lunedì 28 dicembre 2009

Iran. La repressione delle autorità iraniane non ferma le proteste antigovernative

Le notizie che giungono dall'Iran diventano sempre più preoccupanti. All'indomani dei tragici eventi verificatisi in Iran, nella giornata dell´Ashura il giorno in cui gli sciiti ricordano il martirio del terzo imam Hossein, massacrato a Kerbala nel 680, in cui le manifestazioni di protesta dell'opposizione sono state brutalmente represse nel sangue dal regime iraniano. Dopo che si è saputo dei morti per le strade, delle retate di leader politici dell'opposizione e degli arresti di giornalisti. E' chiaro ormai a tutti che il governo iraniano sta violando i diritti umani e politici del suo popolo.
Dopo aver fino alla fine negato che ci fossero state vittime, la polizia iraniana stamani ha dato il 'suo' bilancio che sarebbe di 5 morti. Un bilancio che contrasta nettamente con quello che ha dato invece la Tv di stato iraniana la quale ha dichiarato che i morti nel corso degli scontri tra dimostranti e polizia di ieri nella capitale iraniana sono 15 e i feriti diverse centinaia. Le vittime sono, secondo il ministero dei servizi segreti, 5 uccise da terroristi e 10 appartenenti a gruppi controrivoluzionari. I siti internet dell'opposizione ieri, nel corso delle proteste a Teheran, avevano diffuso la notizia che i morti erano almeno 5, dei quali 4 uccisi a colpi d'arma da fuoco. La più totale confusione regna dunque sul numero dei morti. I siti vicini all'opposizione oggi hanno però compiuto un passo in più. Stamani hanno rivelato i nomi dei cinque manifestanti uccisi nella sola Teheran. Si tratterebbe di Ali Habibi Mussavi, nipote di Mir Hossein Moussavi considerato il leader dell'opposizione, Mehdi Faradinia, Mohammad Ali Rasekhinia, Amir Arshadi e Shahram Faraji. Sul cadavere del giovane Moussavi è scoppiato però un giallo. La famiglia ha dichiarato che la salma è sparita forse trasferita dalle autorità iraniane dall'ospedale ad una località segreta. Oggi si sarebbero dovuti svolgere i funerali. L'opposizione ha denunciato che il giovane come almeno altre tre delle vittime di ieri nella capitale sono stati raggiunti da colpi d'arma da fuoco, mentre la polizia nega decisamente di avere mai fatto uso delle armi in dotazione. L'agenzia ufficiale iranaiana, Irna ha reso noto successivamente che il corpo del giovane Moussavi e quello di altri quattro manifestanti morti ieri sono tenuti in custodia dalle autorità per l'autopsia e l'inchiesta giudiziaria in corso. Di certo quanto i loro corpi saranno restituiti i funerali diventeranno occasione per nuove proteste.
Quelle di ieri di fatto è stata la più violenta repressione mai attuata dalle forze governative da quando in Iran sono iniziate le manifestazioni di protesta all'esito delle elezioni presidenziali del 12 giugno scorso che ha decretato la rielezioni a presidente di Mahmoud Ahmadinejad. Ieri il centro di Teheran si è trasformato in un vero e proprio campo di battaglia. Una battaglia iniziata da metà della mattinata, quando migliaia di oppositori sono scesi in piazza approfittando della festa dell´Ashura, e protrattasi fino a tarda sera. Gli agenti della polizia in tenuta antisommossa hanno letteralmente attaccato i manifestanti. Ad affiancarli gli ormai tristemente noti miliziani filo governativi, basiji considerati i picchiatori di Ahmadinejad e Khamenei. Da piazza Enghelab alla Ferdowsi, dal viale Vali Asr al viale Hafez era tutto un tumulto. In alcuni casi i manifestanti hanno avuto anche la meglio riuscendo a rovesciare e a dare fuoco alle auto della polizia. Molti gli agenti rimasti feriti e tra essi anche il capo delle forze di sicurezza di Teheran, Azizollah Rajabzadeh. Gli scontri ci sono stati in quasi tutto il Paese. A Tabriz ci sarebbero stati altri 4 morti e numerosi feriti. A Shiraz almeno 30 i feriti violenti scontri si sono registrati anche a Najafabad, la città natale del defunto ayatollah dissidente Ali Montazeri. Anche a Babol e a Isfahan la voce dell'opposizione si è fatta sentire e dove la polizia ha risposto aprendo il fuoco contro i cortei di protesta.
Gli scontri sono proseguiti in diverse piazze della capitale iraniana anche durante la notte.
Nonostante questa dura repressione attuata dalle autorità di Teheran, l'opposizione ha annunciato di voler continuare le proteste ed oggi è scesa di nuovo in piazza in Iran, sfidando il divieto imposto dal regime dgli ayatollah. In piazza Hafte-Tir e in piazza Vali Asr la polizia sembra sia intervenuta utilizzando ancora una volta gas lacrimogeni per disperdere la folla. Mentre nel resto della capitale iraniana ancora ora proseguono gli scontri tra polizia e manifestanti. Le stazioni della metropolitana, nel centro di Teheran, sono state tutte chiuse ed i telefoni cellulari continuano a non funzionare come anche le connessioni ad Internet.
Di fronte a tanto orrore la comunità internazionale non poteva più restare a guardare ed oggi i primi timidi segnali di un tentativo di critica e condanna dell'atteggiamento del regime degli ayatollah verso l'opposizione nel Paese comincia a farsi sentire. Il cancelliere tedesco Angela Merkel ha definito naccettabile l'intervento delle forze di sicurezza iraniane contro i manifestanti nel corso dei cortei di protesta di ieri a Teheran. Il cancelliere tedesco ha fatto pervenire le proprie condoglianze alle famiglie delle vittime. Mentre il ministro degli Esteri, Guido Westerwelle ha rivolto un appello alle autorità di Teheran chiedendo di fare di tutto per evitare un'ulteriore escalation e di fermare subito la violenza. “L'Iran deve garantire i diritti civili e politici dei suoi cittadini”, ha affermato il ministro in una nota. Anche dalla Casa Bianca è giunta la condanna della repressione violenta e ingiusta di civili che cercano di esercitare i loro diritti universali in Iran. Sulla stessa linea anche la condanna della Francia. “L'inasprimento della repressione in Iran non porta da nessuna parte”, ha dichiarato oggi un portavoce del ministero degli Esteri francese, Bernard Valero. “Ora che il bilancio si fa più pesante la Francia torna ad esprimere la sua preoccupazione e la condanna per gli arresti arbitrari e le violenze commesse contro semplici manifestanti”, ha aggiunto Valero. “La via più appropriata per uscire da questa situazione, ha concluso il portavoce, sarebbe una soluzione politica fondata sul dialogo e il rispetto dei principi democratici costituiti”. Non è mancata nemmeno la condanna dell'Unione europea nei confronti della repressione messa in atto dal regime iraniano contro i manifestanti di Teheran. E' di ieri sera invece la notizia che fra i tanti Paesi anche il Canada, attraverso un comunicato del ministero degli Esteri, Lawrence Cannon ha condannato la brutale violenza impiegata dalle forze di sicurezza iraniane contro i manifestanti dell'opposizione ed ha chiesto a Teheran di rispettare i diritti umani. Anche il ministro degli Esteri britannico, David Miliband ha diffuso una sua nota in cui definisce molto preoccupante la mancanza di autocontrollo mostrata dalle forze dell'ordine iraniane nella repressione delle manifestazioni dell'opposizione.
Il ministronella sua nota ha inoltre elogiato il grande coraggio dei manifestanti ed ha affermato che: “La tragica morte dei manifestanti in Iran ci rammenta nuovamente come il regime iraniano amministra le manifestazioni”. Anche La Russia ha espresso preoccupazione per gli scontri di piazza a Teheran. “Siamo preoccupati per gli eventi degli ultimi giorni, si legga in una nota del ministero degli Esteri di Mosca, a nostro giudizio la cosa più importante in questa situazione è mostrare moderazione, trovare compromessi rispettosi del diritto, intraprendere sforzi politici per prevenire un'ulteriore escalation dello scontro interno”.
Tra le voci di critica e condanna al governo iraniano anche l'ex candidato alle presidenziali iraniane dello scorso giugno, Mehdi Karroubi che ha criticato il regime per aver represso le manifestazioni nel giorno dell'Ashura. “Perchè questa festa religiosa non è stata rispettata dai governanti?”, si è chiesto Karroubi. Karoubi è considerato insieme a Moussavi e a Khatami, uno dei principali leader dell'opposizione al presidente Mahnmoud Ahmadinejad.
Anche Amnesty International ha condannato l'ulteriore e del tutto evitabile perdita di vite umane durante le commemorazioni religiose dell'Ashura in Iran ed ha chiesto alle autorità di garantire a tutte le persone che prenderanno parte, nei prossimi giorni, ad altre commemorazioni e a funerali, il diritto di riunirsi pacificamente e di esprimere la propria opposizione nei confronti del governo.
Nel corso degli avvenimenti di ieri sono state arrestate almeno 300 persone e la macchina della repressione non si è fermata nemmeno oggi. Stamani, secondo il sito riformista www.Parlemanews.ir, agenti delle forze di sicurezza iraniane hanno fatto irruzione nella sede della 'Fondazione Baran' dell'ex presidente riformista, Mohammad Khatami che riunisce diversi ex ministri e collaboratori di Khatami dai tempi in cui era presidente, dal 1997 al 2005. Oltre a sequestrare numerosi documenti relativi all'attività della fondazione gli agenti hanno arrestato anche l'attuale direttore della fondazione, l'ex ministro delle cooperative, Morteza Haji e il suo vice Hassan Rassuli. Quello di oggi è il secondo attacco diretto portato a Khatami in pochi giorni. Lo scorso 26 dicembre era stato costretto ad interrompere un comizio pubblico che stava tenendo in una moschea di Teheran a causa dell'intrusione nella sala di alcuni presunti miliziani basij e agenti in borghese che avevano disturbato la riunione. All'alba di oggi è stato anche arrestato una delle voci più critiche del regime, Ebrahim Yazdi. A rivelarlo il sito dell'opposizione 'Jaras'. Il leader del Movimento per la liberazione dell'Iran, Mli, è stato arrestato dalle forze di sicurezza iraniane. La sua organizzazione dissidente è stata in pratica messa da tempo al bando dal regime, ma finora era stata sempre tollerata. Yazdi, che oggi ha circa 80 anni, vanta un passato da vice-premier e ministro degli Esteri nel governo di transizione dopo la rivoluzione del 1979, ma ormai è all'opposizione da vent'anni. Secondo quanto si legge sulle pagine web del sito ' Rahesabz' l'anziano leader era stato convocato la scorsa settimana al ministero dell'Intelligence iraniano ma aveva disatteso la convocazione. Finora diversi esponenti dell'Mli erano stati già arrestati in diverse occasioni. Lo stesso Yazdi era stato arrestato nel 1997 e poi rimesso in libertà vigilata. In seguito venne arrestato ancora una volta e brevemente detenuto in occasione dei disordini post elettorali della scorsa estate.
Secondo i siti web dell'opposizione iraniana sono in tutto 7 gli attivisti antigovernativi iraniani che sono stati arrestati oggi. Tra gli arrestati anche Ali Riza Beheshti, Mohammad Baghriyan e Ghorban Behzadian-Nejad, i primi due consiglieri e il terzo capo dell'ufficio elettorale di Moussavi.
Inoltre, secondo quanto riferisce il sito riformista, 'Rahesabz', nelle ultime 24 ore sono stati arrestati anche alcuni membri dell'Assemblea dei ricercatori della città santa di Qom. Tra essi vi sono anche il religioso sciita, l'hojjatoleslam Hossein Moussavi-Tabrizi e alcuni suoi stretti collaboratori. L'Assemblea è un organo politico-religioso vicino al fronte riformista. Il sito dell'opposizione 'Rah-e Sabz' ha rivelato che la polizia avrebbe arrestato anche il giornalista Emad Baghi, responsabile dell'Associazione per i diritti dei detenuti in Iran. Baghi che è stato più volte in prigione negli ultimi anni per aver, secondo il governo, messo in pericolo la sicurezza nazionale, nel 2005 vinse il Premio dei diritti umani della Repubblica francese per la sua campagna a favore dell'abolizione della pena di morte in Iran. Alle ultime elezioni presidenziali ha sostenuto l'ex presidente del Parlamento iraniano Karoubi. Stamani secondo il sito 'Advarnews' agenti della sicurezza hanno inoltre fatto irruzione nella redazione della rivista femminile 'Irandokht' diretta dalla moglie di Karoubi e hanno confiscato i computer. Nel corso degli scontri di ieri a Teheran si è saputo inoltre che tra gli arrestati vi è anche il giornalista siriano, Reza al-Basha di 'Dubai Tv' ritenuto finora scomparso mentre stava coprendo le manifestazioni anti-governative a Teheran. L'arresto è stato reso noto dall'ufficio della stampa estera presso il ministero della Cultura e della Guida islamica. I giornalisti stranieri in Iran non sono più autorizzati a seguire le manifestazioni di protesta o altri eventi non ufficiali.
Nel frattempo 'Rah-e Sabz', 'Jaras', 'Balatarin', e tutti gli altri siti web dell'opposizione denunciano di essere sotto attacco hacker. Sull'homepage dei siti vicino ai riformisti e che stanno contribuendo in modo decisivo alla diffusione di notizie sulle proteste antigovernative in corso nel Paese, campeggia la scritta “siamo sotto attacco. Per favore attendete alcuni minuti e poi fate refresh sulla pagina. Accettate le nostre scuse”. A compiere l'attacco sono hacker filo governativi. Nel frattempo si legge sulle pagine web del sito dell'opposizione all'estero 'Peiknet' che i veterani della guerra Iran-Iraq sembra abbiano deciso di prendere posizione contro la repressione esercitata negli ultimi mesi dal governo iraniano ai danni dei manifestanti riformisti. I veterani che godono da sempre del sostegno della popolazione e sono considerati come eroi della patria starebbero lavorando a un piano d'azione in sostegno del movimento riformista. Se confermata la notizia sarebbe il secondo segnale di una possibile svolta almeno nella nomenclatura militare del Paese. Nelle scorse settimane anche un gruppo di comandanti dell'esercito nazionale iraniano, Artesh-e Melli aveva lanciato un duro monito ai Guardiani della Rivoluzione, i Pasdaran e alle milizie paramilitari, iBasij, affinchè fermassero l'ondata repressiva nei confronti dei cittadini.
L'esercito nazionale iraniano è una delle due forze armate iraniane ed ha il compito esclusivo di difendere i confini nazionali. L'altra forza sonoi Pasdaran che, oltre alla difesa dei confini, hanno anche il compito di intervenire nelle questioni inerenti l'ordine pubblico e la sicurezza interna, affiancando le forze di polizia. I Pasdaran, meglio equipaggiati dell'esercito nazionale, sono tradizionalmente fedeli alla Guida Suprema, l'ayatollah Ali Khamenei.
Quanto sta accadendo in questi giorni in Iran rende chiaro soprattutto un fatto. Mir Hossein Moussavi non si dovrebbe più considerare il leader del movimento riformista che in questo momento non ha di fatto una guida riconosciuta. La fase in cui era lui il leader di riferimento è abbondantemente superata anche se in molti ancora non se ne sono resi pienamente conto. Quello che tiene insieme il 'popolo' dell'Onda Verde in questo momento è soprattutto la rabbia, ma non più contro il contestato risultato elettorale delle presidenziali del 12 giugno scorso, ma contro Khamenei, l'attuale Guida Suprema della rivoluzione e ormai considerato da molti solo un dittatore. Del resto lo si evince anche dagli slogan che i riformisti gridano alle manifestazioni antigovernative. In questo frangente il presidente iraniano Ahmadinejad è ormai relegato ad un ruolo di secondo piano anche dagli oppositori. La sua debolezza politica è evidente i segnali sono tanti a partire dal fatto che ha delegato il compito di riportare l'ordine nelle piazze alle forze di sicurezza e a Khamenei. Forze di sicurezza che si stanno dimostrando incapaci di mettere a tacere l'opposizione popolare e le violenze in corso sono l'istantanea di questa incapacità. Purtroppo emerge anche un'altra verità. Ossia che è chiaro che nessuna delle due parti in campo sarà mai in grado di prevalere sull'altra e allora occorre che al più presto venga innescato un meccanismo di mediazione per superare una fase di stallo che giorno dopo giorno sta facendo aggravare la situazione senza portare vantaggi a nessuno.

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Una fiammella accesa per tutte le persone che soffrono al mondo

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A tutti quei bravi ragazzi morti per l'Italia

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Nel mondo ogni giorno vengono compiute carneficine immani in cui le vittime sono inermi civili

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il volto di un immigrato

...a quei bravi ragazzi, figli dell'America di oggi, morti in guerra!

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DARFUR:NON C'E' PIU' TEMPO DA PERDERE!

IN DARFUR SONO DECINE SE NON CENTINAIA LE PERSONE CHE MUOIONO OGNI MESE...
FAI LORO DEL BENE... AIUTA I RIFUGIATI E I PROFUGHI DEL DARFUR FACENDO UNA DONAZIONE ALL'AGENZIA ONU PER I RIFUGIATI UNHCR CHIAMA LO 0680212304 PER SAPERE COME FARE....
RICORDATI BASTANO 31 EURO PER ACQUISTARE 8 COPERTE, 51 EURO PER UNA TENDA E 200 EURO PER DARE ASSISTENZA MEDICA A 25 FAMIGLIE...

Un bambino del Darfur

Un bambino del Darfur
aiuta ad aiutarlo sostieni le iniziative pro Darfur
In Darfur dal 2003 ad oggi sono state compiute esecuzioni, anche di massa, stupri, soprattutto di massa, nei confronti di donne, uomini e bambini e interi villaggi sono stati rasi al suolo. Il terrore è stato usato come pratica generalizzata e a sfondo razziale mentre lo stupro è diventato una vera e propria arma da guerra.
Il governo sudanese di Khartoum da parte sua ha bombardato senza sosta i civili, e ha reso sempre più difficili le operazioni di soccorso delle organizzazioni umanitarie nei confronti delle genti del Darfur, fino al punto di far scappare via la maggior parte delle Ong operanti nella regione sudanese e liberarsi così di scomodi testimoni di quanto accadeva in quei luoghi. La stessa tattica è stata seguita prima con i peacekeepers dell'Ua e poi con quelli dell'Onu...
Tutto il mondo è a conoscenza di quanto accade in quella remota regione sudanese e lancia denunce. Da un lato Washington parla di genocidio, dall’altro l'Onu parla di catastrofe umanitaria e di pulizia etnica.
Il tutto però resta nella totale impunità!
Intanto, dal Febbraio 2003 anno in cui è iniziata la ribellione della popolazione di etnia africana del Darfur, circa 6 milioni in maggioranza musulmana e in parte animista, contro il governo sudanese, musulmano ma integralista e soprattutto di etnia araba e bianca, è scoppiato il conflitto che ha causato finora circa 300mila morti e due milioni e mezzo di profughi. Una protesta nata per lo stato di totale abbandono e sfruttamento in cui la popolazione nera era tenuta. La repressione del governo centrale è stata spietata, soprattutto facendo uso dei Janjaweed, i diavoli a cavallo, che sono milizie nomadi di etnia araba che hanno compiuto tutti gli orrori possibili e inimmaginabili contro le genti del Darfur di etnia nera, per lo più contadini e pastori.

Il pianto di un innocente a Gaza

Il pianto di un innocente a Gaza
Ancora una volta il mondo intero si dovrebbe vergognare!!!
La guerra chi puo raccontarla? E' difficile farlo ma tutti possiamo immaginare come sia il sentire l'odore dei morti abbandonati nelle strade o sotto le macerie, il vedere i bambini che muoiono di fame accanto al cadavere della madre, il sentire il lamento dei feriti e lo strazio dei sopravvissuti, di chi si vede impotente e maledice chi gli ha portato via tutto.
Nella Striscia di Gaza siamo ormai quasi alla terza settimana di bombardamenti e inesorabilmente, come non potrebbe essere diversamente con tutta la tecnologia militare del 21° secolo che gli israeliani stanno usando, il numero dei morti tra i civili continuato ad aumentare, mentre l'esercito israeliano bombarda le loro case si moltiplicano tra i palestinesi le scene di disperazione e di dolore causati dagli effetti devastanti della guerra che certamente non sono cambiati nel tempo anzi al contrario.

Giugno 2009: La rivoluzione di velluto in Iran

Giugno 2009: La rivoluzione di velluto in Iran
Sono solidale con i persiani che manifestano

Il 12 giugno 2010 è caduto il primo anniversario delle contestate elezioni iraniane. Elezioni che decretarono la riconferma a presidente dell’Iran di Mahmud Ahmadinejad. Il Paese ha vissuto le prime ora di questa giornata con una calma carica di tensione che poi, è scoppiata nel pomeriggio intorno alle 16, le 13.30 italiane con i primi scontri tra manifestanti e forze di sicurezza nei pressi dell’Università Sharif di Teheran. Era impensabile che l’opposizione iraniana del movimento riformista dell’Onda Verde si facesse scappare questa occasione per proclamare il proprio dissenso al regime degli Ayatollah. I luoghi delle sanguinose proteste post elettorali di un anno fa si sono quindi di nuovo riempiti di manifestanti. Questo, nonostante l’appello dei leader dell’opposizione, Moussavi e Karroubi, a evitare di scendere in piazza e nonostante che le forze di sicurezza avessero preso posizione in vari punti strategici del centro di Teheran per prevenire manifestazioni. Nonostante le proteste e le accuse di brogli elettorali il contestato presidente Ahmadinejad ha potuto proseguire nel suo mandato, quasi certamente usurpato, grazie all’appoggio dell’ayatollah Ali Khamenei, la Guida Suprema. La lotta continuerà. Viva la Persia! Viva il movimento riformista!


i 44 presidenti degli Usa

i 44 presidenti degli Usa
da www.patrickmoberg.com/blog/id:420/november-4-2008

The President United States of America

The President United States of America
Barack Obama

E' morta Miriam Makeba

E' morta Miriam Makeba
Addio Mama Afrika....io continuerò a sognare...

Notes

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Italia. Violenza sessuale è allarme sociale


Dopo i recenti casi di stupri, a Roma, Bologna e Milano non si riesce quasi più a tenere il conto degli episodio di violenza sessuale che, dall'inizio dell'anno, si stanno susseguendo in Italia ad opera principalmente di stranieri. Un orribile reato che si verifica nelle grandi città metropolitane come nei piccoli centri urbani. Emergono dati da brividi dalle informazioni fornite dal Presidente facente funzioni del Tribunale di Como Giuseppe Anzani e dal Procuratore capo Alessandro Maria Lodolini. Ogni 4 giorni in Procura a Como arriva una denuncia per violenza sessuale. I fascicoli aperti tra luglio 2007 e giugno 2008 sono stati 89, tra violenze sessuali e pedofilia. Ma è solo la punta di un iceberg in quanto, il reato, per la quasi totalità è sommerso perché prevale ancora la paura e la vergogna a denunciare la violenza subita. Fino ad oggi la violenza che subivano le donne era soprattutto domestica, ma gli episodi di violenza che hanno visto protagoniste, loro malgrado, delle donne avvenuti negli ultimi giorni, per le strade, propongono una nuova emergenza. Un autorevole testimonianza è portata da Telefono Rosa che da anni conosce il fenomeno ed assiste le vittime. “Ciò che sta avvenendo dall'inizio dell'anno, precisa il presidente Maria Gabriella Carnieri Moscatelli, mi preoccupa. Non so se è solo l'effetto di maggiori denunce ma, dal nostro osservatorio, non era mai stato rilevata una cosa simile”. Gli avvenimenti degli ultimi giorni non fanno altro che conferma un'allarmante costante: in testa alla classifica degli autori di stupri ci sono gli stranieri. Il triste primato vede fra i primi i romeni, seguiti da marocchini e albanesi che sembra abbiano dato il via ad una esecrabile escalation di violenza contro le donne. Assodato che nella stragrande maggioranza dei casi questi episodi sono commessi da stranieri, spesso clandestini, ora si deve dare a tutto questo uno stop. Certezza della pena, custodia cautelare in carcere per chi è accusato di violenza sessuale ed esclusione di attenuanti per chi delinque sotto effetto di alcool e droghe. Tutto ovviamente tenendo conto di due elementi fondamentali: abbattere l'allarme sociale provocato da questo tipo di reati e tutelare la dignità della vittima, che va assicurata anche nel percorso dibattimentale.
Per raggiungere un risultato anzitutto è importante l'introduzione nel ddl sicurezza dell'obbligo del carcere per chi stupra. Forse il decreto 'anti-stupro' sarà pronto per venerdì esso dovrebbe contenere, come annunciato, importanti novità: gli accusati di stupro non potranno beneficiare della libertà condizionale, ci sarà un avvocato a spese dello Stato per le vittime di violenza sessuale, arriveranno nuovi presidi di polizia con relativi stanziamenti, saranno anticipate le norme contenute nel ddl anti-molestie che la Camera ha già approvato. Tra le altre cose, ci dovrebbero essere anche aggravanti se a commettere violenza sono familiari, partner o tutori; un pesante aggravio di pena se la vittima è sotto i 14 anni; uguale trattamento, invece, se la vittima è maggiorenne o appena sotto i 18; ergastolo sicuro, se allo stupro segue la morte della vittima. Mano pesante anche per i complici: nessuna possibilità di godere dei domiciliari neppure per i favoreggiatori.

***

La scuola pubblica in Italia con la 'Riforma Gelmini'

Esprimo la mia piena solidarietà con tutti coloro che protestano contro la Legge 133/08 la cosidetta 'Riforma Gelmini'....

Le cifre presentate nel decreto fanno venire i brividi: i tagli previsti dal decreto legge 112, poi convertito nella legge 133/08, e gli ulteriori provvedimenti contenuti nel decreto 137 porteranno, a livello nazionale, ad una riduzione di circa 100mila posti tra il personale docente e di 43mila posti tra quello Ata (ausiliari, tecnici e amministrativi).
Per molti, anche per i non addetti ai lavori, l'effetto provocato dalla legge che in pratica azzererà in poco tempo le faticose conquiste di anni e anni, non solo in termini di posti di lavoro, ma anche di mission- educativa e di didattica, rende il momento dei più cupi e tristi degli ultimi anni. Ai tagli vanno poi sommati, le conseguenze che scaturiranno dalla reintroduzione del maestro unico nelle scuole elementari.
L'Europa chiede più scuola, più sapere e l'Italia che fa?
Il contrario!
Rientrodurre il maestro unico è compiere, di sicuro, un passo indietro di almeno mezzo secolo. Se non addirittura si ritorna al tempo del libro cuore, senza offesa per quel libro mio compagno di tanti pomeriggi.
Perchè tutto questo? Bella domanda!
Molto probabilmente si tenta di mascherare con questa supposta riforma quello che è il vero scopo del provvedimento: incassare o meglio risparmiare in poco meno di 4-5 anni 8miliardi di euro. Questa è la cifra stimata, che dovrebbe restare nelle casse dello stato.
Un risparmio quindi certo ottenuto tagliando centinaia di migliaia di posti di lavoro ma al contempo che produrrà anche un effetto negativo: quello di un drastico ridimensionamento del servizio scolastico pubblico in favore forse di quello privato. Inoltre un'altra diretta conseguenza della L.133/08 sarà la chiusura di decine e decine di plessi scolastici.
Molte scuole, soprattutto nei piccoli centri urbani, non ci saranno più. A scomparire sarà anche un altro degli elementi cardine dell'istruzione primaria italiana: il tempo pieno. Bisogna fare attenzione, chi sostiene che il tempo pieno non sarà toccato dalla riforma o che addirittura aumenterà mente sapendo di farlo.
Rifletteteci un poco e capirete perchè!
Se prima, per ogni 2 classi, c'erano 3 insegnanti d'ora in poi sarà uno per classe, a seguire e istruire dai 20 ai 30 alunni e che svolgerà il suo orario lavorativo settimanale esclusivamente di mattina. Pertanto al pomeriggio non potrà esserci altro che un sorta di dopo-scuola, trasformando il tempo pieno di fatto in un parcheggio pomeridiano per i bambini, che nulla ha da condividere con l'offerta didattica di cui fino ad ieri, prima della 'riforma Gelmini', gli alunni potevano usufruire con il tempo pieno.

...

ARRIVERA' PER NATALE UNA 'SOCIAL CARD' AD OLTRE 1MLN DI ITALIANI 'POVERI'

C’è un detto che dice: "meglio poco che niente!".
In questo caso tra il poco e il nulla ci sono così poche differenze che è difficile distinguerli.
La 'social card, almeno per il momento, sembra più l’ennesimo spot varato dal governo che piuttosto un provvedimento serio in grado di aiutare per davvero i più bisognosi.
Nessuno però si è ricordato di dire che ogni spesa effettuata con la 'social card' in automatico sarà data una commissione alla Mastercard che è la società che ha emmesso ed è la proprietà della card.
Bhe! Almeno qualcuno di certo ci guadagnerà da questa iniziativa...
Appare strano che un'iniziativa così benefica abbia comunque dei costi accessori...stranezze tutte italiane!

***

Parole....di Abraham Lincoln

Non si può arrivare alla prosperità

scoraggiando l'impresa.
Non si può rafforzare il debole
indebolendo il più forte.
Non si può aiutare chi è piccolo
abbattendo chi è grande.
Non si può aiutare il povero
distruggendo il ricco.
Non si possono aumentare le paghe
rovinando i datori di lavoro.
Non si può progredire serenamente
spendendo più del guadagno.
Non si può promuovere la fratellanza umana
predicando l'odio di classe.
Non si può instaurare la sicurezza sociale
adoperando denaro imprestato.
Non si può formare carattere e coraggioto
gliendo iniziativa e sicurezza.
Non si può aiutare continuamente
la gente facendo in sua vece quello che potrebbe
e dovrebbe fare da sola.

USA 2008: ELETTO PRESIDENTE BARACK OBAMA

USA 2008: ELETTO PRESIDENTE BARACK OBAMA

marito e padre

i due rivali

genere umano

GIOCHI OLIMPICI DI PECHINO

GIOCHI OLIMPICI DI PECHINO
da peacereporter

23/02/2002 - 02/07/2008 Ingrid Betancourt è stata liberata!

23/02/2002 - 02/07/2008                  Ingrid Betancourt è stata liberata!
faccio mia la gioia di tutti!

Finalmente liberi!!!

Finalmente liberi!!!

Grazie a loro la Betancourt è libera

Grazie a loro la Betancourt è libera
il ministro della Difesa colombiano Santos e il generale Montoya

Grazie Uribe!!

Grazie Uribe!!
La Betancourt ha incontrato il presidente colombiano Uribe che vinse le elezioni del 2002

madre e figlia!

madre e figlia!
Yolanda Pulecio e Ingrid Betancourt

le due Betancourt

le due Betancourt
Ingrid abbraccia la madre Yolanda

La gioia della libertà riconquistata

La gioia della libertà riconquistata
Ingrid Betancourt dopo la liberazione