domenica 7 febbraio 2010
Iran. L'anniversario della rivoluzione è un altro duro banco di prova per il governo di Teheran
Proprio in questi giorni, il leader dell'opposizione, Mir Hossein Moussavi ha espresso un duro giudizio nei confronti della nomenclatura politico religiosa che governa in Iran affermando che: “La rivoluzione iraniana ha fallito e ora il regime iraniano mostra le radici della tirannia e della dittatura che segnò l'epoca dello Scià Reza Pahlevi”.
Nonostante gli avvertimenti del regime che minaccia una durissima repressione l'ex premier iraniano ha ribadito l'invito ai suoi sostenitori a scendere in piazza con calma e fermezza, con pazienza e senza violenze fisiche e verbali, l'11 febbraio prossimo. Nel giorno in cui in Iran si terranno le manifestazioni conclusive del 31esimo anniversario della definitiva caduta della millenaria monarchia persiana dei Pahlevi. Anche Mehdi Karroubi, l'altro leader dei riformisti, ha esortato l'opposizione a scendere in piazza l'11 febbraio per far sentire la sua voce però con calma evitando la violenza. Nel contempo l'ex presidente del parlamento iraniano ha anche chiesto al regime degli Ayatollan la restaurazione del diritto di voto, libere elezioni, libertà di stampa e rilascio dei prigionieri politici. Un appello quindi comune anche nell'invitare ad evitare azioni violente o ad inneggiare ad un rovesciamento del regime. Significativamente Karroubi ha anche messo in guardia contro eventuali infiltrazioni di elementi stranieri. In questi mesi infatti, le autorità di Teheran hanno accusato il movimento riformista di protesta ' Onda Verde' di essere il frutto di una cospirazione di potenze occidentali. Oggi come a voler rafforzare l'invito a manifestare. E' giunto l'appello del Premio Nobel per la Pace 2003, l'avvocato iraniano, Shirin Ebadi. L'occasione le è stata data da un'intervista concessa al tabloid londinese, 'Sunday Telegraph'. Come i leader dell'opposizione anche la Ebadi ha invitato gli iraniani a protestare pacificamente l'11 febbraio. Il coro di voci che invitano alla contestazione è stato allungato anche da quella dell'ex presidente riformista iraniano, Mohammad Khatami che lunedì scorso ha invitato i suoi sostenitori a scendere in piazza in occasione delle manifestazioni ufficiali per il 31esimo anniversario della rivoluzione.
L'appello di Katami acquista un significativo importante in quanto giunge nel momento in cui le autorità iraniane minacciano di stroncare ogni iniziativa di protesta e quindi serve a dare forza al movimento dei riformisti. Khatami ha infatti difeso il diritto di protestare e condannato invece, l'impiccagione di Mohammad Reza Ali-Zamani e Arash Rahmanpur, entrambi ventenni, avvenuta il 28 gennaio scorso.
Nel frattempo stamani in Iran, sono state arrestate 7 persone con l'accusa di pianificare incidenti di piazza per l'11 febbraio prossimo e di lavorare per i servizi di intelligence americani. Secondo una nota del ministero dell'Intelligence diffusa oggi, gli arrestati erano legati a catene radiotelevisive satellitari contro-rivoluzionarie e sioniste e alla sedizione. In particolare, avrebbero lavorato per 'Radio Farda', l'emittente radiofonica iraniana che trasmette in farsi dall'Estero con finanziamenti americani. In particolare le trasmissioni avvengono da Praga, nella Repubblica Ceca, e da Washington negli States. Finora per Teheran sono gli Stati Uniti e i Paesi occidentali a fomentare le proteste antigovernative degli ultimi mesi. Inoltre ha bollato i capi dell'opposizione come 'mercenari' al soldo degli stranieri. Contro Moussavi in particolare, si è scatenata un vero e proprio attacco. Ieri almeno 50 deputati iraniani hanno denunciato alla magistratura iraniana l'ex candidato alle presidenziali per il ruolo da lui avuto nelle manifestazioni di protesta post elettorali. A condurre questa campagna contro Moussavi sarebbe, secondo il quotidiano governativo 'Iran', il capo del gruppo di religiosi del parlamento iraniano, Mohammad Taghi Rahbar. Non sono pochi in Iran quelli che chiedono tra gli ultraconservatori la 'testa' dei capi dell'Onda Verde'. Già lo scorso mese di ottobre un centinaio di deputati si erano rivolti alla giustizia iraniana sostenendo che il comportamento dell'ex premier aveva colpito la reputazione del regime islamico. In proposito, Moussavi attraverso le pagine web del sito dell'opposizione 'Kaleme' lo scorso martedì aveva affermato che: “il Paese corre il pericolo di essere riportato ad un dispotismo peggiore di quello di prima della rivoluzione, perchè il dispotismo esercitato in nome della religione è il peggiore possibile”. Nel frattempo il capo della magistratura iraniana, l'ayatollah Sadeq Larijani, pur difendendo la decisione di impiccare i primi due oppositori, ha invitato i giudici a resistere alle pressioni politiche e religiose di ambienti ultraconservatori affinchè vengano eseguite presto nuove sentenze capitali. La presa di posizione di Larijani è di fatto una risposta all'invito rivolto in tal senso, venerdì 29 gennaio, alle autorità giudiziarie dall'ayatollah Ahmad Jannati, capo del Consiglio dei Guardiani. Dopo i due giustiziate il 28 gennaio scorso, altre 9 persone, già processate e condannate a morte per le manifestazioni di protesta in Iran, potrebbero infatti, essere impiccate. La notizia è stata rivelata dall'agenzia Fars nei giorni scorsi citando come fonte Ebrahim Raissi il vice capo della magistratura. La Fars aveva riportato anche la dichiarazione di Raissi con cui ribadiva che i due giustiziati erano stati arrestati nelle proteste post elettorali di piazza degli ultimi mesi.
Secondo fonti dell'opposizione invece, Ali-Zamani e Rahmanpur erano già in carcere da prima delle presidenziali e sarebbero stati impiccati solo per intimidire gli oppositori e convincerli a non scendere in piazza in manifestazioni previste nell'anniversario della rivoluzione, l'11 febbraio prossimo. Un tribunale aveva riconosciuto i due colpevoli di essere 'Mohareb', nemici di Dio, di aver fatto parte di un gruppo di opposizione monarchico e di avere pianificato attentati contro autorità dello Stato. Sia Moussavi sia Karroubi hanno condannato l'impiccagione dei due giovani oppositori monarchici. Una condannata che è giunta anche dall'Unione europea, Ue. “L'Iran deve immediatamente fermare tutte le esecuzioni capitali, in particolare quelle volte a intimidire le manifestazioni antigovernative”, ha affermato in una nota resa nota venerdì scorso l'Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell'Ue, Catherine Ashton. Nel frattempo, secondo quanto rivelato dal sito riformista 'Irangreenvoice' giovedì scorso è stato condannato a 4 anni di carcere lo scrittore e critico letterario, Javad Mahzadeh, sostenitore del fronte riformista. Sebbene fedele ai principi della Repubblica islamica, Mahzadeh infatti, non ha mai risparmiato critiche al governo. Il sito non ha però indicato i reati attribuiti allo scrittore dal Tribunale di Teheran e per i quali è stato condannato. L'intellettuale era stato arrestato a ottobre e poi, condotto nel famigerato carcere di Evin, a Teheran dove si trova tuttora. Per chiedere il rilascio di Mahzadeh, nei mesi scorsi, si era costituito un comitato di almeno 90 intellettuali, scrittori e giornalisti che avevano inviato, per iscritto, una richiesta in tal senso all'ayatollah Larijani.
DIRITTI E UTILIZZO RISERVATI
GRAZIE
Una fiammella accesa per tutte le persone che soffrono al mondo
Unioni Civili
STOP ALLE VIOLENZE IN SIRIA
Tutta la verità sul sequestro del rimorchiatore Buccaneer
A tutti quei bravi ragazzi morti per l'Italia
Nel mondo ogni giorno vengono compiute carneficine immani in cui le vittime sono inermi civili
sono solidale con gli immigrati clandestini
...a quei bravi ragazzi, figli dell'America di oggi, morti in guerra!
DARFUR:NON C'E' PIU' TEMPO DA PERDERE!
FAI LORO DEL BENE... AIUTA I RIFUGIATI E I PROFUGHI DEL DARFUR FACENDO UNA DONAZIONE ALL'AGENZIA ONU PER I RIFUGIATI UNHCR CHIAMA LO 0680212304 PER SAPERE COME FARE....
RICORDATI BASTANO 31 EURO PER ACQUISTARE 8 COPERTE, 51 EURO PER UNA TENDA E 200 EURO PER DARE ASSISTENZA MEDICA A 25 FAMIGLIE...
Un bambino del Darfur
Il governo sudanese di Khartoum da parte sua ha bombardato senza sosta i civili, e ha reso sempre più difficili le operazioni di soccorso delle organizzazioni umanitarie nei confronti delle genti del Darfur, fino al punto di far scappare via la maggior parte delle Ong operanti nella regione sudanese e liberarsi così di scomodi testimoni di quanto accadeva in quei luoghi. La stessa tattica è stata seguita prima con i peacekeepers dell'Ua e poi con quelli dell'Onu...
Tutto il mondo è a conoscenza di quanto accade in quella remota regione sudanese e lancia denunce. Da un lato Washington parla di genocidio, dall’altro l'Onu parla di catastrofe umanitaria e di pulizia etnica.
Il tutto però resta nella totale impunità!
Intanto, dal Febbraio 2003 anno in cui è iniziata la ribellione della popolazione di etnia africana del Darfur, circa 6 milioni in maggioranza musulmana e in parte animista, contro il governo sudanese, musulmano ma integralista e soprattutto di etnia araba e bianca, è scoppiato il conflitto che ha causato finora circa 300mila morti e due milioni e mezzo di profughi. Una protesta nata per lo stato di totale abbandono e sfruttamento in cui la popolazione nera era tenuta. La repressione del governo centrale è stata spietata, soprattutto facendo uso dei Janjaweed, i diavoli a cavallo, che sono milizie nomadi di etnia araba che hanno compiuto tutti gli orrori possibili e inimmaginabili contro le genti del Darfur di etnia nera, per lo più contadini e pastori.
Il pianto di un innocente a Gaza
Nella Striscia di Gaza siamo ormai quasi alla terza settimana di bombardamenti e inesorabilmente, come non potrebbe essere diversamente con tutta la tecnologia militare del 21° secolo che gli israeliani stanno usando, il numero dei morti tra i civili continuato ad aumentare, mentre l'esercito israeliano bombarda le loro case si moltiplicano tra i palestinesi le scene di disperazione e di dolore causati dagli effetti devastanti della guerra che certamente non sono cambiati nel tempo anzi al contrario.
Giugno 2009: La rivoluzione di velluto in Iran
Il 12 giugno 2010 è caduto il primo anniversario delle contestate elezioni iraniane. Elezioni che decretarono la riconferma a presidente dell’Iran di Mahmud Ahmadinejad. Il Paese ha vissuto le prime ora di questa giornata con una calma carica di tensione che poi, è scoppiata nel pomeriggio intorno alle 16, le 13.30 italiane con i primi scontri tra manifestanti e forze di sicurezza nei pressi dell’Università Sharif di Teheran. Era impensabile che l’opposizione iraniana del movimento riformista dell’Onda Verde si facesse scappare questa occasione per proclamare il proprio dissenso al regime degli Ayatollah. I luoghi delle sanguinose proteste post elettorali di un anno fa si sono quindi di nuovo riempiti di manifestanti. Questo, nonostante l’appello dei leader dell’opposizione, Moussavi e Karroubi, a evitare di scendere in piazza e nonostante che le forze di sicurezza avessero preso posizione in vari punti strategici del centro di Teheran per prevenire manifestazioni. Nonostante le proteste e le accuse di brogli elettorali il contestato presidente Ahmadinejad ha potuto proseguire nel suo mandato, quasi certamente usurpato, grazie all’appoggio dell’ayatollah Ali Khamenei, la Guida Suprema. La lotta continuerà. Viva la Persia! Viva il movimento riformista!
i 44 presidenti degli Usa
The President United States of America
E' morta Miriam Makeba
Notes
Italia. Violenza sessuale è allarme sociale
Dopo i recenti casi di stupri, a Roma, Bologna e Milano non si riesce quasi più a tenere il conto degli episodio di violenza sessuale che, dall'inizio dell'anno, si stanno susseguendo in Italia ad opera principalmente di stranieri. Un orribile reato che si verifica nelle grandi città metropolitane come nei piccoli centri urbani. Emergono dati da brividi dalle informazioni fornite dal Presidente facente funzioni del Tribunale di Como Giuseppe Anzani e dal Procuratore capo Alessandro Maria Lodolini. Ogni 4 giorni in Procura a Como arriva una denuncia per violenza sessuale. I fascicoli aperti tra luglio 2007 e giugno 2008 sono stati 89, tra violenze sessuali e pedofilia. Ma è solo la punta di un iceberg in quanto, il reato, per la quasi totalità è sommerso perché prevale ancora la paura e la vergogna a denunciare la violenza subita. Fino ad oggi la violenza che subivano le donne era soprattutto domestica, ma gli episodi di violenza che hanno visto protagoniste, loro malgrado, delle donne avvenuti negli ultimi giorni, per le strade, propongono una nuova emergenza. Un autorevole testimonianza è portata da Telefono Rosa che da anni conosce il fenomeno ed assiste le vittime. “Ciò che sta avvenendo dall'inizio dell'anno, precisa il presidente Maria Gabriella Carnieri Moscatelli, mi preoccupa. Non so se è solo l'effetto di maggiori denunce ma, dal nostro osservatorio, non era mai stato rilevata una cosa simile”. Gli avvenimenti degli ultimi giorni non fanno altro che conferma un'allarmante costante: in testa alla classifica degli autori di stupri ci sono gli stranieri. Il triste primato vede fra i primi i romeni, seguiti da marocchini e albanesi che sembra abbiano dato il via ad una esecrabile escalation di violenza contro le donne. Assodato che nella stragrande maggioranza dei casi questi episodi sono commessi da stranieri, spesso clandestini, ora si deve dare a tutto questo uno stop. Certezza della pena, custodia cautelare in carcere per chi è accusato di violenza sessuale ed esclusione di attenuanti per chi delinque sotto effetto di alcool e droghe. Tutto ovviamente tenendo conto di due elementi fondamentali: abbattere l'allarme sociale provocato da questo tipo di reati e tutelare la dignità della vittima, che va assicurata anche nel percorso dibattimentale.
Per raggiungere un risultato anzitutto è importante l'introduzione nel ddl sicurezza dell'obbligo del carcere per chi stupra. Forse il decreto 'anti-stupro' sarà pronto per venerdì esso dovrebbe contenere, come annunciato, importanti novità: gli accusati di stupro non potranno beneficiare della libertà condizionale, ci sarà un avvocato a spese dello Stato per le vittime di violenza sessuale, arriveranno nuovi presidi di polizia con relativi stanziamenti, saranno anticipate le norme contenute nel ddl anti-molestie che la Camera ha già approvato. Tra le altre cose, ci dovrebbero essere anche aggravanti se a commettere violenza sono familiari, partner o tutori; un pesante aggravio di pena se la vittima è sotto i 14 anni; uguale trattamento, invece, se la vittima è maggiorenne o appena sotto i 18; ergastolo sicuro, se allo stupro segue la morte della vittima. Mano pesante anche per i complici: nessuna possibilità di godere dei domiciliari neppure per i favoreggiatori.
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La scuola pubblica in Italia con la 'Riforma Gelmini'
Le cifre presentate nel decreto fanno venire i brividi: i tagli previsti dal decreto legge 112, poi convertito nella legge 133/08, e gli ulteriori provvedimenti contenuti nel decreto 137 porteranno, a livello nazionale, ad una riduzione di circa 100mila posti tra il personale docente e di 43mila posti tra quello Ata (ausiliari, tecnici e amministrativi).
Per molti, anche per i non addetti ai lavori, l'effetto provocato dalla legge che in pratica azzererà in poco tempo le faticose conquiste di anni e anni, non solo in termini di posti di lavoro, ma anche di mission- educativa e di didattica, rende il momento dei più cupi e tristi degli ultimi anni. Ai tagli vanno poi sommati, le conseguenze che scaturiranno dalla reintroduzione del maestro unico nelle scuole elementari.
L'Europa chiede più scuola, più sapere e l'Italia che fa?
Il contrario!
Rientrodurre il maestro unico è compiere, di sicuro, un passo indietro di almeno mezzo secolo. Se non addirittura si ritorna al tempo del libro cuore, senza offesa per quel libro mio compagno di tanti pomeriggi.
Perchè tutto questo? Bella domanda!
Molto probabilmente si tenta di mascherare con questa supposta riforma quello che è il vero scopo del provvedimento: incassare o meglio risparmiare in poco meno di 4-5 anni 8miliardi di euro. Questa è la cifra stimata, che dovrebbe restare nelle casse dello stato.
Un risparmio quindi certo ottenuto tagliando centinaia di migliaia di posti di lavoro ma al contempo che produrrà anche un effetto negativo: quello di un drastico ridimensionamento del servizio scolastico pubblico in favore forse di quello privato. Inoltre un'altra diretta conseguenza della L.133/08 sarà la chiusura di decine e decine di plessi scolastici.
Molte scuole, soprattutto nei piccoli centri urbani, non ci saranno più. A scomparire sarà anche un altro degli elementi cardine dell'istruzione primaria italiana: il tempo pieno. Bisogna fare attenzione, chi sostiene che il tempo pieno non sarà toccato dalla riforma o che addirittura aumenterà mente sapendo di farlo.
Rifletteteci un poco e capirete perchè!
Se prima, per ogni 2 classi, c'erano 3 insegnanti d'ora in poi sarà uno per classe, a seguire e istruire dai 20 ai 30 alunni e che svolgerà il suo orario lavorativo settimanale esclusivamente di mattina. Pertanto al pomeriggio non potrà esserci altro che un sorta di dopo-scuola, trasformando il tempo pieno di fatto in un parcheggio pomeridiano per i bambini, che nulla ha da condividere con l'offerta didattica di cui fino ad ieri, prima della 'riforma Gelmini', gli alunni potevano usufruire con il tempo pieno.
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ARRIVERA' PER NATALE UNA 'SOCIAL CARD' AD OLTRE 1MLN DI ITALIANI 'POVERI'
In questo caso tra il poco e il nulla ci sono così poche differenze che è difficile distinguerli.
La 'social card, almeno per il momento, sembra più l’ennesimo spot varato dal governo che piuttosto un provvedimento serio in grado di aiutare per davvero i più bisognosi.
Nessuno però si è ricordato di dire che ogni spesa effettuata con la 'social card' in automatico sarà data una commissione alla Mastercard che è la società che ha emmesso ed è la proprietà della card.
Bhe! Almeno qualcuno di certo ci guadagnerà da questa iniziativa...
Appare strano che un'iniziativa così benefica abbia comunque dei costi accessori...stranezze tutte italiane!
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Parole....di Abraham Lincoln
Non si può arrivare alla prosperità
scoraggiando l'impresa.
Non si può rafforzare il debole
indebolendo il più forte.
Non si può aiutare chi è piccolo
abbattendo chi è grande.
Non si può aiutare il povero
distruggendo il ricco.
Non si possono aumentare le paghe
rovinando i datori di lavoro.
Non si può progredire serenamente
spendendo più del guadagno.
Non si può promuovere la fratellanza umana
predicando l'odio di classe.
Non si può instaurare la sicurezza sociale
adoperando denaro imprestato.
Non si può formare carattere e coraggioto
gliendo iniziativa e sicurezza.
Non si può aiutare continuamente
la gente facendo in sua vece quello che potrebbe
e dovrebbe fare da sola.
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