la mia piena solidarietà con tutti coloro che protestano contro la Legge 133/08 la cosidetta 'Riforma Gelmini'....

Le cifre presentate nel decreto fanno venire i brividi: i tagli previsti dal decreto legge 112, poi convertito nella legge 133/08, e gli ulteriori provvedimenti contenuti nel decreto 137 porteranno, a livello nazionale, ad una riduzione di circa 100mila posti tra il personale docente e di 43mila posti tra quello Ata (ausiliari, tecnici e amministrativi).
Per molti, anche per i non addetti ai lavori, l'effetto provocato dalla legge che in pratica azzererà in poco tempo le faticose conquiste di anni e anni, non solo in termini di posti di lavoro, ma anche di mission- educativa e di didattica, rende il momento dei più cupi e tristi degli ultimi anni. Ai tagli vanno poi sommati, le conseguenze che scaturiranno dalla reintroduzione del maestro unico nelle scuole elementari.
L'Europa chiede più scuola, più sapere e l'Italia che fa?
Il contrario!
Rientrodurre il maestro unico è compiere, di sicuro, un passo indietro di almeno mezzo secolo. Se non addirittura si ritorna al tempo del libro cuore, senza offesa per quel libro mio compagno di tanti pomeriggi.
Perchè tutto questo? Bella domanda!
Molto probabilmente si tenta di mascherare con questa supposta riforma quello che è il vero scopo del provvedimento: incassare o meglio risparmiare in poco meno di 4-5 anni 8miliardi di euro. Questa è la cifra stimata, che dovrebbe restare nelle casse dello stato.
Un risparmio quindi certo ottenuto tagliando centinaia di migliaia di posti di lavoro ma al contempo che produrrà anche un effetto negativo: quello di un drastico ridimensionamento del servizio scolastico pubblico in favore forse di quello privato. Inoltre un'altra diretta conseguenza della L.133/08 sarà la chiusura di decine e decine di plessi scolastici.
Molte scuole, soprattutto nei piccoli centri urbani, non ci saranno più. A scomparire sarà anche un altro degli elementi cardine dell'istruzione primaria italiana: il tempo pieno. Bisogna fare attenzione, chi sostiene che il tempo pieno non sarà toccato dalla riforma o che addirittura aumenterà mente sapendo di farlo.
Rifletteteci un poco e capirete perchè!
Se prima, per ogni 2 classi, c'erano 3 insegnanti d'ora in poi sarà uno per classe, a seguire e istruire dai 20 ai 30 alunni e che svolgerà il suo orario lavorativo settimanale esclusivamente di mattina. Pertanto al pomeriggio non potrà esserci altro che un sorta di dopo-scuola, trasformando il tempo pieno di fatto in un parcheggio pomeridiano per i bambini, che nulla ha da condividere con l'offerta didattica di cui fino ad ieri, prima della 'riforma Gelmini', gli alunni potevano usufruire con il tempo pieno.

...

ARRIVERA' PER NATALE UNA 'SOCIAL CARD' AD OLTRE 1MLN DI ITALIANI 'POVERI'

C’è un detto che dice: "meglio poco che niente!".
In questo caso tra il poco e il nulla ci sono così poche differenze che è difficile distinguerli.
La 'social card, almeno per il momento, sembra più l’ennesimo spot varato dal governo che piuttosto un provvedimento serio in grado di aiutare per davvero i più bisognosi.
Nessuno però si è ricordato di dire che ogni spesa effettuata con la 'social card' in automatico sarà data una commissione alla Mastercard che è la società che ha emmesso ed è la proprietà della card.
Bhe! Almeno qualcuno di certo ci guadagnerà da questa iniziativa...
Appare strano che un'iniziativa così benefica abbia comunque dei costi accessori...stranezze tutte italiane!

***

Parole....di Abraham Lincoln

Non si può arrivare alla prosperità

scoraggiando l'impresa.
Non si può rafforzare il debole
indebolendo il più forte.
Non si può aiutare chi è piccolo
abbattendo chi è grande.
Non si può aiutare il povero
distruggendo il ricco.
Non si possono aumentare le paghe
rovinando i datori di lavoro.
Non si può progredire serenamente
spendendo più del guadagno.
Non si può promuovere la fratellanza umana
predicando l'odio di classe.
Non si può instaurare la sicurezza sociale
adoperando denaro imprestato.
Non si può formare carattere e coraggioto
gliendo iniziativa e sicurezza.
Non si può aiutare continuamente
la gente facendo in sua vece quello che potrebbe
e dovrebbe fare da sola.

USA 2008: ELETTO PRESIDENTE BARACK OBAMA

USA 2008: ELETTO PRESIDENTE BARACK OBAMA

marito e padre

i due rivali

genere umano

GIOCHI OLIMPICI DI PECHINO

GIOCHI OLIMPICI DI PECHINO
da peacereporter

23/02/2002 - 02/07/2008 Ingrid Betancourt è stata liberata!

23/02/2002 - 02/07/2008                  Ingrid Betancourt è stata liberata!
faccio mia la gioia di tutti!

Finalmente liberi!!!

Finalmente liberi!!!

Grazie a loro la Betancourt è libera

Grazie a loro la Betancourt è libera
il ministro della Difesa colombiano Santos e il generale Montoya

Grazie Uribe!!

Grazie Uribe!!
La Betancourt ha incontrato il presidente colombiano Uribe che vinse le elezioni del 2002

madre e figlia!

madre e figlia!
Yolanda Pulecio e Ingrid Betancourt

le due Betancourt

le due Betancourt
Ingrid abbraccia la madre Yolanda

La gioia della libertà riconquistata

La gioia della libertà riconquistata
Ingrid Betancourt dopo la liberazione