Stamani il governo pachistano ha smentito le indiscrezioni circolate nelle ultime ore di un possibile colpo di stato nel Paese per destituire il presidente Asif Ali Zardari. Purtroppo il Pakistan sta vivendo ore estremamente difficili a causa del confronto apertosi nel Paese dopo l'abolizione dell'amnistia che
riguardava direttamente il presidente pachistano e alcuni dei suoi attuali ministri. L'amnistia è stata abolita lo scorso mercoledì dalla Corte Suprema di Lahore. Si trattava di un decreto del 2007 firmato dall'allora presidente, il generale Pervez Musharraf. Esso fu approvato nell'ambito dell'accordo, voluto e appoggiato dagli Stati Uniti, che permise all'ex premier Benazir Bhutto e allo stesso Zardari marito della Bhutto, di poter ritornare nel Paese e poter partecipare alle elezioni politiche. Moglie e marito erano accusati di corruzione. Un decreto di cui però hanno beneficiato almeno altre 8mila persone tra politici e uomini d'affari pachistani. Ieri e anche oggi Zardari, anche attraverso il suo portavoce Farahnaz Ispahani, ha sottolineando che non ci sono ragioni legali o costituzionali per le quali debba lasciare il suo incarico ed ha sostenuto di volersi difendere strenuamente dalle accuse di corruzione rivoltegli che secondo lui sono fomentate da ragioni politiche. L'opposizione da parte sua invece, chiede che il presidente si dimetta per considerazioni di ordine morale. Ieri il principale partito di opposizione, la 'Lega musulmana del Pakistan-Nawaz', PML-N, ha chiesto le dimissioni di Zardari e dei ministri interessati dal provvedimento. La Corte di fatto ha aperto la strada all'avvio di procedimenti per corruzione che potrebbero destabilizzare ulteriormente il governo di Islamabad già fortemente contestato all'interno del Paese. Le accuse di corruzione riguardano procedimenti avviati
negli anni novanta. Per il momento Zardari resta ancora protetto da queste accuse dall'immunità presidenziale. I suoi oppositori politici hanno però già annunciato che intendono contestare la sua eleggibilità alla carica di presidente che gli ha permesso di essere eletto lo scorso anno. Non si possono dire allo stesso modo al sicuro i suoi collaboratori coinvolti nelle inchieste. Stamani infatti, l'agenzia anti corruzione pachistana, Nab, ha già emesso i primi 52 mandati d'arresto per corruzione, tra i quali uno riguarda l'attuale ministro dell'Interno Rehman Malik. Inoltre l'elenco comprende anche il nome del ministro del governo provinciale del Sindh, Agha Siraj Durrani, l'ex direttore delle acciaierie Pakistan Steel Mills,Psm, Usman Farooqui, e il cognato del presidente Asif Ali Zardari, Munawar Talpur. Nei giorni scorsi il Nab, agendo su ordine della stessa Corte Suprema, aveva vietato a 248 persone di lasciare il Paese. Un elenco che comprende anche il nome del ministro della Difesa pakistano Chaudhry Ahmad Mukhtar. Ieri proprio Mukhtar, in virtù di questo provvedimento, era stato fermato all'aeroporto internazionale di Islamabad e gli era stato impedito di partire per un viaggio ufficiale in Cina. Le voci di un possibile colpo di Stato erano iniziate a circolare subito dopo che l'ambasciatore del Pakistan negli USA, Husain Haqqani, in un'intervista ad un canale 'all news' statunitense, rispondendo alla domanda sul perchè fosse stato ne
gato il diritto ad uscire dal Paese al ministro Mukhtar, aveva affermato che si augurava che non fosse in atto un colpo di Stato. Nel frattempo mentre appare sempre più chiaro che il caos, istituzionale e politico, stia prendendo il sopravvento su tutto, il capo dell'esercito pakistano, generale Ashfaq Parvez Kayani, in forte contrasto con Zardari, ha presieduto a Rawalpindi una riunione di tutti i comandanti di corpo delle forze armate. Una riunione che l'ufficio stampa dell'esercito si è subito affrettato a definire facente parte degli incontri mensili dei comandanti delle forze armate. La situazione in Pakistan preoccupa non poco l'amministrazione Obama che ha bisogno di stabilità nel Paese per poter sperare di raggiungere il successo nel confinante Afghanistan, dove è in corso una violenta guerra tra i talebani e le truppe internazionali, americane e della Nato. E dove domani il neo presidente rieletto afghano, Hamid Karzai annuncierà la lista dei ministri del suo prossimo governo. Nel frattempo anche l'attacco terroristico al Pakistan non si ferma. Stamani un kamikaze si è lanciato, alla guida di un auto imbottita di esplosivo, durante la preghiera del venerdì contro una moschea della città di Taimergara nel distretto di Lower Dir, nella Provincia della frontiera di nord-ovest, Nwfp. L'esplosione nel luogo sacro ha provocato la morte di almeno 12 persone e il ferimento di altre 30. Tra le vit
time molti poliziotti, il luogo dell'attentato è infatti situato poco lontano dal quartier generale della polizia. Il distretto di Lower Dir è stato recentemente teatro di una vasta offensiva militare dell'esercito di Islamabad contro i ribelli filo talebani. Un 'operazione costata alle casse dell'erario pakistano oltre 2,5 miliardi di dollari.
riguardava direttamente il presidente pachistano e alcuni dei suoi attuali ministri. L'amnistia è stata abolita lo scorso mercoledì dalla Corte Suprema di Lahore. Si trattava di un decreto del 2007 firmato dall'allora presidente, il generale Pervez Musharraf. Esso fu approvato nell'ambito dell'accordo, voluto e appoggiato dagli Stati Uniti, che permise all'ex premier Benazir Bhutto e allo stesso Zardari marito della Bhutto, di poter ritornare nel Paese e poter partecipare alle elezioni politiche. Moglie e marito erano accusati di corruzione. Un decreto di cui però hanno beneficiato almeno altre 8mila persone tra politici e uomini d'affari pachistani. Ieri e anche oggi Zardari, anche attraverso il suo portavoce Farahnaz Ispahani, ha sottolineando che non ci sono ragioni legali o costituzionali per le quali debba lasciare il suo incarico ed ha sostenuto di volersi difendere strenuamente dalle accuse di corruzione rivoltegli che secondo lui sono fomentate da ragioni politiche. L'opposizione da parte sua invece, chiede che il presidente si dimetta per considerazioni di ordine morale. Ieri il principale partito di opposizione, la 'Lega musulmana del Pakistan-Nawaz', PML-N, ha chiesto le dimissioni di Zardari e dei ministri interessati dal provvedimento. La Corte di fatto ha aperto la strada all'avvio di procedimenti per corruzione che potrebbero destabilizzare ulteriormente il governo di Islamabad già fortemente contestato all'interno del Paese. Le accuse di corruzione riguardano procedimenti avviati
negli anni novanta. Per il momento Zardari resta ancora protetto da queste accuse dall'immunità presidenziale. I suoi oppositori politici hanno però già annunciato che intendono contestare la sua eleggibilità alla carica di presidente che gli ha permesso di essere eletto lo scorso anno. Non si possono dire allo stesso modo al sicuro i suoi collaboratori coinvolti nelle inchieste. Stamani infatti, l'agenzia anti corruzione pachistana, Nab, ha già emesso i primi 52 mandati d'arresto per corruzione, tra i quali uno riguarda l'attuale ministro dell'Interno Rehman Malik. Inoltre l'elenco comprende anche il nome del ministro del governo provinciale del Sindh, Agha Siraj Durrani, l'ex direttore delle acciaierie Pakistan Steel Mills,Psm, Usman Farooqui, e il cognato del presidente Asif Ali Zardari, Munawar Talpur. Nei giorni scorsi il Nab, agendo su ordine della stessa Corte Suprema, aveva vietato a 248 persone di lasciare il Paese. Un elenco che comprende anche il nome del ministro della Difesa pakistano Chaudhry Ahmad Mukhtar. Ieri proprio Mukhtar, in virtù di questo provvedimento, era stato fermato all'aeroporto internazionale di Islamabad e gli era stato impedito di partire per un viaggio ufficiale in Cina. Le voci di un possibile colpo di Stato erano iniziate a circolare subito dopo che l'ambasciatore del Pakistan negli USA, Husain Haqqani, in un'intervista ad un canale 'all news' statunitense, rispondendo alla domanda sul perchè fosse stato ne
gato il diritto ad uscire dal Paese al ministro Mukhtar, aveva affermato che si augurava che non fosse in atto un colpo di Stato. Nel frattempo mentre appare sempre più chiaro che il caos, istituzionale e politico, stia prendendo il sopravvento su tutto, il capo dell'esercito pakistano, generale Ashfaq Parvez Kayani, in forte contrasto con Zardari, ha presieduto a Rawalpindi una riunione di tutti i comandanti di corpo delle forze armate. Una riunione che l'ufficio stampa dell'esercito si è subito affrettato a definire facente parte degli incontri mensili dei comandanti delle forze armate. La situazione in Pakistan preoccupa non poco l'amministrazione Obama che ha bisogno di stabilità nel Paese per poter sperare di raggiungere il successo nel confinante Afghanistan, dove è in corso una violenta guerra tra i talebani e le truppe internazionali, americane e della Nato. E dove domani il neo presidente rieletto afghano, Hamid Karzai annuncierà la lista dei ministri del suo prossimo governo. Nel frattempo anche l'attacco terroristico al Pakistan non si ferma. Stamani un kamikaze si è lanciato, alla guida di un auto imbottita di esplosivo, durante la preghiera del venerdì contro una moschea della città di Taimergara nel distretto di Lower Dir, nella Provincia della frontiera di nord-ovest, Nwfp. L'esplosione nel luogo sacro ha provocato la morte di almeno 12 persone e il ferimento di altre 30. Tra le vit
time molti poliziotti, il luogo dell'attentato è infatti situato poco lontano dal quartier generale della polizia. Il distretto di Lower Dir è stato recentemente teatro di una vasta offensiva militare dell'esercito di Islamabad contro i ribelli filo talebani. Un 'operazione costata alle casse dell'erario pakistano oltre 2,5 miliardi di dollari.
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